Fra ladri e mercenari
Passò un intera settimana senza che Alex e Massimo Magno si incontrassero. In quel periodo il ragazzo presentò il suo nuovo drago alla famiglia e Desdemona decise che si sarebbe chiamato Sila, anche se era un nome da femmina e il drago era maschio, ma visto che il cucciolo aveva imparato a riconoscere quel nome era già troppo tardi per cambiarglielo. Gaio ebbe parecchio da ridire ma Elaina lo zittì e al piccolo drago fu concesso addirittura di dormire in casa, davanti al caminetto della cucina, mentre di giorno seguiva il padroncino alle lezioni e in tutti gli altri posti in cui Alex andava. Non era insolito che i ragazzi che studiavano magia si portassero a lezione animali, come loro famigli, ma di solito erano gatti, uccelli, serpenti e altri piccoli animali. Di draghi in tutte le classi della scuola c’erano solo Sila e Warev, il drago di un ragazzo molto più grande di Alex, che aspirava a diventare cavaliere piuttosto che mago. Se prima Alex veniva guardato strano perché era diventato il pupillo di Massimo Magno, ora che si portava dietro un drago veniva evitato come la peste. Il maestro il secondo giorno che andava a scuola con Sila lo prese da parte e gli parlò
-Senti Alex, perché continui a venire a lezione?- gli chiese il maestro
-Che intendete dire?- gli chiese perplesso
-Che hai la fortuna di essere in buoni rapporti con il più grande stregone di tutti i tempi e sei imparentato con la Grande Maga, perché continui a venire a lezione da me? Io sono un mago davvero insulso al loro confronto e tu hai del potenziale, chiedi a loro di insegnarti la magia-
-Penso che non accetterebbero- gli rispose sincero e depresso –i loro adepti sono tutti su un altro livello rispetto a me, sono irraggiungibili, anche se studiassi per tutta la vita non riuscirei a raggiungere neppure il peggiore di loro-
-Prova a chiedergli comunque- lo incitò il maestro –sei un ragazzo sveglio e dotato, potresti fare grandi cose. Poi vorrei chiederti un’altra cosa: come mai ti sei comprato un drago? Per giunta è un incrocio,vero? Non ne ho mai visto uno così strano!-
-Me lo ha fatto comprare lo stregone, così mi potrò muovere più facilmente quando lui partirà per la guerra-
-Già, vero che partiranno il prossimo mese!- si ricordò il maestro –Comunque entriamo in classe che è già tardi!- nei giorni successivi il maestro riprese a comportarsi normalmente con il ragazzo finché nel finire della settimana non bussò alla porta della sua aula Massimo Magno in persona
-Dovrei parlare con uno dei ragazzi- disse lo stregone al maestro, al quale stava per venire un attacco di cuore per la sorpresa
-Si… si, certo… - balbettò l’uomo –Alex vai… vai pure… - il ragazzo mise via i libri e si alzò, facendo un fischio a Sila perché lo seguisse fuori. Massimo aspettò in silenzio e ringraziò il maestro un’altra volta prima di uscire e chiudere la porta
-Seguimi- ordinò al ragazzo allontanandosi dalle aule e andando nel giardinetto della scuola per parlare ad Alex in tranquillità –non l’hai portato indietro alla fine- disse lo stregone, indicando il cucciolo di drago
-No- gli rispose il ragazzo e Massimo sospirò stancamente sedendosi di peso sul muretto
-Gervar te lo chiedo per favore, riportalo indietro, non voglio che ti faccia del male-
-Qualsiasi drago potrebbe farmi del male- gli rispose il ragazzo –non porterò indietro Sila a quell’uomo orribile-
-Gli hai già dato un nome… -
-Gliel’ha dato mia sorella in realtà- ammise il ragazzo e Massimo sospirò stancamente
-Allora tienilo, se gli hai già dato un nome è già troppo tardi, ti ci sei già affezionato-
-Si- ammise il ragazzo con un sorriso. Il mago sospirò e si prese la testa fra le mani, in un gesto davvero molto stanco. Alex gli si avvicinò e gli posò una mano sulle sue –è successo qualcosa?- gli chiese, lo stregone lo abbracciò di slancio
