Scritta per il contest di Disegni e Parole
Cap 1
Sì, me ne rendo conto, forse la brillante idea che mi è venuta ieri sera, a conti fatti, non è stata poi così brillante.
A mia difesa posso dire che ieri non ho avuto chissà quanto tempo per poterci ragionare su.
Insomma, dovevo pur far qualcosa, non potevo starmene a guardare mentre l’uomo dei miei sogni, l’uomo che amo segretamente da più di due anni usciva, come ogni maledettissimo sabato, per andare nel suo locale preferito a rimorchiare qualche bell’uomo da portarsi a casa per farci del fantastico sesso.
Inizialmente avevo pensato che seguirlo, per controllare le sue mosse, fosse sufficiente. Purtroppo non avevo fatto i conti con la macroscopica cotta che ho nei suoi confronti e con l’ enorme gelosia che mi assale ogni volta che lo vedo stringere e baciare altri uomini.
Ammetto che la mia reazione sia stata decisamente stupida, ma come dice il detto? Affogare i propri dispiaceri nell’alcol? Ebbene l’ho seguito alla lettera.
Comunque vediamo di chiarire un punto: sì, sono geloso, sì, lo amo da impazzire, ma no, lui non sa neppure chi sono.
Certo, è il mio vicino di casa, anche se in senso molto lato, visto che lui abita al piano attico e io sono il figlio del portinaio, ma lui ovviamente non sa neppure come mi chiamo.
In fondo perché mai dovrebbe calcolarmi? Io sono solo lo squallido ragazzino che lava le scale.
Diciamo che fino a sei mesi addietro la mia mastodontica cotta era sotto controllo. In fin dei conti mi limitavo a spiarlo di nascosto e a fantasticare su di lui nel mio tempo libero; poi purtroppo è successo il fattaccio. Mio padre è stato male e perciò visto che mia madre non riusciva a portare avanti tutta la mole di lavoro da sola io ho dovuto aiutarla.
Da bravo figlio quale sono, mi sono proposto per fare i turni di notte in portineria al posto di mio padre. Pensavo sarebbe stato un lavoro semplice, di notte chi mai ci può essere che si aggira per il condominio?
Come mi sbagliavo!
E’ così che ho, mio malgrado, scoperto la torbida e eccitante vita notturna del mio amore impossibile.
Ogni fine settimana il signor Capitani, splendido e affermato broker finanziario, esce e va a caccia di qualche bel giovane condiscendente con cui passare nottate appassionate.
Inizialmente non volevo crederci, ma ho dovuto fare i conti con la dura realtà. Angelo Capitani, uno dei più bei trentacinquenni della città di Milano è un assiduo frequentatore di locali notturni per incontri.
Ho cercato di convivere con la cosa, però ad un certo punto sono scoppiato.
Insomma, che senso ha andare a cercare nei locali notturni dei giovani compiacenti quando al piano di sotto ci sono io che morirei per poter passare una notte con lui?
Sono qui! Perché diamine non mi vedi?
D’accordo, deliri amorosi e sogni impossibili a parte, ora sono circa le dieci di mattina e io non so neppure dove diamine mi trovo; per quel che ne so, potrei benissimo non essere neppure più a Milano.
Ti prego, ti prego, quando aprirò gli occhi, dio dell’amore gay, fa che io non sia nel letto di uno squallido motel di periferia in compagnia di un allegro camionista con la pancia e una scimmiesca distesa di peli sul petto.
Uno, due, tre… maledetto dopo sbornia, possibile che il sole che filtra dalle imposte sia così dannatamente accecante oggi?
Il piano elaborato in meno di cinque secondi la sera scorsa era perfetto e proprio non riesco a capacitarmi di cosa sia andato storto.
Seguire il mio angioletto adorato fino al suo locale preferito, entrare e spiarlo di soppiatto tutta sera per vedere cosa combinava.
Purtroppo nel mentre, giusto per passare il tempo del pedinamento, mi sono ritrovato a sorseggiare un drink.
Uno… giusto un paio, o giù di lì.
Ecco, da quel punto in poi non ricordo più quasi nulla. Neppure se mi sforzassi tanto da farmi uscire il fumo dalle orecchie riuscirei a ricordarmi cosa diavolo è successo ieri notte. A me l’alcol non fa un bell’effetto.
