My fuckin', misleading, sexy grinner

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MaelstromDawn
view post Posted on 16/6/2013, 16:17




Nick autore: MaelstromDawn
Titolo storia: My fucjin', misleading, sexy grinner
Genere: commedia, romantico
Avvertimenti: lemon
Breve introduzione: «Intendevo perché proprio davanti alla porta di Mr. Hudson».
Inclina la testa comportandosi come se quello fosse un dettaglio irrilevante.
«È comoda».
Non gliel’ha mai detto nessuno che non sa mentire? Sarebbe un pessimo giocatore di poker...
«Oppure stai semplicemente facendo da palo a Dwane mentre sta dentro a “divertirsi” con il prof... che c’è di male, dopotutto è giovane, prestante, un bell’uomo...».
«Io non me la faccio con Mr. Hudson, pel di carota».
Dwane spalanca improvvisamente la porta facendo barcollare all’indietro Kilian che lo apostrofa poco elegantemente.
«E allora, di grazia, cosa ci fanno il Randagio e il Giullare nell’aula di Mr. Hudson?».
Non ho nemmeno bisogno che mi rispondano, i fogli che Dwane tiene in mano rispondo da soli.
Un test di matematica.
Eventuali note: seguito di Wham bam, thank you 'maam



My fuckin', misleading, sexy grinner





«Kil, che stai facendo?».

Sono quasi certo che stia tramando qualcosa.

Insomma, è piuttosto strano vederlo appoggiato con nonchalance alla porta della classe di Mr. Hudson.

«Aspetto Dwane».

Il che era supponibile visto che quei due vivono praticamente in simbiosi, ma è inutile dire che la cosa continua a puzzarmi.

«E perché qui?».

Scrolla le spalle con naturalezza.

«Beh, è normale aspettare una persona in corridoio, no? Se l’aspettassi in bagno sarebbe sospetto, comincerebbero a girare voci su una nostra presunta relazione... sarebbe spiacevole, non credi?».

Sospiro.

«Intendevo perché proprio davanti alla porta di Mr. Hudson».

Inclina la testa comportandosi come se quello fosse un dettaglio irrilevante.

«È comoda».

Non gliel’ha mai detto nessuno che non sa mentire? Sarebbe un pessimo giocatore di poker...

«Oppure stai semplicemente facendo da palo a Dwane mentre sta dentro a “divertirsi” con il prof... che c’è di male, dopotutto è giovane, prestante, un bell’uomo...».

«Io non me la faccio con Mr. Hudson, pel di carota».

Dwane spalanca improvvisamente la porta facendo barcollare all’indietro Kilian che lo apostrofa poco elegantemente.

«E allora, di grazia, cosa ci fanno il Randagio e il Giullare nell'aula di Mr. Hudson?».

Non ho nemmeno bisogno che mi rispondano, i fogli che Dwane tiene in mano parlano da soli.

Un test di matematica.

Kilian mi fissa con la sua classica espressione di superiorità, come a dire “Dai, su, sgridami, così potrò riderti in faccia”.

Mi limito a sospirare.

Con lui le sfuriate non hanno alcun effetto.

«Rubare un compito è grave, qualcuno potrebbe venire a saperlo... potreste essere puniti con una sospensione...».

Mi incammino lungo il corridoio.

Prima di svoltare l’angolo sento il commento vagamente preoccupato di Dwane.

«Merda. Farà la spia?».

Kilian non risponde.

90 a 100 che sta ghignando.

Ma questa volta non ne uscirà indenne, il bastardo.


Kilian “il Randagio” Stray e Dwane “il Giullare” Jester sono le piaghe della Garfield High.

Beh, non sono le uniche, ovviamente, ma diciamo che loro sono le più grandi e purulente.

Per quanto negli ultimi mesi i miei rapporti con loro abbiano preso una piega del tutto inaspettata mi sento comunque in obbligo di trascinarli sulla retta via, o mi accontenterei almeno che la smettessero con le azioni illegali.
Per questo spendo il mio preziosissimo intervallo a cercare di farli ragionare.

«Rubare il testo di un compito dalla cattedra di un insegnante, ma vi ha dato di volta il cervello?!».

Sbuffa irritato mentre Dwane continua a giocherellare con il coltello a farfalla.

So che non è veramente pericoloso, non per me, ma lo trovo comunque inquietante.

«L’aveva lasciato in un cassetto aperto, se avesse voluto proteggerlo come si deve avrebbe per lo meno dovuto chiuderlo a chiave» si difende Kil affondando ancor di più le mani nelle tasche della felpa.

Sono questi i momenti in cui mi rendo conto di quanto sia distorto il suo concetto di legalità.

Animalesco, oserei dire.

«Questo non significa che tu potessi appropriartene liberamente!».

«Questo non significa che tu potessi appropriartene liberamente!» ripete con voce acuta.

«Non scimmiottarmi».

