The mage

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bloodingeyes
view post Posted on 30/10/2011, 14:09




Fra ladri e mercenari


Passò un intera settimana senza che Alex e Massimo Magno si incontrassero. In quel periodo il ragazzo presentò il suo nuovo drago alla famiglia e Desdemona decise che si sarebbe chiamato Sila, anche se era un nome da femmina e il drago era maschio, ma visto che il cucciolo aveva imparato a riconoscere quel nome era già troppo tardi per cambiarglielo. Gaio ebbe parecchio da ridire ma Elaina lo zittì e al piccolo drago fu concesso addirittura di dormire in casa, davanti al caminetto della cucina, mentre di giorno seguiva il padroncino alle lezioni e in tutti gli altri posti in cui Alex andava. Non era insolito che i ragazzi che studiavano magia si portassero a lezione animali, come loro famigli, ma di solito erano gatti, uccelli, serpenti e altri piccoli animali. Di draghi in tutte le classi della scuola c’erano solo Sila e Warev, il drago di un ragazzo molto più grande di Alex, che aspirava a diventare cavaliere piuttosto che mago. Se prima Alex veniva guardato strano perché era diventato il pupillo di Massimo Magno, ora che si portava dietro un drago veniva evitato come la peste. Il maestro il secondo giorno che andava a scuola con Sila lo prese da parte e gli parlò


-Senti Alex, perché continui a venire a lezione?- gli chiese il maestro


-Che intendete dire?- gli chiese perplesso


-Che hai la fortuna di essere in buoni rapporti con il più grande stregone di tutti i tempi e sei imparentato con la Grande Maga, perché continui a venire a lezione da me? Io sono un mago davvero insulso al loro confronto e tu hai del potenziale, chiedi a loro di insegnarti la magia-


-Penso che non accetterebbero- gli rispose sincero e depresso –i loro adepti sono tutti su un altro livello rispetto a me, sono irraggiungibili, anche se studiassi per tutta la vita non riuscirei a raggiungere neppure il peggiore di loro-


-Prova a chiedergli comunque- lo incitò il maestro –sei un ragazzo sveglio e dotato, potresti fare grandi cose. Poi vorrei chiederti un’altra cosa: come mai ti sei comprato un drago? Per giunta è un incrocio,vero? Non ne ho mai visto uno così strano!-


-Me lo ha fatto comprare lo stregone, così mi potrò muovere più facilmente quando lui partirà per la guerra-


-Già, vero che partiranno il prossimo mese!- si ricordò il maestro –Comunque entriamo in classe che è già tardi!- nei giorni successivi il maestro riprese a comportarsi normalmente con il ragazzo finché nel finire della settimana non bussò alla porta della sua aula Massimo Magno in persona


-Dovrei parlare con uno dei ragazzi- disse lo stregone al maestro, al quale stava per venire un attacco di cuore per la sorpresa


-Si… si, certo… - balbettò l’uomo –Alex vai… vai pure… - il ragazzo mise via i libri e si alzò, facendo un fischio a Sila perché lo seguisse fuori. Massimo aspettò in silenzio e ringraziò il maestro un’altra volta prima di uscire e chiudere la porta


-Seguimi- ordinò al ragazzo allontanandosi dalle aule e andando nel giardinetto della scuola per parlare ad Alex in tranquillità –non l’hai portato indietro alla fine- disse lo stregone, indicando il cucciolo di drago


-No- gli rispose il ragazzo e Massimo sospirò stancamente sedendosi di peso sul muretto


-Gervar te lo chiedo per favore, riportalo indietro, non voglio che ti faccia del male-


-Qualsiasi drago potrebbe farmi del male- gli rispose il ragazzo –non porterò indietro Sila a quell’uomo orribile-


-Gli hai già dato un nome… -


-Gliel’ha dato mia sorella in realtà- ammise il ragazzo e Massimo sospirò stancamente


-Allora tienilo, se gli hai già dato un nome è già troppo tardi, ti ci sei già affezionato-


-Si- ammise il ragazzo con un sorriso. Il mago sospirò e si prese la testa fra le mani, in un gesto davvero molto stanco. Alex gli si avvicinò e gli posò una mano sulle sue –è successo qualcosa?- gli chiese, lo stregone lo abbracciò di slancio


-Presto partirò con l’esercito per la campagna militare- gli disse senza tanti giri di parole –volevo solo partire sapendo che non eri arrabbiato con me- il ragazzo arrossì violentemente, fortuna che non c’era nessuno lì in giro ad ascoltarli


-Non sono arrabbiato, non più- gli disse e lo stregone sorrise, baciandolo teneramente


-Sono contento- si alzò e gli scompigliò i capelli, sempre sorridendo –Hai impegni per il resto del giorno?-


-In realtà io dovrei essere ancora a lezione per altre tre ore… -


-E non puoi fuggire?-


-No, non si fugge da scuola-


-Ci hai mai provato?-


-No- ammise Alexander


-Che ragazzino serio- rise lo stregone scompigliandogli i capelli per l’ennesima volta –dai seguimi!- gli ordinò e uscirono dal cancello principale della scuola senza incontrare nessuno e senza essere fermati –ci voleva tanto?- gli chiese lo stregone sorridendo


-Ma siamo sicuri che sia tu l’adulto fra noi due?- borbottò il ragazzo seguendolo fra le varie vie della città


-Odio soltanto le istituzioni: che siano scuole, caserme o una bella sala del palazzo io odio avere padroni, stare in una scuola mi fa sentire claustrofobico!-


-E come hai fatto quando andavi a scuola?- lo stregone si fermò di botto e il ragazzo quasi non gli andò addosso


-Non sono mai andato a scuola, non sono mai stato bambino- gli disse l’uomo con voce stranamente piatta. Si rimise a camminare e aggiunse –Hai uno strano dono sai, gervar? Riesci sempre a fare le domande peggiori!-


-Mi dispiace- gli disse sinceramente il ragazzo ma Massimo gli sorrise


-Non ti preoccupare per me, stai solo attento alle domande che fai agli altri: ti potrebbero cacciare in guai seri- Alex annuì –comunque siamo arrivati- gli annunciò lo stregone indicando l’edificio davanti a loro. Era una taverna, un luogo brutto e decadente, con alla porta un brutto ceffo coperto da un lungo mantello marrone con cappuccio. Sull’insegna sbilenca c’era scritto “Locanda del manigoldo” e il nome rispecchiava perfettamente il luogo


-Sicuro che sia il posto giusto?- chiese Alex allo stregone


-Si, certo- gli rispose l’altro tranquillo, mentre si avvicinava all’entrata ma il tizio con il mantello marrone lo bloccò


-Che volete?- gli chiese rudemente


-Che ti levi dai piedi- gli rispose lo stregone fulminandolo con lo sguardo


-Qui non è permessa l’entrata a chiunque- gli rispose l’altro scostando il mantello per mostrare il coltellaccio che teneva alla cintola


-Oh, è così… - disse a mezza voce Massimo Magno mentre nella sua mano destra si addensava uno strano fumo rosso, visibile solo agli occhi di Alexander –permettetemi allora di mostrarvi il mio lasciapassare- aggiunse lo stregone allungando la mano verso l’uomo incappucciato che indietreggiò spaventato da una strana inquietudine e dagli occhi sanguigni del mago


-Massimo!- urlò qualcuno alla loro destra e lo stregone abbassò la mano voltandosi a guardare il nuovo arrivato


-Cesar, sei in ritardo- gli disse Massimo –e i tuoi adepti mi fanno perdere tempo-


-Sono davvero spiacente- rispose l’uomo avvicinandosi e fermandosi davanti allo stregone –ma, vedi, dall’ultima volta che ci siamo incontrati ho avuto un po’ da fare, sai com’è: essere il capo di una gilda di tagliagole, ladri e spie non è una cosa da tutti! Se poi si conta che devo stare attento anche a quello che combinano i mercenari di Cisto… Potrai capire che sono un uomo molto impegnato! E non mi dispiacerebbe se evitassi di fare le tue strane magie sui miei uomini! Ci tengo che rimangano tutti interi!-


-Di questo non ti devi preoccupare, non ucciderei mai dei miei alleati… per quanto stupidi-


-Grazie- gli rispose l’altro sbuffando. Cesar era un uomo magro e slanciato, con i capelli lunghissimi, lisci e di un color castano che riluceva di riflessi rossi. Il viso lungo e dai tratti decisi ma addolcito da labbra morbide e begli occhi verdi, portava un mantello marrone con cappuccio sulle spalle, aperto a mostrare il viso e gli abiti semplici e logori, oltre che le molte armi. Non era un mago, attorno a lui Alex non riusciva a vedere alcun segno della magia, ma c’era lo stesso in lui qualcosa di incredibilmente sinistro e pauroso, forse era solo il modo di muoversi, fluido e spettrale, oppure le armi, o forse, più probabilmente, sapere che era il capo di un gilda malfamata. Cesar si voltò verso Alexander –è lui?- chiese allo stregone mentre girava tutto attorno al ragazzo, scrutandolo


-Si- rispose semplicemente l’altro


-Come ti chiami ragazzo?- chiese l’uomo


-Alexander-


-Età?-


-Perché vi interessa?-


-Rispondigli, gervar- lo incitò lo stregone


-Sedici-


-Troppo giovane- decretò l’uomo voltandosi a fronteggiare lo stregone, sfidandolo a mettere in discussione il suo giudizio


-Per il lavoro di cui avevamo parlato andrà più che bene- ribatté lo stregone


-Affatto! È troppo giovane, non si può affidare un tale incarico ad un ragazzino!-


-Scusate- si intromise Alexander –ma di che state parlando?-


-Di un favore che vorrei mi facessi- gli rispose Massimo Magno –però preferirei parlarne dentro e non nel bel mezzo di una strada- Cesar fece segno di seguirlo ed entrò nella taverna. L’interno era squallido quasi quanto l’esterno e popolato di tante brutte facce che bevevano dai loro bicchieri luridi e guardavano i nuovi arrivati con diffidenza. Cesar li condusse in una stanza privata, puzzolente di tabacco, stretta e dotata di un solo grande tavolo con varie sedie attorno


-Ora possiamo parlare- annunciò l’uomo sedendosi scompostamente su una delle sedie, Massimo si sedette in quella affianco mentre Alex rimase interdetto sulla soglia per qualche istante –Avanti ragazzo, siediti! Non ti mangiamo mica!- rise Cesar –O per lo meno io non ho di questi gusti- aggiunse a bassa voce guardando il mago con un sorriso malizioso. Il ragazzo si sedette, cercando di reprimere il rossore che si stava propagando dalle sue guance


-Gervar- gli disse Massimo tranquillamente –lui è Cesar e alla lontana è un tuo parente-


-Cosa?- chiese il ragazzo stupito, guardando l’uomo


-Tranquillo, siamo imparentati molto, ma molto, alla lontana- gli sorrise l’uomo –A dire il vero la tua famiglia e la mia non si sono più incrociate da quando questo qui è diventato una bella statuina di pietra!- gli spiegò indicando Massimo Magno


-Vedi, gervar- continuò lo stregone combattendo l’irritazione –io presto dovrò andarmene e non tornerò per molto tempo, ci sono molte cose che dovrei ancora fare ma non ne ho la possibilità in questo momento e per raggiungere i miei scopi ho bisogno di due cose: tempo e denaro-


-E io che c’entro in tutto questo?- gli chiese Alexander


-Vorrei che ti prendessi cura della contabilità della mia gilda- gli rispose lo stregone


-Cosa? Ma… - cercò di dire il ragazzo spaventato e sorpreso


-Ma non gliene avevi già parlato prima?- si intromise Cesar, non aspettò la risposta dello stregone e continuò a parlare ad Alex –Visto che la mia gilda e quella dei maghi sono molto collegate fra di loro da molto tempo e per motivi che preferisco non stare qui a spiegare, abbiamo concordato che per lo meno nei primi tempi ti darò una mano io, ti insegnerò come si gestiscono i soldi e gli investimenti… e magari anche qualcosa di più-


-Cesar e la tua famiglia sono sempre stati ottimi alleati e persone di fiducia- aggiunse lo stregone


-Per quanto ci si possa fidare di un assassino- rise l’altro


-Quindi mi volete lasciare la gestione della vostra gilda?- chiese il ragazzo ancora confuso


-Se mi potessi fare questo favore- gli disse Massimo Magno con un sorriso leggero sulle labbra –di Cesar mi fido ma è pur sempre un ladro… -


-Grazie tante- bofonchiò l’altro incrociando le braccia al petto


-Lo hai detto tu stesso che non ci si può fidare- ribatté lo stregone


-Un conto è se lo dico io, se lo dice qualcun altro è tutta un'altra storia!- rispose Cesar con un sorriso poi si rivolse nuovamente al ragazzo –però non ho molta fiducia nel fatto che un ragazzino possa dirigere una gilda, anche se lo aiutassi non credo che ci riuscirebbe-


-Cesar… - lo rimproverò lo stregone


-Se volete qualcosa da me sapete che dovrete darmi qualcosa in cambio- bloccò ogni replica Cesar –e per prendermi cura del vostro… pupillo, voglio assicurarmi che abbia almeno una qualche qualità utile-


-Cioè?- chiese il ragazzo


-Ti sottoporrò alle 3 prove della mia gilda, se ne riuscirai a compire anche solo una senza nessun aiuto esterno né magico allora io accetterò di aiutarti nei prossimi mesi, o anni… dipende da quanto impari in fretta-


-Cesar non erano questi i patti- gli disse Massimo Magno –l’oro che ti ho promesso non ti basta?-


-Hey! Sono un furfante- gli rispose con semplicità l’altro –l’oro non mi basta mai e sto bene attento a quello che faccio, il ragazzo si potrebbe rivelare più un peso che una fonte di guadagno, voglio solo vedere se possiede qualche abilità utile-


-Quali sono le prove?- gli chiese Alexander


-Non sei costretto, gervar- gli disse lo stregone –troverò qualcun altro, inizio a pensare che non sia affatto una buona idea affidarti a Cesar-


-E ci sei arrivato solo adesso che non è una buona idea lasciarmi nelle mani di un assassino?- gli chiese il ragazzo sorprendendolo


-Veramente… - cercò di dire lo stregone ma il ragazzo lo precedette e si rivolse a Cesar


-Quali sono quindi queste prove che dovrei affrontare?- l’uomo sorrise in una maniera che al ragazzo non piacque per nulla, si alzò e si mise alla sua sinistra, posandogli una mano sulla sua. Quando la ritirò sul suo polso c’era un sottile cerchio di ferro che riluceva di un incantesimo


-Prima prova: prova della spia- gli elencò Cesar allontanandosi –in questa stanza è nascosto un documento, per superare la prova devi solo trovarlo! Quel pezzo di ferro al tuo polso serve solo per fare in modo che tu non possa usare incantesimi di alcun genere- si voltò verso lo stregone e gli sorrise –adesso noi due andiamo a bere qualcosa mentre la prova si svolge, torneremo fra 5 minuti- quando fu solo Alexander iniziò a cercare in ogni angolo di quella piccola stanza ma non trovò nulla. Niente fogli, libri o pergamene. Guardò perfino sotto il tavolo e tastò i muri ma non trovò nulla e quando i due uomini tornarono si diede per vinto


-Dov’era nascosto il documento?- chiese il ragazzo e Cesar diede una semplice botta al tavolo. Si aprì un cassetto segreto nel quale era contenuto un sottile plico di fogli


-Passiamo alla seconda prova- disse Cesar richiudendo il cassetto segreto e conducendoli in un'altra stanza ingombra di manichini pieni con tanti campanelli attaccati addosso –Prova del ladro: visto che non ti è mai stata data lezione di come derubare qualcuno ti farò affrontare questa prova che è più semplice, copiami come meglio puoi e non fare suonare i campanelli, Massimo per favore esci- quando lo stregone se ne fu andato Cesar si addentrò fra la piccola folla di manichini schivandoli, camminando normalmente e senza far suonare neppure un campanello. Quando tentò Alex sembrava stesse percorrendo un percorso ad ostacoli e comunque prese conto a molti dei fantocci, alla fine del percorso Cesar uscì dalla stanza senza aggiungere nulla.


Nella sala principale della taverna c’erano alcuni uomini loschi che stavano lanciando coltelli ad un bersaglio nel muro. Cesar si fermò al loro fianco e si rivolese ad Alexander –Questa è l’ultima prova, la prova dell’assassino. Ti darò tre coltelli e dovrai solo cercare di fare un punteggio migliore di uno di questi due uomini, almeno di uno di loro, se fallisci anche questa prova non ti aiuterò-


-Cesar questa è davvero una follia!- si intromise Massimo Magno –avevamo un patto noi due e questi non erano affatto gli accordi!-


-Che noia!- sbuffò l’altro –lasciami fare le cose a mio modo, una volta tanto! Tieni i coltelli ragazzo… - mise in mano ad Alexander tre dei coltelli che portava alla cintola –Lucio inizia!- ordinò poi e uno dei due uomini lì di fianco lanciò tre pugnali sul bersaglio, piuttosto vicini al centro –Rocco- l’altro uomo fece un punteggio ancora migliore –Ora è il tuo turno!- disse Cesar al ragazzo e dal sorriso che aveva sulle labbra si capiva perfettamente che pensava che non avrebbe mai potuto vincere. Ma quel sorriso morì non appena Alexander conficcò tutti e tre i pugnali nel centro esatto del bersaglio, lasciando tutti a bocca aperta –Ma come diavolo hai fatto?- chiese l’uomo ad Alex mentre controllava che non avesse imbrogliato con la magia


-Mi ha insegnato mio padre- gli rispose il ragazzo


-Fai i miei complimenti a tuo padre, ti ha insegnato bene- rise Cesar e sembrava sincero, gli tolse il bracciale di ferro e aggiunse –come promesso nei prossimi mesi ti aiuterò in qualsiasi problema riguardante la gilda di questo vecchio- di disse indicando lo stregone –e magari se ti interessa potremmo affinare qualche tua dote, con un po’ di esperienza potresti diventare un buon assassino, la base è buona!-


-No, grazie- si intromise Massimo Magno, guardandolo furioso


-Va bene, non ti incazzare! Era solo una proposta! Quanto sei suscettibile!-


-Meglio che ce ne andiamo- disse lo stregone al ragazzo, continuando a fulminare Cesar con lo sguardo –inizio ad averne davvero abbastanza-


-Ci vediamo!- li salutò Cesar sorridendo pimpante ma proprio mentre stavano per andarsene da quella lurida topaia irruppero una decina di uomini armati fino ai denti


-E questi?- ringhiò Massimo


-Non sono roba mia- gli rispose Cesar irritato –Che volete?- urlò agli uomini che avevano fatto irruzione


-Sei tu il capo di questi tagliagole?- chiese uno degli uomini, il viso celato dietro l’elmo


-Si, sono io. Con chi ho lo spiacere di parlare?-


-Io sono Cisto di Montergrass, e sono qui per ucciderti e distruggere la tua gilda-


-Ancora tu? Inizi a stancarmi!- sbuffò Cesar –è già la quinta volta che mi sfidi! Stai diventando noioso!-


-E questa sarebbe la quinta volta che tu non accetti un duello leale! Cos’è? Ti fa troppa paura confrontarti con me?-


-No, solo lo trovo incredibilmente seccante, non sono una di quelle persone a cui piace sprecare energie in un combattimento inutile!- sbuffò Cesar scrollando le spalle con fare noncurante. L’altro sfoderò la spada e la puntò davanti a sé mentre i suoi uomini si disponevano a bloccare gli altri assassini nella taverna, che comunque sembravano poco disposti ad intervenire


-E allora rimani fermo e muori!- urlò lanciandosi addosso a Cesar che fluidamente lo schivò


-Mica sono pazzo!- sorrise l’uomo, divertendosi a prendersi gioco dello sfidante –io ci tengo alla mia pellaccia!-


-Muori!- urlò di nuovo l’uomo cercando di decapitarlo e andandoci anche molto vicino


-Ma si può sapere perché ce l’hai tanto con me? Ti ho per caso ammazzato qualche parente?- schivò un altro affondo e un tavolo andò in pezzi


-Non posso semplicemente sopportare che un uomo orribile come te possa infestare la mia stessa città!- gli si scagliò di nuovo addosso ma questa volta venne bloccato da Massimo Magno


-Adesso basta- sibilò lo stregone spingendolo lontano


-Chi siete voi?- gli chiese il soldato mentre ritrovava l’equilibrio


-Io sono Massimo Magno, lo stregone immortale, l’uccisore del drago e non vi permetto di alzare la vostra spada su un mio discendente-


-Voi… - farfugliò l’uomo passando ripetutamente lo sguardo dallo stregone al ladro, che intanto si godeva la scena ghignando. Tutt’a un tratto il soldato si inginocchiò ai piedi dello stregone, lasciando andare la spada e togliendosi l’elmo –mi dispiace di avervi arrecato disturbo, Grande Mago ma non avevo idea che questo… il capo di questa gilda fosse un vostro discendente. Vi prego di perdonarmi- rialzò il volto verso lo stregone e parlò con occhi pieni di ammirazione –ho sentito molto parlare delle vostre gesta passate sul campo di battaglia, siete stato il più valente dei guerrieri che questo regno abbia mai avuto e anche se il capo di questa gilda è anche solo un millesimo di quello che siete voi allora ritiro tutto quello che ho detto su di lui e vi chiedo perdono- chinò di nuovo la testa in segno di rispetto. Cisto era un uomo alto e magro, portava un armatura semplice, completa e lucida, strana per un mercenario, aveva cortissimi capelli neri e occhi dello stesso colore intenso e profondo, con un paio di baffi arricciati sugli angoli e un pizzetto appuntito. Dava quasi l’impressione di essere un nobile piuttosto che un mercenario. Alexander rimase lontano dal gruppo, sperando che Cisto non l’avesse notato


-Perché? Cos’hai detto su di me?- chiese Cesar perplesso ma gli altri due uomini non lo ascoltarono


-Sei perdonato- disse lo stregone con un sorriso appena accennato –ma ti prego di non attaccare più questa gilda, ho bisogno di Cesar, soprattutto in questo periodo-


-Farò come ordinate- Massimo allungò una mano e lo aiutò a rialzarsi -Rinfoderate le armi, uomini!- ordinò Cisto ai suoi e poi s’inchinò di nuovo allo stregone –se posso fare qualcosa per voi… -


-Prenderete parte alla campagna che il re sta per cominciare?-


-Siamo qui per questo-


-Allora sarà un piacere combattere al vostro fianco- Cisto spalancò gli occhi per la sorpresa, sembrava voler aggiungere qualcosa ma ritrovò il contegno, si inchinò per l’ennesima volta e diede ordine ai suoi uomini di uscire


-Ti sei fatto un nuovo alleato- constatò Cesar mentre i mercenari uscivano. Cisto notò Alexander in un angolo del locale mentre usciva ma il ragazzo gli fece segno di tacere e quello tirò diritto


-Torniamo a casa?- chiese Massimo Magno al ragazzo che sobbalzò per la sorpresa


-Si, certo- gli rispose Alex con un sorriso tirato.