Ora, a causa della mia mancanza di moderazione e della mia gelosia colossale, mi ritrovo chissà dove, nel letto di chissà chi, dopo aver passato la notte a fare chissà cosa!
Sono pessimo, pessimo, pessimo!
Ok, niente panico, adesso con i passi più felpati che riesco a trovare, raccatto i miei vestiti e me la filo, prima che il proprietario del letto venga a vedere se sono sveglio.
Ottimo piano.
“Allora sei sveglio?” peccato che una voce maschile, appartenente ad un tizio nascosto chissà dove nella luce accecante della stanza, abbia interrotto così bruscamente il flusso dei miei ambitissimi pensieri di fuga.
“Emm…” molto eloquente, davvero; spero vivamente che il proprietario del letto non si aspetti una conversazione intelligente dato che il mio cervello sta ancora digerendo tutto l’alcol di ieri sera.
“Di poche parole? O solo timido?”
Bene, qui urge un sistema per filarsela via alla svelta!
Tono risoluto, sguardo basso, non permettere il contatto visivo con il proprietario della voce fintanto che non avrò chiarito che me ne devo andare e che ho fatto un grosso errore.
“Senta Signor proprietario di casa, mi spiace se le ho fatto credere che lei mi piacesse! Seriamente, ieri notte non si è accorto che ero ubriaco fradicio? Comunque, lei non mi interessa assolutamente… la ringrazio per la bella serata, di cui non ricordo nulla, e per non avermi lasciato in un motel fuori Milano… anche se non so con precisione dove mi trovo. Comunque riassumendo: tra noi non potrà mai nascere nulla perché non sono interessato. E’ stato un grosso, grossissimo errore… Me ne vado, grazie di tutto”
Perfetto! Discorso chiaro e coinciso, almeno credo; ora penso proprio di poterlo guardare in faccia, giusto per sapere con chi sono andato a letto!
“…”
Oh porca p…..na!
“Agioletto!”
“Come scusi” mi domanda il mio innamorato segreto, stupito e con l’espressione esterrefatta.
“Insomma, volevo dire… Signor Angelo Capitani come va tutto bene? E’ un piacere fare la sua conoscenza… sono Michele Riccardi, il figlio del portinaio!”
Cap2
Mi sento un straccio, seriamente non è un modo di dire, se potessi intingermi nel secchio dell’acqua e usarmi per pulire le scale di certo lo farei.
Sono passati esattamente tre giorni da quando ho fatto la più colossale e disastrosa figura di merda con l’uomo dei miei sogni, rovinando così ogni minima possibilità di un futuro insieme.
Da quando me ne sono scappato da casa di Angelo Capitani, borbottando qualcosa sul fatto che se voleva potevo andare ad annaffiargli tutti i giorni un ficus che aveva in corridoio dall’aria malaticcia, non l’ho più visto!
E meno male, anche perché è da giorni che cerco di ricordarmi qualche succulento dettaglio riguardo la notte passata con lui, ma nulla… buio totale.
Sono stato a letto con l’uomo più fantastico che abbia mai incontrato e non mi ricordo niente.
Oltre il danno la beffa! Mi sento davvero uno straccio.
Potessi avere almeno il ricordo delle sue mani calde sulla mia pelle e del suo corpo muscoloso addosso al mio, mi riterrei fortunato; invece niente, nada, tabù, tabula rasa, lavagna cancellata. Non ho neppure il dolce ricordo di noi due a farmi compagnia in questa triste agonia.
Da quando è successo il fattaccio, mi aggiro come uno zombie per casa e ho l’espressione triste e rassegnata molto simile a quella di un’eroina vittoriana.
Mia madre se ne è accorta e mi ha chiesto cosa avevo, pure mio padre, che di solito non s’accorge neppure se mi tingo i capelli di rosa, mi si è avvicinato e con fare imbarazzato mi ha chiesto se avessi per caso l’influenza.
Che tristezza, la mia vita fa schifo; sono un ventottenne laureato a Brera, senza uno straccio di impiego e vivo ancora con i miei.
Il mio massimo impegno durante la giornata è quello di togliere ogni macchia di fango dalle scale del pianerottolo e adesso, come se non bastasse, sono pure riuscito a rendermi ridicolo agli occhi di Angelo.
