Lo slash d'oro, Scadenza 30 Maggio 2013 (prorogato al 6 giugno)

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K'oa
view post Posted on 22/5/2013, 12:55




Ciao, ragazze, siamo già al 22 di maggio... come siete messe? Necessitate di proroghe?
 
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K'oa
view post Posted on 25/5/2013, 11:59




Avviso!

Dato che siamo al 25 maggio e che la scadenza è tra cinque giorni esatti, avviso che, dato che hanno consegnato solo due partecipanti e che stando a regolamento per attivare il contest occorrono tre storie consegnate, se entro il 30 (giorno della scadenza) non riceveremo nessun altra storia o, eventualmente una richiesta di proroga, annulleremo il contest. Nel caso avvenisse, i due partecipanti che hanno consegnato riceveranno una recensione da parte dei giudici e se lo vorranno potranno anche avere un banner di partecipazione che mi premurerò di fare soltanto per loro. Questa è solo un'eventualità, ma mi sembrava giusto avvisare data la scadenza imminente.
 
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K'oa
view post Posted on 26/5/2013, 19:17




Quasi quasi mi dimenticavo di avvisare...
Abbiamo concesso una proroga, questo contest scadrà il 6 giugno!
 
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K'oa
view post Posted on 30/5/2013, 11:46




Aggiornamento!

Vi do un piccolo aggiornamento. I giudici si sono riuniti in consiglio e hanno deciso i metri di valutazione per questo contest. Ci atterremo ad uno schemino che ora vi posto e che seguiremo punto per punto nella recensione. I singoli punti non avranno voti, perché manterremo come abbiamo detto un voto generale, che poi verrà sommato a quello degli altri per fare la media. Abbiamo deciso inoltre che SignorinaEffe87 si occuperà della parte grammaticale e di "betare" le vostre storie. Così facendo non rischieremo di ripetere le stesse cose nei tre giudizi.


Correttezza grammaticale, ortografica e sintattica
Stile e lessico
Coerenza logico-narrativa (Trama)
Originalità
Caratterizzazione dei personaggi
Attinenza al prompt/alla citazione
Gradimento personale



Lo staff di OCY
 
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bloodingeyes
view post Posted on 31/5/2013, 15:21




mi ritiro, scusate me non riesco a scrivere
 
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K'oa
view post Posted on 31/5/2013, 15:22




Ok, nessun problema!
 
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MaelstromDawn
view post Posted on 16/6/2013, 16:50




Ho postato la storia ^^
Third person conditional
 
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K'oa
view post Posted on 18/6/2013, 11:47




Avviso:


Dato il nuovo regolamento del forum di efp, che riguarda i concorsi, i concorrenti che non avessero ancora postato le loro storie anche su efp sono invitati a farlo.

Ci scusiamo per questa cosa, noi non vorremmo affatto obbligarvi, ma il regolamento di efp parla chiaro a proposito. Stiamo vagliando l'ipotesi di non pubblicare più i nostri bandi anche su efp.
 
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K'oa
view post Posted on 11/7/2013, 12:40




Vi lascio questo messaggio perché ritengo che i partecipanti debbano essere informati della situazione. Io (Koa) e SignorinaEffe87 abbiamo terminato di stendere i giudizi circa tre settimane fa. Avevamo dato del tempo in più a NonnaPapera, ma da più di una settimana è sparita e non risponde nemmeno ai nostri messaggi, non sappiamo effettivamente cosa pensare o come comportarci. Ragion per cui, abbiamo preso la drastica decisione di pubblicare ugualmente i risultati il 15 di luglio. I motivi sono molteplici, uno su tutti è che non vogliamo farvi aspettare ancora, ma soprattutto non vogliamo tirare alla lunga un contest che per noi sarebbe già chiuso da tempo. SignorinaEffe87 sta anche preparando la tesi e sta entrando in un periodo piuttosto complesso e in futuro sarà difficile che possa garantire la sua presenza. Soprattutto perché teniamo molto a rispondere alle vostre domande dopo che pubblicheremo la classifica. Preferiamo quindi sbrigare questa faccenda alla svelta. Se avremo, entro il 15, notizie di NonnaPapera o addirittura i risultati, allora saremo ben felici di accorparli alla classifica che sto già stendendo, altrimenti quando tornerà ne parleremo direttamente con lei e magari potrete avere il suo giudizio come recensione o magari potremo accordarci per farvelo avere tramite mail.


Nel frattempo ho preparato il banner di partecipazione che trovate: QUI


K'oa
 
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K'oa
view post Posted on 13/7/2013, 13:19




Abbiamo i risultati!!!!

Nel frattempo potrete andare QUI per i banner!


Confermo ciò che avevo annunciato: in questa classifica non sarà presente la valutazione di NonnaPapera! Noi non possiamo aspettare ancora, o farvi aspettare, per questo motivo quando sarà di nuovo dei nostri, ci accorderemo per farvi avere anche le sue valutazioni. (Non sappiamo con certezza il motivo per cui Nonna non sia presente da settimane sul forum, l'unica cosa che sappiamo con certezza è che ha avuto problemi gravi in famiglia che fino ad ora l'hanno tenuta lontana.) Non vogliamo scendere nei dettagli, anche perché non li conosco, solo farvi presente il fatto che non è per fare un torto a voi, solo che alle volte si mettono di mezzo certe questioni e cose del genere passano inevitabilmente in secondo piano.

Affrontato questo aspetto, io e SignorinaEffe87 ci siamo scambiate delle opinioni riguardo le storie in fase di stesura, ma questo scambio di idee non ci ha influenzato a vicenda. Molte idee che avevamo sulle vostre storie coincidono (e ve ne renderete conto), altre invece sono differenti.

Entrambe però teniamo a precisare una cosa: innanzitutto siamo state il più sincere possibili. Speriamo che la nostra schiettezza non venga presa come un'offesa da parte vostra, perché ciò che ci eravamo prefissate di fare era fare delle critiche costruttive che servissero innanzitutto a voi. Non solo per migliorare e correggere le storie che ci avete mandato, ma anche per migliorare il vostro stile. Noterete che i voti che vi abbiamo dato sono piuttosto bassi rispetto agli standard dei contest qui su efp. Il motivo è che abbiamo attuato un metro di valutazione molto rigido.


Ora posterò la classifica, vi chiedo di non postare nulla fino alla fine, perché, data la lunghezza, abbiamo dovuto suddividere i post classificato per classificato.

Vi rimando in fondo per le modalità di premiazione e per accordarci sulle recensioni che vi spettano.

Edited by K'oa - 16/7/2013, 19:29
 
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K'oa
view post Posted on 16/7/2013, 11:44




Quinto classificato:

"Nous devons Aller" di Son of preacher man

Voto complessivo: 5,25/10

Valutazione di SignorinaEffe87:

Voto: 5,50/10


Nota: all’interno della tua storia, non sono stati segnalati i credits della canzone-prompt (in questo caso, è sufficiente il titolo che trovi nel bando del contest). La mancata indicazione dei credits costituisce una violazione del regolamento di EFP.

Correttezza grammaticale, ortografica e sintattica

[Io non ho mai studiato francese, però ho chiesto ad alcuni conoscenti che lo parlano e mi è stato detto che la forma corretta della frase usata per il titolo sarebbe “Nous devons y aller”, con il complemento di luogo indicato. In realtà, però, per esprimere il concetto che hai in mente, un francese opterebbe piuttosto per “On doit partir”.]

In generale, ho riscontrato punteggiatura mancante, uso improprio di alcune preposizioni e pronomi, forse imputabile ad un eccessiva adesione dello stile al “parlato”, nonché errori tipografici sparsi, legati prevalentemente all’uso della punteggiatura nei dialoghi, ai mancati spazi dopo la punteggiatura stessa e alla scrittura errata della E accentata maiuscola.

“Ma sono contentissima, dubito che potrei chiedere di meglio a parte una ragazza con cui passare quest’esperienza.”

Tra “di meglio” e “a parte” sarebbe opportuna una virgola. Piuttosto che “passare”, opterei per un “vivere/trascorrere”.

“Andiamo! Ti porto in un negozio troppo figo!- mi ordina Chris prendendomi per un braccio e trascinandomi chissà dove.”

Tra “Chris” e “prendendomi” manca una virgola.

“La mia amica è già stata a Parigi una quindicina di volte, dato che dopo il divorzio dei suoi genitori il padre è venuto ad abitare qui.”

Dopo il divorzio dei suoi genitori” sarebbe un inciso, quindi deve essere preceduto e seguito da una virgola.

“E’scritta in francese.”

So perfettamente che è una seccatura immane, ma esistono le combinazioni da tastiera sia per Mac, sia per Windows per generare le maiuscole accentate. Usare l’apostrofo è un errore.

“(…) e rimango mezzora a fissare esaltata la quantità di camice senza taschino esposte.”

Meglio “mezz’ora”. Il plurale di “camicia” è “camicie”.

“(…) ed infine mi avvio nei camerini con Chris.”

Ed infine” suona un po’ pleonastico, lascerei solo il secondo e preceduto da una virgola.

“Per stasera, che c’è la festa in maschera.”

La forma corretta è “ché”.

“(…) ci mettiamo ad aspettare gli altri nel punto di ritrovo poco dopo aver preso un gelato.”

Manca la virgola prima di “poco dopo”.

“Ci mettiamo sui gradini, e io mi metto in mezzo alle sue gambe.”

La ripetizione non ha valore stilistico, quindi uno dei due verbi “mettere” va sostituito con un sinonimo a tua scelta.

“-Mi mancherà Parigi.- le confesso guardando un violinista di strada che ringrazia una signora per aver buttato qualche spicciolo nella sacca di fronte al musicista.”

Parigi” deve essere preceduta da una virgola; la virgola va inserita anche tra “confesso” e “guardando”. Sarebbe opportuno sostituire l’espressione “Al musicista” con un pronome personale, per rendere più scorrevole la frase e non usare una riformulazione in eccesso.

“-Lo dicevo anch’io le prime volte.- mi risponde senza smetterla di accarezzare i miei lunghi capelli mori.”

Le prime volte” deve essere preceduta da una virgola; la virgola va inserita anche tra “risponde” e “senza”; “smetterla” è ridondante, basta “smettere”.

“-Ehi lesbicone! (…)”

Manca la virgola dopo “Ehi”.

“-Kyle, vattene.- gli ordino scocciata, senza neanche guardarlo.”

Manca la virgola tra “ordino” e “scocciata”.

“(…) si limita ad alzarsi ed avviarsi dalla sua combriccola di sfigati arrapati.”

Meglio “avviarsi verso la sua combriccola etc.”.

“(…)andiamo d’accordo fin dal primo anno poiché pensiamo entrambi che i ragazzi siano degli esseri inferiori.”

Tra “anno” e “poiché” manca la virgola; dal momento che il soggetto sottinteso è una coppia di ragazze, quindi di genere femminile, bisogna usare “entrambe”.

“(…) e andiamo insieme a mangiare nell’hotel.”

Meglio “all’hotel”.

“E’una delle poche volte che guardandomi allo specchio mi trovo accettabile.”

L’errore della E accentata maiuscola è spiegato poco sopra; al posto di “che”, in questo caso, userei “in cui”. “Guardandomi allo specchio” andrebbe preceduto e seguito da una virgola.

“-Credi che possa avere una qualche speranza con Chris stasera?-“

Manca la virgola prima di “stasera”.

“Lui emette una smorfia triste, e poi si allontana.”

Si emettono versi/lamenti/suoni in generale, le smorfie si assumono o si fanno.

“Chris cerca un ragazzo…Uno con più classe degli altri,(…) Non certo l’hobbit del ventunesimo secolo (…).”

Dopo i tre puntini di sospensione e prima della parola successiva, andrebbe inserito uno spazio. Inoltre, “Hobbit” vuole la lettera maiuscola: ho controllato sulla mia copia de “Il Signore degli Anelli”.

“-Dai, fammi entrare che ti do una mano!”

Anche qui, ci vuole “ché”, preceduto da una virgola.

“Mi dispiace che non abbia visto messa in tiro.”

Qui è scomparso un qualche tipo di pronome personale, perché, scritta così, la frase non ha molto senso.

“Io e la ragazza misteriosa ci guardiamo attorno e vedendo tutti accoppiati a ballare, ci fissiamo con uno di quegli sguardi(…).”

La parte sottolineata dovrebbe essere preceduta da una virgola.

“(…) probabilmente si sarà concessa a quel cesso di Kyle…Ma non voglio (…).”

Di nuovo, lo spazio mancante dopo i tre puntini.

“-Nous devons aller.- mi sussurra lei nell’orecchio.

Io la guardo con una smorfia sbigottita, che lei fortunatamente non può vedere.”

Il primo “lei” è ridondante e può essere omesso; sarebbe meglio scrivere “all’orecchio”. “Fortunatamente” dovrebbe essere incluso tra due virgole.

“Usciti fuoridalla sala grande, (…).”

Delle due, l’una, a tua discrezione; usarle entrambe non è il massimo della correttezza.

“E’come se entrambe sapessimo dove vogliamo arrivare,(…).”


La solita E maiuscola accentata.

“Da lì si vede tutta Parigi” mi diceva sempre Chris, “si vede perfino la torre Eiffel. E di notte è piena di luci!”.

Il secondo “si vede” può essere omesso senza problemi; “di notte” andrebbe incluso tra due virgole.

“E’ buio, non vedo molto a dire il vero.”

A parte la E maiuscola accentata, questa frase funzionerebbe meglio in questo modo: “È buio; non vedo molto, a dire il vero.

“(…), sempre di più…Sempre di più.”

Lo spazio mancante dopo i tre puntini.

“E’un momento memorabile.”

La E maiuscola accentata.

“Quando apro gli occhi, mi accorgo.”

Accorgo” rimane un po’ in sospeso, senza un’ulteriore esplicitazione; forse sarebbe meglio usare un altro verbo, di significato simile, che però funzioni meglio anche senza l’infinitiva esplicativa.

“-Ma tu sei mossa…Ed eri vestita di azzurro. (…) aggiungo poco dopo.”

Lo spazio mancante dopo i tre puntini. “Aggiungo” ha già insito il concetto di posteriorità rispetto ad un’azione precedente, quindi il “poco dopo” non serve.

“Sì…Beh, mi sono piastrata e alla fine ho cambiato vestito.”

Lo spazio mancante dopo i tre puntini. “Alla fine” andrebbe incluso tra due virgole.

“-Quindi tu…- le chiedo io, indicandola sconcertata.”

Tra “quindi” e “tu” manca la virgola; “io” è ridondante e può essere omesso. “Indicandola sconcertata” andrebbe riformulata per renderla più scorrevole [es.: indicandola con espressione sconcertata].

“-No vabbè, sarebbe stata un’esperienza…E basta.

- A me è piaciuto, comunque.- continua poco dopo.”

A parte il solito spazio mancante dopo i tre puntini, manca la virgola tra “no” e “vabbè”, che sarebbe meglio scrivere “va beh”. Come sopra, “continua” veicola già un’idea di posteriorità, quindi “poco dopo” può essere omesso.

“(…), sedute sul balcone a guardare la torre Eiffel davanti al sole che sta sorgendo.”

Meglio “che sorge”.

“Lei si avvicina, mordendosi il labbro e ribaciandomi.”

Non è l’espressione migliore del mondo, non è neanche particolarmente corretta; preferirei un “baciandomi di nuovo/avverbio di significato analogo a piacere”.

“Direi senza dubbio che questa è stata una gita a Parigi andata al di sopra delle aspettative.”

Sarebbe meglio riformulare la frase in questo modo: “Direi, senza dubbio, che questa è stata una gita a Parigi al di sopra delle aspettative.

Per quanto riguarda gli errori nella punteggiatura dei dialoghi, so che ci sono scuole di pensiero discordanti, però io ho partecipato a diversi contest e non mi sono mai stati segnalati problemi riguardo al mio metodo:

A) Se il dialogo è seguito da dialogue tag, la punteggiatura all’interno dei trattini va omessa, a meno che non si tratti di un segno d’interpunzione forte come il punto esclamativo o interrogativo.

Es.: -June! Ci sei?- mi urla a distanza Christina, (…)
-Arrivo!- strillo a mia volta, (…)

Queste due frasi presentano una punteggiatura corretta. Il dialogue tag è la porzione di frase sottolineata.

-Mi mancherà Parigi.- le confesso (…)
-Lo dicevo anch’io le prime volte.- mi risponde (…)

Queste due frasi, invece, presentano una punteggiatura errata: in entrambi i casi, il punto che precede il trattino va tolto, in quanto il dialogo ha un’ideale prosecuzione nel dialogue tag corrispondente.


B) In mancanza di dialogue tag, la punteggiatura va messa o prima del trattino, o dopo il trattino.

Es.: -Ripeto, che vuoi?
-Credi che possa avere qualche speranza con Chris stasera?


In questi due casi, la punteggiatura è corretta.

“E di notte è piena di luci!”.

In questa frase, invece, la punteggiatura è errata: in questo caso specifico, si deve eliminare il punto fermo all’esterno delle virgolette e mantenere il punto esclamativo, più pregnante a livello di significato.

Nel caso in cui la frase fosse stata: “E di notte è piena di luci.”.

Il punto fermo da eliminare sarebbe stato a tua discrezione quello interno o quello esterno alle virgolette; quello che conta è ripetere la scelta fatta in tutta la storia (o solo punteggiatura esterna, o solo punteggiatura interna).

Ti segnalo un altro problema, che sarà ripreso anche sotto il parametro stilistico: la maggior parte delle tue frasi si presenta con la struttura “Proposizione Principale + Coordinata introdotta da E e preceduta dalla virgola”.

Io non sono il tipo di giudice che reputa errato a prescindere l’uso della virgola prima della congiunzione E; tuttavia, qui ho avuto l’impressione che si trattasse di una sorta di “scappatoia” per non sforzarsi di costruire coordinate con congiunzioni diverse, oppure delle subordinate vere e proprie. Analizzerò al prossimo punto le ripercussioni che questa scelta ha avuto a livello dello stile.


Stile e lessico

Sei stato sfortunato: non sono un’amante né della narrazione in prima persona, né della narrazione al presente. Tuttavia, entrambe queste scelte stilistiche sono state usate in maniera corretta e mantenute con coerenza nel corso del racconto, perciò, a prescindere dal mio gradimento personale, su questo fronte non ci sono problematiche da rilevare.

Lo stile è molto semplice e predilige la paratassi, nonché brevi frasi di poche parole subito interrotte da un punto fermo. Questa scelta, dal punto di vista del narratore utilizzato (una ragazza adolescente), può essere accettata; tuttavia, ci sono un paio di perplessità che mi preme segnalarti.

Innanzitutto, come ho anticipato al punto precedente, la ripetizione della coordinata introdotta da E e preceduta da virgola, che, a lungo andare, risulta eccessivamente monotona induce il lettore a non prestare più attenzione a quello che succede, perché la sua mente “già sa” come sarà impostata la frase successiva. Questo poi, in un testo breve come quello richiesto dal nostro bando, risalta ancora di più.

In secondo luogo, le brevi frasi subito interrotte da un punto fermo. Di nuovo, a livello di scelta stilistica per illustrare i pensieri di un’adolescente, possono andare bene, ma la resa non funziona in maniera altrettanto buona: a volte, lo spezzettamento è eccessivo, tronca pensieri che sarebbero fluiti con maggior armonia (ed altrettanta credibilità) con dei segni di interpunzione meno forti e una costruzione delle frasi più variegata. Ad esempio, avresti potuto utilizzare il punto e virgola, che in questo testo è praticamente assente, per non parlare dell’ipotassi.

Il lessico è ordinario e, se può essere adatto al personaggio-narratore, a volte sfocia nel banale; l’impostazione stilistica della frase, poi, non aiuta le parole comuni a trovare combinazioni maggiormente interessanti e, di conseguenza, a vivacizzare l’esposizione.

In conclusione, ho trovato la narrazione abbastanza spenta. In diversi punti, le emozioni dei personaggi sono raccontate, ma non mostrate, e finiscono per non arrivare al lettore: la scene del bacio e dell’agnizione, che dovrebbero essere il punto focale di tutta la vicenda, scivolano via in fretta e lasciano poco a livello puramente emotivo.


In generale, è uno stile che cerca di mimare il parlato, oppure lo imita senza esserne del tutto conscio, ma che rimane ancora troppo ancorato al suo modello di partenza e non riesce a diventare totalmente letterario.


Coerenza logico-narrativa


La trama è molto lineare, c’è un’unica vicenda su cui focalizzare l’attenzione, è perciò inevitabile che il racconto, in sé, scorra senza problemi e senza perdere mai il suo filo logico. Le parti della storia mi paiono abbastanza equipollenti, si snodano senza brusche accelerazioni o focalizzazioni eccessive su fatti di minore importanza: forse, come ho già scritto, solo la scena del bacio/riconoscimento è un po’ più compressa rispetto alla sua effettiva importanza nell’economia del racconto. In generale, comunque, non ci sono errori di coerenza logica rilevanti; anche a livello di punto di vista, la narrazione è sempre filtrata dal PoV di June, senza repentini salti in teste altrui, che spesso occorrono, soprattutto in corrispondenza dei dialoghi.

Ti segnalo sotto questo parametro un paio di espressioni che non sono molto adatte al punto di vista che hai scelto:


A) “minchiate”: se tu avessi scritto “cazzate”, non avrei detto nulla; invece, “minchiata” ha ancora un residuo di accezione dialettale tipicamente italiana, quindi, nei pensieri di una ragazza americana, a mio parere stona un po’.
B) “la professoressa mi ha dato quattro”: questo, invece, è proprio un errore. Negli Stati Uniti, i voti seguono una progressione alfabetica (A, B, C, D, E, F), quindi, facendo i dovuti paragoni, June dovrebbe avrebbe preso “una D”.
C) “la band”: non trovo che sia esattamente il termine più corretto per descrivere un gruppo di persone che suona in un albergo.

La parola Band fa pensare ai Queen o, anche a non voler scomodare i mostri sacri, al gruppetto che prova cover punk-rock nel garage del bassista e si esibisce al concerto di fine anno del liceo. Qui, per quanto possa essere infimo il livello dell’albergo che ospitava questi gitanti, parlerei piuttosto di un’orchestra.


Originalità

Premetto che bazzico il mondo della scrittura amatoriale da più di dieci anni, leggo moltissimo, guardo meno telefilm e film di quanto vorrei. Perciò, trovare qualcosa che possa considerare davvero originale sta cominciando a diventare un’impresa disperante. Qui abbiamo la gita in cui si verifica l’evento che, nelle normali circostanze della vita di tutti i giorni, non sarebbe mai accaduto, la ragazza innamorata della sua migliore amica, la ragazza ricca con i genitori divorziati, il nerd sfigato, i professori rompiscatole che fanno i cani da guardia: insomma, un miscuglio di situazioni molto cliché, che si possono trovare in un qualsiasi teen drama, di cui io, peraltro, non sono proprio un’estimatrice.


Inoltre, le carenze a livello stilistico e i problemi che saranno segnalati sotto il parametro Caratterizzazione dei Personaggi non aiutano il cliché ad avere quel guizzo “fuori dagli schemi” che può, a mio parere, salvare una trama ormai tanto ordinaria da sembrare quasi abusata.

A conti fatti, l’innovazione è data soltanto dal fatto che, invece dei consueti ragazzo e ragazza, al centro della vicenda ci siano due ragazze. Tuttavia, il femslash (e lo slash, il discorso non cambia) non può bastare come unico fattore per considerare una trama davvero originale.


Caratterizzazione dei personaggi

Come la trama, anche i personaggi risultano abbastanza stereotipati: June è un’adolescente, lesbica, innamorata della sua migliore (ed unica) amica, detesta i ragazzi perché “sono inutili/sono degli esseri inferiori” (quest’ultimo cliché, in particolare, lo trovo anche sgradevole e un pochino offensivo, e io sono una femminista); Chris è la ragazza ricca, con i genitori divorziati, che vuole “sperimentare”; Kyle è il classico nerd sfigato, perennemente intento a sbavare (e chissà cos’altro) sulle ragazze omosessuali che fanno cosacce tra loro, oltre ad essere attratto (senza la benché minima speranza) da Chris.

Il problema è che, oltre ad essere incarnazioni di tipi umani abbastanza frequenti, questi personaggi emergono poco dalla pagina, non sono davvero vivi: tutto quello che capita loro, come ho già detto, è raccontato, per giunta per sommi capi, ma non viene mai mostrato e, quindi, al lettore arriva molto poco, a livello di coinvolgimento emotivo.

I comprimari, poi, sono come le ambientazioni: uno sfondo, piatto ma necessario, accennato perché ci deve essere. Paradossalmente, gli unici ad emergere, quasi con maggiore evidenza rispetto ai protagonisti, sono il cameriere che porge le maschere e il “tizio con i baffi ridicoli”, caratterizzati con pochi, semplici dettagli, ma abbastanza efficaci.


Attinenza al prompt


Il prompt c’è, è citato nel testo da June, tuttavia, l’attinenza è molto poca, a parte la generica scena di ballo in cui è inserito, che lo richiama in modo vago. È messo lì, quasi appiccicato, ma non ha molta importanza nell’economia del testo.

