Nick autore: bloodingeyes
Titolo storia: Negromante
Genere: fantasy e poi vedremo
Avvertimenti: slash, lime e poi vedremo
Breve introduzione: Atrur era una delle città più vicine alla Barriera ed era abitata prevalentemente da maghi e streghe. Quello era il primo paese che incontravi una volta superata la Barriera e molti non se ne allontanavano mai infatti più ci si spingeva lontano da Atrur più era facile morire in mezzo alla steppa selvaggia popolata di demoni, bestie feroci e altre creature inumane.
Eventuali note: partecipa al contest dei bivi e data la natura di questo contest non so ancora come si svolgerà e quali siano gli avvertimenti che ci saranno in futuro…
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Atrur era una delle città più vicine alla Barriera ed era abitata prevalentemente da maghi e streghe. Quello era il primo paese che incontravi una volta superata la Barriera e molti non se ne allontanavano mai infatti più ci si spingeva lontano da Atrur più era facile morire in mezzo alla steppa selvaggia popolata di demoni, bestie feroci e altre creature inumane.
I maghi e le streghe di Atrur si consideravano superiori agli altri abitanti di quelle terre desolate: loro che erano così simili agli umani, eppure migliori, dotati del grande dono della magia. Nessuno si allontanava mai dalla città, se non per brevi viaggi o per questioni urgenti. Anche se non lo volevano ammettere, i maghi del villaggio avevano paura delle creature delle terre selvagge molto più che degli esseri umani ma pensavano di essere al sicuro così vicino alla Barriera. Non si aspettavano certo che un giorno, durante un pomeriggio tranquillo, caldo e assolato, arrivasse alle porte della città un intero esercito di goblin. Erano arrivati nascosi dall’oscurità e al levare del sole i maghi si erano ritrovati circondati da quelle orride creature dalla pelle grigia e oleosa, il puzzo immondo, senza naso e con orecchie lunghissime e flosce. I maghi eressero attorno al loro villaggio una barriera magica per tenerli lontani e sembrò funzionare per un attimo.
Poi, però, si fece avanti un cavaliere dall’armatura nera come la notte che cavalcava un incubo dagli occhi rossi. Fece avvicinare alla barriera la sua bestia d’ombra e la magia scomparve come se non fosse mai stata evocata. Nessun mago riuscì più ad erigere una difesa né a formulare nessun altro incantesimo così che i goblin e il cavaliere nero entrarono nella città e iniziarono a perlustrarla. Non fecero del male ai maghi, al massimo li buttavano a terra se provavano a fermarli o intralciarli. Gli abitanti del villaggio e i loro averi però non avevano alcun valore per l’esercito. Sembrava stessero cercando qualcosa in particolare e ci volle quasi un ora prima che riuscissero a trovarlo. Il cavaliere nero stette tutto il tempo a dorso del suo destriero, guardandosi attorno e dando ordini con semplici movimenti del capo o con secchi gesti, finché da una casa risuonò un grido roco e alcuni goblin iniziarono a richiamarlo.