Però ormai sono passati tre giorni ed è chiaro come il sole che il signor Capitani non sia interessato ad approfondire la mia conoscenza, visto che gli basterebbe schiacciare l’interfono che lo collega alla portineria e chiedere di me, ma non l’ha ancora fatto.
Ho deciso, inutile struggersi e preoccuparsi per la figuraccia fatta. Ormai il danno non si può cancellare e lasciarmi morire di inedia sulle scale della portineria di certo non servirà a nulla.
Sono giorni che sbocconcello il cibo senza realmente mangiare niente, ora vado in cucina e mi preparo un toast, in fondo le scale non scappano mica, posso sempre pulirle più tardi!
Ora che il mio toast al formaggio e prosciutto è pronto sento il mio povero stomaco, bistrattato da troppi pasti, che brontola impaziente di essere riempito.
“Michiiiiiiiiiiii?! Dove sei tesoro?”
“Mhaummah! Shono qui” lo so che bofonchiare con la bocca piena non sta bene, ma se non rispondo per tempo mia madre entra in paranoia e comincia a chiamarmi a gran voce convinta che sia morto in modo orrendo.
“Oh micino, c’è qui l’inquilino dall’attico… l’appartamento venti, che chiede di te”
Mamma, accidenti non puoi darmi certe notizie così a bruciapelo, stavo quasi per soffocarmi con un pezzo di pane tanta è stata la sorpresa.
Ovviamente non le dico nulla, mi limito a tossicchiare e annuisco con circospezione, cercando di capire dove sia il signor Capitani.
“Signor Riccardi, salve!” e la voce del mio unico amore mi coglie di sorpresa facendomi fare un salto.
Non so come ci sia riuscito, né dove diavolo sia andata a cacciarsi mia madre, ma Angelo Capitani è nella cucina di casa mia vestito con un completo gessato e mi guarda con un sorriso strano.
“Uhh oh, mmh shi. Shalve …” maledetto il momento in cui ho deciso di magiare il toast!
Inghiotti stupido, inghiotti; già mi considera un pazzo vediamo di non aggravare la situazione.
“Signor Capitani, mi scusi stavo mangiando e non mi aspettavo la sua visita” sposto il peso del mio corpo da un piede all’altro, sperando vivamente che lo splendido uomo che ho davanti non si accorga di quanto sono teso.
“Non volevo agitarla”
Bene, speranza vana.
“Non sono agitato”
Dal suo sopracciglio arricciato capisco che non mi crede, ma neppure a me la mia voce è parsa convincente.
“Posso aiutarla?”
“Sì, tre giorni fa mi ha detto che se volevo poteva occuparsi lei delle mie piante.”
“Piante?”
“Esatto, si ricorda il ficus del corridoio? Oltre a quella pianta ne avrei anche delle altre sul terrazzo che necessitano di maggiori attenzioni. Purtroppo io non riesco mai a dedicarmici dato che torno sempre a casa molto tardi”
“Ah sì. Ok, nessun problema dirò a mamma di passare ogni giorno per annaffiarle”
“Veramente, preferirei di gran lunga che se ne occupasse lei!”
Ok questo era un invito… vero? Forse è meglio tastare il terreno per vedere se mi sono sbagliato.
“Bhè mia madre è molto più esperta di me in fatto di floricultura, perciò…”
“No.”
Eh sì, vuole proprio che sia io ad entrare ogni giorno nel suo appartamento. Cervello mio non cominciare a tradirmi, non metterti ad immaginare scene di sesso estreme e lenzuola di seta aggrovigliate attorno ai nostri corpi nudi.
“Signor Michele lei mi pare una persona di mondo perciò parlerò chiaro. La mattina spesse volte mi capita di uscire di casa molto presto e spesso i miei ‘amici’ si fermano più di quanto dovrebbero”
“Oh”
“Già, non sarebbe carino se sua madre entrando nel mio appartamento vedesse ogni volta uomini mezzi nudi e sempre diversi che si aggirano per casa”
“Sì, non sarebbe carino”
“Ma visto che lei conosce bene le mie abitudini…”
Grazie al cielo l’ultima frase l’ha lasciata in sospeso. Questa conversazione mi sta lacerando il cuore e lui neppure se ne rende conto.