Inoltre, è riferito come una citazione che tutti dovrebbero conoscere, quasi una sorta di proverbio; se si fosse trattato di un aforisma famoso, avrei potuto soprassedere, ma il fatto che una liceale americana citi, come se fosse patrimonio culturale comune, un verso di una canzone dello Zecchino d’Oro mette un po’ troppo alla prova la sospensione dell’incredulità.


Gradimento personale

Come si può evincere da quanto scritto finora, la tua storia non mi è piaciuta granché. Anche a voler ignorare idiosincrasie personali come quella per la narrazione in prima persona/al presente o quella per i teen drama, ho dovuto tenere conto di uno stile poco coinvolgente e non troppo comunicativo, personaggi stereotipati e a malapena delineati, una trama troppo semplice e già vista, la scarsa attinenza al prompt scelto.

Anche gli errori che ti ho segnalato nel primo parametro hanno avuto il loro peso, sia perché, in un testo così breve, finiscono per risaltare maggiormente, sia perché mi danno l’impressione di una stesura un po’ affrettata, che non posso neanche giustificare con la volontà di consegnare qualcosa a tutti i costi all’ultimo minuto, visto l’ampio anticipo con cui hai inviato la storia rispetto alla data di scadenza. Sono abbastanza convinta che molti errori, soprattutto quelli che mostrano evidenti trasferimenti del parlato nella lingua scritta, avrebbero potuto essere evitati grazie ad un’attenta rilettura e meno fretta di pubblicare.



Valutazione di _Koa_:
Voto: 5/10


Correttezza grammaticale, ortografica e sintattica

Di questa storia si possono dire tante cose, ma non che la grammatica sia perfetta. Alcuni errori probabilmente sono dettati da una rilettura superficiale, altri invece sono più gravi e sono il segno di evidenti lacune.

Iniziamo dal titolo: ho studiato francese, ma non posso dire di parlarlo fluentemente come per altre lingue. Ragion per cui sono andata a ripassarmi un po’ di grammatica e l’ho fatto perché questo titolo mi suonava male, aveva qualcosa che non andava e quindi mi sono messa d’impegno e ho ripassato. Presumo che tu l’abbia tradotto con google traslate, ma quel programma è più che altro utile per singole parole, come un dizionario. Quando si tratta di frasi intere non ci farei affidamento.

Premesso che ritengo che un francese utilizzerebbe una formula con on, e quindi on doit partir oppure on va aller (anche se il significato di quest’ultima varia leggermente). Se proprio vuoi mantere il titolo così com’è forse è il caso che tu lo corregga in: Nous devons y aller.

Comunque ti faccio un monito a questo proposito. Capisco il senso del titolo, che poi sarebbe una citazione presa dal testo, ma quando si scrive in altre lingue che non si conoscono, forse è il caso documentarsi in maniera più approfondita. Anche per invogliare il lettore ad aprire la propria storia; qualcuno che parla francese non sarebbe mai incoraggiato ad aprire una storia con un titolo sgrammaticato.

Per quanto riguarda la grammatica italiana, ti segnalo solo gli errori più madornali:

-Si diceA posto non Apposto (che è il participio passato di apporre).
-La e maiuscola accentata non si scrive così: E’. La forma corretta è questa: ÈSo che è uso comune utilizzare l’apostrofo al posto dell’accento, specie sulle parole maiuscole che non sono presenti sulla tastiera del computer. Il problema è che un apostrofo non è un accento! Se utilizzi word c’è il correttore automatico, che te lo inserisce senza che tu lo vada a cercare, altrimenti lo trovi tra i simboli.
-vabbè. Potevi scegliere tra diverse maniere corrette di scrivere questa parola e hai scelto quella più sbagliata. Vabbeh o vabbe’ o va beh. Se decidi di non usare l’acca, allora ricorda che occorre l’apostrofo e non l’accento, ti faccio presente, infatti, che quel be’ è la troncatura di bene.
-La parola sconcerie non è riportata in nessuno tra i cinque dizionari d’italiano che ho consultato. Sconcezze è più corretto.
-ragazzo...Uno. Ricorda sempre che dopo i puntini di sospensione (che sono sempre e solo tre) ci va lo spazio.
-Ehi lesbicone! Cerca di tenere a mente due cose, la prima è il complemento di vocazione che vuole sempre la virgola. La seconda invece è l’esclamazione “ehi” che, così come le altre esclamazioni, vogliono essere separate dal resto del testo con dei segni di interpunzione. In questo caso è corretta la virgola.


Stile e lessico

Su questo punto posso essere più precisa e spiegarti per bene quello che del tuo modo di scrivere non mi ha convinto. Inizio con il lessico; capisco il contesto e il personaggio, ma a mio avviso hai abusato di certe espressioni volgari. Non sono contraria per una questione morale e credo che una parolaccia all’interno di un dialogo ci possa anche stare bene, ma, appunto, dev’essere giustificata. Bisogna cercare di non esagerare e tu nei hai utilizzate troppe. In aggiunta penso che così tante parolacce sviliscano eccessivamente il personaggio, rendendolo sterile e volgare.

Il mio consiglio in questo senso è di diminuirne la quantità, magari di utilizza un dizionario dei sinonimi per ampliare il tuo lessico. Espressioni come ci mettiamo a dire minchiate sono facilmente evitabili. Inoltre la parola "minchiate" è prettamente dialettale e non ce la vedo affatto in bocca ad una ragazza americana. Si possono usare tantissime altre parole che, non solo evitano la parolaccia, ma sono anche più belle da leggere. Questa è la cosa che maggiormente mi è saltata agli occhi, ma se vogliamo approfondire ancora e andare a scavare più a fondo, qualche altro problemino ce l’hai. Una cosa su tutte, il testo è pieno di ripetizioni, ad esempio:

E’ scritta in francese, e io non so il francese.

Tralasciando il fatto che, come dicevo prima, la e scritta in quel modo è errata.Questa è una ridondanza che poteva essere benissimo evitata. Se il tuo intento era invece ottenere un enfatizzazione, allora avresti dovuto scrivere la frase in maniera differente:

E’ scritta in francese, francese che io non parlo.

Prova a confrontare le due frasi, c’è una qualche differenza? La seconda non ti sembra più (passami il termine) bella da leggere?

E ora passiamo allo stile, come ho accennato il testo è pieno di ripetizioni che denotano una rilettura piuttosto superficiale, in aggiunta devo anche dire che è molto frammentario. Scrivi in prima persona, fatto che dovrebbe aiutarti ad ottenere un’introspezione migliore, ma utilizzando questo stile di scrittura, non ottieni alcun risultato. Perché usare la paratassi è tutto tranne che facile. La sola maniera corretta di utilizzarla, a mio avviso, è quella di alternarla all’ipotassi, di modo che il testo sia fluido e non ripetitivo, facendo anche in modo che ci sia un certo ritmo. La cosa che si dovrebbe cercare sempre di evitare è il cosidetto "elenco", per non cadere nel rischio nel quale sei corso tu. Non vorrei essere brutale, ma sembra una lista della spesa. È come se la tua storia fosse un elenco di fatti. Lei parla di questo, di quello e di quest’altro, ma la narrazione non è fluida.


E qui mi soffermo su un particolare che non posso davvero evitare: la virgola prima della “e”. Premetto che ne sono tra i sostenitori, perché la considero una finezza estetica. Tuttavia anche questa ha delle sue regole, per prima cosa non bisogna abusarne. Anzi, è necessario dosarla, utilizzandola solo quando è strettamente necessario. Di solito viene usata dagli scrittori come enfatizzazione, è una licenza poetica che ci si prende per arricchire il testo di significato. Altre volte invece la si usa in periodi più lunghi e complessi, per aiutare nei cosiddetti "fiati". Con il tuo stile, che predilige i periodi molto brevi, la virgola prima delle “e” è superflua. Ti mostro degli esempi:



Ci mettiamo sui gradini, e io mi metto in mezzo alle sue gambeOppureLui emette una smorfia triste, e poi si allontana.

Le frasi sono talmente corte che non necessitano della virgola, non abbiamo bisogno di respirare mentre la leggiamo. Se invece il tuo intento era quello di enfatizzare (come ho detto serve anche a questo), allora dovresti rigirare i periodi e scriverli in un’altra maniera.

In ultimo, ho notato che abusi un po’ troppo spesso dei punti esclamativi, va bene usarli per arricchire la propria punteggiatura, ma bisogna cercare di non esagerare. Prova a levarli tutti e a tenere soltanto quelli dei discorsi diretti. Rileggi poi un’altra volta e anche lì cerca di fare delle scremature e di tenere solo quelli che ti paiono più adatti. Si tratta, come per la punteggiatura, di sviluppare un certo senso critico che si assesta solo con la pratica.


Coerenza logico-narrativa

Su questo non ho molto dire. La storia inizia con dei brevi pensieri della protagonista riguardo il rapporto che ha con le compagne di classe ed in particolare con Chris che è l’unica con cui ha legato, probabilmente è anche l’unica amica che ha. La definisce “migliore amica”, ma di principio non è chiaro fino a che punto arrivino i suoi sentimenti, solo alla fine si può intuire che la sua attrazione per lei non è poi così platonica. L’espediente narrativo che porta al bacio finale è il ballo in maschera per la fine della gita, che porta di conseguenza all’ultima scena.

Lo sviluppo narrativo segue quindi una certa logica. Ho trovato un solo frangente poco coerente, che approfondirò nella caratterizzazione dei personaggi.


Originalità

Questo punto è piuttosto complesso da affrontare. Perché, se mi pongo la domanda su cosa sia l’originalità, allora potrei soffermarmi sul fatto che il concetto di originalità è labile e varia a seconda delle proprie esperienze. Proprio per questo è difficile legare questo punto ad un’ottica strettamente oggettiva. La scelta dello scenario, ad esempio, è tra i più classici e gettonati nel mondo delle fanfiction romantiche: Parigi. Proprio per questo qualcuno potrebbe dirti che è troppo sfruttata, banale, ma a mio avviso non è così. Perché Parigi non annoia mai. Penso sia un contesto che non può mai stancare, è un classico senza tempo. Per questo premio la scelta dello scenario di fondo.

Ora passiamo alla trama, il punto di vista di June è ovviamente limitante e ci fa vedere le cose a suo modo e quindi il fatto che Chris sia etero, ad esempio, è una sua visione dei fatti. Detto questo però mi è parso evidente fin dalla prima riga chi fossero i tuoi personaggi. Ovvero, la protagonista, già dichiaratamente gay, amica/innamorata di una ragazza che lei crede essere eterosessuale, che alla fine della storia si scioglie e la bacia perché vuole “sperimentare”. Ecco questo aspetto non ti premia, perché un lettore attento ed esperto, fin dalla prima riga sa già dove vuole andare a parare la storia.

Caratterizzazione dei personaggi

Proverò ad essere meno dura possibile, perché siamo qui per aiutarvi a migliorare. Ma se pensi alla tua protagonista cosa ti viene in mente? Cioè, se ti dicessi di descrivermela tu cosa mi diresti? Perché io ho avuto l’impressione che, più che una ragazza determinata e grintosa, a me sembra una villana egocentrica. Non voglio offendere nessuno, soprattutto te, mi limito ad osservare ciò che ho letto. E lo dico soprattutto per il linguaggio che utilizza: sembra uno scaricatore di porto.

Poi, indossa il vestito per il ballo e dice che non si trova mai bella, ma che in quel momento pensa sia stupenda: incoerenza non giustificata. Più tardi addirittura si paragona a Lara Croft che è, da sempre, un’icona di bellezza prosperosa. Nessuna ragazza che crede d’essere brutta si paragonerebbe mai a Lara Croft, è come paragonarsi a Cenerentola! Nessuna con una bassa autostima lo farebbe e il motivo è perché sono icone di fantasia. Sia in un senso che nell’altro e con caratteristiche opposte, Lara Croft e Cenerentola rappresentano due immaginari. Da una parte c’è la donna forte, determinata, ma bella e prosperosa al tempo stesso, dall’altra, invece, c’è la grazia e la bellezza in quanto tali. L’idealizzazione dell’eleganza principesca che tutte le donne potenzialmente possiedono. Nessuna donna, se non mossa da un egocentrismo a livelli stratosferici, si paragonerebbe mai ad una di loro.

Il fatto che June pensi:

E’ una delle poche volte che guardandomi allo specchio mi trovo accettabile”

Potrebbe denotare una persona dalla bassa autostima, ma poche righe sotto dice l’esatto opposto:

Sembro una principesca Lara Croft, modestamente.”

Cosa deduco? Due ipotesi: o tu non hai fatto attenzione e non ha riflettuto a fondo su ciò che scrivevi. Oppure June è talmente egocentrica da usare la bassa autostima come pretesto per ricevere ancora più complimenti. Il che la rende un personaggio detestabile sotto ogni punto di vista. La grandezza di un personaggio negativo sta soprattutto nell’abilità che l’autore ha nel gestirlo. Io li amo molto gli antagonisti, ma se trattati nella maniera corretta, avresti dovuto quindi ampliare il concetto ed approfondire la sua introspezione, mostrandoci fin dove può arrivare il suo essere "negativa". Così facendo è tutto molto sterile.

Gli altri personaggi, Chirs e Kyle, data la prima persona non c’è modo di vederli a trecentosessanta gradi, ma da quello che si percepisce sembrano essere ben poco approfonditi, proprio come June stessa.

Kyle potrebbe sembrare un nerd fatto e finito, ma quello che invece mi è sembrato è un ragazzino piuttosto scialbo e immaturo. Ha delle idee tutte sue su cosa voglia dire essere lesbica, la scena in cui dice a Chris e June se vogliono un dildo, è esplicativa del suo personaggio. Non è un bullo, non è un nerd, è un bambino che si crede un adulto, è un personaggio immaturo. Ma non è sbagliato che tu l'abbia caratterizzato in questo modo, il problema è che non critichi il suo atteggiamento. Tu in quanto autore, non fai capire che, secondo te, il suo comportamento non è positivo. Anzi, avalli il suo modo di fare e questo, di solito, è un errore che denota la tua immaturità come autore. Ciò che intendo è, se un personaggio è negativo, ben venga, ma lo scrittore deve far capire che lui stesso lo ritene come tale, altrimenti ciò che ottieni dalla tua storia è una trama con un personaggio scialbo e immaturo e il cui atteggiamento è giustificato dallo stesso autore. Dovresti sviluppare maggiormente questo punto critico, le tue storie ne trarranno solo vantaggi, sono comunque disposta a parlarne con te anche in privato se hai bisogno.


Chris invece è già più particolare come personaggio. È decisamente ambigua, non si capisce quello che pensa il che la rende decisamente più interessante. È circondata da un alone di mistero che è atto a renderla più affascinante. L’ambiguità di un personaggio non è un fattore sempre negativo, ma il problema è che Chris è un vero e proprio cliché. È una ragazza di buona famiglia e che “casualmente” ha voglia di evadere dal mondo in cui si trova. Quindi fa amicizia con una ragazza che è l’unica della sua classe che “canta” fuori dal coro. Qui inizia un po’ l’ambiguità e non si capisce se Chirs abbia solo voglia di evadere e quindi se il suo è tutto un gioco, oppure se prova dei sentimenti veri per June. Non è chiaro nemmeno se Chris fosse già lesbica, da quanto tempo ci pensasse eccetera... Ma questo non è un errore, perché appunto è con gli occhi di June che la vediamo.

Anche qui, nulla è sbagliato... Non è un errore il fatto che Chris sia standardizzata, niente è sbagliato il narrativa, niente. Ma è necessario, vitale, che l'autore riesca a gestire personaggi, trama, situazione, sintassi, grammatica, eccetera, nel miglio modo possibile, purtroppo tu non ci sei riuscito.


Attinenza al promt/alla citazione


Non posso dire che la citazione sia stata usata nel modo corretto. Sembra buttata lì a caso all’ultimo minuto per non lasciarla fuori. La usi come pensiero di June quando arriva al ballo, ma mentre la leggevo mi chiedevo cosa c’entrasse. Penso che anche sotto questo punto di vista avresti potuto fare di più.


Gradimento personale


Questa è una storia che leggerei, al contrario di altre che non sono esattamente il mio genere, perché amo il femslash e amo le storie scritte in prima persona. Amo il contesto e i personaggi non sempre positivi, ma anche con qualche difetto. Il problema è la poca cura con cui è scritta la storia, è piena di “se tu avessi”. Se tu avessi avuto una grammatica migliore, se avessi approfondito l’introspezione, se tu avessi ampliato i personaggio così da renderli meno sterili… Troppi “se” ci sono in ballo perché la storia possa essere sufficiente. Consiglio in futuro di prenderti più tempo per scrivere qualcosa, per approfondire tematiche, personaggi e migliorare la grammatica. E "last, but not least", sviluppare un senso critico. A tutto c’è rimedio, credimi, e forse una beta che ti faccia notare questi dettagli farebbe al caso tuo.


Quarto classificato:

"L'amore non è mai come sembra" di Sakura_e_Ino
Voto complessivo: 5,62/10



Valutazione SignorinaEffe87:
Voto: 5,75/10


Nota:Il titolo, lo specchietto introduttivo, la citazione-prompt e i suoi credits sono stati comunicati ai giudici dopo l’effettiva scadenza del contest. Ciò non ha però influito in alcun modo sulla valutazione finale della storia.

Voto:5/6

Correttezza grammaticale, ortografica e sintattica

Non ho riscontrato errori ortografici rilevanti che non fossero imputabili ad una mancata rilettura del testo. In compenso, la storia presenta gravi lacune a livello stilistico, dalle ripetizioni all’abuso delle riformulazioni, nonché errori tipografici quali l’errata grafia della E maiuscola accentata, l’uso di due soli puntini di sospensione e la mancata spaziatura dopo i suddetti.

La spugna strofinava con forza sul piatto sporco, le piccole gocce d'acqua che scivolavano lungo il lavabo con una lentezza esasperante.

Nicole sospirò esasperava, i lunghi capelli lisci legati in una coda alta, gli occhi azzurri che saettavano da un angolo all'altro della cucina.

Il verbo “strofinare” usato entro quella costruzione mi convince pochissimo: ti raccomanderei, invece, di riformulare la frase mettendo “la spugna” come complemento oggetto [es.: La mano (di Nicole) strofinava la spugna con forza sul piatto sporco]


Usi molto spesso la costruzione “Soggetto + che + verbo”, che, di fatto, non è sbagliata, ma va usata con parsimonia per due motivi fondamentali: innanzitutto, è bene non ripetere le stesse costruzioni delle frasi in continuazione, onde evitare di dare un’impostazione cantilenante al narrato, inducendo la monotonia e, di conseguenza, la disattenzione nel lettore. In secondo luogo, questa costruzione in particolare è piuttosto ostica e va adoperata solo se si è certi di saperlo fare correttamente; purtroppo, in vari punti, la frase costruita secondo questo criterio risulta errata oppure contribuisce a rendere caotico il contesto.

Esasperava” è di sicuro un refuso per “esasperata”. Inoltre, hai ripetuto le parole “esasperante/esasperata” nelle due righe contigue, una delle due andrebbe pertanto sostituita con un sinonimo. “Una” (riferito a “lentezza esasperante”) può essere omesso senza intaccare il senso della frase.


“(…) una voce calda e profonda la fece sussultare, mentre due mani grandi e calde si posarono dolcemente sui suoi fianchi sinuosi, la schiena che cozzava contro il petto marmoreo del suo ragazzo, Josh, che le baciò dolcemente il collo.

Chiuse per un attimo gli occhi, cercando di cacciare indietro le lacrime.

Strinse le labbra rosse e piene con forza, continuando a pulire quel piatto che ormai era diventato lindo.

Meglio “Si posavano”.

Non solo uno dei due “dolcemente” andrebbe omesso oppure sostituito da un sinonimo, sarebbe anche opportuno evitare di ricorrere soltanto agli avverbi in –mente, sempre per evitare di rendere il narrato cantilenante e ripetitivo. Lo stesso vale per le subordinate implicite con il gerundio, che andrebbero alternate ad altri tipi di subordinate in forma esplicita, cioè introdotte dalle congiunzioni.

Userei piuttosto l’espressione “ricacciare indietro le lacrime” e “ormai” andrebbe incluso fra due virgole.

"Ciao..Josh. Com'è andata a lavoro?".

"Mmh...la solita vita. Ma ora sto decisamente meglio..." sorrise sulla sua pelle, le mani che, ardenti, s'insinuavano sotto la leggera canotta bianca, che risaltava la carnagione abbronzata della giovane.

I puntini di sospensione sono sempre e solo tre e, come tutti i segni di punteggiatura, sono separati dalla parola successiva da una spaziatura, che qui manca, sia in corrispondenza dei soli due puntini (forma errata), sia dei tre.

Andare a lavoro” una costruzione che sto trovando ovunque, ma ciò non toglie che sia errata: si dice/scrive “andare al lavoro”. Anche “canotta” è un termine molto colloquiale, in un testo scritto sarebbe meglio usare “canottiera”.

I due “che” sono sottolineati, sia perché non possono essere usati in sequenza, dal momento che due relative una dentro l’altra appesantiscono enormemente il testo, sia perché il verbo “risaltare” non può essere usato in forma transitiva (cioè con il complemento oggetto, come in questo caso) se non nella locuzione “far risaltare” [es.: (la canottiera bianca) che faceva risaltare la carnagione (…)].

Nicole si spostò immediatamente, spostando lo sguardo da un'altra parte.

Uno dei due “spostare” va sostituito con un sinonimo di significato affine.


"Mi fa piacere. Io..penso di andare a dormire. Ho parecchio sonno".

Il biondo sbuffò, aprendo il frigorifero e prendendo una birra ghiacciata, lasciandosi cadere pesantemente sulla sedia.

I puntini devono essere tre e devono essere seguiti da uno spazio.

Almeno due di quei tre gerundi devono essere sostituiti da costruzioni diverse, ma di uguale significato.

"E' da tanto tempo che non abbiamo...nessun tipo di rapporto, Nicole. E questo non va bene. Non va affatto bene" mormorò, con una calma glaciale.

Lei deglutì con forza.

"Purtroppo il lavoro mi stres..." ma non riuscì a finire la frase che Josh si mise a ridere, sprezzante, bevendo un sorso della sua Ceres.

Scrivere la E accentata maiuscola con l’apostrofo è un errore tipografico: esistono le combinazioni da tastiera per realizzare il segno grafico corretto.

Manca lo spazio dopo i tre puntini.

Una delle due costruzioni introdotte da “con” va riformulata in maniera differente per evitare le ripetizioni.

Le parole troncate dovrebbero suggerire l’interruzione della frase, ma non sono l’espediente grafico più elegante e professionale del mondo. Inoltre, poiché è specificato nella narrazione che la frase viene troncata, puoi tranquillamente scrivere la parola per intero all’interno del dialogo. Al posto del “che” sottolineato, infine, sarebbe più adatto un “perché”, preceduto da virgola.

“"Non dire stronzate. Lavori 3 ore al giorno e sei stanca? Ma non farmi ridere. E' una scusa troppo banale anche per uno come me".

"Davvero non sto sch...".

"Hai un altro, vero?".

La domanda arrivò diretta e lei rimase per qualche secondo con la bocca semiaperta, gli occhi lievemente sgranati e le mani strette a pugno.

A meno che non si tratti di date o anni [es.: nel XVIII secolo (…) Era nato nel 1992], i numeri vanno scritti solo ed esclusivamente in lettere [es.: ieri ho compiuto ventotto anni (…) ho passato tre ore in fila alla Posta].

Di nuovo la E maiuscola accentata errata.

Arrivò diretta” è una costruzione molto colloquiale, che sarebbe opportuno sostituire con una perifrasi maggiormente letteraria.

Piuttosto che “semiaperta” sarebbe più corretto usare “socchiusa”. Inoltre, gli occhi non possono essere “lievemente sgranati”, in quanto il significato dell’espressione sarebbe, di fatto, “gli occhi a malapena spalancati”, che non ha senso. È pertanto opportuno omettere l’avverbio in –mente.

"Non mentirmi!" si alzò, avanzando verso di lei con un'espressione minacciosa sul volto, la barba incolta che lo rendeva ancora più cupo in volto.

"E' la verità! Non ho nessun altro!".

Sentì le lacrime rigarle le gote ormai rosse, il labbro superiore fremere leggermente.

Uno dei due “volto” va omesso o sostituito da un sinonimo. Anche l’avverbio in –mente può essere tolto senza intaccare il senso della frase.

Di nuovo, la grafia della E accentata maiuscola è sbagliata.

Doveva affrontare la dura e cruda realtà dei fatti: lei si era perdutamente innamorata della sua migliore amica.

Il “lei” è superfluo e può essere omesso.

Una donna che ormai non riusciva più a smettere di pensare.

Una donna che desiderava con tutta sé stessa.

(…)

Il piatto che prima Nicole stringeva tra le mani cadde rovinosamente a terra, infrangendosi.

La ragazza continuava a guardare con odio Josh, respirando affannosamente.

Quel “che” sottolineato è totalmente errato e deve essere sostituito da “a cui”.

I grammatici sono divisi sulla questione del “se stesso” accentato o meno: il mio vocabolario accetta la costruzione accentata solo nei casi dubbi “sé stesse/sé stessi”, affinché non vengano confusi con le forme verbali ipotetiche “se stesse/se stessi”. Nel tuo caso, perciò, è più appropriata la grafia “se stessa” priva di accento.