-Presto partirò con l’esercito per la campagna militare- gli disse senza tanti giri di parole –volevo solo partire sapendo che non eri arrabbiato con me- il ragazzo arrossì violentemente, fortuna che non c’era nessuno lì in giro ad ascoltarli
-Non sono arrabbiato, non più- gli disse e lo stregone sorrise, baciandolo teneramente
-Sono contento- si alzò e gli scompigliò i capelli, sempre sorridendo –Hai impegni per il resto del giorno?-
-In realtà io dovrei essere ancora a lezione per altre tre ore… -
-E non puoi fuggire?-
-No, non si fugge da scuola-
-Ci hai mai provato?-
-No- ammise Alexander
-Che ragazzino serio- rise lo stregone scompigliandogli i capelli per l’ennesima volta –dai seguimi!- gli ordinò e uscirono dal cancello principale della scuola senza incontrare nessuno e senza essere fermati –ci voleva tanto?- gli chiese lo stregone sorridendo
-Ma siamo sicuri che sia tu l’adulto fra noi due?- borbottò il ragazzo seguendolo fra le varie vie della città
-Odio soltanto le istituzioni: che siano scuole, caserme o una bella sala del palazzo io odio avere padroni, stare in una scuola mi fa sentire claustrofobico!-
-E come hai fatto quando andavi a scuola?- lo stregone si fermò di botto e il ragazzo quasi non gli andò addosso
-Non sono mai andato a scuola, non sono mai stato bambino- gli disse l’uomo con voce stranamente piatta. Si rimise a camminare e aggiunse –Hai uno strano dono sai, gervar? Riesci sempre a fare le domande peggiori!-
-Mi dispiace- gli disse sinceramente il ragazzo ma Massimo gli sorrise
-Non ti preoccupare per me, stai solo attento alle domande che fai agli altri: ti potrebbero cacciare in guai seri- Alex annuì –comunque siamo arrivati- gli annunciò lo stregone indicando l’edificio davanti a loro. Era una taverna, un luogo brutto e decadente, con alla porta un brutto ceffo coperto da un lungo mantello marrone con cappuccio. Sull’insegna sbilenca c’era scritto “Locanda del manigoldo” e il nome rispecchiava perfettamente il luogo
-Sicuro che sia il posto giusto?- chiese Alex allo stregone
-Si, certo- gli rispose l’altro tranquillo, mentre si avvicinava all’entrata ma il tizio con il mantello marrone lo bloccò
-Che volete?- gli chiese rudemente
-Che ti levi dai piedi- gli rispose lo stregone fulminandolo con lo sguardo
-Qui non è permessa l’entrata a chiunque- gli rispose l’altro scostando il mantello per mostrare il coltellaccio che teneva alla cintola
-Oh, è così… - disse a mezza voce Massimo Magno mentre nella sua mano destra si addensava uno strano fumo rosso, visibile solo agli occhi di Alexander –permettetemi allora di mostrarvi il mio lasciapassare- aggiunse lo stregone allungando la mano verso l’uomo incappucciato che indietreggiò spaventato da una strana inquietudine e dagli occhi sanguigni del mago
-Massimo!- urlò qualcuno alla loro destra e lo stregone abbassò la mano voltandosi a guardare il nuovo arrivato
-Cesar, sei in ritardo- gli disse Massimo –e i tuoi adepti mi fanno perdere tempo-
-Sono davvero spiacente- rispose l’uomo avvicinandosi e fermandosi davanti allo stregone –ma, vedi, dall’ultima volta che ci siamo incontrati ho avuto un po’ da fare, sai com’è: essere il capo di una gilda di tagliagole, ladri e spie non è una cosa da tutti! Se poi si conta che devo stare attento anche a quello che combinano i mercenari di Cisto… Potrai capire che sono un uomo molto impegnato! E non mi dispiacerebbe se evitassi di fare le tue strane magie sui miei uomini! Ci tengo che rimangano tutti interi!-
-Di questo non ti devi preoccupare, non ucciderei mai dei miei alleati… per quanto stupidi-
