Quinto classificato:
"Nous devons Aller" di Son of preacher man
Voto complessivo: 5,25/10
Valutazione di SignorinaEffe87:
Voto: 5,50/10
Nota: all’interno della tua storia, non sono stati segnalati i credits della canzone-prompt (in questo caso, è sufficiente il titolo che trovi nel bando del contest). La mancata indicazione dei credits costituisce una violazione del regolamento di EFP.
Correttezza grammaticale, ortografica e sintattica[Io non ho mai studiato francese, però ho chiesto ad alcuni conoscenti che lo parlano e mi è stato detto che la forma corretta della frase usata per il titolo sarebbe “
Nous devons y aller”, con il complemento di luogo indicato. In realtà, però, per esprimere il concetto che hai in mente, un francese opterebbe piuttosto per “
On doit partir”.]
In generale, ho riscontrato punteggiatura mancante, uso improprio di alcune preposizioni e pronomi, forse imputabile ad un eccessiva adesione dello stile al “parlato”, nonché errori tipografici sparsi, legati prevalentemente all’uso della punteggiatura nei dialoghi, ai mancati spazi dopo la punteggiatura stessa e alla scrittura errata della E accentata maiuscola.
“Ma sono contentissima, dubito che potrei chiedere di meglio a parte una ragazza con cui passare quest’esperienza.”Tra “
di meglio” e “
a parte” sarebbe opportuna una virgola. Piuttosto che “
passare”, opterei per un “
vivere/trascorrere”.
“Andiamo! Ti porto in un negozio troppo figo!- mi ordina Chris prendendomi per un braccio e trascinandomi chissà dove.”Tra “
Chris” e “
prendendomi” manca una virgola.
“La mia amica è già stata a Parigi una quindicina di volte, dato che dopo il divorzio dei suoi genitori il padre è venuto ad abitare qui.”“
Dopo il divorzio dei suoi genitori” sarebbe un inciso, quindi deve essere preceduto e seguito da una virgola.
“E’scritta in francese.”So perfettamente che è una seccatura immane, ma esistono le combinazioni da tastiera sia per Mac, sia per Windows per generare le maiuscole accentate. Usare l’apostrofo è un errore.
“(…)
e rimango mezzora a fissare esaltata la quantità di camice senza taschino esposte.”
Meglio “
mezz’ora”. Il plurale di “
camicia” è “
camicie”.
“(…)
ed infine mi avvio nei camerini con Chris.”“
Ed infine” suona un po’ pleonastico, lascerei solo il secondo e preceduto da una virgola.
“Per stasera, che c’è la festa in maschera.”La forma corretta è “
ché”.
“(…)
ci mettiamo ad aspettare gli altri nel punto di ritrovo poco dopo aver preso un gelato.”Manca la virgola prima di “
poco dopo”.
“Ci mettiamo sui gradini, e io mi metto in mezzo alle sue gambe.”La ripetizione non ha valore stilistico, quindi uno dei due verbi “
mettere” va sostituito con un sinonimo a tua scelta.
“-Mi mancherà Parigi.- le confesso guardando un violinista di strada che ringrazia una signora per aver buttato qualche spicciolo nella sacca di fronte al musicista.”“
Parigi” deve essere preceduta da una virgola; la virgola va inserita anche tra “
confesso” e “
guardando”. Sarebbe opportuno sostituire l’espressione “
Al musicista” con un pronome personale, per rendere più scorrevole la frase e non usare una riformulazione in eccesso.
“-Lo dicevo anch’io le prime volte.- mi risponde senza smetterla di accarezzare i miei lunghi capelli mori.”“
Le prime volte” deve essere preceduta da una virgola; la virgola va inserita anche tra “
risponde” e “
senza”; “
smetterla” è ridondante, basta “
smettere”.
“-Ehi lesbicone! (…)”
Manca la virgola dopo “
Ehi”.
“-Kyle, vattene.- gli ordino scocciata, senza neanche guardarlo.”Manca la virgola tra “
ordino” e “
scocciata”.
“(…)
si limita ad alzarsi ed avviarsi dalla sua combriccola di sfigati arrapati.”Meglio “
avviarsi verso la sua combriccola etc.”.
“(…)
andiamo d’accordo fin dal primo anno poiché pensiamo entrambi che i ragazzi siano degli esseri inferiori.”Tra “
anno” e “
poiché” manca la virgola; dal momento che il soggetto sottinteso è una coppia di ragazze, quindi di genere femminile, bisogna usare “
entrambe”.
“(…)
e andiamo insieme a mangiare nell’hotel.”
Meglio “
all’hotel”.
“E’una delle poche volte che guardandomi allo specchio mi trovo accettabile.”L’errore della E accentata maiuscola è spiegato poco sopra; al posto di “
che”, in questo caso, userei “
in cui”. “
Guardandomi allo specchio” andrebbe preceduto e seguito da una virgola.
“-Credi che possa avere una qualche speranza con Chris stasera?-“Manca la virgola prima di “
stasera”.
“Lui emette una smorfia triste, e poi si allontana.”Si emettono
versi/lamenti/suoni in generale, le smorfie si
assumono o si
fanno.
“Chris cerca un ragazzo…Uno con più classe degli altri,(…)
Non certo l’hobbit del ventunesimo secolo (…).”
Dopo i tre puntini di sospensione e prima della parola successiva, andrebbe inserito uno spazio. Inoltre, “
Hobbit” vuole la lettera maiuscola: ho controllato sulla mia copia de “
Il Signore degli Anelli”.
“-Dai, fammi entrare che ti do una mano!”Anche qui, ci vuole “
ché”, preceduto da una virgola.
“Mi dispiace che non abbia visto messa in tiro.”Qui è scomparso un qualche tipo di pronome personale, perché, scritta così, la frase non ha molto senso.
“Io e la ragazza misteriosa ci guardiamo attorno e vedendo tutti accoppiati a ballare, ci fissiamo con uno di quegli sguardi(…).”
La parte sottolineata dovrebbe essere preceduta da una virgola.
“(…)
probabilmente si sarà concessa a quel cesso di Kyle…Ma non voglio (…).”
Di nuovo, lo spazio mancante dopo i tre puntini.
“-Nous devons aller.- mi sussurra lei nell’orecchio.Io la guardo con una smorfia sbigottita, che lei fortunatamente non può vedere.”Il primo “
lei” è ridondante e può essere omesso; sarebbe meglio scrivere “
all’orecchio”. “
Fortunatamente” dovrebbe essere incluso tra due virgole.
“Usciti fuoridalla sala grande, (…).”
Delle due, l’una, a tua discrezione; usarle entrambe non è il massimo della correttezza.
“E’come se entrambe sapessimo dove vogliamo arrivare,(…).”
La solita E maiuscola accentata.
“Da lì si vede tutta Parigi” mi diceva sempre Chris, “si vede perfino la torre Eiffel. E di notte è piena di luci!”.Il secondo “
si vede” può essere omesso senza problemi; “
di notte” andrebbe incluso tra due virgole.
“E’ buio, non vedo molto a dire il vero.”A parte la E maiuscola accentata, questa frase funzionerebbe meglio in questo modo: “
È buio; non vedo molto, a dire il vero.”
“(…),
sempre di più…Sempre di più.”Lo spazio mancante dopo i tre puntini.
“E’un momento memorabile.”La E maiuscola accentata.
“Quando apro gli occhi, mi accorgo.”“
Accorgo” rimane un po’ in sospeso, senza un’ulteriore esplicitazione; forse sarebbe meglio usare un altro verbo, di significato simile, che però funzioni meglio anche senza l’infinitiva esplicativa.
“-Ma tu sei mossa…Ed eri vestita di azzurro. (…)
aggiungo poco dopo.”Lo spazio mancante dopo i tre puntini. “
Aggiungo” ha già insito il concetto di posteriorità rispetto ad un’azione precedente, quindi il “
poco dopo” non serve.
“Sì…Beh, mi sono piastrata e alla fine ho cambiato vestito.”Lo spazio mancante dopo i tre puntini. “
Alla fine” andrebbe incluso tra due virgole.
“-Quindi tu…- le chiedo io, indicandola sconcertata.”Tra “
quindi” e “
tu” manca la virgola; “
io” è ridondante e può essere omesso. “
Indicandola sconcertata” andrebbe riformulata per renderla più scorrevole [es.:
indicandola con espressione sconcertata].
“-No vabbè, sarebbe stata un’esperienza…E basta.- A me è piaciuto, comunque.- continua poco dopo.”A parte il solito spazio mancante dopo i tre puntini, manca la virgola tra “
no” e “
vabbè”, che sarebbe meglio scrivere “
va beh”. Come sopra, “
continua” veicola già un’idea di posteriorità, quindi “
poco dopo” può essere omesso.
“(…),
sedute sul balcone a guardare la torre Eiffel davanti al sole che sta sorgendo.”Meglio “
che sorge”.
“Lei si avvicina, mordendosi il labbro e ribaciandomi.”Non è l’espressione migliore del mondo, non è neanche particolarmente corretta; preferirei un “
baciandomi di nuovo/avverbio di significato analogo a piacere”.
“Direi senza dubbio che questa è stata una gita a Parigi andata al di sopra delle aspettative.”Sarebbe meglio riformulare la frase in questo modo: “
Direi, senza dubbio, che questa è stata una gita a Parigi al di sopra delle aspettative.”
Per quanto riguarda gli errori nella punteggiatura dei dialoghi, so che ci sono scuole di pensiero discordanti, però io ho partecipato a diversi contest e non mi sono mai stati segnalati problemi riguardo al mio metodo:
A) Se il dialogo è seguito da dialogue tag, la punteggiatura all’interno dei trattini va omessa, a meno che non si tratti di un segno d’interpunzione forte come il punto esclamativo o interrogativo.
Es.: -June! Ci sei?-
mi urla a distanza Christina, (…)
-Arrivo!-
strillo a mia volta, (…)
Queste due frasi presentano una punteggiatura corretta. Il dialogue tag è la porzione di frase sottolineata.