Prima” è ridondante e può essere omesso. Come vedi, ci sono ripetizioni di avverbi in –mente e gerundi che devono essere eliminate, riformulando le frasi attraverso costruzioni alternative.

"Non mi aspettavo un simile comportamento da te! - scavalcò i cocci a terra, prendendo la borsa e le chiavi della macchina - Mi hai veramente delusa".

(…)

Nicole aprì la porta di casa, le iridi azzurre che lo fissavano con astio e ira, i capelli che le incorniciavano il volto bronzeo.

Ho citato insieme questi due pezzi, perché entrambi andrebbero riscritti in modo che sia immediatamente chiaro chi sta parlando/compiendo le altre azioni descritte. Il soggetto si intuisce, ma solo ad una lettura ripetuta. Inoltre, è di nuovo presente la ripetizione della costruzione con la proposizione relativa, che ti ho già segnalato come problematica.

"Sono io che ho finito con te. Domani verrò a prendere le mie cose. Basta Josh. Ho sopportato troppo a lungo tutto questo" e, senza aspettare una sua risposta, si chiuse la porta alle spalle, sentendo un ultimo grido da parte del giovane.

Tra “basta” e “Josh” manca la virgola. “Sua” può essere omesso.

L’espressione sottolineata non è molto adatta ad un contesto letterario: preferirei che tu riformulassi la frase in altro modo, mantenendo comunque il significato della frase.

Quelle stesse emozioni che stava provando Nicole, mentre correva a perdifiato verso casa della sua migliore amica, le pioggia che le aveva inzuppato tutti i vestiti.

Sorrise come una bambina, suonando ripetutamente al suo campanello, le ciocche scure incollate alla fronte ed al collo flessuoso.

L’espressione corretta è “verso la casa”.

C’è un errore di concordanza in “le pioggia”; questa stessa frase, inoltre, sarebbe più scorrevole se la virgola prima di “la pioggia” fosse un punto e virgola e se il “che” venisse omesso. “Suo” può essere tolto senza intaccare la comprensione del testo.

Osservò la porta aprirsi lentamente, ed una figura alta e slanciata fissare stupita Nicole, le iridi smeraldine lievemente sgranate, i boccoli biondi che ricadevano dolcemente lungo le spalle esili e nervose, fasciate da una camicetta candida.


Innanzitutto, vi è il consueto abuso di avverbi in –mente, che vanno sostituiti con espressioni alternative, se non addirittura eliminati dove non aggiungono nulla di rilevante al narrato.

La frase sottolineata per intero è sbagliata: come ti ho già detto, “lievemente sgranato” è una contraddizione in termini. Inoltre, non si possono sgranare le “iridi”! Iridi è un ottimo sinonimo per occhi, ma non in questo contesto.

"Stephanie...Ciao..." sorrise, la pioggia che continuava a bagnarla.

"Che ci fai qui a quest'ora della notte?".

Manca lo spazio prima di “Ciao”.

La frase sottolineata scorrerrebbe meglio, qualora introdotta da un punto e virgola e con l’omissione del “che”. Manca una virgola prima di “a quest’ora”.

Lei sospirò sonoramente: "Dai, entra".

La ragazza annuì, entrando in casa sua, guardando il piccolo salotto illuminato ed accogliente.

Si lasciò cadere sul divano crema, seguita subito dopo dall'amica che accavallò le gambe snelle, appoggiando una mano sul viso ed osservandola attentamente, aspettando che iniziasse a parlare.

"Cos'è successo?".

Nicole alzò la testa, sentendosi stranamente a disagio.

Le parti sottolineate sono tutte ripetizioni: non avendo alcun valore retorico, la maggior parte di esse va riformulata in costruzioni differenti di uguale significato.

“"E' tutto apposto, tranquilla. Ho deciso di non tornare indietro. Ormai è finita".

L’espressione corretta è “a posto”. È presente il solito errore della E maiuscola accentata.

“"Non lo amo più, Stephanie. Non provo quel sentimento forte che ci legava una volta. E' svanito tutto...".

È presente il solito errore della E maiuscola accentata. Tra “provo” e “quel” forse manca un “più”.

La castanala fissò intensamente, le iridi chiare che si persero nella generosa scollatura fino ad arrivare alla gonna cortissima che scopriva le cosce sode e nivee.

Deglutì, distrattamente.

A parte la ripetizione degli avverbi in –mente, qui la frase costruita con il “che” è sbagliata e non funziona con la scioltezza necessaria, pertanto sarebbe preferibile ometterlo.

La castana” non è un sinonimo, è una riformulazione, ed è un errore stilistico molto grave: si trova spesso, ed unicamente, nella scrittura amatoriale. Dunque, se non viene mai usato dagli scrittori professionisti, un motivo ci sarà. Inoltre, scaraventa il lettore al di fuori del PoV del narratore, perché nessuna persona pensa a se stessa come alla “bionda/castana/rossa/etc.”.

Il solo caso in cui le riformulazioni possono essere ritenute passabili è all’interno di un dialogo, in cui il parlante apostrofa un personaggio di cui non conosce il nome [es.: “Chi è Chiara?” “La biondina della III C, quella che sta parlando con la Proietti”].

“"Non l'ho tradito però, io...sono attratta da un'altra persona. Da una ragazza...".

Manca lo spazio dopo i primi tre puntini.

Sentì il respiro farsi irregolare, le mani fremere leggermente.

Nicole era a conoscenza del fatto che lei amasse le donne.

Non era certo un tabù.

Ed ora lei veniva a raccontarle che era attratta da una ragazza?

E, soprattutto, chi era?

Leggermente” è ridondante e può essere omesso.

Tabù” funziona meglio come sinonimo di “proibizione/censura/argomento di cui è meglio non parlare”, mentre qui pare essere utilizzato come sinonimo improprio di “segreto”.

L’ultima frase sottolineata ha una costruzione che non funziona all’interno del contesto, sarebbe meglio riformularla in un modo alternativo e più chiaro.

"L-La conosco?" balbettò, sentendosi una stupida.

L'amica annuì, senza staccarle gli occhi di dosso.

"E...dove l'hai conosciuta?".

Onde evitare la ripetizione, la seconda frase sottolineata andrebbe riformulata in questo modo: “E… dove vi siete incontrate?”. Manca lo spazio dopo i tre puntini.

Si alzò rapidamente, scuotendo la testa, sotto lo sguardo stupito e sorpreso di Nicole.

Delle due, l’una: scegli quale aggettivo tenere, perché hanno il medesimo significato ed entrambi rendono la frase inutilmente ripetitiva.

“"Nicole non prendermi per il culo, per favore! Io voglio cercare di aiutarti ma così non risolviamo la situazione!".

Mancano le virgole dopo “Nicole” e prima di “ma”.

Si alzò anche lei, andando incontro alla bionda che la osservava furibonda.

Stesso discorso sulle riformulazioni di cui sopra.

Avrei voluto saggiare le tue labbra, sfiorare la tua pelle, sentire cosa si provasse. E poi, ho capito che ti desideravo. Con tutta me stessa".

"Smettila!" urlò la ragazza, cercando di cacciare indietro le lacrime.


Saggiare” adoperato in questo contesto non mi convince granché, adopererei un altro verbo di significato affine.

Piuttosto che “cacciare”, sarebbe meglio “ricacciare”, soprattutto in considerazione del fatto che è seguito da “indietro”.

Lei...l'amava da sempre.

Già.

L'aveva sempre amata, fin da quando aveva scoperto di amare le donne.

Lei era l'unica che era riuscita a rubarle il cuore.

Quella stessa persona che ora lo stava distruggendo senza nessun rancore.

Manca lo spazio dopo i tre puntini.

Meglio “che fosse riuscita”.

Qui “rancore” è usato in maniera impropria come sinonimo del più corretto “rimorso”.

"Non è vero! Stai mentendo Nicole! E lo fai solo per dimenticare Josh! Perché tu sai benissimo che ti ho sempre desiderato! Che facevo fatica e starti vicino! Che avrei voluto che io e te fossimo più di due semplici amiche e..." ma non riuscì a finire la frase che la giovane l'aveva attirata a sé e l'aveva baciata, prendendole il volto tra le mani.

Stephanie sgranò gli occhi chiari, stupita.

Manca la virgola prima di “Nicole”.

Credo che quella frase dovesse essere “Che facevo fatica a starti vicino”.

La frase sottolineata andrebbe riformulata eliminando il “ma” e sostituendo il “che” con un “perché/poiché” preceduto da una virgola.

Sentì la lingua della castana sfiorarle le labbra, chiedendole l'accesso, che non tardò ad arrivare.

A parte la solita problematica delle riformulazioni, tutta la frase sottolineata è molto poco adatta alla descrizione di una scena di sesso, ma su questo tornerò in dettaglio nel parametro dedicato allo stile.

Stephanie le passò le braccia intorno al collo, sentendosi stranamente libera.

Strano/bello” sono due parole che dovrebbero scomparire dal vocabolario di qualsiasi autore, in quanto sono state talmente adoperate a sproposito da aver perso qualsiasi significato avessero.

Mentre continuava a rimuginare su tutto quello che stava accadendo, non si era accorta di essere nella sua stanza da letto, sdraiata comodamente sul suo letto matrimoniale, con il corpo di Nicole che aderiva perfettamente al suo.

I due “suo” possono essere omessi: dal momento che il PoV è di Stephanie e siamo in casa sua, è abbastanza ovvio che le camere e i mobili le appartengano.

Solita ripetizione degli avverbi in –mente.

Buttò indietro la testa quando le labbra della castana scivolarono lungo il collo flessuoso, facendola rabbrividire.

Non si aspettava di provavaemozioni del genere con la sua migliore amica.

Nicole appoggiò la mano sulla camicetta candida della bionda, stringendo incerta il suo seno.

Era... agitata.

Si sentiva come una bambina durante la prima volta.

Reclinò la testa all’indietro” è un’alternativa meno colloquiale e più letteraria.

Solito problema delle riformulazioni, dello spazio mancante dopo i tre puntini e della ripetizione delle costruzioni al gerundio.

Immagino fosse “non si aspettava di provare”.

Stringendo incerta il suo seno” è una frase che funziona poco, soprattutto dal punto di vista della possibilità anatomica di compiere davvero un simile gesto.

Credo di aver intuito cosa volessi intendere con l’ultima frase sottolineata, ma scritta così ha un sottotesto inquietante: voglio sperare che nessuna bambina abbia una prima volta che non sia il primo giorno di scuola o la prima gita con i compagni.

Stephanie sorrise, comprendendo la sua insicurezza e, con un colpo di reni, ribaltò le posizioni, mettendosi a cavalcioni sopra Nicole.

La baciò con passione, carezzandole i lunghi capelli cioccolato, le mani che, lentamente, sfilavano la canotta chiara, lasciandola cadere a terra.

Nicole sussultò quando le dita di Stephanie si chiusero sul suo seno, stimolando lievemente un capezzolo roseo, che s'inturgidì all'istante.

Il respiro divenne immediatamente irregolare e si ritrovò a chiudere gli occhi, gemendo non appena le sue labbra carnose iniziarono a succhiare con avidità quel bottoncino ormai rigonfio e tumido.

Le ripetizioni degli avverbi in –mente e dei gerundi sono immediatamente visibili, quindi passerò oltre.

Cioccolato” dovrebbe essere preceduto da “color”. Inoltre, uno dei due aggettivi equivalenti tra “rigonfio” e “tumido” andrebbe omesso.

La mano di Stephanie scese ancora di più, accarezzando le cosce, il ventre piatto, i fianchi sinuosi, fino a fermarsi sugli slip già umidi, che scostò con delicatezza, massaggiando le grandi labbra umide, penetrandola dolcemente con un dito, sentendo Nicole gemere e dimenarsi sotto di lei, il piacere che continuava ad aumentare ed a scuoterle le membra, segno evidente che stava per raggiungere l'orgasmo.

Stephanie la baciò ancora, con decisione e fermezza, muovendo le dita dentro di lei, beandosi di quelle sensazioni profonde che provava.

Di nuovo, le ripetizioni dei gerundi e degli avverbi in –mente.

Nicole si aggrappò alle sue spalle, gridando il suo nome, arrivando ben presto all'apice del piacere, stringendo contro il suo petto.

La castanale carezzò il volto niveo, sorridendole leggermente, gli occhi ancora offuscati dal piacere e le gote rosse dall'imbarazzo.

Solite ripetizioni dei gerundi. Inoltre, nella frase sottolineata per intero credo manchi un “si”: “stringendosi contro il suo petto”.

“"Stephanie io...".

Lei le mise un dito sulla bocca, sorridendole appena.

"Shh...è tutto apposto".

Nicole appoggiò la testa sulla sua spalla, chiudendo gli occhi lucidi e baciandola appena.

"Ti amo..." le sussurrò, guardandola negli occhi.

Stephanie rise felice, abbracciandola di slancio, aggrovigliando le gambe lunghe e snelle con le lenzuola fresche e linde.

"Anche io ti amo, Nicky. Da sempre. Finalmente sei riuscita a capirlo anche tu".

La ragazza le pizzicò un fianco, continuando a stringersi a lei.

"Meglio che tardi che mai, no?".

Stephanie la fissò, felice.”

Manca la virgola dopo il primo “Stephanie”, nonché lo spazio dopo i tre puntini. L’espressione corretta è “a posto”.

Oltre alle solite ripetizioni di gerundi e avverbi in –mente, qui ci sono da riformulare alcune frasi:

Lei le posò un dito sulla bocca”, molto più letterario di “mise”.

Sorridendole appena” è esattamente identico al “sorridendole leggermente” di qualche riga precedente, così come il “rise felice” seguito a poche righe di distanza da “la fissò, felice”.

Baciandola appena” ha la costruzione identica a “sorridendole appena” delle due righe sopra, quindi va modificato a sua volta.

Ti amo…” sussurrò”, senza il “le”, ridondante dal momento che i personaggi in scena sono solo due ed è impossibile non individuare chi compie l’azione e chi vi assiste.

Nicole le appoggiò la testa alla spalla”, che è molto più scorrevole della frase originale, così come “Aggrovigliando le lenzuola fresche e linde con le gambe lunghe e snelle” risulta maggiormente comprensibile rispetto alla frase nel testo.

L’espressione corretta è “meglio tardi che mai”.

Non sarebbe più tornata indietro, perchè quello era l'unico posto dove poter essere felice.

In cui poteva essere felice” rende la frase più scorrevole e corretta.

Sotto questo parametro, mi preme sottolineare anche gli errori nella gestione della punteggiatura dei dialoghi che ho riscontrato. L’errore è l’utilizzo di punteggiatura sovrabbondante nei casi in cui è già presente un segno di punteggiatura forte entro le virgolette (punto esclamativo/interrogativo):

Es.: "Ciao..Josh. Com'è andata a lavoro?".

"Davvero non sto sch...".

"È la verità! Non ho nessun altro!".

In questi casi, il punto fermo all’esterno delle virgolette è ridondante, in quanto la punteggiatura utile a capire il senso della frase è già presente all’interno delle virgolette.

Questo, invece, è un esempio di uso corretto, in quanto all’interno delle virgolette non è presente alcuna punteggiatura: "Ho lasciato Josh".


Stile e lessico

Premetto che l’eccesso di ripetizioni che ho segnalato sotto il parametro precedente mi ha reso abbastanza difficoltoso individuare, di primo acchito, le altre problematiche che il tuo stile presentava. Fondamentalmente, comunque, la principale è una, che finisce per influenzare la storia sotto altri molteplici aspetti: è poco comunicativo.

Si nota una ricorrenza, a volte eccessiva, di aggettivi ed avverbi, ai quali è affidato in toto il compito di descrivere le scene/i personaggi/i sentimenti, finendo per raccontare una storia, invece di mostrarla. Molti aggettivi/avverbi, da soli, non bastano a far sì che la storia si animi sotto gli occhi del lettore e gli entri dentro, come tutte le storie, nel bene o nel male, dovrebbero fare. Alla fine, l’impostazione stilistica di questo racconto è solo un affastellarsi di parole, anche ricercate, che però sono prive di vita, di concretezza, delineano, ma non animano.

Tutto ciò risalta molto nella scena di sesso, che ho trovato abbastanza asettica e quasi meccanica: la descrizione verte in massima parte sulle mere azioni, mentre le riflessioni dei personaggi coinvolti non vi trovano posto. Alcune espressioni che ti ho già segnalato, poi, sono improprie, spesso abusate nella scrittura amatoriale, e annientano qualsiasi carica erotica la storia tentasse di veicolare.

Il mio consiglio è quello di evitare il più possibile le ripetizioni, di qualsiasi genere esse siano, e di sfoltire avverbi/aggettivi, prediligendone un numero minore, ma con maggior pregnanza a livello di significato.

Come già accennato prima, il lessico è buono, in linea di massima: a parte alcune espressioni più colloquiali e l’utilizzo di alcuni termini secondo un’accezione impropria, c’è una buona mescolanza di parole più comuni con altre maggiormente letterarie. Il problema, comunque, rimane lo stile che, a causa delle sue problematiche, offusca l’influsso positivo di un lessico variegato.


Coerenza logico-narrativa

La trama è unica, lineare, scorre senza grandi scossoni dall’inizio alla fine, con un equilibrio abbastanza ben dosato fra le parti. Non ci sono brusche accelerazioni o eccessivi indugi sulle vicende; inoltre, i personaggi parlano ed agiscono in modo coerente con se stessi.

Il problema si presenta, invece, con la coerenza al PoV adoperato, che, ad eccezione della prima parte (fino a quando Nicole abbandona Josh a casa), risulta essere molto altalenante. Ci sono passaggi in cui risulta di fatto impossibile capire chi sta pensando/facendo cosa, si salta senza soluzione di continuità, né segnalazione, dalla mente di Nicole a quella di Stephanie, il che è un grave errore di coerenza relativo al narratore. Ciò si nota, principalmente, nella parte finale della storia, dalla scena di sesso al termine vero e proprio, come se, presa dalla foga di concludere il racconto in tempo, tu abbia smesso di prestare davvero attenzione a chi stavi “impersonando” durante la scrittura.


Qualche esempio:

Quelle stesse emozioni che stava provando Nicole, mentre correva a perdifiato verso casa della sua migliore amica, le pioggia che le aveva inzuppato tutti i vestiti.

Sorrise come una bambina, suonando ripetutamente al suo campanello, le ciocche scure incollate alla fronte ed al collo flessuoso.

Osservò la porta aprirsi lentamente, ed una figura alta e slanciata fissare stupita Nicole, le iridi smeraldine lievemente sgranate, i boccoli biondi che ricadevano dolcemente lungo le spalle esili e nervose, fasciate da una camicetta candida.

Il primo Nicole ci fa comprendere che stiamo vivendo la vicenda dal suo PoV. Al contrario, il secondo Nicole ci catapulta brutalmente fuori dalla sua testa, tanto che andrebbe più opportunamente sostituito con un “fissarla stupita”.

Nicolealzò la testa, sentendosi stranamente a disagio.

(…)

"E' tutto apposto, tranquilla. Ho deciso di non tornare indietro. Ormai è finita".

Stephaniestrabuzzò gli occhi, sorpresa.

Finita?

Eppure sembravano tanto innamorati, quei due.

Doveva esserci dell'altro.

All’inizio, siamo ancora nel PoV di Nicole. Eppure, dopo una breve stringa di dialogo che ho omesso, il PoV che repentinamente prende la parola nella storia è quello di Stephanie.

La ragazza si avvicinò a Nicole, prendendola per le spalle e guardandola negli occhi.

"Sei sicura di non averlo tradito, Nicky?" mormorò, seria in volto.

La castana la fissò intensamente, le iridi chiare che si persero nella generosa scollatura fino ad arrivare alla gonna cortissima che scopriva le cosce sode e nivee.

Deglutì, distrattamente.

Così non andava bene.

Qui ho faticato sul serio a capire chi stesse facendo/pensando cosa, complici anche le riformulazioni, che contribuiscono a rendere totalmente caotico il contesto. A volte, risulta di gran lunga più efficace ripetere il nome del personaggio o, in alternativa, gestire la frase in modo che si possa comprenderlo senza nominarlo oppure utilizzando i pronomi personali.

E Nicole ne era certa.

Non sarebbe più tornata indietro, perché quello era l'unico posto dove poter essere felice.

Accanto alla persona che amava.

E quella persona era Stephanie, la sua migliore amica.

E lei era felice così.

Ho evitato di proposito la scena di sesso, perché avrei dovuto citarla di nuovo tutta per sottolineare i punti in cui bisognava rileggere per capire che il PoV primario era quello di Stephanie. Eppure, qui, ovvero nella scena immediatamente successiva, siamo tornati di nuovo nel PoV di Nicole.

Non è un problema cambiare PoV, ma bisognerebbe farlo con una certa coerenza e segnalandolo in maniera evidente (es.: io li cambio a seconda dei capitoli o dei paragrafi, spesso staccati dal testo precedente con qualche segno grafico, tipo gli asterischi).

Originalità

Premetto che, scrivendo da ormai tredici anni e leggendo da molto più tempo, mi risulta abbastanza difficoltoso trovare qualcosa che possa ritenere davvero originale.

La storia in esame non lo è: Nicole non ama più il suo storico fidanzato Josh, il quale incarna anche il prototipo, tipico del femslash, del fidanzato non del tutto galante. Questo perché ha scoperto di essersi innamorata della sua migliore amica lesbica, Stephanie, che, a sua volta, la ama in silenzio da anni. Nulla di nuovo sotto il sole, se non che, di solito, questi triangoli contemplano solo l’het. Tuttavia, come sono solita ripetere, non è sufficiente la tematica slash/femslash per ritenere una storia originale.

Le pecche a livello stilistico, inoltre, pesano molto anche in questo ambito, perché una storia dal sapore già visto può guadagnare il suo grado di novità grazie al modo in cui è raccontata.

Qui non accade nulla di tutto ciò, anche senza voler considerare il ricorso ad alcune espressioni molto cliché (e poco gradevoli) nella descrizione della scena di sesso, quali:

1) “Sentì la lingua della castana sfiorarle le labbra, chiedendole l'accesso, che non tardò ad arrivare.

2) “Mentre continuava a rimuginare su tutto quello che stava accadendo, non si era accorta di essere nella sua stanza da letto, sdraiata comodamente sul suo letto matrimoniale, con il corpo di Nicole che aderiva perfettamente al suo.

3) “Stephanie sorrise, comprendendo la sua insicurezza e, con un colpo di reni, ribaltò le posizioni, mettendosi a cavalcioni sopra Nicole.


Queste sono un po’ dei classici, che si trovano ormai come fumo negli occhi e, perciò, andrebbero evitate. Tra l’altro, non sono davvero gli espedienti migliori per descrivere una scena di sesso in generale.


Caratterizzazione dei personaggi

I personaggi coinvolti nella vicenda sono tre: Nicole, la protagonista, Stephanie, la sua migliore amica, e Josh, il fidanzato della prima.

Riguardo a Josh, ho già accennato alla sua stereotipizzazione: nelle storie femslash, si incappa spesso nella figura maschile negativa, di solito rappresentata dal fidanzato geloso e possessivo, e qui è possibile intravvedere queste caratteristiche. Le due ragazze sono sì distinguibili e coerenti con le loro azioni e i loro pensieri, ma non sono comunque caratterizzate a dovere: sappiamo quasi tutto di loro a livello fisico, a causa della pletora di aggettivi usati, ma questo non permette loro comunque di emergere davvero dalla pagina scritta e di prendere vita sotto gli occhi del lettore. Il distacco fra lettore e personaggio, il non riuscire del tutto ad empatizzare con le vicende narrate, di nuovo, è imputabile all’impostazione stilistica della storia.


Attinenza al prompt

La citazione utilizzata è inserita all’interno della storia, forse in maniera un po’ brutale e non del tutto armoniosa, però l’attinenza funziona abbastanza. Abbastanza, perché il prompt suggerisce scenari più inquietanti, mentre qui la parte davvero drammatica della vicenda si consuma nella prima porzione del racconto. Nonostante ciò, si può comunque intuire che la storia è stata ispirata dalla citazione, quindi il lavoro svolto a questo proposito è perlomeno sufficiente.


Gradimento personale

A giudicare dal voto, si potrebbe pensare che la tua storia non mi sia affatto piaciuta. Ecco, ciò non è del tutto vero, perché questa storia, di base, aveva del potenziale positivo, che però è stato di fatto oscurato dalle problematiche stilistiche, in prima istanza, e dagli errori che ti ho segnalato sotto il parametro del betaggio.

La presentazione appare sciatta e trascurata e, purtroppo, non posso transigere su questo, anche se la storia è stata consegnata all’ultimo momento. Lo stile scoraggia l’empatia, appiattisce anche i momenti di maggior emozione e coinvolgimento (come quello della scena di sesso); in breve, non riesce mai ad essere davvero comunicativo e, di conseguenza, risulta poco efficace.

Il mio consiglio è quello di prestare attenzione, in particolare, alle segnalazioni che ti ho fatto riguardo allo stile, perché, una volta sistemato quello e prestando maggiore attenzione alla stesura del racconto, credo che tu possa compiere decisivi miglioramenti.



