The mage

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bloodingeyes
view post Posted on 7/7/2013, 19:50




Scongiurare una guerra


La sala del ricevimento era grandiosa, con un pavimento di puro marmo bianco e il soffitto dipinto con i miti e le favole più famose del regno. Alle pareti erano appesi splendidi arazzi dove erano stati dipinti i paesaggi delle terre più lontane e tutte le persone lì riunite facevano sfoggio dei loro migliori vestiti, anche se ad Alex sembravano tutti dei grossi pappagalli. Massimo e Regina erano già stati "rapiti" dal re e dai dignitari stranieri mentre Alexander e Cesar si erano presto ritrovati in un angolo a bere e annoiarsi


-Ripetimi perché siamo venuti anche noi- fece Cesar ad un certo punto, sbuffando esasperato


-Per essere di sostegno- gli rispose il ragazzo, altrettanto annoiato


-Se continua così mi addormento… - si lamentò ancora il ladro, facendo ridere il ragazzo. Presero entrambi un altro paio di calici e poi cercarono di non addormentarsi, seduti in un angolo della sala. Fu un piacevole diversivo l'arrivo di una delle figlie del re, di al massimo 10 anni, che ringraziò Alexander di aver fatto le carte a una sua sorella


-Come sta la principessa?- chiese Alexander alla bambina, curioso


-Ziva sta bene ma non l'abbiamo ancora vista da quando si è sposata... - si imbronciò la bimba


-Tranquilla, la potrai sicuramente rivedere presto-


-Dite sul serio?- chiese la principessina con gli occhi che si illuminavano per la felicità


-Si, penso di si... - fece tentennante il ragazzo per poi aggiungere -non vi sto predicendo il futuro, principessa... sto solo dicendo che è normale-


-Oh... - fece la bimba, un po' delusa


-Letha, smettila di infastidire gli ospiti- disse un uomo, andando loro incontro


-Non sto infastidendo nessuno- fece la principessina, imbronciandosi di nuovo


-Si, si... - sbuffò l'altro, poco convinto prima di salutare i suoi invitati. Alexander ci mise un po' per riconoscere quell'uomo alto quasi due metri e piuttosto in forma, con i capelli biondi e gli occhi azzurri -Spero che mia sorella non vi abbia infastidito- fece il principe Roman, il primogenito della famiglia


-Tutto apposto- fece Alexander alzandosi. Cesar fece un semplice inchino al principe ma non disse nulla


-Ti trovo bene, Alex- fece il principe


-Anche voi, signore, mi sembrate in buona forma- fece il ragazzo. L'ultima volta che si erano visti era stato poco prima del risveglio di Massimo e allora il principe Roman era un ragazzino magro e piccolino, debole e molto spesso malato ma con un carattere decisamente vivace, imprudente e bellicoso, a volte. Quello a cui si trovava davanti era un futuro re, più equilibrato ma anche un uomo che sapeva benissimo che effetto la sua statura, il suo rango e la sua bellezza facevano su tutte le persone attorno a lui. Il principe sorrise come fanno certi uomini quando vogliono portarsi a letto qualcuno e sono convinti di riuscirci senza problemi. Rimase a parlare con Alexander per un po', cacciando via la sorella minore e ignorando completamente Cesar


-Mi dicono che hai ripreso a fare premonizioni... - disse ad un certo punto il principe


-Ho letto le carte una volta a tua sorella, non ho mai ripreso a predire il futuro... -


-E se ti chiedessi di predirlo anche a me?- gli chiese il principe, continuando a sorridere


-Ti chiederei quando hai cominciato a fidarti più di un mazzo di carte che di te stesso- una cosa che al principe non era mai mancata, neppure quando era un bambino, era la fiducia in sé stesso


-Non è sfiducia in me stesso- gli disse il principe -è solo curiosità-


-Mi spiace ma non mi porto dietro un mazzo di tarocchi nella possibilità che qualcuno mi chieda di predire il futuro- disse Alex, sperando di chiudere la questione. Al principe bastò schioccare le dita perché quattro camerieri arrivassero ognuno con un mezzo di tarocchi su un vassoio d'argento -Dovrei iniziare a farmi pagare per leggere le carte- sbuffò il ragazzo prendendo un mazzo a caso


-Andiamo in un posto meno affollato?- gli chiese il principe, alzandosi in piedi


-Qui va benissimo- gli assicurò, invece, Alexander che sapeva benissimo a cosa stava mirando l'altro; il principe si risedette, senza a dare a vedere quanto quel rifiuto lo avesse irritato. Alex mescolò le carte e le mise di fronte al principe perché le dividesse, come ogni volta le carte cambiarono aspetto, diventando color verde smeraldo -Cosa mi vuoi chiedere?- fece il ragazzo appoggiando la prima carta


-Qual'è il mio colore preferito?-


-Sul serio?- fece il ragazzo perplesso -Davvero mi vuoi mettere alla prova?-


-Perché posso- Alex sbuffò e girò la carta che mostrava un impiccato


-Il viola- rispose senza esitazione e il principe sorrise


-Perché l'impiccato dovrebbe essere il color viola?- chiese, l'altro scoprì la seconda carta che mostrava un vecchio con una candela in mano


-E' un fatto storico... un po' lungo da spiegare in verità... volete che vi spieghi l'intera storia della carta dell'impiccato?-


-No, non c'è bisogno... comunque sei costretto a rispondere ad ogni domanda che ti pongo?- Alex voltò un altra carta che mostrava un mucchio di monete


-Si-


-E se ti chiedessi di rivelarmi tutti i tuoi segreti?- l'altro voltò una carta su cui erano rappresentate delle persone terrorizzate a cui stava venendo infilato dell'oro liquido in gola -quella non è una carta dei tarocchi- constatò il principe


-Non dei tarocchi di questo tempo o del nostro regno- gli rispose Alexander -alle volte serve parlare un’altra lingua per avere risposte precise e, per rispondere alla tua precedente domanda: si, potresti farlo ma potrebbe distruggermi-


-Quindi se ti chiedessi se vuoi venire a letto con me potrei morire?- venne scoperta una carta con degli strani disegni rossi e verdi


-No, non moriresti- gli spiegò Alexander -ma ogni volta che chiedi di qualcosa che non ti riguarda personalmente o che, ancora peggio, ha a che fare con chi ti sta facendo le carte allora muovi poteri che nessuno può controllare... neppure io... e le carte diventeranno criptiche, indecifrabili, oppure farai morire me-


-Stai scherzando? Puoi morire per una cosa del genere?- chiese sorpreso il principe. L'altro scoprì due carte: una con un uomo su un trono e l'altra con una giovane ragazza trafitta da una lancia


-No, non scherzo e si, potrei morire- gli rispose il ragazzo per poi aggiungere -ora, se non ti dispiace, smettila di farmi delle domande che mi riguardano e chiedimi quello per cui mi hai costretto a fare le carte- il principe sorrise a quella sfrontatezza, facendogli tornare alla memoria quando da bambini giocavano insieme nei giardini del castello e come Alex gli avesse spaccato il naso una volta, mentre giocavano. I re e il padre di Alex avevano fatto crescere i loro figli insieme, convinti che i bambini dovessero essere bambini, ogni tanto, e i due insieme erano delle pesti: si cacciavano sempre nei guai e trascinavano nelle loro avventure anche gli altri figli del re. Il principe Roman e il ragazzo avevano appena qualche mese di differenza, erano molto simili di carattere ma poi, con la morte del padre di Alex, erano stati costretti ad allontanarsi. Erano in buoni rapporti ma non come quando erano piccoli. Il principe sorrise e si decise a chiedere quello che gli interessava


-Quando morirà mio padre?- Alexander lo guardò stupito per alcuni istanti


-Sei sicuro di volerlo sapere adesso? In mezzo a tutte queste persone e spie?-


-Si- gli assicurò l'altro e il ragazzo girò la carta per rispondergli. Mostrava un angelo dalle ali scarlatte che veniva abbattuto da uno con le ali bianche


-Dopo la guerra- gli rispose Alexander


-La guerra che sta per venire?- venne girata un altra carta: mostrava un esercito di fanti e cavalieri


-Si, la prossima che verrà combattuta- il principe sorrise soddisfatto da quella risposta e prese a fare altre domande sulla morte di suo padre e a chiedere consigli su cosa sarebbe stato meglio fare subito dopo. Alexander continuava a rispondere ma a poco a poco gli sembrava di vedere le carte diversamente, più nitide e reali


-Principe, non penso di poter continuare- disse ad un certo punto il ragazzo, che non aveva mai risposto a così tante domande in una sola volta. L'altro annuì e gli fece altre due domande prima di ritenersi soddisfatto. Alexander stava per riunire il mazzo quando, con la coda dell'occhio, intravide qualcosa scivolare sul pavimento poco distante da lui e si bloccò per controllare cosa fosse.


Vide un grosso scarafaggio zampettare sul pavimento bianco di marmo per poi salire su per la gamba di un uomo grosso e flaccido, fino ad entrargli in bocca. Capì di stare avendo una visione e non si spaventò poi molto, cercando invece di comprendere esattamente cosa stava guardando. Vide altri scarafaggi arrampicarsi sulla stessa persona fino a coprirla completamente per poi cadere tutti a terra stramazzati. La persona che avevano ricoperto era scomparsa. Fu così per un altro centinaio di persone, Alexander camminò fra quelli che scomparivano e, ad un certo punto, si ritrovò con quasi nessuno attorno e a allora apparvero i serpenti: grossi e inquietanti, strisciavano attorno ai superstiti della sua visione e li ingoiavano interi finché non rimasero solo 5 persone. Quattro di loro presero i serpenti fra le braccia, coccolandoli come cuccioli, mentre la quinta persona li prese e strappò loro la testa a morsi, diventando a sua volta una serpe dal viso umano.


Guardò Alexander negli occhi e gli si avvicinò strisciando, avvolgendolo nelle sue spire ma qualcosa cominciò ad uscire dal petto del ragazzo, una melma nera e densa che scacciò il serpente ma che iniziò a riempire la stanza velocemente. Dopo pochi istanti il ragazzo si ritrovò a dover nuotare in quella melma per sopravvivere ma quella continuava ad aumentare, finché non raggiunse il soffitto e non rimase più aria da respirare. Alex cercò una via d'uscita ma la melma lo imprigionò come in un bozzolo e il ragazzo capì di essere perduto. Quando riaprì gli occhi, Cesar era al suo fianco ed aveva un espressione tremendamente preoccupata


-Stai bene?- gli chiese il ladro


-Penso di si- gli rispose il ragazzo, cercando di mettersi a sedere -oh, no... ho parlato troppo presto... - si lamentò prima di vomitare anche l'anima. Cesar lo sorresse e gli ripulì il viso quando smise di rigettare


-Non hai una bella cera- constatò il ladro mentre gli accarezzava la fronte e la guancia


-Mi sento come se Sila mi si fosse seduto sopra- si lamentò -non ricordavo che avere le visioni fosse così schifoso-


-Hai avuto una visione?-


-Si... ho visto scarafaggi e serpenti che mangiavano delle persone e poi uno di questi serpenti ha cercato di mangiarmi ma una strana melma mi ha protetto prima di riempire tutta la stanza e farmi affogare-


-Non ho capito niente, ragazzo, mi spiegherai tutto più tardi, ok? Adesso meglio che ti riprendi un po' prima che torniamo dallo stregone... gli hai fatto venire un attacco di cuore, l'hai fatto venire a tutti per la verità... -


-Mi spiace- fece il ragazzo, Cesar sorrise e gli fece la guardia mentre si riprendeva. Quando il ragazzo riuscì a rimettersi in piedi senza vomitare o tentare di svenire, andarono da Massimo e Regina che non erano riusciti ad allontanarsi dal re e dai dignitari stranieri


-Gervar, è tutto apposto?- gli chiese apprensivo lo stregone


-Si, non ti preoccupare, ti spiego dopo... -


-Meglio che torni a casa e vai a riposarti- gli suggerì Regina


-Davvero non sembri molto in forma... - aggiunse il fratello


-Va bene, sicuri che non volete che resto?- chiese il ragazzo


-Si, tranquillo... Cesar puoi... ?- chiese lo stregone


-Non c'è problema-


-Ci vediamo dopo, allora... - fece il ragazzo. Regina gli diede un buffetto sulla guancia mentre Massimo lo baciò un ultima volta sulla guancia prima di lasciarlo andare


-Immagino che non torneremo subito alla gilda- fece Cesar, il ragazzo lo guardò stupito per un attimo, prima di sorridere


-Mi conosci troppo bene- mentre uscivano dal castello incontrarono Gaio, il patrigno di Alex, e si stupirono entrambi di non averlo notato prima dato che portava il completo più sgargiante di tutta la sala: rosso e con le maniche a sbuffo, con un cappello decorato con delle piume gialle e arancioni


-Anche la guardia del corpo adesso?- chiese Gaio quando gli passarono accanto ma il ragazzo fece finta di non aver sentito e gli augurò la buona notte -sempre a fare le tue solite scenate... immagino che in molti abbiano trovato divertente quel tuo spettacolino di prima... fingere di stare male per farti notare... sei caduto davvero in basso, ragazzo-


-Sempre meglio che sembrare un pappagallo- sbuffò Cesar


-Cos'hai detto, scusa?- chiese irritato Gaio


-Nulla- sorrise il ladro, prima di inchinarsi per salutarlo e accompagnare fuori Alexander, che minacciava un altro svenimento -Sempre molto simpatico tuo padre-


-Patrigno- lo corresse con rabbia il ragazzo


-Penso che io l'avrei già sgozzata una persona così… -


-Sono stato tentato un paio di volte- ammise il ragazzo. Uscirono dal castello e andarono in città, fermandosi però alcune volte agli angoli della strada per dare il tempo ad Alexander di vomitare o riprendersi da uno svenimento. Arrivarono alla meta e trovarono la porta già aperta, Derry li accolse e si concentrò subito su Alexander, chiedendogli se stava bene e cos’era successo


-Ero appena tornato a casa quando i miei tarocchi hanno iniziato a tremolare e poi sono schizzati in giro per la stanza- gli raccontò l’indovino –non mi era mai successa una cosa del genere, mai! E poi tutte le illustrazioni sono cambiate: tutte mostravano la tua carta, il cavaliere di bastoni… è stato assurdo e ho temuto che ti fosse successo qualcosa, quindi ho ricomposto il mazzo e ho tentato di fare una predizione ma tutte le carte continuavano a mostrarmi te! Tutt’a un tratto però sono tornate normali e mi hanno detto che saresti arrivato presto- Alexander, allora, gli raccontò della premonizione avuta dopo che aveva fatto le carte al principe Roman e Derry ascoltò ogni parola. Passarono le due ore successive a fare congetture sul significato di quello che il ragazzo aveva visto ma, in realtà, nessuno dei due ne capiva il senso. Quando le campane suonarono la mezzanotte il ragazzo dovette congedarsi: se Massimo tornava a casa e non lo trovava gli sarebbe venuto davvero un infarto. Cesar lo riaccompagnò e, prima che i due stregoni tornassero, entrambi si erano già addormentati.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 14/7/2013, 21:11




Il cuore di Alex


La mattina seguente Alex dovette prepararsi un paio delle sue pozioni migliori contro la nausea e il mal di testa. Stava dannatamente male e si sentiva spolpato di ogni energia. Se ne stette tutta la mattina e tutto il pomeriggio a letto senza mangiare o bere quasi nulla, solo la sera riuscì un po’ a riprendersi. Massimo e Regina erano dovuti tornare al castello, dato che i dignitari stranieri non sembravano volerne sapere di ripartire e la guerra non era ancora stata scongiurata. Fu quindi Cesar a prendersi cura del ragazzo, anche se l’unica cosa che fece fu portargli spesso da bere e un po’ di frutta da mangiare per pranzo, che comunque il ragazzo non riuscì a mangiare


-Non è che se incinto?- gli chiese sarcastico Cesar verso sera, quando finalmente il ragazzo aveva ripreso un colorito più vivo


-Fottiti- gli rispose l’altro. I due stregoni tornarono che ormai era notte inoltrata, Cesar si era appisolato sul divano ma si alzò per salutarli e per assicurare che Alexander stava bene. Però quando Massimo andò a controllare il ragazzo lo trovò febbricitante, in preda agli incubi, che parlava in una lingua che nessuno conosceva


-Che diavolo è successo? A me non sembra stia bene!- fece Massimo, sedendosi sul letto accanto al ragazzo, cercando di svegliarlo


-Non lo so, mezz’ora fa stava dormendo tranquillo- disse Cesar


-L’hai lasciato solo mezz’ora?- gli chiese stupita Regina


-Stava meglio, non aveva più svenimenti e aveva anche mangiato senza vomitare-


-Ma stava ancora male! Come hai potuto lasciarlo solo?-


-Hey! È adulto, pensavo che se avesse avuto bisogno di qualcosa avrebbe chiamato!-


-Non avresti dovuto lasciarlo solo comunque- ribadì Regina, per poi andare a sedersi dall'altra parte del letto, cercando anche lei di aiutare il ragazzo. Massimo stava cercando di capire cosa non andasse con la magia e Regina fece altrettanto, ma non fu una buona idea: la loro magia andò ad interferire con quella del ragazzo e se ne accorsero entrambi troppo tardi per poter rimediare. Alexander aprì di scatto gli occhi ma non erano del loro solito color violetto erano invece quasi bianchi, con appena una sfumatura lilla. Il bianco degli occhi sembrò propagarsi in tutto il viso del ragazzo, schiarendogli anche le ciglia, le sopracciglia, la pelle e iniziò a sbiancare anche i capelli. Alex respirava a fatica, facendo grossi respiri e gemeva come se lo stessero torturando. Di colpo però si attivò il sigillo sui suoi occhi e tutto il viso fu percorso da linee nere che bloccarono la visione o qualunque cosa lo stesse facendo stare così male. I capelli ritornarono ad essere neri, come le ciglia e le sopracciglia, la pelle rimase un po' troppo bianca ma probabilmente era comprensibile, dato che aveva la febbre. Gli occhi ci misero un po' più tempo a tornare normali, come se il dono del ragazzo stesse combattendo per non essere richiuso dal sigillo, ma alla fine anche quelli tornarono alla normalità e Alexander sembrò stare meglio, ritornando a respirare normalmente e riprendendo a dormire tranquillo. Massimo gli accarezzò la fronte stando bene attento a non "toccarlo"con la sua magia, rischiando di scatenare un altro di quegli attacchi