 


Alexander si aspettava quella visita, sapeva che sarebbe venuto presto a chiedergli spiegazioni. Cisto si preoccupava sempre molto per loro. Ma di certo non si sarebbe mai aspettato che avrebbe fatto l’errore così grossolano di andarli a trovare quando Gaio era ancora in casa


-Fuori da casa mia!- continuava ad urlare Gaio


-Devo solo parlare per qualche minuto con vostra moglie e vostro figlio- gli spiegò Cisto, senza essere minimamente sfiorato dalla furia dell’altro uomo, solido e imperturbabile come una roccia


-Fuori!- tuonò per l’ennesima volta Gaio ma Elaina si intromise


-Adesso basta! Cisto, entra- l’uomo chinò rispettosamente la testa prima di entrare in casa –e Gaio, se non vuoi avere a che fare con il nostro ospite sei pregato di uscire, se è venuto c’è una ragione più che importante-


-È così- assentì Cisto guardando Alexander seduto a tavola. Gaio se ne andò sbattendo la porta infuriato –Che uomo problematico che ti sei scelta Elaina- disse il mercenario alla donna e con un leggero sorriso aggiunse –ti saresti dovuta sposare con me, la tua vita sarebbe stata molto meno difficile- Elaina rise e l’abbracciò


-Il solito cascamorto, è bello rivederti-


-Anche per me- si voltò verso Alexander e il suo sorriso appassì leggermente –noi invece dovremmo proprio fare una discussione molto seria- si sedette davanti al ragazzo e lo fissò intensamente. Era il suo modo di far parlare i colpevoli nella sua truppa: fissarli in silenzio con quello sguardo truce e aspettare che quelli capitolassero. Incredibilmente era un metodo che funzionava sempre ma Alexander non era uno dei suoi uomini e non aveva fatto nulla di male


-Devi chiedermi qualcosa?- disse il ragazzo


-Solo un paio di cose, del tipo: che diavolo ci facevi oggi in una gilda di assassini? E da quanto va avanti questa storia? In che razza di compagnie ti sei andato ad invischiare?- era una vera fortuna che Alex avesse già spiegato tutto alla madre altrimenti le sarebbe preso di sicuro un accidente


-Hai frainteso- gli disse il ragazzo calmo –mi ci ha portato lo stregone dopo la scuola, non ci sarei mai andato se non mi avesse portato lui- tralasciò, come aveva fatto anche con sua madre, il fatto che in realtà fosse uscito da scuola prima della fine delle lezioni, quello aveva poca importanza


-Quale stregone? Massimo Magno?- chiese Cisto perplesso ma senza abbandonare la sua aria truce


-Si- ammise Alexander e gli spiegò cosa era successo quel giorno alla taverna del manigoldo e, per sommi capi, quello che era successo prima, come avevano risvegliato lo stregone e come lui si era legato ad Alex


-Quindi ti ci ha portato davvero Massimo Magno in quella gilda?- chiese alla fine Cisto, per lui era quella la cosa davvero importante


-Si-


-Ed è solo per farti insegnare come derubare legalmente la gente che andrai la?-


-Immagino di si- rispose il ragazzo


-Non ti metterai a fare qualche lavoro deplorevole?-


-Mai- rispose sicuro Alex e finalmente Cisto gli sorrise


-Mi hai fatto prendere un accidente dentro quella dannata taverna, ragazzo! Temevo davvero fossi diventato un poco di buono… - gli scompigliò i capelli e Elaina gli offrì il the, sedendosi al fianco del figlio


-È ancora un bravo ragazzo- disse la donna abbracciando il figlio e baciandolo sulla fronte con fare protettivo


-Mi fa piacere saperlo- sorrise Cisto e il suo sguardo scivolò in un angolo della stanza dove Sila era rannicchiato a fulminare con lo sguardo il nuovo venuto, non era mai troppo socievole con  chi entrava nel suo territorio per la prima volta –da quando avete un drago?- chiese perplesso –Gaio deve aver fatto una tragedia quando l’avete portato a casa-


-Insomma- ammise Alexander, si allungò e chiamò il drago con un fischio, subito Sila gli andò in contro e si lasciò prendere in braccio, facendo le fusa come un gattino appena il ragazzo iniziò ad accarezzargli la testa –Sila è il mio drago da quasi una settimana-


-È un bel drago, ho conosciuto un cavaliere che ne aveva una varietà molto simile: si adoravano! Peccato sia zoppo-


-A me non importa- gli disse il ragazzo abbassando leggermente il viso sul cucciolo che glielo leccò –Sila è il mio drago, lo adoro così com’è-


-Bravo ragazzo!- rise di gusto il mercenario –mi hanno sempre detto che in un rapporto drago-cavaliere la cosa principale è l’amore che si prova! E poi anche Ken Karnet Shan aveva un drago zoppo, eppure è diventato un eroe lo stesso!-


-Io non miro a diventare un eroe- disse il ragazzo continuando ad accarezzare Sila –a me basterebbe diventare un bravo mago-


-Perché non chiedi a Massimo Magno di insegnarti?- gli chiese Cisto -mi hanno detto che è davvero un mago incredibile, anche se io non posso giudicare, essendo solo un povero mercenario- Alexander si rabbuiò di colpo al pensiero


-In realtà ci ho pensato tante volte anch’io di chiedergli di diventare il mio maestro ma i suoi allievi sono tutti così… incredibili! Io mi sento sempre tanto inferiore a loro-


-Non devi!- lo redarguì il mercenario –sei il figlio del più grande stregone e guerriero di questo tempo, vieni da una discendenza di grandissimi stregoni e paladini, non hai nulla da invidiare a quei ragazzini che fanno parte della gilda di Massimo Magno-


-Ci sono anche degli ultra ottantenni nella sua gilda-


-Si ne ho visti un paio- Alex lo guardò perplesso e Cisto gli spiegò che lo stregone lo aveva invitato a visitare la sua gilda poche ore prima –Comunque dovresti davvero provare a chiedergli- gli disse Cisto sconvolgendogli per l’ennesima volta i capelli. Rimasero a parlare del più e del meno finché non scese la sera ed Elaina iniziò a preparare da mangiare


-È meglio se me ne vado prima che ritorni Gaio, non ho proprio voglia di sentirlo urlare di nuovo- disse Cisto mentre si alzava, Elaina cercò di convincerlo a rimanere per cena ma il mercenario fu irremovibile. Mentre si stavano salutando qualcuno bussò alla porta


-Vado ad aprire io- disse il ragazzo sbuffando –probabilmente è Gaio che ha dimenticato le chiavi- ma quando aprì la porta si trovò davanti Massimo Magno e gli venne quasi un accidente. Uscì in fretta e si richiuse la porta alle spalle, quasi schiacciando in mezzo Sila, che soffiò incazzato –che ci fai qui?- gli chiese il ragazzo teso


-Ciao, anch’io sto bene- gli rispose ridendo lo stregone


-Si, scusa… ciao- lo stregone rise ancora –comunque che ci fai qui?-


-Ero venuto a prenderti- gli rispose lo stregone e per un attimo il suo sorriso si smorzò –non avevi detto che venivi a dormire alla gilda stasera?-


-Si, scusa è solo che me ne ero dimenticato… non è che potresti tornare fra un po’? Ho un paio di cose da fare-


-Va bene- assentì lo stregone, anche se perplesso –se torno fra mezz’ora va bene?-


-Si perfetto- Massimo gli sorrise e si abbassò a baciarlo sulla fronte


-A dopo- gli disse risalendo a cavallo e dirigendosi verso il castello al passo. Alexander riuscì finalmente a respirare e ritornò in casa


-Era Massimo Magno?- chiese Cisto


-Si-


-E perché non l’hai fatto entrare?-


-Per la stessa ragione per cui tu non sei uscito a salutarlo-


-Touché- ammise Cisto –è meglio che me ne vada prima che torni, ci vediamo presto- abbracciò Elaina e Alex


-Ciao zio- gli disse il ragazzo e Cisto gli scompigliò i capelli


-Fai il bravo, ci vediamo presto- Massimo Magno arrivò un quarto d’ora dopo che Cisto se ne era andato e così non incontrò il mercenario.


 


*°*°*°*°


Lo so che non gli frega a nessuno di questa storia, ma sfortunatamente l’ho scritta per una challenge e se non la finisco di postare non mi sarà contata come fatta!

 
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bloodingeyes
view post Posted on 3/11/2011, 02:26




Campagna


-Stai bene, gervar?- Alexander alzò lo sguardo sullo stregone che se ne stava appoggiato con la schiena alla porta del bagno. Il bagno che aveva costruito nella sua casa non si poteva davvero definire un bagno, in realtà sembrava più una sorgente nascosta dentro una grotta. Tutte le pareti, il soffitto e il pavimento erano di roccia. Al centro c’era una specie di laghetto che serviva per farsi la vasca, e l’acqua zampillava da una piccola cascatella fino alla pozza, in un riciclo continuo, ed era tiepida grazie ad un incantesimo posto per terra. L’unica luce della stanza veniva dalle candele accese e che non si consumavano mai. All’inizio in realtà c’era una delle boccette di vetro luminose che si trovavano anche in tutto il resto della casa ma Regina aveva deciso che le candele, con il loro colore e la loro luce soffusa erano molto più adatte. E in effetti il posto era diventato molto differente con quel tipo di luce, molto più intimo. Ecco perché Alexander si irrigidiva sempre quando c’era anche lo stregone in quella stanza con lui: con quella luce e quella coreografia era abbastanza certo quello che avrebbero finito per fare


-Si, abbastanza- gli rispose il ragazzo –perchè me lo chiedi?-


-Nulla- gli rispose lo stregone, lo fissò ancora per un po’ e poi uscì. Alexander finì di lavarsi velocemente e lo raggiunse in salotto, dove lo stregone se ne stava disteso a leggere sul divano


-Che hai? Sei strano oggi- gli chiese il ragazzo perplesso andandosi a sedere sul divano con lui. Lo stregone alzò un attimo gli occhi dal libro


-Sono solo un po’ preoccupato, nulla di importante- gli disse per poi tornare a leggere


-Per la guerra?- lo stregone annuì e il ragazzo si morse le labbra tormentato, Massimo si rassegnò a mettere da parte il libro e l’abbracciò, coccolandolo. La data per la partenza era stata fissata a soli sette giorni di distanza, il re aveva mandato i suoi messaggeri a tutti gli usurpatori delle sue terre e alcuni si erano già arresi ma molti altri si stavano già preparando a rispondere all’attacco. Massimo Magno e sua sorella stavano allenando i loro discepoli più duramente nelle ultime settimane, soltanto 5 sarebbero rimasti alla gilda perché troppo giovani mentre gli altri stavano prendendo persino lezioni di scherma, anche le donne. Era anomalo che dei maghi sapessero anche usare la spada ma lo stregone lo riteneva un requisito fondamentale come riteneva fosse indispensabile per i suoi adepti avere un drago o una viverna. Molti erano arrivati che già possedevano uno di questi animali, altri l’avevano comprato poco dopo e ora tutti avevano una propria cavalcatura


-Stai tranquillo, tornerò presto, non farai in tempo ad accorgerti della mia mancanza che sarò di nuovo qui- gli disse dolcemente


-Bugiardo- gli rispose il ragazzo abbracciandolo più stretto, lo stregone sorrise lo allontanò leggermente, alzandosi in piedi


-Hai fame?- gli chiese sorridendo e andando in cucina


-Un po’- ammise


-Allora ritieniti fortunato perché oggi cucinerò per te- gli disse lo stregone ritrovando il solito sorriso. Alexander lo raggiunse in cucina, guardandolo armeggiare con le pentole e il fuoco, non era esattamente nel suo habitat naturale però qualcosa di commestibile lo riuscì a fare, tutto a base di frutta e verdura, dall’aspetto anomalo e anche molto piccante


-Perché è tutto così piccante?- gli chiese Alexander con gli occhi che lacrimavano


-È buono, fa bene allo stomaco e se hai il raffreddore- gli rispose lo stregone mangiando un peperoncino intero senza risentirne minimamente –ed è persino afrodisiaco- aggiunse sorridendo malizioso


-A me brucia soltanto la bocca-


-Ragazzino- borbottò deluso il mago mentre gli allungava un piatto –questi non sono piccanti- Alexander prima di provare qualsiasi altra cosa bevve due interi bicchieri d’acqua. Schivando i piatti pieni di peperoncino però quello che Massimo Magno aveva cucinato non era male, strano ma buono. Mentre stavano sparecchiando entrò Regina, furiosa e con appresso Cesar che sorrideva mentre trasportava faticosamente cinque sacchi pieni di roba


-Che è successo?- le chiese Massimo Magno seguendo molto attentamente ogni movimento del ladro


-Niente, niente- sbuffò la donna mentre ordinava a Cesar dove appoggiare le sacche –ora vattene, hai già fatto abbastanza stronzate per oggi- la finezza di Regina era davvero impressionante quando era incazzata


-E come ci ritorno in città?- le chiese Cesar


-A piedi- gli rispose la donna prendendo una delle sporte e sparendo nel laboratorio privato suo e dello stregone, quella era l’unica stanza della casa in cui Alexander non poteva entrare


-Stregone me lo dai un passaggio fino in città?- chiese il ladro


-Se prima mi spieghi cosa hai fatto per fare incazzare mia sorella in quel modo-


-Le ho solo fatto un paio di complimenti, tutto qui!-


-Immagino di che genere… comunque non ho tempo devo dare lezione fra poco-


-Alex convincilo tu… - lo implorò Cesar ma lo stregone lo cacciò fuori di casa lo stesso


-Un po’ di movimento non ti farà male- gli disse sbattendogli la porta in faccia. Alexander sorrise e riprese a lavare i piatti


-Siete perfidi tu e Regina- gli disse ridendo e Massimo sorrise a sua volta


-Mi fa piacere vederti più tranquillo- gli disse e il ragazzo arrossì leggermente


-Anche a me-


 


Massimo Magno si svegliò quella mattina con un sospiro triste, guardò Alexander che se ne stava accoccolato sul suo petto, sfinito e incredibilmente bello. Non voleva alzarsi perché se l’avesse fatto sarebbe stata l’ultima volta che le sue braccia avrebbero potuto tenere stretto il ragazzo per mesi. Eppure lo fece, costrinse il suo corpo a separarsi da quello del ragazzo e lo coprì, lasciandolo dormire ancora un po’ mentre lui si preparava. Regina uscì nello stesso istante dalla sua camera e i due si guardarono negli occhi


-Si ricomincia- disse la donna malinconicamente


-Vorrei che non fosse così- le rispose Massimo, altrettanto triste


-Dobbiamo farlo, è il nostro compito, la nostra maledizione-


-Lo so bene, ma questo non significa che ne debba essere contento- sua sorella annuì, per lei era lo stesso. Si prepararono in silenzio, uscirono per bardare le loro viverne e assicurarsi che gli adepti fossero tutti pronti e solo allora Massimo Magno andò a svegliare Alexander


-È già ora?- gli chiese il ragazzo e al cenno affermativo dello stregone si alzò in piedi e si vestì. Davanti le mura della città era radunato l’esercito e con le primi luci del giorno si sarebbero messi in marcia, intanto chi aveva una famiglia la salutava nell’eventualità di non rivederla mai più. Alexander rimase abbracciato allo stregone per tutto il tempo, rimanendo persino sulla groppa di Ranmara senza esserne troppo spaventato, senza parlare o piangere ma con tanta voglia di farlo. Poco prima che sorgesse l’alba Cesar li andò a salutare e fece alcuni commenti sconci su come l’armatura mettesse in risalto le tette a Regina, infuriata la donna gli lanciò una saetta ma lo mancò e il ladro sparì fra le file di soldati. Anche Cisto si presentò allo stregone per salutarlo e per rinnovargli la sua lealtà


-Il ragazzo non lo porterete con voi, vero?- gli chiese il mercenario preoccupato che il nipote potesse seguirli sul campo di battaglia


-No- gli rispose lo stregone accarezzando la testa del ragazzo che gli si strinse maggiormente contro. Sollevato, Cisto li lasciò. Con il sorgere del sole i generali diedero ordine di disporsi in formazione ai soldati e quando il re li raggiunse e si mise in prima fila Massimo diede un ultimo bacio sulla fronte al ragazzo e l’aiutò a scendere dalla groppa della viverna


-Torniamo presto- gli promisero entrambi i maghi, poi diedero ordine ai loro adepti di alzarsi in volo e loro li seguirono subito dopo. Alex li guardò da terra e portò entrambe le mani a coprirsi gli occhi, mormorando una formula che non usava da tempo, quella che serviva a sciogliere il potere dei suoi occhi ma non poté completarla perché qualcuno gli tolse le mani dal viso, bloccando la magia


-Non farlo- gli disse Derry trattenendogli le mani –vedresti troppe cose brutte-


-Ma io voglio sapere se torneranno- gli rispose con le lacrime agli occhi il ragazzo


-Lo faranno, l’ho letto nelle carte-


-Ma le carte parlano per enigmi, potresti sbagliarti!-


-Se usi i tuoi occhi invece vedrai l’orrore della guerra e sei ancora troppo giovane per questo… fidati di me, no! Fidati di loro, ritorneranno presto- Alexander lo abbracciò e scoppiò a piangere.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 23/11/2011, 13:35




Il giorno del ritorno


Massimo Magno aveva promesso che sarebbe tornato una volta al mese, ogni mese. Alexander dovette quindi aspettare che passassero quei dannati 30 giorni. Il tempo sembrava quasi che procedesse a velocità di una lumaca e quando finalmente arrivò quel giorno non fu come Alex se l’era immaginato. Aveva pensato di aspettare lo stregone alla sua gilda e invece, non essendo un giorno di festa, gli toccava andare a scuola. E poi avrebbe pure dovuto andare da Cesar per rivedere per l’ennesima volta i conti di quel mese. Insomma si prospettava una giornata un po’ piena.


Ma come se non bastasse il destino volle che quel giorno succedesse anche un'altra cosa.


Il ragazzo era in giardino per il pranzo cercando di tenere Sila lontano dal suo panino. Per quanto potesse adorare il suo drago ultimamente stava diventando davvero troppo famelico e non era molto divertente quando gli rubava il cibo dalla cartella o dal piatto.


Sila smise di guaire per avere da mangiare tutto d’un colpo e si voltò a guardare una particolare parte del giardino, ringhiando sommessamente e Alexander alzò lo sguardo perplesso visto che non era tipico si Sila ringhiare a chicchessia quando si trovavano fuori casa, il suo territorio. Circa al centro del giardino stava un ragazzo molto alto e se non fosse stato per la treccia che scendeva sulla guancia destra Alex l’avrebbe sicuramente scambiato per un adulto. Aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri e gelidi, e fissava lui e Sila molto intensamente.


Alexander lo riconobbe quasi subito anche se non ci aveva mai parlato in vita sua. Sapeva che quel ragazzo si chiamava Ace e che era all’ultimo anno soltanto perché anche lui aveva un drago, Warev, come famiglio. In tutta la scuola solo Alex e Ace avevano come famiglio un drago. Ma se Sila era un drago giovane e perlopiù calmo Warev era un drago ormai maturo e conosciuto soprattutto per la sua propensione a sbranare i gatti, i cani e gli altri famigli. Alex non aveva mai visto il drago di Ace perché solitamente l’altro ragazzo lo lasciava fuori dalla scuola per non dargli l’opportunità di mangiare qualche famiglio di troppo ma quel giorno se l’era portato appresso e Alexander non poté fate a meno di pesare che fosse l’esemplare più brutto che avesse mai visto, al pari di una viverna, se non anche più brutto. Era piuttosto grosso, massiccio, con un collo molto corto e un grosso testone squadrato, con due file di corni grossi e tozzi che scendevano sulla schiena fino alla coda, era basso e con zampe muscolose e possenti, la coda non troppo lunga e non aveva ali. Le squame allungate erano di un colore grigio bruno che diventavano quasi rosse sul naso e aveva occhi rabbiosi, piuttosto inquietanti ma non tremendi come quelli di Ranmara.


Alexander guardò drago e padrone per qualche istante e, visto che non distoglievano lo sguardo ma non facevano neppure nulla e invece Sila stava ringhiando sempre più forte, fu lui a decidere di prendere il suo drago in braccio per cercare di calmarlo ma appena distolse lo sguardo il drago di Ace si lanciò su di lui. Sila si mise in mezzo ed entrambi i draghi finirono a ringhiare e rotolarsi per terra, litigando


-Sila!- lo richiamò Alexander per poi ritrovarsi una lama puntata contro. Ace se ne stava diritto e impassibile davanti a lui tendo un corto spadino puntato al petto di Alexander –Che stai facendo? Dobbiamo fermare i nostri draghi prima che si facciano male!-


-Io ti sfido Alexander- scandì Ace abbassando la spada e porgendone una identica al ragazzo


-Come? Perché?-


-Perché voglio prendere il tuo posto nella gilda di Massimo Magno e se ti batterò potrò diventare uno dei suoi guerrieri-


-Ma io non faccio parte della gilda di Massimo- cercò di spiegarli Alex. Ace gli lanciò la spada come se non l’avesse sentito e, appena fu fra le mani del’altro ragazzo, attaccò. Se si fosse spostato appena un attimo più tardi Alex avrebbe di sicuro perso la testa ma riuscì a rotolare via e a rimettersi in piedi prima che Ace attaccasse di nuovo cercando di colpirlo al cuore. Lo schivò ancora e cercò di parlargli, di farlo ragionare ma non servì. Ace era convinto che battendo Alexander sarebbe diventato uno degli adepti di Massimo Magno e così si impegnava con tutte le sue forze per decapitare l’altro ragazzo


-Che diavolo succede qui?- tuonò uno dei professori attirato dal clangore delle spade ma soprattutto dai ringhi dei due draghi che ancora si stavano scontrando. Ace guardò il mentore con la coda dell’occhio e lanciò una magia verso di lui che, non aspettandosi di essere attaccato, finì per schiantarsi contro un muro e perdere conoscenza


-Ma che diavolo fai? Sei matto?- urlò Alexander stupito. Lasciando cadere la spada per aiutare il professore ma Ace si mise in mezzo bloccandolo


-Riprendi la spada- gli ordinò


-No- gli rispose Alexander deciso. Ace tirò l’arma su da terra con il piede e la lanciò all’altro ragazzo che la lasciò cadere di nuovo


-Riprendila- ordinò ancora Ace, sempre più furioso


-No- Ace si infuriò ancora di più, arrivando al punto di tremare per la rabbia


-Sei un codardo!- lo insultò –solo un miserabile codardo! Non hai neppure il coraggio di affrontarmi in uno scontro leale! Dove stai scappando? Vigliacco!- Alexander gli voltò le spalle e fece per andarsene. Ace non l’avrebbe attaccato disarmato, non era cavalleresco, e tutti sapevano che lui teneva molto alla lealtà e alla cavalleria. Ma poi Ace gli urlò qualcosa che bloccò Alex a metà di un passo


-Cosa hai detto?- gli chiese il ragazzo sperando di aver capito male e l’altro sorrise trionfante, capendo di aver fatto centro


-Sei un codardo come tuo padre-


-Ritira quello cha hai detto- ringhiò Alexander, ora infuriato


-No, tuo padre era un codardo e tu sei uguale a lui! Lui ha lasciato morire la principessa perché era troppo spaventato per la sua vita ed è scappato! Era un vigliacco!- sogghignò e aggiunse -È un bene che sia morto- Alexander stette per un attimo fermo immobile a fissarlo, stringendo i pugni così forte da farli sbiancare, furioso al punto da tremare e poi lasciò uscire l’aria che per lungo tempo aveva trattenuto nei polmoni. Chiuse gli occhi e rilassò i muscoli abbassando la testa. Ace lo fissò stupito e stava per urlargli di nuovo qualcosa quando Alex gli si lanciò addosso colpendolo alla mascella e mandandolo a terra


-Ritira quello che hai detto- gli ordinò Alex glaciale, riprendendo da terra la spada e avvicinandosi all’altro ragazzo


-Mai!- gli rispose Ace alzandosi in piedi fulmineo ma non abbastanza. Ancor prima di riuscire a rimettersi diritto Alex gli stava già puntando la spada alla gola


-Mio padre ha dato la vita per salvare la principessa anche quando i suoi stessi uomini l’hanno tradito, ha combattuto per lei anche quando era praticamente morto lui stesso… -


-Tutte fandonie- rispose Ace allontanandosi di un passo per poi caricare sull’altro ragazzo –Tuo padre ha tradito il regno ed è scappato perché era un viglia… - non riuscì a finire la frase perché Alexander lo colpì ad un braccio, arrivando quasi a toccare l’osso con la lama


-Tu cosa vuoi saperne?- gli chiese glaciale Alex quando Ace si accasciò a terra urlando di dolore e lasciando cadere la spada per tenersi il braccio sanguinante –Tu non eri lì quel giorno, come puoi dire che mio padre ha tradito il regno? Tu non hai visto come ha difeso la principessa anche quando ha perso il braccio! Tu non hai visto come ha affrontato i nemici e anche i sui stessi compagni disertori! Tu non hai visto come è morto trapassato dalla lama del suo migliore amico!- urlò infuriato Alex per poi colpire con un calcio in faccia l’altro ragazzo –Io invece ho visto ogni cosa, ogni colpo di spada, ogni ferita che mio padre ha subito, come il suo drago è morto e come lui stesso è morto senza che io potessi fare nulla per aiutarlo!- diede un altro calcio al ragazzo –Tu non hai visto tuo padre morire!- Ace si raggomitolò ancora più sé stesso, tremando e piangendo, e finalmente Alexander si accorse di quello che aveva fatto. Lasciò cadere la spada e scappò via da scuola.


 


-Che ci fai tu qui?- gli chiese Cesar quando si ritrovò Alexander davanti con due ore di anticipo rispetto al loro appuntamento. Il ragazzo però non gli rispose e allora il ladro spostò il suo sguardo su Sila che si stava leccando le numerose ferite e poi di nuovo si Alexander che continuava a non parlare. Allora chiamò una delle spie della sua gilda e gli chiese di scoprire cosa era successo al ragazzo. Anche se l’ordine era insolito la spia annuì e uscì


-Posso rimanere qui?- chiese Alexander


-Fa come ti pare- gli rispose Cesar mentre riprendeva a giocare a dadi bugiardi con alcuni dei suoi uomini. Il ragazzo si sedette su una panca un po’ in disparte e Sila si rannicchiò al suo fianco, appoggiando la testa sulle sue gambe e strusciandosi per consolare il suo padrone. Dopo meno di mezz’ora la spia che Cesar aveva mandato ad indagare ritornò e spiegò cosa era successo alla scuola di Alexander -Quindi hai fatto a botte con un ragazzo più grande di te e Sila con un drago più vecchio… stai bleffando Rocco- riassunse Cesar mentre continuava a giocare a dadi. Alexander annuì appena –e sia tu che Sila ne siete usciti più o meno illesi… -


-Si-


-Mentre il ragazzo che ti ha sfidato è ora sotto le cure dei medici e il suo drago… quattro due… potrebbe non vederci mai più da un occhio… - Alexander non disse nulla e Cesar rise –l’avevo detto che hai un talento per l’assassinio!-


-Non volevo ucciderlo… non l’ho ucciso- gli rispose flebilmente


-Si, ma eri a buon punto… piantala di barare Romero! Comunque non pensi sarebbe una buona idea tornare a casa e spiegare ai tuoi genitori cosa è successo? Immagino siano preoccupati e tu non mi sembri il tipo… due cinque… non mi sembri un ragazzo che possa scappare di casa… - Alexander sospirò e si alzò in piedi, seguito subito dal suo drago –E adesso dove vai?- gli chiese Cesar


-Da mio padre- gli rispose Alexander uscendo dalla Taverna del manigoldo.


 


La tomba di suo padre era perfetta come sempre, come ogni settimana. Alexander appoggiò davanti alla lapide alcuni fiori che aveva raccolto ai bordi della strada mentre si dirigeva al cimitero. Suo padre non amava i fiori e l’unica volta che ne aveva regalato una mazzo ad Elaina era stato quando le aveva chiesto di sposarlo. E anche se erano semplici fiori di campo sua madre aveva sempre detto che quei fiori erano i più belli che avesse mai ricevuto. Cesar rimase a distanza a fissare la scena incuriosito mentre Alexander rimaneva inginocchiato davanti alla tomba del padre con le lacrime agli occhi. Gli mancava, gli mancava da morire suo padre, i suoi modi rudi, la sua fissazione per la magia e per il combattimento, i suoi sorrisi stanchi e anche il suo russare quando tornava da una battaglia. Quando ancora Alexander faticava a reggersi in piedi suo padre aveva già iniziato ad istruirlo alla magia e pochi mesi dopo anche all’arte della spada. Era un uomo freddo e molto severo eppure il ragazzo gli aveva sempre voluto un mondo di bene.


Anche se era morto già da dieci anni però Alex non riusciva a dimenticare come quel giorno sciagurato non era riuscito ad avvisarlo del pericolo a cui stava andando incontro.


Suo padre avrebbe dovuto scortare la principessa più vecchia al castello del suo futuro sposo ma erano in molti che non desideravano quel matrimonio perché se la casata della ragazza e quella del suo futuro sposo si fossero unite allora un loro eventuale figlio sarebbe diventato re di un territorio davvero sconfinato. Così alcuni regni avevano approfittato di quel viaggio per tendere un imboscata alla principessa mentre altri avevano semplicemente corrotto la sua scorta perché la uccidessero.