Stupido che non sono altro, non mi ha chiesto di annaffiargli le piante per un secondo fine, lo ha fatto semplicemente perché preferisce mantenere riservata la sua vita privata.
Se prima mi sentivo uno straccio ora sto peggio.
“D’accordo” dovrei dire di no, ma come potrei giustificare un rifiuto? In fondo fa parte dei compiti di un portiere fare questi favori ai condomini.
“Ottimo”
Quando diavolo si è avvicinato così a me? Non mi sono accorto che aveva coperto il mezzo metro che ci separava.
Ora è qui davanti a me, con il viso ad un soffio dal mio. Dio fa che non sia accorga che il mio cuore ha cominciato a ballare la tarantella nel petto.
“Confido nella sua discrezione”
Cervello non abbandonarmi, manda un impulso alla mia testa e dille di muoversi in su e in giù con fare affermativo.
Sto annuendo? Meno male, se fossi rimasto immobile la mia reazione sarebbe apparsa strana.
Deglutisco la saliva cercando di riprendere a respirare. Se ne è già andato da tre minuti buoni ma io sono ancora nella stessa posizione in cui mi ha lasciato.
Pessima giornata, pessima veramente… purtroppo da domani le cose peggioreranno e io non potrò farci nulla.
Cap 3
Oggi sono particolarmente depresso, sono già due mesi che ogni santissimo giorno devo entrare in quello che ormai è diventato “lo spaventoso” appartamento venti.
Altro che piante da annaffiare, che se le prenda di plastica e la smetta di torturarmi così.
So bene che lui non mi considera neppure e che il nostro unico incontro ravvicinato ha avuto una conclusione disastrosa, ma il mio cuore non smette di battere a mille ogni volta che vedo qualche bel giovane uscire assonnato dalla camera di Angelo.
Non so cosa ogni volta mi trattenga dal fare una strage.
Ci sto male, davvero troppo male per essere una semplice cotta, una sbandata senza futuro. Ora più di prima sono convinto di amarlo.
Prima non lo conoscevo neppure, ma in questo periodo ho avuto modo di approfondire molte cose.
Ama bere il thè la mattina e usa sempre e solo un profumo forte e muschiato, credo di aver letto il nome Drakkar sulla bottiglietta nera in bagno.
Non ha per nulla il pollice verde, sarebbe in grado di far appassire anche una pianta grassa.
Detesta rimanere solo, questo già lo immaginavo da prima, in casa sua ci deve sempre essere qualcuno che gli fa compagnia; quando non organizza delle cene folli con i suoi amici si porta a casa qualche bel giovanotto con cui passare la notte.
Tra le altre cose è incapace di dare spiegazioni o di chiudere le relazioni, ecco perché si alza prestissimo alla mattina e se ne va prima che il suo amante di turno si sia svegliato.
Mi rendo conto di illudermi miseramente, però credo che tra di noi si stia instaurando un’amicizia; strana, incomprensibile, complicata, assurda ma pur sempre un’amicizia.
E’ cominciato tutto con un piccolo post-it attaccato all’annaffiatoio che mi lasciò il primo giorno del mio incarico di “giardiniere”.
Sul foglietto aveva scritto qualcosa come: –Mi raccomando, quello che succede qui dentro deve rimanere qui dentro-, quel giorno ero particolarmente nero per tutta la situazione, perciò infastidito avevo pescato un foglietto e di getto avevo scritto:
-Mutò comm nu' pescè, sarò- con il chiaro intento di deridere quella sua fissazione alla segretezza.
Chissà perché Angelo ha preso quella mia provocazione sul ridere, ancora non mi capacito di come sia accaduto, sta di fatto che da quel momento in poi abbiamo cominciato a scambiarci “pizzini” giocando ad imitare lui un boss mafioso e io il suo sottoposto.
La cosa ha portato molto spesso a risvolti esilaranti e mi ha indotto ad illudermi che il nostro rapporto si stia trasformando in qualcosa di più della semplice conoscenza.
Oggi però niente bigliettini sparsi in giro per la casa, solo l’ingombrante presenza di un venticinquenne piuttosto sconvolto dall’avere appreso che l’idillio con l’uomo fantastico conosciuto la sera precedente era già svanito.