Valutazione _Koa_:
Voto: 5,50/10


Correttezza grammaticale, ortografica e sintattica


Non posso dire che né c’è una buon grammatica, né che il testo sia corretto. Ci sono diversi errori, alcuni più lievi e di distrazione, altri invece più gravi su cui non si può sorvolare. Ti faccio notare i più gravi:
-Si scrive: A posto nonApposto. (Apposto è il participio passato del verbo apporre.)
-Perchè e non Perché. Questo errore mi è sembrato il più strano di tutti, se usi word e hai fatto un errore del genere, ti consiglio di dare una controllata al correttore automatico.
-La e maiuscola accentata non si scrive così: E’. La forma corretta è questa: È. So che è uso comune utilizzare l’apostrofo al posto dell’accento, specie sulle parole maiuscole che non sono presenti sulla tastiera del computer. Il problema è che un apostrofo non è un accento! Anche qui, se utilizzi word c’è il correttore automatico che te lo inserisce senza che tu lo vada a cercare, altrimenti lo trovi tra i simboli di word.


Un altro errore piuttosto grave riguarda i puntini di sospensione, sono sempre e solo tre, mai due e mai quattro o più. E soprattutto vogliono una spaziatura dopo, così:
Le mele sono rosse… Le pere sono gialle.

Questa è la maniera corretta, per quel che riguarda la maiuscola dopo i puntini, dipende a seconda della frase, se questa continua dopo i puntini, la maiuscola non è necessaria, nel caso sopracitato vuole la maiuscola.

Senza scendere ancora nel dettaglio, posso dirti che un altro errore grave riguarda la virgola prima del vocativo. Ci sono un paio di punti in cui non l’hai messa, altri invece in cui c’è ed è corretta. Il che mi fa pensare che o non conosci bene la regola, oppure la tua rilettura non è stata attenta, ma superficiale.

L’ultimo problema di cui ti parlo riguarda la coerenza. Hai scritto entrambe le versioni di:

se stessa e sé stessa

Non esiste una regola precisa a riguardo, taluni sostengono che ci voglia l’accento, altri invece no. Si può quindi usare la versione che si ritiene migliore, ma occorre avere coerenza. Se decidi di usare la forma accentata, allora devi farlo sempre.


Stile e lessico

Nonostante le imprecisioni, devo ammettere che lo stile è piuttosto buono. È incisivo dove ce n’è bisogno e scorrevole dove serve. Tuttavia ho trovato un paio di punti che, dal punto di vista stilistico, dovresti rivedere.

Quelle stesse emozioni che stava provando Nicole, mentre correva a perdifiato verso casa della sua migliore amica, le pioggia che la aveva inzuppato tutti i vestiti.

Stilisticamente questa frase non è male, ma la parte finale, messa così, non ha un reale senso. Manca una congiunzione che la leghi al resto della frase, oppure occorre un punto fermo che la separi dal resto. Perché messa così sembra campata in aria. Suggerisco di cambiare di posto al “mentre”, invece che dopo la parola “Nicole” lo metterei dopo la parola “amica” ovviamente rigirando le virgole, così:

Le stesse emozioni le provava Nicole e, mentre correva a perdifiato verso casa della sua migliore amica, la pioggia le inzuppava tutti i vestiti.

Ho cambiato anche il tempo verbale come avrai notato. Questa è solo una delle varianti, puoi usare questa che ti ho proposto io oppure farlo tu stessa.

Altro punto che vorrei approfondire, riguarda un cambio di pov non giustificato. Utilizzare la terza persona con un narratore interno, è tutto tranne che facile. Perché si corre il rischio di cambiare improvvisamente pov, senza rendersene conto e basta una frase a non far quadrare le cose. Cambiare il narratore interno, passare da Tizio a Caio, non è sbagliato, ma deve essere introdotto. Perché, se non lo fai, il lettore si ritrova disorientato e spaesato. Ad un certo punto quando Nicole arriva a casa di Stephanie e tu ci descrivi la sua casa, c’è un cambio di pov, da una all’altra che non viene introdotto. Il lettore si ritrova bruscamente a leggere dei pensieri di Stephanie e non capisce come ci sia finito. Avresti dovuto introdurre anche il nuovo personaggio, magari con una breve descrizione fisica, per giustificare il cambio di punto di vista. Anche successivamente, quando le due iniziano a baciarsi dando il via alla lemon, non è molto chiaro quale sia il pov. Insomma, ci sono dei punti poco chiari.

Per quello che riguarda il lessico, non utilizzi un linguaggio particolarmente ricercato. Il che, se da un lato ti rende coerente al contesto, dall’altro ti penalizza perché a lungo andare risulta ripetitivo. L'utlizzo di certe espressioni come "la castana" le ho trovate, non solo troppo ripetute e quindi ridondanti, ma anche di poco gusto. Consiglio di utilizzare un dizionario dei sinonimi per ampliare il tuo lessico. Ma in linea più generale, l’unico modo per farlo è leggere molti libri.


Coerenza logico-narrativa

Seppur il tutto accada molto rapidamente, nell’arco di una sola notte, la trama ha una certa logica ed è consequenziale. Nicole arriva ad un punto di rottura con Josh, che si intuisce avere un rapporto con lui che non funziona da tempo, e lo lascia andando da lei. Ogni fatto accade l’uno di seguito all’altro in modo logico.


Originalità

Per quella che è la mia personale esperienza posso dirti che è la prima volta che leggo una storia del genere. Ovvero la protagonista che fugge dal fidanzato e decide di rifugiarsi a casa dell’amica di cui in realtà è innamorata. Quindi da questo lato, per me, l’originalità c’è. Il problema sull’originalità è la lemon finale. L’ho trovata scontata, e oltretutto non aveva un reale senso e mi è sembrata piuttosto scialba. Se avessi amplificato il tema dell’abbandono del fidanzato e dell’accettazione dell’amore per un’altra donna, sarebbe stato molto più originale.


Caratterizzazione dei personaggi

I personaggi li ho trovati ben caratterizzati. Nicole si intuisce essere una persona tormentata. Fin dalle prime righe capiamo che il suo rapporto con Josh non funziona, perché lei non ci pare più interessata a stare con lui. Se all’inizio non è chiaro il motivo, sembra solo che sia rimasta imbrigliata in un rapporto stanco e finito, con il passare delle righe si intuisce che c’è dell’altro. La corsa verso casa di Stephanie è significativa. Rappresenta in un certo senso la corsa vero la libertà. Libertà ovviamente non solo dal rapporto finito con Josh, ma una libertà interiore. Penso che se ti fossi soffermata a descrivere la lotta interiore alla quale Nicole è stata sottoposta, forse sarebbe stato più completa come introspezione del personaggio. Per arrivare ad una decisione del genere, il protagonista dev’essere stato oggetto di una lunga lotta con sé stessa, capisco che tu non volessi mostrarcela in questa storia, ma allora avresti dovuto calcare la mano sugli strascichi, forzare certe parti, specie all’inizio, magari con frasi su quanto sia stato difficile arrivare alla decisione presa. In questo modo il personaggio di Nicole appare davvero poco approfondito.


Per quel che riguarda Stephanie, abbiamo un po’ lo stesso problema. Intuiamo delle cose, ma anche lei non è a tutto tondo. È innamorata da sempre di lei, e questo può anche starci. Ma non la vedo sofferta come cosa. Quello che voglio dire è che, la persona di cui sei da sempre innamorata ti dice, all’improvviso, che ha capito che ti ama e tu urli? Mi è sembrata una reazione illogica. Per quale motivo grida? Perché crede che la stia prendendo in giro? Mh, se anche lei è vittima di un periodo di sofferenze (tenere nascosto un amore a qualcuno non è una cosa che ti fa stare serena, specie se la ami davvero e la vedi spesso) allora la sua reazione sarebbe dovuta essere di sfogo più che di rabbia. Anche la rabbia è uno sfogo, lo so, ma in negativo. Ciò che voglio dirti è che forse un pianto sarebbe stato più sensato.

Per quel che riguarda Josh di lui sappiamo molto poco, lo vediamo praticamente solo nelle prime righe, ma a mio avviso tanto bastano per inquadrarne il tipo. Ecco, lui è quello che mi ha convinto di meno, forse perché non praticamente per nulla approfondito, ma mi è parso molto standardizzato. Il problema dei personaggi standardizzati non è il fatto che lo sono, ma che l'autore non riesce a renderli al meglio.

In ogni caso tengo a precisare che ciò che sto cercando di dirti non è per dirti come avresti dovuto scriverla o come la scriverei io, sto solo cercando di invitarti ad una riflessione. Riflessione sulla psicologia di personaggi che sono tuoi e solo tuoi e che potrebbero essere ancora migliori di quello che sono.


Attinenza promt/citazione

Il promt è attinente al testo, viene inserito quando Nicole decide di andarsene e lo utilizzi per descrivere il suo status interiore. Ben utilizzato.


Gradimento personale

Come ho già accennato, la storia ha del potenziale perché i personaggi e la loro introspezione mi hanno davvero colpita. Purtroppo la lemon finale l’ho trovata scontata e buttata lì, e svilisce anche il “ti amo” che viene detto, casualmente, dopo l’orgasmo di Nicole. Il tutto è aggravato da un testo pieno di errori anche piuttosto gravi. La virgola prima del vocativo ci va sempre. Ed espressioni come “apposto” non possono assolutamente essere ignorate. In generale è proprio questo il sentimento che ho avuto leggendo la tua one-shot, che fosse poco curata. Non c’era nemmeno il titolo nel file che ci avevi inviato! Il che denota una poca accuratezza che non posso non far notare. Consiglio una lettura più attenta e all’occorrenza, dell’aiuto di una beta che corregga i tuoi errori, ma non solo grammaticali ed ortografici, ma soprattutto di costruzione delle frasi.


Edited by K'oa - 16/7/2013, 19:51
 
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K'oa
view post Posted on 16/7/2013, 13:37




Terzo classificato:
"Il buio dentro" di LadyVale@Efp
Voto complessivo: 5,87/10



Valutazione di SignorinaEffe87:
Voto: 5,75/10

Nota 1:Nell’introduzione mancano sia la citazione scelta, sia i suoi credits. La mancata segnalazione dei credits costituisce una violazione del regolamento di EFP.

Nota 2:La storia è tutta scritta in grassetto, ma temo sia imputabile ad un qualche disguido riguardante l’HTML.

Nota 3:Tecnicamente parlando, non hai sforato. Il contaparole di Word, infatti, fornisce un computo falsato, in quanto calcola anche gli spazi, gli a capo e, se non ricordo male, anche i segni grafici della punteggiatura. Il nostro bando parlava di massimo 7000 parole e la tua storia ne conta 1483 effettive (ho usato il prezioso contaparole della community FiumidiParole, che puoi trovare qui: contaparole).


Correttezza grammaticale, ortografica e sintattica

Non ho riscontrato errori grammaticali od ortografici di rilievo. In compenso, la punteggiatura presenta problematiche rilevanti, quali un abuso al ricorso di espedienti quali i tre puntini di sospensione e della virgola precedente le proposizioni coordinate introdotte da E.

Era ciò che mi ripetevi sempre, quando mi stringevi fra le braccia per rassicurarmi, per garantirmi che tutto sarebbe andato bene... ed io, crollasse il mondo, ti credevo.

Dire che fu in quel momento che mi innamorai di te sarebbe sicuramente suggestivo, raccontare che invece mi ispirasti antipatia a prima vista risulterebbe intrigante, visto il modo in cui poi è andata a finire … ma noi non siamo i brillanti protagonisti di una commedia romantica.

Noi siamo due persone reali, due uomini veri con i loro pregi e i loro difetti, volubili ed impulsivi, sangue caldo e rabbia nelle vene … e, come tali, soggetti a cadute sempre più dolorose dalle quali sappiamo rialzarci, ma non certo senza cicatrici.

In breve, mi innamorai di te… e mi sentii in Paradiso.

Ho scelto tre esempi dalle prime pagine della storia, ma, in realtà, un buon 95% delle volte in cui sono stati utilizzati i tre puntini di sospensione, essi non erano affatto necessari. Spesso, la frase avrebbe potuto fluire naturalmente nella successiva senza bisogno di una sospensione, oppure sarebbe stata opportuna una contrapposizione più enfatica di quella stabilita dai puntini.

Inoltre, tra tutti gli espedienti visivi, stilistici e tipografici che possono essere adoperati per descrivere un atteggiamento dubbioso o una situazione incerta, i tre puntini sono di certo il meno indicato.

Era il 7 Luglio di cinque anni fa, e nonostante ciò pioveva a dirotto.

Ho scelto questa citazione in particolare per discutere del problema della virgola prima di E.

Premetto che non sono una di quelle autrici che giudica errata a priori questa scelta stilistica, anzi, la incoraggio quando serve ad enfatizzare la contrapposizione tra le due frasi. Ecco, qui quella virgola non ha assolutamente questo scopo; inoltre, sarebbe stato più corretto includere tra due virgole “nonostante ciò” e omettere quella prima di E.

Come espedienti stilistici, sia i tre puntini, sia la virgola prima di E servono a conferire una particolare sfumatura, esitante nel primo caso, enfatica nel secondo. Tuttavia, perché continuino a procurare quest’effetto nel lettore, entrambi devono essere usati con estrema parsimonia, altrimenti si corre il rischio di ottenere proprio il risultato opposto. È come quando si sottolinea un testo per studiare: se finisco per evidenziare l’intera pagina, invece dei soli concetti realmente significativi, di importante non rimane più niente.

Al contrario di quanto faccio di solito, ho deciso di non segnalarti ogni singolo passaggio in cui questi due problemi si ripresentano, anche perché dovrei modificare le frasi e la punteggiatura in base alla loro rimozione. Io preferisco che sia l’autore a scegliere se e come operare cambi così sostanziali nel testo, trattandosi di una questione stilistica.

Proseguo ora con il resto della correzione:

Io, abituato al torrido clima messicano, non smettevo di borbottare quanto strano e assurdo fosse questo Paese mentre, correndo come nemmeno un velocista sarebbe stato in grado di fare, cercavo di coprirmi come potevo con la mia giacca.

Uno dei due “come” andrebbe sostituito con una perifrasi di significato analogo, onde evitare la ripetizione dello stesso termine a breve distanza. Il pronome personale “mia” riferito alla giacca può tranquillamente essere omesso senza pregiudicare la comprensione della frase.

“(…) con il tuo noioso trench coat grigio topo da esattore delle tasse (…)”

Credo che solo “trench” possa essere sufficiente, anche per snellire una frase già abbondantemente connotata da aggettivi vari.

Dire che fu in quel momento che mi innamorai di te sarebbe sicuramente suggestivo, raccontare che invece mi ispirasti antipatia a prima vista (…)”

Invece” andrebbe incluso fra due virgole.

Mi ricordo che fu la prima cosa che mi facesti notare quando, qualche giorno dopo, mi invitasti a bere un caffè insieme.

Il primo “mi” può essere espunto senza intaccare la comprensione della frase.

… E del modo in cui avevo sempre sistematicamente mandato a monte ogni relazione seria che avessi mai avuto.

Scegli cosa omettere fra “sempre” e “sistematicamente”, perché entrambi risultano ridondanti.

Approfitto di questo passaggio per segnalarti che ricorri troppo spesso agli avverbi in –mente; non ho nulla di personale contro di loro, anzi, mi piacciono molto. Tuttavia, anch’essi vanno usati con parsimonia e, ove possibile, andrebbero sostituiti con altri avverbi di analogo significato, per evitare di conferire al testo un’impostazione cantilenante.

Sono un agente di polizia. Non si direbbe, ma cercare di capire cosa passa nella testa della gente è una parte fondamentale del mio lavoro

L’espressione idiomatica è “cosa passa per la testa della gente”. Inoltre, la connessione logica fra le due frasi successive non funziona: “non si direbbe” cosa, che Robert è un poliziotto, oppure che è importante che intuisca al primo sguardo cosa pensano le persone che gli stanno dinanzi?

Rientrati semplicemente a casa (…)”

Credo che “rientrati” sia un refuso per “rientrai”, se ho inteso correttamente il senso della frase.

Non ti diedi nemmeno il tempo di spiegare; mi catapultai giù per le scale senza badare a te che mi correvi dietro, o alle tue patetiche scuse.

Mancherebbe una virgola prima di “senza”.

Così mi imbottii di alcool fino ad avere più quello che sangue in circolazione e fu così che mi trovasti quando sfondasti la porta della mia camera, che avevo chiuso a chiave, con mia madre al seguito.

Questa frase andrebbe riformulata, sia perché le pause sono distribuite in maniera non idonea, sia perché il suo svolgimento è incredibilmente macchinoso e richiede di essere letta più volte per essere compresa.

“(…) non abbandonarmi completamente a te- Il buio è solamente nella mente di chi ha paura.

Ed andò veramente tutto bene.

Ripeto quanto detto sopra: almeno due dei tre avverbi in –mente andrebbero sostituiti da un altro avverbio di significato equivalente.

Fosti tu ad accompagnarmi, e durante tutto il tragitto non dicemmo una parola… il nostro silenzio, tuttavia non era imbarazzato o teso.

La punteggiatura di questa frase è quanto meno imprecisa e non adatta alle pause naturali richieste dal testo. Ti propongo un’ipotesi di riformulazione: “Fosti tu ad accompagnarmi e, durante l’intero tragitto, non dicemmo una parola. Tuttavia, il nostro silenzio non era imbarazzato o teso.

Abbiamo superato questo periodo incredibile insieme… e appena un anno dopo ti credo a lavoro e, invece, vedo il tuo viso sul notiziario.

Incredibile” è il nuovo “bello” e il nuovo “strano”, come amava ripetere la mia insegnante di inglese del liceo. Andrebbero banditi tutti e tre dal vocabolario di qualsiasi autore, perché hanno perso del tutto il loro significato, sono banali ed incolori, privi di qualsiasi efficacia a livello stilistico. Inoltre, la frase presenta diverse imprecisioni e andrebbe riscritta in questo modo: “E, appena un anno dopo, ti credo al lavoro e, invece, vedo il tuo viso al notiziario.

“(…) e vidi quella barella coperta da un lenzuolo, i paramedici e quel capannello di gente frenato dalle volanti della polizia…

Scegli quale tenere e quale espungere tra “Quella” o “quel”. Piuttosto che “frenato”, opterei per un “trattenuto”.

Si può morire a trentacinque anni durante una sparatoria, nel bel mezzo di una rapina?

La frase andrebbe riformulata per sostituire con un’altra espressione una delle due temporali fra “durante” e “nel bel mezzo”.

Ti sei preso il mio cuore per ben due volte, hai fatto in modo di cancellare ogni mia remora su quel sentimento che mi faceva così paura e poi… te ne sei andato senza dirmi niente, dopo aver fatto l’amore con me appena qualche ora prima.

Anche qui ci sarebbe da risistemare la punteggiatura, assecondando meglio le pause naturali richieste dal testo.

“(…) sì io.. credo di provare un senso di pace.

Dopo il “” è necessaria la virgola. Inoltre, ci sono solo due puntini dopo “io”, ma credo sia un semplice errore di battitura.

Alla fine dei conti la vita non è così male, non è così buia… ed io adesso non ho più paura.

L’espressione idiomatica è “in fin dei conti”. Manca la virgola prima di “vita” e “adesso” andrebbe incluso fra due virgole.

Per quanto riguarda la punteggiatura nei dialoghi, ho notato che è sempre mancante, qualora la stringa di dialogo termini senza essere seguita da dialogue tag.

Es.: “Paura di legarti a qualcuno per poi perderlo, come è accaduto con tuo padre

Non avere paura- mi ripetevi, mentre mi accarezzavi lentamente- Non temere

In entrambi i casi, manca il punto fermo dopo “padre” e “temere”, lasciando così la frase in sospeso. Puoi scegliere se inserire i punti mancanti all’interno o all’esterno delle virgolette, l’importante è che poi adoperi lo stesso criterio per l’intera lunghezza del testo. Io, ad esempio, prediligo la punteggiatura all’interno delle virgolette.


Stile e lessico


Ho già anticipato alcune osservazioni stilistiche sotto il parametro dedicato alla correzione della storia, ora mi focalizzerò su altre questioni.

Premetto che io non amo particolarmente la narrazione in prima persona, ma, sotto questo punto di vista, non ho nulla da obiettare: sei stata sempre in grado di mantenerti all’interno del PoV del tuo narratore, senza bruschi salti in menti altrui, incidente di percorso che spesso si verifica, soprattutto durante i dialoghi.

Le problematiche di livello stilistico che ho riscontrato, invece, sono altre.

Hai scelto un genere narrativo, l’introspettivo, che io non ritengo per nulla semplice: non potendo basare i colpi di scena sulle svolte di trama, l’autore di una storia introspettiva deve sfruttare interamente l’impostazione stilistica, che deve essere comunicativa al massimo, e la scelta ponderata delle parole, le quali devono essere il più possibile incisive.

Qui, purtroppo, non ho riscontrato nulla di tutto questo: il lessico è fondamentalmente modesto, più fiacco che banale, privo comunque della carica emotiva necessaria per catturare il lettore. Inoltre, in molti punti, si percepisce uno stridente contrasto tra il pensiero quasi poetico della riga precedente e un’espressione gergale, spesso neanche molto appropriata al contesto, in quella successiva. Lo stile, poi, complici l’abuso dei tre puntini, della E preceduta da virgola e dall’eccessivo spezzettamento delle frasi, si frantuma in ripetizioni ormai prive della loro originaria enfasi, perdendo del tutto la sua forza di comunicazione.



Coerenza logico-narrativa


La trama in sé è unica, lineare, condotta con diligenza a compimento.

Il problema è che è costellata di incongruenze, sia a livello di ambientazione, sia a livello di credibilità nello svolgimento di alcuni degli eventi capitali della trama.

I) L’ambientazione

Siamo a Londra, guarda caso diluvia in piena estate: devo essere l’unica persona ad averla visitata in quella stagione e ad essersi beccata un’insolazione, la mia solita fortuna...

Tuttavia, la storia potrebbe essere ambientata in qualsiasi altro luogo, persino in un teatro di posa con nient’altro che un telo bianco come scenografia, perché non ci viene detto mai nulla dell’ambiente circostante, neppure quando ce ne sarebbe l’opportunità:

Anche rimanere in silenzio, l’uno accanto all’altro, a fissare il panorama (…)”

La parte sottolineata è anodina, non comunica niente e, soprattutto, non aiuta il racconto a risultare realistico agli occhi del lettore. “Il panorama” va sostituito con uno qualsiasi degli scorci più o meno celebri della capitale, così da aumentare il potenziale descrittivo della tua storia.

Inoltre, a Londra non esiste nessuna Banca Centrale; esiste invece la Bank of England. Io non pretendo che si sappiano a memoria i nomi di tutte le banche di tutti i Paesi del globo, però Wikipedia e Google sanno rivelarsi ottime risorse per risolvere dubbi di questo tipo.

Sempre a questo riguardo, sarebbe meglio non utilizzare il termine “volanti” inteso come auto di pattuglia della polizia, in quanto si tratta di una parola d’uso prettamente italiano e stridente con il contesto. In questo caso, un generico “auto degli agenti/della polizia” è più adatto e coerente con l’ambientazione.

II) “Una lavanda gastrica, una notte di osservazione, mille raccomandazioni e via, a casa.

Primo No categorico.

Miguel ha tentato il suicidio imbottendosi d’alcool, perciò non solo non verrebbe mandato a casa dopo un’unica notte in osservazione, ma verrebbe anche spedito senza possibilità di ribattere a fare un bel colloquio, molto lungo e molto approfondito, con un medico del reparto psichiatrico. Forse, solo allora avrebbe il permesso di lasciare l’ospedale.

III) Nessuno ebbe il coraggio di rispondermi, neppure di guardarmi in faccia.

Mi dissero che alla Banca Centrale avrei trovato quel che cercavo(…)”

Secondo No categorico.

A meno che i colleghi di Robert non siano un manipolo di incapaci, disumani e male addestrati, nessun poliziotto si permetterebbe MAI di suggerire ad un civile di recarsi sul teatro di una sparatoria, tantomeno se il civile in questione è il compagno di un collega appena ucciso in servizio.

Inoltre, il lenzuolo copre i cadaveri quando sono ancora a terra, mentre quello che avvolge una salma sulla barella, di solito, è il sacco dell’obitorio.

Purtroppo, questi sono stereotipi, i quali, oltre ad essere molto fastidiosi in quanto cliché, pregiudicano totalmente il realismo di una storia e, di conseguenza, il suo livello.


Originalità


Questa storia non è originale: abbiamo il narratore-protagonista Miguel, incapace di legarsi sentimentalmente a qualcuno per paura di essere abbandonato e ferito, almeno finché non compare il poliziotto Robert. Seguono colpo di fulmine, tradimento, tentativo di suicidio, perdono, tragica dipartita di uno dei due, tentativi del sopravvissuto di convivere con il dolore.

Non c’è nulla che non sia già stato visto, letto o sentito, gli snodi di trama sono tutti prevedibili, quando non totalmente incoerenti (vedi sopra). Sono tutte situazioni tipiche dell’angst slash e, sebbene io bazzichi il genere soltanto da sei anni, le vedo ormai come fumo negli occhi. Persino le espressioni utilizzate per descrivere le emozioni risultano essere l’ennesimo, abusato cliché, ormai ripetuto all’infinito.