Scesa dal dorso del suo incubo, che scomparve in una nuvola di fumo nera, ed entrò nella casa dove i suoi sottoposti sembravano aver trovato quello che stavano cercando. Più che una casa era una baracca: quattro pareti di ferro e un tetto sporgente e bucherellato dello stesso materiale, il pavimento non c’era, solo terra nuda, e c’era posto per appena 5 persone. Il cavaliere nero per entrare nella baracca dovette abbassarsi e ciò che trovò all’interno lo fece grugnire, poco entusiasta. Due goblin stavano tenendo un ragazzetto, magro e sciupato, al limite dell’anoressia, con i capelli castani, secchi e trasandati. I vestiti, una volta bianchi, erano ora sporchi di terra e liquidi corporei. Puzzava e sembrava sul punto di morire ma i suoi occhi erano vigili e accesi
-Cosa volete da me? Chi siete?- chiese il ragazzino con voce orca e bassissima, tanto che persino il cavaliere fece fatica a sentirlo
-Sei tu Kian?- gli chiese imperioso il cavaliere
-Chi lo vuole sapere?- fece a sua volta il ragazzo
-Io sono Valdar, cavaliere di Re Amon- gli rispose e, notando l’espressione interrogativa del ragazzo, aggiunse –il mio re è colui che conquisterà le terre al di là della Barriera e che ci guiderà per sconfiggere gli esseri umani-
-E cosa vorreste da me?- gli chiese Kian tossendo e sputando sangue
-I tuoi poteri-
-Sto per morire… non vi sarei di nessun aiuto… questa città è piena di maghi ben più dotati e sani di me-
-Ma nessuno di loro è un negromante- gli disse il cavaliere. Il ragazzo sbarrò gli occhi, sorpreso che qualcuno conoscesse il suo potere, ma si riprese in fretta e gli rispose con un mezzo ghigno
-Si, nessuno di loro lo è ma io non sono disposto a seguirvi in questa stupida guerra: non andò verso morte certa per voi e per il vostro re-
-Vi offriamo vitto e alloggi, cure mediche… –
-Non sono interessato-
-Oro e donne-
-No- ribadì il ragazzo
-Potrete tornare da vostra madre- gli assicurò il cavaliere
-Non avete abbastanza uomini per tentare quest’impresa- gli disse Kian, la voce rotta al solo ricordare la madre
-Il nostro esercito è ben più grande!- gli assicurò il cavaliere, capendo di aver fatto centro –tutte le razze che sono state confinate qui ci stanno dando il loro sostegno e scenderanno in campo quando sarà tutto pronto ma il nostro re sa che per vincere la guerra ci servirà un potere superiore: il tuo- Il giovane moribondo guardò il cavaliere diritto negli occhi, attraverso le fessure dell’elmo, e vi trovò fiducia e ardore ma anche intelligenza e saggezza. Quello non era una mera marionetta di un re che agiva nell’ombra: era un cavaliere saggio che aveva deciso di aiutare una causa giusta, un uomo d’onore e con un forte spirito. Ma non fu lo sguardo del cavaliere a convincerlo ma il ricordo di sua madre, l’ultima volta che erano stati insieme, e il dolore della separazione. Voleva tornare dalla sua famiglia e per la prima volta pensò che forse poteva anche riuscirci. Kian si mise in piedi a fatica, traballante sulle gambe scheletriche, ma con lo sguardo fiero e deciso di chi ha ritrovato un senso alla propria vita. Disse semplicemente due parole
-Va bene- poi svenne e si afflosciò senza più energie. Il cavaliere lo prese prima che potesse finire a terra e lo strinse nel suo mantello nero.
L’esercito di goblin e il cavaliere nero se ne andarono da Atrur, portandosi via un ragazzo che era arrivato da poco meno di un mese e che tutti erano convinti sarebbe morto presto. Nessun mago capì appieno cos’era successo. Infatti nessuno, fra le razze magiche che avevano deciso di supportare il re Amon, aveva neanche lontanamente pensato di chiedere il loro aiuto.
I maghi e le streghe di Atrur si consideravano superiori agli altri abitanti di quelle terre e gli altri li consideravano solo uno stupido gruppo di esaltati, troppo simili agli umani.