Alexander vide il tradimento, la morte della principessa ma soprattutto la morte di suo padre in sogno ma suo padre era partito già il giorno prima e non c’era modo di avvertirlo. Elaina era in vacanza da una sua amica e aveva lasciato Alex a casa con la nutrice che però non diede peso al sogno del bambino che allora aveva soltanto sei anni. Alexander però sapeva che il suo non era stato solo un incubo ma una vera premonizione quindi andò da Derry per raccontargli quello che aveva visto e l’indovino capì subito la gravità della situazione. L’uomo preparò un cavallo, ci mise sopra Alexander e si precipitò al galoppo per raggiungere il padre del bambino. Ma non arrivarono in tempo. La battaglia era già cominciata e la principessa ferita a morte. Il padre di Alexander però ancora tentava di resistere anche se gli era stato mozzato il braccio sinistro e perdeva tantissimo sangue. Aveva ucciso cinque dei trenta suoi avversari con l’aiuto di cinque suoi fedeli che non erano stati corrotti e che giacevano in una pozza di sangue. Resisteva agli assalti per salvare la principessa ma non poteva sperare di vincere.


Derry smontò subito da cavallo e si mise fra l’uomo e i nemici usando la sua magia e il suo bastone come un arma. Non era un guerriero ma la sua preveggenza gli dava un grosso vantaggio. Alexander invece corse dal padre che si era lasciato cadere a terra distrutto dalle fatica. Suo padre gli sorrise stancamente e gli disse che andava tutto bene subito prima di buttarlo da un lato. Quando rialzò gli occhi Alexander vide il padre che trapassava da parte a parte quello che era stato uno dei suoi più cari amici e allo stesso tempo vide che anche il genitore era stato colpito e la lama entrava nel suo petto e usciva dalla sua schiena per un lunghissimo pezzo.


Quell’immagine, l’ultima che aveva di suo padre, gli era rimasta per sempre impressa a fuoco nella mente.


Successivamente suo padre venne accusato di essere un traditore, un vigliacco e molte altre cose. Ma Derry e Cisto riuscirono a dimostrare la falsità di queste dicerie. Catturarono i traditori e li portarono davanti alla corte marziale così da ripulire il nome del padre di Alexander. Ma ancora alcuni dicevano che le prove erano state falsificate, i testimoni indotti a dire il falso.


Alex non poteva sopportare che qualcuno parlasse male di suo padre ed entrava quello stato di furia calma a cui era stato istruito. Placava la mente per ragionare lucidamente e riuscire ad avere i riflessi pronti e, anche se nel profondo ribolliva di rabbia, non si lasciava distrarre dai sentimenti finché l’avversario non era a terra, finito. Solo allora poteva dare sfogo alla sua ira. Gli aveva insegnato suo padre ad entrare in quello stato e, anche se non si allenava più alla lotta da quando era morto, gli sembrava non essere passato neppure un giorno dal suo ultimo allenamento. Cesar guardò per un po’ il ragazzo e poi si avvicinò alla lapide


-Carek- lesse –grande guerriero e mago, fedele servitore del paese, padre e marito adorato… riposi in pace- Alexander non replicò e il ladro sbuffò annoiato –non pensi che sia ora di tornare a casa? Ormai si sta facendo buio!- il ragazzo annuì, si alzò e si diresse verso casa.


 


Fu Elaina ad aprire al ragazzo e subito si preoccupò se stesse bene, Gaio invece iniziò subito ad inveire


- Cosa hai combinato? Quel ragazzo è quasi morto e il suo drago è in fin di vita! Che diavolo ti è saltato in mente di fare? Qui non siamo in guerra! E poi dove l’hai trovata una spada a scuola? Hai fatto un'altra di quelle magie proibite non è vero? Piccolo teppista! Dovresti proprio vergognarti!-


-Gaio basta!- urlò Elaina arrabbiata per poi rivolgersi al ragazzo –Alex cos’è successo? Perché avete combattuto a scuola tu e quell’altro ragazzo?-


-Perché tuo figlio è un teppista! Un buono a nulla!- urlò di nuovo Gaio


-Silenzio!- sibilò Elaina ora seriamente arrabbiata –Alex, per favore, parlami… -


-Una cosa stupida- li rispose il ragazzo –mi dispiace… - Gaio si mise a sbraitare ancora ma nessuno lo ascoltò


-Gli insegnanti hanno detto che non è stato lui a cominciare che è stato l’altro ragazzo ad attaccarlo- intervenne Cesar e Elaina guardò il figlio aspettando una conferma Alex annuì appena


-E tu chi diavolo sei?- intervenne Gaio, sbraitando contro il ladro


-Hai l’alito che puzza- gli rispose schifato Cesar per poi ridere e andarsene via


–Non sei ferito vero?- gli chiese Elaina, il ragazzo fece di no con la testa –Sai vero che non avresti comunque dovuto combattere?-


-Si, mi dispiace- le rispose il ragazzo con un tono così pietoso che le strinse il cuore –però Ace ha detto che è un bene se papà è morto e io… io… -non riuscì a finire perché gli veniva da piangere


-Vai in camera- gli disse Elaina abbracciandolo e dandogli un bacio sulla fronte –parliamo domani va bene?- Alex annuì e fece per andarsene quando si ricordò di una cosa


-Massimo Magno non è tornato?-


-Si ma è già andato via- gli rispose la donna. Alex annuì e si andò a raggomitolare a letto mentre Elaina e Gaio discutevano nella stanza affianco. Non sentì quello che si dissero, era più un rumore di sottofondo molto fastidioso. La sua mente non recepiva quello che gli accadeva attorno visto com’era affollata degli incubi del suo passato. Morte, sofferenza, carestie e altre sciagure. Ma sopra a tutto la morte di suo padre.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 5/12/2011, 14:47




Un altro mese


Passò un altro mese. Dal fronte arrivano poche notizie, per lo più da soldati di ritorno perché feriti troppo profondamente per poter combattere ancora, oppure soltanto in licenza.


Era una guerra strana però quella che si stava combattendo. Tutti sapevano che gli scontri c’erano ogni giorno, ogni ora, ma nella capitale sembrava che nessuno se ne fosse ancora accorto davvero. Tutti facevano la loro vita normalmente, nulla sembrava immutato, la guerra non sembrava essere arrivata a toccare neppure i ceti più bassi e poveri. Almeno in superficie era questa la sensazione. Ma ad uno sguardo più attento si potevano notare gli occhi persi, stanchi e tristi di certe donne, quelle il cui marito o il fidanzato o il figlio era partito per combattere e che non aveva ancora dato notizie di sé. L’aria abbattuta di certi vecchi che tenevano di dover veder morire i loro discendenti. E i bambini che di tanto in tanto si lamentavano perché il loro padre non era ancora tornato a giocare con loro. E poi i vestiti neri e gli sporadici funerali di soldati anonimi.


Quelle che si vivevano erano giornate tranquille e serene ma asfissiate da un male subdolo e invisibile.


 


Alexander, in quel mese, fu messo in punizione e dovette per lo più rimanere rinchiuso nella sua stanza, senza nessun tipo di svago e con milioni di pensieri nella testa. Ace si riprese alla grande, già dopo due settimane era ritornato a scuola e il suo drago non sarebbe rimasto cieco. Ma non sfidò più Alex, anzi, gli stette più alla larga possibile. Alla fine della punizione per prima cosa il ragazzo andò a farsi un giro al parco con Sila e Desdemona ma in poco tempo si addormentò, svegliandosi di soprassalto, confuso dal suo ritorno dal mondo dei sogni. Negli ultimi giorni si svegliava spesso un quel modo o anche peggio: grondante di sudore e spaventato a morte da sogni che non riusciva a ricordare. Aveva fatto controllare di nuovo il marchio sui suoi occhi a Derry, pensando che si fosse indebolito, ma il veggente gli aveva detto che era perfetto come sempre. Desdemona stava mettendo una collana di fiori al collo di Sila e il drago, per quanto non si opponesse, non ne sembrava comunque troppo entusiasta.


-Ben svegliato, Alex- gli disse qualcuno facendolo sobbalzare


-Accidenti! Mi hai spaventato- gli dissi il ragazzo girandosi verso la donna e aggiunse  –Sono felice di vederti di nuovo- Regina sorrise e gli si sedette accanto, fra lo sferragliare della sua armatura, cingendolo con un braccio e baciandolo sulla fronte teneramente, come una madre con il figlio


-Anch’io sono felice di rivederti-


-E Massimo?- chiese il ragazzo guardandosi attorno più attentamente nella speranza di vedere lo stregone


-Non è potuto tornare- gli rispose lei, accarezzandogli i capelli gentilmente –per la verità non potrà tornare per parecchio tempo-


-E perché?- gli chiese il ragazzo, triste e deluso


-È che il fronte di guerra si sta allontanando molto dalla capitale e per quanto le nostre viverne possano essere veloci, se tornassimo ogni mese spenderemmo il nostro unico giorno libero in volo e potremmo restare a terra solo per pochi minuti e non ne vale davvero la pena… -


-Anche tu non tornerai?-


-No, per qualche mese non tornerò neppure io- ammise Regina accarezzandolo di nuovo sulla schiena


-Quanti mesi di preciso?- chiese ancora Alex e l’espressione della sua antenata lo preoccupò leggermente


-Sette o otto mesi-


-Cosa?- sbottò il ragazzo –ma… è un tempo lunghissimo!-


-Lo so- gli rispose la donna con occhi tristi –ma meno tempo passato in guerra significherebbe anche meno tempo passato a casa… se stiamo via sette mesi potremmo tornare per una settimana… -


-Ma è comunque un tempo così lungo!-


-Lo so, anche per noi è stato difficile scegliere di fare così ma non c’è altra soluzione-


-Non potreste teletrasportarvi qui o qualcosa del genere?- gli chiese speranzoso il ragazzo ma Regina scosse la testa


-Più lontani siamo da qui più energia ci serve per la magia e ti assicuro che dopo aver passato un intera giornata a marciare, a stare sulla groppa delle nostre viverne, a lanciare incantesimi e a combattere… bhè… di energie ce ne rimangono davvero poche- Alexander annuì, lo sapeva che la guerra era sfinente molto più di quello che una persona normale poteva immaginare


-Però state bene vero, tu e Massimo?-


-Maledettamente in forma come sempre- gli rispose ironica la donna


-Mi… mi dispiace per il mese scorso… - aggiunse timidamente Alexander


-Non ti preoccupare, abbiamo già saputo cos’è successo… - gli disse la donna scarruffandogli i capelli con un sorriso –Cesar ha una bocca molto larga quando intravede il luccichio dei soldi-


-Massimo è arrabbiato?-


-Deluso ma non arrabbiato, con te non si arrabbierebbe mai- lo rassicurò Regina baciandolo sulla fronte


-Alex!- Desdemona si sbracciò per attirare l’attenzione del fratello


-Chi è?- chiese Regina guardando la bambina perplessa


-Mia sorella- gli rispose Alex mentre si alzava in piedi


-Non è una mia discendente però… - constatò la donna


-È la mia sorellastra in realtà: stessa madre, padri diversi… era mio padre il tuo discendente mentre Gaio e la mamma non lo sono- le spiegò il ragazzo mentre raggiungeva Desdemona e un Sila ricoperto di fiori e decisamente irritato che sbuffava piccole nuvolette di fumo grigio, voglioso di bruciare tutti quei fiori troppo odorosi


-Ti piace come ho addobbato Sila?- gli chiese la bambina tutta contenta del risultato finale


-Si certo- rise Alexander –però credo che adesso sia meglio toglierli, altrimenti come fa a muoversi senza romperli tutti?- Desdemona guardò il drago e mise il broncio


-Ma è così carina!- si lagnò


-Desy… - le disse paziente il ragazzo -Sila è un maschio e ai maschi non piacciono i fiori-


-Perché?-


-Perché… perché no… -


-Ma gli stanno così bene!-


-Si ma… - cercò di dire Alex ma Sila si alzò di scatto distruggendo quasi tutto il lavoro di Desdemona


-Ternat ha finito di cacciare- disse Regina, fissando in cielo la figura ancora piuttosto lontana della sua viverna –devo andare-


-Ma sei appena arrivata!- disse Alexander sorpreso e deluso


-Lo so, ma se non parto subito poi non riuscirò a dormire neppure un ora questa notte e domani sarà una giornata piuttosto intensa- si abbassò a baciarlo sulla fronte –mi dispiace di non essere potuta rimanere più a lungo-


-Anche a me- le rispose il ragazzo abbracciandola –salutami Massimo-


-Lo farò sicuramente- gli rispose la donna, si voltò e sorrise a Desdemona che si nascose però dietro al fratello –Ciao ni marey- le disse la donna


-Hem… ciao- ricambiò flebilmente la bimba. Regina sorrise e accarezzò un ultima volta la guancia di Alexander prima di voltarsi e chiamare con un urlo la sua viverna che arrivò in picchiata. Regina usò una magia e si alzò in aria proprio mentre l’animale si avvicinava a terra e si aggrappò alla sua groppa. Ternat virò molto strettamente e in pochi minuti la maga e la sua viverna divennero un puntino nero all’orizzonte


-Chi era quella signora?- chiese Desdemona al fratello


-Nessuno- gli rispose Alexander con un sospiro stanco –andiamo a casa adesso, si sta facendo tardi- Desdemona iniziò a fare i capricci perché non aveva voglia di tornare ma quando Alex la minacciò di lasciarla lì da sola si affrettò a seguirlo.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 15/12/2011, 14:56




20 Anni


Massimo venne svegliato dall’ennesimo soldato che gli disse di avere una missiva indirizzata a lui


-Più tardi, ho sonno!- sbiascicò lo stregone


-Ma, signore, viene dalla capitale!- cercò di giustificarsi il soldato


-Più tardi- ribadì lo stregone, poi ci ripensò e chiese –chi me la manda?-


-C’è scritto solo “Da Alexander”- Massimo Magno si mise a sedere sul letto e si allungò a prendere la lettera mentre accendeva una candela con la magia


-Che succede?- chiese Regina, mettendosi a sedere accanto al fratello, anche lei mezza addormentata


-Ho ricevuto una lettera da gervar- le spiegò sinteticamente lo stregone


-Deve essere importante se ha speso tanti soldi-


-Mandare una lettera non costa tanto… -


-Da quello che ho sentito dire dai nostri allievi costa mezzo stipendio- Massimo riuscì finalmente ad aprire la busta e ne estrasse un semplice foglio ripiegato in due, la pubblicità di un evento nella capitale. Una festa in piazza per tutti i ragazzi che sarebbero diventati adulti quell’anno, al fondo del foglio c’era scritta solo una domanda: “Verrete?”


 


La città era tutta addobbata a festa, erano davvero in molti i ragazzi che quell’anno sarebbero diventati maggiorenni. Ma per quanto quella fosse una festa importante per tutte quelle famiglie era anche una condanna poiché adesso che i ragazzi erano considerati adulti sarebbero anche dovuti partire per la guerra per tre anni di leva obbligatoria. Elaina aveva le lacrime agli occhi quando, quella mattina, suo figlio era uscito dalla sua camera con indosso il saio rituale che era appartenuto a suo padre ma che sembrava essere stato cucito apposta per lui. Non era un bel saio perché il nero non era più così scuro, i decori verdi erano scoloriti e si vedeva lontano un miglio che era vecchio, eppure, ad Alexander stava benissimo. Il ragazzo sorrise alla madre e lei scoppiò a piangere per l’emozione e la felicità, abbracciandolo


-Su, mamma! Calmati!- le disse il ragazzo ridendo e abbracciandola a sua volta


-Oh, Alex! Sei diventato grande così in fretta!- singhiozzò la donna prendendolo per le spalle per guardarlo meglio –Ma santo cielo, ti potresti fare la barba almeno per la cerimonia!- lo sgridò per poi costringerlo ad andare in bagno a rasarsi


-Alex- lo chiamò timidamente Desdemona, nascondendosi dietro la porta del bagno, mentre il ragazzo si metteva la schiuma da barba sul viso. Il ragazzo si voltò facendole capire che la stava ascoltando –Alex… a chi darai la tua treccia?- gli chiese sua sorella entrando in bagno ma stando comunque molto attenta a quello che suo fratello stava facendo. Di solito quando Alex si faceva la barba anche lei finiva con la faccia ricoperta di schiuma e non piaceva per niente l’odore di menta e cenere che le rimaneva appiccicato addosso per tutto il resto della giornata


-La mia treccia?- ripeté il ragazzo per poi aggiungere sospettoso –perché ti interessa? Ti ha detto la mamma di chiedermelo?-


-No, lo voglio sapere io- gli rispose lei e Alex capì che non mentiva. Quando stava dicendo una bugia Desdemona diventava tutta rossa e si agitava tantissimo, invece in quel momento era calma e tranquilla


-Non la darò a nessuno- le rispose il ragazzo prendendo la lametta e iniziando a tosarsi –la brucerò-


-E perché?- gli chiese sua sorella che, a 8 anni, non aveva ancora superato la fase dei “perché”


-Perché è stupido-


-Non è stupido!- ribatté Desdemona –mamma dice che è importante!-


-Solo perché la mamma è troppo sentimentale!- sorrise Alex mentre si passava la lametta sul collo –Sono solo un po’ di capelli e due perline vecchie di 19 anni! Non hanno alcun valore!-


-Ma la mamma ci tiene ad averle tanto tanto!- Alex sorrise maggiormente


-E anche tu le vorresti non è così?- le chiese e sua sorella arrossì –Mi dispiace non la darò a nessuno!-


-Ma è tradizione che tu la dia alla tua mamma o alla tua fidanzata!- Alex sbuffò e le spiegò perché avrebbe bruciato la sua treccia di bambino


-La mamma sarebbe in grado di mettere un incantesimo per ogni capello quindi non la darò a lei, tu sei troppo piccola e sarebbe troppo strano darla a te e io non ho una fidanzata quindi non ho nessuno a cui dare la mia treccia-


-E Massimo Magno? Lui non è il tuo fidanzato?- gli chiese Desdemona ingenuamente, tanto che Alex quasi non si sgozzò con la lama da radersi dalla sorpresa


-Che hai detto?- le chiese il ragazzo mentre si tamponava il taglietto che si era fatto sulla mascella


-Non è il tuo fidanzato Massimo Magno?-


-Certo che no!- urlò indignato Alex per poi lanciarle l’asciugamano –e ora sparisci nano rompiballe prima che ti riempia di schiuma!- Desdemona scappò via con un mezzo urlo ma poco dopo inizio a ridere mentre raccontava tutto alla madre. Alexander finì di farsi la barba e si guarì il taglietto sul mento con un incantesimo. Dopodiché fu pronto per affrontare la cerimonia.


 


La cerimonia si svolgeva nella piazza principale della città dove era stato montato un palco un po’ instabile su cui si erano disposti i ragazzi. Davanti a loro era stato acceso un braciere e dietro di esso si erano disposte le loro madri o le loro fidanzate. Elaina era fra le donne ma sapeva che suo figlio non le sarebbe venuto a portare la treccia ma l’avrebbe solo abbracciata e infatti Alexander non cambiò idea. Quando il sacerdote, poco dopo un discorso infinito sull’importanza di quel rituale e sulle nuove responsabilità dei ragazzi, gli tagliò la treccia e gliela consegnò non ebbe neppure un tentennamento nel lanciarla nel fuoco


-Mi dispiace- le disse Alex prima che la donna lo abbracciasse stretto


-Tanto rimarrai per sempre il mio bimbo- il ragazzo sorrise e tornò con gli altri. La cerimonia durò ancora qualche ora, fra le chiacchiere del sacerdote e qualche rito che non aveva nulla di magico ma tutto del noioso. Alla fine della cerimonia la vera festa iniziò con canti, balli, tanta gente che rideva e i ragazzi che erano appena diventati adulti che si prendevano la loro prima sbronza o quelli che venivano portati a sposarsi dai padri delle loro fidanzate che, per una qualche strana ragione, avevano tutte un po’ la pancia gonfia. Alexander non riuscì però ad entrare nello spirito della festa perché non era ancora riuscito a vedere né Massimo né Regina fra la folla


-Hey ragazzo! Che fai? Non bevi?- gli chiese Cesar ridendo come un matto ubriaco quale era, sbucato da non si sa bene dove e mettendogli in mano una caraffa da un litro di birra –Ormai sei adulto puoi sbronzarti, fare sesso e fumare senza che nessuno ti rompa le scatole e invece te ne stai lì con il broncio! Vedi di scioglierti un po’!-


-Cesar essere adulti non significa essere come te- gli rispose Alex per poi sorridere –ma la birra l’accetto comunque- Cesar rise ancora di più, indotto dalla sbronza colossale che si era già preso e aggiunse


-E adesso vediamo di trovarti una donna per la notte!-


-Hem… no- gli disse Alexander togliendoselo di dosso –non sono interessato alle donne-


-Oh avanti ragazzo! Non mi dirai che vuoi fare la brava mogliettina del mago millenario! Hai appena compiuto vent’anni e già vuoi firmare la tua condanna a morte rimanendo solo suo per tutto il resto della vita?-


-Non ho detto questo… - cercò di dire Alex ma l’altro non l’ascoltò continuando a sbraitare


-Finchè non firmi nessun contratto di matrimonio sei libero di far quello che vuoi e adesso che sei così giovane e tutte le ragazze della piazza ti spogliano con gli occhi devi approfittarne! Vai e scopatene qualcuna porca miseria! Se non provi anche a stare sopra potresti diventare vecchio, brutto e flaccido e accorgerti che forse era meglio se ti scopavi qualche donna in più e non… -


-Cesar! Ascoltami!- gli urlò il ragazzo prendendolo per le spalle e scuotendolo –Sono già stato con una donna, smettila di straparlare!-


-Come? Quando? Perché cavolo non mi hai detto niente? Perché le mie spie non mi hanno detto niente?-


-Mi hai messo delle spie dietro?- chiese il ragazzo perplesso e sorpreso


-Adesso raccontami subito i dettegli se non vuoi che inizi ad usare le maniere forti- gli ordinò Cesar e sembrava molto serio per essere un ubriaco


-Va bene, vecchia comare! Ma prima un altro giro di birra!- fece per andare a prendere un altro boccale ma Cesar lo trattenne


-Andiamo alla mia gilda che te ne offro io della migliore… sai, non vorrei perderti di vista in mezzo a tutta questa gente… - Alexander gli sorrise forzatamente, aveva sperato per una attimo di riuscire a sfuggirgli ma il suo piano era andato in fumo ancor prima di cominciare. Così si ritrovò a dover raccontare a Cesar di come aveva ceduto alla curiosità ed era andato con un altro paio di ragazzi in un bordello. Per quanto insistesse però Alexander non raccontò poi molti dettagli, Cesar che si dimostrò molto contrariato ma dopo un ora buona di inutili tentativi e domande subdole si decise a lasciare tornare a casa il ragazzo. Anche perché si erano accorti entrambi che era cambiato qualcosa nel chiasso che veniva dalla piazza.


Infatti quando tornarono ai festeggiamenti poterono sentire la voce del re che annunciava la vittoria contro tutti gli usurpatori del regno e la fine della guerra. Fu davvero incredibile la gioia che esplose nella piazza all’annuncio del re, tutti urlavano di felicità, battevano le mani e in molti piangevano per la gioia. Presto le famiglie si sarebbero potute riunire, padri, figli e fratelli sarebbero finalmente potuti tornare a casa. Alexander si fece largo nella folla per vedere il palco sopra il quale il re aveva fatto il suo annuncio, attorniato dai suoi generali ancora tutti bardati per la battaglia, ma fra questi non c’era lo stregone né sua  sorella.


Ci fu un lungo istante nel quale temette il peggio ma poi Massimo Magno comparve al fianco del ragazzo e senza una parola l’abbracciò


-Ben tornato- gli disse Alexander stringendosi a lui con le lacrime agli occhi.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 21/3/2012, 09:30




A casa


Alexander se ne stava accoccolato fra le braccia del mago giocando coi suoi capelli. I suoi pensieri, però, vagavano in ben altra direzione. Se fosse riuscito ad alzarsi avrebbe dovuto andare a controllare i rifornimenti che erano arrivati proprio poche ore prima, i conti della mensa, sarebbe dovuto andare da Sila a vedere come stava e poi magari anche andare a controllare perché diavolo Cesar aveva bisogno di venire alla gilda. Ma non aveva la minima voglia di alzarsi, a letto si stava troppo comodi e comunque anche se avesse voluto probabilmente non ci sarebbe riuscito lo stesso visto come il mago lo teneva stretto. Quindi aveva deciso di godersi ancora qualche ora di calma, a poltrire a letto ma probabilmente quella non era la giornata più giusta


-Come mai sveglio?- gli chiese lo stregone dopo un lungo sbadiglio mentre prendeva la mano con la quale il ragazzo gli stava accarezzando i capelli e se la portava alle labbra, baciandola


-Non avevo più sonno- gli rispose Alexander


-Ma è ancora notte, torna a dormire!-


-Veramente sarebbe già passata ora di pranzo- gli fece notare e lo stregone guardò il soffitto come se potesse vedere il cielo e controllare la posizione del sole


-È troppo presto- ribadì lo stregone ritornando alla posizione precedente –e comunque per ora non ho niente di così urgente da fare che mi richieda l’alzarmi da qui-


-Io veramente avrei un paio di commissioni… - gli disse il ragazzo


-Le puoi fare domani- gli disse lo stregone sorridendo –adesso hai qualcosa di molto più importante di cui occuparti-


-E cioè?-


-Me- gli rispose sorridendo mentre scendeva ad accarezzargli la schiena e si fermava sul sedere per attirarlo più vicino a sé –Ho proprio bisogno di te in questo momento- aggiunse baciandolo e strusciandosi contro di lui in maniera molto esplicita


-Maniaco- rise Alexander continuando però ad assecondarlo. Massimo andò ad accarezzargli il petto scendendo con gesti lenti fino al suo stomaco, fino ad accarezzare il suo sesso che aveva già iniziato ad indurirsi per i baci e le carezze del mago. L’accarezzò lentamente, esasperandolo e eccitandolo allo stesso tempo, senza dargli l’opportunità di venire, finché anche Alexander non iniziò a masturbarlo a sua volta


-Mi sei diventato un ragazzino vizioso- lo prese in giro lo stregone con il fiato corto e l’altro gli sorrise, scostando la mano del mago da sé e scendendo a baciarlo sul petto, sullo stomaco per poi leccare il suo sesso –gervar… - cercò di dire lo stregone ma il ragazzo iniziò a succhiarlo e lui non ebbe più voglia di continuare a parlare. Posò una mano fra i capelli del ragazzo, assecondando il movimento della sua testa e li strinse forte allontanandolo da sé poco prima di venire


-Piaciuto?- gli chiese Alex arrossendo e lo stregone gli sorrise lascivo


-Si, mio piccolo amante depravato- il ragazzo sorrise imbarazzato e il mago lo baciò contento.