-Grazie- gli rispose l’altro sbuffando. Cesar era un uomo magro e slanciato, con i capelli lunghissimi, lisci e di un color castano che riluceva di riflessi rossi. Il viso lungo e dai tratti decisi ma addolcito da labbra morbide e begli occhi verdi, portava un mantello marrone con cappuccio sulle spalle, aperto a mostrare il viso e gli abiti semplici e logori, oltre che le molte armi. Non era un mago, attorno a lui Alex non riusciva a vedere alcun segno della magia, ma c’era lo stesso in lui qualcosa di incredibilmente sinistro e pauroso, forse era solo il modo di muoversi, fluido e spettrale, oppure le armi, o forse, più probabilmente, sapere che era il capo di un gilda malfamata. Cesar si voltò verso Alexander –è lui?- chiese allo stregone mentre girava tutto attorno al ragazzo, scrutandolo
-Si- rispose semplicemente l’altro
-Come ti chiami ragazzo?- chiese l’uomo
-Alexander-
-Età?-
-Perché vi interessa?-
-Rispondigli, gervar- lo incitò lo stregone
-Sedici-
-Troppo giovane- decretò l’uomo voltandosi a fronteggiare lo stregone, sfidandolo a mettere in discussione il suo giudizio
-Per il lavoro di cui avevamo parlato andrà più che bene- ribatté lo stregone
-Affatto! È troppo giovane, non si può affidare un tale incarico ad un ragazzino!-
-Scusate- si intromise Alexander –ma di che state parlando?-
-Di un favore che vorrei mi facessi- gli rispose Massimo Magno –però preferirei parlarne dentro e non nel bel mezzo di una strada- Cesar fece segno di seguirlo ed entrò nella taverna. L’interno era squallido quasi quanto l’esterno e popolato di tante brutte facce che bevevano dai loro bicchieri luridi e guardavano i nuovi arrivati con diffidenza. Cesar li condusse in una stanza privata, puzzolente di tabacco, stretta e dotata di un solo grande tavolo con varie sedie attorno
-Ora possiamo parlare- annunciò l’uomo sedendosi scompostamente su una delle sedie, Massimo si sedette in quella affianco mentre Alex rimase interdetto sulla soglia per qualche istante –Avanti ragazzo, siediti! Non ti mangiamo mica!- rise Cesar –O per lo meno io non ho di questi gusti- aggiunse a bassa voce guardando il mago con un sorriso malizioso. Il ragazzo si sedette, cercando di reprimere il rossore che si stava propagando dalle sue guance
-Gervar- gli disse Massimo tranquillamente –lui è Cesar e alla lontana è un tuo parente-
-Cosa?- chiese il ragazzo stupito, guardando l’uomo
-Tranquillo, siamo imparentati molto, ma molto, alla lontana- gli sorrise l’uomo –A dire il vero la tua famiglia e la mia non si sono più incrociate da quando questo qui è diventato una bella statuina di pietra!- gli spiegò indicando Massimo Magno
-Vedi, gervar- continuò lo stregone combattendo l’irritazione –io presto dovrò andarmene e non tornerò per molto tempo, ci sono molte cose che dovrei ancora fare ma non ne ho la possibilità in questo momento e per raggiungere i miei scopi ho bisogno di due cose: tempo e denaro-
-E io che c’entro in tutto questo?- gli chiese Alexander
-Vorrei che ti prendessi cura della contabilità della mia gilda- gli rispose lo stregone
-Cosa? Ma… - cercò di dire il ragazzo spaventato e sorpreso
-Ma non gliene avevi già parlato prima?- si intromise Cesar, non aspettò la risposta dello stregone e continuò a parlare ad Alex –Visto che la mia gilda e quella dei maghi sono molto collegate fra di loro da molto tempo e per motivi che preferisco non stare qui a spiegare, abbiamo concordato che per lo meno nei primi tempi ti darò una mano io, ti insegnerò come si gestiscono i soldi e gli investimenti… e magari anche qualcosa di più-
-Cesar e la tua famiglia sono sempre stati ottimi alleati e persone di fiducia- aggiunse lo stregone
-Per quanto ci si possa fidare di un assassino- rise l’altro