-Che facciamo adesso?- chiese Regina


-Non lo so- ammise Massimo, nessuno dei due aveva mai avuto niente a che fare con visioni e premonizioni e non sapevano neanche da dove cominciare per far sentire meglio il ragazzo. Si accorsero allora che Cesar non era più lì con loro


-Dov'è andato?- chiese Regina, cercandolo per la casa senza trovarlo


-Non lo so- ammise suo fratello ma in realtà non gli interessava, era completamente concentrato su Alex e non gli sembrava importante la scomparsa del ladro. Cesar però si ripresentò dopo neppure mezz'ora, accompagnato dal veggente amico di Alexander


-Che diavolo ci fa lui qui?- chiese Regina al ladro quando riconobbe il loro ospite


-E' qui per aiutare- rispose Cesar, fronteggiando la donna, impedendole di scaraventare Derry fuori dalla porta con la magia


-Non li vogliamo dei finti maghi qui dentro, non ne abbiamo bisogno- ringhiò ancora la donna


-Si, invece!-


-Non abbiamo bisogno che un finto veggente- ribadì Regina


-Allora immagino che sappiate perfettamente come controllare se il sigillo di Alex sia ancora integro- si intromise con voce calma Derry -e penso che sappiate anche come farlo riprendere dopo quella che, da come me l'ha descritta Cesar, sembra la peggiore visione che il ragazzo abbia mai avuto in vita sua... e immagino anche che sappiate interpretare i sogni, così che tutto il dolore che ha sopportato il ragazzo non sia stato vano... - rimase per un attimo in silenzio, guardando Regina che sembrava sul punto di scoppiare, incenerendolo. Derry chiuse per un attimo gli occhi e sospirò, prese poi a parlare nell'antica lingua della donna, che lo ascoltò stupita. La donna non disse e non fece nulla quando Derry andò a controllare il ragazzo, anzi, calmò il fratello quando si accorse a sua volta di chi era il loro ospite


-Che ti ha detto per zittirti in questa maniera?- gli chiese Cesar, cercando di allentare la pressione -lo voglio sapere pure io! Un paio di parole e silenzio completo- Regina non gli rispose ma il suo sguardo omicida fece desistere il ladro dal prenderla ancora in giro. Derry accarezzò i capelli del ragazzo e poi la guancia, cruciandosi


-Non va bene- disse in un sussurro per poi estrarre dallo zaino che si era portato dietro una specie di corto stilo che usò per disegnare degli strani simboli sulla fronte del ragazzo


-Che sta facendo?- chiese Massimo a Cesar


-E io che diavolo ne so! Sono un ladro, mica un mago!- Derry continuò a disegnare strani arabeschi su tutto il viso di Alex, scendendo fino alle spalle. Quando ebbe finito il ragazzo era completamente scarabocchiato e si sveglio sbadigliando


-Hey, Derry, che succede?- chiese il ragazzo stirandosi -ti vedo un po' strano... -


-Gerver... - lo chiamò Massimo avvicinandosi ma quando il ragazzo si voltò a guardarlo urlò terrorizzato e si allontanò di scatto


-Alex, calmati! Va tutto bene!- gli assicurò Derry


-Che diavolo è quello?- sbottò il ragazzo indicando Massimo che si ritirò, ferito


-Tranquillizzati, nulla ti può fare del male- gli disse Derry con voce così calma che riuscì a rassicurare anche il ragazzo -Va tutto bene- ribadì -dimmi solo quello che vedi- il ragazzo si guardò attorno, come se non riconoscesse il posto dove si trovavano


-Magia- rispose -impernia ogni cosa... - poi puntò gli occhi su Massimo -e c'è una specie di fuoco... no, non è un fuoco, è vento, è oscurità e luce... è vita- fu come folgorato da una rivelazione -Massimo- sussurrò arrossendo fino alle orecchie -non ti ho riconosciuto... - ammise e lo stregone avrebbe voluto abbracciarlo ma Derry lo bloccò


-Non lo toccare ora, troppa magia lo ferirebbe e tu ne hai decisamente troppa-


-Che succede?- chiese il ragazzo -perché vedo la magia?-


-Ti ricordi di aver avuto una visione?-


-Si, te l'ho anche già raccontata... hai scoperto qualcosa?- chiese il ragazzo speranzoso


-No, su quella che hai avuto al castello non sono riuscito ancora a scoprire nulla ma poco meno di mezz'ora fa ne hai avuta un altra, più intensa... riesci a ricordarti qualcosa?- il ragazzo stava per negare quando gli occhi gli si schiarirono ancora e si irrigidì -No, no, no- fece Derry, pronto a bloccare un altra visione ma Alex iniziò a parlare con una voce che non gli sembrava appartenere, in una lingua incomprensibile. Derry rimase immobile, sorpreso finché la visione, meno di un istante dopo, non si esaurì e lui ritornò normale


-Che è successo? Mi sento... strano- disse il ragazzo che si sentiva la testa girare ma anche incredibilmente calmo, come se niente lo potesse toccare. Derry ci mise un po' a rispondere


-Si è svegliato- gemette


-Chi?- fece il ragazzo


-Il tuo potere, immagino che siamo stati fortunati ad aver avuto così tanto tempo... -


-Che intendi dire?- chiese ancora il ragazzo, era calmo anche se l'espressione di Derry e le sue parole, in qualsiasi altra circostanza, l'avrebbero fatto preoccupare


-Il potere della profezia nei tuoi occhi... temo che ormai non ci sia più sigillo che lo possa tenere sotto controllo, è come se si fosse risvegliato, anche se non capisco perché sia successo proprio adesso... -


-Quindi il sigillo è rotto- constatò Alex con incredibile calma -ma non capisco perché non vedo la tua morte, solo la tua vita-


-Cosa vedi scusa?- chiese Derry sorpreso, Alex stava per rispondergli ma si bloccò. Non doveva dirglielo, non poteva svelargli il futuro, era sbagliato


-Non posso spiegartelo ma ti posso dire che non vedo la tua morte come tutte le volte che il sigillo è stato rotto-


-Oh... - fece semplicemente Derry


-Puoi fare nulla per il sigillo?- chiese ancora il ragazzo


-Temo di no- fece l'altro, mestamente -penso che ormai, anche se tu rinunciassi del tutto alla magia, non potremmo fare nulla per le tue premonizioni- Alex annuì semplicemente, come se la cosa alla fin fine non lo toccasse


-Allora ci farò l'abitudine, ho passato di peggio- Derry lo guardò con gli occhi sbarrati


-Sicuro di stare bene? Ti sei sempre rifiutato di accettare il tuo potere e adesso... -


-Sento che è la cosa giusta, che è tempo- disse semplicemente il ragazzo, calmo


-Non è normale che tu sia così tranquillo, te ne rendi conto vero?- gli chiese Derry, preoccupato


-Si, lo so… ma non mi sembra importante- gli rispose il ragazzo per poi alzarsi in piedi fluidamente, come se il suo corpo non avesse peso. Massimo si avvicinò per sorreggerlo ma il ragazzo non ebbe svenimenti né aveva bisogno di aiuto -sto bene- gli assicurò -ma devo fare una cosa- e si diresse in cucina, fra gli sguardi stupiti di tutti i presenti


-Hey, ti sei ripreso bene!- fece Cesar sorridendo ma il ragazzo non lo ascoltò, gli stavano diventando di nuovo gli occhi bianchi e non si muoveva neppure più come al solito, era diverso, in quel momento l'unico aggettivo adatto per lui era fluido. Il ragazzo prese un piatto e ci versò acqua e sale in parti uguali ma quelli presero uno strano aspetto, spargendo per la casa un odore forte e dolce ma indefinibile


-Che stai facendo?- gli chiese Massimo, preoccupato. Alex non gli rispose e continuò a fissare la strana miscela. Di scatto estrasse un coltello e si tagliò il palmo della mano destra, facendo colare il sangue nel piatto. Massimo allora decise che ne aveva abbastanza, non avrebbe permesso al ragazzo di farsi del male da solo ma non riuscì a muoverlo neppure di un millimetro, era come se il ragazzo fosse diventato una montagna, impossibile da spostare


-Cos'è quello?- chiese Regina, sorpresa, indicando la ciotola dove si stava creando qualcosa di indefinibile: una specie di palla di oscurità e sangue che si muoveva su e giù, lentamente -che schifo- borbottò la donna. Cesar invece sgranò gli occhi


-Sono impazzito o quello assomiglia sempre più ad un cuore?- chiese inorridito, entrambi gli stregoni guardarono meglio il contenuto della ciotola e si accorsero che si, quello era proprio un cuore


-Che sta facendo?- chiese Massimo a Derry, spaventato e confuso come non si sentiva da tempo. Derry sgranò gli occhi e rispose con un sussurro


-Si sta strappando il cuore dal petto-


-Cosa?- fecero insieme Massimo e Regina


-Ma è possibile?- chiese invece Cesar


-E' una magia proibita- rispose Alex con voce strana, sognante e tremendamente inquietante, ritrasse la mano e contemplò il suo stesso cuore che batteva su un piatto. Lo prese lentamente e una strana bava nera colò tutto attorno all'organo ma il ragazzo non ci fece caso e si voltò, invece, verso Massimo -devi tenerlo per me, devi nasconderlo da me- gli disse, allungandogli il suo cuore -e dovrai ridarmelo solo quando sarai sicuro che non ci sarà più oscurità in me-


-Oscurità? In te non c'è oscurità- il ragazzo si accigliò e la sua voce, per un attimo, divenne strana, bassa e triste ma diversa


-Ce n'è tanta, invece, e mi divorerà se non sto attento- disse, con gli occhi e la pelle sempre più bianchi -il mio destino non è morire per la mia stessa oscurità ma potrei perdermi e non tornare per tanto tempo e non voglio lasciare il mio dono più grande in mani sbagliate, quindi ti prego Massimo, nascondi il mio cuore e non ridarmelo a meno che tu non sia sicuro che io sia io-


-Non capisco- ammise Massimo


-Non devi capire, non ancora, non è tempo- gli disse allora Alexander, con voce dura e uno strano sguardo che fece sentire Massimo strano, piccolo e inutile, come si era sentito ben poche volte nella sua vita -Io ti affido il mio cuore e ti chiedo di proteggerlo e nasconderlo, se non ti senti in grado troverò qualcun'altro ma deciditi, non posso rimanere ancora per molto in questo stato- Massimo allora allungò le mani e Alex gli diede il suo cuore, che cambiò subito forma diventando una specie di cristallo blu, luminoso, che galleggiava dentro un liquido lilla in un barattolo trasparente. Alex sospirò, sollevato, e tornò a distendersi a letto mentre i disegni che Derry gli aveva fatto sul viso si scioglievano dal suo viso insieme al sigillo sui suoi occhi, cadendo a terra e sui lati del cuscino come gocce d'inchiostro


-Ok- fece Cesar dopo alcuni minuti di più completo silenzio -ammetto che questa è la cosa più strana che mi sia mai capitata- nessuno gli rispose.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 5/8/2013, 11:11




 

Perdere


Alexander si svegliò sbadigliando, con uno strano sapore acido in bocca, non c’era nessuno nella stanza e per un attimo il ragazzo temette di stare avendo un'altra visione ma nulla mutò e capì che era tutto apposto. Si alzò traballante e andò in cucina per bere, aveva la gola riarsa. Non si accorse subito del cambiamento, non era certo una cosa che lui da solo potesse notare subito ma quando si vide riflesso nella finestra rimase un attimo perplesso. Si trovava diverso, non sapeva neppure lui in cosa. La barba vecchia di qualche giorno, segno che aveva dormito per un bel po’, e poi gli sembrò che i suoi occhi fossero diversi. Sembrava fossero scuri ma non ne era sicuro quindi lasciò il bicchiere e andò in bagno per guardarsi allo specchio. Rimase impalato per lunghi istanti e poi urlò spaventato, allontanandosi dal suo riflesso


-Gervar, dove sei?- sentì la voce di Massimo chiamarlo preoccupato


-Sono qui- borbottò il ragazzo, non particolarmente forte ma lo stregone arrivò in un attimo, inginocchiandosi accanto a lui


-Gervar, stai bene?- gli chiese


-No- gemette l’altro alzando la testa per guardarlo –i miei occhi… -sussurrò soltanto prima di scoppiare a piangere. Massimo lo sostenne e cercò di calmarlo ma anche lui era sconvolto. Gli occhi violetti del ragazzo erano scomparsi e al loro posto c’erano dei comuni occhi color nocciola senza potere. Massimo riportò il ragazzo nella sua camera e gli disse che si sarebbe sistemato tutto. Restò al suo fianco finché non si addormentò, neanche una mezz’ora dopo, ancora troppo debilitato dalle troppe visioni avute in così poco tempo.




Ci volle tutto il giorno perché il ragazzo si svegliasse di nuovo e questa volta non si stupì di trovare i suoi occhi castani ma lo stesso non gli piacque quel loro nuovo colore. Derry era arrivato a controllarlo e si era portato dietro un mazzo di tarocchi. Lo diede al ragazzo e gli chiese di fare le carte


-Non sarà pericoloso?- gli chiese Alex, temendo di avere un altra visione


-Non ho intenzione di farti domande, solo... prepara il mazzo- gli assicurò. Alex mescolò le carte in fretta e le porse a Derry perché spezzasse il mazzo. Non successe nulla. Le carte rimasero vecchie e logore


-Ho perso il mio potere- sussurrò il ragazzo guardando le carte che non mutavano, provò a voltarne una, una torre crollata molto consumata, ma gli sembrò solo un immagine senza nessun significato. Nessuno disse nulla e il ragazzo mormorò un paio di parole, cercando di far levitare una delle carte ma gli sembrava di stare sollevando una montagna e si stancò subito -Ho perso la mia magia- sussurrò distrutto


-Non si può perdere la magia- gli assicurò Massimo


-E allora dove sono i miei occhi?- sbottò il ragazzo furioso -perché non riesco a fare magie? Perché non vedo la magia?-


-Non lo so- dovette ammettere lo stregone. Andò a sedersi al suo fianco e Alex l'abbracciò, cercando di non piangere -troveremo una soluzione, te lo prometto- giurò Massimo.




Alexander riuscì ad uscire di casa dopo 4 giorni dalla sua ultima visione. Si immerse completamente nelle sue solite mansioni: preparare pozioni, allenarsi con la spada, occuparsi della gilda. Nessuno degli altri ragazzi aveva detto una sola parola sul nuovo colore dei suoi occhi. In aggiunta a tutto quello che gli era già capitato, Sila era scomparso. Provò a chiedere in giro e alcuni ragazzi si offrirono anche di andarlo a cercare ma i loro sforzi non produssero nessun risultato: il drago non si trovava.


Quando Alexander venne a sapere che il suo drago non si trovava da nessuna parte si sedette e, letteralmente, si spense per alcuni minuti, come se non fosse più neppure vivo. Non valse a nulla scrollarlo e chiamarlo, per alcuni tremendi istanti per le persone attorno a lui fu come avere a che fare con un morto. Poi il ragazzo si riprese, ringraziò fiocamente le persone che gli avevano portato quella notizia e si rimise al lavoro come se nulla fosse successo. Del fatto fu avvertito anche Massimo che cercò di indagare ma Alexander non lo lasciò fare: lo allontanò e gli disse di non preoccuparsi. Era diventato anche parecchio lunatico: passava dall'essere calmo ad essere furioso in pochi istanti, senza quasi un motivo. Alla notte non voleva più dormire con Massimo e durante il giorno faticava ad accettare la sua presenza e quella di Regina, così che ad un certo punto i due iniziarono a stargli lontano, rimanendo con lui solo all'ora di cena. Cercavano di lasciargli il suo spazio per dargli il tempo di abituarsi a quella sua nuova condizione.


Cesar, invece, si comportava come se nulla fosse accaduto e per un paio di giorni qual comportamento sembrò funzionare meglio ma poi il ragazzo iniziò ad inveire senza motivo anche contro di lui e, all'ennesimo scatto d'ira, Cesar gli mollò un ceffone, gli urlò contro di andarsene al diavolo e di smetterla di fare la vittima. Si misero a litigare e poi a fare a pugni nella sala principale della gilda. Gli altri lì attorno cercarono di calmarli ma quando Alex estrasse la spada nessuno si riuscì più ad avvicinare. Era come invasato, perso in una furia che gli distorceva i lineamenti e che lo faceva assomigliare ad un demonio. Cesar si difendette egregiamente ma la furia del ragazzo e la sua spada stavano per avere la meglio sul ladro e il suo pugnale. Fortunatamente uno degli adepti intervenne e bloccò il ragazzo con una magia, facendolo crollare a terra addormentato. Quando si riprese Cesar se ne era andato e Massimo gli chiese cosa fosse successo, se stava bene, ma Alex si alzò di scatto e cercò di andarsene senza dagli risposta


-Aspetta, per favore- fece Massimo trattenendolo per un braccio ma l'altro si districò e si voltò furibondo


-Non ti devo niente- gli disse tagliente e cattivo -se non ci fossi stato tu tutto questo non sarebbe mai accaduto... -


-Gervar... - cercò di dire Massimo ma il ragazzo lo schivò e lo guardò diritto negli occhi mentre di diceva


-Ti odio, vorrei non averti mai liberato da quella prigione, avresti dovuto marcire in quel posto per il resto dell'eternità... - Massimo non riuscì a dire nulla né a fermare il ragazzo quando uscì di casa e non tornò per i due giorni successivi.