-Mi mancherà Parigi.- le confesso (…)
-Lo dicevo anch’io le prime volte.- mi risponde (…)
Queste due frasi, invece, presentano una punteggiatura errata: in entrambi i casi, il punto che precede il trattino va tolto, in quanto il dialogo ha un’ideale prosecuzione nel dialogue tag corrispondente.
B) In mancanza di dialogue tag, la punteggiatura va messa o prima del trattino, o dopo il trattino.
Es.: -Ripeto, che vuoi?
-Credi che possa avere qualche speranza con Chris stasera?
In questi due casi, la punteggiatura è corretta.
“E di notte è piena di luci!”.
In questa frase, invece, la punteggiatura è errata: in questo caso specifico, si deve eliminare il punto fermo all’esterno delle virgolette e mantenere il punto esclamativo, più pregnante a livello di significato.
Nel caso in cui la frase fosse stata: “E di notte è piena di luci.”.
Il punto fermo da eliminare sarebbe stato a tua discrezione quello interno o quello esterno alle virgolette; quello che conta è ripetere la scelta fatta in tutta la storia (o solo punteggiatura esterna, o solo punteggiatura interna).
Ti segnalo un altro problema, che sarà ripreso anche sotto il parametro stilistico: la maggior parte delle tue frasi si presenta con la struttura “Proposizione Principale + Coordinata introdotta da E e preceduta dalla virgola”.
Io non sono il tipo di giudice che reputa errato a prescindere l’uso della virgola prima della congiunzione E; tuttavia, qui ho avuto l’impressione che si trattasse di una sorta di “scappatoia” per non sforzarsi di costruire coordinate con congiunzioni diverse, oppure delle subordinate vere e proprie. Analizzerò al prossimo punto le ripercussioni che questa scelta ha avuto a livello dello stile.
Stile e lessicoSei stato sfortunato: non sono un’amante né della narrazione in prima persona, né della narrazione al presente. Tuttavia, entrambe queste scelte stilistiche sono state usate in maniera corretta e mantenute con coerenza nel corso del racconto, perciò, a prescindere dal mio gradimento personale, su questo fronte non ci sono problematiche da rilevare.
Lo stile è molto semplice e predilige la paratassi, nonché brevi frasi di poche parole subito interrotte da un punto fermo. Questa scelta, dal punto di vista del narratore utilizzato (una ragazza adolescente), può essere accettata; tuttavia, ci sono un paio di perplessità che mi preme segnalarti.
Innanzitutto, come ho anticipato al punto precedente, la ripetizione della coordinata introdotta da E e preceduta da virgola, che, a lungo andare, risulta eccessivamente monotona induce il lettore a non prestare più attenzione a quello che succede, perché la sua mente “già sa” come sarà impostata la frase successiva. Questo poi, in un testo breve come quello richiesto dal nostro bando, risalta ancora di più.
In secondo luogo, le brevi frasi subito interrotte da un punto fermo. Di nuovo, a livello di scelta stilistica per illustrare i pensieri di un’adolescente, possono andare bene, ma la resa non funziona in maniera altrettanto buona: a volte, lo spezzettamento è eccessivo, tronca pensieri che sarebbero fluiti con maggior armonia (ed altrettanta credibilità) con dei segni di interpunzione meno forti e una costruzione delle frasi più variegata. Ad esempio, avresti potuto utilizzare il punto e virgola, che in questo testo è praticamente assente, per non parlare dell’ipotassi.
Il lessico è ordinario e, se può essere adatto al personaggio-narratore, a volte sfocia nel banale; l’impostazione stilistica della frase, poi, non aiuta le parole comuni a trovare combinazioni maggiormente interessanti e, di conseguenza, a vivacizzare l’esposizione.
In conclusione, ho trovato la narrazione abbastanza spenta. In diversi punti, le emozioni dei personaggi sono raccontate, ma non mostrate, e finiscono per non arrivare al lettore: la scene del bacio e dell’agnizione, che dovrebbero essere il punto focale di tutta la vicenda, scivolano via in fretta e lasciano poco a livello puramente emotivo.
In generale, è uno stile che cerca di mimare il parlato, oppure lo imita senza esserne del tutto conscio, ma che rimane ancora troppo ancorato al suo modello di partenza e non riesce a diventare totalmente letterario.
Coerenza logico-narrativaLa trama è molto lineare, c’è un’unica vicenda su cui focalizzare l’attenzione, è perciò inevitabile che il racconto, in sé, scorra senza problemi e senza perdere mai il suo filo logico. Le parti della storia mi paiono abbastanza equipollenti, si snodano senza brusche accelerazioni o focalizzazioni eccessive su fatti di minore importanza: forse, come ho già scritto, solo la scena del bacio/riconoscimento è un po’ più compressa rispetto alla sua effettiva importanza nell’economia del racconto. In generale, comunque, non ci sono errori di coerenza logica rilevanti; anche a livello di punto di vista, la narrazione è sempre filtrata dal PoV di June, senza repentini salti in teste altrui, che spesso occorrono, soprattutto in corrispondenza dei dialoghi.
Ti segnalo sotto questo parametro un paio di espressioni che non sono molto adatte al punto di vista che hai scelto:
A) “
minchiate”: se tu avessi scritto “
cazzate”, non avrei detto nulla; invece, “
minchiata” ha ancora un residuo di accezione dialettale tipicamente italiana, quindi, nei pensieri di una ragazza americana, a mio parere stona un po’.
B) “
la professoressa mi ha dato quattro”: questo, invece, è proprio un errore. Negli Stati Uniti, i voti seguono una progressione alfabetica (A, B, C, D, E, F), quindi, facendo i dovuti paragoni, June dovrebbe avrebbe preso “
una D”.
C) “
la band”: non trovo che sia esattamente il termine più corretto per descrivere un gruppo di persone che suona in un albergo.
La parola
Band fa pensare ai Queen o, anche a non voler scomodare i mostri sacri, al gruppetto che prova cover punk-rock nel garage del bassista e si esibisce al concerto di fine anno del liceo. Qui, per quanto possa essere infimo il livello dell’albergo che ospitava questi gitanti, parlerei piuttosto di un’orchestra.
OriginalitàPremetto che bazzico il mondo della scrittura amatoriale da più di dieci anni, leggo moltissimo, guardo meno telefilm e film di quanto vorrei. Perciò, trovare qualcosa che possa considerare davvero originale sta cominciando a diventare un’impresa disperante. Qui abbiamo la gita in cui si verifica l’evento che, nelle normali circostanze della vita di tutti i giorni, non sarebbe mai accaduto, la ragazza innamorata della sua migliore amica, la ragazza ricca con i genitori divorziati, il nerd sfigato, i professori rompiscatole che fanno i cani da guardia: insomma, un miscuglio di situazioni molto cliché, che si possono trovare in un qualsiasi teen drama, di cui io, peraltro, non sono proprio un’estimatrice.
Inoltre, le carenze a livello stilistico e i problemi che saranno segnalati sotto il parametro Caratterizzazione dei Personaggi non aiutano il cliché ad avere quel guizzo “fuori dagli schemi” che può, a mio parere, salvare una trama ormai tanto ordinaria da sembrare quasi abusata.
A conti fatti, l’innovazione è data soltanto dal fatto che, invece dei consueti ragazzo e ragazza, al centro della vicenda ci siano due ragazze. Tuttavia, il femslash (e lo slash, il discorso non cambia) non può bastare come unico fattore per considerare una trama davvero originale.
Caratterizzazione dei personaggiCome la trama, anche i personaggi risultano abbastanza stereotipati: June è un’adolescente, lesbica, innamorata della sua migliore (ed unica) amica, detesta i ragazzi perché “sono inutili/sono degli esseri inferiori” (quest’ultimo cliché, in particolare, lo trovo anche sgradevole e un pochino offensivo, e io sono una femminista); Chris è la ragazza ricca, con i genitori divorziati, che vuole “sperimentare”; Kyle è il classico nerd sfigato, perennemente intento a sbavare (e chissà cos’altro) sulle ragazze omosessuali che fanno cosacce tra loro, oltre ad essere attratto (senza la benché minima speranza) da Chris.
Il problema è che, oltre ad essere incarnazioni di tipi umani abbastanza frequenti, questi personaggi emergono poco dalla pagina, non sono davvero vivi: tutto quello che capita loro, come ho già detto, è raccontato, per giunta per sommi capi, ma non viene mai mostrato e, quindi, al lettore arriva molto poco, a livello di coinvolgimento emotivo.
I comprimari, poi, sono come le ambientazioni: uno sfondo, piatto ma necessario, accennato perché ci deve essere. Paradossalmente, gli unici ad emergere, quasi con maggiore evidenza rispetto ai protagonisti, sono il cameriere che porge le maschere e il “tizio con i baffi ridicoli”, caratterizzati con pochi, semplici dettagli, ma abbastanza efficaci.
Attinenza al promptIl prompt c’è, è citato nel testo da June, tuttavia, l’attinenza è molto poca, a parte la generica scena di ballo in cui è inserito, che lo richiama in modo vago. È messo lì, quasi appiccicato, ma non ha molta importanza nell’economia del testo.
Inoltre, è riferito come una citazione che tutti dovrebbero conoscere, quasi una sorta di proverbio; se si fosse trattato di un aforisma famoso, avrei potuto soprassedere, ma il fatto che una liceale americana citi, come se fosse patrimonio culturale comune, un verso di una canzone dello Zecchino d’Oro mette un po’ troppo alla prova la sospensione dell’incredulità.
Gradimento personaleCome si può evincere da quanto scritto finora, la tua storia non mi è piaciuta granché. Anche a voler ignorare idiosincrasie personali come quella per la narrazione in prima persona/al presente o quella per i teen drama, ho dovuto tenere conto di uno stile poco coinvolgente e non troppo comunicativo, personaggi stereotipati e a malapena delineati, una trama troppo semplice e già vista, la scarsa attinenza al prompt scelto.