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Kian si svegliò fra ansiti e gemiti di dolore come era ormai abituato da fare da parecchie settimane a quella parte. Da quando l’avevano separato dalla sua famiglia non gli avevano più dato da mangiare né gli avevano più permesso di muoversi, rinchiudendolo in piccole gabbie o legandogli polsi e caviglie. Se si aggiungevano gli insulti, le percosse e tutti gli altri soprusi morali e fisici che gli erano stati fatti era abbastanza chiaro come era finito in quella condizione di scheletro vivente. Ogni mattina si svegliava con dolori sempre più intensi ma quel giorno si accorse di stare un po’ meglio. Il ragazzo sentiva dentro di sé nuovo calore ed energia e non capì come fosse possibile
-Sei sveglio finalmente- si sentì sussurrare all’orecchio. Alzò il viso stupito verso la voce che non riconosceva e si trovò davanti l’elmo nero del cavaliere che l’aveva convinto ad andarsene da Atrur
-Dove siamo?- chiese Kian con un gemito
-Thyerselk- gli rispose il cavaliere e, all’espressione interrogativa dell’altro, aggiunse –è un villaggio qualche chilometro prima delle montagne- il ragazzo lo guardò ancora più interrogativo
-Le montagne sono a 4 giorni dalla Barriera-
-Ma gli incubi corrono veloci- gli rispose il cavaliere. Kian sbuffò, lasciando perdere l’argomento, e si rese conto solo allora di essere fra le braccia del cavaliere, avvolto nel suo mantello e accoccolato contro di lui e la sua armatura nera
-Perché mi stai abbracciando?- chiese il giovane cercando gli occhi dell’altro dietro l’elmo
-Sei tu che non hai voluto lasciarmi… hai continuato a prendere la mia energia per tutto il viaggio- gli rispose il cavaliere per poi alzare il braccio disarmato che Kian, senza nemmeno rendersene conto, stava stringendo fino a conficcarci le unghie. Subito il ragazzo lo lasciò, arrossendo fino alla punta dei capelli, cercando di scusarsi impacciatamente –non ti preoccupare- fece il cavaliere ridendo, prese di nuovo la sua mano e la strinse –puoi continuare… ho energia per entrambi-
-Non mi pare il caso- fece il ragazzo cercando di divincolarsi
-Hai bisogno di riprenderti… - gli sussurrò suadente il cavaliere all’orecchio, continuando a stringergli la mano –io non ne ho bisogno e tu sei messo male, sei stanco e scheletrico, fai fatica persino a tenere gli occhi aperti, vero? Non ti preoccupare per me, non sono morto in questi giorni e non morirò per un altro po’ d’energia che mi succhierai via… -
-Sei sicuro?- fece Kian tentennante mentre stringeva la mano del cavaliere. Si accorse che era liscia come quella di una persona che faceva pochi lavori manuali. Non sembrava la mano di qualcuno abituato a tenere la spada ma piuttosto quella di una persona ricca o di qualcuno con un lavoro importante
-Prendi da me tutto ciò che ti serve- gli sussurrò ancora il cavaliere. Kian si voltò e si mise inginocchiato fra le sue gambe
-Togliti l’elmo, per favore-
-Non posso, è l’unica cosa che non posso concederti-
-Anche solo la parte inferiore, ho bisogno delle tue labbra- il cavaliere borbottò qualcosa che il ragazzo non capì e l’accontentò togliendosi la parte inferiore dell’elmo. Aveva la pelle olivastra, né chiara né scura, ma di un colore caldo, e le labbra sottili e rosse
-E adesso hai intenzione di baciarmi?- lo prese in giro il cavaliere
-Non ti devo baciare, ho solo bisogno che tieni la bocca aperta- gli assicurò il ragazzo, arrossendo ancora
-Come vuoi- fece il cavaliere per poi rimanere a bocca aperta. Kian gli appoggiò le mani scheletriche sulle spalle e avvicinò le sue labbra a quelle dell’altro, arrossendo sempre di più –sicuro di non volermi baciare?- fece strafottente il cavaliere per poi zittirsi di colpo quando sentì la sua energia, la sua vita, uscirgli dalla bocca come se fosse un fumo trattenuto troppo a lungo nei polmoni. Gli doleva tutto il corpo ma era anche una liberazione. Il ragazzo, invece, si sentì all’istante meglio: meno affamato e più forte, la carne tornò a rimpolparsi e a colorirsi, i capelli si allungarono e ripresero luminosità. Ritornò a sembrare umano in pochi battiti di ciglia e quando si sentì di nuovo vivo si staccò e si accasciò fra le braccia del cavaliere che gli accarezzò i capelli dolcemente mentre cercava di riprendere fiato