 


Uscito da bagno Massimo Magno andò a cercarsi qualcosa in cucina da mangiare trovò però tutti gli scaffali vuoti o con al massimo qualche bottiglia d’acqua fresca, ma niente cibo. Così pensò di andare nella mensa della gilda a scroccare qualcosa ma il cuoco gli disse che non erano ancora arrivati i rifornimenti. Andò quindi a cercare Ranmara perché lo portasse in città a comprare qualcosa ma la sua viverna era profondamente addormentata e non sembrava avere la minima voglia di alzarsi in volo. Ritornò quindi alla gilda nella speranza fossero arrivati i rifornimenti ma gli andò male


-E quando dovrebbe arrivare qualcosa da mangiare, per grazia divina?- chiese incazzato al cuoco


-Appena i ragazzi ritornano dal mercato!- gli rispose stizzito il cuoco –adesso fuori dalla mia cucina!- e ci mancò poco che gli tirasse una padella in testa. Con lo stomaco che ruggiva per la fame lo stregone andò a cercare Alexander per distrarsi ma non lo trovò


-È uscito mentre tu eri a fare il bagno, ti ha anche salutato- gli ricordò Regina


-Già vero… - disse lo stregone –hai sentito se ha detto anche a che ora torna?-


-No, non mi pare- esasperato, lasciò la sorella ai suoi studi e andò nella sala grande della gilda per vedere se qualcuno aveva bisogno di lui. Al bancone davanti all’entrata della gilda stavano alcune sue apprendiste, una ninfa e quattro umane, che stavano parlando fitto fitto come fanno certe donne alla presenza di begli uomini e Massimo ne fu incuriosito visto che non capitava spesso che le sue apprendiste si comportassero da donne, di solito erano tutte troppo simili a Regina: fredde, scorbutiche e in perenne competizione con i ragazzi. Così si avvicinò di soppiatto per capire chi era che le aveva messe così in agitazione e non gli piacque per niente scoprire che parlavano di Alexander, del suo Alexander, di come fosse carino e gentile, di come fosse bello quando sorrideva e di come fosse maturo per riuscire a gestire da solo tutti i problemi della gilda. E mentre lo stregone diventava sempre più verde per la gelosia, Alexander scherzava tranquillo con i fornitori che stavano scaricando nella sala grande la merce che aveva comprato e quando si accorse del mago gli andò incontro sorridendo affabile


-Massimo! Vieni a vedere se ho preso tutto quello che ti serve? Così i fornitori possono tornare a casa… ma… è successo qualcosa? Perché sei arrabbiato?- gli chiese il ragazzo smettendo di sorridere. Le apprendiste si accorsero allora che il loro maestro le stava guardando torvo e si dispersero all’istante


-Nulla di importante- rispose lo stregone ad Alexander, leggermente meno irritato


-Va bene… - finse di credergli il ragazzo, poi gli mostrò tutto quello che era andato a comprare al mercato, le varie erbe e radici, pietre e altri oggetti che gli sarebbero potuti servire per le lezioni


-Hai comprato anche dei coltelli e delle spade per caso?- gli chiese lo stregone


-Si, ma me ne ha portati solo una parte… l’altra metà me li porta fra un paio di settimane-


-E li hai già pagati?- gli chiese Massimo Magno mentre controllava le armi che erano state appoggiate provvisoriamente fra un cesto di Dragoncello e uno di Pietre della luna


-No, prima volevo aspettare che mi dicessi se ti andavano bene- lo stregone annuì e soppesò la lama di un coltello e la durezza della forgiatura: erano coltelli pesanti e ben poco attraenti esteticamente ma erano più che adatti per un allenamento o un rituale. Le spade invece erano molto leggere e bilanciate perfettamente


-Sono delle belle armi- ammise lo stregone rinfoderando la spada che aveva appena provato –da chi le hai prese?-


-Da un fabbro ad alcuni giorni di cammino da qui-


-È famoso? Come l’hai trovato? Fa delle armi davvero eccellenti… anche quando ero giovane io era difficile trovarne di così ben fatte-


-Era il fabbro di mio padre- ammise il ragazzo rabbuiandosi leggermente ma il mago non se ne accorse


-Capisco- disse –c’è altro da controllare?-


-No, adesso faccio mettere tutto apposto e intanto vado a vedere se il cuoco ha bisogno di qualcos’altro… -


-Hai preso da mangiare?- chiese subito lo stregone il cui stomaco continuava a ringhiare. Alexander prese una sportina in mezzo alle varie sacche di erbe e la diede allo stregone


-Non ho avuto tempo di fare una spesa migliore-


-Non fa nulla, meglio di niente!- sorrise lo stregone mentre controllava il contenuto della sacca -Io vado a farmi da mangiare, ne vuoi anche tu?-


-Si grazie, quando ho finito qui arrivo… ah! Massimo!- aggiunse mentre già il mago se ne stava andando -Niente piccante!-


-Bambino- rise lo stregone.


 


Nel pomeriggio arrivarono altri corrieri e fornitori e insieme a loro arrivò anche Cesar


-Lista!- annunciò sorridendo ad Alexander


-Prima finisco qua, poi pensiamo alla lista- gli rispose il ragazzo per poi tornare a discutere con il fornitore che gli stava tentando di rifilare roba di quarta categoria


-Di che si tratta?- chiese Massimo Magno e il ladro gli mostrò al lista di pozioni che gli servivano ma il mago non ne riconobbe neppure una


-Cesar che combini? Dov’è la lista?- chiese stizzito Alexander che finalmente era riuscito a farsi dare quello che voleva senza dover pagare un sovrapprezzo. Si accorse allora che la lista la stava leggendo lo stregone e arrossì imbarazzato


-A che servono queste pozioni?- gli chiese Massimo Magno sventolando i fogli irritato. Non aveva mai sentito i nomi di quei filtri ma visto chi richiedeva quella roba era già preparato al peggio


-Bhè…. Ecco… - cercò di dire il ragazzo


-Sono roba per vecchie comari… - si intromise Cesar riprendendosi la lista –tipo questa serve per smacchiare i vestiti, questa qui invece mi pare che sia per rendere più saporito il brodo di pollo, e questa… questa non mi ricordo cosa fa… comunque sono tutte pozioni per vecchie massaie impedite-


-È vero?- chiese lo stregone ad Alex che, imbarazzato, annuì


-Tendevo ad andare in rosso con i conti così ho cercato qualcosa per aumentare le entrate e mi è venuto in mente che di pozioni del genere è difficile trovarne, quindi ho chiesto ai ragazzi che erano rimasti qui di aiutarmi… ho fatto male?-


-No, affatto- gli rispose lo stregone sorridendo sollevato e consegnando i fogli al ragazzo che sorrise a sua volta


-Quanto devo dire che c’è da aspettare per queste?- chiese Cesar sbuffando. Alexander controllò sommariamente i fogli


-La maggior parte la puoi venire a prendere fra un paio di giorni, quelle per il mercato le ho già preparate mentre per alcuni filtri qui mi ci vorranno un paio di settimane… cavolo! Ancora quello del gatto!- sbuffò –a lui digli che mi ci vuole un mese!-


-E se si lamenta?-


-Aumenta il prezzo e digli che se non gli sta bene può andare anche da qualcun altro! Sei autorizzato anche a trattarlo male, così magari me lo tolgo definitivamente dai piedi… mmm… altro non mi pare ci sia… -


-Quindi devo far venire a prendere le pozioni per il mercato?-


-Si, entro domani, dovrebbe bastare un drago-


-Va bene, allora a domani!- lo salutò il ladro avviandosi però verso la gilda


-Cesar! La città è dall’altra parte- gli fece notare il ragazzo


-Lo so- rispose sorridendo il ladro


-Dici che questa volta Regina lo uccide per davvero?- chiese Alex a Massimo che sorrise mentre gli metteva un braccio attorno ai fianchi e lo conduceva su per un sentiero fra i boschi


-Forse… però sono affari loro, mentre io vorrei sapere un paio di cose da te-


-Hem… si, cosa?- chiese il ragazzo arrossendo


-Cose del tipo che ne pensi se lo facciamo sotto quest’albero?- gli chiese Massimo sorridendo e bloccandolo fra lui e la corteccia di un grosso albero


-Perso che non sia una buona idea-


-E perché mai?- gli chiese l’altro sfiorandogli le labbra con un bacio


-Perché ho un mucchio di cose da fare e tu hai detto che devi dare lezione fra poco… -


-Regina può pensare a tutto-


-Ma… - cercò ancora di protestare il ragazzo, lo stregone però lo zittì baciandolo


-Basta parlare gervar- gli disse e Alexander si diede per vinto abbracciandolo.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 7/4/2012, 14:07




Il tiranno e i giovani nuovi maghi


Alcuni suoi allievi, quelli che non aveva voluto che lo accompagnassero in guerra, gliel’avevano detto e anche lui aveva potuto vederlo ma fino a quel momento non si era ancora davvero accorto in quale bisbetico tiranno si era trasformato il suo gervar quando si trattava di soldi. Non era esattamente tirchio, non si faceva problemi a spendere i soldi se gli davano delle buone motivazioni, il problema era che era oltremodo pignolo. Se poteva risparmiare anche un solo centesimo trovava la maniera di farlo, tutte le spese superflue, che non portavano rendita, non erano spese da fare. Era davvero un dittatore: quando decideva che una spesa era superflua non c’era modo di fargli cambiare idea. E visto che le finanze dell’intera gilda gli erano state affidate, ogni spesa che non fosse personale doveva essere vagliata da lui. Ed erano rare le volte in cui non aveva nulla da ridire, se diceva che una spesa era “inutile” allora non la si sarebbe fatta. Il problema però era che Massimo Magno doveva comprare delle nuove divise mentre Alexander era fermamente convinto che quella fosse una spesa inutile


-Tutti quelli della gilda hanno già una loro divisa, se non anche un paio, perché dobbiamo spendere dei soldi inutilmente per comprarne delle nuove?- gli chiese il ragazzo all’esasperazione. Ecco, bella domanda!


-Non volevo parlartene adesso… - sospirò lo stregone, stanco anche lui da quella discussione –Presto avrò dei nuovi adepti-


-Come? Ne stanno per arrivare altri? Ma non avevi detto che erano già arrivati tutti?- chiese il ragazzo sorpreso


-Bhè, si, i discendenti dei miei vecchi allievi sono arrivati tutti già da un pezzo- assentì lo stregone –però sono solo una cinquantina, quando mi sono addormentato 500 anni fa, c’erano venti sedi della gilda e ognuna ospitava come minino duecento maghi-


-Cavolo! No, aspetta questo che c’entra con le nuove divise?- Massimo prese un lungo respiro prima di rispondere


-Ho intenzione di indire un concorso: darò l’opportunità ad altri maghi di entrare nella mia gilda- Alex rimase per un attimo attonito, senza riuscire a dire nulla


-Oh, capisco- disse infine ma sembrava ancora spaesato e lo stregone cercò di approfittarne


-Quindi comprerai le nuove divise?-


-No- gli rispose il ragazzo, ritornando in sé di colpo –dopo il concorso se ne potrà anche parlare, intanto cercherò i sarti meno cari e chiederò vari preventivi e campioni per le stoffe-


-Quindi alla fine le farai fare?- gli chiese vittorioso Massimo


-Forse- gli rispose cautamente il ragazzo, ed era già un grandissimo risultato.


 


Alexander se ne stava tranquillamente stravaccato sul divano di casa a leggere e ripassare gli appunti che aveva preso sulle spese che erano in programma quando Massimo gli arrivò alle spalle abbracciandolo e mordendolo sul collo, facendolo sussultare per lo spavento


-Cretino!- lo apostrofò irritato, lo stregone rise e cercò di farsi perdonare baciandolo languidamente per tutta la lunghezza del collo


-Scusa- gli sussurrò all’orecchio facendolo rabbrividire –che stai facendo?- gli chiese poi come se niente fosse successo, sedendosi accanto a lui sul divano


-Riguardavo i conti- gli disse il ragazzo passandosi una mano sul collo, come per togliere dalla pelle la sensazione di quel bacio –avevi bisogno di qualcosa?-


-Niente in particolare- gli rispose lo stregone, spostando i vari libri del ragazzo per sedersi più comodo. Prese un tomo a caso e iniziò a leggere a sua volta, accarezzando di tanto in tanto il ragazzo che lo lasciò fare, preso anche lui dalla lettura. Fu Regina ad interromperli, tornado dall’ultima lezione di magia. Prese a parlare con lo stregone in quella loro lingua che Alex non capiva e solo dopo un po’ lo coinvolsero, prendendo a parlare di nuovo una lingua comprensibile


-Oggi, durante la lezione, alcuni ragazzi mi hanno detto delle cose interessanti- disse Regina al ragazzo con un sorriso un po’ strano


-Cioè?-  gli chiese Alexander perplesso


-Che hai da un po’ di tempo un soprannome particolare… -


-Non che io sappia-


-Non ti chiamano tutti Aris Dotrak?- insistette Regina sorridendo


-Alcuni… ogni tanto… - ammise il ragazzo –anche se non ho ancora capito cosa significa-


-Lama di serpente- disse Massimo con uno strano sguardo –Aris Dotrak significa Lama di serpente-


-Mmm… e quindi?- chiese il ragazzo a cui la traduzione non serviva poi a molto


-È un nomignolo con cui di solito venivamo chiamati noi prima di diventare Ursur Nagar, gli uccisori del Drago- gli spiegò Regina


-Continuo a non capire-


-Ci chiamavano così perché quando combattevamo le nostre spade diventavano letali quanto un serpente- gli spiegò Massimo


-Veloci, sottili e imprevedibili… - aggiunse Regina -nessun’altro ha mai avuto questo nome dopo di noi- Alexander li guardò entrambi perplesso


-E perché?-


-Perché un titolo del genere era stato deciso che solo il re o un precedente Aris Dotrak lo poteva conferire, è molto importante… -


-Continuo a non capire dov’è il problema- ammise il ragazzo


-Se qualcuno ti chiama così bisogna che tu ti meriti questo titolo- gli spiegò Regina sorridendo –devi dimostrarti all’altezza dell’ultimo Aris Dotrak, battendolo in un duello leale-


-Scherzi vero?- chiese stupito –Dovrei battermi con voi?-


-Con me, per la precisione- gli disse Regina sorridendo –ho preso il titolo 2 minuti dopo Massimo quindi sono l’ultima Aris Dotrak-


-Ma… - cercò di ribattere il ragazzo. Guardò Massimo in cerca di aiuto


-È tradizione- gli disse il mago sorridendo


-Vi prego ditemi che è uno scherzo- l’implorò il ragazzo. Regina si alzò in piedi tutta contenta e Massimo subito dopo fece lo stesso, costringendo Alex ad alzarsi a sua volta


-Vedrai che sarà divertente- rise lo stregone –è da una vita che nessuno cerca più di avere un nostro stesso titolo-


-Ma io non lo voglio!- ribatté il ragazzo esasperato mentre veniva trascinato nella sala grande della gilda, dove un paio di allievi guardavano la scena perplessi


-Hai preferenze sulla spada?- gli chiese Regina sguainando la sua lama


-Preferirei non combattere- ribatté il ragazzo


-Allora prendi questa- gli disse lo stregone mentre gli allungava un’anonima spada con impugnatura a croce. Alex guardò il sorriso dei due maghi, per loro quello era una specie di gioco, nessuno aveva più tentato di eguagliarli in nulla ormai da tempo immemore e ora un loro discendente ambiva ad un titolo che era usato solo per loro due da secoli. Alexander capì che non sarebbe riuscito a dissuaderli dal combattere e così si rassegnò ad incrociare la lama con Regina


-No, uso la mia- disse il ragazzo a Massimo, rifiutando la spada che gli stava porgendo. Allungò una mano sul nulla e chiamò in un sussurro Durandalis, la spada che era appartenuta a suo padre e che ora che era diventato adulto era diventata sua. La lama lunga e l’elsa a croce su cui era inciso quello che era stato il simbolo della loro casata: l’uroboro di serpente bianco


-Bene allora!- disse Massimo facendo scomparire la spada che aveva porto al ragazzo e sedendosi in prima fila a godersi lo spettacolo –date pure inizio al duello per il titolo di Aris Dotrak- Regina sorrise al ragazzo


-Iniziamo con calma ok?- gli chiese dolcemente. Alexander fece appena in tempo ad annuire che la donna gli si fiondò contro, cercando di colpirlo. Il ragazzo la schivò e, senza pensarci due volte cercò di colpirla al ventre, dove era rimasta scoperta senza però riuscire a centrare l’obbiettivo –Bene, mi compiaccio- sorrise la donna, facendo roteare la spada –ora prova ad attaccarmi tu- Alexander sospirò esasperato e decise di non pensare più  nulla, di concentrarsi e di dimenticare con chi stesse in realtà combattendo. Strinse maggiormente la spada nella mano destra e si lanciò all’attacco cercando di colpire l’avversario alla spalla ma venne parato e dovette retrocedere per non essere colpito a sua volta. Si scambiarono altri colpi sempre più veloci ed impetuosi. Alexander schivò il colpo dell’avversario facendo un passo indietro e poi si avvicinò di due passi, sorprendendolo e colpendolo alla stomaco, trapassandolo da parte a parte. Regina si lasciò sfuggire un gemito di dolore e si appoggiò alla spalla del ragazzo per non cadere e Alexander la sostenne ritrovando finalmente la lucidità necessaria per capire cosa aveva fatto


-Regina, io… - cercò di dire, confuso ed impaurito


-Sfila quella spada dal mio stomaco maledizione- ringhiò lei. Il ragazzo ubbidì e in un sol gesto tolse la lama dalle sue carni –bel colpo- ansimò la donna, mentre Massimo accorreva a sorreggerla


-Mi dispiace, io… - cercò di dire il ragazzo ma lo stregone lo interruppe sorridendo


-Tutto apposto?- chiese alla sorella con un incredibile calma


-Fa male ma sto bene- alzò la camicia e lasciò che il fratello controllasse il taglio sul suo stomaco che era stranamente luminoso e privo di sangue, i tatuaggi della maga si muovevano sulla sua pelle come serpenti e richiudevano i lembi della ferita che in un battito di ciglia scomparve come se non fosse mai esistita. Alexander sfiorò stupito il punto dove aveva colpito la donna trovando la pelle liscia e intatta


-Che magia è questa?- chiese stupefatto


-È la nostra maledizione- gli rispose Regina sorridendo –tranquillo sto bene-


-Sei sicura?- gli chiese Alexander per niente convito –dovrei averti trapassato il fegato e parte della colonna vertebrale… -


-Infatti ho un po’ di mal di schiena… - rise la donna


-Non ti preoccupare gervar- intervenne Massimo –non ci puoi uccidere con una cosa del genere-


-Ma… - cercò di dire Alexander


-Adesso dammi la mano destra- lo esortò Regina. Il ragazzo fece come ordinato, anche se ancora non si capacitava che la maga stesse bene dopo aver ricevuto un colpo come quello. Lei appoggiò una mano sul suo polso e un leggero calore si propagò in quella zona, quando la tolse sulla pelle di Alexander si era formato il disegno di un serpente rosso arrotolato su una spada


-Ora sei il nuovo Aris Dotrak- gli disse Massimo sorridendo –complimenti-


-Per festeggiare stasera cucinerò io!- si offrì Regina al settimo cielo


-Ti prego! No… ci tengo alla mia vita!- si lamentò lo stregone


-Con questo che vorresti dire?- si irritò la sorella


-Che tu hai tanti bei pregi ma cucinare non è fra questi-


-Orshur! Narme chi arfar!- gli rispose Regina, insultandolo. Massimo non la prese troppo sul serio e si mise a ridere. Alexander si guardò il polso, il tatuaggio che era appena stato impresso sulla sua pelle e non poté fare a meno di sorridere: forse non sarebbe mai diventato un grande mago come aveva sempre desiderato, però aveva il suo talento con la spada affinato con la tecnica e le conoscenze che suo padre gli aveva tramandato. Il suo sogno segreto poteva ancora realizzarsi.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 26/4/2012, 21:51




Prima prova


Massimo Magno e Regina iniziarono a preparare i propri studenti per le future selezioni, insegnando loro quello che avrebbero dovuto cercare nei candidati. Intanto, quando erano soli, parlavano di quali prove far affrontare, preparavano il necessario e discutevano fra loro. Alexander non li vedeva quasi mai: se non erano chiusi nel loro laboratorio erano con i loro allievi e lui era preso dal suo incarico di tesoriere. Ci volle quasi un mese perché tutto fosse pronto ma ancor prima che l’esame iniziasse i maghi iniziarono ad arrivare nel regno e a chiedere di essere sottoposti alla prova. In quel lungo mese arrivarono circa un centinaio di persone ma poi si moltiplicarono a dismisura quando fu fissata la data per l’esame. Erano tantissime le persone che desideravano entrare nella gilda, tutte con nazionalità, lingua e capacità differenti. La lista di candidati divenne presto lunghissima. Alexander era stupito di quanti avessero mollato tutto e fossero accorse fin lì e anche Massimo Magno, ammise, non si aspettava un’affluenza del genere


-Il nostro mito si era indebolito ma la nostra ultima compagna lo ha riacceso- disse Regina una sera –nessuno credeva ormai più nella nostra esistenza, molti pensavano che le nostre imprese passate fossero solo favole ma la guerra ha fatto cambiare idea agli scettici-


-E adesso ecco ci qui con una montagna di lavoro in più- sospirò Massimo


-Già- rispose sua sorella con un sorriso sulle labbra –non sei contento?-


-Entusiasta- le rispose sorridendo a sua volta lo stregone. A pochi giorni dall’inizio della prima prova il numero di candidati che si iscrivevano ogni giorno divenne quasi pauroso e quando finalmente furono chiuse le iscrizioni e vennero contati quanti esattamente fossero il risultato fece rimanere senza parole davvero tutti: si erano iscritte 38.650 persone.


 


Anche quella mattina Alexander si svegliò piuttosto presto. Aveva ancora molto sonno ma era una giornata importante ed voleva cominciarla al meglio. Mangiò qualcosa in velocità per colazione e andò a fare una corsa nel bosco, come era diventata sua abitudine da un po’ di tempo. Molti aspiranti maghi della gilda stavano già salendo la montagna per la prova che si sarebbe tenuta quel pomeriggio ma c’era ancora tempo per Alexander. Andò dal suo piccolo Sila e lo trovò già intento a fare colazione, stette solo un po’ di tempo con il suo drago e poi risalì fino alla gilda per allenarsi con la spada. Da quando aveva compiuto 20 anni e la spada di suo padre gli era arrivata in eredità, Alex spendeva più tempo ad allenarsi. Aveva iniziato a temere che qualcosa negli insegnamenti di suo padre potesse scomparire dalla sua memoria, che Durandalis potesse diventare troppo pesante per le sue braccia. Finito l’allenamento tornò a casa e si fece un bagno veloce.