Anche gli errori che ti ho segnalato nel primo parametro hanno avuto il loro peso, sia perché, in un testo così breve, finiscono per risaltare maggiormente, sia perché mi danno l’impressione di una stesura un po’ affrettata, che non posso neanche giustificare con la volontà di consegnare qualcosa a tutti i costi all’ultimo minuto, visto l’ampio anticipo con cui hai inviato la storia rispetto alla data di scadenza. Sono abbastanza convinta che molti errori, soprattutto quelli che mostrano evidenti trasferimenti del parlato nella lingua scritta, avrebbero potuto essere evitati grazie ad un’attenta rilettura e meno fretta di pubblicare.
Valutazione di _Koa_:
Voto: 5/10Correttezza grammaticale, ortografica e sintatticaDi questa storia si possono dire tante cose, ma non che la grammatica sia perfetta. Alcuni errori probabilmente sono dettati da una rilettura superficiale, altri invece sono più gravi e sono il segno di evidenti lacune.
Iniziamo dal titolo: ho studiato francese, ma non posso dire di parlarlo fluentemente come per altre lingue. Ragion per cui sono andata a ripassarmi un po’ di grammatica e l’ho fatto perché questo titolo mi suonava male, aveva qualcosa che non andava e quindi mi sono messa d’impegno e ho ripassato. Presumo che tu l’abbia tradotto con google traslate, ma quel programma è più che altro utile per singole parole, come un dizionario. Quando si tratta di frasi intere non ci farei affidamento.
Premesso che ritengo che un francese utilizzerebbe una formula con
on, e quindi
on doit partir oppure
on va aller (anche se il significato di quest’ultima varia leggermente)
. Se proprio vuoi mantere il titolo così com’è forse è il caso che tu lo corregga in:
Nous devons y aller.Comunque ti faccio un monito a questo proposito. Capisco il senso del titolo, che poi sarebbe una citazione presa dal testo, ma quando si scrive in altre lingue che non si conoscono, forse è il caso documentarsi in maniera più approfondita. Anche per invogliare il lettore ad aprire la propria storia; qualcuno che parla francese non sarebbe mai incoraggiato ad aprire una storia con un titolo sgrammaticato.
Per quanto riguarda la grammatica italiana, ti segnalo solo gli errori più madornali:
-Si dice
A posto non
Apposto (che è il participio passato di
apporre).
-La
e maiuscola accentata non si scrive così:
E’. La forma corretta è questa:
ÈSo che è uso comune utilizzare l’apostrofo al posto dell’accento, specie sulle parole maiuscole che non sono presenti sulla tastiera del computer. Il problema è che un apostrofo non è un accento! Se utilizzi word c’è il correttore automatico, che te lo inserisce senza che tu lo vada a cercare, altrimenti lo trovi tra i simboli.
-vabbè. Potevi scegliere tra diverse maniere corrette di scrivere questa parola e hai scelto quella più sbagliata.
Vabbeh o
vabbe’ o va beh. Se decidi di non usare l’acca, allora ricorda che occorre l’apostrofo e non l’accento, ti faccio presente, infatti, che quel
be’ è la troncatura di
bene.
-La parola
sconcerie non è riportata in nessuno tra i cinque dizionari d’italiano che ho consultato.
Sconcezze è più corretto.
-
ragazzo...Uno. Ricorda sempre che dopo i puntini di sospensione (che sono sempre e solo tre) ci va lo spazio.
-Ehi lesbicone! Cerca di tenere a mente due cose, la prima è il complemento di vocazione che vuole sempre la virgola. La seconda invece è l’esclamazione “ehi” che, così come le altre esclamazioni, vogliono essere separate dal resto del testo con dei segni di interpunzione. In questo caso è corretta la virgola.
Stile e lessicoSu questo punto posso essere più precisa e spiegarti per bene quello che del tuo modo di scrivere non mi ha convinto. Inizio con il lessico; capisco il contesto e il personaggio, ma a mio avviso hai abusato di certe espressioni volgari. Non sono contraria per una questione morale e credo che una parolaccia all’interno di un dialogo ci possa anche stare bene, ma, appunto, dev’essere giustificata. Bisogna cercare di non esagerare e tu nei hai utilizzate troppe. In aggiunta penso che così tante parolacce sviliscano eccessivamente il personaggio, rendendolo sterile e volgare.
Il mio consiglio in questo senso è di diminuirne la quantità, magari di utilizza un dizionario dei sinonimi per ampliare il tuo lessico. Espressioni come
ci mettiamo a dire minchiate sono facilmente evitabili. Inoltre la parola "minchiate" è prettamente dialettale e non ce la vedo affatto in bocca ad una ragazza americana. Si possono usare tantissime altre parole che, non solo evitano la parolaccia, ma sono anche più belle da leggere. Questa è la cosa che maggiormente mi è saltata agli occhi, ma se vogliamo approfondire ancora e andare a scavare più a fondo, qualche altro problemino ce l’hai. Una cosa su tutte, il testo è pieno di ripetizioni, ad esempio:
E’ scritta in francese, e io non so il francese. Tralasciando il fatto che, come dicevo prima, la e scritta in quel modo è errata.Questa è una ridondanza che poteva essere benissimo evitata. Se il tuo intento era invece ottenere un enfatizzazione, allora avresti dovuto scrivere la frase in maniera differente:
E’ scritta in francese, francese che io non parlo.Prova a confrontare le due frasi, c’è una qualche differenza? La seconda non ti sembra più (passami il termine) bella da leggere?
E ora passiamo allo stile, come ho accennato il testo è pieno di ripetizioni che denotano una rilettura piuttosto superficiale, in aggiunta devo anche dire che è molto frammentario. Scrivi in prima persona, fatto che dovrebbe aiutarti ad ottenere un’introspezione migliore, ma utilizzando questo stile di scrittura, non ottieni alcun risultato. Perché usare la paratassi è tutto tranne che facile. La sola maniera corretta di utilizzarla, a mio avviso, è quella di alternarla all’ipotassi, di modo che il testo sia fluido e non ripetitivo, facendo anche in modo che ci sia un certo ritmo. La cosa che si dovrebbe cercare sempre di evitare è il cosidetto "elenco", per non cadere nel rischio nel quale sei corso tu. Non vorrei essere brutale, ma sembra una lista della spesa. È come se la tua storia fosse un elenco di fatti. Lei parla di questo, di quello e di quest’altro, ma la narrazione non è fluida.
E qui mi soffermo su un particolare che non posso davvero evitare: la virgola prima della “e”. Premetto che ne sono tra i sostenitori, perché la considero una finezza estetica. Tuttavia anche questa ha delle sue regole, per prima cosa non bisogna abusarne. Anzi, è necessario dosarla, utilizzandola solo quando è strettamente necessario. Di solito viene usata dagli scrittori come enfatizzazione, è una licenza poetica che ci si prende per arricchire il testo di significato. Altre volte invece la si usa in periodi più lunghi e complessi, per aiutare nei cosiddetti "fiati". Con il tuo stile, che predilige i periodi molto brevi, la virgola prima delle “e” è superflua. Ti mostro degli esempi:
Ci mettiamo sui gradini, e io mi metto in mezzo alle sue gambeOppure
Lui emette una smorfia triste, e poi si allontana.Le frasi sono talmente corte che non necessitano della virgola, non abbiamo bisogno di respirare mentre la leggiamo. Se invece il tuo intento era quello di enfatizzare (come ho detto serve anche a questo), allora dovresti rigirare i periodi e scriverli in un’altra maniera.
In ultimo, ho notato che abusi un po’ troppo spesso dei punti esclamativi, va bene usarli per arricchire la propria punteggiatura, ma bisogna cercare di non esagerare. Prova a levarli tutti e a tenere soltanto quelli dei discorsi diretti. Rileggi poi un’altra volta e anche lì cerca di fare delle scremature e di tenere solo quelli che ti paiono più adatti. Si tratta, come per la punteggiatura, di sviluppare un certo senso critico che si assesta solo con la pratica.
Coerenza logico-narrativaSu questo non ho molto dire. La storia inizia con dei brevi pensieri della protagonista riguardo il rapporto che ha con le compagne di classe ed in particolare con Chris che è l’unica con cui ha legato, probabilmente è anche l’unica amica che ha. La definisce “migliore amica”, ma di principio non è chiaro fino a che punto arrivino i suoi sentimenti, solo alla fine si può intuire che la sua attrazione per lei non è poi così platonica. L’espediente narrativo che porta al bacio finale è il ballo in maschera per la fine della gita, che porta di conseguenza all’ultima scena.
Lo sviluppo narrativo segue quindi una certa logica. Ho trovato un solo frangente poco coerente, che approfondirò nella caratterizzazione dei personaggi.
OriginalitàQuesto punto è piuttosto complesso da affrontare. Perché, se mi pongo la domanda su cosa sia l’originalità, allora potrei soffermarmi sul fatto che il concetto di originalità è labile e varia a seconda delle proprie esperienze. Proprio per questo è difficile legare questo punto ad un’ottica strettamente oggettiva. La scelta dello scenario, ad esempio, è tra i più classici e gettonati nel mondo delle fanfiction romantiche: Parigi. Proprio per questo qualcuno potrebbe dirti che è troppo sfruttata, banale, ma a mio avviso non è così. Perché Parigi non annoia mai. Penso sia un contesto che non può mai stancare, è un classico senza tempo. Per questo premio la scelta dello scenario di fondo.
Ora passiamo alla trama, il punto di vista di June è ovviamente limitante e ci fa vedere le cose a suo modo e quindi il fatto che Chris sia etero, ad esempio, è una sua visione dei fatti. Detto questo però mi è parso evidente fin dalla prima riga chi fossero i tuoi personaggi. Ovvero, la protagonista, già dichiaratamente gay, amica/innamorata di una ragazza che lei crede essere eterosessuale, che alla fine della storia si scioglie e la bacia perché vuole “sperimentare”. Ecco questo aspetto non ti premia, perché un lettore attento ed esperto, fin dalla prima riga sa già dove vuole andare a parare la storia.