Inoltre, le problematiche già segnalate a livello di stile, di credibilità della trama e di caratterizzazione dei personaggi non aiutano la storia a risultare comunque brillante o ad acquisire quel guizzo di imprevedibilità necessario per poter essere considerata innovativa sotto un qualunque punto di vista.


Caratterizzazione dei personaggi


I personaggi principali della storia sono due: Miguel, il narratore, e Robert, il poliziotto. Di loro sappiamo soltanto quello che ci viene raccontato, e il problema è tutto qui.

Le loro vicende, i loro sentimenti, i pensieri ci vengono riferiti, ma mai mostrati, per questo Miguel e Robert non riescono in alcun modo ad emergere dalla pagina scritta, non riescono a diventare davvero vivi sotto gli occhi del lettore.

Come per quanto riguarda l’ambientazione, ci sono molte occasioni perse, in cui si sarebbe potuto evitare di spiattellare e/o riassumere le informazioni. Alcune, peraltro, rimangono comunque vaghe.

Ad esempio, il primo dialogo fra Miguel e Robert: sappiamo che Miguel è abituato al torrido clima messicano, ce lo dice lui stesso. Però, non veniamo mai a conoscenza del motivo per cui è arrivato a Londra e non è un interrogativo da poco da lasciare in sospeso.

Un passaggio davvero emblematico, tuttavia, è questo:

A quel punto, cominciasti a raccontarmi dei casi più interessanti cui avevi partecipato, di come servire la giustizia fosse una missione, più che una semplice fonte di guadagno, e di quanta passione tu ci mettessi ogni volta.

Perché non farlo sapere ai lettori dalla viva voce di Robert, così da mostrare la sua passione per il lavoro, magari inventando un caso (anche solo per sommi capi) che fosse rappresentativo di tutto questo e rendesse il dialogo realistico e molto più naturale? Questo è un elenco, anche piuttosto freddino, di sicuro per nulla caratterizzante.

I comprimari, poi, sono fantasmi, sagome evanescenti messe lì per fare da contorno ai protagonisti: solo la madre di Miguel acquisisce un briciolo di concretezza, i colleghi di Robert sono una massa informe ed indistinta, oltre ad avere gravi problemi di coerenza nel loro modo di agire. Dell’amante occasionale di Robert, poi, non sappiamo addirittura nulla, se non che è a sua volta un poliziotto.


Attinenza al prompt

A questo riguardo, cercherò di essere breve, perché non ci sono critiche o obiezioni da muovere. L’attinenza funziona, il prompt non solo viene citato nel testo, ma si amalgama bene con la storia e risulta esserne la costante sottotraccia, nonché l’ispirazione preponderante.


Gradimento personale


Preferisco essere schietta, quando si tratta di recensioni negative: questa storia non mi è piaciuta, il fatto che non ci siano errori grammaticali di rilievo non mi permette comunque di darti una sufficienza piena.

A parte l’attinenza al prompt, di fatto non c’è nulla che funzioni: è una storia introspettiva, tutta la sua potenza comunicativa dovrebbe basarsi sulle sensazioni che suscita nel lettore, ma l’intera vicenda è prevedibile, scontata, scorre via senza lasciare granché, complice anche uno stile piatto e non comunicativo. Come ti ho già segnalato, persino le descrizioni dei pensieri sono stereotipate e questa è una pecca pesante, in una storia che nasce per essere dedicata all’introspezione.

Gli errori che hanno avuto maggior peso, nella mia valutazione, sono stati sicuramente quelli di coerenza, davvero aberranti: sarebbe bastato un briciolo di logica, per capire che non si rimanda a casa un suicida senza uno straccio di perizia psichiatrica, né che si spedisce un civile nel luogo in cui hanno appena freddato brutalmente il suo amato compagno. Sono scelte narrative insensate, annientano il pathos che le scene citate si sforzano disperatamente di comunicare. Inoltre, a livello personale, mi hanno anche abbastanza irritata, perché sono errore evitabili, che non si dovrebbero riscontrare in storie iscritte ad un contest, anche se nell'ambito della scrittura amatoriale.



Valutazione _Koa_:
Voto: 6



Correttezza grammaticale, ortografica e sintattica


Non ci sono errori grammaticali madornali, il testo è molto ben curato, tanto che non ho trovato nemmeno sviste o errori di battitura. Ci sono solo un paio di punti che non mi paiono errori di distrazione, proprio perché recidivi.

Il primo riguarda i puntini di sospensione, te lo dico chiaramente: sono troppi e molto spesso non necessari.

Il modo in cui è andata a finire … ma.

I puntini di sospensione vanno attaccati alla parola precedente e non attaccati alla successiva, così:

Il modo in cui è andata a finire… ma.

Ti faccio inoltre presente che non metti la maiuscola dopo i puntini. Non ci va sempre, è vero, ma in qualche caso non metterla è errore. In pratica, considera, che quando la frase successiva non continua dalla precedente, lì ci va la maiuscola, se invece continua non ci va. Ti porto due esempi per praticità.

Le mele sono rosse… Le pere sono verdi.

Le mele sono rosse… e succose.


Chiara la differenza?


Non mi soffermo su altri dettagli, anche se ce ne sarebbero, perché la correzione l’ha fatta l’altra giudice.


Stile e lessico

Comincio con il lessico, l’ho trovato piuttosto basilare. Narri in prima persona e non cadi nel tranello di utilizzare un linguaggio non adatto o fuori contesto, questo in effetti è un pregio, ma ha anche un risvolto, perché a lungo andare un linguaggio troppo basico, troppo poco ricercato, diventa monotono e ripetitivo. Il mio consiglio è quello di trovare una via di mezzo, non occorre alzare il linguaggio ad aulico con uno scaricatore di porto, ma tenere aperto il dizionario dei sinonimi tanto per controllare quali parole potresti utilizzare, per variare, può servirti davvero.

Inoltre, hai inserito un paio di parolacce ed, anche se non mi piace mai leggerle, devo ammettere che non erano né esagerate, né ingiustificate. La sola cosa che mi ha fatto storcere il naso è l’espressione inglese “trench coat”. Trovo che i termini anglosassoni siano inutili dove non servono e dove, quindi, sono perfettamente traducibili. Te lo faccio notare perché il termine è perfettamente sostituibile anche con una parola italiana.

Per quel che riguarda lo stile invece, qui secondo me hai qualcosa da aggiustare. Inizio con le cose positive, fai un buon uso degli incisi. Li utilizzi spesso e non appesantiscono la lettura, anzi, aiutano davvero molto. In generale il testo è piuttosto buono e scorrevole, ma di tanto intanto incappi in periodi lunghi e parecchio pensanti da portare a termine. Ti metto due esempi:

Persino durante i nostri momenti più bui e disperati non ho mai cessato di sentirmiveramente a casaquando eravamo insieme, e tu conosci la mia storia, sai quanto diffidente io sia nei confronti di concetti come “famiglia” o “calore familia-re”.

Io, abituato al torrido clima messicano, non smettevo di borbottare quanto strano e assurdo fosse questo Paese mentre, correndo come nemmeno un velocista sarebbe stato in grado di fare, cercavo di coprirmi come potevo con la mia giacca.

Queste due frasi sopra citate sono solo due esempi, ma ce ne sono altre che sarebbero da rivedere. Concentrandoci su questi però, sono davvero entrambi molto lunghi, il primo oltretutto è anche poco chiaro e occorre una seconda lettura per capirne il significato. Consiglio di spezzare con dei punti fermi.

Un’ultima nota di stile, ma che ha a che fare principalmente con l’estetica del testo. Il carattere “Arial Black” non mi sembra trai più indicati da utilizzare. La storia sembra sia stata scritta in grassetto e a lungo andare fa il medesimo effetto, ovvero affatica la vista e stanca. Se posso darti dei consigli, ti direi di utilizzarne uno più classico. Varia a seconda dei gusti, ma dal classico Times New Roman a Georgia, Verdana, Tahoma… Insomma ne hai tanti tra cui scegliere. (Faccio un'aggiunta, perché giusto oggi sono andata a vedere il tuo testo postato su efp e ho notato che ne hai modificato la formattazione. Tengo questa parte come monito generale, e per correttezza, perché quella che abbiamo valutato è la versione precedente a questa).



Coerenza logico-narrativa

Qui ci sono alcuni problemi, dal punto di vista della trama in sé e dei fatti che accadono, non ci sono grossi svarioni. C’è un incontro, che è l’evento scatenante, e tutto quello che ipoteticamente ne può derivare. In questo caso, due si conoscono, si piacciono, mettono insieme e poi scattano altri meccanismi quali tradimento, sofferenza ed infine la conclusione. Da questo punto di vista è una trama lineare che segue un filo logico. Ma, dato che siamo qui per aiutarvi a migliorare e per farvi notare le sviste, non posso sorvolare su certe cose. Due sono i punti che mi sono sembrati dei veri e propri buchi di trama:

Numero uno, il fatto che Miguel sia entrato e uscito dall’ospedale nel giro di una giornata e senza che prima gli avessero fatto un’accurata valutazione psicologica. È vero che certi dettagli possono essere benissimo trascurati, ma questo non è un microscopico dettaglio, bensì uno macroscopico. Non so se si può parlare di tentativo di suicidio vero e proprio, ma di fatto ci si trova di fronte ad un ragazzo che si è messo a bere fino al collasso. Il suo tasso alcolico doveva essere a dir poco alle stelle, è una situazione che può essere equiparata all’overdose, trattasi infatti di coma etilico. Mi è sembrato inverosimile che un uomo che arriva in un ospedale in queste condizioni, venga lasciato uscire nel giro di una notte, con una o due raccomandazioni e poco altro. Nessuna valutazione psichiatrica, nessun accenno a centri di accoglienza o a gruppi di recupero contro l’alcolismo. Poi però ho pensato, forse ciò che avevi in mente, non era di grave entità. Bene, ci sta e in quel caso il "buco di trama" sarebbe meno profondo, ma allora avresti dovuto approfondire e spendere qualche riga in più per spiegarci anche la sua situazione fisica.


L’altra cosa che mi è sembrata illogica, è la scena in cui i poliziotti dicono a Miguel di andare alla banca centrale. Mi pare inverosimile che all’arrivo del compagno del loro collega, si limitino a dire “vai là che lo trovi!”. Non mi sembra per nulla un atteggiamento da poliziotti, è comunque una scena del crimine e loro lo indirizzano sul luogo di un delitto, così? Tralasciando il fatto che è comunque un loro collega e uno si aspetterebbe forse due parole da parte loro o la volontà di accompagnarlo a vedere la salma. Ma, di solito, il luogo in cui è avvenuto un crimine viene precluso all'entrata di chiunque perché sotto sequestro. (Non so se è il termine tecnico preciso e forse ti conviene fare delle ricerche in proposito per validare la veridicità di ciò che hai scritto).

In conclusione, se ti fossi soffermata su questi due aspetti, spendendo qualche riga in più per giustificare queste scene, magari con due righe sullo stato d’animo del protagonista, sarebbe stato decisamente meglio. Letta così sembrano due fatti di passaggio messi lì solo per arrivare alla scena successiva. Ti fanno passare per frettolosa e non voglio pensare che tu lo sia.


Originalità

L’avvicendamento è piuttosto classico. Due ragazzi si conoscono, uno tradisce l’altro, si rimettono insieme e alla fine uno dei due muore e il protagonista/narratore rimane da solo.

Essendo l’originalità di un testo un punto prettamente soggettivo, in base a quelle che sono le mie esperienze, non posso dirti che il testo è originale. La trama suona molto di già visto, ma soprattutto la cosa che mi ha fatto storcere il naso è l’accenno iniziale al fatto che Robert faccia il poliziotto. È un richiamo troppo forte perché possa cadere così, solo per una questione descrittiva.

Quella precisazione sul suo lavoro è il campanello d’allarme che mi si è acceso e che mi ha fatto pensare che non sarebbe finita bene, proprio a causa del suo lavoro. Se non avessi inserito particolari come gli brillano gli occhi a parlare del suo lavoroforse non ci avrei nemmeno fatto caso. Mi sono chiesta, perché tra tutte quelle cose che poteva notare in Robert, perché Miguel si prende la briga di descrivere com'erano i suoi occhi mentre parla del suo lavoro? Solo perché la cosa lo ha impressionato positivamente o perché c'è dell'altro? Di sicuro è un problema mio e, di certo, solo io ti farò notare questa cosa. Ma quel riferimento, mi è sembrata la cronaca di una morte annunciata.



Caratterizzazione dei personaggi

La prima persona aiuta a capire il protagonista, soprattutto perché ti sei soffermata molto sulla sua introspezione. Miguel mi sembra una persona molto fragile, forse troppo. E in questo senso forse avresti dovuto approfondire di più il suo personaggio. Voglio dire, uno ti lascia e tu diventi un alcolizzato? Manca indubbiamente qualche passaggio, passaggio in cui avresti potuto accentuare la sua fragilità. Perché descritta in questo modo, la sua vicenda e la sua introspezione, risulta un po’ troppo poco approfondita.

Per quel che riguarda invece Robert, inizio con una domanda. Analizzando il suo personaggio ho trovato delle somiglianze ad un personaggio di un romanzo di Conan Doyle (e di conseguenza anche di Sherlock): Robert Lasgrave. E poi Londra e la professione di poliziotto. Non è che il tuo è un omaggio a Greg Lestrade? Perché il richiamo è piuttosto forte e il dubbio mi è venuto che fosse stato fatto appositamente. Ma magari è solo una casualità... Parlando di Robert, comunque, ecco mi sembra che questo personaggio sia già più riuscito, soprattutto per il fatto che, per forza di cose, non lo vediamo a trecentosessanta gradi. Essendo il punto di vista quello di Miguel, è con i suoi occhi che lo percepiamo. Questo fatto ti premia, a mio avviso, perché lo rende ambiguo. Per la prima parte della storia lo descrivi come superficiale e forse poco innamorato. Poi quando Miguel rischia la vita, allora lui lo aiuta e insieme ne escono. Fatto che lascia ad intendere che Robert è più di quello che sembrava in apparenza. Ama il suo lavoro, e si vede, ma forse non riesce ad amare il suo compagno alla stessa maniera. Ci lasci un po’ con questo dubbio sui suoi sentimenti, Robert lo amava davvero? Ma forse è questo un po’ il bello di questo personaggio, il fatto che Miguel stesso sia rimasto con una montagna di dubbi e tanta tristezza. Il loro finale è senza ombra di dubbio molto angst e decisamente inserito nella realtà.



Attinenza promt/citazione

Il promt è stato citato in una situazione di passaggio, una delle tante che questa shot ha. E forse il guaio è che rischia di passare inosservato, ma io ci ho fatto caso ugualmente, dato che dovevo valutare la tua storia. Hai utilizzato il buio visto non solo come solitudine interiore, come sofferenza del fatto che Miguel è stato tradito, ma anche come caduta nell’alcolismo. È stata una buona trovata, perché offre differenti chiavi di lettura. Un ottima trovata.



Gradimento personale


Il tono introspettivo e la buona grammatica sono aspetti che vanno per forza di cose premiati. Casi in cui l’autore compie un’opera di ricerca del personaggio, addentrandosi in tematiche che sono anche piuttosto forti (come l’alcol, il tradimento o addirittura la morte) vanno premiati se trattati con la giusta delicatezza. Ho apprezzato molto la scelta del promt e il modo in cui è stato inserito nella storia. Il mio voto però è appena sufficiente e il motivo riguarda il poco approfondimento di certe parti. Non solo per i due casi di cui ti ho parlato (la scena all’ospedale e con i poliziotti), ma anche perché questa sensazione di fretta l’ho avuta un po’ per tutta la storia. Non sono solita dire “se avessi”, ma in questo caso non posso astenermi.

Se tu ti fossi soffermata di più su certi punti, sicuramente il mio voto sarebbe più alto. In questa maniera il tutto è scivolato via e mi dispiace perché la storia perde molto.

In ultimo, una cosa che ci ha fatto sorridere. Ci avevi detto d’aver sforato il limite delle settemila parole, ma quando abbiamo visto la storia su efp, ci è sembrata troppo corta per essere da settemila e rotte parole. Per questo siamo andate a controllare e non arrivi neanche a duemila. Il tuo contatore di word dev’essere difettoso!

In conclusione, ciò che ti consiglio di fare è di lavorare ancora sullo stile, di affinarlo un pochettino, diciamo. E di non accontentarti di ciò che hai scritto, ma di provare a pensare se la trama non è frettolosa o “scivolata”. Magari prova a farti aiutare, magari cercando dei pareri da altre persone di tua fiducia, come amici o lettori di vecchia data che ti seguono.

In ogni caso, ti faccio i complimenti perché il tuo è un lavoro piuttosto buono.

Edited by K'oa - 16/7/2013, 20:07
 
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K'oa
view post Posted on 16/7/2013, 14:02




Secondo classificato:

"Gocce di pioggia" di Taila
Voto complessivo: 6,87/10


Valutazione di SignorinaEffe87:
Voto: 6,75



Correttezza grammaticale, ortografica e stilistica


Non ho riscontrato errori grammaticali rilevanti; tuttavia, ci sono parecchie virgole mancanti, nonché errori tipografici nella gestione della punteggiatura dei dialoghi.

Una goccia lo sfiorò, bagnandogli la punta delle ali, che teneva aperte sulla schiena, facendogli provare un senso di gelo, ma neanche questo riuscì a fermarlo.

La parte sottolineata può essere omessa per rendere più scorrevole il periodo.

Talion sapeva di starsi comportando in modo infantile, ma davvero non riusciva a fermarsi: anche se quella era una notte di pioggia in un freddo mese invernale, lui si sentiva l’essere più felice al mondo: aveva realizzato tutti suoi desideri, aveva tutto ciò che aveva sempre desiderato e non aveva più niente da chiedere alla vita.

L’espressione sottolineata mi convince pochissimo, proverei a sostituirla con qualcosa di equipollente, ma meno ostico, tipo “era consapevole di avere un comportamento infantile, in quel momento”. Inoltre, i due punti sono ripetuti consecutivamente, uno dei due a tua scelta andrebbe sostituito con altro segno di punteggiatura.

Il sorriso pian piano sfumò sulle sue labbra sottili, perché non Ulion non era più dove lo aveva lasciato, appoggiato a una pigna secca e consumata dal gelo e non riusciva a distinguerlo nel fitto velo della pioggia.

Uno dei due “non” è chiaramente di troppo; manca una virgola dopo “gelo” e sarebbe meglio “dietro al fitto velo (…)”.

Temeva che Ulion avesse ripensato alla sua decisione, che avesse capito che quella vita non facesse per lui, che non valesse tutti quei sacrifici e che fosse ritornato sui suoi passi e lo avesse lasciato lì da solo, senza dirgli nemmeno una parola.

“(…) che avesse capito che quella vita non faceva per lui (…)”; nella frase “che non valesse tutti quei sacrifici” bisognerebbe esplicitare il soggetto, visto che non coincide con quello della frase precedente e la frase risulta difficoltosa da intendere.

“(…) lei era la promessa sposa di Ulion, era la principessa degli Elfi di Alborea ed era semplicemente bellissima, mentre lui era solo un capitano della guardia reale e non aveva alcun pregio, oltre il valore militare.

Il verbo sottolineato può essere omesso e la frase trasformata in un inciso, inserendo una virgola dopo “Alborea”.

In quel momento gli sembrava soltanto il sogno a occhi aperti di un bambino ingenuo.

Manca una virgola dopo “momento”.

“(…) avevano accettato quell’amore improvviso, che non avevano né voluto né cercato e non si erano mai più separati.

Mancano le virgole dopo “voluto” e “cercato”.

“(…) avevano lottato strenuamente per restare insieme e, ora che finalmente potevano amarsi liberamente (…)”

Almeno due avverbi in –mente a tua discrezione andrebbero sciolti in espressioni differenti, ma di analogo significato, onde evitare di dare un’intonazione cantilenante al testo (altre segnalazioni di questo genere saranno esposte nel parametro successivo).

“- Perché hai smesso di rincorrere la pioggia?- chiese la voce fuoricampo di Ulion e il cuore nel petto dell’altro Elfo fece un balzo.

Trovo il termine sottolineato un po’ stridente rispetto al contesto; sarebbe meglio cercare una parola di uguale significato, ma più adatta allo stile e all’ambientazione del racconto.

Ulion era seduto tranquillamente su una foglia di gramigna mezzo ingiallita, con le gambe accavallate, un braccio puntato sul ginocchio e il viso poggiato comodamente nel palmo della mano, lo stava osservando con un’espressione divertita e comprensiva.

Sostituirei la virgola prima di “lo stava osservando” con un punto e virgola.

Emozionato, Talion si tuffò in avanti, le ali perpendicolari al corpo e fendette rapido l’aria, prima di rimettersi dritto e planare dolcemente, fermandosi solo quando fu davanti all’Elfo che amava.

Manca la virgola dopo “corpo”.

“- Mi piaceva vederti giocare in quel modo. Eri bellissimo, così felice.- aggiunse poi, rivolgendogli un bel sorriso.

Qui sarebbe meglio specificare il parlante in dialogue tag, perché non è immediatamente individuabile in base al contesto. Inoltre, ci sarebbe la ripetizione, a breve distanza, delle due forme “bellissimo” e “bel”.

Talion si fermò a guardarlo, gli occhi dorati spalancati dalla sorpresa mentre lo fissava come se non credesse che fosse davvero lì davanti a lui, mentre l’altro allungava la mano verso di lui per accarezzargli la guancia destra con il dorso delle dita piegate.

Mancano le virgole dopo “sorpresa” e “”. Uno dei due “mentre” andrebbe sostituito con una congiunzione analoga. “Verso di lui” è una specificazione non necessaria, quindi può essere omessa.

Ulion fece scivolare la mano verso quella dell’altro, prendendola nella sua e intrecciando le loro dita, facendo combaciare i palmi e lo tirò delicatamente verso di sé, fino al punto che solo pochi centimetri li separavano.

Manca la virgola dopo “palmi”.

Nonostante il suo valore e la determinazione che più volte aveva dimostrato sul campo di battaglia, Talion era quello più insicuro tra i due in campo sentimentale: aveva bisogno di essere rassicurato e spesso gli si stringeva addosso come un bambino spaventato, come se nutrisse la segreta paura che potesse scomparire da un momento all’altro. Eppure era stata proprio quella fragilità che si nascondeva sotto l’armatura dell’indomito guerriero ad averlo conquistato.

Spesso” andrebbe preceduto e seguito da una virgola. Manca la virgola dopo “eppure”.

– Io non sono mai andato via, sono sempre stato qua e resterò con te fino a quando mi vorrai. Niente di ciò che ho lasciato a casa ha valore per me, esisti solamente tu per me.- disse e si sporse in avanti per baciarlo.

Meglio “qui”. Questo passaggio necessiterebbe di alcune pause, da introdurre tramite virgole: decidi tu come riformulare le frasi per renderle meno lunghe o, comunque, più pausate.

“- Mi concedi un ballo, mio amato?- domandò Ulion subito dopo aver concluso il bacio, ancora un po’ ansante e sorridendo felice.

Manca la virgola dopo “Ulion”.

“- E allora? Un po’ d’immaginazione mio capitano!- lo prese in giro Ulion, unendo la sua risata con la propria.

Manca la virgola dopo “immaginazione”.

Un soffuso rossore colorò le guance di Talion a causa di quella vicinanza e Ulion sorrise intenerito, prima di chinarsi in avanti per baciarlo e dopo poggiò la fronte contro quella del viso davanti al suo.

Manca la virgola tra “sorrise” e “intenerito”. L’espressione sottolineata rende lo scorrimento della frase un po’ macchinoso, sarebbe opportuna una riformulazione più fluida di quel passaggio.

Sorridendo complici e innamorati, i due Elfi cominciarono a danzare fluttuando a mezz’aria, con le ali che vibravano dietro la loro schiena e le gocce di pioggia che cadevano, scivolando loro accanto.

Manca la virgola dopo “sorridendo”.

Stare insieme a Ulion era come ripiegare le ali dietro la schiena e lasciarsi andare a una picchiata da un’altezza vertiginosa e senza margini di sicurezza.

La congiunzione sottolineata può essere omessa e sostituita con una virgola.

Ulion e una vita insieme era tutto ciò che Talion desiderava, ma quel pensiero lo turbò al punto di far morire la risata sulle sue labbra e fermò quel gioco, così di colpo che l’altro Elfo venne strattonato e gli finì addosso.

Essendovi un duplice soggetto, il verbo corretto sarebbe “erano”. Sarebbe opportuno sostituire la congiunzione sottolineata con un segno di punteggiatura (es.: il punto e virgola), per snellire l’andamento della frase.

Scegliendo lui, Ulion aveva rinunciato alla sua casa e alla sua famiglia, a tutti i lussi e i privilegi a cui era stato abituato fin dalla nascita, erano ormai dei reietti esiliati da Alborea. Sebbene gli avesse assicurato che non si sarebbe mai pentito, perché tutto ciò che desiderava era lui, Talion stava iniziando a temere quel futuro che ora vedeva aperto come un baratro oscuro davanti a sé.

Dopo “nascita” adopererei un punto e virgola. Mancano le virgole dopo “reietti”, nonché prima e dopo "ora".