Massimo Magno e Regina non erano in casa ed era quasi sicuro che non avessero dormito neppure quella notte, erano ormai alcuni giorni che né loro né gli altri allievi dormivano molto. Erano tutti così impegnati con la prima prova che non avevano quasi il tempo di respirare. Alexander invece doveva solo occuparsi delle sue solite mansioni e tenere a bada Cesar perché in tutto quel trambusto non cercasse di intrufolarsi nella gilda a rubare qualcosa. Era diventato quasi seccante che tutte le mattine comparisse alla gilda per avere novità e non se ne andasse fino a sera. Alex sapeva che stava tramando qualcosa ma non sapeva esattamente cosa. Era probabile volesse rubare, non sarebbe stata la prima volta, ma Alexander non aveva prove e Cesar stava bene attento a non dare ragioni a nessuno per essere cacciato via. Non importunava neppure Regina! Finito di prepararsi Alexander fece per raggiungere Massimo Magno ma Cesar lo fermò, apparendo quasi dal nulla


-Buon giorno ragazzo!- lo salutò il ladro


-Ciao, come mai anche oggi qui?- gli chiese Alexander mentre si inoltrava nel bosco per salire la montagna


-Sono venuto a vedere la prima prova- gli disse Cesar, seguendolo


-Solo questo?- gli chiese il ragazzo –non è che stai tentando come tuo solito di rubare i soldi della gilda o di falsificare il mio libro contabile? Perché sappi che ho fatto mettere trappole e incantesimi su entrambi… -


-No, no! Non sono così meschino da rubare ad un alleato!- cercò di difendersi ma l’occhiataccia che gli lanciò Alex fu eloquente –il fatto che ci abbia provato qualche volta non significa che il mio obbiettivo oggi sia quello!-


-E allora il tuo obbiettivo di oggi qual è?-


-Darti un informazione molto importante- gli disse Cesar, tremendamente serio


-Quale? È successo qualcosa di grave?- si preoccupò il ragazzo


-No, niente di troppo grave… - gli rispose il ladro –è solo che un paio di giorni fa ho fatto una cosa di cui vorrei metterti al corrente… -


-Se hai messo incinta qualcuna sono fatti tuoi! Non voglio rimanerne immischiato!-


-No, che diavolo hai capito?- sbuffò l’altro –riguarda te-


-Che diavolo hai combinato, brutto bastardo?- gli chiese iniziando a preoccuparsi


-Ti ho iscritto alla prova per entrare nella gilda del mago millenario- gli disse Cesar. Per qualche istante Alex non riuscì a dire o fare nulla, era troppo stupito –ma stai bene?- gli chiese il ladro vedendo che non batteva ciglio


-Che cazzo ti è saltato in mente?- urlò di colpo


-Tu non ti decidevi a farlo quindi l’ho fatto io per te- gli rispose Cesar come se fosse una cosa normale


-Non ne avevi il diritto! Era una mia decisione!-


-Ragazzo si sono iscritti tanti maghi molto meno dotati di te a questa selezione e… -


-Non me ne frega niente degli altri!- urlò Alexander furioso –io non volevo entrare nella gilda!-


-Sei un pessimo bugiardo-


-Cosa? Come ti permetti!-


-Senti un po’ ragazzino… - gli disse Cesar seriamente –io ti ho solo iscritto, se non vuoi farlo sei libero di fare finta di niente e nessuno si accorgerà della tua mancanza, altrimenti vedi di muovere il culo e andarti a presentare, cosa potrebbe mai andare così male solo facendo una prova?-


-Potrei essere troppo debole!- gli urlò contro Alexander –io non voglio più sentirmi dire che sono debole! Non voglio più essere una persona qualsiasi per questo non sto più cercando di essere un mago, diventerò un guerriero come mio padre!-


-Di che cazzo stai parlando?- sbottò a sua volta Cesar –non ha per niente senso quello che stai dicendo!-


-Io ho un mio obbiettivo, Cesar- gli disse Alexander –non mi aspetto che tu lo capisca ma non posso arrivare a ciò che desidero se continuo a sognare di diventare un mago, non ne ho le capacità… ma la via della spada, quella posso continuare a seguirla! Per quella sono abbastanza forte-


-Non riesco proprio a capirti- sbuffò Cesar per poi aggiungere –mi stai mentendo, so quanto tu tenga a diventare un mago: vedo come guardi gli allievi dello stregone, come il tuo sguardo si accende di curiosità e brama quando lui o Regina fanno le loro stregonerie… poi non andare a quella prova, puoi dire cose insensate sulla via della spada o quello che è ma non venirmi a dire che non desideri più diventare un mago perché questa è una menzogna bella e buona!- Alexander non ribatté subito, abbassò lo sguardo mortificato e solo dopo un bel po’ riuscì a parlare di nuovo


-È per la mia famiglia che lo faccio… tu non puoi capire, non devi capire, ma io voglio solo il bene della mia famiglia, di mia madre e di Desdemona-


-No, in effetti non capisco- dovette ammettere Cesar –Se tu andassi a questa prova cosa succederebbe? Verrebbe fatto loro del male? Non vogliono che diventi un mago? Cosa c’è che non va, dannazione?-


-Se non riuscissi a passare sarebbe solo il mio ego a risentirne-


-Cioè tu non vuoi fare quest’esame per paura di fallirlo?- chiese Cesar stupito


-Si-


-Sei un idiota- gli disse il ladro


-Lo so-


-No, davvero- ribadì Cesar avvicinandosi per convincerlo a guardarlo negli occhi –sei un idiota se pensi di non riuscire a superare questo branco di babbei, se non con la tua abilità innata di mago tu riusciresti a vincere con quella testaccia dura che ti ritrovi!-


-Io non sarò mai in grado di eguagliare Massimo, Regina o i loro allievi- insistette Alexander


-Tu ogni tanto mi confondi ragazzo! Perché ti deprimi in questa maniera?- gli chiese Cesar -Tu sei davvero quello stronzetto che ha continuato a rompermi le palle per tutti questi anni? Passi in continuazione dall’essere il fragile bambinetto che non fa altro che chiedere aiuto a tutti al freddo, stronzo e calcolatore bastardo che mi ha impedito di farmi le budella d’oro! Alle volte mi sembra di non conoscerti per niente… - gli disse tremendamente serio–non posso costringerti a fare quest’esame ma ti chiedo una cosa: sei sicuro che da qui ad un paio di anni non ti pentirai di esserti tirato indietro e non averci nemmeno provato?-


 


38.650 persone. Più guardava quel numero più Massimo Magno si sentiva felice. Sapeva che non tutti sarebbero stati in grado di passare le prove ma con un numero così alto di partecipanti c’erano anche maggiori possibilità per la sua gilda di espandersi. La prima prova era stata fissata per il primo pomeriggio ma probabilmente, visto il numero di partecipanti, avrebbero ritardato di qualche ora. Regina era su di giri quanto lui, era la prima volta dopo tanto tempo che erano entrambi così eccitati e contenti. Prima gervar prendeva il loro titolo di Aris Dotrak, poi tutti quei nuovi possibili studenti. Quando ormai era tutto pronto lo stregone si accorse di Alexander, se ne stava un po’ in disparte, nelle ultime file, dietro un tipo grande e grosso che lo copriva quasi del tutto.


Il numero dei candidati era sceso a 38.649.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 3/8/2012, 16:42




Il seme
Tutti i candidati erano stati riuniti in un'unica grande radura sulla montagna perché non ci fossero interferenze di nessun genere da parte di esterni. A tutti era poi stato un piccolo oggetto: una sfera non più grande di qualche centimetro, di colore verde e non molto regolare di cui non era stata spiegata l’utilità. Quando tutto fu pronto Massimo Magno si alzò in piedi e iniziò a parlare: la sua voce arrivava in ogni angolo della radura limpida e chiara, anche quelli che parlavano una lingua differente fra loro lo riuscivano a comprendere grazie ad uno dei suoi incantesimi che rendeva comprensibili le sue parole a tutti
-Do il benvenuto a tutti i presenti e vi ringrazio per essere qui- iniziò a dire lo stregone –molti di voi sono giunti fin in questo luogo da paesi lontani e ho incrociato la spada con i soldati della nazione di altri ma sono comunque felice di vedere che la distanza, le peripezie e la guerra non hanno intaccato la voglia di sapere di queste persone. Sono felice che così tanti maghi, anche in questo tempo, desiderino scambiare le loro conoscenze. Solo perché siete arrivati fin qui, desiderate imparare e condividere la vostra magia vorrei non dovervi sottoporre a nessuna prova e collaborare con voi da subito ma l’esperienza mi ha insegnato che questo non è possibile- sospirò, fece una pausa per poi riprendere a parlare con maggiore serietà –siete arrivati richiamati dal mio mito e da quello di mia sorella, desiderosi di entrare nella nostra gilda e imparare la nostra arte muta ma ora vi dico che non sarà possibile per tutti- fece un’altra pausa e con lo sguardo abbracciò tutta quella folla –la nostra magia è cambiata nel tempo, affinandosi, mutando e migliorando. È diventata più potente di quella che molti di voi usano e si è liberata del peso della parola, del rito e del movimento. Ma non è ancora perfetta: non tutto si può fare con la nostra magia e non tutto è stato scoperto su di essa. Il nostro compito, come gilda, non è solo istruire le nuove generazioni alla magia, proteggendo il nostro futuro e il nostro presente, ma anche quella di renderla migliore perché il futuro sia più luminoso e prospero. Questo diventerà compito anche vostro se supererete le prove a cui vi sottoporremo. So che siete impazienti di iniziare ma devo avvisarvi: non tutti riusciranno, non tutti ne hanno la capacità. So che siete comunque degli ottimi maghi perché desiderate conoscere e migliorare, il fatto che siate qui lo dimostra, quindi se non doveste farcela non vi scoraggiate: continuate a seguire la vostra strada, imparate e migliorate- il suo viso si aprì in un sorriso gentile prima di continuare a parlare –Ora però veniamo alla prima prova e a cosa dovrete fare per superarla. A tutti voi è stato dato un oggetto questa mattina: una piccola sfera e immagino vi stiate chiedendo a cosa possa servire. Ebbene essa è un seme, uno che io e mia sorella abbiamo creato apposta per questa prova, e voi dovrete farne nascere la pianta senza usare nessuna parola, gesto o rito, semplicemente usando la magia dentro e attorno a voi. Non abbiamo modo di istruirvi tutti sui rudimenti dalla nostra magia silenziosa, tanto più che non cambierebbe davvero la riuscita o meno della prova, quindi dovrete capire voi stessi come fare- un certo malumore sembrò spandersi fra le persone lì riunite e Massimo aggiunse –so che nessuno di voi ha mai fatto qualcosa del genere, la magia convenzionale disprezza la mancanza di qualsivoglia filtro per catalizzare e utilizzare l’energia magica ma questi filtri rendono anche la magia più debole e la prima cosa che dovrete fare è disfarvene. La piante sono esseri semplici e complessi allo stesso tempo: la magia scorre in loro ma non così forte e impetuosa come in noi esseri umani quindi sarà per voi più semplice avere per prima cosa a che fare con loro. Fate germogliare il seme che tenete fra le mani con la vostra magia e avrete compiuto il primo passo. Concentratevi sulla vostra magia interiore e cercate di raggiungere quella del seme. Questo è tutto ciò che posso dirvi per aiutarvi- fece per concludere il discorso –Un ultima cosa prima di iniziare la prova: avrete tre giorni di tempo per riuscire nel vostro intento ma non provate a barare: non è concesso usare parole magiche, riti e nessun’altro tipo di sotterfugio, quei semi ci riveleranno se tentare di ingannarci e se lo farete sarete squalificati. Detto questo vi lascio alla vostra prova e spero che in molti riescano a passare alla fase successiva-

Alexander guardò il piccolo seme che teneva in mano. Non aveva mai provato a fare una magia senza le parole o qualche tipo di gesto e se non avesse visto Massimo farlo non avrebbe mai pensato fosse possibile. Molti attorno a lui aveva espresso la loro perplessità su quella prova, alcuni pensavano che fosse addirittura uno scherzo. Invece era vero, avevano tre giorni per far nascere quella pianta e nessuno sapeva esattamente come fare. on aveva troppa voglia di tornare alla gilda così andò da Sila e cercò nella sua compagnia una qualche ispirazione. Peccato che il suo drago fosse interessato solo a spolpare la carcassa di un cerbiatto e non gli prestasse troppa attenzione. Alexander si rigirò il seme fra le dita e pensò ma non riuscì a venire a capo di quell’esercizio: sentiva la sua energia, quasi la poteva vedere al di sotto della sua stessa pelle, e vedeva pure, un po’ sfocata, quella del seme che teneva fra le mani ma non riusciva a fare nulla. Non riusciva a raggiungere il seme semplicemente volendolo e dopo qualche ora di inutili tentativi si sentiva solo stanco e deluso. Avrebbe potuto chiedere aiuto a Massimo o a Regina ma preferiva che non sapessero che stava tentando quella prova e chiedere ai loro allievi gli sembrava barare. Così quando Sila ebbe finito di spolpare anche l’ultimo osso della sua preda, Alexander lo salutò e tornò alla gilda senza nulla di fatto. Chiese ad uno degli allievi dello stregone se già qualcuno avesse superato la prova e quello gli rispose che, si, già 12 persone l’avevano passata. Il morale del ragazzo precipitò sotto i suoi piedi.

Regina lo chiamò per cena e Alexander nascose velocemente il seme dentro il cassetto della scrivania prima di raggiungerli in cucina
-Tranquillo non ha cucinato lei- lo rassicurò Massimo sorridendo, aveva la faccia stanca e delle occhiaie profonde, ma comunque era in gran forma per essere uno che non dormiva da una settimana –non morirai intossicato-
-Al peggio sputerò fuoco- ribatté il ragazzo allungandosi per assaggiare quello che il mago aveva appena finito di preparare
-Tranquillo, spegnerò io ogni tuo fuoco- gli rispose l’altro baciandolo sul collo
-Cretino- rise
-E anche stanotte non si dorme!- sbuffò Regina
-Cercheremo di trattenerci- rise Massimo mentre palpava Alexander sul sedere –ma non ti prometto niente-
-Ti si brucia la pasta- lo informò Regina irritata e lo stregone corse a spegnere il fuoco mentre bussavano alla porta
-Vado io- disse Alexander mentre andava ad aprire. Cesar si palesò sulla soglia sorridendo
-Ciao disturbo?- chiese il ladro
-Si- mugugnò Regina
-No, affatto. È successo qualcosa?- chiese a sua volta Alex
-Niente di particolare, passavo di qui… -
-Bugiardo- bofonchiò ancora una volta Regina –che sei venuto a fare?- Cesar le sorrise affabile
-In realtà sono venuto per godere delle tua incantevole compagnia ma tu continui a respingermi!-
-Perché non mi piacciono gli uomini che perdono più tempo di me ad acconciarsi i capelli- gli rispose la donna, scostandosi quando il ladro le andò a sedere affianco
-È perché desidero essere in ordine per te che perdo così tanto tempo a curarmi i capelli, mia cara- le disse mentre si allungava a prendere da mangiare senza che nessuno gliene avesse offerto –cazzo! Quant’è piccante!-
-Tieni- gli offrì da bere Alexander
-Lascialo bruciare, gevar, che poi non se ne va più via!- gli disse Massimo
-Ma che gentili che siete sempre con me!- borbottò il ladro dopo aver bevuto. Dopo pochi minuti bussarono nuovamente alla porta
-È serata di visite!- fece lo stregone andando ad aprire e ritrovandosi davanti quattro guardie reali che proteggevano tre donne e un vezzoso paggetto che presentò con voce stridula le signore
-Le Vostre maestà reali sono venute per conferire con lo stregone della gilda che vede il futuro- disse il valletto cerimonioso
-Credo che abbiate sbagliato posto, qui non si fanno divinazioni- gli rispose Massimo irritato. La divinazione era sempre stata l’unica materia che non aveva mai insegnato, in tutti i suoi lunghi secoli da mentore, ed era anche l’unica magia che credeva fermamente fosse soltanto una presa in giro
-Ma… non è possibile!- squittì il valletto irritando l’udito e la pazienza dello stregone
-Massimo, credo cerchino me- si fece avanti Alexander e lo stregone lo guardò male
-Da quando ti sei messo a fare delle divinazioni?-
-Mai fatte- lo rassicurò il ragazzo per poi rivolgersi al paggio –dite alle vostre maestà che non sono quel tipo di mago e che non posso fare nulla per loro-
-Ma il potere dei vostri occhi è conosciuto in tutta la corte!-
-Non faccio divinazioni, ve l’ho già detto, e alle vostre maestà ho già spiegato il motivo del mio rifiuto- a sentire questo una delle ragazze gli corse incontro piangendo e abbracciandolo in maniera ben poco regale. Le guardie si guardarono perplesse non sapendo bene cosa fare, il paggio squittì di nuovo schifato dal comportamento della sua padrona
-Ti prego, ho bisogno di sapere- singhiozzò la principessina subito ripresa dalle sorelle, indignate da quel comportamento indecente per una signora del suo rango
-Ziva, contieniti!- le disse quella più grande
-Su sorellina, non piangere- cercò di consolarla la più piccola
-Mio padre mi vuole costringere a sposarmi e io ho così paura di quello che potrebbe succedere!- continuò la principessa in lacrime, tenendo le mani del ragazzo che si trovava tremendamente a disagio -Ho paura di mio marito, del viaggio e ho paura che potrei morire come mia sorella… vi prego, vi scongiuro, preditemi il mio futuro! I vostri occhi hanno anticipato la morte di mia sorella, tutti lo sanno, sia nella corte che nel popolo!-
-Cos’è questa storia?- chiese Massimo Magno ma la principessa non gli rispose, continuando a singhiozzare le sue suppliche e Alex non trovò le parole per spiegarglielo prima che una delle altre principesse riprendesse a parlare, con la voce dura di chi è abituato a comandare tutti a bacchetta
-Mia sorella si è lasciata prendere dall’emozione ma la situazione è questa: voi dovete aiutarci!- gli disse la ragazza –non potremmo sopportare di perdere un'altra sorella e i vostri occhi si dice possano vedere ogni dolore che una persona dovrà sopportare nella sua esistenza, fino alla morte-
-Questo è vero ma… - cercò di dire il ragazzo
-Allora dovete usarli, per il bene del vostro paese e della famiglia reale-
-Io vorrei principessa, ma non posso togliere il sigillo dai miei occhi, non l’ho più tolto da quando ero bambino e non so cosa potrebbe succedere se lo facessi, non so se sarei in grado di riattivarlo… -
-E allora io dovrei morire?- sbottò in lacrime la principessa che si sarebbe dovuta sposare –voi vorreste sacrificare la mia vita per un vostro timore?-
-E voi vorreste costringere un vostro suddito a vivere la sua intera esistenza con l’orrore della morte negli occhi per una vostro capriccio?- ribatté Massimo
-Come osate!- si fece avanti il valletto –non potete parlare alle principesse reali in questa maniera! Dovreste essere impiccato!-
-Oh, si che posso parlare così!- gli rispose lo stregone –come posso mandare le loro altezze al diavolo e sbattergli la porta in faccia! Buona serata!- e detto questo ritirò in casa Alexander e si richiuse la porta alle spalle, fra le urla e il pianto della ragazza
-Ma guarda te se mi tocca di essere minacciato in casa mia!- sbuffò Massimo per poi voltarsi verso Cesar –tu lo sapevi!-
-Me ne avevano informato le mie spie- ammise il ladro spiluccando dai piatti
-E ti sei venuto a godere lo spettacolo- concluse Regina, irritata
-Ammetto che speravo in una rissa ma in realtà ero venuto a portare un messaggio ad Alexander- disse mentre estraeva una lettera stropicciata da sotto il mantello
-E adesso me lo dici?- sbuffò il ragazzo –chi me la manda?-
-Un indovino- gli rispose il ladro –non l’avevo mai incontrato prima ma sembrava conoscerti e poi mi ha pagato bene per consegnarti questa lettera- Alex la prese e ne controllò il contenuto –allora che dice?- si volle informare il ladro
-Non l’hai già letta?- borbottò il ragazzo, immerso nella lettura
-C’era un incantesimo che mi impediva di aprirla… dai, che dice? Chi te la manda?-
-È di Derry, mi dice di non spezzare il sigillo e di andarlo a trovare per i miei sogni… vuole ricontrollare che sia tutto apposto, mi consiglia di andare a scusarmi a corte, di usare le carte per fare un buon oroscopo alla principessa e non essere quindi impiccato-
-Il tipo deve avere delle buone spie all’interno del palazzo se ha saputo che la principessa sarebbe venuta qui- borbottò il ladro interessato –io l’ho saputo solo stasera ma la lettera me l’ha data ieri!-
-No, lui vede il futuro- gli rispose il ragazzo
-È solo un bravo bugiardo, Alexander- lo ammonì Regina –so che è un tuo amico ma non esistono gli indovini, non è possibile predire il futuro e non c’è da fidarsi di gente come lui-
-Anch’io prevedo il futuro e non mento- gli rispose Alexander, piccato
-Il tuo è un dono, non fai finta di leggere la vita delle persone nelle carte- ribatté a sua volta Massimo
-Anche tu?- si esasperò il ragazzo –ma che avete contro gli indovini? Vi hanno fatto dei brutti oroscopi?-
-No, gervar, ce ne hanno fatti di troppo belli e non si sono mai avverati- gli rispose lo stregone cupamente, come tutte le volte che si parlava del suo passato
-Pensatela come volete, io vado!- disse il ragazzo mettendosi il mantello sulle spalle
-Adesso?- gli chiesero in coro tutti e tre
-Si, Sila non ha problemi a vedere di notte, mi porterà lui, conosce bene la strada-
-Sila è un cucciolo non puoi ancora… - cercò di dire Massimo ma Cesar lo interruppe
-Mi dai un passaggio fino in città? Il mio cavallo è morto dalla fatica salendo questa cavolo di montagna e si spezzerebbe tutte le zampe se dovesse ridiscenderla adesso-
-Va bene- gli rispose Alexander allungandosi poi a baciare lo stregone –torno presto, non ti preoccupare-
-Mi fare venire la carie- borbottò il ladro. Alexander andò a prendere il richiamo che aveva costruito per Sila e fece per uscire dalla sua camera quando si ricordò del seme e se lo mise in tasca. Massimo si stava già mettendo il mantello per accompagnarlo ma il ragazzo gli disse che non c’era bisogno
-Ma Sila ho solo pochi anni! Non può essere già così grande da trasportare due persone!- sbottò lo stregone
-Ma se è già più grosso delle vostre viverne- fece Cesar
-Cosa?- chiese a sua volta lo stregone mentre la casa prendeva a scricchiolare sinistramente, mossa dall’aria che il drago stava muovendo sbattendo le ali –quanto cazzo è cresciuto quel drago per fare tutto questo casino?- si preoccupò lo stregone
-Parecchio- gli rispose il ragazzo con un sorriso orgoglioso. Uscirono di casa tutti quanti, anche Regina. Le principesse e la loro scorta se ne erano andate via in tutta fretta appena il drago era arrivato e a giusta ragione. Sila era diventato un drago davvero gigantesco, nero come la notte, tanto che si mimetizzava nell’oscurità ed era difficile definirne i contorni. Avrebbe potuto portare senza problemi due persone e magari anche altre due senza risentirne. Alexander gli corse incontro accarezzandolo e baciandolo sul muso e il drago fece vibrare il terreno con le sue fusa
-Ma quanto cazzo è cresciuto?- sbottò Regina
-È gigantesco!- le fece eco Massimo. Era davvero anomalo che un drago crescesse così tanto e così in fretta
-Non è bellissimo il mio cucciolo?- rise Alexander tutto contento e orgoglioso del suo drago
-Quello osi definirlo ancora un cucciolo?- borbottò Cesar –inizio a sospettare che tu sia cieco, ragazzo-
-Che antipatico che sei! Ci vediamo più tardi Massimo, non ti addormentare- gli disse il ragazzo mentre saliva in groppa al drago senza bisogno delle staffe. Anche lui aveva ormai imparato a montare a pelle e lo trovava molto più comodo, in certe situazioni, della sella
-Hem… si- gli rispose lo stregone ancora scosso da quanto fosse cresciuto quel drago
-Quel drago sta diventando fottutamente grande- borbottò Regina quando il ragazzo se ne fu andato
-Schifosamente grosso- le fece eco Massimo. Ci vollero solo pochi minuti per scendere in città. Il ladro e il ragazzo entrarono mentre il drago si accucciò vicino alle mura ad aspettare il ritorno del suo padrone. Derry abitava nella zona povera della città, non molto lontano dalla Taverna del manigoldo, così che i due fecero un lungo tratto di strada insieme
-Che hanno i tuoi occhi?- gli chiese ad un certo punto Cesar
-Cosa?- fece il ragazzo che si era perso nei suoi pensieri
-I tuoi occhi? Cos’hanno che quell’indovino li vuole controllare?-
-Oh… nulla, è che ultimamente faccio degli incubi che non riesco a ricordare e l’ultima volta che mi è successo non è stato piacevole… -
-Cioè?- insistette il ladro
-Mio padre è morto- gli rispose il ragazzo con un sospiro triste
-E quindi temi che qualcuno della tua famiglia stia per morire?-
-Oppure è successo qualcosa al sigillo sui miei occhi… e anche questa non è una bella prospettiva… -
-Vivere una vita vedendo in anteprima la morte delle persone in effetti non sembra divertente… -
-No, non lo è- sospirò il ragazzo tristemente –comunque sei arrivato- gli fece presente indicando la taverna. Il ladro però gli mise un braccio attorno alle spalle e rise
-Facciamo che ti accompagno fino dal tuo amico, tanto per sicurezza… non vorrei che qualche idiota ti tagliasse la gola o che tu mi azzoppassi qualche tirapiedi troppo zelante come l’ultima volta-
-Ti ripeto che non l’ho fatto apposta ma quello era tre ore che mi seguiva, temevo avesse delle brutte mire- si difese lui rimanendo comunque perplesso da quella gentilezza. Arrivarono alla casa dell’indovino, una bettola come tante altre lì attorno, ma con una porta solida e un camino acceso e scoppiettante. Non ci fu neppure bisogno di bussare perché Derry li stava già aspettando
-Ciao, tutto apposto?- gli chiese il ragazzo quando furono in casa. L’indovino annuì solamente e gli ordinò di stendersi sul letto senza troppe cerimonie e snobbando completamente Cesar che si mise a sedere al tavolo e si versò da bere
-Ho fatto un sogno- gli disse l’indovino prendendo a parlare e muoversi nella camera velocemente, come in preda ad una febbre –era da tanto che non sognavo e ho pensato subito a te… ho fatto le carte ma non mi hanno detto nulla di concreto, tutto così vago da farmi temere di aver perso i miei stessi poteri! Simboli, visioni, e non ne capisco l’origine o il motivo! L’unica cosa che so è che hanno a che fare con te, con il tuo sigillo e… con qualcos’altro che non riesco a capire ma sempre terribile-
-Che allegria- borbottò scettico Cesar mentre si versava un altro bicchiere di infimo vino
-Da quanto hai anche tu degli incubi?- chiese invece Alexander
-Solo pochi giorni e all’inizio pensavo di aver semplicemente mangiato pesante, io non faccio premonizioni in questa maniera, non ho questo dono ma ormai sono alcuni giorni che i sogni si susseguono e temo che qualcosa di davvero brutto stia per accadere-
-E allora che facciamo?- gli chiese il ragazzo –io non riesco a ricordare i miei sogni e neppure tu, siamo ad un punto morto-
-Voglio allentare il sigillo sui tuoi occhi- gli disse l’indovino, glaciale
-Scherzi vero?- gli chiese il ragazzo tremando –non mi avevi detto di non toglierlo per nessuna ragione? E adesso me lo vorresti togliere tu?-
-No, hai frainteso! Voglio solo allentare il suo potere, solo per questa notte!-
-Solo per una notte?- ripeté il ragazzo
-Si, poi lo farò tornare come sempre- Alexander si morse il labbro, indeciso. Sapeva che se qualcosa fosse andato storto avrebbe vissuto il resto della sua vita a guardare la morte in faccia ma se persino Derry aveva iniziato a fare dei sogni premonitori qualcosa di terribile si stava preparando e dovevano almeno cercare di capire cosa e fermarla
-Va bene- assentì il ragazzo. La notte passò lenta e silenziosa. Cesar svuotò il fiasco dell’indovino e rimase a vegliare il ragazzo. Lui era un ladro, non un mago, non poteva far nulla per scoprire il futuro e tutte le cose tremende che sarebbero potute succedere ma sapeva come fare la guardia e quella notte, mentre il ragazzo si dimenava nel letto in preda agli incubi e l’indovino cercava di vederli con la sua magia, il ladro li protesse entrambi da qualcosa di ben più tremendo che qualche mostro della mente.
Assassini di città lontane, mercenari, guardie reali. In molti sembravano volere la testa di quel ragazzo e lui non sospettava nulla. C’erano persone di altri paesi che lo volevano uccidere per vendicarsi di Massimo, che aveva distrutto la loro casa in guerra. C’erano alcuni nobili che lo volevano morto perché il re stava pensando di farlo cavaliere per ingraziarsi lo stregone e loro non lo volevano un ragazzino fra di loro. C’erano delle persone che lo volevano per farsi dire dove fosse nascosto il tesoro della gilda. E c’era anche chi semplicemente veniva pagato per staccargli la testa ma senza saperne il motivo.
Cesar stava bene attento a non farsi sfuggire i suoi timori ma c’erano sempre un buon numero di spie a seguire Alexander in ogni suo spostamento da ormai alcuni anni. Era sempre stato attento a non farsi scoprire e fin’ora aveva fatto un eccellente lavoro: Alexander stava bene e tutti quelli che avevano attentato alla sua vita erano morti. Eppure anche Cesar, che non era un veggente, sapeva che stava per succedere qualcosa di grosso: il numero degli attentati era passato da uno ogni tre o quattro mesi a uno al mese e la media non faceva che aumentare. Qualcosa stava davvero succedendo e non era solo paranoia ma la dura realtà.
 