Alexander tornò di soppiatto una mattina prestissimo, quando erano ancora tutti addormentati ed andò diritto in cucina per recuperare i suoi libri di magia nascosti. Iniziò a disegnare per terra simboli su simboli, sempre più irritato dato che nessuno di quegli scarabocchi gli permetteva di aprire il suo rifugio segreto. Iniziò ad imprecare e inveire, a grattare il pavimento cercando di staccarlo, si scorticò addirittura le mani e perse molte unghie nel tentativo di raggiungere i suoi libri. Le sue imprecazioni divennero urla e svegliarono tutti nella gilda. Massimo e Regina accorsero per cercare di fermarlo mentre Cesar accorreva, entrando dalla porta che dava sulla sala centrale. Infuriato il ragazzo prese ad imprecare ancor più coloritamente e si dimenò fra le braccia di Massimo finché non riuscì a liberarsi


-Gervar, ti prego, calmati... - gli disse dolcemente lo stregone ma non servì a nulla. Il ragazzo li guardò tutti con odio puro e urlò una sola parola piena di quel sentimento così nero


-Refrata- fuoco. Quella magia fu così potente e improvvisa che per poco Cesar non ne morì. Regina ebbe appena il tempo di erigere una barriera che proteggesse sé stessa e il ladro e poi si scatenò l'inferno. Fiamme nere e caldissime invasero tutta la sala e la cucina, incenerendo quasi all'istante tutto ciò con cui venivano a contatto. Alcuni adepti che erano accorsi per aiutare vennero ridotti in cenere all'istante mentre gli altri, più fortunati, riuscirono a difendersi e cercarono di arginare quella magia. Massimo invece non si difese e, invece, si scagliò su Alexander e lo colpì con una magia, facendolo addormentare, mentre lo proteggeva dalle fiamme


-Fuori di qui!- urlò Regina aiutando il fratello a sfuggire a quell'inferno di fiamme. Quando furono abbastanza lontani si voltarono per controllare la loro casa e la trovarono già mezza mangiata dalle fiamme. Alcuni adepti stavano cercando di arginare il danno ma sembrava che le fiamme non potessero essere spente


-Dovete aiutarli- disse Cesar togliendo Alexander allo stregone -penso io a lui- i due stregoni non se lo fecero ripetere e andarono a cercare di salvare la loro casa. Si misero uno di fianco all'altra e invocarono i più potenti incantesimi che conoscevano per domare quel fuoco furioso. Ci vollero diverse ore a molti furono i feriti e, quando il sole fu alto nel cielo, le fiamme vennero domate ma c'erano state delle grandi perdite: il lato ovest della gilda, quello con gli appartamenti del mago, era completamente crollato, il due alberi intrecciati dalle fronde oro e rubino all'entrata principale erano stati completamente arsi come la sala centrale, la torre della biblioteca era bruciata ma sembrava essere ancora solida. La foresta era stata abbattuta per trenta metri tutto intorno alla casa e si parlava di 10 morti e di una trentina di feriti, più o meno gravi. Chi non era accasciato a terra in preda a dolori atroci era sfinito dal tentativo di domare le fiamme, ma nessuno cercò di linciare Alexander per quello che aveva fatto perché il ragazzo non era più lì.


Cesar era steso a terra con un paio di maghi che cercavano di richiudergli l'enorme taglio che aveva sulla gola e dal quale usciva a schizzi il sangue. Regina gli si lasciò cadere affianco e usò tutto il potere che le restava per ricucirlo. Il ladro era visibilmente allo stremo e sembrava stare per svenire da un momento all'altro ma, cocciuto, non si lasciava andare


-L'hanno preso- sussurrò respirando roco


-Andrà tutto bene, riposa... - gli sussurrò apprensiva Regina ma il ladro le prese con forza una mano e la costrinse ad ascoltarlo


-Hanno rapito Alexander, dovete trovarlo, è in pericolo-


-Chi l'ha rapito?- chiese Regina ma Cesar svenne borbottando solo parole incomprensibili.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 6/8/2013, 15:53




Morte


Erano passati giorni, forse settimane. Alex non sapeva esattamente dove si trovava ma sapeva di essere in una cella e di non poterne uscire. Si era ritrovato in quel posto angusto e puzzolente, pieno di spifferi e di infiltrazioni d'acqua, con l'unica compagnia di ratti e scarafaggi. All'inizio ne era stato terrorizzato e si era quasi ucciso tentando di abbattere le mura della sua prigione ma ora era solo rassegnato ad aspettare che qualcosa mutasse. Non aveva né fame né sete e neppure sonno. Restava ad occhi aperti nella sua cella senza sentire nulla, se non il suo cuore battere e il suo respiro calmo. Sapeva che la cosa migliore da fare era aspettare. Sentiva lo scorrere del tempo sulla sua pelle come se lo potesse vedere e, ad un mese e un giorno dal suo risveglio in quella cella, i suoi carcerieri si fecero vivi, piuttosto sorpresi di trovarlo ancora vivo e piuttosto sano


-Mi tirate fuori?- chiese il ragazzo con una calma glaciale ma gli uomini richiusero la botola sulla sua testa e lo lasciarono un altro mese a marcire lì dentro ma dopo quel tempo il ragazzo era ancora vivo, così si decisero a tirarlo fuori e ammazzarlo con le loro mani. Alex si ritrovò in una stanza molto ampia e polverosa che però aveva qualcosa di familiare. Le persone lì riunite erano appena rischiarate dalle fiaccole e non sembravano molto contente di vederlo ancora vivo. Il ragazzo li riconobbe praticamente tutti dalle spille che portavano al petto. Compreso Alexander, in quella stanza c'erano 10 persone: 4 delle quali erano a capo delle famiglie più nobili del regno.


Lord Brandon duca di Trakerrn era un uomo basso e grasso, con la pelle scura e gli occhi porcini; non fosse stato per le vesti splendide e la spilla con un falco nero sul suo petto sarebbe sembrato un qualsiasi tagliagole. La sua guardia del corpo era invece un omaccione alto e di carnagione scura, con pochi capelli, non sembrava molto felice di trovarsi lì.


Lord Kranford duca di Farker e Valetris era alto e magro, bello, se non fosse stato per lo sguardo minaccioso, portava una spilla con un sole viola. La sua guardia del corpo era un uomo di media corporatura e con una faccia senza nulla di particolare, i capelli castani e completamente anonimo.


Lord Travior duca di Lavios era un uomo qualsiasi in vesti dorate e ricche ma l'apparenza ingannava perché era un sadico sanguinario conosciuto per la sua spietatezza e per le pene tremende che infliggeva a tutti quegli che non gli andavano a genio. Il suo simbolo era una stella argentata. Era accompagnato da una donna, una maga conosciuta anche lei per aberranti azioni.


Lord Srikis duca di Waler, Pritioe e Quaast era basso ma magro, non bello ma particolare, dato che la sua pelle era striata di verde all'altezza delle tempie. Aveva lontani parenti orchi e da loro aveva preso una vena sadica e barbara che gli era valsa in guerra grandi onori. Portava al petto una rosa dorata. La sua guardia del corpo era, invece, un orco puro, con la pelle fede e corte corna sulla fronte e fra i capelli, armato di una grossa mazza.


Alex li conosceva solo perché erano gli uomini più influenti e ricchi del regno. Non l'avevano mai neppure guardato quando era piccolo e suo padre era ancora vivo ora invece erano riuniti lì attorno a lui e lo guardavano tutti in cagnesco


-Che onore- fece Alexander sorridendo ma se ne pentì quando la maga di lord Travior gli spaccò il petto con un incantesimo. Il ragazzo si accasciò sputando sangue


-Silenzio- disse calmo ma imperioso lord Travior per poi rivolgersi all'ultima persona presente -tocca a te ora, dimostraci la tua fedeltà e sarai al nostro fianco nella gloria- l'uomo non se lo fece ripetere e con uno strattone tirò Alex per i capelli, costringendolo a guardarlo negli occhi


-Non aspettavi altro vero?- gli chiese Alex sorridendo


-Avrei dovuto ucciderti tanto tempo fa, schifoso bastardo- gli rispose Gaio con un sorriso sadico mentre premeva la lama di un pugnale all'altezza del suo cuore ma il ragazzo gli rise in faccia


-Non mi puoi uccidere così facilmente- gli disse e Gaio lo accoltellò guardandolo negli occhi


-Morirai come muoiono tutti- gli assicurò l'altro buttandolo per terra. Il ragazzo sentì una fitta lancinante al cuore ma qualcosa, in fondo al suo animo, esultò. Poi divenne tutto nero.


 


Massimo accarezzò Ranmara sul muso e la viverna gli leccò la mano. Regina lo raggiunse e gli sedette accanto senza dire una parola, appoggiando semplicemente la testa sulla sua spalla. Non aveva bisogno di chiedergli a cosa stesse pensando, era abbastanza scontato. In più di due mesi non avevano trovato neppure una piccola traccia di Alexander in tutto il mondo e oramai le speranze di ritrovarlo erano praticamente nulle. Stavano ricostruendo la gilda, ingrandendola del triplo, e i nuovi adepti erano circa 1.700, pochi erano quelli che non ce l'aveva a superare anche l'ultima prova. Massimo però non riusciva a sorridere, il suo unico pensiero era Alex.


Cesar li raggiunse con il fiatone. La cicatrice sul collo aveva ancora un colore rosato ma i punti erano già stati tolti e il ladro non era ormai più in pericolo di vita da qualche settimana. Ancora non era tornato al pieno delle sue forze ma stava bene. Regina gli sorrise mentre Massimo neanche si accorse del suo arrivo


-Dovresti essere a letto a riposare- gli disse la maga anche se non troppo duramente


-Sai che non riesco a stare fermo- le rispose lui ridendo, sedendosi a gambe incrociate davanti ai due stregoni. Ranmara lo guadò per un attimo ma poi riprese a strusciarsi contro il suo padrone che chiese


-Qualche notizia?-


-Solite chiacchiere... devo andare a parlare di persona e avevo bisogno di un passaggio-


-Ti accompagno io- si offrì Regina, sapendo che Massimo era stufo di girare come una trottola senza poi concludere nulla. Si alzò e salutò suo fratello che rispose fiocamente. Ternat si stava lisciando le scaglie poco lontano da dove i carpentieri stavano lavorando per ricostruire la gilda. Molti degli operai occhieggiavano l'animale spauriti ma la maggior parte si era abituata. Il drago salutò Regina e Cesar facendo le fusa alla sua padrona


-Avete trovato Sila?- chiese la donna all'animale che mugolò mestamente -fa lo stesso- gli assicurò per poi montargli in groppa. Quando si furono alzati in volo il ladro le chiese


-Ti sei portata una spada dietro?-


-No, non pensavo che mi servisse- fece perplessa e aggiunse –che succede? Hai scoperto qualcosa?-


-Non ne sono sicuro ma c’è stato uno strano movimento negli ultimi giorni attorno al castello e voglio controllare meglio di che si tratta-


-Sei sicuro di farcela? Non dovresti neppure alzarti dal letto… -


-Come sei premurosa- rise Cesar –ma sta tranquilla, non ho bisogno di una mammina che si prenda cura di me… magari quando torniamo però potrebbe essere divertente se ti vestissi da infermierina, quello si che mi sarebbe d’aiuto!-


-Non metterti strane idee in testa e non provarti a far salire quelle mani di un altro centimetro o ti scaravento giù da qui io stessa!- Cesar rise e tornò a reggersi per i fianchi della maga. Atterrarono fuori città e Regina andò diretta al castello mentre Cesar usò alcuni passaggi segreti per infilarsi di soppiatto nella reggia e scoprire da solo se le voci che gli erano arrivate corrispondevano al vero. Si intrufolò negli appartamenti privati del re e sfogliò le sue carte scoprendo che alcune cose combaciavano: i lord più influenti del paese si erano riuniti al castello per sostenere il re e aiutarlo a prepararsi alla prossima e sempre più probabile guerra. La prima cosa che aveva messo in allarme il ladro era stato proprio questo fatto: i lord non si erano mai riuniti prima che una guerra iniziasse e questo probabilmente voleva significare che stavano mentendo e, in realtà, stessero macchinando qualcosa. Fra le scartoffie del re non c’erano, naturalmente, indizi sulle vere intenzioni dei lord ma c’erano i documenti con le assegnazioni delle loro camere. Cesar lesse quei documenti e poi andò ad ispezionare le camere. Dovette corrompere le guardie ma non servì a nulla, non c’erano tracce ne indizi sul vero motivo della loro presenza a castello.


Il ladro allora si sedette in un corridoio deserto, sospirando sconsolato. Ancora una volta non aveva scoperto nulla e la sua inettitudine sarebbe potuta costare la vita ad Alexander. Estrasse una fialetta dalla tasca dei pantaloni e guardò le poche gocce di liquido violaceo rimaste, quella era l’ultima dose, la sua ultima possibilità di scoprire qualcosa. Bevve tutto il contenuto in un sorso e aspettò che facesse effetto. Fu come un pugno diritto allo stomaco quello che sentì quando la pozione iniziò a mostrargli strane immagini e costrinse il suo corpo a muoversi. Era un dono che Alexander gli aveva fatto ormai 3 anni prima e che il ladro non aveva mai avuto bisogno di usare. Era una pozione che dava la possibilità di trovare ciò che era più importante per chi la beveva. Alex gliela aveva regalata quando al ladro avevano rubato il suo pugnale preferito, era stato un gesto incredibilmente gentile, contando anche il fatto che in quel periodo non andavano ancora esattamente d’accordo, ma Cesar non ne ebbe bisogno perché ritrovò da solo che l’aveva derubato. La fiala conteneva dieci dosi e il ladro le aveva usate tutte in quel mese per cercare di ritrovare il ragazzo, senza però aver successo. Quella era la sua ultima possibilità.


Quando l’effetto finì si ritrovò davanti ad una scrivania, ingombra di carte e altre cianfrusaglie, attrezzi da maghi per lo più. Non sapeva cosa cercare né in che stanza si trovasse ma iniziò a sfogliare i fogli sul tavolo senza trovare nulla di particolare. Cercò e cercò ma alla fine si dovette dare per vinto: non c’era nulla in quella stanza che potesse aiutarlo a trovare Alex. Si lasciò cadere su una sedia a destra dell’entrata e si prese la testa fra le mani, senza sapere cosa fare. Rimase in quella posizione per quelle che gli sembrarono delle ore e sarebbe rimasto così per altrettanto tempo se il proprietario della stanza non fosse tornato


-Ti ho detto che non ho scoperto nulla! Non posso perdere tutto il giorno per cercare il ragazzo, c’è una guerra in vista e devo dare il mio contributo per fare in modo che non cominci- disse Gaio mentre entrava nella stanza come una furia e andava alla sua scrivania, senza notare che qualcuno aveva messo le mani fra i suoi documenti. Cesar dal suo nascondiglio dietro una grossa libreria rimase in ascolto


-E’ mio figlio, è normale che io sia preoccupata per lui- disse la donna che Cesar faticò per riconoscere come la madre di Alex. Era invecchiata di dieci anni in pochi mesi: i capelli erano bianchi e scompigliati, la pelle solcata da sottili rughe e i vestiti sporchi e stropicciati, sembrava non dormire da parecchio tempo


-Bhè… io devo pensare al resto del regno e tu devi pensare a Desdemona- le disse duramente l’uomo per poi voltarsi e sorriderle, addolcendo il tono della voce –sto facendo tutto il possibile per trovarlo ma dobbiamo pensare anche alla nostra famiglia… -


-Alex è la nostra famiglia!-


-Si, sto certo dicendo che non lo sia- Cesar storse il naso a quell’affermazione, non lo diceva ma lo pensava! –ma dobbiamo pensare anche a nostra figlia… senti, io farò di tutto per riportare Alex a casa ma tu intanto è meglio che torni dalla nostra bambina, abbiamo già perso un figlio, meglio non perdere anche l’altro- a donna non disse nulla ma annuì e uscì dalla stanza con le lacrime agli occhi. Gaio sospirò e si lasciò cadere su una sedia, sorridendo


-Sapessi, tesoro, che tuo figlio è bello che morto!- rise e si rilassò buttando la testa indietro sullo schienale. Un attimo dopo Cesar gli stava stringendo una corda al collo


-Penso che io e te dobbiamo parlare- gli disse il ladro stringendo la presa e pregustando il dolore che avrebbe inflitto a quel grandissimo stronzo.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 7/8/2013, 20:03




 

Il giudizio del drago


Non sapeva neppure quanto tempo fosse passato, se giorni o anni, e poi seppe di essersi svegliato. Alex aveva voglia di guardarsi intorno per capire dove si trovava ma il suo corpo non lo fece: si alzo e puntò a passo spedito e sicuro verso il fondo della stanza. Alexander non capiva cosa stava succedendo e non riusciva a riprendere il controllo di sé stesso, vide la sua mano alzarsi e tastare il muro, spingendo un bottone praticamente invisibile nella parete. Si aprì una porta e il suo corpo si mosse verso l’uscita.


Adesso riconosceva il posto dove era stato rinchiuso per due mesi, ci era già stato un'altra volta, quando aveva liberato Massimo dalla sua prigione di pietra: era stato rinchiuso nella cripta sotterranea del castello. Neanche se si fosse sforzato con tutto sé stesso avrebbe saputo uscire da quel dedalo di corridoi, invece, il suo corpo svoltava sicuro ad ogni incrocio e in poco più di dieci minuti il ragazzo si ritrovò in una grande sala con grandi finestre che si affacciavano su un cortile interno. Il suo corpo si affacciò proprio da queste e respirò a pieni polmoni l’aria


-Mi è così mancata l’aria- si sentì dire –non hai idea di quanto io abbia aspettato per tornare in vita, tutto quel tempo rinchiusa ai limiti della coscienza, tenuta in vita e allo stesso tempo incatenata da quell'incantesimo, ma aspettare tutto questo tempo ne è valsa la pena… - il suo corpo si specchiò su un vetro delle finestre, rimirandosi e sorridendo –piuttosto bello, peccato che tu sia maschio, sarebbe stato perfetto se fossi stata un ragazza… ma accontentiamoci- ancora una volta il corpo di Alex si mosse e il ragazzo non riuscì ad imporsi per fermarlo –Inutile che ti dimeni in questa maniera… - si sentì dire –ho aspettato 2.000 anni per reincarnarmi e non ti lascerò mandare a monte i miei piani così facilmente!- la coscienza di Alexander fu come compressa e schiacciata da una grande forza oscura. Era come se tutto quello che era stato il ragazzo fosse rinchiuso in una bolla e un’altra entità avesse riempito tutto il resto del suo corpo. Era terribile e lo fece anche arrabbiare, non voleva che quel… essere usasse il suo corpo


-Vedi di stare buono ora- si sentì dire –devo prepararmi per non destare sospetto quando tornerò- Alex tentò ancora di riprendere possesso di sé stesso ma non ci riuscì e vide sé stesso avviarsi all’uscita del castello


-Alex!- si sentì chiamare a pochi metri dall'uscita. Cesar era in piedi al centro del corridoio e teneva Gaio per la collottola, puntandogli un coltello alla schiena. Sentì sé stesso imprecare e poi sorridere falsamente


-Cesar, sono così felice di vederti!- si sentì dire poco prima che Gaio iniziasse ad urlare terrorizzato


-Non è possibile! Tu sei morto! Ti ho ucciso io, non puoi essere qui!- continuò a sbraitare ma Cesar non l’ascoltò e lo consegnò invece alle guardie


-Non sono mai stato così felice di vedere qualcuno- gli disse il ladro correndogli incontro per abbracciarlo


-Sono felice anch’io m avrei bisogno di un medico… - l’essere che aveva preso possesso di Alex si slacciò dall’abbraccio e mostrò al ladro alcune coltellate allo stomaco da cui usciva una gran quantità di sangue. Regina arrivò proprio in quel momento, attirata dalle urla di Gaio, e per poco non scoppiò a piangere quando vide Alex. Fu lei a pendersi cura delle ferite del ragazzo mentre Cesar andava a chiamare Massimo, cavalcando da solo Ternat.