«Non ti sto scimmiottando, ti sto facendo notare quanto sia ridicolo ciò che dici!» afferma squadrandomi con indolenza.

Da quando ho a che fare con lui mi sono ritrovato ad andare contro tutti gli insegnamenti che mio padre mi ha impartito.

Inorridirebbe nel vedere ciò che sono diventato.

Questo cambia qualcosa?
A dire la verità, no.

Resta il fatto che ho ancora intenzione di renderlo una persona migliore.

«Beh, se non sei in grado di comprendere da solo ciò che hai fatto allora è il caso che informi Mr. Donovan, magari con una bella sospensione riuscirai a meditare sul tuo gesto».

Kilian ride.

«Sì sì, certo Terry, ci vediamo più tardi, da me, mh?».

Si china a baciarmi a fior di labbra mentre Dwane sghignazza.

Quel minuscolo frammento di autoritarietà che avevo è andato inesorabilmente a farsi benedire.

Potrei non presentarmi oggi pomeriggio, proclamare astinenza finché non si comporterà in modo decente.
Sì, questo potrebbe decisamente funzionare.

Quindi non andrò da lui?
Assolutamente no! Rinunciare ad un pomeriggio di sano sesso e restare a casa a sorbirmi i sermoni di mio padre? Ma neanche morto!


La casa di Kil è un po’ la stamberga strillante della 14th Ave.

Non che sia decadente, non proprio, però ha un che di sinistro a cui è imputabile la totale assenza di rappresentanti, attivisti religiosi e scocciatori vari che abusano dei campanelli agli orari più impensabili e che non hanno alcuna intenzione di avvicinarsi a quel luogo inquietante. Il che è un bel vantaggio per Kilian, in effetti.

Il problema è quando sono io a dover entrare.

Perché superare l’arrugginito cancello cigolante non è un problema, la serratura è rotta da millenni.
E nemmeno attraversare la foresta pluviale che il caro proprietario si ostina a definire giardino.
Il vero dramma sono le belve che risiedono nella sopracitata foresta.

Non sto scherzando.

Kilian ha qualcosa come quindici cani, e non sono teneri labrador o minuscoli chihuaua, oh no, sono un’orda di randagi ringhianti e spietati che non vedono l’ora di prendesi un assaggino della mia tenera carne.

Sono “pura razza bastarda”, come ama definirli il loro orgoglioso... uhm, credo che capobranco sia il termine adatto.

In mezzo alla selva oscura appare finalmente la porta.

Grazie al cielo, per un attimo ho temuto di essermi perso...

«Terry... che diavolo stai facendo?».

Giro il remake di Tomb Raider, non è ovvio? Ma secondo lui?

«Non startene lì a vagolare come un idiota, ti sei fumato qualcosa?».

Sbuffo sollevando gli occhi al cielo.

Ma che simpatico... quasi quasi giro i tacchi e me ne torno a casa.

«Allora, entri?».

«Certo».

Uhm, ecco, diciamo che motivi di forza maggiore mi inducono ad assecondarlo.


«Kil...».

Mugugna qualcosa di indefinito che la mia lunga esperienza mi permette di interpretare come un segno della sua attenzione.

«Perché c’è un letto in mezzo al salotto?».

Spero vivamente che il mio tono esprima tutta la mia perplessità e lo induca a fornirmi una spiegazione plausibile.

«Loony, ha la sciatica, non riesce a salire le scale per arrivare in camera» risponde come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Oh, davvero chiaro, sua telegraficità.

Promemoria per me: Kilian ha le capacità interpretative di un aborigeno australiano.

Diamine, finirò per ridurmi ad un approccio “Io Jane, tu Tarzan”!

Forse la mia mimica facciale gli ha suggerito che la sua brillante spiegazione non ha chiarito un bel nulla.

«Il branco dorme unito».

Certo, ma come ho fatto a non pensarci.

«Talvolta mi chiedo se tu sia effettivamente classificabile come essere umano...».

Ammetto che inizialmente l’abitudine di Kilian di dormire con i suoi randagi mi aveva fatto un po’ schifo, ma lo stupore è stato paragonabile al ribrezzo quando ho scoperto che perfetta donna di casa sia.

Ovviamente non l’ho mai definito tale al di fuori delle mie elucubrazioni mentali, ci tengo alla mia integrità fisica.

Però vedere Kil alle prese con moccio e spazzolone mentre faceva le pulizie è stato qualcosa di davvero esilarante.

Lancio un’occhiata alle lenzuola perfettamente stirate e immaginarmelo in versione colf con tanto di grembiulino di pizzo mi fa soffocare una risata.

Mi guarda sollevando un sopracciglio prima di avvicinarsi con un ghigno ambiguo stampato in volto.

«Hai intenzione di restare vestito ancora per molto? La belva dev’essere sfamata».

Simula un ringhio roco mentre si accinge a sollevarmi di peso.

«No, aspetta un attimo».

Ho davvero formulato questa frase?