Quello che detesto di più è consolare i poveri amanti sedotti e abbandonati. Purtroppo la prima persona che vedono quando si svegliano sono io e di conseguenza vengono a chiedere a me spiegazioni.
Questa situazione mi sta portando piano piano all’esaurimento, senza contare la mancanza di sonno!
Già, perché ormai mi risulta impossibile addormentarmi senza sognare inevitabilmente di trovarmi tra le braccia di Angelo e di fare l’amore con lui in tutte le posizioni immaginabili e umanamente realizzabili.
Mi ci vuole una pausa! Per la prossima ora sarò libero come un fringuello; niente amanti offesi, niente piante disidratate, niente scale, niente incombenze in portineria… niente di niente, puro e meritato relax.
Però l’unico modo per poter leggere in pace l’ultimo numero del mio fumetto yaoi preferito è quello di nascondersi per bene.
Questo angolino, rintanato nell’ombra, nascosto a sguardi indiscreti nel locale caldaie è il posto perfetto, quando mai qualcuno verrebbe qui a cercarmi?
Decisamente Mark è un gran pezzo di figo: è bello, determinato, intelligente e in più è biondo, proprio come piacciono a me. Ma devo dire che in questo fumetto quello che mi eccita di più è di certo Carlos.
Studente straniero che continua a stuzzicare il buon Mark. In effetti ora che ci penso, a parte l’età, il personaggio di Carlos assomiglia molto al mio Angioletto!
Arrogante, sicuro di sé, bello, palestrato e moro.
Ahh che scena succosa, questo fumetto è un capolavoro! Carlos afferra Mark mentre sta uscendo dal suo appartamento e se lo ritrascina in cucina iniziando a spogliarlo e a baciarlo da tutte le parti, giocando con la lingua sul suo petto glabro.
Piccola occhiata in giro per controllare che nessuno sia nei paraggi… ma in fondo sono le tre di pomeriggio e chi mai potrebbe aggirarsi nel locale caldaie?
Se anche allungassi una mano a sbottonarmi i pantaloni e mi concedessi un brevissimo momento di piacere in solitaria che male ci sarebbe?
Lo so che ste cose rendono ciechi, che sono sbagliate e pure –se si considera il posto in cui sono- un tantinello squallide, ma che diamine! Credo di essere più che giustificato data la vitaccia che sto facendo in questi ultimi mesi.
Pantaloni aperti, box leggermente calati, altro sguardo preoccupato intorno a me, accidenti mi sembra di essere regredito all’età di quindici anni. Anzi, a dirla tutta, a quell’età la mia vita sessuale era molto più piacevole, soddisfacente e completa di quanto non lo sia adesso… non che ci voglia molto a battere l’empasse in cui sono finito!
Ahhh Carlos è proprio scopabile, lo hanno disegnato proprio bene appena avrò finito qui sarà il caso che mi studi bene il tratto di questo fumetto. Concentrati, pensa a Carlos, o meglio ancora, pensa ad Angelo.
Dato che devi sognare fallo in grande!
Angelo nudo, Angelo che mi accarezza e che mi stringe proprio lì dove ho la mano, meglio ancora, non è più la mia mano ma quella di Angelo che fa su e giù a ritmo sostenuto massaggiandomi il pene con vigore.
Angelo, Angelo, Angelo, sto per venire…
“Uhmm, ora capisco perché non riuscivo a trovarti da nessuna parte Michele! Fortuna che ti ho scovato io e non tua madre!”
Madonna santissima e tutti gli altri in cielo!
Priorità assoluta coprire l’erezione ancora pulsante che chiede soddisfazione e cercare di darsi un contegno, infine fare la domanda:
“Sig… signor Capitani, ma che cazzo ci fa qui? ”
cap 4
Sto dormendo, lo so per certo perchè sto facendo un sogno bellissimo in cui io e Angelo che ne stiamo sdraiati svogliatamente al sole, mentre la risacca del mare ci fa da melodia rilassante.
Vorrei dire che è tutto reale ma so perfettamente che non lo è. Peccato! Quei sogni in cui sei cosciente di star dormendo prendono una connotazione dolce amara che ti impedisce di goderteli fino in fondo.