Lo stregone ci mise meno di 5 minuti per arrivare al castello e quando vide Alexander, rattoppato ma non più in pericolo, l’unica cosa che fece fu abbracciarlo e dirgli che gli era mancato. Il ragazzo gli rispose che gli dispiaceva per quelle cose tremende che gli aveva detto e per aver dato fuoco alla gilda. Gli assicurò che era tutto passato e che adesso, a parte le coltellate, stava bene. Massimo non ebbe bisogno di sentirsi dire altro: il suo gervar era tornato.


L’anima del ragazzo urlò e pianse, cercando di liberarsi senza successo.




Passarono le settimane e Alex prese parte attivamente alla ricostruzione della gilda. Si era scusato formalmente con tutti quanti per il suo comportamento, aveva detto che la perdita del suo dono l'aveva tremendamente spaventato e confuso. Era addolorato per i ragazzi morti e non si sarebbe mai perdonato per quello scatto d'ira. Parlò così bene che in molti si immedesimarono nella sua situazione e, pensando alla disgrazia che gli era capitata, lo perdonarono. I pochi che non riuscirono a farlo semplicemente presero ad evitarlo. Riprese in mano le finanze della gilda e fece un paio di aggiustamenti ai conti che erano stati tenuti fino a quel momento da Massimo. Per lo più tradusse quei geroglifici che usava lo stregone per scrivere nella lingua corrente, ma per il resto approvò tutte le sue spese. Sila ancora non era tornato e il ragazzo in un primo momento ne fu rattristato ma poi non dimostrò più il suo dolore a nessuno. Massimo era entusiasta del fatto che il ragazzo fosse tornato in sé e non nutriva il benché minimo dubbio sulla sua identità. In fondo, quell'Alex parlava, si muoveva e si comportava come aveva sempre fatto prima di perdere il dono di prevedere il futuro, perché dubitare?


L'anima del ragazzo però urlava tutto il tempo, tutte le volte che qualcuno, parlando con l'essere che aveva preso possesso di lui, non si accorgeva della differenza. Massimo, Regina, Cesar, Desdemona e persino la sua stessa madre non riuscivano a riconoscere la differenza


-Ho i tuoi ricordi- gli disse una sera l'essere mentre Massimo era via e nessuno lo poteva sentire parlare al suo stesso riflesso -Ho vissuto la tua stessa vita, ero al confine della tua anima che aspettavo solo il momento adatto per emergere, quando il tuo spirito fosse stato spezzato insieme al tuo cuore e alla tua vita-


-Ma il mio cuore non è spezzato e neppure la mia anima- gli rispose allora Alex e l'essere si irritò


-Si, la tua anima è forte ma una volta che Massimo mi avrà ridato il tuo cuore anche questa perirà e allora io sarò completa e potrò riprendere la mia forma originale- l'essere tornò a sorridere e si rimirò i lineamenti -potrei perfino tenere quest'aspetto per la verità... nessuno si è accorto del cambiamento e potrei continuare a vivere in eterno con un corpo così bello-


-Se ne accorgeranno- ringhiò invece il ragazzo -non hai tutti i miei ricordi, non sai cosa ho visto nelle mie visioni nè conosci i sigilli e gli incantesimi che io stesso ho ideato... lo capiranno che non sono io e ti scacceranno-


-Non essere sciocco, nessuno si può accorgere della differenza... sono una goccia nell'oceano i ricordi a cui non posso accedere-


-Non hai il mio dono-


-La visione del futuro? Non farmi ridere! L'hai nascosta insieme al tuo cuore è normale che... -


-No, non quel dono- le rispose il ragazzo -non hai il mio dono di saper creare pozioni e non sai nemmeno tirare di scherma come faccio io... se ne accorgeranno- l'essere sembrò seriamente irritato dato che si alzò in piedi di scatto e fece per tirare un vaso verso la finestra, sfortunatamente si controllò e non lo fece


-Si, non so creare pozioni come le tue- dovette ammettere mentre riponeva il vaso dove l'aveva preso -e si, il mio stile di scherma è completamente differente ma non è un problema... semplicemente eviterò queste due attività, non sarà difficile-


-Ti scopriranno- ribadì il ragazzo


-Oh, ma sta zitto- fece l'essere stritolando la sua coscienza -sei noioso, metterò fine questa sera stessa alla tua esistenza- decise e, a passo di marcia, si diresse verso il cantiere, dove sapeva esserci Massimo che dava una mano per la ricostruzione. Lo stregone lo accolse con un sorriso e il ragazzo si allungò per baciarlo -non hai ancora finito?- gli chiese l'essere


-Stavo giusto tornando- gli disse Massimo baciandolo e carezzandolo su tutto il corpo


-Però prima di tornare a casa andiamo al fiume? Tu puzzi- lo stregone rise e si inoltrarono insieme nella foresta per raggiungere un torrente che scorreva lì vicino e si immersero entrambi. Alex abbracciò lo stregone da dietro e iniziò a lavargli la schiena mentre parlavano del più e del meno -Massimo potrei riavere il mio cuore?- gli chiese ad un certo punto Alex, con leggerezza, come se in realtà non gli importasse


-Quando torniamo a casa te lo ridò- gli assicurò lo stregone, neppure un po' insospettito da quella richiesta. L'essere sorrise vittorioso per poi andarsi a sedere fra le gambe di Massimo, baciandolo. Lo stregone rise e accarezzò su tutto il corpo, scendendo a baciarlo sul petto, sarebbero finiti a fare sesso se un gran frastuono non li avesse interrotti


-Cos'è?- chiese l'essere ma Alex riconosceva bene quel suono e se ne rallegrò


-Torniamo indietro- sbottò lo stregone alzandosi di colpo in piedi. L'essere si arrabbiò di nuovo ma non lo diede a vedere e, insieme, i due tornarono alla gilda dove si era appena posato un gigantesco drago. Aveva le scaglie di due colori diversi, sulla parte superiore del corpo erano nere e sfumavano in un colore d'oro sul resto del corpo


-Sila- esultò Alex nella sua prigione. Il drago era diventato ancora più grosso in quel periodo e il nuovo colore delle scaglie lo faceva apparire più maturo e imponente ma gli occhi erano ancora quelli del suo drago, blu scuro ma luminosi e intelligenti. L'essere che aveva preso possesso di Alex sorrise tranquillo, convinto che neppure l'animale avrebbe notato la differenza. Il drago si guardò attorno e, quando vide il suo padrone, allungò il muso per raggiungerlo ma all'ultimo si accorse che c'era qualcosa che non andava e si bloccò, annusando l'aria


-Sila sono io... vieni... - gli disse dolcemente l'essere, allungando le mani per accarezzarlo ma il drago spalancò gli occhi e si ritirò ringhiando -maledizione- sussurrò l'essere cercando di mostrarsi sorpreso e dispiaciuto


-Non puoi ingannare un drago, loro sentono la differenza- gli disse Alex


-Zitto- ringhiò l'essere avvicinandosi al drago con le braccia tese, cercando di calmarlo ma quello sentiva che qualcosa non andava e non si lasciò avvicinare -non capisco cosa gli sia preso- sussurrò l'essere a Massimo


-Forse hai un odore diverso- disse lo stregone, cercando di rassicurarlo -vedrai che quando si calmerà sarà tutto apposto- l'essere esultò nel suo animo nero, l'aveva di nuovo scampata: il desiderio di Massimo di ritornare alla normalità lo stava accecando, niente avrebbe potuto rovinare i suoi piani. E poi l'essere si ritrovò steso a terra, impossibilitato a muoversi e a parlare


-Mai diffidare del giudizio di un drago- disse lo stregone bloccando il ragazzo con altre magie, finché non fu sicuro che non potesse più ledere -adesso vediamo di scoprire chi c'è in questo corpo- Alex esultò per la prima volta mentre l'essere urlava infuriato senza voce.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 20/8/2013, 21:06




Madri


Massimo rimise lo stelo che stava usando al suo posto e si sedette di fronte ad Alexander. Il corpo del ragazzo era intatto, ma le magie che lo stregone aveva usato per torturare lo spirito al suo interno non erano state inutili. Lo spirito di Alex non era mai neppure stato sfiorato ma l'essere era stato tagliato e bruciato più e più volte


-Allora- esordì Massimo, sedendosi di fronte al ragazzo con un sorriso rilassato -sei disposto a parlare ora?- l'essere iniziò a piangere


-Perché mi fai questo?- chiese con voce rotta dai singhiozzi


-Perché ho imparato a fidarmi dei draghi: loro sanno riconoscere meglio di qualsiasi essere umano una menzogna e Sila non si è neppure voluto avvicinare a te, il suo cavaliere... nessun drago ripudia il proprio cavaliere, mai!- l'essere si agitò internamente ma all'esterno continuò a piangere


-Massimo, per favore... sono io! Sila semplicemente non mi ha riconosciuto, ma sono ancora io, guardami!-


-Ti sto guardando... - gli rispose Massimo prendendogli il viso e fissandolo direttamente negli occhi -e più parli più mi convinco che tu non sia il mio gervar- gli lasciò il viso e sorrise -piuttosto che piangere o dimostrarsi debole lui si sarebbe morso la lingua fino ad ammazzarsi- l'essere, per la prima volta, dimostrò la sua rabbia anche a Massimo


-Non fosse stato per quel dannato drago non avresti avuto il minimo sospetto su di me- ringhiò furioso, per poi aggiungere sibillino -non hai idea di come questo abbia ferito il ragazzino... non faceva che urlare e dimenarsi... e avresti dovuto sentire come ti insultava quando abbiamo fatto sesso ieri sera... - Massimo scattò ficcandogli nuovamente lo stelo nel corpo, accoltellando l'anima nera ma non il vero corpo


-Vedrò di farmi perdonare quando verrà il momento ma ora che ne dici se parliamo un po' di te, chi sei? Come hai fatto ad impadronirti del corpo del ragazzo?-


-Chi sono?- ripeté l'essere, ridendo -eppure ora dovresti riconoscermi... in fondo, senza di me non esisteresti... - Massimo sfilò lo stelo e guardò il corpo di Alex, cercando di riconoscere chi si annidava al suo interno -davvero non mi riconosci?- chiese ancora l'essere -mi ferisci, e dire che speravo persino che saresti stato felice di rivedermi... -


-Perché dovrei essere felice di rivedere qualcuno che non ho mai conosciuto? Nessuno che io abbia mai incontrato poteva prendere in questa maniera il controllo di un corpo altrui-


-Un legame di sangue può rendere grandiosa una magia potente- rispose l'essere sorridendo -il sangue del ragazzo è il mio stesso sangue ed è anche il tuo... - Massimo si alzò in piedi di scatto, sorpreso e spaventato


-Non è possibile... - sussurrò


-Vedo che hai capito... allora, adesso che ne diresti di liberare tua madre?-


 


Erano due ore che quei due stavano parlando e ancora Cesar non aveva capito neppure cosa stesse succedendo. Certo, sapeva che c'era un problema e anche bello grosso ma, dato che Massimo e Regina non facevano che parlare in quella lingua a lui sconosciuta, non aveva ancora capito di cosa si trattasse. Non sapeva che fine avesse fatto Alex e il non sapere lo stava facendo impazzire


-Vi decidete a parlarmi?- sbottò, interrompendo la conversazione


-Dopo- disse semplicemente Regina per poi tornare a parlare al fratello. Stufo di essere completamente ignorato, il ladro andò a cercare risposte da solo. Attorno al cantiere per la nuova gilda erano state erette in fretta e furia una serie di capanne, fatte di fronde intrecciate e tenute insieme da incantesimi e sigilli. Erano comode ma non ci si poteva vivere per sempre, dato che in poco tempo la magia che le teneva insieme si esauriva e bisognava fare tutto da capo. Massimo e Regina avevano due capanne separate più una terza che avevano adibito a laboratorio ma che era stata messa parecchio discosta da tutte le altre e aveva diversi incantesimi mortali attorno. Quindi era un buon posto dove iniziare le ricerche.


Il ladro cercò nella sua bisaccia un paio di fiale che aveva comprato al mercato nero. Servivano a passare indenni tutti i maggiori incantesimi di morte dei normali stregoni ma non sapeva quanto sarebbero state efficaci su incantesimi fatti dai più antichi e potenti maghi mai visti. Quindi, per sicurezza, ne bevve il triplo della dose consigliata e sentì un po' di nausea ma nulla che gli impedisse di fare il suo lavoro.


Essenzialmente le magie di morte erano invisibili finché non ti colpivano ma il ladro aveva imparato un paio di trucchetti e sapeva stare lontano dalle trappole più potenti, ma comunque, quando il primo incantesimo lo colpì gli si piegarono le gambe e gli ci vollero alcuni minuti prima di riuscire a rialzarsi. In quel momento pensò che se avesse avuto una pozione di Alex e non una comprata al mercato nero non sarebbe neppure stato sfiorato ma ormai le aveva finite e doveva arrangiarsi. Arrivò alla porta in fretta, beccandosi solo un altro incantesimo che gli ustionò un po' il braccio sinistro. Scassinò la serratura in un paio di mosse ed entrò.


Certo non si aspettava di ritrovarsi davanti ad Alexander, legato ad una sedia, con una specie di aura blu attorno. Sarebbe stato meno sconvolto nel ritrovarsi davanti un drago rosa confetto e verde limone


-Alex- lo chiamò avvicinandosi ma quando il ragazzo alzò gli occhi su di lui capì che c'era qualcosa di sbagliato


-Cesar- disse l'altro, sorridendo dolcemente -sono così felice di vederti- il ladro sorrise a sua volta forzatamente ma non riusciva a togliersi dalla mente quello sguardo carico dell'odio più profondo


-Che ci fai qui?-


-Non lo so... - gemette il ragazzo, sforzandosi di sembrare dolorante -Massimo mi ha rinchiuso qui, dice che io non sono io, che c'è qualcosa che non va in me... ti prego devi liberarmi prima che torni! Ho paura che sia impazzito... non sai cosa mi ha fatto in questi giorni... - Cesar rimase a distanza, continuando a guardare quegli occhi carichi di odio mal celato


-Come faccio a liberarti?- chiese


-C'è una pietra lì dietro, dovrebbe servire a bloccarmi: devi solo romperla- gli spiegò ma quando vide che il ladro non si muoveva lo incitò di nuovo -ti prego, non so quando tornerà, devi liberarmi!-


-Chi sei tu?- gli chiese invece il ladro -non sei Alexander ma ne hai l'aspetto, la voce... chi sei?- con un urlo pieno d'odio il viso del ragazzo si trasfigurò diventando quello di una donna splendida, con gli occhi neri, i capelli lunghissimi biondi e la pelle chiara ma maligna, come la matrigna cattiva di tutte le peggiori fiabe. Un attimo dopo era di nuovo il viso di Alex quello che il ladro fissava ad occhi spalancati


-Vi farò a pezzi tutti quanti per avermi imprigionata di nuovo- ringhiò Alex. Il ladro decise che era ora di andarsene, aveva visto abbastanza. Tornò da Regina e Massimo che si voltarono a guardarlo


-Che hai?- gli chiese Massimo


-Hai una faccia sconvolta- aggiunse Regina. Cesar si sedette per un attimo per calmarsi e raccogliere le idee


-Cos'ha Alex?- si decise a chiedere alla fine. I due stregoni si guardarono fra di loro e decisero che era ora di raccontargli tutto -cosa pensate di fare?- chiese alla fine il ladro


-Non lo sappiamo- dovette ammettere Regina


-Come sarebbe a dire "non lo sappiamo"? Siete i migliori stregoni in circolazione, non... -


-Nostra madre usa una magia che noi non conosciamo- gli rispose Massimo -magie proibite e oscure che noi non abbiamo mai voluto imparare-


-Non ci siamo mai applicati alla magia nera- aggiunse Regina -abbiamo le basi ma non conosciamo gli incantesimi più complicati-


-Invece vostra madre immagino che sia un'esperta- sbuffò Cesar


-La chiamavano la Regina Nera, la Dolce Morte e altri nomi carini... - rispose Massimo per poi passarsi una mano fra i capelli -per la verità non abbiamo neanche idea da dove cominciare per liberare Alex dal suo controllo... -


-Se è rimasto qualcosa del ragazzo... - sospirò Regina


-C'è! Non cominciare a fare la pessimista!-


-Sono solo realista! Dobbiamo aspettarci il peggio... -


-Non... - cercò di dire Massimo ma Cesar li bloccò entrambi. Aveva appena notato uno strano tomo nero sul tavolo che quando se ne era andato non c'era


-Quello cos'è?- chiese


-Un libro degli appunti di nostra madre- rispose Massimo -ma non c'è scritto niente di utile, l'abbiamo già studiato mille volte-


-E il simbolo che c'è sopra?- insistette Cesar


-Oh, non è nulla- gli rispose Regina -è solo il monogramma del nome di nostra madre, è solo un disegno che faceva mettere sui suoi libri… -


-Alex ne ha uno uguale- disse il ladro


-Scherzi?- chiesero gli stregoni sorpresi


-No, lo teneva insieme ai suoi nel pavimento in cucina-


-Dobbiamo vederlo- disse Massimo alzandosi di scatto in piedi, la sorella e Cesar lo seguirono a breve distanza. La parte della gilda che aveva ospitato la cucina non era ancora stata ricostruita ma era stata già sgombrata di tutti i detriti e le macerie, il terreno era brullo e polveroso ma la magia lasciava sempre delle tracce, infatti, dove erano conservati i tomi di Alex, il pavimento era intatto


-Sai come si apre?- chiese Massimo a Cesar


-Se, magari!- fece il ladro. Regina tracciò un paio di segni e subito si aprì un buco nel terreno


-Sia lodata la tua memoria visiva- fece lo stregone alla sorella che rise. Estrassero tutti i libri, una ventina, e uno degli ultimi aveva effettivamente il monogramma della madre dei due stregoni che iniziarono a sfogliarlo


-Allora, vi può essere utile?- chiese Cesar, impaziente


-No, temo di no- sospirò Massimo, lasciando il tomo alla sorella che continuò a leggerlo -è sulla creazione di incantesimi di pestilenza, del genere che fanno morire tutte le coltivazioni e le persone che si trovano nel raggio d'azione della magia... sai se gervar ne ha altri di questi libri?-