Ulion, comprendendo i timori del compagno, sciolse la presa del ballo e lo strinse forte in un abbraccio, aspettando che l’altro lo ricambiasse incrociandogli le braccia dietro il collo.

Il pronome sottolineato può essere omesso senza intaccare la comprensione del testo.

“- Non posso prometterti un futuro radioso, amore mio. Non posso mentirti: siamo reietti, abbiamo perso tutto e attorno a noi c’è soltanto il buio ora. – a quelle parole, l’abbraccio di Talion si fece ancora più stretto, quasi cercasse certezze e Ulion cercò di tranquillizzarlo con un altro bacio

Servirebbe una virgola dopo “certezze”.

“– Ma il buio non può durare per sempre e dopo c’è la luce luminosa dell’alba. All’inizio non sarà facile, ma ci amiamo e stiamo insieme: di cos’altro potremmo avere bisogno? In un modo o nell’altro ce la faremo, te lo prometto amore mio.- mormorò con le labbra premute contro la sua gola, il respiro caldo a disegnare brividi sulla sua pelle.

Di sicuro, manca la virgola prima di “amore mio”. In generale, sia in questo passaggio che in quello precedente, ho avuto l’impressione che servissero pause segnate dalla punteggiatura, che non sono presenti. Rimetto a te la decisione sulle modalità di riformulazione dei periodi.

In conclusione, ti segnalo le problematiche relative alla gestione errata della punteggiatura nei dialoghi; so che ci sono pareri discordanti a questo riguardo, però io ho partecipato a diversi contest e il mio metodo non è mai stato contestato (per ora):

-Se il dialogo è seguito da dialogue tag, che, idealmente, lo prosegue, non vanno inseriti segni di punteggiatura di sorta, all’infuori di quelli di significato forte come punto esclamativo ed interrogativo.

Es.: “Perché hai smesso di rincorrere la pioggia?” chiese la voce (…).”

Questo è un esempio di uso corretto, in quanto è sì presente il dialogue tag (la parte sottolineata), ma il punto interrogativo fornisce informazioni importanti sull’intonazione della battuta, quindi non può essere omesso.

Es.: “(…) Eri bellissimo, così felice.” aggiunse poi, (…)

“Avevo paura che te ne fossi andato.” confessò piano, (…)

Questi sono esempi di uso errato, in quanto il dialogo prosegue idealmente nel dialogue tag, quindi il punto fermo va tolto.

Essendo i tuoi dialoghi praticamente sempre seguiti da dialogue tag, questo errore è stato ripetuto molte volte.


Stile e lessico

Lo accenno qui e lo ripeterò altrove: il mio giudizio su questa storia è stato, inevitabilmente, influenzato dal fatto che ti conosco come autrice, avendo letto altro di tuo, e so che questa storia, per molti versi, non rispecchia le tue reali capacità scrittorie.

Hai uno stile ricco, per certi versi complesso, che alterna l’uso della paratassi e dell’ipotassi in maniera adeguata per poter descrivere e comunicare al lettore ogni minuzia della tua storia, per mostrarla ai suoi occhi esattamente come tu la vedi nella tua mente, ed è un modo di scrivere che apprezzo molto.

Qui, però, ti è decisamente scappato di mano: hai voluto mettere molto, troppo, con il risultato che la maggior parte delle frasi arranca in maniera estremamente macchinosa e per niente fluida, il che ha finito per influenzare anche altri aspetti della storia che ti segnalerò più in là.

Ci sono due difetti che risaltano subito, anche ad una lettura non approfondita: innanzitutto, la costruzione dei periodi, eccessivamente lunghi e, a volte, un po’ contorti, tali da costringerti a ritornare sulla riga precedente per assicurarti di aver capito tutto. Soprattutto, però, ho notato l’abuso delle frasi con il gerundio: rischiano di dare un’intonazione ripetitiva e quasi cantilenante allo scritto, finendo per spingere il lettore a non prestare più attenzione alle vicende narrate, perché la sua mente “prevede” la costruzione della frase successiva. Quest’ultimo è stato, per anni, anche un mio grave problema, finché non sono stata bacchettata ferocemente al riguardo; spero, usando però toni più cortesi rispetto al mio recensore di allora, di poterti essere utile a questo proposito.

Es. I: “Una goccia lo sfiorò, bagnandogli la punta delle ali, che teneva aperte sulla schiena, facendogli provare un senso di gelo, ma neanche questo riuscì a fermarlo. Ridendo ancora più forte, caricò sulle ginocchia e spiccò un balzo, le ali che si muovevano frenetiche nell’aria, atterrando di peso su una goccia che si trovava appena più in alto, producendo un rumore acquoso e schizzando scintille argentee ovunque.

Es. II: “- Mi concedi un ballo, mio amato?- domandò Ulion subito dopo aver concluso il bacio, ancora un po’ ansante e sorridendo felice.

- Ma non abbiamo la musica.- protestò Talion, ridendo gaio e spensierato come prima.

- E allora? Un po’ d’immaginazione mio capitano!- lo prese in giro Ulion, unendo la sua risata con la propria.

(…)

- Che succede?- gli chiese Ulion preoccupato, baciandogli una guancia.

- Cosa faremo adesso?- replicò Talion, chiudendo forte le palpebre e spingendo il proprio volto contro quello dell’altro.

Ulion, comprendendo i timori del compagno, sciolse la presa del ballo e lo strinse forte in un abbraccio, aspettando che l’altro lo ricambiasse incrociandogli le braccia dietro il collo.

 

Es. III: “Talion non disse niente, si aggrappò ferocemente al compagno e annuì con un cenno della testa, sfregando nel movimento la guancia contro quell’altro. Ripresero a volteggiare tra le gocce di pioggia, ora più rada rispetto a prima, seguendo una melodia che era solo nelle loro teste e tenendosi disperatamente abbracciati l’uno all’altro. Quell’abbraccio era la rappresentazione materiale della loro esistenza: nessuno dei due poteva sopravvivere senza l’altro e per questo motivo restavano aggrappati disperatamente l’uno all’altro, era stato così fin dal loro primo incontro e niente sarebbe cambiato per il futuro: per quanto sarebbe stata brutta e difficile la situazione in cui si sarebbero venuti a trovare, sarebbero rimasti insieme e insieme avrebbero superato ogni ostacolo, perché si amavano e avevano scelto di vivere quella vita insieme.

Perdona le citazioni lunghissime, ma volevo che quello che sto cercando di spiegarti risaltasse il più visibilmente possibile: i dialoghi sono costruiti quasi tutti come l’esempio II, sempre con la stessa struttura e cadenza; l’esempio IV, poi, presenta anche il problema della ripetizione di “l’uno all’altro/senza l’altro” (ma anche di “insieme”, per certi versi), che, se può essere parzialmente giustificabile allo scopo di enfatizzare il concetto, risulta comunque un po’ troppo forzata.

So che è pesante, noioso e quant’altro, però bisognerebbe sforzarsi di riformulare il più possibile, usando il gerundio solo di tanto in tanto e alternandolo ad altre costruzioni. Dal momento che il tuo stile è già incline all’uso di paratassi e ipotassi, e che le sai gestire abbastanza bene, credo che tu sia sulla buona strada per migliorare ulteriormente.

Riguardo al lessico, sarò breve: a parte la mia unica perplessità già segnalata, mi pare che tu abbia usato parole adatte al contesto in cui si muovono i tuoi personaggi. È un linguaggio che si tiene alla giusta distanza dall’aulicità eccessiva così come dalla banalità colloquiale, un giusto equilibrio che renderebbe molto di più, in assenza delle problematiche stilistiche citate in precedenza.


Coerenza logico-narrativa

In questo racconto, non è presente una trama vera e propria, si tratta piuttosto della descrizione dettagliata di una situazione, un momento di riflessione legato alle vicende che hanno caratterizzato le vite dei due protagonisti fino ad ora. Queste vicende ci vengono raccontate in vari punti della storia, in un modo che non mi ha convinto appieno, forse perché mi sono convertita al famigerato show, don’t tell e, ormai, preferisco che le informazioni mi vengano comunicate inscenandole sotto i miei occhi, piuttosto che riferendomele e basta, in maniera un po’ elencativa.

Inoltre, a proposito della narrazione in sé, ho riscontrato una certa difficoltà ad individuare il tipo di narratore utilizzato: per buona parte della lettura, ero abbastanza convinta di trovarmi dinanzi ad un narratore interno in terza persona, rappresentato da Talion, poi sono incappata nei due passaggi seguenti, che mi hanno confuso le idee.

I) “Ulion sorrise intenerito e, dopo aver stretto il suo Elfo in un abbraccio caldo e confortante, poggiò la guancia destra contro la sua testa, affondando il naso tra le ciocche ramate e umide dei suoi capelli. Nonostante il suo valore e la determinazione che più volte aveva dimostrato sul campo di battaglia, Talion era quello più insicuro tra i due in campo sentimentale: aveva bisogno di essere rassicurato e spesso gli si stringeva addosso come un bambino spaventato, come se nutrisse la segreta paura che potesse scomparire da un momento all’altro. Eppure era stata proprio quella fragilità che si nascondeva sotto l’armatura dell’indomito guerriero ad averlo conquistato.

II) “Ulion, comprendendo i timori del compagno, sciolse la presa del ballo e lo strinse forte in un abbraccio, aspettando che l’altro lo ricambiasse incrociandogli le braccia dietro il collo. Come aveva potuto nascondere così a lungo quell’animo così sensibile e insicuro, dietro la maschera dell’eroico soldato senza paura? Piegò la testa verso la spalla destra e gli baciò il lato del collo. Si spostava piano nell’aria per evitare che le gocce di pioggia potessero colpirli.

In queste due citazioni, il lettore viene bruscamente catapultato nel punto di vista di Ulion. Avrei ipotizzato il ricorso ad un narratore onnisciente, ma mi insospettisce il fatto che ciò si verifichi solo due volte nel corso del racconto, e solo per relativamente poche righe; pertanto, ho il sospetto di essere davanti ad un’incoerenza logica nella gestione del PoV.

Infine, ho trovato il finale un po’ brusco: non dà tanto la sensazione di essere stato lasciato in sospeso, quanto piuttosto l’ho trovato poco incisivo, nel suo ruolo di chiusura.


Originalità


Premessa: ricevere complimenti da me sotto questo parametro è, di fatto, praticamente impossibile. Tuttavia, e sono costretta a ripetermi, so che tu hai una fervida fantasia e che puoi creare qualcosa di più imprevedibile di ciò che è raccontato in questa storia.

La storia non è innovativa, anzi: l’amore contrastato fra un nobile/futuro principe e un personaggio di più modesti natali, con tutti i suoi ostacoli e le sue speranze, è un topos letterario che, ormai, si vede come fumo negli occhi. Di fatto, qui il fattore di novità è costituito dal fatto che i personaggi in questione siano entrambi maschi e, come ripeto spesso, lo slash (e il femslash, il discorso non cambia) non dovrebbe essere il solo parametro in grado di rendere una storia fuori dagli schemi.



Caratterizzazione dei personaggi


Gli Elfi non sono esattamente i miei personaggi fantasy preferiti, forse perché sono convinta che il Piccolo Popolo sia, in generale, come descritto nella poesia di Yeats “The Stolen Child”, ovvero quantomeno inquietante.

Tuttavia, non si può dire che il lavoro di caratterizzazione compiuto qui non sia buono: i due protagonisti sono ben distinguibili nella loro personalità, più forte quella di Ulion, più incline al dubbio e bisognosa di rassicurazioni quella di Talion, secondo una dinamica di coppia che mi è parso di intravvedere con una certa ricorrenza, nei tuoi scritti.

Tuttavia, qui ho riscontrato un problema che, invece, di solito i tuoi personaggi non hanno: Talion e Ulion sono poco sfaccettati, come se rappresentassero un tipo caratteriale, piuttosto che avere un carattere definito vero e proprio.

A proposito di Talion, poi, ho avvertito molto forte la discrasia fra la sua personalità, molto fragile in ambito sentimentale, e quello che ci viene raccontato sul suo coraggio in battaglia; forse, il problema è davvero tutto in quel “raccontato”, che conduce a questa apparente incoerenza nei suoi comportamenti, almeno agli occhi del lettore. Senza contare che, entrambe le volte in cui si sottolinea questo dettaglio, ci si trova in corrispondenza del già segnalato presunto salto di PoV. In breve, avrei preferito una spiegazione un poco più dettagliata riguardo a questo atteggiamento, che pare così contrastante e non molto giustificato.


Attinenza al prompt

Riguardo a questo parametro cercherò di essere breve: il prompt c’è, non solo perché viene citato nel testo, ma perché la storia si sviluppa a partire dalla citazione e il suo significato permea gran parte della narrazione. Perciò, a questo proposito, hai fatto un lavoro impeccabile.


Gradimento personale

Lo ripeto ancora una volta: aver letto altro di tuo ha finito per influenzare questo giudizio. Sei un’autrice brillante, fantasiosa, con uno stile ricercato e coinvolgente, molto immaginifico; questa storia, purtroppo, non ti rappresenta per nulla.

Il racconto scorre, ma solo perché la vicenda raccontata è lineare, mentre lo stile risulta troppo macchinoso, quasi appesantito da quelli che, di solito, sono i tuoi pregi di narratrice; i personaggi, poi, non riescono ad emergere dalla pagina come dovrebbero. Mi è dispiaciuto, tanto, darti un voto così basso: spero che tu possa prendere le mie parole non come una critica distruttiva e fine a se stessa, ma come uno spunto per limare ulteriormente il tuo stile e le tue capacità che, nonostante questo lavoro nel complesso non entusiasmante, emergono senza ombra di dubbio.


Valutazione _Koa_:
Voto: 7


Correttezza grammaticale, ortografica e sintattica


Su questo punto non ho un gran che da dire. Non commetti errori di ortografia o di grammatica. Ho riscontrato solo un errore piuttosto grave (che però mi sembra una dimenticanza) e un altro punto in cui il verbo utilizzato suona male. Te li mostro:

“Talion sapeva di starsi comportando”se proprio vuoi mantenere la costruzione che hai utilizzato ti consiglio di cambiare in:“Talion sapeva che si stava comportando”.

“Un po’ di immaginazione mio capitano” "mio capitano"è vocativo e vuole la virgola. Non mi soffermo a spiegarti la regola del vocativo, perché presumo sia una dimenticanza. Negli altri casi infatti hai applicato la regola.



Stile e lessico

Partiamo dal lessico, è piuttosto buono e vario, in alcuni punti è addirittura ricercato, come il particolare della foglia di gramigna. Posso solo consigliarti di prestare più attenzione, perché ho trovato diverse ripetizioni. Il problema non è tanto il fatto che ce ne siano, può capitare di non vederle, specie se ci si edita la storia da soli, il punto è che nel tuo caso le ridondanze sono un'ulteriore problema che va ad appesantire frasi già molto complesse.

E qui arriviamo al punto cruciale: lo stile che io ho considerato un po' come la nota dolente, la vera pecca di questa storia. Sono rimasta molto sorpresa, perché ti conosco come autrice e mi aspettavo qualcosa di differente da te. Di solito il tuo stile è molto scorrevole e coinvolgente, riesci a costruire le frasi in maniera mai noiosa, anzi. Riesci a gestire paratassi ed ipotassi in modo egregio, ma in questo caso hai strutturato dei periodi molto lunghi e molto complessi che rendono difficoltosa la lettura. Frasi davvero eterne e con una punteggiatura che affatica e che non è sempre corretta. So che la punteggiatura è un fatto soggettivo e che varia a seconda della scelta dell'autore, ma quello che si dovrebbe cercare, è di dare un ritmo alla narrazione. Un ritmo che è differente da scrittore a scrittore, ma che deve esserci. Tu hai, purtroppo, usato una punteggiatura che rallenta di molto la fluidità del testo. Penso che l'errore che hai commesso in questo senso ti abbia portato ad altri errori, come l'abuso dei due punti. Li hai inseriti anche due volte nella stessa frase. Il mio consiglio è snellire questi periodi infiniti con dei punti fermi. Di modo da dare più ritmo. Ti porto un solo esempio, ma ritengo sia esplicativo dell’intero testo:

Ridendo ancora più forte, caricò sulle ginocchia e spiccò un balzo, le ali che si muovevano frenetiche nell’aria, atterrando di peso su una goccia che si trovava appena più in alto, producendo un rumore acquoso e schizzando scintille argentee ovunque.

Sul serio? Sembrava non avere mai fine. L'utilizzo del verbo "atterrare" al gerundio inoltre, altera il senso della frase e non fa capire appieno ciò che sta accadendo. E poi hai coniugato molte volte il gerundio, "producendo" "schizzando" "atterrando", sono un po' troppi, a lungo andare stanca la lettura. Il mio consiglio è quello di alternarlo, altrimenti si ottiene un effetto cantilenante. Per quanto concerne la punteggiatura invece, ricorda puoi variare con i punti e virgola o i trattini... Per la frase sopra citata provo ad offrirti una variante, dico provo perché ho trovato molta difficoltà nel correggerla. Come ho accennato prima, la parola "atterrare" così coniugata non aiuta nella comprensione del testo. Comunque, ecco l'esempio:

Ridendo ancora più forte, caricò sulle ginocchia e spiccò un balzo. (questo periodo è finito, spezzalo con un punto) Le ali si muovevano frenetiche nell'aria e Talion atterrò di peso su una goccia che si trovava appena più il alto, l'impatto produsse un rumore acquoso e fece schizzare scintille argentee ovunque.

Ovviamente questa è solo una variante, puoi strutturare la frase come meglio credi. Dato però che non è il solo esempio presente, temo dovrai prenderti un po' di tempo per rivedere la storia.


Coerenza logico-narrativa

Valutata da un altro giudice, magari potrebbero rimproverarti il fatto che non c'è una vera trama, perché l’impostazione di questa storia è quasi da flashfic. Non c’è una vera e propria storia, ma una sequenza di scene che porta ad una conclusione. Con "impostazione da flashfic" intendo la mia idea di un racconto breve, ovvero una trama che si focalizza su un qualcosa di particolare e l'amplifica. In questi casi non si ha mai uno sviluppo narrativo canonico, ma il risultato che si ottiene è il racconto di un qualcosa di preciso. Un momento che sembra essere cruciale per la vita dei due protagonisti, Talion ed Ulion.

Talion gioca e scherza, ma ad un certo punto si ritrova da solo e la paura prende il sopravvento. Se vogliamo parlare per forza di coerenza, allora dico che sì, dal punto di vista dello scorrere dei pensieri in generale c’è una certa logica. I fatti che ci mostri, seppur pochi, avvengo in maniera sequenziale anche dal punto di vista introspettivo, cioè c’è un principio, una parte centrale in cui si trovano e un finale. Nessuno strafalcione sul genere, avevi i capelli verdi in una scena e viola in quella successiva. Si nota che hai una certa esperienza in campo narrativo. Tuttavia, è ed questa la cosa che mi ha sorpreso maggiormente, in un paio di punti scivoli dal pov di Talion a quello di Ulion, probabilmente senza nemmeno accorgertene. So che usare narratore interno alla terza persona è tutto tranne che facile, perché è sufficiente una parola e tutto cambia. (Avevo inizialmente proposto tutti gli esempi in cui avevi commesso questo errore, ma poi li ho levati, quando ho visto che SignorinaEffe te li aveva citati. Per non ripetere, ti rimando a ciò che ha detto lei, concordando appieno).

A questo proposito, in conclusione, ciò che ne deduco è che occorrevano forse maggiori riletture o letture più attente, per poter far ritornare il pov sui giusti binari.


Originalità


Per quella che è la mia esperienza, non posso premiare questo punto. La trama e i dialoghi li ho trovati piuttosto scontati. Il tutto è incentrato sulla scena tra i due personaggi, scena che porta alla comprensione di quella che è la loro vita. Seppur si stia parlando di elfi, argomento su cui non sono ferrata per nulla, la storia del rampollo della nobile casata che sposa qualcuno non del suo rango, è un po’ vecchiotta e molto, troppo, utilizzata.


Il motivo per cui non premio l’originalità, non ha però a che fare con la trama o con l’idea di base (rampollo/tizio non nobile). Il problema a mio avviso sono i dialoghi, gli scambi di battute tra i personaggi sono da cliché. Un esempio su tutti: quando Ulion invita Talion a ballare, la battuta sul fatto che non c’è musica, ho trovato davvero che fosse piuttosto scontata. Si intuisce perfettamente cosa diranno, Ulion su tutti. So che il suo intento è quello di rassicurare il compagno, ma dovrebbe provare ad essere un po’ meno banale nelle risposte da dare.



Caratterizzazione dei personaggi


La caratterizzazione dei personaggi mi ha preso molto più tempo del solito, ho fatto molta fatica ad inquadrarli bene, tanto che ho dovuto dare molte letture prima di farmi un’idea precisa.

Talion è quello che mi ha fatto storcere maggiormente il naso, e il motivo è la sua fragilità. Un militare che in campo sentimentale è tanto insicuro? Va bene, sono gusti personali, ma penso che tu abbia calcato troppo la mano. Perché sembra quasi una checca isterica! Sta giocando con le gocce di pioggia e all’improvviso non lo vede più e l’unica cosa che pensa di fare è disperarsi? Ma, diavolo, Talion è un militare! Ha sicuramente superato un addestramento, è abituato a mantenere il sangue freddo in certe situazioni. Perché dovrebbe perdere la testa fino al punto di disperarsi? Lo so, ama Ulion e l'amore de-razionalizza le persone e ti porta a fare, o a dire, delle cose che, se ragionassi in maniera logica, non ti passerebbero mai per la mente. Con tutto quello che hanno passato, e i dubbi sul futuro insieme, il senso di colpa per averlo strappato al regno e alla vita forse felice con una sposa vera, può anche essere giustificata una reazione tanto esagerata. Forse hai esagerato però. Se avessi mantenuto tutto su toni meno da disperazione/dramma, sarebbe stato molto meglio.


Attinenza promt/citazione


Il promt mi sembra ben inserito all’interno del testo, anzi ne sembra proprio l'ispiratore. L’idea del buio associato alla ricerca di qualcuno che non si trova è davvero molto ben concepita e vincente. Specie perché offre, come al solito nelle tue storie, chiavi di lettura molteplici. Il buio non è ovviamente inteso solo come Talion che non trova più Ulion, ma può essere visto come incertezza sul futuro, sentimenti negativi quali il senso di colpa o la paura perdere l'amato. Insomma una chiave di lettura del promt ampia e che è assolutamente da premiare.


Gradimento personale


Faccio una premessa: le storie fantasy non sono per niente il mio genere e non è solo un questione di gusto personale, ma di inesperienza nel campo. Per questo motivo ho dovuto rileggerla così tante volte e ho fatto anche una certa fatica ad immaginarmeli fisicamente, tanto che ho dovuto fare delle ricerche. Ma l’ho fatto con piacere, ho imparato delle cose. E sappi che ho cercato di non farmi influenzare dal mio pensiero e valutare la storia in maniera oggettiva.

Ci sono diversi problemi. Mi sembra una trama ricca di cliché, di frasi già dette e già sentite e che non vengono raccontate in maniera interessante ed accattivante. La storia di Talion ed Ulion si intuisce essere molto travagliata, ce ne fai un accenno, ma purtroppo è tutto lì. Non viene approfondito nulla di quello che era la loro storia prima di questo momento. E data l’impostazione che avevi dato alla storia, senza fatti rilevanti a livello di trama, poteva anche starci un approfondimento su quello che era il loro passato. Ti sei concentrata e hai calcato la mano su certi aspetti, riguardanti il carattere di Talion o il zuccheroso romanticismo di Ulion, che mi sembra davvero troppo stucchevole. Ma, nonostante questi aspetti negativi, è una storia piacevole da leggere. Bisogna premiare la caratterizzazione oggettiva dei personaggi che sembra ben pensata, l’ambientazione piuttosto originale e altri mille dettagli di cui è infarcita la storia. Darti un voto più basso di sette significherebbe seguire il mio gusto personale e voglio valutare le storie in base a fatti oggettivi. Qui abbiamo una buona grammatica, un buon lessico e una buona trama. E sono aspetti che vanno premiati.

Edited by K'oa - 16/7/2013, 20:17
 
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K'oa
view post Posted on 16/7/2013, 14:25




Primo classificato

"Third person conditional" di Fandra (MalestromDawn)
Voto complessivo: 7,62/10

Valutazione SignorinaEffe87:
Voto: 7,25


Correttezza grammaticale, ortografica e sintattica


Non ho riscontrato errori ortografici di particolare gravità. In compenso, la storia si presenta molto caotica a livello di gestione della punteggiatura, con un abuso di virgole che rende le frasi eccessivamente lunghe e, nel complesso, poco scorrevoli.

Terence non è mai stato un fratello particolarmente espansivo o che condivida ogni singolo momento della sua vita con noi consanguinei, io però sono sempre stato quello a cui si è ritrovato a porre quelle domande considerate “scomode”; non poteva certo andare da Samuel, che ha la mentalità di un chierico del tredicesimo secolo, o da Andrew, che con i suoi quattordici anni non ha altro interesse che per i suoi modellini di aerei.