-Quindi mi volete lasciare la gestione della vostra gilda?- chiese il ragazzo ancora confuso
-Se mi potessi fare questo favore- gli disse Massimo Magno con un sorriso leggero sulle labbra –di Cesar mi fido ma è pur sempre un ladro… -
-Grazie tante- bofonchiò l’altro incrociando le braccia al petto
-Lo hai detto tu stesso che non ci si può fidare- ribatté lo stregone
-Un conto è se lo dico io, se lo dice qualcun altro è tutta un'altra storia!- rispose Cesar con un sorriso poi si rivolse nuovamente al ragazzo –però non ho molta fiducia nel fatto che un ragazzino possa dirigere una gilda, anche se lo aiutassi non credo che ci riuscirebbe-
-Cesar… - lo rimproverò lo stregone
-Se volete qualcosa da me sapete che dovrete darmi qualcosa in cambio- bloccò ogni replica Cesar –e per prendermi cura del vostro… pupillo, voglio assicurarmi che abbia almeno una qualche qualità utile-
-Cioè?- chiese il ragazzo
-Ti sottoporrò alle 3 prove della mia gilda, se ne riuscirai a compire anche solo una senza nessun aiuto esterno né magico allora io accetterò di aiutarti nei prossimi mesi, o anni… dipende da quanto impari in fretta-
-Cesar non erano questi i patti- gli disse Massimo Magno –l’oro che ti ho promesso non ti basta?-
-Hey! Sono un furfante- gli rispose con semplicità l’altro –l’oro non mi basta mai e sto bene attento a quello che faccio, il ragazzo si potrebbe rivelare più un peso che una fonte di guadagno, voglio solo vedere se possiede qualche abilità utile-
-Quali sono le prove?- gli chiese Alexander
-Non sei costretto, gervar- gli disse lo stregone –troverò qualcun altro, inizio a pensare che non sia affatto una buona idea affidarti a Cesar-
-E ci sei arrivato solo adesso che non è una buona idea lasciarmi nelle mani di un assassino?- gli chiese il ragazzo sorprendendolo
-Veramente… - cercò di dire lo stregone ma il ragazzo lo precedette e si rivolse a Cesar
-Quali sono quindi queste prove che dovrei affrontare?- l’uomo sorrise in una maniera che al ragazzo non piacque per nulla, si alzò e si mise alla sua sinistra, posandogli una mano sulla sua. Quando la ritirò sul suo polso c’era un sottile cerchio di ferro che riluceva di un incantesimo
-Prima prova: prova della spia- gli elencò Cesar allontanandosi –in questa stanza è nascosto un documento, per superare la prova devi solo trovarlo! Quel pezzo di ferro al tuo polso serve solo per fare in modo che tu non possa usare incantesimi di alcun genere- si voltò verso lo stregone e gli sorrise –adesso noi due andiamo a bere qualcosa mentre la prova si svolge, torneremo fra 5 minuti- quando fu solo Alexander iniziò a cercare in ogni angolo di quella piccola stanza ma non trovò nulla. Niente fogli, libri o pergamene. Guardò perfino sotto il tavolo e tastò i muri ma non trovò nulla e quando i due uomini tornarono si diede per vinto
-Dov’era nascosto il documento?- chiese il ragazzo e Cesar diede una semplice botta al tavolo. Si aprì un cassetto segreto nel quale era contenuto un sottile plico di fogli
-Passiamo alla seconda prova- disse Cesar richiudendo il cassetto segreto e conducendoli in un'altra stanza ingombra di manichini pieni con tanti campanelli attaccati addosso –Prova del ladro: visto che non ti è mai stata data lezione di come derubare qualcuno ti farò affrontare questa prova che è più semplice, copiami come meglio puoi e non fare suonare i campanelli, Massimo per favore esci- quando lo stregone se ne fu andato Cesar si addentrò fra la piccola folla di manichini schivandoli, camminando normalmente e senza far suonare neppure un campanello. Quando tentò Alex sembrava stesse percorrendo un percorso ad ostacoli e comunque prese conto a molti dei fantocci, alla fine del percorso Cesar uscì dalla stanza senza aggiungere nulla.