-Lui personalmente non credo ma si dovrebbe chiedere a sua madre, gli ha dato lei questo, ancora qualche anno fa... -


-E lei dove l'ha trovato?- chiese Regina


-Fra le cianfrusaglie di una nonna o di una zia, non ricordo... io però non vi posso accompagnare: quando ha scoperto che lavoro faccio per poco non mi ha scannato sua madre, non ci tengo a ripetere l'esperienza... -


-Ha fatto bene- sbuffò Regina, chiudendo il libro per poi rivolgersi al fratello -immagino che neppure tu abbia voglia di incontrarla- Massimo fece un sorriso stiracchiato, scusandosi


-Sai che non vado d'accordo con le madri... - si giustificò


-Si, si... ci penso io, voi fate la guardia ad Alex- Regina si presentò a casa di Alex quello stesso pomeriggio e fu accolta da Desdemona


-La mamma non c'è- gli disse la bambina che doveva avere 8 o 9 anni -è andata a fare la spesa-


-E quando torna?- chiese allora Regina


-Non lo so... fra un po', credo-


-Allora l'aspetto- disse Regina, sedendosi sul muretto dell'aiuola di fianco alla porta di casa. Desdemona annuì e tornò in casa ad aspettare la madre. Elaina ritornò dopo un quarto d'ora circa e non riconobbe subito la maga


-Salve, desidera qualcosa?- chiese squadrandola


-Avevo bisogno di parlarle, possiamo entrare?- Regina si alzò in piedi e Elaina sembrò finalmente accorgersi con chi stava parlando perché sorrise stancamente e la lasciò entrare. Desdemona accolse la madre abbracciandola e aiutandola a mettere apposto la spesa, quando ebbero finito la madre mandò la bambina in camera sua e preparò il the per la sua ospite


-Cos'è successo a mio figlio?- chiese senza giri di parole Elaina -sta male?- Regina decise di non mentire e le raccontò per sommi capi quello che stava succedendo. Se lei si fosse trovata nella stessa situazione avrebbe voluto sapere cosa stava succedendo a suo figlio e non essere presa in giro da una quasi sconosciuta. Anche se preoccupata, Elaina lasciò che l'altra donna parlasse e solo alla fine chiese di cosa avessero bisogno


-Di tomi di magia con un simbolo particolare sopra, come questo- le rispose un po' stupita da quella calma mentre le mostrava uno dei libri -Alex ne aveva uno ma non era quello che serviva a noi, speravamo che ne avesse degli altri… -


-No, io ho trovato solo questo ma so dove potete trovarne degli altri... - Elaina si alzò in piedi e andò a prendere su uno scaffale insieme a dei libri di cucina un libretto piccolo, con la copertina color mogano, e lo consegnò all'altra donna -questi sono gli appunti di mio marito: lui, i suoi fratelli e sua madre erano vostri discendenti e hanno lavorato per molto tempo su questi libri di magia nera che state cercando... non mi ha mai lasciato aiutarlo e non condivideva spesso i suoi studi con me, diceva che non poteva sopportare di mettere anche sulle mie spalle questo peso: aveva perso cinque fratelli con questa ricerca e un giorno avrebbe dovuto passare ad Alex questo fardello, non voleva che anch'io ne soffrissi- Regina sfogliò velocemente le pagine


-Cos'è la catina?- chiese


-Cantina... mio marito scriveva malissimo... - rise Elaina -le prime pagine le ha scritte per Alex perché, anche se non avesse avuto nessuno a guidarlo, avrebbe potuto trovare da solo il modo per entrare nella biblioteca dove sono nascosti i tomi-


-E cosa sono questi simboli?- chiese ancora Regina indicando degli strani scarabocchi a margine della pagina. Elaina scosse la testa


-Non so dirtelo, quelli sono solo per Alex, non hanno significato per nessun altro... - Elaina sospirò -forse è meglio se vi fate accompagnare... non penso che sarete in grado di entrare se non riuscite a leggere il libro per intero-


-C'è qualcuno che lo può fare?- chiese Regina


-Si, ma dovete tenerlo segreto... è molto importante che nessuno sappia chi vi accompagna dato che altrimenti si scatenerebbe l'inferno-


-Vi giuro che non lo saprà nessuno- la donna annuì e prese un pezzo di carta su cui scrisse un paio di righe prima di gettarle nel fuoco, aspettò e il fuoco divenne verde quando ricevette risposta


-Verrà da voi stasera per accompagnarvi- disse Elaina tornando dall'altra donna per guardarla negli occhi -per favore, riportami mio figlio-


-Farò tutto il possibile- le assicurò Regina.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 23/9/2013, 08:34




Al'parel


Tornata a casa Regina raccontò del suo incontro con Elaina al fratello e a Cesar


-Adesso che me ne parli mi aveva accennato qualcosa Alex di una biblioteca... - disse Cesar


-Devi andare da sola- le disse invece Massimo -non me la sento di allontanarmi con il rischio che nostra madre ne approfitti per fare qualcosa di irreparabile-


-Ti accompagno io- disse all'istante Cesar


-Sicuro? Non credo che... - cercò di dire Regina ma l'altro la bloccò


-Un aiuto in più non può che fare bene e poi io qui non avrei nulla da fare-


-Allora va bene- Cesar scese in città per prendere i suoi attrezzi del mestiere, qualche boccetta di magia e un paio di talismani. Andò anche al mercato nero a comprare alcune fiale contro gli incantesimi di morte, tanto per stare sicuro. Stava per tornare quando si ricordò di un anello che Alex aveva chiesto di tenergli qualche mese prima che lo rapissero ma che non gli aveva detto a cosa servisse. Lo andò a riprendere e lo indossò; non sapeva se sarebbe stato utile ma sentiva che avrebbe dovuto portarlo. Regina, invece, stipò i suoi oggetti più potenti in una saccoccia e si mise la sua armatura, incantandola perché sembrassero normali abiti. I ragazzi della gilda erano stati informati che sarebbe arrivato qualcuno a cercare Massimo o Regina e avvertirono subito i loro maestri quando la persona arrivò. Fu una sorpresa un po' per tutti ritrovarsi di fronte Cisto di Montergrass, soprattutto per Cesar


-Che ci fai tu qui?- gli chiese il ladro


-Mi è stato chiesto di accompagnare la Grande Maga- gli rispose il mercenario guardandolo quasi schifato


-Tu?- fece il ladro


-Si, io... problemi?-


-Cesar viene con noi- disse Regina per dividerli -quindi poche rogne e muoviamoci-


-Voglio vedere Alex prima di andare- disse Cisto


-Non penso che... - cercò di dire Regina


-O me lo fate vedere oppure non andiamo da nessuna parte- si impuntò l'uomo. Cesar rimase affianco a Ternat mentre la maga accompagnava l'uomo a vedere il ragazzo


-Zio!- fece la madre degli stregoni appena Cisto entrò nella capanna ma il mercenario non si fece prendere in giro


-Sparisci e lasciami parlare con Alex- le disse duramente


-Perché dovrei farlo?- gli chiese ridendo la donna. Cisto bisbigliò qualcosa al suo orecchio e il corpo di Alex si irrigidì come se fosse stato percorso da elettricità -fammi parlare con lui- ripeté e questa volta qualcosa sembrò cambiare nel corpo e nell'espressione del ragazzo perché guardò Cisto con un altra espressione, stanca e triste


-Non farlo- gli disse il ragazzo


-Stai bene?- gli chiese invece Cisto, accarezzandogli i capelli


-Sono stanco-


-Tieni duro, farò in modo che ti riprenda presto-


-Stai attento- gli disse il ragazzo -ti cercano ancora-


-Lo so- il ragazzo annuì e la sua coscienza scomparve.


 


Si misero in viaggio, Cisto sul suo drago blu e Regina e Cesar su Ternat. Nessuno parlò durante il viaggio. Il mercenario non aveva più detto una sola parola da quando era uscito dalla capanna dove era tenuto Alex, non aveva voluto spiegare come aveva fatto a far riaffiorare la coscienza del ragazzo né nient'altro. Sia Cesar che Regina si fidavano poco di quell'uomo ma non avano altra scelta che seguirlo. Ci vollero alcune ore prima che Cisto desse il segnale per atterrare: erano arrivati poco lontani da una città vecchia e cadente, con un castello grande e massiccio ma crollato in più punti. C'era stata una battaglia in quel posto e i vincitori avevano infierito parecchio sulle terre lì attorno. Non c'erano boschi né campi, solo terra bruciata e arida, e le case, da quello che si poteva vedere, erano quasi tutte distrutte o bruciate


-Dove siamo?- chiese Regina


-Al'parel- risposero in coro i sue uomini


-E cosa è successo qui? Una guerra?- chiese ancora la maga guardano quella desolazione


-No- le rispose Cisto


-Solo la malvagità umana- concluse Cesar per poi aggiungere -dobbiamo toglierci di qui, se le sentinelle ci vedono siamo morti-


-C'è un passaggio segreto vicino al lato ovest... - cercò di dire Cisto ma il ladro lo bloccò


-Quello del lato ovest? Ma sei pazzo? Sono già 2 anni che quello non è più agibile, ci sono crollate mezze mura sopra-


-E tu come fai a saperlo?- chiese l'altro uomo


-Vengo spesso qui, una volta ogni due o tre mesi... dimmi dove dobbiamo andare e vi faccio strada io-


-Sotto il castello, nelle cantine-


-Che allegria... lì comunque si può entrare solo all'alba, di notte e di giorno c'è sempre un mucchio di gente, fra guardie e stregoni-


-Ripeto, tu come fai a saperlo?-


-Te l'ho detto, vengo spesso da queste parti... comunque non possiamo rimanere neppure qui, rischiamo di farci beccare... dobbiamo entrare in città e nasconderci fino all'alba-


-Lo sai vero che le guardie fanno irruzione nelle case come e quando vogliono? Non possiamo entrare in città e aspettare dove ci pare- Cesar si morse le labbra e sembrò indeciso se parlare o meno ma alla fine disse


-Se giurate di non fare parola della vita che conduco nella capitale ho un posto sicuro dove stare per la notte... -


-La tua rete d'intrighi arriva fino a qui?- chiese sarcastico Cisto


-No, qui c'è la mia famiglia- gli rispose Cesar e, date le espressioni stupite degli altri due, quasi si pentì di averlo detto


-Hai una famiglia?- gli chiese Regina


-Si, mia madre e mia sorella vivono qui- le disse il ladro, senza però guardarla -c'era anche mio padre ma lui è morto da quasi 9 anni... -


-E perché le lasci qui?- chiese Cisto irritato -non le puoi portare nella capitale? Tutto è meglio di questo posto! Perfino vivere come fai tu è meglio dello stare qui-


-Non posso farlo- gli rispose tristemente per poi riprendersi e tornare deciso e saldo -quindi ce ne andiamo di qui o ci facciamo catturare dalle guardie?- Cisto insistette per entrare da ovest ma, come aveva detto Cesar, il passaggio era andato distrutto dalle mura franate e così fu il ladro a fare strada. Appena furono dentro le mura Cesar nascose tutte le armi che si era portato dietro, tenendo solo un coltello alla cintola, chiese anche agli altri di fare lo stesso ma Regina non aveva nulla che potesse sembrare un arma mentre Cisto aveva solo una spada a cui non aveva la minima intenzione di rinunciare. Il ladro li scortò fra le vie scure della città, schivando le pattuglie, fermandosi davanti a una casa mezza distrutta, simile a tutte le altre di quel posto. Tirò una catenella, quasi invisibile se non si sapeva dove guardare e rimase ad aspettare.


Ci vollero dieci minuti buoni perché qualcuno arrivasse ad aprire. Si presentò loro una ragazzina zoppa e con il viso per metà completamente ricoperto di cicatrici e senza un occhio, l'unico rimasto era invece verde e un po' offuscato. Aveva i capelli arruffati e sporchi, di color grano bruciato, le mani erano strette convulsamente al bastone che usava per camminare e gli abiti erano vecchi, sporchi e malandati. Non riconobbe subito chi le stava di fronte, strizzò l'occhio buono e chiese in un sussurro


-Chi siete?-


-Ciao Peace- disse Cesar allargando le braccia. La ragazza restò a bocca aperta per un solo istante, poi si gettò fra le braccia di Cesar che la strinse forte


-Dobbiamo rientrare- disse la ragazza cercando di allontanarlo ma Cesar la prese in braccio e la riportò dentro di peso -chi c'è con te?- chiese la ragazza quando ebbero chiuso la porta e furono al sicuro


-Colleghi- rispose Cesar per poi cambiare subito discorso -mamma?-


-Sta come al solito- le rispose la ragazza mentre appoggiava la testa alla sua spalla. Il ladro annuì e le diede un bacio sulla fronte prima di voltarsi verso Regina e Cisto


-Ci vedete o è troppo buio?-


-A fatica- rispose Regina


-Quasi niente- fece Cisto


-Attaccatevi al mio mantello, vi faccio da guida- disse allora allungando un lembo che entrambi presero. Il ladro si incamminò nella quasi completa oscurità, addentrandosi nella casa per poi scendere una lunghissima e traballante scala. Dopo un altro corto corridoio finalmente raggiunsero una stanza leggermente illuminata a una candela. Su un letto era stesa una donna molto simile a Cesar, con i capelli lunghi e castani, striati di rosso, i tratti decisi e gli occhi verdi. Era però scarna, vecchia e stanca. Era coperta da un lenzuolo pesante ma pieno di buchi, macchiato da quello che sembrava sangue; anche coperta però si capiva che le mancavano entrambe le gambe. Le braccia erano completamente ricoperte da cicatrici ma il viso era intatto, solo incredibilmente magro e stanco. La donna sorrise appena quando vide il figlio e allungò un braccio per chiamarlo al suo fianco. Cesar mise la sorella seduta su una sedia e andò dalla madre, prendendole la mano nella sua. Non si dissero nulla, si guardarono soltanto per alcuni istanti e poi Cesar sospirò stanco


-Questa volta vi ho portato poco- disse per poi estrarre tutto il cibo che si era portato dietro e darlo alla sorella che si abbuffò, per sua madre invece prese una fialetta e gliela versò in gola. La donna rimase inerte fra le sue braccia e faticò persino a deglutire. Cesar la tenne per mano mentre si rivolgeva a Regina -puoi fare qualcosa per lei?- la maga si avvicinò e posò una mano sulla fronte della donna. Si concentrò e cercò di capire quali e quanti mali l'affliggessero e capì solo di non poter fare nulla per lei. Erano state delle torture a debilitarla in quel modo, molte e reiterate per molto tempo, ma quello che davvero la stava uccidendo era un parassita, una specie di tenia, che le si era avvinghiato al cuore e che non era possibile estirpare. Regina riuscì solo ad abbassarle la febbre e farle sentire meno il dolore ma non altro, ormai non doveva mancare molto alla sua morte. Cercò di dirlo a Cesar ma quello non la fece parlare


-Ci muoveremo fra parecchie ore, meglio che vi riposiate-

 
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bloodingeyes
view post Posted on 27/9/2013, 20:27




Discesa nelle profondità


Ad un ora dall'alba Cesar si alzò, salutò sua madre e sua sorella e uscì da quel posto, seguito da Regina e Cisto


-Capito perché non le posso portare via?- chiese il ladro a Cisto quando furono ormai lontani


-Potresti portare via tua sorella-


-Lei non vuole abbandonare la mamma- rispose il ladro per po prendere un lungo respiro e chiedere a Regina -quanto le resta?-


-Un paio di mesi al massimo- il ladro annuì e non disse più nulla. Li scortò fra le vie decadenti di quella città fantasma. Non incontrarono quasi nessuno, dato che era l'ora del cambio della guardie e che le persone comuni, quelle poche che abitavano quel posto, erano ancora tutte addormentate. Cesar scassinò la porta di una casa che agli altri sembrava uguale a tutte le altre e li guidò nella completa oscurità del sottosuolo, dentro una galleria di roccia grezza e piena di detriti finché non ritornò ad esserci un po' di luce e si ritrovarono dentro quelle che sembravano proprio le segrete sotto il castello


-Siamo arrivati- annunciò il ladro per poi rivolgersi a Cesar -ora tocca a te fare strada- Cisto si mise a capo del gruppo, andando in avanscoperta mentre Cesar richiudeva il passaggio nel muro dal quale erano passati. Quando furono sicuri che la strada fosse libera il gruppo si addentrò nella segreta, passando fra le celle vuote e puzzolenti, senza incontrare nessuna guardia fino alla scala che portava ai piani superiori. Lì trovarono due guardie svogliate, mezze ubriache e distratte. Non persero neppure tempo ad ucciderle ma lasciarono che Regina le addormentasse con un incantesimo, così anche in caso li avessero trovati i loro colleghi non avrebbero dato l'allarme. Risalirono fino ad arrivare al piano terra e da lì Cisto li scortò nelle varie camere, sempre più in alto, fino all'ala signorile del castello


-Ma la biblioteca non doveva essere nelle cantine? Sotto terra?- chiese Cesar, un po' seccato da quell'infinita serie di scalinate che erano stati costretti a fare


-Si ma per arrivarci l'unico passaggio passa per le camere da letto signorili- spiegò Cisto prima di entrare in tutta fretta dentro la prima stanza, trascinando gli altri due dietro di sé, appena in tempo per non essere visti da una pattuglia di 8 guardie che, per loro sfortuna, decisero di fare sosta poco lontano dal nascondiglio dei tre -passiamo per di qua- disse allora Cisto, addentrandosi nella stanza piena di vecchi mobili polverosi e rotti. Più silenziosamente possibile attraversarono la stanza ma, quasi arrivati all'uscita, Regina si bloccò di colpo


-Chi è quello?- chiese la donna indicando il dipinto di un uomo in un quadro appoggiato per terra, poco distante dall'uscita


-Non mi pare il momento di stare qui a guardare qualche vecchio quadro- fece Cesar, cercando di trascinarla via ma pure lui, quando vide il quadro, si bloccò -caspita... -sussurrò mentre ripuliva la tela dalle ragnatele e dalla polvere per ripulire il volto dell'uomo


-Se non fosse per i baffi e la pelle- sussurrò Regina per poi voltarsi verso Cisto che però schivò il suo sguardo


-Dobbiamo andare- borbottò Cisto, uscendo dalla stanza, senza aspettare gli altri due, che furono costretti a correre per stargli dietro