Caratterizzazione dei personaggiProverò ad essere meno dura possibile, perché siamo qui per aiutarvi a migliorare. Ma se pensi alla tua protagonista cosa ti viene in mente? Cioè, se ti dicessi di descrivermela tu cosa mi diresti? Perché io ho avuto l’impressione che, più che una ragazza determinata e grintosa, a me sembra una villana egocentrica. Non voglio offendere nessuno, soprattutto te, mi limito ad osservare ciò che ho letto. E lo dico soprattutto per il linguaggio che utilizza: sembra uno scaricatore di porto.
Poi, indossa il vestito per il ballo e dice che non si trova mai bella, ma che in quel momento pensa sia stupenda: incoerenza non giustificata. Più tardi addirittura si paragona a Lara Croft che è, da sempre, un’icona di bellezza prosperosa. Nessuna ragazza che crede d’essere brutta si paragonerebbe mai a Lara Croft, è come paragonarsi a Cenerentola! Nessuna con una bassa autostima lo farebbe e il motivo è perché sono icone di fantasia. Sia in un senso che nell’altro e con caratteristiche opposte, Lara Croft e Cenerentola rappresentano due immaginari. Da una parte c’è la donna forte, determinata, ma bella e prosperosa al tempo stesso, dall’altra, invece, c’è la grazia e la bellezza in quanto tali. L’idealizzazione dell’eleganza principesca che tutte le donne potenzialmente possiedono. Nessuna donna, se non mossa da un egocentrismo a livelli stratosferici, si paragonerebbe mai ad una di loro.
Il fatto che June pensi:
“
E’ una delle poche volte che guardandomi allo specchio mi trovo accettabile” Potrebbe denotare una persona dalla bassa autostima, ma poche righe sotto dice l’esatto opposto:
“
Sembro una principesca Lara Croft, modestamente.” Cosa deduco? Due ipotesi: o tu non hai fatto attenzione e non ha riflettuto a fondo su ciò che scrivevi. Oppure June è talmente egocentrica da usare la bassa autostima come pretesto per ricevere ancora più complimenti. Il che la rende un personaggio detestabile sotto ogni punto di vista. La grandezza di un personaggio negativo sta soprattutto nell’abilità che l’autore ha nel gestirlo. Io li amo molto gli antagonisti, ma se trattati nella maniera corretta, avresti dovuto quindi ampliare il concetto ed approfondire la sua introspezione, mostrandoci fin dove può arrivare il suo essere "negativa". Così facendo è tutto molto sterile.
Gli altri personaggi, Chirs e Kyle, data la prima persona non c’è modo di vederli a trecentosessanta gradi, ma da quello che si percepisce sembrano essere ben poco approfonditi, proprio come June stessa.
Kyle potrebbe sembrare un nerd fatto e finito, ma quello che invece mi è sembrato è un ragazzino piuttosto scialbo e immaturo. Ha delle idee tutte sue su cosa voglia dire essere lesbica, la scena in cui dice a Chris e June se vogliono un dildo, è esplicativa del suo personaggio. Non è un bullo, non è un nerd, è un bambino che si crede un adulto, è un personaggio immaturo. Ma non è sbagliato che tu l'abbia caratterizzato in questo modo, il problema è che non critichi il suo atteggiamento. Tu in quanto autore, non fai capire che, secondo te, il suo comportamento non è positivo. Anzi, avalli il suo modo di fare e questo, di solito, è un errore che denota la tua immaturità come autore. Ciò che intendo è, se un personaggio è negativo, ben venga, ma lo scrittore deve far capire che lui stesso lo ritene come tale, altrimenti ciò che ottieni dalla tua storia è una trama con un personaggio scialbo e immaturo e il cui atteggiamento è giustificato dallo stesso autore. Dovresti sviluppare maggiormente questo punto critico, le tue storie ne trarranno solo vantaggi, sono comunque disposta a parlarne con te anche in privato se hai bisogno.
Chris invece è già più particolare come personaggio. È decisamente ambigua, non si capisce quello che pensa il che la rende decisamente più interessante. È circondata da un alone di mistero che è atto a renderla più affascinante. L’ambiguità di un personaggio non è un fattore sempre negativo, ma il problema è che Chris è un vero e proprio cliché. È una ragazza di buona famiglia e che “casualmente” ha voglia di evadere dal mondo in cui si trova. Quindi fa amicizia con una ragazza che è l’unica della sua classe che “canta” fuori dal coro. Qui inizia un po’ l’ambiguità e non si capisce se Chirs abbia solo voglia di evadere e quindi se il suo è tutto un gioco, oppure se prova dei sentimenti veri per June. Non è chiaro nemmeno se Chris fosse già lesbica, da quanto tempo ci pensasse eccetera... Ma questo non è un errore, perché appunto è con gli occhi di June che la vediamo.
Anche qui, nulla è sbagliato... Non è un errore il fatto che Chris sia standardizzata, niente è sbagliato il narrativa, niente. Ma è necessario, vitale, che l'autore riesca a gestire personaggi, trama, situazione, sintassi, grammatica, eccetera, nel miglio modo possibile, purtroppo tu non ci sei riuscito.
Attinenza al promt/alla citazioneNon posso dire che la citazione sia stata usata nel modo corretto. Sembra buttata lì a caso all’ultimo minuto per non lasciarla fuori. La usi come pensiero di June quando arriva al ballo, ma mentre la leggevo mi chiedevo cosa c’entrasse. Penso che anche sotto questo punto di vista avresti potuto fare di più.
Gradimento personale Questa è una storia che leggerei, al contrario di altre che non sono esattamente il mio genere, perché amo il femslash e amo le storie scritte in prima persona. Amo il contesto e i personaggi non sempre positivi, ma anche con qualche difetto. Il problema è la poca cura con cui è scritta la storia, è piena di “se tu avessi”. Se tu avessi avuto una grammatica migliore, se avessi approfondito l’introspezione, se tu avessi ampliato i personaggio così da renderli meno sterili… Troppi “se” ci sono in ballo perché la storia possa essere sufficiente. Consiglio in futuro di prenderti più tempo per scrivere qualcosa, per approfondire tematiche, personaggi e migliorare la grammatica. E "last, but not least", sviluppare un senso critico. A tutto c’è rimedio, credimi, e forse una beta che ti faccia notare questi dettagli farebbe al caso tuo.
Quarto classificato:
"L'amore non è mai come sembra" di Sakura_e_Ino
Voto complessivo: 5,62/10
Valutazione SignorinaEffe87:
Voto: 5,75/10
Nota:Il titolo, lo specchietto introduttivo, la citazione-prompt e i suoi credits sono stati comunicati ai giudici dopo l’effettiva scadenza del contest. Ciò non ha però influito in alcun modo sulla valutazione finale della storia.
Voto:5/6
Correttezza grammaticale, ortografica e sintattica
Non ho riscontrato errori ortografici rilevanti che non fossero imputabili ad una mancata rilettura del testo. In compenso, la storia presenta gravi lacune a livello stilistico, dalle ripetizioni all’abuso delle riformulazioni, nonché errori tipografici quali l’errata grafia della E maiuscola accentata, l’uso di due soli puntini di sospensione e la mancata spaziatura dopo i suddetti.
“La spugna strofinava con forza sul piatto sporco, le piccole gocce d'acqua che scivolavano lungo il lavabo con una lentezza esasperante.
Nicole sospirò esasperava, i lunghi capelli lisci legati in una coda alta, gli occhi azzurri che saettavano da un angolo all'altro della cucina.”
Il verbo “strofinare” usato entro quella costruzione mi convince pochissimo: ti raccomanderei, invece, di riformulare la frase mettendo “la spugna” come complemento oggetto [es.: La mano (di Nicole) strofinava la spugna con forza sul piatto sporco]
Usi molto spesso la costruzione “Soggetto + che + verbo”, che, di fatto, non è sbagliata, ma va usata con parsimonia per due motivi fondamentali: innanzitutto, è bene non ripetere le stesse costruzioni delle frasi in continuazione, onde evitare di dare un’impostazione cantilenante al narrato, inducendo la monotonia e, di conseguenza, la disattenzione nel lettore. In secondo luogo, questa costruzione in particolare è piuttosto ostica e va adoperata solo se si è certi di saperlo fare correttamente; purtroppo, in vari punti, la frase costruita secondo questo criterio risulta errata oppure contribuisce a rendere caotico il contesto.
“Esasperava” è di sicuro un refuso per “esasperata”. Inoltre, hai ripetuto le parole “esasperante/esasperata” nelle due righe contigue, una delle due andrebbe pertanto sostituita con un sinonimo. “Una” (riferito a “lentezza esasperante”) può essere omesso senza intaccare il senso della frase.
“(…) una voce calda e profonda la fece sussultare, mentre due mani grandi e calde si posarono dolcemente sui suoi fianchi sinuosi, la schiena che cozzava contro il petto marmoreo del suo ragazzo, Josh, che le baciò dolcemente il collo.
Chiuse per un attimo gli occhi, cercando di cacciare indietro le lacrime.
Strinse le labbra rosse e piene con forza, continuando a pulire quel piatto che ormai era diventato lindo.”
Meglio “Si posavano”.
Non solo uno dei due “dolcemente” andrebbe omesso oppure sostituito da un sinonimo, sarebbe anche opportuno evitare di ricorrere soltanto agli avverbi in –mente, sempre per evitare di rendere il narrato cantilenante e ripetitivo. Lo stesso vale per le subordinate implicite con il gerundio, che andrebbero alternate ad altri tipi di subordinate in forma esplicita, cioè introdotte dalle congiunzioni.
Userei piuttosto l’espressione “ricacciare indietro le lacrime” e “ormai” andrebbe incluso fra due virgole.
“"Ciao..Josh. Com'è andata a lavoro?".
"Mmh...la solita vita. Ma ora sto decisamente meglio..." sorrise sulla sua pelle, le mani che, ardenti, s'insinuavano sotto la leggera canotta bianca, che risaltava la carnagione abbronzata della giovane.”
I puntini di sospensione sono sempre e solo tre e, come tutti i segni di punteggiatura, sono separati dalla parola successiva da una spaziatura, che qui manca, sia in corrispondenza dei soli due puntini (forma errata), sia dei tre.