Nella sala principale della taverna c’erano alcuni uomini loschi che stavano lanciando coltelli ad un bersaglio nel muro. Cesar si fermò al loro fianco e si rivolese ad Alexander –Questa è l’ultima prova, la prova dell’assassino. Ti darò tre coltelli e dovrai solo cercare di fare un punteggio migliore di uno di questi due uomini, almeno di uno di loro, se fallisci anche questa prova non ti aiuterò-
-Cesar questa è davvero una follia!- si intromise Massimo Magno –avevamo un patto noi due e questi non erano affatto gli accordi!-
-Che noia!- sbuffò l’altro –lasciami fare le cose a mio modo, una volta tanto! Tieni i coltelli ragazzo… - mise in mano ad Alexander tre dei coltelli che portava alla cintola –Lucio inizia!- ordinò poi e uno dei due uomini lì di fianco lanciò tre pugnali sul bersaglio, piuttosto vicini al centro –Rocco- l’altro uomo fece un punteggio ancora migliore –Ora è il tuo turno!- disse Cesar al ragazzo e dal sorriso che aveva sulle labbra si capiva perfettamente che pensava che non avrebbe mai potuto vincere. Ma quel sorriso morì non appena Alexander conficcò tutti e tre i pugnali nel centro esatto del bersaglio, lasciando tutti a bocca aperta –Ma come diavolo hai fatto?- chiese l’uomo ad Alex mentre controllava che non avesse imbrogliato con la magia
-Mi ha insegnato mio padre- gli rispose il ragazzo
-Fai i miei complimenti a tuo padre, ti ha insegnato bene- rise Cesar e sembrava sincero, gli tolse il bracciale di ferro e aggiunse –come promesso nei prossimi mesi ti aiuterò in qualsiasi problema riguardante la gilda di questo vecchio- di disse indicando lo stregone –e magari se ti interessa potremmo affinare qualche tua dote, con un po’ di esperienza potresti diventare un buon assassino, la base è buona!-
-No, grazie- si intromise Massimo Magno, guardandolo furioso
-Va bene, non ti incazzare! Era solo una proposta! Quanto sei suscettibile!-
-Meglio che ce ne andiamo- disse lo stregone al ragazzo, continuando a fulminare Cesar con lo sguardo –inizio ad averne davvero abbastanza-
-Ci vediamo!- li salutò Cesar sorridendo pimpante ma proprio mentre stavano per andarsene da quella lurida topaia irruppero una decina di uomini armati fino ai denti
-E questi?- ringhiò Massimo
-Non sono roba mia- gli rispose Cesar irritato –Che volete?- urlò agli uomini che avevano fatto irruzione
-Sei tu il capo di questi tagliagole?- chiese uno degli uomini, il viso celato dietro l’elmo
-Si, sono io. Con chi ho lo spiacere di parlare?-
-Io sono Cisto di Montergrass, e sono qui per ucciderti e distruggere la tua gilda-
-Ancora tu? Inizi a stancarmi!- sbuffò Cesar –è già la quinta volta che mi sfidi! Stai diventando noioso!-
-E questa sarebbe la quinta volta che tu non accetti un duello leale! Cos’è? Ti fa troppa paura confrontarti con me?-
-No, solo lo trovo incredibilmente seccante, non sono una di quelle persone a cui piace sprecare energie in un combattimento inutile!- sbuffò Cesar scrollando le spalle con fare noncurante. L’altro sfoderò la spada e la puntò davanti a sé mentre i suoi uomini si disponevano a bloccare gli altri assassini nella taverna, che comunque sembravano poco disposti ad intervenire