-Ehy, aspetta... - bisbigliò Regina ma Cesar la zittì


-Chi abita qui ha un udito dannatamente buono, meglio non parlare troppo- l'avvertì Cesar, aggiungendo che però si sarebbero fatti spiegare quella strana somiglianza fra l'uomo del ritratto e lo stesso Cisto più tardi. Continuarono a salire per un altro paio di piani, fino a che non arrivarono in quello che sembrava una specie di piccolo salottino che dava su quattro stanze dalle porte aperte Rimasero per qualche istante nascosti dietro un colonnato mentre Cisto si assicurava che non ci fosse nessuno da quelle parti che potesse scoprirli. Al centro esatto di quella sala c'era una colonna ottagonale di almeno tre metri di diametro, arrivava fino al soffitto ma era cava e da essa, tramite una scala a chiocciola si poteva salire o scendere


-Ti prego non dirmi che dobbiamo scendere da lì- fece Cesar


-Posso anche non dirtelo ma dobbiamo farlo- gli rispose Cisto, sguainando la spada. Il ladro allora sospirò e impugnò il suo pugnale. Iniziarono la discesa Cisto per primo, seguiva Cesar e poi Regina. La scala era molto stretta ma ben rischiarata, non c'erano corrimano o altri appigli, solo nuda pietra che diventava sempre più fredda via via che scendevano nelle profondità del castello. Gli scalini erano molto alti e stretti, usurati dal tempo e anche resi scivolosi dalla condensa e dal muschio


-Ci siamo quasi- assicurò Cisto


-E da cosa l'hai capito?- chiese Cesar che era l'unico a non essere scivolato neppure una volta su quei gradini assassini. Cisto non gli rispose e continuò a procedere cautamente. Come aveva predetto arrivarono finalmente alla base della scala, davanti a loro si aprì un lungo corridoio immerso nella più completa oscurità


-C'è gente alla fine del corridoio- sussurrò Cesar trascinandoli via da quella scala


-Ma sei un gatto? Io non vedo niente!- bisbigliò Regina


-Rimanete qui- la zittì il ladro, avventurandosi lungo il corridoio con il pugnale in mano. Cisto e la maga rimasero in ascolto, cercando di captare qualche suono ma niente. Rimasero nella più completa oscurità e silenzio per lunghissimi istanti. Stavano entrambi guardando quella oscurità profonda dove era scomparso il ladro quando si accorsero di due piccole luci bianche che si stavano avvicinando a loro ad una velocità piuttosto sostenuta, in perfetto silenzio. Temendo che fosse una qualche creatura soprannaturale o un nemico si prepararono a combattere e Regina fece apparire una luce potente per poter vedere il nemico


-Ah! Spegnila! Spegnila!- sibilò Cesar coprendosi gli occhi -sei pazza? Potevi rendermi cieco!- ringhiò ancora Cesar tenendo però la voce molto bassa


-Che diavolo hanno i tuoi occhi? Brillavano nel buio!- bisbigliò Cisto, sorpreso


-Te lo spiego più tardi, ok? Adesso muoviamoci! Regina adesso devi andare tu, là in fondo ci sono un paio di maghi e te la devi cavare da sola... -


-Io non ci vedo niente, come faccio a combattere così?-


-C'è luce dove sono i maghi ma non la puoi ancora vedere perché ci sono un paio di svolte... vi faccio strada- detto questo li prese entrambi per mano e li fece camminare spediti per un paio di metri, fino a che  il corridoio non fu irradiato da una leggere luce che permise a tutti di vedere con chiarezza. Regina srotolò il suo braccialetto e fece comparire da esso un lungo bastone ricurvo con delle pietre rosse incastonate. Entrò nella stanza con passo deciso e, prima che due dei tre maghi potessero accorgersi di lei li aveva già legati con strette corde d'energia, il terzo tentò di lanciare a sua volta un incantesimo ma non fece in tempo neppure a finire la formula che la donna l'aveva già legato come un salame


-Bel lavoro- fece Cesar mentre Cisto sfrecciava nella stanza, controllandone le pareti alla ricerca di non si sa bene cosa. Mentre Cisto controllava la stanza Cesar nascose i maghi incaprettati e poi rimase di guardia. Regina invece creò una barriera impenetrabile e un paio di allarmi in caso che qualcuno fosse arrivato a controllare


-Trovato- esultò Cisto, cominciando poi a tracciare strani segni su muro che scomparivano appena finiva di disegnarli. Di colpo si aprì sul muro una porta e il mercenario esultò nuovamente -Andiamo- sussurrò e si infilò nella porta, Cesar rimase in ascolto alcuni minuti per assicurarsi che non stesse arrivando nessuno e poi, insieme a Regina, seguì Cisto. Si ritrovarono così in una specie di gigantesca e oscura torre al contrario, con grandi scalinate che passavano da parte a parete la struttura e le pareti piene di testi oscuri, protetti da una specie di rete verde. Quando Cesar tentò di toccarla si ustionò la mano ma su Regina non ebbe alcun effetto


-Solo noi possiamo toccare i testi- spiegò Cisto mentre scendeva le scale -quelli neri che state cercando si trovano molto più in basso-


-Quanto in basso?- chiese Cesar


-Parecchio- come aveva detto il mercenario ci volle molto tempo per raggiungere il fondo di quella biblioteca che sembrava infinita. Regina iniziò a sfogliare i tomi un po' a casaccio prima che Cisto la indirizzasse ad una particolare sezione di quella biblioteca dove effettivamente la maga trovò alcuni libri interessanti


-Mi ci vorrebbe tutta la vita  per leggere questi libri- borbottò Cesar guardandosi attorno annoiato, nessuno lo ascoltò e ad un certo punto si appisolò contro un muro, mentre gli altri due continuavano nella loro ricerca. Cesar quasi saltò quando venne svegliato da Cisto


-Non farlo mai più- ringhiò il ladro mentre rinfoderava il coltello


-Dobbiamo andarcene- gli disse Cisto in agitazione


-Che succede?- chiese allora l’altro, capendo che la situazione era degenerata mentre lui dormiva


-Forse ci hanno scoperto-


-Ma almeno abbiamo trovato quello per cui siamo venuti?-


-Non proprio- gli rispose Regina mentre ficcava tutta una serie di libri dentro la sua sacca magica che non aveva fondo e non pesava mai più di qualche etto. Il ladro si alzò e si preparò alla battaglia bevendo una serie di pozioni e a mettendone altre sulle armi. Cisto e la maga continuarono a stipare libri dentro la valigia finché nella parte inferiore della biblioteca non rimase più neppure un tomo. Quando i due decisero che avevano preso tutto quello che serviva, si prepararono a combattere e risalirono le scalinate. Cesar fu il primo ad uscire e fu sorpreso di non trovare nessuno di fronte a sé, corse fino alla base della scala a chiocciola senza incontrare ostacoli. Regina e Cisto lo raggiunsero e insieme risalirono la scalinata


-Possiamo passare per l'ala est- propose Cesar -arriveremo prima fuori- gli altri accettarono e lo seguirono nei meandri del castello ma dopo neppure due stanze si ritrovarono davanti a un plotone di guardie che gli puntarono contro le armi, intimando di fermarsi. Regina tentò di lanciare una magia per sbarazzarsi in fretta degli uomini ma le loro armature erano incantate e non li scalfì. Allora i due uomini si lanciarono all'attacco e in un attimo li fecero tutti a pezzi. Peccato che poi quelli si rialzarono e furono di nuovo pronti a combattere


-Ghoul- ringhiò Regina, irritata da quell'aberrante uso dei corpi umani


-Come si ammazzano?- chiese Cesar ma prima che la maga potesse rispondergli Cisto aveva già iniziato ad intonare una specie di canto che fece impazzire e poi sciogliere quegli uomini di argilla e carne umana morta


-Andiamocene prima che arrivi la padrona dei ghoul- disse Cisto facendo per correre via ma la strada gli fu sbarrata da altri di quegli abomini e da una donna, con un lunghissimo vestito rosso che la copriva dal collo fino ai piedi, senza lasciare vedere neppure le mani, solo il viso pallido e ovale e i capelli rossi erano bene in mostra


-Temo che ormai sia un po' tardi per scappare- fece la donna rossa sorridendo dolcemente a Regina -il mio signore aspetta da tanto di incontrarvi-


-Il tuo signore?- fece Regina, senza abbassare la guardia


-Lord Travior, duca di Lavios... è davvero da molto tempo che desidera incontrarla, Grande Maga-


-Mai sentito nominare- fece Regina, l'altra donna però non se la prese e sorrise invece a Cisto


-E voi, invece, lord Parios? Voi sapete chi è il mio padrone?-


-Sfortunatamente- ringhiò Cisto


-Molto bene- disse la donna che però non diede segno di vedere Cesar e, invece, si voltò facendo segno di seguirla. Cesar li seguì anche se persino i ghoul sembravano non poterlo vedere mentre Regina e Cisto non ebbero altra scelta che ubbidire, aspettando il momento buono per fuggire.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 6/10/2013, 12:05




Nel nido del ghoul


Lord Travior era un uomo nella media ma vestito meglio della media ma aveva uno sguardo sadico che non prometteva nulla di buono. Cesar aveva seguito i suoi compagni stando molto attento a non farsi vedere dai ghoul ma, a quanto sembrava, quelli non potevano vederlo né sentirlo ma quando entrarono nella sala del trono di lord Travior il ladro si nascose dietro le colonne e ai detriti che ornavano la sala insieme a ragnatele e ossa sparse. Il trono su cui sedeva il lord, di ebano nero lucente, era l'unica cosa nuova di quel posto. Sopra di esso era appesa una gigantesca testa di drago imbalsamata, con gli occhi rossi e vitrei che fissavano chiunque si trovasse sotto di esso.


Regina e Cisto però non erano minimamente intimiditi da quell'uomo o da quella schifosa testa di drago. La dama rossa si andò a sedere ai piedi del suo signore come un fedele animale domestico e l'uomo le accarezzò i capelli, evidentemente soddisfatto. Cisto fissava intensamente l'uomo negli occhi mentre Regina azzardò un occhiata al nascondiglio di Cesar che le sorrise debolmente


-Benvenuti- esordì il lord con voce calda e cordiale che stonava con l'espressione maligna dei suoi occhi -era da molto che aspettavo di incontrarvi, Grande Maga-


-Io invece non ho idea di chi voi siate- rispose la donna -vi spiace ripetermi il vostro nome?-


-Ruen Travior, duca di Lavios... temo non ci abbiano mai presentarti e me ne rammarico davvero molto-


-Io no- fece la donna, irritando percettibilmente il lord che però non si scompose


-Mi fa molto piacere la vostra visita, mia signora, ma vorrei chiedervi a cos'è dovuta-


-Nulla in particolare- rispose Regina, mentendo spudoratamente -mi avevano detto che questo era un posto interessante e volevo controllare-


-Grande Maga, non so quale sia l'uso dalle vostre parti e nel vostro tempo, ma è buona regola nel mondo corrente che quando si fa visita al castello di qualcun altro ci si faccia per lo meno ricevere e non si sgattaioli nelle stanze private del padrone di casa... se non fossi convinto della vostra integrità, signora, avrei potuto pensare che foste venuta per rubare qualcosa... -


-Fortuna che la mia integrità è così ben conosciuta- rispose Regina con un sorriso falso. Il lord sorrise altrettanto falsamente e si concentrò per la prima volta su Cisto


-Però devo ammettere che vi siete fatta accompagnare da un ottima guida- disse l'uomo -lord Parios, fratello dell'ex signore di questo regno, una persona che è nata e vissuta in queste sale per moltissimo tempo... per lo meno fino a quando tutta la sua famiglia non è stata dichiarata traditrice della corona... -


-Ne sono stata informata-


-Non è vero... siete sorpresa di sapere che avete un altro discendete ancora in vita e siete stupita dal fatto di non essere riuscita a capirlo prima, altrimenti l'avreste tenuto lontano mille miglia da qui- dicendo questo l'uomo si alzò in piedi e l'aria attorno a lui cambiò, divenne più solida e nera -se aveste saputo chi era questo ragazzo e a cosa stavate andando incontro tornando nella vostra casa non avreste lasciato che vi seguisse e non sareste neppure venuta sola, ma affiancata da vostro fratello e un intero esercito-


-Mi spiace deludervi, lord, ma non penso che voi valiate tutta questa fatica: i vostri gowl una volta che vengono riconosciuti come tali non sono poi così difficili da fare a pezzi- mentre parlava Regina continuava a guardare intensamente Cesar -basta un po' di magia o del fuoco per farli fuori- il ladro capì al volo e si guardò attorno, per poi mettersi all'opera


-Non è di questi stupidi ghoul che dovreste preoccuparvi... - le disse l'uomo sorridendo -ma di tutto il resto degli esseri, creature e sentinelle che vivono in questo posto... vostra madre adorava molto questo posto e non l'avrebbe mai lasciato senza difese, soprattutto dato che sapeva che un giorno sarebbe tornata... -


-Mia madre è morta e non tornerà più-


-Mentite... lei sta già tornando a vivere nel corpo dell'ultimo essere vivente che abbia ancora il suo sangue: è per questo che siete tornata al vostro nido, per cercare di fermarla ma devo deludervi perché non esiste modo, vostra madre non avrebbe mai lasciato che qualcuno la intralciasse, dovreste saperlo... - mentre parlava lo sguardo del lord divenne sognante e prese a guardare in distanza, come se ricordasse tempi felici per poi tornare a guardarla -siete diventata una bellissima donna, mia signora- le disse sorridendo -però avete ancora questa infantile voglia di sfidare la vostra famiglia, ma vostra madre sa essere molto comprensiva e vi ama davvero molto, capirete presto che il suo ritorno è una bella cosa e sarete felici di nuovo tutti insieme... saremo di nuovo tutti insieme e saremo felici per la prima volta dopo moltissimi secoli, come una vera famiglia!-


-Oh, adesso ho capito chi sei!- fece Regina, sorpresa -Shrun, diventi ogni volta più irriconoscibile... -


-Ho fatto come vostra madre mi ha ordinato, ho protetto la sua casa e tutto ciò che le apparteneva aspettando che ritornasse-


-Non hai fatto un gran lavoro allora- rise Regina, indicando con un cenno tutta la sala lì attorno -qui è tutto in rovina e che per molti secoli non sei stato solo tu e i tuoi fratelli a vivere qui... -


-Ammetto che i vostri figli possono essere molto difficili da gestire, mia Regina, ma come vedete alla fin fine questo posto è di nuovo pronto per accogliere vostra madre-


-Come dici tu, Shrun... immagino che per un ghoul come te, abituato a vivere ai margini dei cimiteri questa sia una reggia... -


-Io non sono un ghoul!- urlò infuriato l'uomo –io sono un demone! Secoli di vita fra la meravigliosa grazia dell'Imperatrice Oscura mi hanno reso più potente di qualsiasi altro mio simile e mi hanno elevato dalla mia condizione!-


-La carne è carne, Shrun, e quando è morta neppure il potere di mia madre può più nulla!-


-La magia della Signora Nera non conosce confini!- ribatté l'altro


-Allora mettiamola alla prova, ti va?- chiese la donna ma prima che il ghoul potesse rispondere Cesar era già entrato in azione: con uno strattone tirò la corda che aveva legato attorno a tutti i bracieri della stanza, facendoli cadere tutti insieme, bruciando lievemente alcuni ghoul che si trovavano in prossimità ma senza ledere alla fin fine più di tanto le forze del lord-ghoul


-Tutto qui?- chiese Shrun sarcastico


-Penso di si... - dovette ammettere Regina, irritata. Ma non poteva impegnarsi un po' di più Cesar? Il ladro però non aveva ancora giocato tutte: prese una boccetta di liquido verde e la lanciò proprio ai piedi della strega vestita di rosso che prese subito fuoco come un fiammifero, urlando e dimenandosi come un ossessa, in preda ai peggiori tormenti


-Oh, santo cielo! Che paura!- sbuffò il lord ghoul, per niente impressionato. Alzò una mano verso la sua serva e fece un segno nell'aria per spegnere le fiamme ma, con sua somma sorpresa, non funzionò e la donna si disfò in un mucchio di cenere e melma -che diavolo... ?- fece il lord-ghoul ma non finì la frase perché Cesar aveva ripreso a lanciare le sue boccette verdi su tutti i ghoul che presero a correre e urlare in cerca della salvezza ma non riuscirono ad andarsene perché il fuoco dei bracieri aveva creato un cerchio tutto attorno alla sala, intrappolandoli. Regina aveva creato un barriera per proteggere sé stessa e Cisto dalle boccette lanciate e dai mostri che correvano in cerchio, scontrandosi fra loro e sciogliendosi


-Ho finito il fuoco!- urlò ad un certo punto Cesar


-Ottimo lavoro!- urlò di rimando Cisto, sorridendo


-Allora è colpa tua!- strillò invece il lord-ghoul, anche lui stava venendo bruciato dal fuoco ma, a differenza degli altri, non si scioglieva -Parios, figlio di una cagna! Come diavolo hai fatto?- si scagliò contro la barriera di Regina e tentò inutilmente di penetrarla


-Io non ho fatto nulla, è stato lui!- gli rispose indicando le macerie su cui si era appollaiato Cesar, oltre il cerchio di fuoco


-Lui chi, schifoso bastardo?- chiese ancora il ghoul


-Mi sa che neppure lui mi riesce a vedere!- urlò Cesar, sovrastando le urla


-E non penso che ti possa neppure sentire- fece Regina


-Di che diavolo state parlando? Uscite di lì e combattete!- ringhiò il lord continuando a scagliarsi contro la barriera


-Perché quello stronzo non brucia?- chiese Cesar, scendendo dal suo sasso


-Perché la sua carne è legata ad antichi rituali neri che l'hanno reso più resistente rispetto agli altri della sua razza- gli spiegò Regina


-E come lo ammazziamo?- chiese ancora il ladro


-Tu mettiti al riparo- si intromise Cisto con un sorriso -a lui penso io-


-Lo sai vero che io non sono a prova di fuoco? E che se mi cade un muro in testa muoio?- gli chiese Cesar preoccupato, correndo lontano dalla probabile portata di un incantesimo del mercenario


-Non ti preoccupare- sibilò l'uomo per poi cominciare a cantilenare, con gli occhi chiusi. Il lord-ghoul smise immediatamente di attaccare la barriera di Regina per difendersi dall'incantesimo dell'altro. Non ci volle molto a Cisto per prendere il sopravvento: il suo incantesimo iniziò a far sciogliere la pelle del ghoul che, sempre più disperato, tentava di difendersi


-Questa me la pagherai cara!- urlò il lord quando fu ovvio che non avrebbe potuto vincere. Cisto sorrise e, con le ultime parole, disintegrò il ghoul


-Ottimo lavoro- fece Regina


-Grazie- rispose Cisto ma non la guardò. Il suo sguardo era fisso sulla pozza di melma che era stata il lord-ghoul e la sua espressione era per la prima volta felice e tranquilla.