“Andare a lavoro” una costruzione che sto trovando ovunque, ma ciò non toglie che sia errata: si dice/scrive “andare al lavoro”. Anche “canotta” è un termine molto colloquiale, in un testo scritto sarebbe meglio usare “canottiera”.
I due “che” sono sottolineati, sia perché non possono essere usati in sequenza, dal momento che due relative una dentro l’altra appesantiscono enormemente il testo, sia perché il verbo “risaltare” non può essere usato in forma transitiva (cioè con il complemento oggetto, come in questo caso) se non nella locuzione “far risaltare” [es.: (la canottiera bianca) che faceva risaltare la carnagione (…)].
“Nicole si spostò immediatamente, spostando lo sguardo da un'altra parte.”
Uno dei due “spostare” va sostituito con un sinonimo di significato affine.
“"Mi fa piacere. Io..penso di andare a dormire. Ho parecchio sonno".
Il biondo sbuffò, aprendo il frigorifero e prendendo una birra ghiacciata, lasciandosi cadere pesantemente sulla sedia.”
I puntini devono essere tre e devono essere seguiti da uno spazio.
Almeno due di quei tre gerundi devono essere sostituiti da costruzioni diverse, ma di uguale significato.
“"E' da tanto tempo che non abbiamo...nessun tipo di rapporto, Nicole. E questo non va bene. Non va affatto bene" mormorò, con una calma glaciale.
Lei deglutì con forza.
"Purtroppo il lavoro mi stres..." ma non riuscì a finire la frase che Josh si mise a ridere, sprezzante, bevendo un sorso della sua Ceres.”
Scrivere la E accentata maiuscola con l’apostrofo è un errore tipografico: esistono le combinazioni da tastiera per realizzare il segno grafico corretto.
Manca lo spazio dopo i tre puntini.
Una delle due costruzioni introdotte da “con” va riformulata in maniera differente per evitare le ripetizioni.
Le parole troncate dovrebbero suggerire l’interruzione della frase, ma non sono l’espediente grafico più elegante e professionale del mondo. Inoltre, poiché è specificato nella narrazione che la frase viene troncata, puoi tranquillamente scrivere la parola per intero all’interno del dialogo. Al posto del “che” sottolineato, infine, sarebbe più adatto un “perché”, preceduto da virgola.
“"Non dire stronzate. Lavori 3 ore al giorno e sei stanca? Ma non farmi ridere. E' una scusa troppo banale anche per uno come me".
"Davvero non sto sch...".
"Hai un altro, vero?".
La domanda arrivò diretta e lei rimase per qualche secondo con la bocca semiaperta, gli occhi lievemente sgranati e le mani strette a pugno.”
A meno che non si tratti di date o anni [es.: nel XVIII secolo (…) Era nato nel 1992], i numeri vanno scritti solo ed esclusivamente in lettere [es.: ieri ho compiuto ventotto anni (…) ho passato tre ore in fila alla Posta].
Di nuovo la E maiuscola accentata errata.
“Arrivò diretta” è una costruzione molto colloquiale, che sarebbe opportuno sostituire con una perifrasi maggiormente letteraria.
Piuttosto che “semiaperta” sarebbe più corretto usare “socchiusa”. Inoltre, gli occhi non possono essere “lievemente sgranati”, in quanto il significato dell’espressione sarebbe, di fatto, “gli occhi a malapena spalancati”, che non ha senso. È pertanto opportuno omettere l’avverbio in –mente.
“"Non mentirmi!" si alzò, avanzando verso di lei con un'espressione minacciosa sul volto, la barba incolta che lo rendeva ancora più cupo in volto.
"E' la verità! Non ho nessun altro!".
Sentì le lacrime rigarle le gote ormai rosse, il labbro superiore fremere leggermente.”
Uno dei due “volto” va omesso o sostituito da un sinonimo. Anche l’avverbio in –mente può essere tolto senza intaccare il senso della frase.
Di nuovo, la grafia della E accentata maiuscola è sbagliata.
“Doveva affrontare la dura e cruda realtà dei fatti: lei si era perdutamente innamorata della sua migliore amica.”
Il “lei” è superfluo e può essere omesso.
“Una donna che ormai non riusciva più a smettere di pensare.
Una donna che desiderava con tutta sé stessa.
(…)
Il piatto che prima Nicole stringeva tra le mani cadde rovinosamente a terra, infrangendosi.
La ragazza continuava a guardare con odio Josh, respirando affannosamente.”
Quel “che” sottolineato è totalmente errato e deve essere sostituito da “a cui”.
I grammatici sono divisi sulla questione del “se stesso” accentato o meno: il mio vocabolario accetta la costruzione accentata solo nei casi dubbi “sé stesse/sé stessi”, affinché non vengano confusi con le forme verbali ipotetiche “se stesse/se stessi”. Nel tuo caso, perciò, è più appropriata la grafia “se stessa” priva di accento.
“Prima” è ridondante e può essere omesso. Come vedi, ci sono ripetizioni di avverbi in –mente e gerundi che devono essere eliminate, riformulando le frasi attraverso costruzioni alternative.
“"Non mi aspettavo un simile comportamento da te! - scavalcò i cocci a terra, prendendo la borsa e le chiavi della macchina - Mi hai veramente delusa".
(…)
Nicole aprì la porta di casa, le iridi azzurre che lo fissavano con astio e ira, i capelli che le incorniciavano il volto bronzeo.”
Ho citato insieme questi due pezzi, perché entrambi andrebbero riscritti in modo che sia immediatamente chiaro chi sta parlando/compiendo le altre azioni descritte. Il soggetto si intuisce, ma solo ad una lettura ripetuta. Inoltre, è di nuovo presente la ripetizione della costruzione con la proposizione relativa, che ti ho già segnalato come problematica.
"Sono io che ho finito con te. Domani verrò a prendere le mie cose. Basta Josh. Ho sopportato troppo a lungo tutto questo" e, senza aspettare una sua risposta, si chiuse la porta alle spalle, sentendo un ultimo grido da parte del giovane.”
Tra “basta” e “Josh” manca la virgola. “Sua” può essere omesso.
L’espressione sottolineata non è molto adatta ad un contesto letterario: preferirei che tu riformulassi la frase in altro modo, mantenendo comunque il significato della frase.
“Quelle stesse emozioni che stava provando Nicole, mentre correva a perdifiato verso casa della sua migliore amica, le pioggia che le aveva inzuppato tutti i vestiti.
Sorrise come una bambina, suonando ripetutamente al suo campanello, le ciocche scure incollate alla fronte ed al collo flessuoso.”
L’espressione corretta è “verso la casa”.
C’è un errore di concordanza in “le pioggia”; questa stessa frase, inoltre, sarebbe più scorrevole se la virgola prima di “la pioggia” fosse un punto e virgola e se il “che” venisse omesso. “Suo” può essere tolto senza intaccare la comprensione del testo.
“Osservò la porta aprirsi lentamente, ed una figura alta e slanciata fissare stupita Nicole, le iridi smeraldine lievemente sgranate, i boccoli biondi che ricadevano dolcemente lungo le spalle esili e nervose, fasciate da una camicetta candida.”
Innanzitutto, vi è il consueto abuso di avverbi in –mente, che vanno sostituiti con espressioni alternative, se non addirittura eliminati dove non aggiungono nulla di rilevante al narrato.
La frase sottolineata per intero è sbagliata: come ti ho già detto, “lievemente sgranato” è una contraddizione in termini. Inoltre, non si possono sgranare le “iridi”! Iridi è un ottimo sinonimo per occhi, ma non in questo contesto.
“"Stephanie...Ciao..." sorrise, la pioggia che continuava a bagnarla.
"Che ci fai qui a quest'ora della notte?".”
Manca lo spazio prima di “Ciao”.
La frase sottolineata scorrerrebbe meglio, qualora introdotta da un punto e virgola e con l’omissione del “che”. Manca una virgola prima di “a quest’ora”.
“Lei sospirò sonoramente: "Dai, entra".
La ragazza annuì, entrando in casa sua, guardando il piccolo salotto illuminato ed accogliente.
Si lasciò cadere sul divano crema, seguita subito dopo dall'amica che accavallò le gambe snelle, appoggiando una mano sul viso ed osservandola attentamente, aspettando che iniziasse a parlare.
"Cos'è successo?".
Nicole alzò la testa, sentendosi stranamente a disagio.”
Le parti sottolineate sono tutte ripetizioni: non avendo alcun valore retorico, la maggior parte di esse va riformulata in costruzioni differenti di uguale significato.
“"E' tutto apposto, tranquilla. Ho deciso di non tornare indietro. Ormai è finita".”
L’espressione corretta è “a posto”. È presente il solito errore della E maiuscola accentata.
“"Non lo amo più, Stephanie. Non provo quel sentimento forte che ci legava una volta. E' svanito tutto...".”
È presente il solito errore della E maiuscola accentata. Tra “provo” e “quel” forse manca un “più”.
“La castanala fissò intensamente, le iridi chiare che si persero nella generosa scollatura fino ad arrivare alla gonna cortissima che scopriva le cosce sode e nivee.
Deglutì, distrattamente.”
A parte la ripetizione degli avverbi in –mente, qui la frase costruita con il “che” è sbagliata e non funziona con la scioltezza necessaria, pertanto sarebbe preferibile ometterlo.
“La castana” non è un sinonimo, è una riformulazione, ed è un errore stilistico molto grave: si trova spesso, ed unicamente, nella scrittura amatoriale. Dunque, se non viene mai usato dagli scrittori professionisti, un motivo ci sarà. Inoltre, scaraventa il lettore al di fuori del PoV del narratore, perché nessuna persona pensa a se stessa come alla “bionda/castana/rossa/etc.”.
Il solo caso in cui le riformulazioni possono essere ritenute passabili è all’interno di un dialogo, in cui il parlante apostrofa un personaggio di cui non conosce il nome [es.: “Chi è Chiara?” “La biondina della III C, quella che sta parlando con la Proietti”].
“"Non l'ho tradito però, io...sono attratta da un'altra persona. Da una ragazza...".”
Manca lo spazio dopo i primi tre puntini.
“Sentì il respiro farsi irregolare, le mani fremere leggermente.