Non pensavo che mi sarei mai trovata a dirlo a qualcuno (con gli autori amatoriali, di solito, si ha il problema opposto), ma qui ci sono ben cinque righe di periodo SENZA un punto fermo. Io amo le virgole, amo i punti e virgola, amo chi li usa, ma qui si eccede; lo ripeterò spesso, queste frasi vanno riformulate per inserire le pause in maniera più equilibrata.

Ma, per quanto uno si prepari mentalmente alla domanda in arrivo, rimane sempre quell’infido margine di probabilità che si tocchi un tasto dolente e Terence non l’ha soltanto toccato, ci è saltato sopra a piedi uniti, come minimo.

Stesso problema di cui sopra, qui almeno le righe senza punti fermi sono soltanto tre.

Quasi lancio la mia tazza nel lavello della cucina per la sorpresa e mi preparo allo scatto verso la mia camera, al piano di sopra.

«In terza persona condizionale» rispondo lapidario prima di defilarmi.


Uno dei due “mia” andrebbe tolto per evitare la ripetizione, io opterei per quello riferito alla tazza (ce l’ha in mano; inoltre, non si tratta di una specificazione tanto necessaria quanto quella riferita alla camera).

Dopo “lapidario” sarebbe opportuno inserire una virgola.

Perché una così criptica risposta? Beh, è semplice: “avrebbe potuto andare meglio”, terza persona condizionale, appunto.

Sarebbe preferibile “una risposta così criptica”, l’inversione va usata con moderazione e solo dove è strettamente necessaria/utile a livello di resa stilistica.

Avrebbe” mi ha fatto spuntare un paio di scaglie sul braccio. Tra l’altro, non lo trovo neanche così coerente con la caratterizzazione del personaggio, che, nel prosieguo della storia, dà prova di parlare in maniera abbastanza forbita per essere solo un adolescente.

Nell’immaginario collettivo i balli scolastici hanno sempre un’accezione mistica e da quando è uscito Cinderella Story le ragazze di tutto il mondo sono giunte alla conclusione che, nel 99% dei casi, il principe azzurro si trovi lì.

Questa frase può anche non essere riformulata, però introdurrei almeno un paio di virgole prima di “da” e dopo “Story”.

Da comune studente del secondo anno, in una scuola in cui partecipano alle feste solo quelli del terzo e quarto anno, posso tranquillamente dire che non provo alcun irrefrenabile desiderio di trovare la donna della mia vita nel mezzo di quella bolgia caotica, anzi, dirò di più, non ho nemmeno la benché minima voglia di partecipare!

Sostituirei la virgola prima di “anzi” con un punto e virgola.

Verrebbe quindi spontaneo chiedersi cosa io ci faccia fuori dalla porta sul retro della palestra, ad un orario decisamente discutibile, la sera del suddetto ballo e con in mano un vestito così lungo e accollato che soltanto la castissima Luise Jenkins ˗storica fidanzata di mio fratello Samuel ˗potrebbe indossare.

Sposterei “quindi” all’inizio della frase e lo farei seguire dalla virgola.

La corretta grafia del nome sarebbe “Louise”.

La frase sottolineata non è sbagliata: quello che non mi piace particolarmente è l’utilizzo di quel segnetto grafico, che immagino faccia le veci di una parentesi. Siccome vedo che sei abbastanza portata per la costruzione di frasi complesse, mi permetto di consigliarti di non usarlo più, perché sembra proprio una scappatoia per evitare la costruzione di una subordinata/coordinata. A parte la problematica della punteggiatura, hai uno stile ricco e non ti servono davvero questi mezzucci per aggirare eventuali difficoltà.

La risposta alla prima domanda è che quell’idiota di Samuel e la sua insipida metà hanno dimenticato a casa il vestito per il dopo-festival riservato agli alunni dell’ultimo anno e quella alla seconda che Terence domani avrà un concerto al pianoforte e Andrew ha soltanto undici anni, non può certo vagare da solo di notte.

Solito problema delle pause da ridistribuire con diversi segni di punteggiatura.

Detto fatto, è bastato un “Robert, vai. Subito” di mio padre e mi sono ritrovato in rotta verso la Garfield High con il vestito di Luise a carico.

Metterei una virgola dopo “High”.

Ero d’accordo con Samuel che ci saremmo trovati sul retro, visto che mi è impossibile entrare, ma di mio fratello non c’è nemmeno l’ombra, non mi resta altro da fare che aspettarlo seduto sui gradini davanti alla porta sperando che nessuna bestia selvatica sbuchi fuori improvvisamente dal bosco che cresce incontrollato dietro la Garfield.

Devo ricordarmi di sottoporre la questione al preside, come membro del consiglio studentesco non posso sorvolare su un tale potenziale pericolo per gli alunni
˗senza contare tutti i traffici illeciti che sicuramente si tengono in quella boscaglia ˗, farò pesare il buon nome dei Johnson, dopotutto non si può dire di no al figlio del pastore...

A titolo puramente indicativo (la scelta finale sulla gestione della punteggiatura nel testo spetta a te), metterei un punto fermo dopo “ombra”, una virgola dopo “porta”, i due punti dopo “preside”, un punto fermo dopo “Johnson” e una virgola dopo “dopotutto”.

Uno schiocco secco seguito da un’imprecazione mi interrompono mentre penso ad un’arringa convincente per il preside Donovan.

(…)

Potrei semplicemente ignorarlo e aspettare che si allontani, dopotutto non è affar mio chi sia e che ci faccia lì dentro...

La frase sottolineata potrebbe essere trasformata in un inciso e si potrebbe inserire una virgola prima di “mentre”.

Opterei per un punto e virgola dopo “allontani” e inserirei una virgola dopo “dopotutto”.

Scorgo una luce bianca attraverso il fogliame, ma non è abbastanza forte per essere una torcia.

Preferirei “da poter essere una torcia”.

La luce riprende a muoversi mentre il tizio che sta evidentemente parlando al telefono tace.

(…)

La luce scompare improvvisamente, deve aver chiuso il telefono.

«Cazzo» borbotta emergendo dalla boscaglia, a questo punto non mi trattengo «Nessuno ti ha mai insegnato a esprimerti in modo un po’ più forbito? Ammesso che tu sappia cosa significhi...».


Inserirei una virgola prima di “mentre” e due virgole prima di “che” e dopo “telefono”.

La virgola dopo “improvvisamente” può essere sostituita agevolmente dai due punti o dal punto e virgola.

Il secondo “telefono” andrebbe sostituito da un sinonimo, in questo caso opterei per “cellulare”.

Manca una virgola dopo “borbotta”. Dopo “boscaglia” introdurrei una pausa più forte di una virgola. Metterei inoltre una virgola dopo “a questo punto”.

Il ragazzo che ho di fronte ha una t-shirt nera senza maniche con sopra il logo di qualche band che non conosco, un tatuaggio spicca sulla spalla sinistra estendendosi fino al gomito e mi sta fissando con la testa inclinata e un sopracciglio sollevato.

Il secondo verbo avere può essere sostituito da un sinonimo, es. “Indossa”, onde evitare l’effetto cantilenante nella frase. Inoltre, c’è il solito problema delle pause, risolvibile magari con un diverso segno di punteggiatura prima di “tatuaggio”, nonché la virgola mancante prima del gerundio.

La frase sottolineata è senza soggetto e, anche se si può intuire che tu ti stia riferendo al ragazzo, letta così dà la netta sensazione che a fissare il narratore sia il tatuaggio, e non quel tizio sconosciuto.

Nel mio archivio mentale di volti noti il suo è abbinato al nome Dwane Jester ed è accompagnato da un enorme cartello con su scritto “feccia”.

Quello che ho davanti è niente poco di meno che il Giullare, l’essere che, insieme ai suoi degni compari, passa buona parte delle sue giornate infrangendo regole e infilandosi in tutte le risse di Atlantic.

Metterei una virgola dopo “noti”.

La costruzione sottolineata non mi convince granché: opterei piuttosto per un semplice “nientemeno”.

Il Giullare sorride amabilmente facendo il gesto di togliersi il cappello «Chiedo venia, messere. Le mie fosche pupille non scorsero la vostra nobile figura» esclama buttandosi a sedere sul gradino più basso.

Mancano le virgole prima di “facendo” e “buttandosi”.

Preferirei non si avvicinasse ulteriormente, tanto più che sembra aver bevuto un po’ troppo, a giudicare dagli occhi lucidi, e di certo non vorrei che diventasse più molesto di quanto non sia già di per sé...

Anche qui, qualche pausa diversa dalla virgola non guasterebbe.

Si infila una sigaretta in bocca e osserva con interesse il vestito di Luise che tengo in mano «Bello straccetto, hai intenzione di indossarlo più tardi?» domanda strafottente facendo scattare più volte l’accendino.

Manca la virgola prima di “facendo”.

Mi impegno ad ignorarlo ostinatamente, ma è evidente che lui non sia propenso a fare lo stesso

(…)”

Meglio “è”.

Lo fisso come se mi avesse appena chiesto se la luna fosse fatta di formaggio, ho come la vaga sensazione che Mr. Jester, qui, non abbia nemmeno la più pallida idea di chi io sia nonostante fossi sul palco alla cerimonia di inizio anno a settembre e nonostante frequentassimo praticamente gli stessi corsi, prima che lui si facesse bocciare. Quindi, oltre ad essere un teppista fissato con i coltelli e indietro di un anno, Dwane Jester ha anche le peggiori capacità mnemoniche che la storia ricordi, altrimenti non avrebbe certo chiesto al figlio del pastore Abraham Johnson, nonché running back della Garfield High, se avesse da accendere.

Questo è esattamente quello che intendevo con l’aggettivo “caotico”: non saprei neanche da dove cominciare per suggerirti una gestione diversa delle pause.

Ti parlo come autrice che ha avuto, e ha ancora, soprattutto quando scrive di getto e si lascia prendere la mano dall’ispirazione, lo stesso, identico problema: voler mettere ogni singolo dettaglio di ciò che si ha in mente, perché il lettore veda e sappia esattamente quello che vediamo e sappiamo noi.

Perciò, ti prego di accettare un consiglio da una che, per anni, ha preso massimo 6 ½ sotto il parametro stilistico nei contest: meglio una pausa in più che una in meno. Perché la pausa in più risulta magari eccessivamente enfatica, ma comunque comprensibile, una pausa in meno finisce solo per frastornare il lettore.

Probabilmente la mia faccia deve essere stata sufficiente ad esprimere il concetto, perché ritira la sigaretta nel pacchetto e si volta a fissarmi.

Mancherebbe una virgola dopo “probabilmente”.

Il verbo sottolineato non è propriamente errato, ma non mi convince del tutto: opterei piuttosto per “rimettere/rinfilare”.

Impasse, credo si dica così quando si arriva ad un momento in cui nessuno dice o fa nulla e sembra che il tempo abbia smesso di scorrere, restarci intrappolati è piuttosto imbarazzante, ma il difficile non è tanto viverla, quanto uscirne.

A Dwane Jester non sembra interessare quanto possa mettere in soggezione fissare una persona in questo modo, qualcuno dovrebbe insegnargli a comportarsi in modo normale.


Userei pause di valore differente (magari il punto e virgola) prima delle due frasi sottolineate.

“«Che ci fai seduto qui fuori invece di essere lì dentro?» chiede finalmente indicando la porta con il pollice.

Mancano le virgole prima di “invece” e di “indicando”.

«Perché non posso entrare, ovviamente. Sono solo al secondo anno» rispondo sperando che quest’informazione aggiuntiva gli faccia ricordare, anche solo vagamente, il mio nome. Non so perché improvvisamente abbia questa fissa del farmi riconoscere, in fondo che m’importa se il Giullare non è in grado di identificarmi? Anzi, tanto meglio, almeno non potrà dire a nessuno di aver avuto a che fare con me e io non ci perdo in reputazione...

Manca la virgola prima di “sperando”; comunque, anche qui sarebbe opportuna una riformulazione con pause diverse.

Per quanto riguarda gli avverbi in –mente, non ho nulla di personale contro di loro, anzi, li amo anch’io. Tuttavia, sarebbe opportuno evitare di usarne troppi quasi in sequenza, quindi uno dei due andrebbe sciolto in un’espressione diversa di significato analogo.

«Basta sapersi imbucare con un po’ di classe» spara come se fosse un gioco da ragazzi appoggiando i gomiti al terzo gradino «E allora che ci fai tu qui fuori se entrare era così semplice?».

Mancano le virgole prima di “come” e dopo “ragazzi”, oltre alla virgola dopo “fuori”.

La frase sottolineata è una stringa di dialogo pronunciata da un parlante diverso rispetto a quello della precedente, quindi sarebbe opportuno andare a capo. Tanto più che non è neanche indicato il cambio di parlante in dialogue tag e si rischia di confondere il lettore.

Sbuffa ridacchiando divertito «Beh, all’inizio me ne stavo andando, poi però mi hanno lasciato a piedi e alla fine ho incontrato te, la compagnia è migliore di quella che potrei trovare là dentro e allora me ne resto qui» spiega come se stesse dicendo un’ovvietà, ma la cosa è invece decisamente nebulosa, che accidenti ci fa qui uno come lui quando potrebbe essere dentro a provarci con una qualsiasi delle ragazze sulla pista da ballo?

Sicuramente manca la virgola prima di “ridacchiando”. Poi, ancora una volta, c’è bisogno di riformulare le pause di tutto il pezzo citato.

“«E oltretutto sei molto più carino di chiunque possa esserci oltre quella porta».

Scegli cosa mantenere fra “e” e “oltrettutto”, perché entrambi suonano un po’ ridondanti.

Per poco non mi strozzo con la mia stessa saliva e proromperei in un sonoro “Come?!” se non fossi troppo occupato a liberare la mia laringe a colpi di tosse; riprendo a respirare in maniera accettabile e sto per porre la fatidica domanda quando Jester, che non è rimasto nemmeno un po’ perplesso per il mio quasi strangolamento, salta in piedi come una molla facendomi sobbalzare a mia volta.

Solito problema di punteggiatura da modificare.

“«La senti?» domanda particolarmente esaltato mentre dalla festa proviene una canzone che non ho mai ascoltato. Invece di mandarlo a stendere faccio semplicemente di no con la testa, «Ma come “no”?!» prorompe il Giullare «Passi non essere un fan degli Abba, ma almeno Mamma Mia l’avrai visto, no?». Scuoto di nuovo la testa «Mio padre ce l’ha vietato, dice che non è adatto...».

Mancano le virgole prima di “particolarmente”, “mentre” e “faccio”.

Ho sottolineato quel passaggio perché, di nuovo, sarebbe preferibile andare a capo ogni volta in cui cambia il parlante, quindi da “scuoto di nuovo (…)” in poi.

Jester mi guarda come se fossi pazzo «Ma che razza di famiglia hai?» chiede fissandomi con gli occhi sgranati e un sopracciglio sollevato. Stritolo il vestito scattando in piedi pronto a spiegargli le mie ragioni con un numero di decibel che potrebbe sovrastare persino gli amplificatori del ballo, ma lui si volta e fa per allontanarsi.”

Mancano le virgole prima di “fissandomi” e di “pronto”.

Sarei rimasto a bocca aperta per quella sua sorta di fuga se non fossi troppo occupato a sorprendermi della sua giravolta improvvisa.

(…)

«Prego?» domando perplesso, non ho la più pallida idea di cosa stia dicendo.

«A little small talk, a smile and, baby, I was stuck!» continua a cantare seguendo la canzone del ballo e si inginocchia teatralmente.

(…)

Devo ammettere che se la cava decisamente bene, ma non è questo il punto... cosa diamine dovrei aver fatto di tanto eclatante da meritarmi una serenata in ginocchio?


Mancano le virgole prima di “se”, “perplesso”, “seguendo” e dopo “ballo”. Cambierei il tipo di pausa prima di “non ho la più pallida (…)”.

Il primo “sua”, a mio parere, può essere omesso per evitare la ripetizione.

So che le regole sulle maiuscole/minuscole dopo i tre puntini sono un argomento a dir poco spinoso, però mi azzarderei a dire che qui “cosa” andrebbe con la maiuscola, visto che, tecnicamente, non c’è una prosecuzione della frase precedente.

Dwane Jester allunga un braccio e mi afferra la mano non impegnata a vanificare il perfetto stiraggio del vestito di Luise.

«A grown-up man shouldn’t fall so easily» continua impedendomi di fargli notare che siamo effettivamente coetanei trascinandomi giù dai gradini ed è solo con sommo sforzo muscolare che evito di finirgli addosso, ma il vestito finisce comunque per terra.”

Lo stiraggio è quello dell’industria chimica o, al massimo, dei capelli con la piastra; per i vestiti si usa “stiratura”.

Manca la virgola prima di “impedendomi”.

Uno dei due verbi sottolineati andrebbe modificato con un sinonimo, per evitare la ripetizione.

Oh sì, sarebbe decisamente una domanda che dovrei porre, visto che il Giullare se ne sta semplicemente di fronte a me e indubbiamente troppo vicino. Sta sorridendo come un idiota e da questa distanza posso vedere le fossette sulle sue guance, il leggero diastema fra gli incisivi e il naso arricciato, strizza anche gli occhi, il che gli fa avere nel complesso una faccia da scemo non indifferente.

Mancano le virgole prima e dopo “indubbiamente”. Poi, sostituirei la virgola prima di “strizza” con un altro segno di punteggiatura.

Si allontana di un passo rispondendo alla chiamata «Kil! Chi non muore si risente!» tace per un attimo aggrottando leggermente le sopracciglia «Ho capito, davanti al cancello, sì... sì sto arrivando».

Chiude il telefono e torna a guardarmi serrando le labbra e scrollando le spalle «Devo andare...».


Mancano le virgole prima di “rispondendo”, “aggrottando”, “sto” e “serrando”.

Prima che io possa reagire mi appoggia le mani sulle guance e mezzo secondo dopo la sua bocca è attaccata alla mia, troppo attaccata alla mia.

Manca la virgola dopo “reagire”.

Forse dovrei staccarmelo di dosso con la mia ben nota durezza e fracassargli il naso prima che si mette in testa di averla avuta vinta su Robert Johnson; mi viene dunque spontaneo chiedermi perché mi ritrovi a pensare che la sua bocca sappia di frutta e fumo di sigaretta quando invece dovrei serrare la mascella e cercare di mozzargli la lingua.

Anche qui bisognerebbe riconsiderare la gestione della punteggiatura.

Si separa da me dopo aver premuto ancora per un istante le labbra sulle mie e si esibisce in un breve inchino «Arrivederci, messere» esclama mentre sorride arricciando il naso, poi si risolleva e sgattaiola via saltellando come il totale imbecille che è.

Non c’è che dire, a volte il diavolo è un gentiluomo, o un giullare in questo caso...


Mancano le virgole prima di “dopo”, dopo “mie”, prima di “mentre” e dopo “giullare”. Inoltre, dopo “non c’è che dire” userei i due punti o il punto e virgola.

Alla fine mio fratello era arrivato con “solo” tre quarti d’ora di ritardo e Luise non aveva mai chiesto perché il suo vestito avesse più pieghe di uno shar pei. Per tutti quella era rimasta soltanto la sera del ballo, l’ultima festa scolastica prima delle vacanze.

Già, dopotutto nessuno di loro si era ritrovato a baciare Dwane Jester nel giardino sul retro...


Mancano le virgole dopo “alla fine” e “per tutti”.

La cosa avrebbe potuto avere conseguenze disastrose, se si fosse saputa in giro la mia reputazione sarebbe crollata del tutto e mio padre mi avrebbe come minimo disconosciuto, ma sottovalutavo la memoria del Giullare. Ritornati a scuola, a settembre, era nuovamente all’oscuro di chi io fossi, lui continuava la sua placida vita da teppista navigato e io proseguivo per la mia strada senza curarmi troppo di lui.

Restava il fatto che il mio primo bacio l’avessi dato a Dwane Jester, immonda creatura solita irretire giovani ignari dell’individuo con cui hanno a che fare ogni qual volta se ne senta attratto, la sera del ballo
˗come ciliegina sulla torta ˗e che lui se ne sia bellamente dimenticato lasciandomi lì a marcire fra i miei dubbi per ben tre anni prima di ripiombare nella mia vita come una palla di cannone quando ormai pensavo di essere ben lontano dalla Garfield High in cui lui stava facendo l’ultimo anno.

Scoprire che fosse diventato amico di mio fratello Terence è stato uno shock non indifferente, ma nulla in confronto al realizzare che dopo ben tre anni, e pur non ricordandosi assolutamente nulla di quella sera, continuasse ad avere una masochistica attrazione per uno come me, che tende a rispondere a qualsiasi manifestazione d’affetto con un pugno in qualche zona strategica e che ha un padre tremendamente conservatore.

Anche qui, ho dovuto citare tutto, perché non saprei esattamente dove cominciare a correggere. Comunque, preferisco che sia l’autore ad intervenire di persona sulla sua storia, quando si tratta di problematiche stilistiche di questo rilievo. Fatto sta che qui ci sono frasi molto lunghe e quasi senza pause, oppure con pause troppo deboli rispetto alla lunghezza e alla complessità del periodo.

Un sassolino si schianta contro la mia finestra con un colpo secco, gliel’avrò detto almeno un milione di volte di lanciare piano, altrimenti prima o poi finirà per fracassare il vetro.

Dopo “secco” userei un diverso segno di punteggiatura, tipo i due punti o il punto e virgola.

Dwane sorride arricciando il naso, è sorprendente quanto poco sia cambiato ˗fatta eccezione per le braccia completamente tatuate.

«Chiedo venia, my King. Ero impaziente di vedervi» si scusa con un breve inchino, non ha nemmeno perso quella sua irritante vena teatrale.

Il Giullare, mai soprannome fu più calzante...


Manca la virgola prima di “arricciando”. Inoltre, cambierei i segni di punteggiatura dopo “naso” e “inchino”.

Scendo cautamente le scale sperando di non incontrare nessuno dei miei famigliari e mi defilo rapidamente dalla porta sul retro.

(…)


«Buongiorno!» esclama issandosi un po’ più in alto.

«Oh, buongiorno anche a te, il sole splende, gli uccelli cantano e tu, creaturina protozoica, non hai ancora capito che se mio padre ti becca qui sei un idiota morto» lo redarguisco cercando di sembrare autoritario, Dwane dal canto suo si limita ad allargare ancor di più quel suo sorriso da beota e si lascia cadere a terra aspettando che io esca dal giardinetto.


Attenzione alla ripetizione degli avverbi in –mente.

Mancano le virgole prima di “issandosi”, prima di “se” e “sei”, prima di “cercando” e di “aspettando”.

Prima di “Dwane” metterei un punto fermo, riformulando anche la frase tipo “Dal canto suo, Dwane (…)”. Inoltre, il secondo “suo” può essere omesso.

Non faccio nemmeno in tempo a richiudere il cancelletto che me lo ritrovo addosso «Dwane...» lo blocco piazzandogli una mano sulla bocca.

Il Giullare sorride contro il mio palmo prima di tirare fuori la lingua e leccarlo.

«Ma che schifo! Sei peggio di un bambi
˗» non faccio in tempo a finire la frase che mi ritrovo la bocca di Dwane sulla mia. Mi appoggia piano le mani sulle guance e mi bacia, sa di fumo di sigaretta come tre anni fa sul retro della scuola.

Mancano le virgole prima di “piazzandogli” e “prima”.

Una delle due espressioni sottolineate andrebbe modificata, onde evitare la ripetizione di un sintagma identico a poche righe di distanza.

Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe andata così, che una serie di assurde coincidenze ci avrebbero postati ad oggi, eppure goccia dopo goccia era nato un fiume e passo dopo passo sono certo che andremo lontano.

Ho la netta sensazione che quello dovrebbe essere un “portati”.

La frase sottolineata necessita disperatamente di qualche virgola: decidi tu dove preferisci metterle.

Non sono ancora arrivata alle vette di perfidia necessarie per correggere anche le note, c’è un po’ di punteggiatura ballerina anche lì, comunque. Ti segnalo solo un “babio” che, presumo, sia un refuso per “bacio”.

Mezzo kudos perché la tua punteggiatura nei dialoghi era quasi impeccabile. Quasi.

Il solo problema che ho riscontrato è il seguente, ed è un errore che facevo anch’io, finché non mi è stato fatto notare:

*) I segni di punteggiatura a fine dialogo vanno inseriti o all’interno o all’esterno delle virgolette, non in entrambi i punti.

Es. di punteggiatura problematica: “«Kil, dove diavolo sei?! Avevi detto “tra dieci minuti sul retro”!».

(…)

«Cosa? Con Sally Huntington? Ti ha dato di volta il cervello?! E come ci arrivo io a Madrona Beach?».

La luce riprende a muoversi mentre il tizio che sta evidentemente parlando al telefono tace.

«Aah, ‘fanculo, sei uno stronzo...».

La luce scompare improvvisamente, deve aver chiuso il telefono.

«Cazzo» borbotta emergendo dalla boscaglia, a questo punto non mi trattengo «Nessuno ti ha mai insegnato a esprimerti in modo un po’ più forbito? Ammesso che tu sappia cosa significhi...».


Come si può facilmente notare osservando le frasi sottolineate, il punto fermo al di fuori delle virgolette non ha particolare senso, né utilità, quindi può essere tranquillamente omesso.

Es. di punteggiatura corretta: “«I still don’t know what you’ve done with me».”