 


Al loro ritorno a casa il primo ad accoglierli fu un ragazzo della gilda


-Ben tornata, maestra- fece il ragazzo -come è andata la sua ricerca?-


-Poteva andare meglio... - fece la maga -mio fratello?-


-Nella sua capanna, sono giorni che ci è rinchiuso... -


-Va bene, grazie per l'informazione... ti spiace occuparti di Ternat e dell'altro drago, ho un po' fretta... -


-Si, maestra- fece il ragazzo per poi aggiungere -buona fortuna- Regina si incamminò per raggiungere suo fratello. Cisto si era già avviato mentre Cesar era rimasto ad aspettarla, anche se impaziente. Arrivati alla capanna dove avevano tenuto prigioniero Alex trovarono Massimo ad aspettarli, decisamente più triste e preoccupato di quando erano partiti, tanto che per un attimo temettero tutti di essere arrivati troppo tardi. Lo stregone non disse una sola parola, lasciandoli vedere con i loro occhi la differenza


-Vedo che siete tornati, trovato nulla di utile?- chiese la madre degli stregoni, legata alla sedia dove l'avevano lasciata. Il problema era che ora non c'era solo la voce e la personalità della donna legata a quella sedia ma anche l'aspetto: legata lì c'era una donna poco più che trentenne, avvenente e formosa, con la pelle bianca e gli occhi neri, i capelli lunghissimi e biondi come spighe di grano mature. Le uniche cose che rimanevano di Alex erano i vestiti e alcuni tratti del viso, come gli zigomi poco pronunciati e le labbra sottili, per il resto la donna sembrava ormai aver sconvolto completamente il corpo del ragazzo


-Merda- fu il commento di Cesar. Nessuno avrebbe potuto trovare parole migliori.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 13/10/2013, 17:27




L'alfiere del destino


Cisto era seduto da qualche ora davanti alla donna che aveva preso il corpo a suo nipote e cantilenava strani incantesimi che non sembravano sorbire quasi nessun effetto su di lei


-Oramai sono quasi tornata a vivere- gli disse trionfante la donna -la tua magia non ha più effetto su di me- dopo alcuni altri tentativi anche il mercenario dovette arrendersi. Nessuno degli incantesimi che conosceva poteva contrastare quello che quella donna stava facendo


-Grazie per aver tentato comunque- lo consolò Regina, alzando appena lo sguardo dal tomo che stava leggendo. Massimo non disse nulla, troppo concentrato nella lettura per accorgersi di qualsiasi altra cosa che lo circondasse. L'intera gilda si era messa a studiare in un prato, fra tutte le capanne e tutti stavano danno una mano, leggendo i libri di magia nera alla ricerca di una soluzione per quel tremendo dilemma. L'unico che non stava leggendo era Cesar, che di magia non ne capiva nulla, che non sapeva leggere l'antica lingua degli stregoni e che si sentiva perfettamente inutile. Per dare una mano si era messo a guardia della capanna dove era rinchiusa la Strega ma sapeva che se fosse successo qualcosa non si sarebbe potuto opporre, ma che sarebbe stato solo il primo a morire. Oltretutto quella non se ne voleva stare zitta e lo torturava con discorsi assurdi e domande a cui il ladro non voleva rispondere


-Quindi immagino che abbiate un piano per cercare di sbarazzarvi di me... - fece la donna, accavallando le gambe, sedendosi più comoda per quanto le corde potessero permetterlo


-Ovvio- rispose Cesar, rigirandosi un coltello fra le mani


-E avete trovato qualcosa di interessante fra i miei appunti?-


-Non ne ho idea... io sto facendo la guardia-


-Tu non ne hai idea perché sei uno schifoso mezzosangue senza poteri- disse con cattiveria la donna


-Si, ma sono un assassino di prima categoria... -


-Sei solo un vermiciattolo... - rise la donna -se mi liberi potrei lasciarti strisciare vivo quando tornerò libera... -


-Fottiti- ringhiò il ladro. La donna rise e cercò una posizione più comoda sulla sedia, tornando all'attacco poco dopo


-Un po' mi dispiace per i miei bambini- disse la donna -si stanno dando così tanto da fare, si stanno sfinendo per una cosa inevitabile e non riescono a capire quanto il mio ritorno gioverà a tutti quanti-


-Oh, si! Immagino... per festeggiare pensi che dovremmo fare un bel rogo di vergini o sterminare direttamente una città?-


-Non fare lo spiritoso, non apprezzo venire derisa... e comunque non sono poi così tremenda se non mi si fa alterare!-


-Se, se!- fece il ladro, interrompendola -ma com'è che sei morta la prima volta? Messa al rogo o annegata nel fiume? Sai, sono curioso di conoscere il metodo più efficace... -


-Io non sono stata uccisa- fece la donna offesa -ho avuto un incidente mentre mettevo a punto uno dei miei incantesimi più potenti, nessuno è mai riuscito neppure a sfiorarmi se non lo desideravo, figurati uccidermi!-


-Che bella notizia!- sbuffò Cesar mentre tornava a giocare con il suo pugnale ma la donna non sembrava intenzionata a tacere


-Mi sono così tanto mancati i miei bambini, erano secoli che dovevo accontentarmi di guardarli rinchiusa in quella prigione oscura creata dal mio stesso incantesimo e sono sempre stata così triste per le loro disgrazie e le loro sofferenze ma ora andrà tutto meglio! Non lascerò che soffrano mai più... in fondo sono la loro unica famiglia rimasta-


-Oh, certo! Loro non aspettavano altro che una sadica psicopatica tornasse a tormentarli!- fece sarcastico Cesar


-Tu non puoi capire... -


-Se davvero ci tenessero a riaverti con loro non pensi che ora saresti libera invece che legata ad una sedia a tormentare me?-


-Neppure loro riescono a capire quanto ci tengono a tornare con me, sono così confusi che non riescono a capire loro stessi! Ma appena si sarà sistemato tutto saremo di nuovo una famiglia- Cesar stava per insultarla di nuovo ma dalla sua bocca uscirono delle parole che non stava pensando di dire


-E fare sesso con Massimo immagino diventerà una cosa normale... - si stupì di quello che aveva appena detto, in realtà non gli era neppure passato per la mente che Massimo e la donna avessero potuto fare sesso, la cosa era troppo disgustosa


-Io amo mio figlio- disse la donna che non sembrava essersi accorta della perplessità dell'altro -il sesso è solo una piccola parte di tutto l'amore che gli darò quando torneremo insieme-


-Mi sembra una cosa schifosa- fece il ladro, pensando quello che aveva detto


-Tu non puoi capire, nessuno può capire il nostro amore!- fece la donna con uno strano sguardo, da squilibrata


-E allora se lo ami tanto perché hai aspettato così tanto per tornare in vita?- chiese ancora Cesar senza però averlo pensato o voluto dire. Ma che diavolo gli stava succedendo? Perché gli stava facendo quelle domande che neppure in un milione di anni si sarebbe sognato di porre


-Non potevo! I tempi non erano ancora maturi!- rispose la donna tristemente


-E così sei rimasta a guardare i tuoi amati figli vivere senza di te e ripiegare su dei tuoi surrogati?- Cesar continuava a parlare ma davvero non capiva cosa stava succedendo


-Non potevo tornare in vita in un qualsiasi corpo!- ribatté la donna, ferita e arrabbiata allo stesso tempo -doveva essere il corpo giusto ad ospitarmi altrimenti non avrei potuto sopravvivere più di un secondo oppure sarei rinata in troppi corpi e non sarei stata davvero io-


-Quindi perché hai scelto Alexander? Cos'ha di così unico?- si sentì chiedere il ladro


-Perché è l'unico!- rispose la donna per poi bloccarsi di colpo, capendo di aver parlato troppo. Sibilò qualcosa di incomprensibile nella sua antica lingua e si ammutolì di colpo. Cesar schizzò fuori dalla tenda e costrinse Regina, Massimo e anche Cisto a seguirlo lontano dagli altri


-Cesar, che succede?- gli chiese Regina, spaventata dalla sua espressione stralunata


-Forse vostra made mi ha detto come fermarla- disse il ladro con il fiatone e non li lasciò parlare, cominciando a ripetere parola per parola il suo strano colloquio con la donna


-Che significa che è l'unico?- chiese Cisto, perplesso


-Non ne ho idea- dovette ammettere Massimo


-A cosa è legato l'incantesimo di vostra madre?- chiese Cesar, con uno sguardo assente


-Ma stai bene?- chiese Regina sempre più preoccupata


-A cosa è legato l'incantesimo di vostra madre?- insistette il ladro


-Al sangue della nostra famiglia, ma davvero Cesar, sei sicuro di stare bene?- pure Massimo iniziava a preoccuparsi


-E quante persone sono rimaste con questo sangue?- chiese ancora il ladro a cui si stavano annebbiando gli occhi, diventando bianchi


-Sta avendo una visione?- chiese stupita Regina


-No, è un incantesimo!- fece sorpreso Cisto -deve avere qualcosa addosso che gli provoca questa visione, qualcosa di non suo!- il mercenario prese a strappargli le armi e i vestiti di dosso


-Quante persone sono rimaste con il vostro sangue? Quante persone sono rimaste con il vostro sangue?- continuava a chiedere Cesar, senza accorgersi di quello che gli stavano facendo


-Questo non si toglie!- fece Regina, cercando di sfilare al ladro l'anello che aveva al dito


-E' questo! Dobbiamo toglierglielo subito!- fece Cisto, prendendo uno dei pugnali del ladro


-Che pensi di fare?- chiese Regina, bloccandolo


-Se non gli togliamo quell'anello di dosso impazzirà- le disse il mercenario -dopo glielo riattaccheremo ma ora dobbiamo tagliarlo via! Adesso!- Regina lo lasciò e il mercenario tagliò di netto il dito con l'anello a Cesar. Il ladro smise di colpo di farneticare e i suoi occhi tornarono del loro solito colore


-Cesar! Stai bene?- chiese la donna mentre Cisto toglieva l'anello dal dito mozzato


-La mano... la testa... oh... - si lamentò senza forze il ladro -ma che mi è successo?-


-Un incantesimo- gli rispose Cisto mentre Massimo si occupava di riattaccargli il dito, sarebbe rimasta una cicatrice ma per il resto sarebbe stato bene


-Lo ha causato quell'anello?- chiese Regina -chi te l'ha dato?-


-Me l'ha dato Alex, non me l'ero ancora tolto... -


-Mmm... è stato un po' azzardato dimenticarti di una cosa del genere... - gli disse Cisto, rigirandosi l'anello fra le dita, stando ben attento a non infilarselo


-Perché? Cosa fa?- chiese Cesar


-Ti rende un "alfiere del destino"- spiegò Cisto per poi spiegare meglio -quando qualcosa viene incantata con questo incantesimo diventa un oggetto davvero molto potente: chiunque lo indossi avrà un compito preciso da svolgere, uno solo, e l'oggetto, in questo caso l'anello, gli darà la facoltà di conseguire il suo obbiettivo e nulla lo potrà fermare-


-E' per questo che i ghoul non lo potevano vedere?- chiese Regina -perché quell'anello lo proteggeva?-


-Non è che lo proteggesse, ma si, è grazie all'anello che siamo usciti ad uscirne vivi-


-E perché poi stava impazzendo e ha quasi perso un dito?- chiese Massimo


-Ho perso un dito?- chiese preoccupato Cesar


-No, ho appena finito di riattaccartelo- lo rassicurò lo stregone


-L'ha tenuto per troppo tempo ancora attivo: in teoria quando hai completato una, diciamo, "missione" dovresti toglierti l'anello, far passare un po' di tempo e poi, se ne hai ancora bisogno, puoi rimettertelo... altrimenti diventi una specie di veggente, un vero e proprio alfiere del destino, e non puoi più fare niente di persona, puoi dare il tuoi aiuto ad altri perché portino a compimento la tua missione ma probabilmente impazzirai in poco tempo... -


-Fantastico- borbottò sarcastico Cesar controllandosi la mano, per assicurarsi che il dito fosse tornato al suo posto perfettamente funzionante -e perché Alex mi avrebbe dato una cosa che poteva uccidermi?-


-Probabilmente ha avuto una visione e ha pensato che questa fosse l'unica soluzione possibile- spiegò Cisto per poi sorridere -probabilmente ci hai anche dato la soluzione al nostro problema, per una volta ti sei dimostrato utile!-


-Che simpatico!- borbottò Cesar, tremendamente stanco. Massimo prese l'anello dalle mani di Cisto e controllò il potere che vi era racchiuso, cercando di capire quale fosse lo scopo a cui era stato destinato ma rimase interdetto


-Non c'è nessuna magia in questo anello!- disse lo stregone ma Cisto scosse la testa


-Per te e per chiunque che non abbia un qualche potere di veggenza non c'è nulla- spiegò -ma se lo facessi controllare da un indovino reagirebbe alla sua magia e ti saprebbe dire con quale scopo è stato creato... comunque adesso lasciamo perdere l'anello e cerchiamo di salvare Alexander! Quindi rispondete alla domanda di Cesar: Quante persone sono rimaste con il vostro sangue?-


-Trentasette- rispose Regina, quasi subito, per poi aggiungere -Ma tu sei un nostro discendente, altrimenti nella biblioteca non avresti potuto prendere i libri dagli scaffali come non ci riusciva Cesar... com'è possibile?-


-Sono praticamente morto- le rispose Cisto -da ragazzo io e i miei fratelli stavamo facendo alcuni esperimenti e bhè... è esploso tutto: eravamo in 7 e solo il padre di Alex non si è fatto nulla, dato che era nell'altra stanza quando siamo saltati in aria, io sono stato quasi fatto a brandelli e se non fosse stato per mia madre non sarei di sicuro qui: ha salvato il mio spirito e la mia essenza e l'ha messa in un altro corpo che aveva modellato perché mi assomigliasse il più possibile... -


-Quindi tu sei uno zombi?- fece Cesar perplesso


-No, idiota! La mia anima è solo stata trasferita in un altro corpo ma ero ancora vivo quando è successo-


-Ma non hai più il nostro sangue in corpo- puntualizzò Massimo -ed è per questo che non ti abbiamo riconosciuto come nostro discendente... perché non lo sei più in un certo senso-


-Bhè, si... immagino... - Massimo e Regina si guardarono l'un l'altro per alcuni istanti e fra loro sembrò esserci una discussione


-Siete anche telepatici adesso?- chiese Cesar interrompendoli


-No- gli rispose Massimo per poi aggiungere -ma abbiamo pensato tutti e due la stessa cosa: al sangue-


-Cioè?- chiese Cisto


-E' vero che ci sono rimasti una trentina di discendenti- spiegò Regina -ma c'è una differenza sostanziale fra tutti loro e Alexander... -


-Il legame di sangue che abbiamo: con gli altri nostri discendenti il legame è andato indebolendosi, dato che si è mischiato a quello di altre persone che non erano della nostra famiglia... per questo non abbiamo lo stimolo di cercarli né ci sentiamo in dovere di proteggerli, per noi loro non sono la nostra famiglia, non li vediamo come tali... -


-Ma con Alex è diverso- aggiunse Regina -il suo sangue non è mischiato con quello di altre persone, ma è rimasto puro e potente come se fosse nato direttamente da me o da Massimo-


-Ma non è possibile- fece Cisto -sua madre non è minimamente imparentata con voi, né lo era mio padre o mia nonna, e non ci sono stati incesti nella nostra famiglia che io ricordi, quindi non capisco: perché noi siamo rimasti, come dire, puri, mentre gli altri no?- entrambi gli stregoni non vollero rispondere e quindi lo fece Cesar, colpito da un lampo di genio


-Perché la linea di sangue di Alex è nata da un incesto, vero?- entrambi gli stregoni schivarono il suo sguardo ma alla fine Regina prese un lungo respiro e annuì


-Si- ammise -Alex appartiene alla linea di sangue dei figli che ho avuto io con mio padre- Cesar rimase interdetto e stupito


-Io pensavo che fosse della genealogia di Massimo e... quella strega-


-No, i figli che ho avuto con lei sono tutti stati uccisi quando lei è morta- spiegò Massimo -tutti gli abitanti del nostro regno ne avevano paura: il maggiore timore dopo che morì fu che uno dei suoi figli potesse diventare come lei... -


-Io e Massimo non fummo toccati perché avevamo ucciso un drago millenario che nessuno era mai riuscito a sconfiggere e avevamo giurato fedeltà al re, che era anche nostro padre-


-Ma i figli che io avevo avuto da mia madre, Vezio, Zaira e Dante, erano visti solo come nuovi sadici assassini e non potemmo salvarli... quando siamo stati costretti ad allontanarci su ordine del re l'intero regno si è scatenato e... bhè, hanno bruciato la nostra casa con i nostri figli dentro... -


-Ramiro e Saba, invece, sono stati protetti da nostro padre che li voleva a tutti i costi tenere a castello con lui fin da quando sono nati e sono sopravvissuti-


-Quindi i figli che avete avuto dai vostri... genitori- Cisto faticò a formulare quella frase, visto quanto era schifosa l'idea -loro sono diversi? Sono, come dire, gli unici con il vostro sangue?-


-Si, diciamo di si- ammise Regina


-E Alex è l'unico rimasto- concluse Cisto -quindi è per questo che vostra madre si sta reincarnando in lui, non ce ne sono altri!-


-E' molto probabile- annuì Massimo


-Adesso il problema è trovare un modo per rompere questo legame di sangue- fece Regina


-Potremmo usare lo stesso metodo che ha usato tua madre- fece Massimo a Cisto che però sbiancò e si affrettò a dissuaderlo


-Non possiamo, io non so come abbia fatto a salvarmi e non intendo fare esperimenti su mio nipote! E poi non è un processo così indolore: ho perso tutti i miei ricordi prima dell'incidente e per lungo tempo non potevo muovermi o parlare, più di una volta ho tentato di morire soffocato perché non ricordavo come respirare... quindi no, questo metodo è da scartare!-


-Va bene... quindi qualche altra idea?- chiese Massimo


-Dissanguarlo?- chiese Cesar e Regina gli diede una pacca in testa


-Ma sei matto? Stiamo cercando di salvarlo Alex, non dobbiamo ucciderlo!-


-No, ascolta, se il problema è il sangue di Alex, l'unica soluzione è toglierglielo tutto e sostituirlo con quello di qualcun altro!-