-E allora rimani fermo e muori!- urlò lanciandosi addosso a Cesar che fluidamente lo schivò
-Mica sono pazzo!- sorrise l’uomo, divertendosi a prendersi gioco dello sfidante –io ci tengo alla mia pellaccia!-
-Muori!- urlò di nuovo l’uomo cercando di decapitarlo e andandoci anche molto vicino
-Ma si può sapere perché ce l’hai tanto con me? Ti ho per caso ammazzato qualche parente?- schivò un altro affondo e un tavolo andò in pezzi
-Non posso semplicemente sopportare che un uomo orribile come te possa infestare la mia stessa città!- gli si scagliò di nuovo addosso ma questa volta venne bloccato da Massimo Magno
-Adesso basta- sibilò lo stregone spingendolo lontano
-Chi siete voi?- gli chiese il soldato mentre ritrovava l’equilibrio
-Io sono Massimo Magno, lo stregone immortale, l’uccisore del drago e non vi permetto di alzare la vostra spada su un mio discendente-
-Voi… - farfugliò l’uomo passando ripetutamente lo sguardo dallo stregone al ladro, che intanto si godeva la scena ghignando. Tutt’a un tratto il soldato si inginocchiò ai piedi dello stregone, lasciando andare la spada e togliendosi l’elmo –mi dispiace di avervi arrecato disturbo, Grande Mago ma non avevo idea che questo… il capo di questa gilda fosse un vostro discendente. Vi prego di perdonarmi- rialzò il volto verso lo stregone e parlò con occhi pieni di ammirazione –ho sentito molto parlare delle vostre gesta passate sul campo di battaglia, siete stato il più valente dei guerrieri che questo regno abbia mai avuto e anche se il capo di questa gilda è anche solo un millesimo di quello che siete voi allora ritiro tutto quello che ho detto su di lui e vi chiedo perdono- chinò di nuovo la testa in segno di rispetto. Cisto era un uomo alto e magro, portava un armatura semplice, completa e lucida, strana per un mercenario, aveva cortissimi capelli neri e occhi dello stesso colore intenso e profondo, con un paio di baffi arricciati sugli angoli e un pizzetto appuntito. Dava quasi l’impressione di essere un nobile piuttosto che un mercenario. Alexander rimase lontano dal gruppo, sperando che Cisto non l’avesse notato
-Perché? Cos’hai detto su di me?- chiese Cesar perplesso ma gli altri due uomini non lo ascoltarono
-Sei perdonato- disse lo stregone con un sorriso appena accennato –ma ti prego di non attaccare più questa gilda, ho bisogno di Cesar, soprattutto in questo periodo-
-Farò come ordinate- Massimo allungò una mano e lo aiutò a rialzarsi -Rinfoderate le armi, uomini!- ordinò Cisto ai suoi e poi s’inchinò di nuovo allo stregone –se posso fare qualcosa per voi… -
-Prenderete parte alla campagna che il re sta per cominciare?-
-Siamo qui per questo-
-Allora sarà un piacere combattere al vostro fianco- Cisto spalancò gli occhi per la sorpresa, sembrava voler aggiungere qualcosa ma ritrovò il contegno, si inchinò per l’ennesima volta e diede ordine ai suoi uomini di uscire
-Ti sei fatto un nuovo alleato- constatò Cesar mentre i mercenari uscivano. Cisto notò Alexander in un angolo del locale mentre usciva ma il ragazzo gli fece segno di tacere e quello tirò diritto
-Torniamo a casa?- chiese Massimo Magno al ragazzo che sobbalzò per la sorpresa
-Si, certo- gli rispose Alex con un sorriso tirato.