Mi squadra interrogativo.

«Non credere che ti abbia già perdonato per la faccenda del compito».

Se non fossi troppo occupato a sembrare autoritario mi darei una pacca sulla spalla per complimentarmi con me stesso dell’audacia.

Il suo ghigno si fa ancor più marcato ed inquietante.

Faccio giusto in tempo a pensare che se crescessi ancora di una decina di centimetri forse potrei fronteggiarlo in modo decente prima di essere lanciato di peso sul materasso.

Come dire, non poteva trovare modo più efficace per esprimere il concetto “Tappati la bocca, Terry”.

Talvolta ho l’impressione che sia in possesso di un telecomando che controlla il mio amico dei piani bassi, perché, cielo, non posso credere che il solo pensiero del suo corpo e di tutto ciò che mi farà basti a deviare strategicamente il mio flusso sanguigno.

So solo che quando mi sfila i pantaloni senza un minimo di grazia o sensualità i miei boxer sono già decisamente troppo attillati.

Kilian mi solleva la felpa mordicchiandomi l’ombelico.

«Ah, sei sempre così splendidamente reattivo, Terry...».

Momento, momento, momento, quand’è che si è spogliato?

Cielo, le mie percezioni sensoriali cominciano ad essere distorte. Gli effetti che mi provoca questo benedetto ragazzo sono devastanti.

Si allunga ad agguantare qualcosa sul tavolino addossato alla parete e non ho bisogno di guardare per capire cosa sia.

Mi chiedo come abbia fatto a trovare il lubrificante in mezzo a tutto quel casino, insomma, per quanto si prodighi a tenere la casa pulita bisogna dire che mantenere l’ordine non è proprio il suo forte...

Il liquido trasparente gli scivola sulle dita e, diamine, è tremendamente eccitante.

Me le fa scivolare dentro mentre con l’altra mano si concede qualche attenzione personale, poi si solleva in ginocchio guardandomi dall’alto.

Ho un solo aggettivo per definirlo: statuario.

Ogni centimetro del suo corpo è perfettamente scolpito. Cesellato come marmo caldo e vivo.

Credo che sarei in grado di rimanere ad ammirarlo per delle ore.

Entra in me senza troppi complimenti, strappandomi un gemito tutt’altro che soffocato.

È moralmente giusto che provi così tanto piacere?
No.

Me ne importa qualcosa?
Assolutamente no.

Pianto le unghie nelle sue spalle e lo sento aspirare l’aria fra i denti e poi sospirare pesantemente.

Entra con più forza, sollevandomi un ginocchio sopra la sua spalla e accarezzando la mia erezione.

Ho sempre pensato che fosse il tipo di persona che arriva, si prende ciò che vuole e se ne va senza nemmeno salutare, ma ho dovuto ricredermi. Pone in ogni singolo gesto molta più attenzione di quanto si possa immaginare.


Sfioro delicatamente i suoi pettorali perfettamente delineati e ricoperti da una sottile patina di sudore.

Sento le palpebre pesanti, ho sempre sonno dopo un orgasmo.

Kilian invece è completamente rilassato, ma perfettamente vigile.

Sto per addormentarmi quando mi pizzica una guancia facendomi sobbalzare.

«Allora, paladino della giustizia, che cosa dicevi a proposito di un certo compito?» mi soffia sul viso scivolando sopra di me.

Il suo corpo così caldo, le labbra a pochi centimetri dalle mie...

«N-Non mi ricordo...».

Ridacchia rotolandomi affianco e arriccia il labbro superiore in quel sorriso che voglio illudermi riservi solo a me e che arriva ad illuminargli gli occhi.

Per quanto il sesso con lui possa essere talmente fantastico da annebbiarmi la mente è quel sorriso a darmi il colpo di grazia.

Per quel sorriso sarei disposto a qualsiasi cosa, anche perdere la memoria.

***

Kilian e Dwane attraversano il corridoio ridendo e assestandosi qualche pugno sulle spalle, gesto che nel loro linguaggio da uomini duri dovrebbe significare “siamo dei fighi”.

«Oh, Terence!» esclama Dwane trotterellandomi incontro.

«Lo sai chi hai davanti?» chiede sventolandosi con fare da aristocratico con un foglio che non riesco ad identificare.

Mi astengo dal rispondere perché so già che sta per dirmelo lui stesso.

«Due studenti modello che hanno appena preso una A in matematica» spara tutto tronfio piazzandomi sotto il naso il compito -o forse dovrei chiamarlo foglio incriminato?

Perché so molto bene come hanno ottenuto quel voto.

Sto per esprimere le mie rimostranze, ma Kilian mi lancia un’occhiata strana e agita un dito a mo’ di ammonimento sillabando silenziosamente qualcosa.

Amnesia, ricordi?”.

«Già, due studenti modello».

Per questa volta dimentico, Stray Dog, ma lo faccio solo perché me l’hai chiesto con un sorriso.
 
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