Forza Michele, svegliati perché è inutile continuare a bearsi in una finzione… le scale ti aspettano.
“Michele? Ehi Michy, sei un gran dormiglione!”
Ma chi diavolo è che mi chiama? Occielo non dirmi che mi sono ubriacato di nuovo e sono finito a letto con un’illustre sconosciuto.
D’accordo, accetta la dura realtà e apri i maledetti occhi, ecco che succede quando non si ha moderazione.
“Angelo?”
Ma come è possibile! Nella vita precedente devo aver commesso crimini contro il genere umano se Dio, in questa vita, ha deciso di torturarmi così.
Insomma, di nuovo a letto con l’uomo che amo e per la seconda volta non ricordo un accidente di quello che è successo?
Angelo è più stupendo del solito, è come se la luce del mattino lo circondasse di un’aura mistica.
E’ magnifico con gli occhiali, anche se non ricordo di averglieli mai visti addosso prima d’oggi, e i fiori sul balcone sono rigogliosi come non lo sono mai stati.
Deve essere per forza il nostro amore ad averli fatti rifiorire, perché tra il pollice nero di Angelo e la mie scarse capacità di giardinaggio quelle povere piante fino a ieri erano agonizzanti.
C’è qualcosa di strano in tutto questo, ma l’amore può tutto perciò non vedo perché non dovrebbe essere anche in grado di rinverdire delle piante ormai spacciate.
Meglio ritornare a concentrarsi sulla splendida visione del mio uomo, dopo due notti di sesso di cui non ricordo nulla posso permettermi di dire mio? Massì, da come mi guarda è certo che ormai l’ho catturato nella mia rete d’amore.
Dicevamo?
Ah sì, la splendida visione del mio uomo con gli occhiali che mi porta la colazione a letto in una casa piena di piante rigogliose e verdeggianti.
Oh che pace, pare quasi un sogno…
Un attimo: passi per gli occhiali –che ho sempre trovato molto sexy in un uomo- e passi per le piante che si sono miracolosamente riavute, ma davvero la colazione a letto e Angelo che mi guarda adorante possono ritenersi reali?
Perfetto ora sono davvero sveglio; purtroppo!
Facciamo un attimo il punto della situazione: venerdì pomeriggio Angelo mi ha sorpreso nel locale caldaie mentre ero immerso in una piacevolissima lettura…
Mi stavo facendo una sega!
Ebbene sì, chiamiamo le cose col loro nome, almeno con me stesso devo essere onesto.
Figura pessima a parte -la terza se contiamo il toast e il risveglio post sbornia-, sono riuscito a peggiorare la situazione quando la mia bocca, senza l’autorizzazione del cervello, ha iniziato a parlare.
Io a mia discolpa posso dire che ero troppo imbarazzato per non mettermi sulla difensiva, ma credo di aver esagerato.
Vediamo un po’ se riesco a ricordarmi la sequenza esatta.
“Uhmm, ora capisco perché non riuscivo a trovarti da nessuna parte Michele! Fortuna che ti ho scovato io e non tua madre!”
“Sig… signor Capitani, ma che cazzo ci fa qui? ”, e forse già qui ho esagerato, purtroppo il peggio è arrivato dopo!
“Come ti ho detto ti cercavo, avevo bisogno di parlarti, ma non pensavo di trovarti ‘così impegnato’ “
L’ironia da parte sua in quella circostanza ci stava tutta.
Anche io, se avessi trovato un povero idiota con i pantaloni calati che si masturbava guardando un fumetto, sarei stato ironico; purtroppo ero troppo in imbarazzo per ammettere l’errore e per scusarmi perciò se non ricordo male ho risposto qualcosa tipo:
“Quello che faccio nel mio tempo libero non sono cazzi tuoi. E’ vero, abbiamo fatto una volta sesso, ormai già due mesi fa, ma questo non ti autorizza a venirmi a rompere le scatole ad ogni ora del giorno. Sono in pausa, e se io sono uno di quelli a cui piace farsi una sega da solo piuttosto che portarsi a casa un ragazzo diverso ogni notte per poi scappare al lavoro la mattina successiva, non vedo come la cosa possa riguardarti!”