In un caso simile, il punto fermo è necessario e può essere messo o all’esterno o all’interno delle virgolette. L’importante è usare sempre lo stesso criterio per l’intera lunghezza del testo; io, ad esempio, prediligo la punteggiatura entro le virgolette.



Stile e lessico

Hai adoperato la narrazione in prima persona e al tempo presente, due scelte stilistiche che non amo particolarmente. Tuttavia, essendo state adoperate entrambe in maniera coerente, senza bruschi salti di PoV o errori di consecutio temporum, non ho niente da obiettare a questo proposito.

Come ho già premesso nel precedente parametro, hai uno stile che predilige le frasi lunghe e complesse e, se non fosse per quelle problematiche di punteggiatura che lo rendono macchinoso e confusionario, sarebbe anche molto comunicativo. Il mio consiglio è quello di non modificare radicalmente, ma di andare a risolvere in maniera mirata il problema, inserendo più pause e più variegate. All’inizio, magari, eccederai, ma ti assicuro che, a mano a mano, ci si prende dimestichezza e diventa tutto più spontaneo. L’importante è che tu riesca a sottomettere la tua visione “cinematografica” del narrato ad un’impalcatura maggiormente letteraria.

Siccome il tuo stile mi ricorda molto il mio quando avevo la tua età e, soprattutto, siccome vedo molto potenziale nelle tue capacità di autrice, mi permetto di farti ancora un appunto stilistico, riguardante la gestione dei verbi in dialogue tag.

Ho notato che tendi a ripetere spesso questa costruzione “Battuta del dialogo + verbo di dire + gerundio”. Non si tratta di un errore tecnico, quanto piuttosto di una ripetitività che finisce per abbassare la soglia di attenzione del lettore, perché la sua mente riesce a “prevedere” come sarà impostata la frase successiva.

Es. I: “Il Giullare sorride amabilmente facendo il gesto di togliersi il cappello «Chiedo venia, messere. Le mie fosche pupille non scorsero la vostra nobile figura» esclama buttandosi a sedere sul gradino più basso.

(…)


Si infila una sigaretta in bocca e osserva con interesse il vestito di Luise che tengo in mano «Bello straccetto, hai intenzione di indossarlo più tardi?» domanda strafottente facendo scattare più volte l’accendino.

Es. II: “«Che ci fai seduto qui fuori invece di essere lì dentro?» chiede finalmente indicando la porta con il pollice.

«Perché non posso entrare, ovviamente. Sono solo al secondo anno» rispondo sperando che quest’informazione aggiuntiva gli faccia ricordare, anche solo vagamente, il mio nome.


(…)

«Basta sapersi imbucare con un po’ di classe» spara come se fosse un gioco da ragazzi appoggiando i gomiti al terzo gradino «E allora che ci fai tu qui fuori se entrare era così semplice?».

Sbuffa ridacchiando divertito «Beh, all’inizio me ne stavo andando, poi però mi hanno lasciato a piedi e alla fine ho incontrato te, la compagnia è migliore di quella che potrei trovare là dentro e allora me ne resto qui» spiega come se stesse dicendo un’ovvietà, (…)


Es. III: “Mentre medito su cosa potrebbe essere più efficace nell’allontanarlo fra una testata e un montante al plesso solare, l’attenzione del Giullare viene catturata dal telefono che prende a vibrare rumorosamente nella tasca dei suoi jeans. Si allontana di un passo rispondendo alla chiamata «Kil! Chi non muore si risente!» tace per un attimo aggrottando leggermente le sopracciglia «Ho capito, davanti al cancello, sì... sì sto arrivando».

Chiude il telefono e torna a guardarmi serrando le labbra e scrollando le spalle «Devo andare...».


Ho scelto tre passaggi che mi sembravano particolarmente esplicativi al riguardo; ti ho segnalato anche gli avverbi in –mente troppo vicini, perché anche loro andrebbero riformulati.

So che è noioso, impegnativo e quant’altro, ma dovresti sforzati di ricorrere al gerundio in maniera più saltuaria, prediligendo piuttosto strutture alternative come proposizione subordinate e/o coordinate di uguale significato.

Il lessico è corretto, abbastanza variegato, adatto al registro dei personaggi. Eventuali termini maggiormente ricercati contribuiscono a rendere efficace l’intonazione ironica del tutto.



Coerenza logico-narrativa

La storia è costituita, per la maggior parte, da un lungo flashback, il quale è incorniciato da due scene ambientate, invece, nel presente (o nel futuro, se ci si vuole tarare sul periodo del flashback).

Per quanto riguarda il flashback, nulla da dire: la vicenda è una sola, lineare, magari un po’ surreale, ma scorre senza incepparsi, senza svolte improvvise ingiustificate e in maniera equilibrata. Invece, la chiusura finale mi convince meno, a livello di coerenza: è come se tu avessi messo l’avanti veloce, si arriva alla conclusione un po’ bruscamente e si rimane con un senso, più che di incompletezza, di insoddisfazione.

Sono consapevole del fatto che il nostro bando pretendesse un limite di parole entro cui mantenere il racconto. Tuttavia, la mia impressione è che questa storia sia nata per essere una long, magari una mini-long, e poi sia stata compressa, in modo un po’ forzato, per rientrare nei limiti del nostro contest.

Ciò ha penalizzato il finale, che, scusami il termine poco professionale, risulta un po’ “tirato via”, anche se il vero passaggio incriminato, secondo la mia opinione di neofita dello show, don’t tell, è questo:

Alla fine mio fratello era arrivato con “solo” tre quarti d’ora di ritardo e Luise non aveva mai chiesto perché il suo vestito avesse più pieghe di uno shar pei. Per tutti quella era rimasta soltanto la sera del ballo, l’ultima festa scolastica prima delle vacanze.

Già, dopotutto nessuno di loro si era ritrovato a baciare Dwane Jester nel giardino sul retro...

La cosa avrebbe potuto avere conseguenze disastrose, se si fosse saputa in giro la mia reputazione sarebbe crollata del tutto e mio padre mi avrebbe come minimo disconosciuto, ma sottovalutavo la memoria del Giullare. Ritornati a scuola, a settembre, era nuovamente all’oscuro di chi io fossi, lui continuava la sua placida vita da teppista navigato e io proseguivo per la mia strada senza curarmi troppo di lui.

Restava il fatto che il mio primo bacio l’avessi dato a Dwane Jester, immonda creatura solita irretire giovani ignari dell’individuo con cui hanno a che fare ogni qual volta se ne senta attratto, la sera del ballo
˗come ciliegina sulla torta ˗e che lui se ne sia bellamente dimenticato lasciandomi lì a marcire fra i miei dubbi per ben tre anni prima di ripiombare nella mia vita come una palla di cannone quando ormai pensavo di essere ben lontano dalla Garfield High in cui lui stava facendo l’ultimo anno.

Scoprire che fosse diventato amico di mio fratello Terence è stato uno shock non indifferente, ma nulla in confronto al realizzare che dopo ben tre anni, e pur non ricordandosi assolutamente nulla di quella sera, continuasse ad avere una masochistica attrazione per uno come me, che tende a rispondere a qualsiasi manifestazione d’affetto con un pugno in qualche zona strategica e che ha un padre tremendamente conservatore.

Questo è, fondamentalmente, il riassunto della parte mancante che, se sviluppata a dovere, se fosse stata mostrata invece che raccontata, avrebbe reso questa storia più coerente a livello di trama. Avrebbe sforato i limiti imposti dal bando, certo, ma non mi avrebbe comunicato la spiacevole sensazione di “taglia e cuci” accennata prima.


Originalità


Quando, scorrendo le NdA iniziali, ho letto le parole “balli scolastici americani”, ho imprecato a denti stretti. Tra i vari argomenti che reputo abusati e leggo malvolentieri, i teen drama occupano sicuramente un posto d’onore. Ero già pronta a bacchettarti in modo molto severo sotto questo parametro, dal momento che mi risulta già disperante trovare qualcosa di originale in mezzo a quello che mi piace, figuriamoci con quello che detesto.

E invece no.

Intendiamoci, questa storia non è originale nel senso stretto del termine: di strani incontri e imprevisti accadimenti sentimentali durante i balli scolastici ne sono piene la letteratura quanto le mie tasche. Tuttavia, l’ironia gustosa con cui la vicenda è raccontata e la caratterizzazione dei personaggi in scena infonde quella freschezza indispensabile affinché la storia risulti vivace, nonostante il cliché sia visto e rivisto.


Caratterizzazione dei personaggi


Terence non è mai stato un fratello particolarmente espansivo o che condivida ogni singolo momento della sua vita con noi consanguinei, io però sono sempre stato quello a cui si è ritrovato a porre quelle domande considerate “scomode”; non poteva certo andare da Samuel, che ha la mentalità di un chierico del tredicesimo secolo, o da Andrew, che con i suoi quattordici anni non ha altro interesse che per i suoi modellini di aerei.

Quindi resto soltanto io, per l’occasione eletto “Robert, psicologo privato”, e gratuito, per giunta.


Ho citato questa frase, perché è rappresentativa di quello che io intendo con buona caratterizzazione dei personaggi. Non sappiamo niente di questi quattro fratelli a livello fisico, eppure queste poche righe bastano per farsi un’idea mentale abbastanza precisa di ciascuno di loro, prendono letteralmente vita sotto gli occhi di chi legge. Questo è ciò che io apprezzo in un autore, molto.

I personaggi non brillano per originalità: da una parte abbiamo il figlio del pastore, un burbero precisino e magari un po’ secchione, dall’altra il classico teppista con un curioso senso dell’umorismo. Tuttavia, l’ironia con cui parli di loro li rende più autentici, pur nel loro stereotipo, dà loro quel guizzo di vitalità necessario. Pertanto, sotto questo punto di vista, posso soltanto congratularmi con te.



Attinenza al prompt


Ecco, qui invece non ci siamo proprio: per carità, la citazione è pure presente nel testo, però si riferisce principalmente alla parte che ti ho già indicato come problematica e “riassunta”.

La parte principale di questa storia è composta dal flashback, che può essere considerato la prima “goccia”, ma la citazione non si adatta bene a quel passaggio, anzi, sembra appiccicata al finale senza una motivazione precisa.


Gradimento personale


Il voto basso non ha niente a che vedere con il mio apprezzamento di questa storia: con uno stile così confusionario, due parti di trama che si connettevano con difficoltà e una scarsa attinenza alla citazione scelta, non mi era possibile darti di più.

Però la tua storia mi è piaciuta abbastanza, più che altro per l’ironia pungente di cui è permeata: ho ridacchiato qua e là e, alla fine, ho chiuso la pagina con una sensazione tutto sommato piacevole. Sembra esista una tacita convenzione per cui chiunque scriva slash (o femslash) debba ogni volta vomitare addosso al lettore palate di angst pesante, come se fosse vietato trattare di questo argomento in maniera più serena e, perché no, divertente. Apprezzo pertanto chiunque mi confermi che l’ironia non è ancora morta del tutto, nel mondo della scrittura amatoriale.

Kudos per le note, ché sono cosa buona e giusta, sempre.



Valutazione _Koa_
Voto: 8


Correttezza grammaticale, ortografica e sintattica




Non mi dilungherò su questo punto nel dettaglio, ma come ho già detto anche agli altri, qualcosa la voglio in ogni caso far notare. Inizio con il tranquillizzarti, non ci sono errori madornali.

Ho trovato un numero scritto in cifre, con tanto di simbolo percentuale. Di solito il scrivere o meno i numeri in cifre e non in lettere è a discrezione, ma nel tuo caso forse è consigliabile la seconda versione. L’espressione “nel novantanove per cento dei casi” infatti, è più che altro un modo di dire utilizzato nel linguaggio corrente. Scritto in numeri, a mio parere, non aiuta appieno nella comprensione del significato e crea anche qualche problema di fluidità.

Vorrei anche farti due annotazioni di punteggiatura. Di quella in genere ne parlo in “stile”, ma dato che questi mi sembrano errori oggettivi, te lo faccio notare qui:

Devo ricordarmi di sottoporre la questione al preside, come membro del consiglio studentesco non posso sorvolare su un tale potenziale pericolo per gli alunni ˗senza contare tutti i traffici illeciti che sicuramente si tengono in quellaboscaglia ˗, farò pesare il buon nome dei Johnson, dopotutto non si può dire di no al figlio del pastore...

Utilizzare il trattino per gli incisi è senza dubbio corretto, anche se è un po' giornalistica come impostazione, è una scelta dell'autore che non credo debba essere sindacata (lo utilizzo anch'io, tanto per farti capire); dato che è sostitutivo della virgola però, non ritengo necessario mettere la virgola dopo il trattino come hai fatto nella frase sopra citata:

boscaglia ˗, E dato che si parla di sovrabbondanza... Premetto l'osservazione che ti faccio adesso è una nota puramente stilistica ed è un mio personale parere.Utilizzare il punto esclamativo dopo il punto interrogativo è senza dubbio la forma più corretta, perché in questa maniera la frase ha un'intonazione interrogativa, ma se posso darti un consiglio io eviterei di usarlo:sei?! La trovo una sovrabbonzanza senza una reale utilità. Se la frase è interrogativa, basta il punto di domanda a rendere chiaro il concetto. Non è necessario mettere anche un punto esclamativo. E qui apro una parentesi, tu ne utilizzi davvero molti, un po' troppi. Ti consiglio di rileggere con attenzione e soppesare dove è necessario da dove non lo è. Soprattutto perché, se utilizzato troppo spesso, il punto esclamativo perde di incisività. E magari si corre il rischio di non metterlo dove invece serve.


Stile e lessico

Il tuo stile è molto pulito, estremamente piacevole da leggere. Tuttavia ho riscontrato spesso una punteggiatura che non aiuta nella completa scorrevolezza del testo. Ogni tanto ti perdi in periodi lunghi e privi di punti fermi. So che l’altra giudice che si occupa della parte grammaticale ti ha già fatto notare questo punto, quindi non mi dilungherò a ripeterti le stesse cose che ti ha detto lei. Voglio solo darti un consiglio, perché ci sono passata. Prima mi perdevo nei meandri dell’ipotassi, costruendo frasi senza mai una fine. Poi, quando mi hanno fatto notare l'errore stilistico, ho fatto quello che non si dovrebbe mai fare, ovvero rivoluzionare tutto. Sono passata alle frasi minimal, e a scrivere interi testi composti solo di paratassi. Non fare il mio stesso sbaglio, tu devi solo limare certi aspetti. All’inizio forse non saprai bene da che parte girarti, ma poi con la pratica riuscirai a trovare il tuo equilibrio. Il mio consiglio sono le riletture mirate. Leggere e leggere ancora il testo, cercando di limare questo singolo aspetto. Prova ad utilizzare anche il trucco di leggere a voce alta, sembra una banalità, ma serve davvero.

Ritengo anche che abusi un po’ troppo delle virgolette alte. Alle volte non è necessario rimarcare in questa maniera, una semplice frase magari rigirata, esprime perfettamente un concetto forte. Ricordati, in evenienza, che ti è permesso enfatizzare, ripetendo la parola subito dopo o iniziando le frasi con il “ma” o con la “e”. Nel caso più estremo puoi sempre utilizzare il corsivo, ha lo stesso effetto ed è meno invasivo.

Il lessico invece è davvero molto buono: vario e ben curato. Di tanto in tanto ti perdi in ridondanze, ripetizioni, ma sono cose da poco e comunque nulla che non si possa aggiustare con qualche rilettura in più. C’è solo una cosa su cui vorrei darti un consiglio. Premetto che è un mio punto di vista, ma alle volte punti di vista differenti possono aiutare a migliorare. Un paio di volte hai utilizzato dei termini inglesi “t-shirt” e “Mr”. Nonostante io ami l’inglese, sotto questo aspetto non sono anglofona. L’italiano è una lingua già di per sé piuttosto complessa e offre una vasta gamma di sinonimi. Il mio consiglio in questo senso è di italianizzare dove possibile. Nel caso dei nomi dei luoghi o delle persone, ovviamente no e nemmeno nel caso del ruolo del football che hai citato, perché lì non avrebbe davvero senso. Ma qui bastavano le parole “signore” e “maglietta” e il senso era più che comprensibile.



Coerenza logico-narrativa

La tua trama è piuttosto semplice nel complesso ovvero il protagonista che ricorda il suo primo bacio. Il fatto scatenante il flashback io lo ritengo piuttosto marginale, il cosiddetto “espediente narrativo” in piena regola. Espediente che poteva essere quello che hai utilizzato tu, o magari un'altra cosa, sono fatti a cui non do molta importanza quando leggo un testo.

La cosa importante non è cosa scatena il ricordo del tuo personaggio, ma il fatto che ricordi. E qui veniamo alla parte più importante. Il flashback che viene descritto in maniera eccellente e senza incidenti verbali, senza orrori di consecutio temporum nei quali è facilissimo cadere in storie come la tua. La parte centrale della storia viene narrata in maniera consequenziale e logica e il tutto porta inevitabilmente verso il finale. Il ritorno alla presente dopo il flashback, e quindi la parte che conclude la storia, è raccontata in maniera molto veloce, sembra quasi essere un riassunto di ciò che è avvenuto dopo. Forse non da tutti è apprezzabile, ma mi piace l’intento che volevi dare che mi è sembrato molto cinematografico. Ho avuto la netta sensazione che quello che avevi in mente, fosse uno scorcio del futuro, è una cosa che si vede spesso nelle commedie cinematografiche americane. Insomma, non so se era voluto o meno e se ciò che avevi in mente era questo genere di cosa, piuttosto che un finale frettoloso come potrebbe apparire, ma io ho avuto questa netta sensazione e da parte mia ho davvero apprezzato.


Originalità

Come ho già detto e ripetuto, l’originalità non ritengo possa essere un punto che viene trattato in maniera obiettiva. Perché questo aspetto è labile e varia a seconda di molti fattori che ho già in precedenza espresso, il tutto sta nel far capire che il concetto di "originale" è una visione soggettiva. Premesso questo, ammetto che quando ho saputo il tema che avrebbe avuto la tua shot, ho avuto paura. Perché quando penso alle teenstory/teendrama ambientate nei licei americani, non mi viene certo in mente una bella storia. Anzi, tutt'altro. Gli stessi telefilm americani che toccano questo tema, sono delle storie banali e ripetitive, senza un minimo di seria introspezione psicologica. Ma poi… l’ho letta e me ne sono innamorata! Mai giudicare un libro dalla copertina e niente è mai stato tanto vero. Ciò che ho trovato davvero originale, è il fatto che la storia sia farcita di ironia. Un’ironia ben accetta che rende il tutto più leggero e gradevole. Ritengo che non importi un gran che se la storia è trita e ritrita o se le caratterizzazioni dei personaggi ricordano molto altri personaggi. Il tutto sta nell’abilità dell’autore (questo aspetto lo approfondirò meglio nel prossimo punto, qui non anticipo nulla).

Il finale è di quelli che non ti aspetti. Da come è stata impostata la storia, abbiamo un ricordo del primo bacio con uno che si conosce appena. Nulla di strano, se non scoprissimo alla fine che i due poi si sono messi insieme e che, addirittura, il giullare nemmeno si ricorda d’averlo baciato. Sono tutti pezzi di puzzle che, alla fine, si incastrano alla perfezione e che rendono la conclusione di questa storia molto ben pensata. Finale molto carino e che mantiene l’ironia e la leggerezza della storia.


Caratterizzazione dei personaggi

Qui arriviamo al cardine, al punto cruciale, a ciò che mi ha convinto a darti un otto pieno. Ho trovato i protagonisti eccellenti. Nonostante siano apparentemente standardizzati li ho trovati gestiti come meglio non potevi. Uno è una specie di teppistello tatuato, mentre l’altro è un bravo ragazzo, figlio di un pastore protestante. Buon amico di qualcuno, bravo fratello di qualcun altro, giocatore di footbool… Insomma un bravo ragazzo. Di solito, nelle storie mediocri, in qualunque modo rigiri queste due caratterizzazioni ottieni sempre qualcosa che hai già visto.

Quindi o quello che sembra essere il bravo ragazzo in realtà è cattivo e il cattivo è bravo, oppure sono esattamente quello che sembrano. Ma qui non è così. Già, perché il giullare, è un personaggio più complesso di ciò che appare. Si presenta come uno a cui non interessa molto della scuola, che fa "banda" assieme ai suoi amici, insomma un perdigiorno in piena regola. Uno così, nella caratterizzazione standard di un personaggio, non si interesserebbe mai ad un ragazzo qualunque come è il tuo protagonista. Tutt'altro, spesso si vede come le tue tipologie cozzino tra loro, entrando in conflitto e creando, di fatto, la vera e propria trama. Ma qui è tutto alla rovescia, tutto diverso. Insomma, il giullare canta le canzoni degli Abba e si inchina mentre esclama “my king”? Bacia il protagonista dopo avergli fatto più di un complimento e poi se ne dimentica, ma alla fine si mettono insieme ugualmente? Non è quello che ti aspetti da un tipo così ed è questo che più di tutto il resto mi è piaciuto. Non sembra nemmeno un classico teppistello da bande, ma semplicemente eccentrico.

Dall’altra parte abbiamo il nostro protagonista, protagonista che subisce un po’ gli eventi che gli capitano. Riusciamo ad avere una visione di lui piuttosto completa, anche se soggettiva. Ritengo che la prima persona sia un'arma a doppio taglio, ottieni una buona introspezione se la utilizzi, il che aiuta in una costruzione del personaggio più accurata, ma è una visione soggettiva, voglio dire: tizio racconta quello che gli succede cosa prova... Ma ci fornisce una sua visione di sé, e sappiamo benissimo quanto spesso non si riesca ad essere obiettivi parlando di sé stessi. Comunque, qualcosa si riesce ugualmente ad intuire, specie se si decide di scavare a fondo. Sta andando al ballo della scuola con un vestito in mano, ma non sembra che gli importi davvero di stare lì. Si imbatte in qualcuno di inaspettato e che conosce nemmeno tanto bene e che addirittura lo bacia. Sul momento subisce la cosa in maniera passiva, forse preso dallo stupore (magari per il fatto che è un uomo), ma poi forse capisce che non stava aspettando altro. Ecco, ho avuto proprio l’impressione che fosse uno che non stia aspettando altro che un ragazzo come il giullare. Ha amici e una famiglia che sembrano, da ciò che dice, molto affettuosi. Ma ho la sensazione che lui li subisca, che abbia bisogno di tirarsi fuori mentalmente dal contesto in cui vive ed evadere. Forse è per questo che alla fine si mette insieme al giullare, perché è imprevedibile. Sono due personaggi agli antipodi e che si completano piuttosto bene. È il concetto di coppia che io prediligo, credo molto nel fatto che due persone che caratterialmente sono totalmente opposte, in realtà si completino totalmente. L'unico rammarico è non aver letto di più sulla loro vita di coppia, sarebbe stato interessante approfondire ancora i caratteri dei personaggi.


Attinenza promt/citazione

Altra premessa: io ho una mia idea di "Promt", non penso che debba sempre e per forza essere ispiratore dell'intera storia, ma che possa benissimo far parte di un passaggio all'interno della narrazione. Per questo non ho nulla da dire, la frase è ben inserita all’interno del testo. Fa parte dei pensieri del protagonista e scivola via come se fosse uno di essi, non sembra nemmeno un promt, perché non è forzato.



Gradimento personale

Ho molto apprezzato questa storia, ben scritta, ben pensata, ben strutturata, ben impostata. Utilizzi la prima persona in maniera eccellente, dandoci modo di apprezzare l’ironia del protagonista e facendoci immergere totalmente in quello che è il suo mondo visto dai suoi occhi. Ci sono ancora delle cose da affinare, la punteggiatura e la costruzione delle frasi su tutto, ma sono aspetti sui quali un autore non finisce mai di lavorare. Uno scrittore, anche se amatoriale, non finirà mai e poi mai di combattere con la punteggiatura. Il mio consiglio è mettere in atto una riflessione e se hai bisogno di un parere distaccato, io sono sempre a disposizione.

Edited by K'oa - 16/7/2013, 20:27
 
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K'oa
view post Posted on 16/7/2013, 18:28




Ok, prima che ci tiriate i pomodori vorrei che teneste in considerazione il fatto che valutare le vostre storie è stato un vero e proprio impegno. Spero che apprezziate le valutazioni accurate.

Per quel che riguarda recensioni/premi eccetera... Allora, i primi tre classificati, come avranno notato, hanno già ricevuto il banner. A loro spettano delle recensioni premio (3 al primo; 2 al secondo; 1 al terzo). Pregherei quindi di linkare in questa discussione le storie a cui gradite la recensione e in una settimana (dipende anche dalla lunghezza delle storie che ci proponete), riceverete i vostri premi.

Inoltre, vi faccio presente che ognuno di voi ha diritto alla valutazione come recensione alla storia. Ne riceverete due, una da _Koa_ ed una da SignorinaEffe87. Inoltre per chi lo volesse, possiamo inviare tramite mail, la recensione/betaggio di SignorinaEffe, così che voi possiate correggere la vostra storia anche da offline. Basta che lasciate qua il vostro indirizzo, nel caso che non vogliate metterlo in pubblico potete mandarci una mail qui su FFZ.

Infine, ci scusiamo ancora per il ritardo e per gli incoveniente che abbiamo avuto.
Le admin di OCY
 
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29 replies since 18/3/2013, 15:47   3544 views
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