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bloodingeyes
view post Posted on 29/8/2012, 01:14




Teste coronate


Alexander sbadigliò e si strinse maggiormente nel mantello. Era una mattina fredda e nebbiosa, una delle prime avvisaglie che l’inverno era alle porte. Presto sarebbe cominciato a piovere e poi a nevicare e non avrebbe smesso finché non fosse arrivata la primavera. Addio belle giornate di sole, benvenuto freddo pungente! Sila sembrava contento, come tutte le volte che arrivava l’inverno. Il suo doveva essere l’unico drago che apprezzava il freddo. Tutti i draghi normali si crogiolavano al sole per tutto il tempo dell’anno, Sila si rotolava nella neve d’inverno e schivava il sole d’estate. Un drago davvero particolare.


Alexander sbadigliò di nuovo. La notte non aveva portato consiglio, né per i suoi sogni né per quanto riguardava il seme della prova. Ancora non sapeva cosa sognava ogni notte di così terribile e non sapeva nemmeno come far nascere quel dannato fiore. L’unica cosa che sapeva era che aveva un gran sonno.


La casa era ancora immersa nel silenzio, come era normale che fosse alle 4 e mezza del mattino, ma Alexander andò in camera dello stregone, sperando che magari si fosse già svegliato. Massimo però stava dormendo beatamente e non sembrava intenzionato a svegliarsi tanto presto. Il ragazzo decise quindi di provare a riposare pure lui ma non ci riusciva. I suoi pensieri vagavano e lo tenevano sveglio. Quasi senza accorgersene prese il seme e iniziò a rigirarselo fra le dita, non stava pensando alla prova, o per lo meno non troppo. A preoccuparlo erano i suoi sogni, le sue visioni che non volevano acquistare una forma neppure con il sigillo indebolito. Si sentiva inquieto e stanco. Con le prime luci dell’alba uscì di casa e andò a correre, il seme sempre in tasca, sempre chiuso. Prese poi la spada e iniziò ad allenarsi nel più completo silenzio, persino Sila era lontano, a caccia. Quando ebbe finito con la spada si sedette sotto un albero e chiuse gli occhi per riposare. Ora che aveva scaricato un po’ di tensione con l’allenamento sperava di riuscire a riposarsi almeno un poco. Scivolò in uno strano dormiveglia, non ancora abbastanza tranquillo per dormire davvero, abbastanza per riposare almeno gli occhi. E fu in quel momento che sentì qualcosa di strano.


All’inizio fu solo una sensazione sfocata, come un sogno vago e nebuloso, ma via via divenne sempre più intenso. Un pulsare ritmico e lento fra le sue mani, come di un piccolo cuore, e un’energia lieve e gentile che si spandeva attorno a questo centro palpitante. Aprì gli occhi per vedere cosa fosse e vide il seme della prova fra le sue mani, immoto e uguale al giorno prima eppure lo sentiva differente. Vivo.


Ora era sveglio e guardava il semino mentre pensava a come sfruttare questa nuova strana cosa che stava sentendo, come fare a farlo sbocciare e più i pensieri si sommavano nella sua mente più il palpito fra le sue mani si andava ad affievolire. Alexander cercò quindi di calmarsi di nuovo. Chiuse gli occhi e liberò la mente da ogni dubbio e paura, concentrandosi solo su quel tiepido calore fra le sue mani e lo sentì riprendere vita, diventare sempre più caldo e vivo. E fu allora che pensò “sboccia”. Fu una cosa strana constatare che davvero bastava un pensiero perché la magia funzionasse. Vide il seme germogliare e, in meno di tre battiti di ciglia, si schiuse fra le sue mani un piccolo fiore del colore del cielo terso d’estate.


C’era riuscito. Aveva superato la prova. Quasi stentava a crederlo ma non c’era più un seme fra le sue mani ma un piccolo fiore ed era stato lui a farlo sbocciare. Si alzò in piedi e si incamminò verso la gilda con tanti pensieri che gli ronzavano nella testa, felice per essere riuscito nella sua impresa. Si fermò solo un attimo, prima di arrivare alla gilda, vicino a una pianta di violette selvatiche che, dato il periodo, era mezza morta. Svuotò la mente, sentì la debole energia della pianta e gli venne quasi naturale fare sbocciare un paio di violette. Senza parole, senza riti, senza nulla di tutto quello che aveva faticato per imparare, solo con la sua volontà. Sorrise come un demente e ritornò a casa.


 


Si guardò allo specchio e non si riconobbe. A chi appartenevano quel viso e quegli occhi dall’espressione stanca? Perché lo specchio rifletteva una persona che non era lui? Perché quella persona assomigliava così tanto al padre di Alexander quando era ancora in vita? Gli abiti formali e fastosi, l’espressione seria e quella spilla appuntata al petto. Da quando era diventato così simile a suo padre? Non se ne era mai accorto prima ma ora la stanchezza e la barba non ancora rasata lo facevano sembrare più vecchio, più serio. Lo facevano assomigliare a suo padre. Anche Elaina se ne era accorta, aveva avuto un sussulto e poi aveva sgranato gli occhi, rimanendo impalata a fissare quel riflesso. Una lacrima era scesa sulla sua guancia


-Dove stai andando vestito in quel modo?- gli aveva chiesto la donna, la voce piatta e lo sguardo tormentato


-A corte- gli aveva risposto Alexander –hanno chiesto un mio consulto… tornerò presto-


-Non credevo avrei sentito ancora queste parole- sospirò sua madre, aveva poi scosso la testa e tentato di sorridere –pensavo di preparare qualcosa di speciale per cena, magari l’anatra! Visto che sei in città potresti tornare a cena, ormai non stai più molto in famiglia… sei così cresciuto… - il suo sguardo si perse per un attimo nel nulla


-Non ti preoccupare mamma, tornerò per cena- le assicurò il ragazzo prendendole le mani fra le sue. La donna le guardò e sorrise


-Fino a poco tempo fa potevo coprire le tue mani con le mie- disse con voce triste –ora sono le tue le più grandi- la donna si lasciò sfuggire un'altra lacrima e l’abbracciò –ti prego torna da me- gli sussurrò –non restare alla corte, ritorna dalla tua famiglia, da chi ti vuole bene e non da chi ti pugnalerà appena abbasserai la guardia… ti ho portato via da quel mondo infame proprio per proteggerti-


-Lo so- gli rispose il ragazzo guardandola negli occhi –starò attento, lo prometto… tornerò appena svolto il mio dovere, lo giuro- Elaina sorrise ancora in quella maniera triste e stanca, gli accarezzò il viso e gli disse con voce orgogliosa e triste allo stesso tempo


-Sei diventato come tuo padre-


 


Alexander venne avvisato che il re e le principesse sarebbero stati impegnati per molto tempo e si rassegnò ad aspettare ore e ore seduto a non far nulla in uno dei tanti salotti del castello. Anche se era arrivato di buon ora, c’erano già davanti a lui una ventina di persone e sapeva che nessuno di loro ci avrebbero messo poco tempo. Fu sorpreso però quando vide arrivare Massimo, i vestiti e i capelli in disordine e la faccia di uno che non aveva dormito bene


-Buon giorno!- fece lo stregone sedendosi pesantemente affianco al ragazzo


-Ciao, come mai qui?- gli chiese Alexander, sollevato. Non voleva incontrare il re e le principesse di nuovo e da solo. Avere Massimo accanto lo faceva sentire un po’ più tranquillo


-Mi ha mandato a chiamare il re, vuole discutere su un eventuale campagna nelle regioni a sud… -


-Di nuovo in guerra quindi… -


-Col cavolo! Adesso sono impegnato! E poi siamo tornati a casa da soli pochi mesi, la tesoreria reale non è così ben rifornita da potersi permettere due guerre così vicine le une dalle altre- Alexander gli sorrise e appoggiò la testa sulla sua spalla –tu piuttosto che ci fai da queste parti?- gli chiese lo stregone mentre gli cingeva i fianchi con un braccio. Alexander gli mostrò i tarocchi che Derry gli aveva prestato


-Divinazioni per le principesse-


-In pratica le renderai in giro facendo finta di vedere il futuro- borbottò lo stregone


-Il fatto che tu non creda che si possa vedere qualcosa che deve ancora accadere non vuol dire che non esista qualcuno che possa farlo- ribatté Alexander anche se con flemma, non aveva voglia di discutere con lo stregone, soprattutto in quel momento che il suo abbraccio era la cosa più calda e rassicurante attorno a lui. Massimo grugnì poco convinto


-Sarà ma non credo che lo si possa fare con un mazzo di carte da quattro soldi- Alexander non gli rispose, si accoccolò meglio fra le sue braccia e provò a dormire almeno un po’. I suoi dannati incubi non lo facevano riposare e aveva sempre sonno. Massimo lo svegliò dopo alcune ore, quando stava iniziando ad agitarsi nel sonno –Tutto apposto?- gli chiese dolcemente. Alexander annuì anche se poco convinto. Ancora una volta non ricordava nulla, solo quella sensazione di paura e sconcerto –hanno detto che ci possono ricevere quando vogliamo- gli fece sapere Massimo –andiamo?-


-Fammi andare in bagno un attimo- gli rispose sbadigliando il ragazzo. Svuotò la vescica e si prese qualche instante per risistemarsi i capelli e i vestiti. Quando tornò, Massimo lo stava aspettando e lo accompagnò nella sala del trono


-Ben ritrovato stregone- fece il re appena fu al suo cospetto


-Avete chiamato, io sono venuto- gli rispose l’altro seccamente, come se fosse abituato a dirlo ma non ci credesse minimamente


-E benvenuto anche a voi giovane lord- disse il re ad Alexander –Alexander della casa della serpe argentata se non ricordo male… -


-L’uroboro della serpe bianca, sire- lo corresse il ragazzo, Massimo lo guardò perplesso


-Lord?- sussurrò lo stregone. Alexander annuì appena


-Bene, signori- fece il sovrano sorridendo –abbiamo cose importanti di cui discutere e, stregone, mi scuserai se prima della guerra voglio prestare attenzione alle divinazioni del tuo giovane apprendista-


-Non è mio apprendista- fece Massimo Magno –ma non mi disturba aspettare se mi verrà dato da bere-


-Certo, certo!- fece il re e Alexander notò come cercasse di trattenere una certa inquietudine. Venne portato allo stregone da bere dell’ottimo sidro e per Alexander un tavolo e una sedia dove sedersi –le mie figlie arriveranno a breve- lo avvisò il re quando tutto fu pronto. Alexander annuì mentre preparava le carte –come sta vostra madre?- chiese il re al ragazzo, sorprendendolo


-Hem… bene-


-Non ho mai tempo di interessarmi e Gaio non mi parla spesso di te e tua madre, per quanto sprechi fiumi di parole per sua figlia Desdemona… temo la voglia far sposare con uno dei miei figli… -


-Il principe Samuel, si… parla spesso anche a casa di una sperata unione con il vostro quintogenito… - il re rise, leggermente più tranquillo grazie al sidro che aveva tracannato


-Sono ormai alcuni mesi che cerca di convincermi ma non sono sicuro sarebbe un buon matrimonio politico… non prendetevela a male ma ci sono molte altre ragazze ben più nobili di vostra sorella che il mio quintogenito potrebbe sposare… -


-Comprendo-


-Peccato che non lo comprenda tuo padre… - sospirò il re esasperato


-Patrigno, maestà… mio padre è morto ormai da tempo- lo corresse ancora Alexander


-Lord Cerek- sorrise il re con un espressione nostalgica –era un ottimo guerriero, un nobile che stimavo davvero tantissimo, mi è sinceramente dispiaciuto quando è morto… era davvero un uomo degno di fiducia-


-Le vostre parole onorano la memoria di mio padre-


-Tu lo onori più di qualsiasi discorso possa mai fare io- sospirò il re per poi farsi serio –tua sorella non sarebbe mai essere un buon partito ma tu invece… penso saresti un ottimo sposo per una delle mie figlie… -


-Mio re il vino vi sta dando alla testa- si intromise ridendo Massimo anche se i suoi occhi erano cupi e sembravano voler scannare il reale


-Forse si- concesse l’altro, tremando per l’espressione bellicosa del mago. Poco dopo arrivarono tutte e tre le figlie del re. Due si sedettero poco distanti da loro padre mentre la terza, la futura sposa, si andò a sedere davanti ad Alexander


-Avete finalmente deciso di aiutarmi- fece la ragazza arrogante


-Ho trovato un modo alternativo per farlo maestà- le rispose il ragazzo mentre mescolava il mazzo di carte e lo poneva davanti alla principessa che lo guardò schifato. Le carte apparivano vecchie, sporche e sciupate e la ragazza non voleva toccarle –principessa se non mi tagliate il mazzo io non posso divinare nulla- le disse gentilmente Alexander. La ragazza separò il mazzo disgustata ma le carte iniziarono a tremolarle fra le mani e sotto ai suoi occhi mutarono, diventando d’oro puro. Alexander le riprese e ne mise una coperta sul tavolo –Fate la vostra domanda principessa- la esortò il ragazzo


-Cosa dovrei chiedere?- il ragazzo scoprì la prima carta su cui era raffigurato un cielo stellato


-Avete da porre tutte le domande che desiderate- le rispose il ragazzo prima di poggiare un'altra carta sul tavolo. La ragazza si voltò a guardare la sua famiglia prima di porre la sua prima vera domanda


-Morirò?- Alexander non poté fare a meno di ridere prima di scoprire la carta che raffigurava un orrido teschio ghignante


-Si principessa, morirete. È destino comune di ogni essere umano morire… vi prego di essere più specifica quando fate le vostre domande altrimenti le mie risposte non vi saranno minimamente d’aiuto-


-Allora… morirò nel tragitto che mi porterà ad unirmi con il mio futuro marito?- Alexander scoprì un'altra carta, raffigurante un grande sole su un campo di girasoli


-No, principessa- le rispose Alexander e quella squittì felice. Le sue sorelle sorrisero mentre il re si lasciava andare ad un sospiro di sollievo –avete altre domande da pormi, maestà?- chiese il ragazzo


-Posso?- chiese la ragazza stupita. Alexander scoprì nuovamente la carta con le stelle


-Come ho già detto potete chiedermi qualsiasi cosa-


-Ziva- la richiamò suo padre –dovremmo parlare di cose importanti, non possiamo perdere tutto il giorno per te-


-Solo altre due domande padre- lo supplicò la principessa e quello, sospirando, assentì. La ragazza sorrise entusiasta e pose la domanda successiva –mio marito mi amerà, mi sarà devoto e mi tratterà con onore?- Alexander dispose altre tre carte sul tavolo e le scoprì. Le prima raffigurava un uomo barbuto, la seconda un brutto e libidinoso satanasso e la terza una donna con la testa coronata


-Non vi amerà molto e vi tradirà qualche volta ma vi tratterà sempre con rispetto- le rispose Alexander. La ragazza guardò le carte, un po’ delusa ma poi si riscosse e fece la sua ultima domanda


-I miei figli vivranno sani e felici?- Alexander scoprì un'altra carta raffigurante una donna che sorreggeva il simbolo dell’infinito


-Si, lo saranno- le rispose il ragazzo. Le principesse si congedarono, ringraziandolo per la sua divinazione


-Vorrei che divinassi qualcosa anche a me- disse il re, quando le sue figlie se ne furono andate. Alexander, stupito, acconsentì. Preparò le carte ancora una volta e lasciò che il re tagliasse il mazzo. Ancora una volta le carte mutarono ma divennero rosse invece che dorate


-Fate la vostra domanda, maestà- lo esortò Alexander, un po’ preoccupato da quello che avrebbe potuto chiedergli


-Sarebbe una buona idea tornare in guerra con i regni a sud?- chiese il re e Alexander scoprì la carta che rappresentava il crollo di una torre


-No, maestà- gli rispose il ragazzo


-E con i regni a nord?- chiese ancora il re. Fu scoperta nuovamente la carta della torre crollata


-No, maestà-


-E quelli a est? A ovest?- Alexander scoprì altre due carte, una raffigurante l’ennesima volta una torre crollata e l’altra un teschio


-Non sarebbe una buona idea attaccare i regni a est e sarebbe una pessima idea attaccare quelli ad ovest- il re non sembrò molto soddisfatto da quella premonizione. Ordinò al ragazzo di andarsene e chiese a Massimo Magno di restare per discutere della guerra


-Ma vi ha appena detto che non è una buona idea- gli fece notare lo stregone


-Comunque voglio essere preparato- ribatté il re per poi avviarsi verso la sala delle strategie, dove lui e i suoi generali si ritiravano per conferire. Massimo si attardò a salutare Alexander


-Ci vediamo a casa questa sera, vero?- gli chiese lo stregone fra un bacio e un altro


-Ho promesso alla mamma che sarei rimasto a cena da lei- gemette il ragazzo quando lo stregone gli accarezzò la pelle dei fianchi. Lo stregone sembrò non gradire quella risposta così il ragazzo gli propose –Puoi venire anche tu a cena, mamma fa sempre da mangiare per un esercito-


-Va bene- assentì lo stregone, continuando a baciarlo ed accarezzarlo


-Massimo- gemette quando l’altro tentò di svestirlo –il re ti aspetta- lo stregone sbuffò e, dopo averlo baciato un ultima volta, lo lasciò andare


-Ci vediamo stasera e farai bene a spiegarmi cos’è questa storia del lord-


-Va bene- gli rispose ridendo il ragazzo. Si scambiarono un ultimo bacio e si separarono.


 

 
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bloodingeyes
view post Posted on 30/10/2012, 22:00




Scatti di gelosia

Alexander abbracciò la madre e le augurò buona notte mentre Massimo aspettava a pochi passi di distanza. La cena era passata velocemente e in maniera tranquilla. Desdemona aveva fatto un mucchio di domande e aveva parlato per buona parte del tempo, Gaio invece neppure si era fatto vivo, probabilmente si era addormentato al bancone di qualche taverna. Elaina augurò la buona notte anche allo stregone che rispose rigidamente, era stato teso per tutta la serata

-Che hai? È successo qualcosa?- gli chiese Alexander quando rimasero soli. Ranmara e Sila avevano annunciato il loro arrivo neanche mezz’ora prima e li stavano aspettando fuori le mura della città

-No, niente- gli rispose Massimo intrecciando la mano con la sua, sorridendogli

-Bugiardo- sbuffò il ragazzo

-È solo che mi mette un po’ in agitazione tua madre… -

-Mai madre? Scherzi vero?-

-No… è che la prima volta che l’ho incontrata non devo aver fatto una gran bella impressione: era convinta che la mia viverna ti volesse mangiare… e poi posso immaginare come si senta una madre a vedere il suo unico figlio maschio ad essere fidanzato con un altro uomo… -

-A lei non dispiace che stiamo insieme- gli assicurò Alexander –e non ce l’ha più con te per la storia di Ranamra-

-Ma è comunque tua madre e mi spaventa- Alexander, a quella affermazione, si fermò di colpo

-Ma davvero hai paura di mia madre? Tu hai paura di mia madre? Non dovresti essere il più grande stregone di tutti i tempi?-

-Le madri si possono rivelare davvero spaventose… - gli rispose Massimo, tremendamente serio -avresti dovuto vedere Regina come conciava quelli che provavano anche solo a pensare di toccare i suoi bambini! Sinceramente preferisco affrontare un intero esercito di barbari invasori che una sola madre incazzata!- Alexander si mise a ridere

-Ma tua sorella è… tua sorella! Non la puoi paragonare a nessun’altra donna!-

-Fatto sta che preferisco tenermi alla larga da tua madre e dalle sue ire!- Alexander continuò a ridere e Massimo lo baciò sorridendo a sua volta –Comunque mi devi ancora una spiegazione- gli fece presente il mago

-Un spiegazione?- ripeté il ragazzo –Su cosa?-

-Lord dell’uroboro della serpe bianca?-

-Oh- fece il ragazzo sorpreso –Era il titolo di mio padre ma in realtà io non sono più un lord da quando lui è morto… -

-Il titolo nobiliare non si trasmette più via sangue?- gli chiese lo stregone perplesso

-Si, solitamente si… ma papà è morto in circostanze un po’ particolari e la sua lealtà al regno era stata messa in dubbio… così gli è stato revocato il titolo di lord e quello di cavaliere della corona e, anche se adesso gli è stato conferito di nuovo il titolo di lord, è troppo tardi: tutti i nostri beni se li è presi il re e il titolo non mi può essere più concesso… -

-Non mi sembra affatto giusto- fece lo stregone –in fondo se è stato provato che tuo padre non ha tradito la corona non dovrebbero ridarvi tutto?-

-È che ci sono alcuni giochi politici dietro… - gli spiegò Alexander –la nostra era la quarta casata più importante del regno, una delle più ricche e, data la bravura di mio padre come generale, ci stavamo arricchendo sempre di più. Le casate al di sopra della nostra avevano iniziato a preoccuparsi e così avevano fatto di tutto per diffamare mio padre agli occhi del re… -

-E ci sono riusciti?- gli chiese Massimo

-No, al contrario i loro sotterfugi gli si sono sempre ritorti contro e mio padre era diventato quasi amico del re, poi però è morto e tutti lo additavano come traditore… io e mia madre non siamo stati messi alla forca soltanto grazie all’amicizia fra il re e mio padre ma neppure questo bastò per ridarmi il mio casato e gli altri nobili si erano già spartiti tutti i nostri beni… io ero ancora molto piccolo e non potevo di certo andare a mettermi contro di loro, mia madre non poteva chiedere di nuovo il casato perché era donna e vedova quindi ci siamo semplicemente adattati: mia madre ha iniziato ad insegnare magia e abbiamo lasciato perdere-

-Non avreste dovuto, il casato è tuo di diritto, nessuno te lo può togliere- gli disse tremendamente serio lo stregone

-Ma io sono contento di non essere un nobile! Sai noia passare tutte le mie giornate a fare il leccapiedi del re, lusingarlo e sperperare denaro per cercare di ingraziarmelo? Per giunta, visto che non sono più nobile, il mio fidanzamento si è annullato… -

-Fidanzamento?- fece Massimo sorpreso, quasi urlando –E con chi ti saresti dovuto sposare?-

-Prova ad indovinare- gli disse Alex con un sorriso allusivo. Massimo lo guardò perplesso per qualche istante, poi capì

-No! Scherzi vero?- fece allucinato –eri promesso ad una delle figlie del re?-

-A Ziva, la terzogenita, quella a cui ho fatto le carte oggi-

-Mi stai prendendo in giro vero?- Alex scosse la testa per negare

-Anche questo era uno dei motivi per cui non mi è stato ridato il casato: gli altri nobili non si potevano permettere che diventassi un possibile erede al trono-

-La figlia del re- ripeté Massimo con uno sguardo vuoto che fece preoccupare il ragazzo

-Guarda che non devi stare in pena per questa cosa: il fidanzamento è rotto, la principessa già maritata e io non ho casato-

-E ti dispiace?- gli chiese Massimo sempre con quello sguardo strano

-Per il casato un po’ ma per il fidanzamento… - fece una smorfia abbastanza esaustiva –sinceramente non mi ci sono mai visto come marito di una principessa: troppi problemi, troppi capricci! E poi adesso sono felice con te!- si allungò a baciarlo e lo stregone finalmente tornò a sorridere. Dopo poco uscirono dalla città e trovarono i loro draghi ad aspettarli. Ranmara era accucciata a sonnecchiare e alzò appena il muso quando si accorse della presenza del suo padrone, mugolando per salutarlo. Sila, invece, era rimasto tutto il tempo a gironzolare attorno alle mura, inquieto, e appena vide Alexander si fiondò a salutarlo, facendo le fusa e leccandogli tutto il viso

-Com’è che tu non sei più così affettuosa, niha sver?- chiese Massimo alla sua viverna, chiamandola con quel nomignolo incomprensibile che usava ben poche volte. Ranmara alzò subito il muso, strusciandolo contro il suo padrone, e facendo le fusa a sua volta. Massimo sorrise e la baciò sul muso –Nahin, niha sver, nahine te jan- le disse dolcemente accarezzandola. Alexander si avvicinò curioso mentre Sila li guardava perplesso

-Cosa le hai detto?- chiese il ragazzo allo stregone

-Solo che stavo scherzando, so che mi vuole bene- Ranmara mugolò contenta e si strusciò maggiormente

-Ma Ranmara quanti anni ha?- gli chiese Alex tenendosi comunque qualche passo di distanza e adocchiando spesso Sila che, per quanto sembrasse tranquillo, poteva scattare in qualsiasi momento

-Un centinaio di anni in meno di me-

-Anche lei è immortale quindi… - constatò il ragazzo. Per quanto, in media, draghi e viverne vivessero più dei loro padroni era impossibile che diventassero così vecchi. Il drago più vecchio mai esistito era morto a 752 anni, la viverna più vecchia a 732 ma solitamente entrambe le specie vivevano fino ai 580 anni o poco più. Ranmara doveva avere più di 2.000 anni

-La sua vita si è legata naturalmente alla mia molto tempo fa, lo stesso vale per Ternat e Regina-