Mamma mia! Come sono stato maleducato. Per un secondo ho temuto che volesse prendermi a pugni perché l’ho visto serrare la mascella e stringere la mani fino a sbiancare le nocche.
Però alla fine si è schiarito la voce e gelidamente mi ha risposto:
“Ti lascio alle tue incombenze !” ha girato sui tacchi e se ne è andato.
Che situazione assurda, ma perché la mala sorte si accanisce contro di me?
Mattina nuova, settimana nuova e ovviamente , dopo un fine settimana passato a nascondermi, adesso mi tocca salire fino al venti per continuare nell’opera di lenta uccisione delle piante di Angelo.
Speriamo di non trovarlo e soprattutto speriamo di non trovare un’altra delle sue conquiste notturne, oggi proprio non saprei come affrontare un nuovo amante deluso.
Oggi le scale non sono mai state così poche, e dire che le ho prese al posto dell’ascensore solo per ritardare l’inevitabile!
Sono quasi arrivato e già vedo spuntare, appiccicato alla porta, il solito bigliettino.
Se dico che mi tremano le mani quando lo afferro per aprirlo sembro patetico?
Ebbene, sì sono patetico.
“Michele oggi non serve che annaffi le piante, ci penserò io. Angelo”
Lo sapevo! Adesso non vuole più avermi tra i piedi; perfetto sono riuscito a rovinare quel poco di rapporto e di complicità che avevamo instaurato.
Se prima non avevo alcuna chance con lui adesso le possibilità si sono ridotte drasticamente a un numero con davanti un meno.
Va bene, torniamo ad occuparci delle altre eccitanti compiti che mi sono stati affidati, lo spazzolone mi attende.
BAM.
Fantastico! Che faccio adesso? Ci mancavano solo i ladri in casa di Angelo! Se sopravvivo speriamo che almeno lui mi ringrazi e riprenda a NON evitarmi.
Forza e coraggio Michele sei il portinaio devi entrare, anche se non è per niente una buona idea.
Cap 5
Dunque ora il problema è la strategia da usare: entrare in casa in silenzio e cercare di sorprenderli, oppure far rumore sperando di spaventarli e farli scappare?
In silenzio forse è meglio, perché se mi ritrovassi a dover fronteggiare due omaccioni enormi non avrei scampo… a essere onesto non riuscirei a battere neppure un ragazzino di dieci anni, perciò la prudenza è la strada più sensata da seguire.
Avanti con cautela, fai piano, con leggerezza, senza far rumore…
TONK, SCRASH.
Maledizione! Speriamo che quel vaso con i disegnini cinesi non fosse di qualche dinastia estinta, pazienza vorrà dire che incolperò i ladri.
“Chi è?”
La voce di Angelo? O cavoli! Vuoi vedere che quei bastardi lo hanno picchiato e incatenato al termosifone? Speriamo che non l’abbiano pure violentato… Ma che diavolo vado a pensare, accidenti a me e alla mia fantasia sfrenata, eppure dovrei averlo imparato che quando penso troppo faccio danni, in realtà anche quando non penso ne faccio, ma forse è meglio sorvolare.
“Emh sono Michele, va tutto bene?” tutto bene a parte il fatto che ti ho insultato venerdì pomeriggio e che oggi sono in casa tua nonostante mi avessi scritto di non entrare…
“No, sono in corridoio, potresti venire a darmi una mano?”
Angelo che chiede aiuto? Bhè almeno non sembra arrabbiato per la volta scorsa, però visto che è così tranquillo forse è il caso di scusarsi prima che i nostri sguardi si incrocino.
“Ok, arrivo subito, mi tolgo le scarpe e vengo… ah per l’altra volta, insomma, io volevo solo dirti che mi dispiace, non avrei dovuto risponderti in quel modo, il fatto è che ero in enorme imbarazzo. Credimi io non faccio quelle cose di solito… ma che ci fai per terra? Sono stati i ladri?”
La faccia di Angelo è decisamente pallida e vederlo accasciato contro il muro del corridoio, sudato e affaticato non è un bello spettacolo.
“Non hai una bella cera” evvai, il capitan ovvio che è in me si fa vivo nelle situazioni meno indicate.
“Non mi sento bene, potresti aiutarmi ad andare in camera?”