Nicole era a conoscenza del fatto che lei amasse le donne.
Non era certo un tabù.
Ed ora lei veniva a raccontarle che era attratta da una ragazza?
E, soprattutto, chi era?”
“Leggermente” è ridondante e può essere omesso.
“Tabù” funziona meglio come sinonimo di “proibizione/censura/argomento di cui è meglio non parlare”, mentre qui pare essere utilizzato come sinonimo improprio di “segreto”.
L’ultima frase sottolineata ha una costruzione che non funziona all’interno del contesto, sarebbe meglio riformularla in un modo alternativo e più chiaro.
“"L-La conosco?" balbettò, sentendosi una stupida.
L'amica annuì, senza staccarle gli occhi di dosso.
"E...dove l'hai conosciuta?".”
Onde evitare la ripetizione, la seconda frase sottolineata andrebbe riformulata in questo modo: “E… dove vi siete incontrate?”. Manca lo spazio dopo i tre puntini.
“Si alzò rapidamente, scuotendo la testa, sotto lo sguardo stupito e sorpreso di Nicole.”
Delle due, l’una: scegli quale aggettivo tenere, perché hanno il medesimo significato ed entrambi rendono la frase inutilmente ripetitiva.
“"Nicole non prendermi per il culo, per favore! Io voglio cercare di aiutarti ma così non risolviamo la situazione!".”
Mancano le virgole dopo “Nicole” e prima di “ma”.
“Si alzò anche lei, andando incontro alla bionda che la osservava furibonda.”
Stesso discorso sulle riformulazioni di cui sopra.
“Avrei voluto saggiare le tue labbra, sfiorare la tua pelle, sentire cosa si provasse. E poi, ho capito che ti desideravo. Con tutta me stessa".
"Smettila!" urlò la ragazza, cercando di cacciare indietro le lacrime.”
“Saggiare” adoperato in questo contesto non mi convince granché, adopererei un altro verbo di significato affine.
Piuttosto che “cacciare”, sarebbe meglio “ricacciare”, soprattutto in considerazione del fatto che è seguito da “indietro”.
“Lei...l'amava da sempre.
Già.
L'aveva sempre amata, fin da quando aveva scoperto di amare le donne.
Lei era l'unica che era riuscita a rubarle il cuore.
Quella stessa persona che ora lo stava distruggendo senza nessun rancore.”
Manca lo spazio dopo i tre puntini.
Meglio “che fosse riuscita”.
Qui “rancore” è usato in maniera impropria come sinonimo del più corretto “rimorso”.
“"Non è vero! Stai mentendo Nicole! E lo fai solo per dimenticare Josh! Perché tu sai benissimo che ti ho sempre desiderato! Che facevo fatica e starti vicino! Che avrei voluto che io e te fossimo più di due semplici amiche e..." ma non riuscì a finire la frase che la giovane l'aveva attirata a sé e l'aveva baciata, prendendole il volto tra le mani.
Stephanie sgranò gli occhi chiari, stupita.”
Manca la virgola prima di “Nicole”.
Credo che quella frase dovesse essere “Che facevo fatica a starti vicino”.
La frase sottolineata andrebbe riformulata eliminando il “ma” e sostituendo il “che” con un “perché/poiché” preceduto da una virgola.
“Sentì la lingua della castana sfiorarle le labbra, chiedendole l'accesso, che non tardò ad arrivare.”
A parte la solita problematica delle riformulazioni, tutta la frase sottolineata è molto poco adatta alla descrizione di una scena di sesso, ma su questo tornerò in dettaglio nel parametro dedicato allo stile.
“Stephanie le passò le braccia intorno al collo, sentendosi stranamente libera.”
“Strano/bello” sono due parole che dovrebbero scomparire dal vocabolario di qualsiasi autore, in quanto sono state talmente adoperate a sproposito da aver perso qualsiasi significato avessero.
“Mentre continuava a rimuginare su tutto quello che stava accadendo, non si era accorta di essere nella sua stanza da letto, sdraiata comodamente sul suo letto matrimoniale, con il corpo di Nicole che aderiva perfettamente al suo.”
I due “suo” possono essere omessi: dal momento che il PoV è di Stephanie e siamo in casa sua, è abbastanza ovvio che le camere e i mobili le appartengano.
Solita ripetizione degli avverbi in –mente.
“Buttò indietro la testa quando le labbra della castana scivolarono lungo il collo flessuoso, facendola rabbrividire.
Non si aspettava di provavaemozioni del genere con la sua migliore amica.
Nicole appoggiò la mano sulla camicetta candida della bionda, stringendo incerta il suo seno.
Era... agitata.
Si sentiva come una bambina durante la prima volta.”
“Reclinò la testa all’indietro” è un’alternativa meno colloquiale e più letteraria.
Solito problema delle riformulazioni, dello spazio mancante dopo i tre puntini e della ripetizione delle costruzioni al gerundio.
Immagino fosse “non si aspettava di provare”.
“Stringendo incerta il suo seno” è una frase che funziona poco, soprattutto dal punto di vista della possibilità anatomica di compiere davvero un simile gesto.
Credo di aver intuito cosa volessi intendere con l’ultima frase sottolineata, ma scritta così ha un sottotesto inquietante: voglio sperare che nessuna bambina abbia una prima volta che non sia il primo giorno di scuola o la prima gita con i compagni.
“Stephanie sorrise, comprendendo la sua insicurezza e, con un colpo di reni, ribaltò le posizioni, mettendosi a cavalcioni sopra Nicole.
La baciò con passione, carezzandole i lunghi capelli cioccolato, le mani che, lentamente, sfilavano la canotta chiara, lasciandola cadere a terra.
Nicole sussultò quando le dita di Stephanie si chiusero sul suo seno, stimolando lievemente un capezzolo roseo, che s'inturgidì all'istante.
Il respiro divenne immediatamente irregolare e si ritrovò a chiudere gli occhi, gemendo non appena le sue labbra carnose iniziarono a succhiare con avidità quel bottoncino ormai rigonfio e tumido.”
Le ripetizioni degli avverbi in –mente e dei gerundi sono immediatamente visibili, quindi passerò oltre.
“Cioccolato” dovrebbe essere preceduto da “color”. Inoltre, uno dei due aggettivi equivalenti tra “rigonfio” e “tumido” andrebbe omesso.
“La mano di Stephanie scese ancora di più, accarezzando le cosce, il ventre piatto, i fianchi sinuosi, fino a fermarsi sugli slip già umidi, che scostò con delicatezza, massaggiando le grandi labbra umide, penetrandola dolcemente con un dito, sentendo Nicole gemere e dimenarsi sotto di lei, il piacere che continuava ad aumentare ed a scuoterle le membra, segno evidente che stava per raggiungere l'orgasmo.
Stephanie la baciò ancora, con decisione e fermezza, muovendo le dita dentro di lei, beandosi di quelle sensazioni profonde che provava.”
Di nuovo, le ripetizioni dei gerundi e degli avverbi in –mente.
“Nicole si aggrappò alle sue spalle, gridando il suo nome, arrivando ben presto all'apice del piacere, stringendo contro il suo petto.
La castanale carezzò il volto niveo, sorridendole leggermente, gli occhi ancora offuscati dal piacere e le gote rosse dall'imbarazzo.”
Solite ripetizioni dei gerundi. Inoltre, nella frase sottolineata per intero credo manchi un “si”: “stringendosi contro il suo petto”.
“"Stephanie io...".
Lei le mise un dito sulla bocca, sorridendole appena.
"Shh...è tutto apposto".
Nicole appoggiò la testa sulla sua spalla, chiudendo gli occhi lucidi e baciandola appena.
"Ti amo..." le sussurrò, guardandola negli occhi.
Stephanie rise felice, abbracciandola di slancio, aggrovigliando le gambe lunghe e snelle con le lenzuola fresche e linde.
"Anche io ti amo, Nicky. Da sempre. Finalmente sei riuscita a capirlo anche tu".
La ragazza le pizzicò un fianco, continuando a stringersi a lei.
"Meglio che tardi che mai, no?".
Stephanie la fissò, felice.””
Manca la virgola dopo il primo “Stephanie”, nonché lo spazio dopo i tre puntini. L’espressione corretta è “a posto”.
Oltre alle solite ripetizioni di gerundi e avverbi in –mente, qui ci sono da riformulare alcune frasi:
“Lei le posò un dito sulla bocca”, molto più letterario di “mise”.
“Sorridendole appena” è esattamente identico al “sorridendole leggermente” di qualche riga precedente, così come il “rise felice” seguito a poche righe di distanza da “la fissò, felice”.
“Baciandola appena” ha la costruzione identica a “sorridendole appena” delle due righe sopra, quindi va modificato a sua volta.
“Ti amo…” sussurrò”, senza il “le”, ridondante dal momento che i personaggi in scena sono solo due ed è impossibile non individuare chi compie l’azione e chi vi assiste.
“Nicole le appoggiò la testa alla spalla”, che è molto più scorrevole della frase originale, così come “Aggrovigliando le lenzuola fresche e linde con le gambe lunghe e snelle” risulta maggiormente comprensibile rispetto alla frase nel testo.
L’espressione corretta è “meglio tardi che mai”.
“Non sarebbe più tornata indietro, perchè quello era l'unico posto dove poter essere felice.”
“In cui poteva essere felice” rende la frase più scorrevole e corretta.
Sotto questo parametro, mi preme sottolineare anche gli errori nella gestione della punteggiatura dei dialoghi che ho riscontrato. L’errore è l’utilizzo di punteggiatura sovrabbondante nei casi in cui è già presente un segno di punteggiatura forte entro le virgolette (punto esclamativo/interrogativo):
Es.: "Ciao..Josh. Com'è andata a lavoro?".
"Davvero non sto sch...".
"È la verità! Non ho nessun altro!".
In questi casi, il punto fermo all’esterno delle virgolette è ridondante, in quanto la punteggiatura utile a capire il senso della frase è già presente all’interno delle virgolette.
Questo, invece, è un esempio di uso corretto, in quanto all’interno delle virgolette non è presente alcuna punteggiatura: "Ho lasciato Josh".