-Com’è che avete incontrato le vostre viverne? Le avete comprate al mercato o… -

-Te lo racconto a casa, ok? Si sta facendo tardi e quest’odiosa nebbiolina mi sta entrando tutta nelle ossa!-

-Si, meglio portare a casa i vecchietti prima che si prendano del freddo… - lo prese in giro Alexander

-Che hai detto?- chiese Massimo acciuffandolo e bloccandolo nel suo abbraccio –prova un po’ a ripeterlo se hai coraggio!-

-Ho detto che è meglio se i vecchi stanno… ah!- non poté finire perché Massimo iniziò a fargli il solletico –No, Massimo! … ah! Va bene mi arrendo, mi arrendo!- fu costretto a dire il ragazzo con le lacrime agli occhi per il tanto ridere. Lo stregone lo baciò dolcemente e lo tenne finché il ragazzo non riprese fiato

-Così impari a dire che sono vecchio- fece con un sorriso

-Ma tu sei vecchio!- gli rispose il ragazzo ma subito fu costretto a chiedergli scusa

-Se non vuoi morire di risate ti consiglio di non ripeterlo più- gli disse lo stregone continuando ad abbracciarlo

-Sei peggio di una donna- sbuffò Alexander facendo finta di imbronciarsi, per poi baciarlo subito dopo –andiamo a casa?- chiese e lo stregone annuì. Lo baciò un’ultima volta prima di saltare in groppa a Ranmara. Alexander stava per voltarsi e andare da Sila ma proprio mentre si stava voltando, Ranmara ebbe la pessima idea di strusciare il muso anche sulla sua spalla. Sila scattò all’istante cercando di azzannare la viverna che, fortunatamente, si ritrasse in tempo. Il drago le ringhiò contro e si mise fra lei e Alexander che cercava di calmarlo in tutte le maniere

-Sila, buono… non è successo niente… vieni qui, stupido lucertolone- Alexander lo costrinse ad abbassare il muso e lo accarezzò. Il drago continuava a fulminare con lo sguardo la viverna che però sembrava solo un po’ sorpresa da quel comportamento

-Che gli è preso? Perché è scattato così?- chiese Massimo, tenendosi a distanza

-Non ti preoccupare, è solo che Sila è molto protettivo e geloso con me… non sopporta che altri della sua specie mi si avvicinino… sta buono, è tutto ok… - gli disse con voce rassicurante, continuando ad accarezzargli il muso –sei tu il mio drago, non temere… è tutto apposto… - Sila smise di ringhiare a poco a poco e strusciò più volte il muso contro la spalla di Alexander per far sparire l’odore della viverna. Quando fu tranquillo e soddisfatto riprese a fare le fusa e smise di fulminare Ranmara. Quando fu sicuro che fosse tutto apposto, Alexander montò sulla sua groppa e il drago non degnò Ramara neppure di uno sguardo, continuando a guardare il ragazzo speranzoso di ricevere altre coccole. Fortunatamente, Sila poteva tranquillizzarsi tanto velocemente quanto poteva arrabbiarsi, e solitamente non rimaneva arrabbiato per molto tempo

-Tutto apposto adesso?- chiese Massimo per sicurezza

-Si, l’attacco di gelosia è passato- gli assicurò Alexander mentre il drago si avvicinava alla viverna e le leccava il muso un paio di volte per chiederle scusa del suo comportamento. Ranmara fece la difficile per un po’ ma poi lo leccò a sua volta, accettando le scuse

-Fa sempre così?- chiese Massimo mentre volavano verso casa

-Sempre! Odia che gli altri draghi mi si avvicinino, pensa che mi vogliano fare del male o che io li possa preferire a lui… alle volte ringhia anche alle persone, soprattutto a Cesar e al mio patrigno!-

-È un drago intelligente se non si fida di Cesar!- rise lo stregone

-Non essere cattivo con lui, non è male quando non tenta di derubare la gente… -

-Quindi mai!- fece notare l’altro

-Ci sono dei rari momenti in cui è una persona simpatica e affabile… -

-Ci crederò quando lo vedrò!- disse lo stregone chiudendo l’argomento.
 
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bloodingeyes
view post Posted on 14/3/2013, 12:55




La seconda prova


-6.898… 6.899… 6.900… 6.901… - Massimo stava continuando a contare leggendo ad uno ad uno tutti i nomi. Regina e gli altri studenti aspettavano impazienti il responso -6.931… 6.932… 6.933… 6.934! Hanno superato la prova 6.934 persone!- decretò lo stregone. Quasi tutti rimasero in silenzio davanti a quel responso


-Sono un po’ pochi- notò Regina, triste. I loro apprendisti cercarono di risollevargli il morale ma entrambi gli stregoni erano delusi dal risultato, si erano aspettati che a superare la prima prova sarebbero stati almeno nove o diecimila… invece erano meno di settemila


-Inutile stare qui… - esordì Massimo, alzandosi –abbiamo la seconda prova da preparare e dobbiamo essere pronti per domani pomeriggio- fra tutti gli studenti si propagò un certo malumore


-Un'altra notte insonne quindi- fece uno di loro a voce un po’ più alta del dovuto


-Si, ma domani e dopodomani avrete giornata libera- promise Massimo -niente lezioni né allenamenti, potrete riposarvi e stare tranquilli… mentre fra tre giorni riprendiamo con il solito programma-


-E la terza prova?- chiese una delle allieve perplessa –non dovremmo preparare la terza prova?-


-No, di quello ci occuperemo solo io e Regina, voi non ve ne dovrete preoccupare… altre domande?- chiese e dopo qualche minuto di silenzio annuì e riprese a parlare –molto bene, adesso mangiate e riposatevi un po’ fra… facciamo, due ore inizieremo a lavorare, tutto chiaro?-


-Si, maestro- gli risposero in coro tutti i suoi allievi.


 


Alexander era rimasto solo in casa. Voleva aspettare un po’ prima di andare anche lui a ricevere le istruzioni per la terza prova e intanto controllava la lista delle pozioni da mandare al mercato e si accorse che per la terza volta in quel mese gli veniva richiesta una particolare pozione. Guardò l’orologio e decise di prepararla prima di uscire. Preparò le erbe, le mescolò e le mise a cuocere a fuoco bassissimo. Non era una pozione complicata, né aveva ingredienti difficili da reperire, ma Alex aveva paura che Massimo ne scoprisse la composizione o gli effetti ecco perché ci lavorava sempre in gran segreto. Neppure Cesar sapeva come fare quella pozione anche se sapeva benissimo cosa significava assumerla.


Alexander uscì di casa e corse fino alla radura, dove gli fu consegnato un sasso, giusto in tempo per sentire la spiegazione della seconda prova


-… quello che vi è stato consegnato è un sasso, un comunissimo sasso che abbiamo raccolto da terra qui attorno e su cui abbiamo posto un solo ed unico incantesimo per fare in modo che non poteste barare, come per il seme della prova precedente. Quello che vi chiediamo di fare questa volta è di trasformare il sasso in un altro minerale a vostro piacere: un granato, un diamante, del carbone… quello che volete. Le uniche restrizioni che vi facciamo sono di non usare nessuna parola, gesto o rito, come avete imparato a fare nella prova precedente. La piante, come avete già imparato, hanno un energia gentile e sono facili da piegare al proprio volere. Voi non lo sapete ma dei fiori che avete fatto sbocciare neppure uno era simile a quello degli altri, per quanto venissero tutti dalla stessa pianta… è stata la vostra magia a dargli la forma ma penso che nessuno di voi ne sia stato cosciente: con questa prova dovrete imparare ad essere consapevoli di quello che la magia può cambiare… Avrete 5 giorni per riuscirci e spero che siano molti quelli che supereranno la prova- appena finito il discorso dello stregone, Alexander era corso a casa con il sasso in tasca e l’aveva nascosto subito in camera sua. Poi era tornato in cucina, aveva tolto la sua pozione dal fuoco e l’aveva lasciata a raffreddare sul tavolo, aveva scritto su un pezzo di carta “non bere. Pozione magica” ed era andato a lavarsi. Correndo giù per la montagna aveva sudato ed era caduto, sporcatosi completamente. Non voleva che Massimo lo vedesse in quella condizione e iniziasse a sospettare qualcosa quindi si pulì in fretta e andò a cambiarsi prima che il mago e sua sorella tornassero


-Che splendida visione- fece Massimo quando, entrando nella sua camera, trovò Alexander frugare fra le sue cose, mezzo nudo e ancora un po’ bagnato


-Oh, ciao!- fece il ragazzo, richiudendo il cassetto dopo aver trovato quello che cercava –ti rubo una camicia, le mie sono tutte a lavare… - spiegò ma lo stregone non lo stava molto ascoltando, era impegnato a fissargli intensamente il sedere


-Alle volte mi dimentico di come ti sia fatto grande- disse continuando a fissargli la parte bassa del corpo


-Massimo, la mia faccia è più in su- lo stregone si decise ad alzare lo sguardo e si sorrisero a vicenda –sei un maniaco- rise il ragazzo abbracciandolo e baciandolo


-Sei tu che mi istighi- gli rispose lo stregone, accarezzandolo sui fianchi per poi scendere a palpargli il sedere mentre continuavano a baciarsi. Di colpo Massimo si abbassò e lo alzò da terra, tenendolo per il sedere. Alexander rise e l’abbracciò, stringendo le gambe attorno ai fianchi dell’altro


-Non sei stanco?- gli chiese il ragazzo mentre sentiva che i suoi vestiti scomparivano per magia –sono tre giorni che non dormi… -


-Per il sesso non sono mai stanco- gli assicurò Massimo mentre gli faceva appoggiare la schiena la muro e l’andava ad allargare con le dita


-Guai a te se a metà ti addormenti… - lo minacciò il ragazzo per poi gemere di piacere. Lo stregone rise e lo baciò su tutto il petto mentre lo penetrava lentamente. Alex inarcò la schiena contro il muro e si lasciò sfuggire una serie interminabile di gemiti e borbottii mentre il sesso dell’altro gli entrava in corpo


-Contieniti gervar- gli sussurrò Massimo a fior di labbra –mi stai martoriando la schiena di graffi-


-Scusa- disse il ragazzo per poi gemere e graffiarlo ancora quando l’altro prese a muoversi lentamente dentro di lui


-È l’astinenza o la posizione che ti fanno quest’effetto?- chiese curioso. Non era mai riuscito, in quegli anni, a farlo gemere così tanto come in quei pochi minuti né tanto meno a farlo dimenare tanto languidamente. Allo stregone piaceva quella nuova sensualità, anche se la sua schiena ne pagava il prezzo


-La posizione- ammise Alex per poi inarcarsi di colpo, andando a sbattere la testa contro il muro –hai… che dolore- gemette andandosi a massaggiare la parte dolorante mentre Massimo si cacciava a ridere fra i vari insulti dell’altro


-Forse è meglio che troviamo una posizione meno pericolosa-


-No- mugolò l’altro –tienimi solo lontano dal muro- lo stregone l’accontentò spostandosi dal muro e continuando a penetrarlo in quella posizione che stava facendo impazzire il ragazzo, facendolo gemere e muovere come mai aveva fatto. In quel momento era la quintessenza della lussuria e Massimo si accorse, per davvero, che non era più un ragazzino ma un adulto. Che il tempo era passato


-Non ti fermare… ti prego- gemette Alexander, graffiandogli nuovamente la schiena e facendolo tornare al presente. Lo stregone riprese a penetrarlo, appoggiandolo sulla scrivania per riuscire a muoversi meglio, e sempre con maggior vigore. Si baciarono, si morsero e fecero sesso come se fossero in astinenza da mesi e, alla fine, ci misero parecchi minuti per riuscire a riprendere fiato entrambi –dovrò farmi un altro bagno- gemette languido Alexander mentre Massimo l’aiutava a stendersi a letto


-Dopo, adesso riposa un po'… - gli disse baciandolo. L’altro si accoccolò fra le sue braccia, anche se non aveva la minima intenzione di dormire


-Torno dopo- gli disse dopo poco il ragazzo. Massimo mugolò qualcosa nel sonno e cercò di trattenerlo ma con poca forza. Alex andò in cucina per imbottigliare la pozione che ormai si era freddata e poi andò in camera per provare a trasformare il sasso. Si calmò, chiuse gli occhi e poi si fermò, non sapendo esattamente in che cosa trasformare quel sasso. Non conosceva molte pietre e trasformare un sasso in oro, argento o in un diamante gli sembrava un po’ azzardato, illegale. Decise quindi di trasformarlo nella prima pietra che gli venne in mente. Chiuse nuovamente gli occhi e si concentrò, infondendo nel sasso la sua energia mentre continuava a pensare alla forma che voleva dargli. Quando riaprì gli occhi si ritrovò fra le mani un grosso opale luccicante e colorato. Rimase fermo a fissarlo, sorpreso di essere riuscito al primo colpo a mutarlo: davvero non pensava di riuscirci così facilmente ma se ne dimenticò quando entrò Regina, sbuffando mentre cercava di trascinare un grosso sacco in casa


-Massimo?- chiese la donna guardandosi intorno circospetta. Il ragazzo si ficcò l’opale in tasca e scattò in piedi


-Dorme… hai bisogno di aiuto?-


-Si, facciamo in fretta non voglio che lo veda… - Alexander prese l’altro capo del sacco e l’aiutò a nasconderlo nell’armadio della maga


-Che diavolo c’è lì dentro?- chiese il ragazzo, sbuffando di fatica


-Un cadavere di Xortrof- gli rispose la donna mentre chiudeva l’armadio a chiave


-Stai scherzando, vero?-


-No, l’ho comprato questa mattina, è fresco!-


-Hai un cadavere nell’armadio, te ne rendi conto?-


-È per il compleanno di Massimo, sta cercando un Xortrof da sezionare da anni-


-È il compleanno di Massimo?- chiese stupito Alexander –non sapevo che lo fosse-


-È fra un paio di giorni, ma di solito non lo festeggiamo… quest’anno però è speciale: siamo insieme, abbiamo la nostra gilda, lui ha te… - gli disse con un sorriso Regina per poi cambiare completamente discorso –che cosa sono quelle boccette sul tavolo della cucina?-


-Pozioni per il mercato-


-Capisco- fece la donna per poi sorridere tutta contenta –giurami che non gli dirai nulla della mia sorpresa-


-Giuro- fece Alexander. Regina andò poi a farsi un bagno e Alexander ne approfittò per andare a mostrare che aveva superato la seconda prova. Al banco c’era Sirak, un elfo dei boschi, uno dei ragazzi che non era partiti in guerra con Massimo, e con cui Alexander era diventato amico


-Già fatto?- gli chiese il giovane elfo, con un sorriso appena accennato


-A quanto pare- fece Alexander per poi ritrasformare il suo opale in un comune sasso sotto gli occhi dell’altro ragazzo


-Non avevo dubbi che avresti superato la prova per primo- gli confessò Sirak mentre lo segnava sul suo libro, il primo della lista –hai proprio un talento per le trasmutazioni-


-Tu dici?- fece Alexander, un po’ stupito


-Le pozioni che ti sei inventato tu io non le sarei riuscite a concepire neppure in un milione di anni, non ci sono proprio portato per queste cose… -


-Se lo dici tu mi fido- fece Alex con una scrollata di spalle, non molto convinto. Lasciò Sirak e si andò a stendere affianco  a Massimo, dormendo un po’ affianco a lui.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 20/6/2013, 16:13




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Strani giochi


Massimo si stava sforzando con tutto se stesso per capire quel gioco ma proprio non ci riusciva, probabilmente solo Cesar e Alexander ci riuscivano. La base l’aveva capita, il gioco dei 7 cavalli lo conosceva pure lui: bastava far in modo che i cavalli bianchi arrivassero dalla parte giusta del labirinto e non venissero uccisi dall’orco. Il problema era che non capiva come mai ci fossero pure dei cavalli neri e rossi, e perché, oltre agli orchi, ci fossero anche i serpenti e i falchi, perché i colori delle caselle del labirinto potessero essere cambiate… ma soprattutto perché stavano usando 10 dadi quando ne bastavano 2. Fortunatamente non era l’unico a non capire quel gioco, Regina era dubbiosa e i loro allievi lo sembravano altrettanto. A quanto gli avevano detto i ragazzi che erano rimasti alla gilda durante la guerra, i due giocavano da molto tempo a quello strano tipo di 7 cavalli ed era sempre stato impossibile da giocare per qualsiasi altra persona. Si era formata una piccola folla attorno a quel grande tavolo dove Alexander e Cesar stavano giocando da un paio d’ore. Cesar tirò i dadi, rimase un attimo in silenzio e poi sorrise


-Hai perso un cavallo bianco- esultò


-E tu due rossi- borbottò Alexander –sei finito sulla tana delle serpi-


-No, era nella casella nera il nido!- ribatté Cesar


-È già la seconda volta che ti dico che era su quella rossa che ci sono le serpi!- fece Alex, scocciato dalla testardaggine del ladro


-No, all’inizio abbiamo concordato che le caselle nere del terzo settore sarebbero state nidi di serpi-


-Erano quelle del secondo… - ribatté Alex -le caselle nere del terzo settore erano nidi, come quelle bianche del primo e quelle viola del quinto… -


-Si, ma quando hai avuto 5 cavalli neri sulle tessere nere di ogni settore allora le tessere nere sono state sanate e le serpi sono andate tutte sulle tessere viola- ribatté Cesar con decisione. Alexander rimase per un attimo in silenzio, pensando. Dopo alcuni minuti di riflessione sospirò vinto e tolse il suo cavallo bianco dal gioco. Lanciò a sua volta i dadi, rimase un attimo in silenzio e poi girò i colori del labirinto


-Ho vinto!- disse il ragazzo incrociando le braccia al petto


-Come? Perché?- sbottò Cesar alzandosi in piedi, poi capì e imprecò


-Potete spiegare anche a noi comuni mortali cos’è successo?- chiese uno degli allievi di Massimo ad Alexander


-Tutti i suoi cavalli rossi erano sulle tessere viola- iniziò a spiegare Alex -le tessere viola sono nidi di serpi e i cavalli rossi vengono uccisi dalle serpi, senza cavalli rossi non si possono avere i cavalli bianchi e quindi Cesar, per vincere, avrebbe dovuto rubarmi i cavalli, visto che per vincere gliene servono 7 e ne aveva solo 5. I cavalli neri servono a rubare quelli bianchi e lui ne ha 3 ma io ne ho 7, disposti in formazione superiore, che proteggono i cavalli bianchi attorno al mio settore quindi in nessuno modo mi poteva rubare i cavalli… quindi ho vinto- ci fu un lunghissimo minuto di silenzio


-Credo che nessuno abbia capito la spiegazione- fece Cesar


-Lo credo anch’io- rise l’altro


-Rivincita?- chiese il ladro, Alexander annuì e iniziarono una seconda partita. Quasi tutti gli allievi se ne andarono perplessi all’inizio del secondo giro mentre gli altri se ne andarono un po’ alla volta, mentre la notte diventava sempre più profonda. Ad un certo punto rimasero solo i due giocatori, Massimo e Regina. I due stregoni si erano intestarditi e avevano deciso di voler imparare quel gioco ad ogni costo. Erano circa le 3 del mattino quando Regina si accorse di cosa rendesse quel gioco così complicato da imparare


-State barando!- sbottò alzandosi in piedi di colpo e sbattendo le mani sul tavolo, sconvolta da quella rivelazione


-Cazzo! Mi hai fatto prendere un accidente!- le disse Cesar portandosi una mano al petto, con fare melodrammatico


-State barando!- ribadì la maga –è per questo che è impossibile capire del tutto il gioco! Cambiate le regole e le affermazioni ogni volta che vi fa comodo!-


-Ci ha scoperti!- rise Alexander


-E io che speravo non ci arrivasse mai nessuno!- borbottò Cesar


-Davvero stavate barando?- chiese Massimo, aveva intuito che ci fosse un qualche trucco sotto ma non era riuscito a capire quale


-Si, è il vero scopo di questo gioco: giocare e fare in modo che nessuno possa capire le regole- spiegò Alexander –ce lo siamo inventati per prendere in giro alcuni sottoposti di Cesar che si vantavano di essere riusciti ad aprire una cassaforte con una combinazione da 30 cifre-


-E che alla fine avevano semplicemente trovato la combinazione nascosta sotto il tavolo-


-E perché avete continuato con questa farsa?- chiese Massimo. Alexander si stiracchiò e gli si appoggiò contro mentre Cesar rispondeva


-Perché nonostante tutto è un gioco divertente, la base dei 7 cavalli è rimasta e noi stiamo giocando davvero, anche se ci imbrogliamo a vicenda sulle regole-


-È un buon esercizio di memoria- aggiunse Alexander, crogiolandosi nell’abbraccio dello stregone


-Alla fin fine noi stiamo davvero giocando a una strana versione dei 7 cavalli- concluse Cesar, per poi voltarsi verso Regina, sorridendo –posso farlo anch’io?- chiese e, all’occhiata interrogativa della maga, aggiunse –quello che sta facendo Alex: usare il tuo petto come cuscino-


-Provaci e giuro che ti ammazzo- rispose immediatamente la donna con uno sguardo omicida


-Allora mi lasci dormire nel tuo letto? La strada è parecchio lunga da qui alla città e poi fra neanche qualche ora devo di nuovo essere qui-


-Nel mio letto non ci dormi… se vuoi, comunque, c’è il divano-


-Che onore! Il divano!- fece sarcastico


-Quel divano- disse Regina puntando il divano che era nella sala principale della gilda


-Neanche quello di casa, quello della gilda: quello mezzo sfondato dove si siedono tutti, anche i fornitori puzzolenti? Sei perfida!- il commento fece sorridere Regina, non tanto, ma le nacque un sorriso sul viso -Miracolo! Ti ho fatta sorridere- rise Cesar


-Gli idioti fanno sempre sorridere- ribatté la donna


-Io ho sonno- li interruppe Alexander alzandosi in piedi


-Vi lasciamo a flirtare in santa pace- fece Massimo seguendo il ragazzo


-Non stiamo flirtando!- ribatté sua sorella


-Io si!- fece Cesar e si affrettò ad aggiungere –buonanotte! Fallo urlare poco Massimo-


-No, non è serata- assicurò Massimo sbadigliando


-Come no?- chiese il ragazzo stupito –oh, capisco… troppo vecchio per farlo a quest’ora!- non fece in tempo a dirlo che Massimo l’aveva già preso sotto braccio, portandolo a letto… e non per dormire


-Quel divano sta diventando parecchio invitante, non trovi?- disse Cesar a Regina che sospirò e si ritrovò ad annuire. La mattina seguente Alexander fu il primo ad alzarsi, andò a correre e ad allenarsi, tornò a casa e si fece un bagno veloce prima di controllare le ultime cose che gli sarebbero servite quel giorno al mercato, quando ebbe creato tutti i filtri che gli mancavano andò a svegliare Cesar ma il ladro era già in piedi e gli offrì la colazione: uova strapazzate e pane al burro rubati dalla cucina della Gilda


-Vieni anche tu oggi al mercato?- chiese Cesar al ragazzo che annuì


-Devo trovare un regalo per Massimo e Regina... domani è il loro compleanno e io non gli ho ancora comprato niente-


-Compleanno? Non lo sapevo... perché non mi hai avvisato?-


-Pensavo lo sapessi... non sei tu il più grande ladro di tutto il mondo?- lo prese in giro il ragazzo. Cesar mugugnò e gli diede una pacca sulla spalla


-Fai poco lo spiritoso, ragazzino! Comunque hai qualche idea su cosa regalargli?-


-Per Regina ho deciso di farle fare una collana con questa pietra- disse tirando fuori da una tasca dei pantaloni una pietra chiara e tondeggiante


-Non è un diamate... - constatò Cesar


-No, è una Pietra di Luz... la estraggono ad Arrtevior e aiuta a calmare i nervi e rilassarsi, concilia anche il sonno a quanto mi hanno detto, e poi se è in presenza di magia guarda cosa succede... - il ragazzo fece scorrere un po' di potere attorno la pietra che tremolò e cambiò colore, diventando leggermente rossa


-E' un bel regalo- fece Cesar -e per lo stregone?-


-Non lo so ancora... qualche idea?-


-Penso che se ti fai trovare steso nudo sul suo letto con un fiocco in testa lo fai contento per un mese-


-Non voglio regalargli sesso!- arrossì Alex -mi sembra un po' squallido e scontato-


-Non credo che la penserebbe così... comunque se non trovi niente penso il sesso sarà un regalo graditissimo-


-Cambiamo discorso, ok? Mi fa senso parlare di sesso con te- borbottò Alexander arrossendo


-Guarda che ho solo 10 anni più di te e siamo amici, non dovrebbe darti fastidio... -


-Siamo amici?- chiese perplesso il ragazzo


-In che altro modo dovremmo definire la nostra “relazione”, scusa?- Alexander ci pensò un po' su e poi scrollò le spalle


-Amici penso che vada bene- Cesar gli sorrise e gli ridiede la pietra


-Comunque, cambiando discorso... sai che nell'ultimo periodo le richieste per la pozione del gatto sono quintuplicate? Si è sparsa la voce e tutti sono impazziti... quante boccette hai fatto per oggi?-


-15, dici che bastano?-


-A metà mattina saranno tutte vendute... se continua così fra un po' di tempo ne dovrai farene delle tonnellate-


-Odio quella pozione- borbottò Alexander sconsolato facendo ridere il ladro. Finito di mangiare, si prepararono e caricarono tutto su Sila che era più irrequieto del solito


-Ma che ha il tuo drago?- chiese Cesar dopo l'ennesimo scatto dell'animale


-Deve cambiare le scaglie e gli fanno prurito- gli spiegò Alexander mentre accarezzava il suo drago sul muso -fra un paio di settimane sarà tutto apposto-


-Spero bene... adesso sembra che abbia le pulci!- Sila ringhiò sommessamente al ladro, ma poi dovette grattarsi il muso -dovresti andare a prendergli qualcosa per fargli passare il prurito, povera bestia... - disse Cesar


-Si, infatti dovevo fare anche quello... dici che te la puoi cavare da solo per qualche ora al mercato oggi?- gli chiese Alexander


-Nessun problema- gli sorrise Cesar, lasciandolo un po' interdetto da tutta quella disponibilità e allegria. Arrivarono in città molto prima dello spuntare del sole, andarono a prendere il tavolo pieghevole, le lampade e il gazebo per riparasi dal vento alla gilda di Cesar e iniziarono a montare il tutto ma già a quell’ora si era formata una piccola coda di uomini che non aspettavano altro di comprare le pozioni più particolari. Ad Alexander non piacevano i tipi che arrivavano all’alba e non gli piaceva conoscerli quasi tutti per nome: a quell’ora arrivavano solo i maniaci e i porci. Non andava mai al mercato a quell’ora da solo, per quanto si sapesse difendere benissimo, lo inquietavano quei tipi e soprattutto la loro ossessione per le pozioni. Ogni tanto si sentiva come uno spacciatore. Cesar si faceva pochi problemi, lui c’era abituato a quella gente e aveva conosciuto soggetti anche peggiori ma lo divertiva aprire a quell’ora con Alex e prenderlo in giro per il numero di volte che arrossiva. Quando furono pronti si formò una coda ordinata davanti al tavolo e un’altra di fianco. Cesar si mise a vendere mentre Alexander si sedette e iniziò a scrivere gli ordini speciali: pozioni su misura per i clienti più facoltosi.