Alexander si aspettava quella visita, sapeva che sarebbe venuto presto a chiedergli spiegazioni. Cisto si preoccupava sempre molto per loro. Ma di certo non si sarebbe mai aspettato che avrebbe fatto l’errore così grossolano di andarli a trovare quando Gaio era ancora in casa
-Fuori da casa mia!- continuava ad urlare Gaio
-Devo solo parlare per qualche minuto con vostra moglie e vostro figlio- gli spiegò Cisto, senza essere minimamente sfiorato dalla furia dell’altro uomo, solido e imperturbabile come una roccia
-Fuori!- tuonò per l’ennesima volta Gaio ma Elaina si intromise
-Adesso basta! Cisto, entra- l’uomo chinò rispettosamente la testa prima di entrare in casa –e Gaio, se non vuoi avere a che fare con il nostro ospite sei pregato di uscire, se è venuto c’è una ragione più che importante-
-È così- assentì Cisto guardando Alexander seduto a tavola. Gaio se ne andò sbattendo la porta infuriato –Che uomo problematico che ti sei scelta Elaina- disse il mercenario alla donna e con un leggero sorriso aggiunse –ti saresti dovuta sposare con me, la tua vita sarebbe stata molto meno difficile- Elaina rise e l’abbracciò
-Il solito cascamorto, è bello rivederti-
-Anche per me- si voltò verso Alexander e il suo sorriso appassì leggermente –noi invece dovremmo proprio fare una discussione molto seria- si sedette davanti al ragazzo e lo fissò intensamente. Era il suo modo di far parlare i colpevoli nella sua truppa: fissarli in silenzio con quello sguardo truce e aspettare che quelli capitolassero. Incredibilmente era un metodo che funzionava sempre ma Alexander non era uno dei suoi uomini e non aveva fatto nulla di male
-Devi chiedermi qualcosa?- disse il ragazzo
-Solo un paio di cose, del tipo: che diavolo ci facevi oggi in una gilda di assassini? E da quanto va avanti questa storia? In che razza di compagnie ti sei andato ad invischiare?- era una vera fortuna che Alex avesse già spiegato tutto alla madre altrimenti le sarebbe preso di sicuro un accidente
-Hai frainteso- gli disse il ragazzo calmo –mi ci ha portato lo stregone dopo la scuola, non ci sarei mai andato se non mi avesse portato lui- tralasciò, come aveva fatto anche con sua madre, il fatto che in realtà fosse uscito da scuola prima della fine delle lezioni, quello aveva poca importanza
-Quale stregone? Massimo Magno?- chiese Cisto perplesso ma senza abbandonare la sua aria truce
-Si- ammise Alexander e gli spiegò cosa era successo quel giorno alla taverna del manigoldo e, per sommi capi, quello che era successo prima, come avevano risvegliato lo stregone e come lui si era legato ad Alex
-Quindi ti ci ha portato davvero Massimo Magno in quella gilda?- chiese alla fine Cisto, per lui era quella la cosa davvero importante
-Si-
-Ed è solo per farti insegnare come derubare legalmente la gente che andrai la?-
-Immagino di si- rispose il ragazzo
-Non ti metterai a fare qualche lavoro deplorevole?-
-Mai- rispose sicuro Alex e finalmente Cisto gli sorrise
-Mi hai fatto prendere un accidente dentro quella dannata taverna, ragazzo! Temevo davvero fossi diventato un poco di buono… - gli scompigliò i capelli e Elaina gli offrì il the, sedendosi al fianco del figlio
-È ancora un bravo ragazzo- disse la donna abbracciando il figlio e baciandolo sulla fronte con fare protettivo
-Mi fa piacere saperlo- sorrise Cisto e il suo sguardo scivolò in un angolo della stanza dove Sila era rannicchiato a fulminare con lo sguardo il nuovo venuto, non era mai troppo socievole con chi entrava nel suo territorio per la prima volta –da quando avete un drago?- chiese perplesso –Gaio deve aver fatto una tragedia quando l’avete portato a casa-
-Insomma- ammise Alexander, si allungò e chiamò il drago con un fischio, subito Sila gli andò in contro e si lasciò prendere in braccio, facendo le fusa come un gattino appena il ragazzo iniziò ad accarezzargli la testa –Sila è il mio drago da quasi una settimana-