-Cosa sei?- gli chiese Kian, ansimando –non ho mai sentito nessuno che avesse così tanta energia, così tanta vita… -
-È un segreto- gli rispose il cavaliere sorridendo per poi fargli alzare il viso e guardarlo per la prima volta con il suo vero volto. Kian aveva ripeso un aspetto umano: non sembrava più uno scheletro su cui era rimasta attaccata ancora della pelle, pallida e vecchia, ma era un ragazzetto del viso colorito e sano, persino bello. Anche i capelli erano tornati luminosi e si allungarono fino alla schiena con onde sinuose. Era giovane, ora lo si capiva chiaramente, non più di una ventina di estati ed era bellissimo
-Sei scorretto- gli disse Kian sorridendo rilassato, senza più il tormento di quel continuo dolore dovuto alla sua pessima salute –tu sai cosa sono, sarebbe gusto che mi dicessi cosa sei tu-
-Eccitato- gli rispose il cavaliere baciandolo a tradimento e infilando la lingua fra le sue labbra. Famelico, intrufolò entrambe le mani sotto i vestiti logori del ragazzo, accarezzandolo e palpandolo dappertutto
-Che ti salta in mente? Lasciami… -si ribellò Kian spingendolo via e cercando di allontanarsi
-Sei splendido- gli disse il cavaliere, continuando ad accarezzarlo in ogni parte del corpo disponibile
-Non sono interessato- gli assicurò il ragazzo ma il cavaliere non l’ascoltò e lo fece distendere sul letto, sormontandolo nella sua armatura nera inquietante
-Bugiardo- l’apostrofò l’altro scendendo ad accarezzarlo in mezzo alle gambe, dove il ragazzo era già parzialmente eretto
-Quello non c’entra!- cercò di difendersi Kian, arrossendo di nuovo –è colpa della tua energia era così… - cercò di dire prima che l’altro tornasse a baciarlo
-Eccitante- concluse l’altro mentre gli alzava la camicia sbrindellata. Kian arrossì ancor di più e cercò di chiudere le gambe, di nascondersi, ma l’altro non glielo lasciò fare: lo accarezzo e lo baciò appassionato mentre si slegava la parte inferiore dell’armatura. A interromperli arrivò un goblin che, sbraitando nella sua lingua, informò il cavaliere di qualcosa di preoccupante ma che Kian non capì, non sapendo parlare la lingua dei goblin. Il cavaliere invece sbuffò, annuì e si risistemò mentre il goblin lo aspettava fuori dalla tenda
-Tutte le volte è così… - cercò di scusarsi il cavaliere con il ragazzo –non posso avere neppure un ora per me che qui succede un disastro… ti sembrerà scortese da parte mia assalirti in quel modo e poi andarmene lasciandoti così ma, capisci, il dovere… - Kian annuì appena, ancora scosso da quell’assalto improvviso –comunque mi farò perdonare, te l’assicuro- gli disse il cavaliere, per poi inginocchiarsi accanto a lui e prendergli una mano fra le sue –questo è per te- gli spiegò mentre gli metteva al polso una sottile catenina a cui era fissata una gemma blu –se sarai in pericolo questo gioiello mi avviserà e io sarò subito da te, il re mi ha dato il compito di proteggerti a costo della mia vita e sono più che felice di farlo-
-E chi mi proteggerà da voi e dalle vostre mani lunghe?- gli chiese Kian facendolo ridere
-Vuoi dire che non ti piaccio? La mia aura misteriosa e scura non ti intriga?- il ragazzo arrossì e sorrise
-Sei odioso-
-Ho tutto il tempo di farti cambiare idea- gli rispose il cavaliere dandogli un ultimo bacio
-Oh, aspetta!- lo richiamò Kian, quando l’altro era già quasi uscito –com’è che ti chiami?-
-Valdar- gli rispose il cavaliere ridendo –Sono Valdar-
Edited by bloodingeyes - 23/1/2013, 17:15