Ma quanto diamine pesa, mezza tonnellata? Cavoli saranno tutti i muscoli che ha a farlo pesare così tanto perché non è grasso per niente.
“Eccoci, stenditi.”
“Di cosa parlavi? Quali ladri?”
E ora che gli dico?
“Emmm, quelli che ho sentito fare rumore…e che hanno rotto il vaso cinese”
Ride! Mi sa che la mia storia non è stata convincente, accidenti aggiungiamo anche questa alle mie orribili performance relazionali.
“Sei davvero un bel tipo lo sai Michele? Io proprio non riesco ad inquadrarti. Comunque il tonfo che hai sentito non era causato dai ladri ma da me che cadevo a terra… per quanto riguarda il vaso cinese, non preoccuparti anche se molto ben fatta era una semplice copia”
“Scusami, quando ci sei tu do sempre il peggio di me”
Non so perché ma le mie mani si muovono da sole, è come se fossero movimenti dettati dall’abitudine, speriamo solo che il fatto che gli abbia tolto le scarpe e che ora gli stia allentando la cravatta per farlo respirare meglio non lo infastidisca troppo.
Già che ci sono è meglio sbottonargli anche due o tre bottoni della camicia. Caspita, ma perché diavolo non mi ricordo nulla della nostra notte di sesso? Insomma, dimenticarmi di questa pelle abbronzata e liscia, così virile ma al contempo così morbida da accarezzare, ma come cavolo ho fatto?
Staccati da lui ora, altrimenti ti prenderà per un maniaco che si approfitta di una persona malata.
“Dunque” meglio se mi schiarisco la voce perché quel “dunque” è uscito un po’ troppo acuto!
“Ehm, dicevo… dunque, cosa ti è successo? Che ci facevi mezzo svenuto sul pavimento del corridoio?”
“Questa mattina mi sono alzato e non mi sentivo tanto bene, però ho pensato di andare a lavoro ugualmente. Solo che poi mi sono venuti dei crampi fortissimi allo stomaco e non sono riuscito a raggiungere il letto”
Ok, ora dovrei dire qualcosa di intelligente, ma il fatto è che io non sono capace di accudire le persone. Insomma vivo ancora con mia madre, semmai sono io che vengo accudito quando sto male.
“Bene, no cioè, non bene nel senso che se stai male va bene… insomma era solo un modo di dire!” di male in peggio.
“Io non capisco perché ti metto tanto in agitazione. Quella mattina di due mesi fa, quando ti sei svegliato, mi hai detto chiaramente che io non ti interessavo, perciò come mai ogni volta che siamo insieme tu entri in panico? Ti do così fastidio da impedirti di ragionare?”
Fastidio? Ma è matto? Se solo sapesse la verità di certo si farebbe quattro risate rendendosi conto di quanto è fuori strada. Massì, in fondo è meglio che pensi che non lo sopporto, di certo questa versione è meno umiliante della realtà.
Ma perché adesso mi fissa? Oh, forse si aspetta una risposta alla domanda!
“No, non mi infastidisci… insomma come potresti, ti conosco a mala pena” Dio ti prego, so che il mio rapporto con te non è mai stato dei migliori, ma ti supplico, fa che almeno questa volta Angelo non capisca che sto mentendo.
“Ah, sì infatti, non ci conosciamo”
Evviva, se l’è bevuta! Caro Signore una bella candela accesa te la sei proprio meritata.
“Ora vediamo di organizzarci, chi devo chiamare? Hai il numero del tuo dottore o ne devo chiamare uno qualsiasi che faccia le visite in casa?”
“No, il mio non si sposta neppure se gli fai arrivare una limousine con l’autista a casa…”
“I medici di voi gente ricca sono molto strani” ovviamente anche questo commento potevo evitarmelo, ma ormai chi ci fa più caso? Figuraccia più figuraccia meno tanto Angelo è convinto che io sia un idiota, per lo meno rimango fedele all’idea che si è fatto di me.
“Comunque, non c’è problema, vorrà dire che chiamerò il mio dottore”
E ora che ho fatto l’uomo indipendente e sicuro di sé, giù di corsa da mia madre per chiederle se il nostro medico di famiglia fa davvero le visite a domicilio!