Stile e lessico
Premetto che l’eccesso di ripetizioni che ho segnalato sotto il parametro precedente mi ha reso abbastanza difficoltoso individuare, di primo acchito, le altre problematiche che il tuo stile presentava. Fondamentalmente, comunque, la principale è una, che finisce per influenzare la storia sotto altri molteplici aspetti: è poco comunicativo.
Si nota una ricorrenza, a volte eccessiva, di aggettivi ed avverbi, ai quali è affidato in toto il compito di descrivere le scene/i personaggi/i sentimenti, finendo per raccontare una storia, invece di mostrarla. Molti aggettivi/avverbi, da soli, non bastano a far sì che la storia si animi sotto gli occhi del lettore e gli entri dentro, come tutte le storie, nel bene o nel male, dovrebbero fare. Alla fine, l’impostazione stilistica di questo racconto è solo un affastellarsi di parole, anche ricercate, che però sono prive di vita, di concretezza, delineano, ma non animano.
Tutto ciò risalta molto nella scena di sesso, che ho trovato abbastanza asettica e quasi meccanica: la descrizione verte in massima parte sulle mere azioni, mentre le riflessioni dei personaggi coinvolti non vi trovano posto. Alcune espressioni che ti ho già segnalato, poi, sono improprie, spesso abusate nella scrittura amatoriale, e annientano qualsiasi carica erotica la storia tentasse di veicolare.
Il mio consiglio è quello di evitare il più possibile le ripetizioni, di qualsiasi genere esse siano, e di sfoltire avverbi/aggettivi, prediligendone un numero minore, ma con maggior pregnanza a livello di significato.
Come già accennato prima, il lessico è buono, in linea di massima: a parte alcune espressioni più colloquiali e l’utilizzo di alcuni termini secondo un’accezione impropria, c’è una buona mescolanza di parole più comuni con altre maggiormente letterarie. Il problema, comunque, rimane lo stile che, a causa delle sue problematiche, offusca l’influsso positivo di un lessico variegato.
Coerenza logico-narrativa
La trama è unica, lineare, scorre senza grandi scossoni dall’inizio alla fine, con un equilibrio abbastanza ben dosato fra le parti. Non ci sono brusche accelerazioni o eccessivi indugi sulle vicende; inoltre, i personaggi parlano ed agiscono in modo coerente con se stessi.
Il problema si presenta, invece, con la coerenza al PoV adoperato, che, ad eccezione della prima parte (fino a quando Nicole abbandona Josh a casa), risulta essere molto altalenante. Ci sono passaggi in cui risulta di fatto impossibile capire chi sta pensando/facendo cosa, si salta senza soluzione di continuità, né segnalazione, dalla mente di Nicole a quella di Stephanie, il che è un grave errore di coerenza relativo al narratore. Ciò si nota, principalmente, nella parte finale della storia, dalla scena di sesso al termine vero e proprio, come se, presa dalla foga di concludere il racconto in tempo, tu abbia smesso di prestare davvero attenzione a chi stavi “impersonando” durante la scrittura.
Qualche esempio:
“Quelle stesse emozioni che stava provando Nicole, mentre correva a perdifiato verso casa della sua migliore amica, le pioggia che le aveva inzuppato tutti i vestiti.
Sorrise come una bambina, suonando ripetutamente al suo campanello, le ciocche scure incollate alla fronte ed al collo flessuoso.
Osservò la porta aprirsi lentamente, ed una figura alta e slanciata fissare stupita Nicole, le iridi smeraldine lievemente sgranate, i boccoli biondi che ricadevano dolcemente lungo le spalle esili e nervose, fasciate da una camicetta candida.”
Il primo Nicole ci fa comprendere che stiamo vivendo la vicenda dal suo PoV. Al contrario, il secondo Nicole ci catapulta brutalmente fuori dalla sua testa, tanto che andrebbe più opportunamente sostituito con un “fissarla stupita”.
“Nicolealzò la testa, sentendosi stranamente a disagio.
(…)
"E' tutto apposto, tranquilla. Ho deciso di non tornare indietro. Ormai è finita".
Stephaniestrabuzzò gli occhi, sorpresa.
Finita?
Eppure sembravano tanto innamorati, quei due.
Doveva esserci dell'altro.”
All’inizio, siamo ancora nel PoV di Nicole. Eppure, dopo una breve stringa di dialogo che ho omesso, il PoV che repentinamente prende la parola nella storia è quello di Stephanie.
“La ragazza si avvicinò a Nicole, prendendola per le spalle e guardandola negli occhi.
"Sei sicura di non averlo tradito, Nicky?" mormorò, seria in volto.
La castana la fissò intensamente, le iridi chiare che si persero nella generosa scollatura fino ad arrivare alla gonna cortissima che scopriva le cosce sode e nivee.
Deglutì, distrattamente.
Così non andava bene.”
Qui ho faticato sul serio a capire chi stesse facendo/pensando cosa, complici anche le riformulazioni, che contribuiscono a rendere totalmente caotico il contesto. A volte, risulta di gran lunga più efficace ripetere il nome del personaggio o, in alternativa, gestire la frase in modo che si possa comprenderlo senza nominarlo oppure utilizzando i pronomi personali.
“E Nicole ne era certa.
Non sarebbe più tornata indietro, perché quello era l'unico posto dove poter essere felice.
Accanto alla persona che amava.
E quella persona era Stephanie, la sua migliore amica.
E lei era felice così.”
Ho evitato di proposito la scena di sesso, perché avrei dovuto citarla di nuovo tutta per sottolineare i punti in cui bisognava rileggere per capire che il PoV primario era quello di Stephanie. Eppure, qui, ovvero nella scena immediatamente successiva, siamo tornati di nuovo nel PoV di Nicole.
Non è un problema cambiare PoV, ma bisognerebbe farlo con una certa coerenza e segnalandolo in maniera evidente (es.: io li cambio a seconda dei capitoli o dei paragrafi, spesso staccati dal testo precedente con qualche segno grafico, tipo gli asterischi).
Originalità
Premetto che, scrivendo da ormai tredici anni e leggendo da molto più tempo, mi risulta abbastanza difficoltoso trovare qualcosa che possa ritenere davvero originale.
La storia in esame non lo è: Nicole non ama più il suo storico fidanzato Josh, il quale incarna anche il prototipo, tipico del femslash, del fidanzato non del tutto galante. Questo perché ha scoperto di essersi innamorata della sua migliore amica lesbica, Stephanie, che, a sua volta, la ama in silenzio da anni. Nulla di nuovo sotto il sole, se non che, di solito, questi triangoli contemplano solo l’het. Tuttavia, come sono solita ripetere, non è sufficiente la tematica slash/femslash per ritenere una storia originale.
Le pecche a livello stilistico, inoltre, pesano molto anche in questo ambito, perché una storia dal sapore già visto può guadagnare il suo grado di novità grazie al modo in cui è raccontata.
Qui non accade nulla di tutto ciò, anche senza voler considerare il ricorso ad alcune espressioni molto cliché (e poco gradevoli) nella descrizione della scena di sesso, quali:
1) “Sentì la lingua della castana sfiorarle le labbra, chiedendole l'accesso, che non tardò ad arrivare.”
2) “Mentre continuava a rimuginare su tutto quello che stava accadendo, non si era accorta di essere nella sua stanza da letto, sdraiata comodamente sul suo letto matrimoniale, con il corpo di Nicole che aderiva perfettamente al suo.”
3) “Stephanie sorrise, comprendendo la sua insicurezza e, con un colpo di reni, ribaltò le posizioni, mettendosi a cavalcioni sopra Nicole.”
Queste sono un po’ dei classici, che si trovano ormai come fumo negli occhi e, perciò, andrebbero evitate. Tra l’altro, non sono davvero gli espedienti migliori per descrivere una scena di sesso in generale.
Caratterizzazione dei personaggi
I personaggi coinvolti nella vicenda sono tre: Nicole, la protagonista, Stephanie, la sua migliore amica, e Josh, il fidanzato della prima.
Riguardo a Josh, ho già accennato alla sua stereotipizzazione: nelle storie femslash, si incappa spesso nella figura maschile negativa, di solito rappresentata dal fidanzato geloso e possessivo, e qui è possibile intravvedere queste caratteristiche. Le due ragazze sono sì distinguibili e coerenti con le loro azioni e i loro pensieri, ma non sono comunque caratterizzate a dovere: sappiamo quasi tutto di loro a livello fisico, a causa della pletora di aggettivi usati, ma questo non permette loro comunque di emergere davvero dalla pagina scritta e di prendere vita sotto gli occhi del lettore. Il distacco fra lettore e personaggio, il non riuscire del tutto ad empatizzare con le vicende narrate, di nuovo, è imputabile all’impostazione stilistica della storia.
Attinenza al prompt
La citazione utilizzata è inserita all’interno della storia, forse in maniera un po’ brutale e non del tutto armoniosa, però l’attinenza funziona abbastanza. Abbastanza, perché il prompt suggerisce scenari più inquietanti, mentre qui la parte davvero drammatica della vicenda si consuma nella prima porzione del racconto. Nonostante ciò, si può comunque intuire che la storia è stata ispirata dalla citazione, quindi il lavoro svolto a questo proposito è perlomeno sufficiente.
Gradimento personale
A giudicare dal voto, si potrebbe pensare che la tua storia non mi sia affatto piaciuta. Ecco, ciò non è del tutto vero, perché questa storia, di base, aveva del potenziale positivo, che però è stato di fatto oscurato dalle problematiche stilistiche, in prima istanza, e dagli errori che ti ho segnalato sotto il parametro del betaggio.
La presentazione appare sciatta e trascurata e, purtroppo, non posso transigere su questo, anche se la storia è stata consegnata all’ultimo momento. Lo stile scoraggia l’empatia, appiattisce anche i momenti di maggior emozione e coinvolgimento (come quello della scena di sesso); in breve, non riesce mai ad essere davvero comunicativo e, di conseguenza, risulta poco efficace.