-È un bel drago, ho conosciuto un cavaliere che ne aveva una varietà molto simile: si adoravano! Peccato sia zoppo-
-A me non importa- gli disse il ragazzo abbassando leggermente il viso sul cucciolo che glielo leccò –Sila è il mio drago, lo adoro così com’è-
-Bravo ragazzo!- rise di gusto il mercenario –mi hanno sempre detto che in un rapporto drago-cavaliere la cosa principale è l’amore che si prova! E poi anche Ken Karnet Shan aveva un drago zoppo, eppure è diventato un eroe lo stesso!-
-Io non miro a diventare un eroe- disse il ragazzo continuando ad accarezzare Sila –a me basterebbe diventare un bravo mago-
-Perché non chiedi a Massimo Magno di insegnarti?- gli chiese Cisto -mi hanno detto che è davvero un mago incredibile, anche se io non posso giudicare, essendo solo un povero mercenario- Alexander si rabbuiò di colpo al pensiero
-In realtà ci ho pensato tante volte anch’io di chiedergli di diventare il mio maestro ma i suoi allievi sono tutti così… incredibili! Io mi sento sempre tanto inferiore a loro-
-Non devi!- lo redarguì il mercenario –sei il figlio del più grande stregone e guerriero di questo tempo, vieni da una discendenza di grandissimi stregoni e paladini, non hai nulla da invidiare a quei ragazzini che fanno parte della gilda di Massimo Magno-
-Ci sono anche degli ultra ottantenni nella sua gilda-
-Si ne ho visti un paio- Alex lo guardò perplesso e Cisto gli spiegò che lo stregone lo aveva invitato a visitare la sua gilda poche ore prima –Comunque dovresti davvero provare a chiedergli- gli disse Cisto sconvolgendogli per l’ennesima volta i capelli. Rimasero a parlare del più e del meno finché non scese la sera ed Elaina iniziò a preparare da mangiare
-È meglio se me ne vado prima che ritorni Gaio, non ho proprio voglia di sentirlo urlare di nuovo- disse Cisto mentre si alzava, Elaina cercò di convincerlo a rimanere per cena ma il mercenario fu irremovibile. Mentre si stavano salutando qualcuno bussò alla porta
-Vado ad aprire io- disse il ragazzo sbuffando –probabilmente è Gaio che ha dimenticato le chiavi- ma quando aprì la porta si trovò davanti Massimo Magno e gli venne quasi un accidente. Uscì in fretta e si richiuse la porta alle spalle, quasi schiacciando in mezzo Sila, che soffiò incazzato –che ci fai qui?- gli chiese il ragazzo teso
-Ciao, anch’io sto bene- gli rispose ridendo lo stregone
-Si, scusa… ciao- lo stregone rise ancora –comunque che ci fai qui?-
-Ero venuto a prenderti- gli rispose lo stregone e per un attimo il suo sorriso si smorzò –non avevi detto che venivi a dormire alla gilda stasera?-
-Si, scusa è solo che me ne ero dimenticato… non è che potresti tornare fra un po’? Ho un paio di cose da fare-
-Va bene- assentì lo stregone, anche se perplesso –se torno fra mezz’ora va bene?-
-Si perfetto- Massimo gli sorrise e si abbassò a baciarlo sulla fronte
-A dopo- gli disse risalendo a cavallo e dirigendosi verso il castello al passo. Alexander riuscì finalmente a respirare e ritornò in casa
-Era Massimo Magno?- chiese Cisto
-Si-
-E perché non l’hai fatto entrare?-
-Per la stessa ragione per cui tu non sei uscito a salutarlo-
-Touché- ammise Cisto –è meglio che me ne vada prima che torni, ci vediamo presto- abbracciò Elaina e Alex
-Ciao zio- gli disse il ragazzo e Cisto gli scompigliò i capelli
-Fai il bravo, ci vediamo presto- Massimo Magno arrivò un quarto d’ora dopo che Cisto se ne era andato e così non incontrò il mercenario.
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Lo so che non gli frega a nessuno di questa storia, ma sfortunatamente l’ho scritta per una challenge e se non la finisco di postare non mi sarà contata come fatta!