Le pozioni che vendevano alle signore e alle persone per bene costavano dai 2 ai 30 pezzi d’oro, quelle che invece vendevano ai maniaci andavano dai 50 ai 700 pezzi d’oro. Ma quelle su commissione non costavano mai meno di 10.000 pezzi. In tutta la città c’era solo Alexander in grado di creare quel tipo di pozioni e aveva presto imparato che la gente che aveva i soldi era disposta a spendere molto per mettere in pratica le sue fantasie sessuali. Erano tutti nobili o gente che lavorava per i ricchi quelli che venivano a quell’ora e Alexander non aveva nessuna remora a spillargli ogni centesimo dalle tasche.


Finirono con le pozioni sessuali circa mezz’ora dopo l’alba, ancora troppo presto perché la gente normale arrivasse ma già l’orario perché anche gli altri ambulanti iniziassero a montare le loro bancarelle


-Quanto abbiamo fatto?- chiese Alexander al ladro stiracchiandosi e scaldandosi con un infuso che aveva appena comprato da un altro mercante che aveva la bancarella a pochi metri di distanza


-Circa 500.000- borbottò Cesar mentre beveva a sua volta –e tu quante cose strane hai da fare per la prossima settimana?-


-Parecchie… - arrossì Alex


-Sì un po’ più specifico… c’è qualche idea interessante o le solite boiate?-


-Tieni, leggi- fece Alex passandogli il suo taccuino. Ciril prese a leggere avidamente, ghigando


-Interessante questo: un olio stimolante e denso come colla, che permetta di fare sesso sul soffitto ma che se messo dentro al corpo lubrifichi soltanto… e al gusto di miele! Sono anche schizzinosi… ma cos’è questa cosa scritta in… aramaico qui di fianco?- chiese indicando una scritta indecifrabile a margine del foglio


-Una prima idea per gli ingredienti da usare- gli spiegò Alex sbadigliando –comunque mentre tu sbavi lì sopra io vado a comprare la polvere per Sila, a far fare la collana e a cercare il regalo per Massimo-


-Potresti regalargli una delle tue pozioni speciali- gli suggerì Cesar –quella del gatto, secondo me, lo farebbe impazzire-


-No- rispose tagliente il ragazzo -morirei di vergogna a mostrargli gli effetti di quella pozione-


-Melodrammatico- sbuffò il ladro per poi aggiungere con un sorriso –meglio che ti sbrighi prima che arrivino tutti e non si riesca più a camminare, qui ci penso io-


-Grazie mille, ci vediamo dopo- Cesar sorrise ancora mentre si intascava una pozione senza che l’altro ragazzo lo potesse vedere.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 26/6/2013, 19:05




Regina e Alexander presero il cadavere dall'armadio della maga e lo portarono in cucina, appoggiandolo sul tavolo, dopodiché il ragazzo andò a svegliare lo stregone, convincendolo ad alzarsi. Lo portò in cucina dove Regina li stava aspettando sorridente


-Oddio, chi hai ammazzato?- sbottò preoccupato il mago rivolto alla sorella


-Nessuno, imbecille! È un regalo per te!-


-Un regalo?- fece perplesso -perché mi hai fatto un regalo?-


-E' il nostro compleanno oggi-


-Si, lo so che è oggi ma da quando ci facciamo i regali?- chiese lo stregone, sempre più perplesso


-Insomma, hai intenzione di aprirlo o continui a fare il diffidente?- gli chiese spazientito Alexander


-Va bene... ma io non ti ho comprato niente, Regina, sappilo... -


-Mmm... mi riterrò soddisfatta se mi lascerai sezionare il tuo regalo con te... - Massimo la guardò perplesso


-Adesso ho paura di aprire questo sacco- però lo fece lo stesso e rimase parecchi minuti bloccato, con gli occhi spalancati per la sorpresa. Dentro il sacco c'era una specie di serpente con, al posto delle scaglie, delle piume di colore azzurro e blu, un muso lungo e una chiostra di denti rosa molto aguzzi -è uno Xortrof? Un vero Xortrof delle pianure?- chiese allibito lo stregone alla sorella che gli sorrise e annuì -Regina non ti ho mai voluto così bene come in questo momento- rise Massimo, abbracciandola. Alexander guardò quel brutto coso piumato e non capì esattamente perché l'idea di sezionarlo aveva reso così contenti i due stregoni


-Ho un regalo anch'io per voi- fece il ragazzo arrossendo e dando ad entrambi il loro regalo


-Non dovevi- gli assicurò Regina abbracciandolo


-Comunque grazie- aggiunse Massimo mentre lo baciava sulla fronte e poi si attardava sulle sue labbra. Regina aprì il suo regalo mentre i due si perdevano a limonare


-Oh- fece sorpresa la donna quando aprì la scatolina e tirò fuori una collana d'argento con il pendente di Pietra di Luz tagliata a goccia che iniziò a cambiare colore fra le sue mani -è davvero bella- fece la donna sorridendo e mettendosela al collo. La pietra cambiò tonalità un altro paio di volte prima di prendere il suo colore definitivo: lo stesso rosso degli occhi di Regina che sorrise, ringraziando il ragazzo. Massimo aprì il suo regalo facendo notare alla sorella che il suo pacco era più grande -Sei un idiota- gli rispose la donna. Massimo tirò fuori il suo regalo e rimase un po' perplesso a fissare un grosso pezzo di stoffa logora e bucata


-Cos'è?- chiese ad Alexander


-Un mantello- gli rispose il ragazzo, ridendo della sua espressione stupita


-E' un po'... vissuto- fece lo stregone rigirandosi la stoffa fra le mani, in imbarazzo. Alex rise e tirò un lembo della stoffa, togliendo l'incantesimo che la faceva sembrare così vecchia e logora. La stoffa divenne nuova e nero cupo, con dei ricami bianchi e sinuosi su tutto i margini


-Ti piace adesso?- gli chiese il ragazzo


-Si, grazie- rise a sua volta lo stregone abbracciandolo


-Posso unirmi anch'io?- chiese Cesar facendo sobbalzare tutti


-E tu quando diavolo sei entrato?- sbottò Massimo


-E soprattutto come?- chiese a sua volta Regina


-Segreto- rise il ladro per poi dare a Regina uno strano oggetto: un dodecaedro piuttosto grande, con delle scanalature e delle scritte su tutte le facce -tanti auguri- le disse sorridendo


-Cos'è?- chiese la donna perplessa, rigirandoselo fra le mani


-Un rompicapo degli argoniani- le spiegò il ladro -ogni lato si apre quando si riescono a formare delle frasi e rivela un regalo, è piuttosto antico... se non mi hanno informato male è scritto nella vostra lingua madre-


-Si, è la nostra lingua- sorrise Regina, continuando a rigirarsi l'oggetto fra le mani


-Ti piace?- le chiese Cesar, tentennante, e la donna l'abbracciò sorridendo


-Si, grazie- il ladro si irrigidì stupito e, quando si riprese, la donna si era già staccata e si era messa a trafficare con il suo regalo


-Ok- fece Cesar, un po' frastornato -questo è per te- disse voltandosi verso Massimo, allungandogli un sacchetto minuscolo


-Ti sei sprecato per me- fece lo stregone, mentre apriva la sacchetta


-Ti assicuro che ti piacerà! Solo una cosa: non farti intenerire da Alexander, farglielo bere perché ne vale decisamente la pena- il ragazzo, sentendosi mettere in mezzo, si avvicinò per guardare cosa Cesar avesse regalato a Massimo e quando vide quella boccetta di pozione arrossì violentemente fino alla punta delle orecchie


-Una pozione?- fece stupito lo stregone -e cosa fa?-


-Tu non lo vuoi sapere!- sbottò Alexander, sempre più rosso in viso


-Ti assicuro che vuoi vederlo- gli disse invece Cesar ridendo


-Io ti uccido se non stai zitto- lo minacciò il ragazzo per poi rivolgersi di nuovo a Massimo -buttala via, per favore... -


-Hem... va bene- assentì un po' perplesso Massimo -ma mi spieghi cosa fa?- il ragazzo arrossì ancora di più e distolse lo sguardo


-Niente- mentì il ragazzo


-Fa diventare chi la beve un adorabile micetto in calore- spiegò Cesar per poi schivare il pugno di Alexander


-Sei un idiota!- l'apostrofò il ragazzo cercando di colpirlo ancora


-Doveva pur veder il frutto di 5 ore del tuo lavoro!- lo prese in giro Cesar -ti impegni sempre tanto per fare quelle pozioni e lui nemmeno lo sa!-


-5 ore? Gli hai dato la versione più costosa?-


-Quella migliore- annuì il ladro facendolo arrossire ancora


-Sei un idiota e uno stronzo-


-Dai calmati gervar- cercò di dividerli lo stregone -se non la vuoi bere non ti costringerò- gli assicurò


-Ma tu vorresti che la prendessi, vero?- gli chiese con un tono d'accusa


-Ammetto che sono curioso- fece lo stregone mentre gli accarezzava una guancia -ma se non vuoi non ti costringo- Alexander arrossì ancora e sospirò, abbracciandolo


-La prendo solo perché non mi costringi e solo questa volta- gli disse il ragazzo per poi aggiungere più duramente -ma non provare a chiedermi di prenderla un'altra volta perché altrimenti meglio che cominci ad abituarti a dormire da solo- Massimo rise e lo baciò sulla fronte, ringraziandolo. Durante il giorno gli allievi della gilda regalarono a Regina e Massimo un vecchio tomo di magia restaurato ma per il resto non ci furono altri avvenimenti importanti.


Alexander prese la pozione del gatto la sera, dopo cena, da solo in camera sua e aspettò che facesse effetto. Aveva paura che a Massimo non piacesse l'effetto finale e allo stesso tempo che gli piacesse troppo ma soprattutto era imbarazzato. Non solo dal fatto che stava per mostrarsi nudo e mezzo gatto allo stregone ma anche perché gli stava per mostrare una sua creazione magica: aveva il terrore che trovasse qualcosa che non andava o che gli dicesse che era un incantesimo pessimo. Aveva paura. Eppure, quando la pozione sortì il suo effetto, si alzò e andò dallo stregone lo stesso.


Massimo si alzò in piedi di scatto quando sentì la porta aprirsi e rimase senza parole a guardare Alexander. Sulla sommità della testa gli erano cresciute delle orecchie da gatto nere e le pupille si erano allungate proprio come quelle dei gatti


-Ti piace?- gli chiese Alexander, rosso in viso


-Sei splendido- gli assicurò lo stregone avvicinandosi. Il ragazzo sorrise e l'abbracciò, non si era sentito così insicuro neppure le prime volte che facevano sesso insieme -hai anche la coda- notò lo stregone mentre lo accarezzava sui fianchi. Alexander sorrise e gli si strusciò contro, facendo le fusa come un vero gatto -Sei meraviglioso- gli sussurrò ancora una volta Massimo baciandolo su tutto il collo e sulla spalla, mentre lo portava a letto. Lo fece stendere e iniziò a baciarlo e carezzarlo su tutto il corpo, cercando tutti gli altri cambiamenti che quella pozione aveva fatto al suo corpo. Lo trovò incredibilmente sensibile sul collo e sulla schiena, fino alle reni, ancora più caldo e languido del solito. Avrebbe desiderato prenderlo lentamente, cercando di godersi ogni istante ma, in realtà, era troppo bello per mantenere il controllo: ad ogni carezza reagiva facendo le fusa o lasciandosi andare in bassi miagolii e si strusciava languidamente contro tutto il suo corpo, persino la lingua ruvida era dannatamente eccitante. Una volta che gli fu entrato in corpo non riuscì più a fermarsi: era troppo bello per riuscire a farlo. Andarono avanti per ore finché non stramazzarono entrambi sfiniti


-Non riuscirò più a sedermi per una settimana- borbottò Alex stringendosi allo stregone


-Se ti muovi ancora così rischi di non riuscirci per un mese- lo avvertì Massimo facendolo ridere -sei bellissimo- gli disse poi mentre lo baciava sulla fronte, teneramente


-Grazie-


-Gervar... - lo richiamò lo stregone dopo alcuni minuti di assoluto silenzio


-Mmm... - mugolò l'altro, mezzo addormentato


-Ti arrabbi se lascio che Regina ti veda così?- gli chiese cautamente


-Intendi nudo e mezzo scassato per il troppo sesso oppure mezzo gatto?- gli chiese il ragazzo, ancora con gli occhi chiusi


-Mezzo gatto-


-Va bene- rise il ragazzo. Massimo si alzò stirandosi la schiena e, dopo essersi messo un paio di pantaloni addosso, andò a chiamare sua sorella, che era rimasta sveglia cercando di risolvere il rompicapo che le aveva regalato Cesar. Il ladro invece si era appisolato sul divano ma si alzò quando sentì Massimo entrare


-Vedo che ti è piaciuto il mio regalo- ghignò il ladro -credo che se fossi sceso in città vi avrei sentito lo stesso- Massimo sbuffò e non gli rispose neanche, dicendo invece a Regina che poteva vedere anche lei Alexander. La donna sorrise e andò dal ragazzo mentre lo stregone rimaneva a parlare con Cesar


-Com'è che tu sapevi degli effetti di quella pozione?- chiese Massimo


-Non farmi quello sguardo accusatore- disse l'altro, sorridendo -non ho di queste tendenze-


-E allora come... ?-


-Ho fatto da cavia un paio di volte quando ancora doveva servire a cambiare il corpo completamente, rendendo la persona un vero gatto- Massimo lo guardò per un attimo e rabbrividì


-Che pessima immagine- disse disgustato immaginandosi Cesar con le orecchie e la coda da gatto


-Fottiti! Io sono un magnifico gatto... Alexander invidia il mio colore-


-Oddio! Non voglio sapere i dettagli... - gemette lo stregone


-Sono un batto albino tigrato meraviglioso!-


-Albino tigrato?- fece lo stregone stupito


-Si, sono bianco ma ho delle strisce di colore un po' più scuro- gli spiegò il ladro. Massimo lo guardò schifato ma poi si immaginò Alexander con quel colore e il suo corpo reagì immediatamente


-Oh! Alla larga! Non sono della tua sponda- fece Cesar, allontanandosi


-Ma chi ti vuole!- sbottò lo stregone, alzandosi e ritornando in camera da letto. Regina era seduta sul bordo del letto e stava accarezzando i capelli del ragazzo, sorridendogli -Regina- la chiamò lo stregone -ti spiace?- le chiese. La donna sbuffò sorridendo


-Vedi di darti una calmata, lo stai sfinendo-


-Sto bene- gli assicurò Alexander voltandosi a guardare lo stregone, allungando una mano verso di lui per invitarlo di nuovo a letto. Regina uscì ridendo lasciandoli a rotolarsi di nuovo fra le coperte.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 28/6/2013, 13:12




Aria di cambiamento


Massimo era arrabbiato. Anche se non lo ammetteva era difficile non notare come si aggirasse per la casa come una bestia in gabbia, come sbattesse ogni oggetto e come brontolasse di continuo. Anche Regina era arrabbiata ma, per lo meno, lo dava poco a vedere. Due giorni dopo il loro compleanno si era conclusa la seconda prova e le persone che erano riuscite a passare l'esame erano state solo 2.150, un risultato decisamente deludente, ma non era quella la vera ragione del loro cattivo umore. Era, invece, la possibilità tremendamente concreta di poter ritornare di nuovo in guerra.


Erano arrivate a palazzo alcune missive dai toni bellicosi da alcuni regni dell'Ovest. Il re sarebbe entrato in guerra immediatamente se non fosse stato che Massimo e Regina gli si erano opposti fermamente


-La nostra gilda viene prima- avevano detto al re -e finché non avremo completato gli esami di ammissione noi non entreremo in guerra- il sovrano, allora, era stato costretto a trovare una soluzione alternativa. Aveva quindi indetto una festa, a cui aveva invitato i regnanti che lo stavano minacciando di guerra e aveva chiesto a Massimo e Regina di dare prova dei loro poteri per impressionarli e farli desistere. L'idea era buona ma ai due stregoni non piaceva: dicevano di sentirsi come dei bestie da circo


-Il re vi ha chiesto di impaurire un mucchio di gente- diceva loro Alexander -l'ultima cosa che desidera è trattarvi come fenomeni da baraccone- nessuno dei due gli rispondeva ma entrambi erano offesi e arrabbiati per quella trovata.


Comunque, nonostante tutto, decisero di far cominciare la terza prova: ciò che chiesero agli aspiranti maghi fu di parlare con il pensiero ad uno dei draghi o delle viverne degli adepti della gilda e chiedere loro la soluzione di un indovinello che lo stregone recitò nella sua madrelingua. Alexander non sapeva se valesse anche Sila come drago della gilda ma pensò che sarebbe stato meglio provare prima con il suo di drago e poi, quando avesse appreso il meccanismo, avrebbe parlato con Ranmara o Ternat. Subito dopo aver saputo in cosa consisteva la prova andò dal suo drago per dargli la polvere contro il prurito dovuto al cambio di scaglie. Aveva, fortunatamente, già iniziato a perderle sulla testa e sulla schiena, era erano ricresciute della stessa tonalità di nero dai riflessi dorati che aveva da cucciolo. Molti draghi, quando cambiavano le scaglie, cambiavano anche radicalmente colore ma, per la razza di Sila, era molto più probabile che il colore rimanesse invariato. Alexander preparò la polvere, allungandola con l'acqua perché il suo drago la potesse bere, e lo controllò per vedere se le scaglie stavano ricrescendo dritte e dure. Si accorse subito che sul collo una scaglia era ricresciuta del colore dell'oro e gli venne da ridere


-Una sola?- chiese al drago -volevi fare l'alternativo facendoti crescere una sola scaglia dorata?- il drago continuò a bere la sua medicina e non gli diede retta. Il ragazzo cercò allora di entrare in contatto con la sua mente, facendo scivolare la sua energia verso l'animale ma quello, sorpreso, eresse delle specie di barriere magiche attorno alla sua mente -Sila, sono io- gli disse, carezzandolo sul muso mentre faceva scivolare la sua energia attorno al drago che, a poco a poco, tolse la protezione e si lasciò avvicinare con il pensiero -Sono io- gli disse con il pensiero e il drago reagì contento, mandandogli un infinità di immagini e sensazioni, quelli che erano i suoi pensieri, tutto insieme e con forza, tanto che Alexander non riuscì a reggere e svenne. Si risvegliò circa una mezz'ora dopo con una tremenda emicrania e con Sila che gli girava attorno preoccupato


-Sto bene- lo rassicurò il ragazzo, sentì l'energia del suo drago che tentava di connettersi di nuovo con i suoi pensieri e questa volta fu il ragazzo ad innalzare una barriera -Mi spiace ma non posso sopportare una seconda volta tutte quelle sensazioni- gli disse Alex, accarezzandogli il muso. Il drago capì e smise di cercarlo con la mente accontentandosi di ricevere delle coccole -la prossima volta mi devo ricordare di chiederti perché non mi hai mai cercato con il pensiero se sai meglio di me come si fa- borbottò sovrappensiero il ragazzo mentre cercava di riprendersi. Gli ci volle circa un quarto d'ora solo per riuscire ad alzarsi e comunque l'emicrania non era affatto passata. Ritornò alla gilda per prepararsi una pozione che lo facesse stare meglio e trovò lo stregone e sua sorella che si stavano preparando, mettendosi abiti decisamente molto eleganti. C'era anche Cesar, vestito pure lui molto bene


-Che succede?- chiese il ragazzo, entrando


-Stai bene?- gli chiese invece Massimo, preoccupato dalla sua espressione stanca e dolorante


-Ho un mal di testa tremendo- gli spiegò il ragazzo per poi chiedere di nuovo -come mai così eleganti?-


-Dobbiamo andare al ricevimento del re per i sovrani dell'ovest- gli ricordò Massimo


-Me ne ero dimenticato- sbuffò il ragazzo -mi faccio passare il mal di testa e mi preparo-


-Sicuro di non voler rimanere a casa? Hai davvero una brutta cera- gli disse lo stregone


-No, no... sto bene- gli assicurò il ragazzo mentre si inginocchiava a terra e rimuoveva un sigillo che aveva imposto sul un punto del pavimento. Si aprì un piccolo buco nel terreno da dove il ragazzo estrasse un quaderno dalla copertina gialla prima di imprimere nuovamente il sigillo


-Cos'è?- chiese Regina curiosa, andando accanto al ragazzo


-Libro di pozioni mediche- le rispose Alexander mentre cercava la pagina giusta


-Le hai fatte tu?- chiese ancora la donna


-Una parte- le rispose il ragazzo


-Quasi tutte- lo corresse Cesar per poi chiede alla maga -non è che puoi aprire quel sigillo? Ci sono un altro paio di libri interessanti che sto tentando di rubargli da 3 anni-


-Perché dovresti voler rubare dei libri di medicina?- chiese stupita la donna


-C'è solo un libro di medicina ed è quello che tengo in mano- le disse Alex mentre prendeva gli ingredienti per la sua pozione


-A me interessano altri libri: quello nero, quello rosso e quello blu- continuò il ladro -quello blu contiene delle pozioni adatte al mio lavoro di ladro come quella per diventare invisibili, quella per passare attraverso i muri e così via... per quello rosso ci sono persone che mi darebbero la loro anima per avere anche una sola pagina perché contiene le pozioni sessuali, tipo quella del gatto- spiegò sorridendo ammiccante a Massimo


-Non sono interessato- gli rispose lo stregone


-Sa che lo ucciderei se provasse a rifilarmi una delle pozioni del libro rosso- borbottò Alexander senza smettere di preparare il suo intruglio


-E quello nero?- chiese Regina


-Quello sono solo curioso di leggerlo- ammise il ladro -penso che rubarlo sarebbe troppo pericoloso per me e per chiunque altro-


-Perché?- chiesero in coro i due stregoni. Cesar, prima di rispondere, chiese il permesso con lo sguardo ad Alex che, sospirando, annuì


-Nel libro nero ci sono pozioni di morte molto innovative e fantasiose- spiegò -ho letto gli effetti di alcune prima che Alex le trascrivesse sul quaderno nero e lo nascondesse a chiunque e mi hanno fatto rivoltare lo stomaco per il disgusto... e lo dice una persona che di mestiere fa l'assassino part-time... - entrambi gli stregoni restarono ammutoliti per lunghi istanti. Quando si voltarono verso il ragazzo erano allibiti


-Perché... ?- chiese Massimo in un sussurro, non sapendo esattamente nemmeno lui cosa volesse sapere


-Perché le ho scritte? Perché alle volte le mie idee sembrano dei mostri che temano di morire e non mi lasciano in pace finché non le trascrivo... finché non metto su carta le idee il mio cervello non mi da tregua, continuando a mostrarmi gli effetti di ciò che era solo un idea e se sono pozioni di morte ho incubi tremendi... alle volte mi sembra una maledizione... -


-Forse lo è- fece Regina


-No... sono sempre stato così... - le assicurò il ragazzo con un sorriso stiracchiato. Prese un bicchiere e ci versò la pozione che aveva appena completato: un ammasso grumoso verde vomito


-Non ha un gran aspetto- fece Massimo -non preferisci che ti curi io?- gli chiese


-No, va bene la pozione... nonostante l'aspetto ha un buon sapore di menta- gli assicurò il ragazzo prima di berla in un paio di sorsi. L'effetto fu immediato e visibile anche dall'esterno: l'emicrania passò e tutto il viso del ragazzo divenne immediatamente più luminoso, sano e rilassato –vado a prepararmi- disse il ragazzo –faccio presto- dopo che se ne fu andato Regina prese il libro giallo e iniziò a sfogliarlo


-Non credo dovresti leggerlo- le disse Cesar


-Io non sono te e non rivenderò le ricette al miglior offerente-


-Non è per quello! È solo che al ragazzo non piace che si leggano i suoi appunti senza il suo consenso… -


-Magari non vuole che sia tu a leggerli- fece Massimo


-Fate un po’ come vi pare, allora- sbuffò il ladro, andandosi a sedere sul divano, piccato. Alexander ci mise alcuni minuti per decidere cosa mettersi e cambiarsi. Quando ritornò si era messo un vestito blu con dei decori sinuosi neri molto eleganti


-Ti dona il blu- si complimentò Massimo –dovresti metterlo un po’ più spesso- il ragazzo sorrise e lo ringraziò mentre andava in cucina per riprendere il suo libro e riporlo. Quando lo vide in mano a Regina la sua prima reazione fu quella di arrossire ma subito dopo si morse le labbra e sembrò sul punto di arrabbiarsi


-Devo metterlo via- disse il ragazzo allungandosi per riprendere il libro. La voce era calma ma si vedeva che era irritato


-Non dovevo leggerlo?- chiese la donna, un po’ sorpresa


-Avrei preferito non l’avessi fatto- le rispose mentre rimetteva il libro nel buco nel pavimento


-Scusa, non pensavo ti avrebbe davvero dato fastidio- cercò di scusarsi la donna ma Alexander le sorrise, un po’ forzatamente


-Fa nulla, non è un problema… Andiamo?-

 
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46 replies since 11/8/2011, 10:11   342 views
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