Il mio consiglio è quello di prestare attenzione, in particolare, alle segnalazioni che ti ho fatto riguardo allo stile, perché, una volta sistemato quello e prestando maggiore attenzione alla stesura del racconto, credo che tu possa compiere decisivi miglioramenti.
Valutazione _Koa_:
Voto: 5,50/10
Correttezza grammaticale, ortografica e sintattica
Non posso dire che né c’è una buon grammatica, né che il testo sia corretto. Ci sono diversi errori, alcuni più lievi e di distrazione, altri invece più gravi su cui non si può sorvolare. Ti faccio notare i più gravi:
-Si scrive: A posto nonApposto. (Apposto è il participio passato del verbo apporre.)
-Perchè e non Perché. Questo errore mi è sembrato il più strano di tutti, se usi word e hai fatto un errore del genere, ti consiglio di dare una controllata al correttore automatico.
-La e maiuscola accentata non si scrive così: E’. La forma corretta è questa: È. So che è uso comune utilizzare l’apostrofo al posto dell’accento, specie sulle parole maiuscole che non sono presenti sulla tastiera del computer. Il problema è che un apostrofo non è un accento! Anche qui, se utilizzi word c’è il correttore automatico che te lo inserisce senza che tu lo vada a cercare, altrimenti lo trovi tra i simboli di word.
Un altro errore piuttosto grave riguarda i puntini di sospensione, sono sempre e solo tre, mai due e mai quattro o più. E soprattutto vogliono una spaziatura dopo, così:
Le mele sono rosse… Le pere sono gialle.
Questa è la maniera corretta, per quel che riguarda la maiuscola dopo i puntini, dipende a seconda della frase, se questa continua dopo i puntini, la maiuscola non è necessaria, nel caso sopracitato vuole la maiuscola.
Senza scendere ancora nel dettaglio, posso dirti che un altro errore grave riguarda la virgola prima del vocativo. Ci sono un paio di punti in cui non l’hai messa, altri invece in cui c’è ed è corretta. Il che mi fa pensare che o non conosci bene la regola, oppure la tua rilettura non è stata attenta, ma superficiale.
L’ultimo problema di cui ti parlo riguarda la coerenza. Hai scritto entrambe le versioni di:
se stessa e sé stessa
Non esiste una regola precisa a riguardo, taluni sostengono che ci voglia l’accento, altri invece no. Si può quindi usare la versione che si ritiene migliore, ma occorre avere coerenza. Se decidi di usare la forma accentata, allora devi farlo sempre.
Stile e lessico
Nonostante le imprecisioni, devo ammettere che lo stile è piuttosto buono. È incisivo dove ce n’è bisogno e scorrevole dove serve. Tuttavia ho trovato un paio di punti che, dal punto di vista stilistico, dovresti rivedere.
Quelle stesse emozioni che stava provando Nicole, mentre correva a perdifiato verso casa della sua migliore amica, le pioggia che la aveva inzuppato tutti i vestiti.
Stilisticamente questa frase non è male, ma la parte finale, messa così, non ha un reale senso. Manca una congiunzione che la leghi al resto della frase, oppure occorre un punto fermo che la separi dal resto. Perché messa così sembra campata in aria. Suggerisco di cambiare di posto al “mentre”, invece che dopo la parola “Nicole” lo metterei dopo la parola “amica” ovviamente rigirando le virgole, così:
Le stesse emozioni le provava Nicole e, mentre correva a perdifiato verso casa della sua migliore amica, la pioggia le inzuppava tutti i vestiti.
Ho cambiato anche il tempo verbale come avrai notato. Questa è solo una delle varianti, puoi usare questa che ti ho proposto io oppure farlo tu stessa.
Altro punto che vorrei approfondire, riguarda un cambio di pov non giustificato. Utilizzare la terza persona con un narratore interno, è tutto tranne che facile. Perché si corre il rischio di cambiare improvvisamente pov, senza rendersene conto e basta una frase a non far quadrare le cose. Cambiare il narratore interno, passare da Tizio a Caio, non è sbagliato, ma deve essere introdotto. Perché, se non lo fai, il lettore si ritrova disorientato e spaesato. Ad un certo punto quando Nicole arriva a casa di Stephanie e tu ci descrivi la sua casa, c’è un cambio di pov, da una all’altra che non viene introdotto. Il lettore si ritrova bruscamente a leggere dei pensieri di Stephanie e non capisce come ci sia finito. Avresti dovuto introdurre anche il nuovo personaggio, magari con una breve descrizione fisica, per giustificare il cambio di punto di vista. Anche successivamente, quando le due iniziano a baciarsi dando il via alla lemon, non è molto chiaro quale sia il pov. Insomma, ci sono dei punti poco chiari.
Per quello che riguarda il lessico, non utilizzi un linguaggio particolarmente ricercato. Il che, se da un lato ti rende coerente al contesto, dall’altro ti penalizza perché a lungo andare risulta ripetitivo. L'utlizzo di certe espressioni come "la castana" le ho trovate, non solo troppo ripetute e quindi ridondanti, ma anche di poco gusto. Consiglio di utilizzare un dizionario dei sinonimi per ampliare il tuo lessico. Ma in linea più generale, l’unico modo per farlo è leggere molti libri.
Coerenza logico-narrativa
Seppur il tutto accada molto rapidamente, nell’arco di una sola notte, la trama ha una certa logica ed è consequenziale. Nicole arriva ad un punto di rottura con Josh, che si intuisce avere un rapporto con lui che non funziona da tempo, e lo lascia andando da lei. Ogni fatto accade l’uno di seguito all’altro in modo logico.
Originalità
Per quella che è la mia personale esperienza posso dirti che è la prima volta che leggo una storia del genere. Ovvero la protagonista che fugge dal fidanzato e decide di rifugiarsi a casa dell’amica di cui in realtà è innamorata. Quindi da questo lato, per me, l’originalità c’è. Il problema sull’originalità è la lemon finale. L’ho trovata scontata, e oltretutto non aveva un reale senso e mi è sembrata piuttosto scialba. Se avessi amplificato il tema dell’abbandono del fidanzato e dell’accettazione dell’amore per un’altra donna, sarebbe stato molto più originale.
Caratterizzazione dei personaggi
I personaggi li ho trovati ben caratterizzati. Nicole si intuisce essere una persona tormentata. Fin dalle prime righe capiamo che il suo rapporto con Josh non funziona, perché lei non ci pare più interessata a stare con lui. Se all’inizio non è chiaro il motivo, sembra solo che sia rimasta imbrigliata in un rapporto stanco e finito, con il passare delle righe si intuisce che c’è dell’altro. La corsa verso casa di Stephanie è significativa. Rappresenta in un certo senso la corsa vero la libertà. Libertà ovviamente non solo dal rapporto finito con Josh, ma una libertà interiore. Penso che se ti fossi soffermata a descrivere la lotta interiore alla quale Nicole è stata sottoposta, forse sarebbe stato più completa come introspezione del personaggio. Per arrivare ad una decisione del genere, il protagonista dev’essere stato oggetto di una lunga lotta con sé stessa, capisco che tu non volessi mostrarcela in questa storia, ma allora avresti dovuto calcare la mano sugli strascichi, forzare certe parti, specie all’inizio, magari con frasi su quanto sia stato difficile arrivare alla decisione presa. In questo modo il personaggio di Nicole appare davvero poco approfondito.
Per quel che riguarda Stephanie, abbiamo un po’ lo stesso problema. Intuiamo delle cose, ma anche lei non è a tutto tondo. È innamorata da sempre di lei, e questo può anche starci. Ma non la vedo sofferta come cosa. Quello che voglio dire è che, la persona di cui sei da sempre innamorata ti dice, all’improvviso, che ha capito che ti ama e tu urli? Mi è sembrata una reazione illogica. Per quale motivo grida? Perché crede che la stia prendendo in giro? Mh, se anche lei è vittima di un periodo di sofferenze (tenere nascosto un amore a qualcuno non è una cosa che ti fa stare serena, specie se la ami davvero e la vedi spesso) allora la sua reazione sarebbe dovuta essere di sfogo più che di rabbia. Anche la rabbia è uno sfogo, lo so, ma in negativo. Ciò che voglio dirti è che forse un pianto sarebbe stato più sensato.
Per quel che riguarda Josh di lui sappiamo molto poco, lo vediamo praticamente solo nelle prime righe, ma a mio avviso tanto bastano per inquadrarne il tipo. Ecco, lui è quello che mi ha convinto di meno, forse perché non praticamente per nulla approfondito, ma mi è parso molto standardizzato. Il problema dei personaggi standardizzati non è il fatto che lo sono, ma che l'autore non riesce a renderli al meglio.
In ogni caso tengo a precisare che ciò che sto cercando di dirti non è per dirti come avresti dovuto scriverla o come la scriverei io, sto solo cercando di invitarti ad una riflessione. Riflessione sulla psicologia di personaggi che sono tuoi e solo tuoi e che potrebbero essere ancora migliori di quello che sono.
Attinenza promt/citazione
Il promt è attinente al testo, viene inserito quando Nicole decide di andarsene e lo utilizzi per descrivere il suo status interiore. Ben utilizzato.
Gradimento personale
Come ho già accennato, la storia ha del potenziale perché i personaggi e la loro introspezione mi hanno davvero colpita. Purtroppo la lemon finale l’ho trovata scontata e buttata lì, e svilisce anche il “ti amo” che viene detto, casualmente, dopo l’orgasmo di Nicole. Il tutto è aggravato da un testo pieno di errori anche piuttosto gravi. La virgola prima del vocativo ci va sempre. Ed espressioni come “apposto” non possono assolutamente essere ignorate. In generale è proprio questo il sentimento che ho avuto leggendo la tua one-shot, che fosse poco curata. Non c’era nemmeno il titolo nel file che ci avevi inviato! Il che denota una poca accuratezza che non posso non far notare. Consiglio una lettura più attenta e all’occorrenza, dell’aiuto di una beta che corregga i tuoi errori, ma non solo grammaticali ed ortografici, ma soprattutto di costruzione delle frasi.
Edited by K'oa - 16/7/2013, 19:51