-Ok, a parte il fatto che il tuo piano è assurdo- lo bloccò Cisto -come pensi di poter dissanguare completamente una persona e sperare che rimanga vivo abbastanza perché tu possa mettergli in corpo il sangue di qualcun altro?- Cesar sospirò e chiuse gli occhi per un attimo


-Dammi quell'anello e te lo dico- disse allungando la mano verso Cisto


-Cosa?- fece il mercenario stupito


-Cesar non puoi dire sul serio... - fece Regina


-Potresti impazzire se lo usi ancora- aggiunse Cisto


-Alex non mi avrebbe dato una cosa che poteva uccidermi... e comunque è una mia scelta- gli assicurò il ladro allungando la mano per prendere l'anello. Cisto sospirò e glielo diede, il ladro non ebbe esitazioni e se lo infilò al dito. I suoi occhi sbiancarono di colpo e prese a parlare


-Libro delle fiabe. Impedire il ritorno della bestia. Pagina 75. La chiave di lettura è il codice di Staleo. Tre dosi prima di tagliargli la gola. Il sangue deve essere bruciato- detto questo l'anello si distrusse con uno schiocco e Cesar ritornò normale -che ho detto?- chiese massaggiandosi la testa. Regina sbuffò irritata


-Ci hai dato una tipica risposta da indovino: ci hai detto tutto ma non la cosa più importante, ci hai detto cosa cercare ma non dove... - sbuffò e disse ancora più arrabbiata -cioè, quanti libri di fiabe possono estere al mondo e che diavolo è il "codice di Staleo"? Cesar, sei un pessimo veggente sappilo!-


-Io so cos'è il codice Staleo- la bloccò Cisto -veniva usato dalle nostre forze durante le guerre del principe rosso... non è un codice complicato ma è molto raro e difficile da identificare... -


-E io penso di sapere in che libro dobbiamo guardare- fece Massimo e aggiunse, dato come lo stavano guardando gli altri -"Impedire il ritorno della bestia" era uno dei capitoli più crudi e schifosi che ci fossero in un libro di fiabe che gervar aveva con sé, un vecchio libro di famiglia che gli leggeva sua nonna... l'unico problema è che non aveva di certo 75 pagine, al massimo arrivava a 30... -


-Bhè, intanto andiamo a cercare questo libro e vediamo se è quello giusto... - fece Regina


-Visto che non sono male come veggente?- le chiese invece Cesar soddisfatto di sé stesso.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 5/11/2013, 19:43




Impedire il ritorno della bestia


Il libro che cercavano era insieme a quelli nascosti nel buco magico che Alex aveva creato in cucina e non arrivava, come aveva detto Massimo, a più di 30 pagine. Provarono comunque a cercare le risposte nel capitolo "Impedire il ritorno della bestia" ma non ne veniva fuori nulla di sensato. Per disperazione Cisto iniziò ad usare il codice su tutte le pagine ma dopo un ora di tentativi non era riuscito a trovare niente di utile


-Penso che non sia questo il libro- dovette ammette a malincuore richiudendolo


-Quindi adesso che facciamo?- chiese Regina, seduta per terra a gambe incrociate. Cesar stava ronfando steso sul letto della donna raggomitolato nelle coperte come in un bozzolo. Era notte fonda e tutti era al limite delle forze. Non c'era nulla in quel libro di fiabe, nessuno degli allievi della gilda aveva trovato qualcosa nei tomi neri e la madre degli stregoni sembrava aver quasi completato il suo piano


-Voglio provare un ultima cosa… - disse Cisto


-Cioè?- fece la donna, perplessa


-Voglio dare questo libro ad un veggente- spiegò il mercenario -forse c'è scritto qualcosa che noi non possiamo vedere... in fondo mia madre era una sibilla, un gufo del malaugurio di prima categoria... magari ha lasciato scritto qualcosa di importante per chi avesse il suo stesso dono-


-In questa situazione penso di poter lasciare da parte persino i miei scrupoli contro i veggenti... - sbuffò Regina per poi alzarsi -Ternat è più veloce del tuo drago penso che... - ma non finì la frase perché bussarono alla porta della capanna. Cesar si svegliò di colpo impugnando due coltelli ma li ripose quando Derry entrò a passo incerto


-Le carte mi hanno detto di venire- esordì il vecchio cieco. Regina sbuffò e tornò a sedersi


-Si, abbiamo bisogno del tuo aiuto- fece Cisto sorridendo. Gli spiegò la situazione e gli chiese di controllare il libro delle fiabe. Derry iniziò a sfogliarlo come se potesse leggere qualcosa ma non trovò nulla


-Per lo meno ci abbiamo provato... - fece Cisto con un sospiro stanco


-Posso chiedere quali sono state le esatte parole della profezia?- chiese Derry


-Libro delle fiabe. Impedire il ritorno della bestia. Pagina 75. La chiave di lettura è il codice di Staleo. Tre dosi prima di tagliargli la gola. Il sangue deve essere bruciato- gli ripeté Regina -ha qualche significato per te?-


-Avrei pensato anch'io a questo libro- disse l'altro sovrappensiero rigirandosi il libro fra le mani –è un libro di fiabe assolutamente unico e non credo che in nessun’altro ci sia un capitolo che si intitola "impedire il ritorno della bestia", un vero peccato che non abbia davvero 75 pagine... ah!- urlò il veggente, lasciando il libro come se l'avesse scottato. Il tomo si aprì spontaneamente e si aprì su una pagina completamente bianca, che prima non c'era


-Come hai fatto?- chiese Cisto sorpreso, prendendo il tomo fra le mani per controllarlo, cercò di girare la pagina ma non ci riuscì, sembravano tutte incollate


-Penso che la soluzione fosse nella chiave... - fece Regina un po' stupita e aggiunse per spiegare -ha ripetuto le prime parole della profezia di Cesar... -


-Ok ma adesso che si fa?- chiese Cisto, cercando di voltare pagina -qui non c'è niente!-


-Posso vedere?- chiese il veggente -e posso avere un pezzo di carta con una penna?- Regina fece apparire quanto chiesto per magia e Derry cominciò a scrivere quello che leggeva su quelle pagine bianche, cercando di ricopiare meglio che poteva quella strana scrittura tutta cerchi e curve senza senso per poi darlo agli altri due chiedendo -ha qualche senso?-


-Le parole singolarmente si- disse Regina -ma non messe insieme... -


-Aspetta, provo a decifrarlo- fece Cisto prendendo il foglio per poi cerchiare una trentina di parole -leggi solo quelle cerchiate- la esortò


-10g. Radice. Aconito. 15g. Edera. 12. Semi. Maggiociondolo... è una ricetta!- fece sorpresa la donna -abbiamo trovato la soluzione!-


-Allora muoviamoci! Non penso che abbiamo ancora molto tempo!- fece Cisto balzando in piedi per correre fuori, Regina fece per seguirlo di corsa ma si bloccò sull'uscio e si voltò verso Derry


-Grazie- disse semplicemente prima di scappare via. Derry sorrise mentre Cesar si alzò a fatica e la seguì ancora mezzo addormentato.


 


Regina e Massimo avevano appena finito di preparare tre dosi di quello strano intruglio e ora erano attorno al tavolo, incerti se usarlo davvero


-Se avessimo sbagliato qualcosa... - sussurrò Massimo e Regina gli strinse la mano per consolarlo


-Non abbiamo altra scelta- gli disse tristemente. Con la magia ridussero la pozione ad una pastiglia che misero nel cibo che portarono a loro madre. Ormai non c'era quasi più nulla di Alex nell'aspetto di quella donna ed era difficile per i due stregoni stare nella stessa stanza con lei


-Ancora un ora- disse la donna con un sorriso -ancora un ora e saremo di nuovo insieme- nessuno dei due disse nulla ma rimasero ad aspettare sempre più impazienti che la pozione facesse effetto. Dopo 10 minuti la donna iniziò a contorcersi per un dolore lancinante allo stomaco e, a poco a poco, la pelle divenne cadaverica e tutto in suo essere si spense ma non era morta, gli occhi erano ancora vivi e scattavano in tutte le direzioni cercando di capire cosa stesse succedendo


-Ha funzionato!- fece Regina sorpresa


-Ora però dovremo tagliarle la gola- fece Massimo


-Ma se qualcosa andasse storto? Che ne sarebbe di mio nipote?- chiese Cisto. Nessuno dei due stregoni seppe rispondergli


-Non abbiamo altra scelta- fece alla fine Regina -dobbiamo solo fidarci delle visioni e degli indizi che Alexander ci ha lasciato- fece per tagliare la gola alla donna ma la maledizione glielo impedì. Regina fece per dare il coltello a Cisto che però scosse la testa


-Non posso farlo... - mormorò tristemente -è la mia famiglia... -


-Lo faccio io- si propose allora Cesar con un sospiro stanco. Prese il coltello e lo puntò alla gola della donna che aveva preso il corpo dei Alexander. Dovette prendere un lungo respiro per darsi forza prima di fare un unico e lungo taglio per poi allontanarsi subito, buttando il coltello a terra -appendetela a testa in giù- ordinò prima di scappare fuori. Cisto e Massimo rimasero per fare come il ladro aveva detto loro mentre Regina uscì per andare a ringraziarlo e consolarlo ma non lo riuscì a trovare da nessuna parte. Neppure Cisto riuscì a sopportare per molto la vista di tutto quel sangue e dovette andarsene quando quel corpo tornò ad assomigliare a suo nipote. Regina tornò e tenne compagnia a suo fratello, gli strinse la mano e rimase in silenzio al suo fianco finché non sentirono più sangue cadere nel paiolo che avevano messo sotto a quel corpo. Per togliere quello che restava nel corpo del ragazzo dovettero ricorrere alla magia e quando ebbero finito lo distesero su un tavolo per la trasfusione. Tutti nella gilda si erano offerti per dare il loro sangue e senza troppi problemi erano riusciti ad averne un po' più di 6 litri dello stesso gruppo sanguigno.


Regina richiuse il taglio sulla gola di Alexander mentre Massimo si occupava del sangue. Cisto era rimasto fuori, senza il coraggio di vedere suo nipote morto mentre Cesar era tornato con la faccia ancor più distrutta e non aveva più detto neppure una parola. Quando finirono la trasfusione lo misero su una brandina e lo coprirono con un paio di coperte. Ancora non respirava e aveva un colorito cereo e tutti temettero che qualcosa fosse andato storto. La preoccupazione per la condizione di Alexander fu la causa di quello che successe: tutti si dimenticarono di bruciare il sangue che era stato estratto dal corpo del ragazzo e quando se ne ricordarono era già troppo tardi. Fu Cisto il primo ad accorgersi che qualcosa non andava, sentì quella particolare sensazione che provava ogni volta che una magia oscura veniva a compiersi. Era una sensazione molto labile ma era abituato a scattare ogni volta che sentiva la presenza di qualcosa di malvagio nell’aria. E fu così anche quella volta, fu il primo ad accorgersi del male che arrivava ma non poté impedirlo. La madre degli stregoni stava tornando comunque in vita, usando il sangue che tutti si erano dimenticati di bruciare per prendere una forma fisica. La donna che tutti avevano visto in quei giorni apparire sempre più nettamente al posto di Alexander e contro cui avevano così tanto lottato era ora in piedi davanti a Cisto e sorrideva soddisfatta di aver portato a termine il suo piano.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 11/11/2013, 14:03




Il ritorno della strega


            Avvertenze!!! In questo capitolo, a differenza dei precedenti in cui se ne parlava solo, c'è una scena di incesto. E' solo un bacio fra madre e figlio, niente di più, ma preferisco avvertire.


            Ne approfitto anche per ringraziare erica95 che ormai è l’unica anima pia che mi commenta ogni capitolo e anche tutti quelli/e che leggono soltanto. I love you all.


 


La situazione era degenerata in fretta. Cisto aveva tentato di evocare una magia per bloccare la donna ma non era servito a molto visto che la donna con appena un gesto l'aveva scaraventato fuori dalla capanna. Massimo e Regina si erano allora voltati e si erano trovati la donna di fronte


-Cosa... ?- aveva cercato di dire Massimo prima di venire incatenato e imbavagliato come la sorella


-Parleremo più tardi, bambini miei... - fece la donna per poi rivolgere la sua attenzione a Cesar -prima mi occupo di tutti i seccatori- alzò una mano per scagliare una magia contro il ladro ma non fu abbastanza veloce e il muro esplose al posto di Cesar


-Cazzo- borbottò il ladro scappando poi via dal varco appena aperto


-Oh, bhè... avrò tempo più tardi per farti a pezzi- fece la donna sbuffando per poi andare dai suoi figli. Accarezzò la guancia di Massimo e gli sorrise -sei sempre più bello- gli disse con uno sguardo adorante che non aveva nulla di materno, si rivolse poi a Regina, togliendole i capelli da davanti agli occhi -tesoro, lo sai che i capelli lunghi non ti donano... però sei sempre bellissima come me- nessuno dei due poté dire nulla ma cercarono comunque di sottrarsi al tocco della donna -non fate gli sciocchi- li sgridò sorridendo la donna -tutto questo è per il vostro bene, lo sapete quanto io vi ami... - passò le mani fra i capelli di Massimo e rimase abbracciata a lui -soprattutto tu, bambino mio, non sai quanto mi abbia fatto male starti così lontana... - lo strinse a sé e lo baciò dolcemente per poi diventare sempre più famelica e possessiva. Massimo rimase impassibile per alcuni istanti ma poi ricambiò il bacio. Soddisfatta, la donna tolse l'incantesimo che gli impediva di parlare


-Mi sei mancata anche tu, Shihan- le disse Massimo, chiamandola in quel modo dolce che usava quando era ancora troppo piccolo per odiarla, si allungò poi a baciarla di nuovo. Regina ne approfittò per cercare di liberarsi e ci riuscì con grande fatica. Scagliò l'altra donna lontano da Massimo e poi si adoperò a liberare anche lui


-Regina! Nai kan ra!- l'apostrofò la donna mentre si rimetteva in piedi -devi smetterla di metterti in mezzo fra me e tuo fratello!- cercò di colpirla ma Massimo la protesse


-Non provare a toccarla- sibilò mettendosi fra le due


-Quindi adesso la preferisci a me?- chiese infuriata sua madre


-Sempre l'ho preferita a te- le rispose Massimo con il solo scopo di ferirla e farla arrabbiare, cercando anche di prendere tempo. Furiosa la donna cercò di colpirli entrambi con un incantesimo mortale ma non le riuscì, in compenso distrusse la casa


-Dobbiamo allontanarci- bisbigliò Regina al fratello, preoccupata per Alexander ancora disteso immobile e morto alle loro spalle. Massimo annuì e creò un diversivo: attaccò la madre con una decina di dardi elettrici per dare il tempo a sua sorella di correre lontana dai resti della capanna, verso i ragazzi della gilda che si erano radunati lì attorno, richiamati da Cesar e dal rumore della battaglia


-Ho già spiegato cosa succede- fece Cesar mentre beveva da una serie di boccette vari liquidi magici


-Siamo pronti maestra- fece una delle ragazze impugnando un bastane magico


-Dicci cosa fare- disse un altro


-Dividetevi in due gruppi- iniziò ad ordinare Regina -quelli con il dono della distruzione diano il loro meglio per cercare di colpirla: usate il fuoco è sempre stato il suo punto debole... gli altri si mettano a difesa dei loro compagni, se vi colpisce anche solo di striscio non ne uscireste vivi! Dovete tenerla occupata, nessuno di voi è al suo livello: dovete dare il tempo a me e Massimo di preparare l'incantesimo giusto... non avvicinatevi troppo però perché quando saremo pronti non avremo il tempo per avvisarvi e se sarete nel raggio d'azione del nostro incantesimo non avrete scampo... -


-E' davvero così forte vostra madre?- chiese uno dei ragazzi, un po' intimorito


-Si, lo è... quindi state molto attenti a quello che fate e cercate di non morire, perché né io né Massimo potremmo aiutarvi adesso... -


-Io vado a vedere se Cisto è ancora vivo- fece Cesar per poi correre dove aveva visto volare via il mercenario. Regina e tutti gli altri invece andarono ad aiutare Massimo che iniziava ad essere in difficoltà


-Alla buon ora!- disse a Regina


-Scusa, dovevo rifarmi il trucco- lo prese in giro lei, si presero poi per mano e iniziarono a recitare quell'incantesimo che avevano usato solo un'altra volta nella loro vita: l'incantesimo di magia nera che avevano usato per uccidere loro madre la prima volta. Tutti gli adepti si misero d'impegno per tenere di colpire la donna ma l'unica cosa che riuscirono a fare fu rallentarla, costringendola a rimanere per lo più sulla difensiva. Cesar, invece, iniziò a cercare in mezzo ai detriti e trovò Cisto svenuto sotto una grossa trave che non riuscì a spostare da solo


-Hey! Bell'addormentato! Sveglia! Sei nel bel mezzo di una guerra, non mi pare il momento di poltrire!- gli urlò schiaffeggiandolo finché non lo riuscì a far rinvenire


-Che diavolo succede?- chiese Cisto, ancora intontito


-Riassumendo: la strega ha trovato un altro modo per rinascere, ti ha fatto fare un volo di 50 metri e poi ha tentato di fare a pezzi me, adesso sta combattendo contro tutta la gilda ma non se la stanno cavando tanto bene, quindi se ti vuoi alzare e magari dare una mano... - Cisto alzò la trave che lo bloccava con la magia e Cesar lo trascinò fuori


-Temo di avere qualche osso fuori posto- fece il mercenario guardando la strana angolazione della sua gamba destra. Imprecando Cesar gli diede qualcosa da mordere e poi rimise l'osso nella posizione giusta, prese poi una boccetta dalla sua sacca e gliela diede da bere


-Cos'è?- chiese ancora diffidente Cisto


-Roba buona, se non fosse che la situazione è disperata non te la darei, quindi bevi e sta zitto!- Cisto tentennò per un momento ma poi bevve tutto in un sol fiato. Una specie di scarica elettrica lo percorse tutto e si sentì fortissimo, il dominatore del mondo


-Cosa mi hai dato?- chiese saltando in piedi come una molla -è... straordinario! Mi sento invincibile!-


-Si ma non lo sei- fece Ceser, cercando di smorzare un po' l'entusiasmo dell'altro -vai a dare una mano agli altri e non farti uccidere!- Cisto rise e poi si precipitò a combattere a sua volta, bersagliando la madre degli stregoni con tutti gli incantesimi che conosceva. Cesar lo guardò per un attimo, pentendosi in parte di avergli dato una delle sue migliori pozioni ma ricacciando poi quei pensieri venali. Si rimise in piedi e andò da Alexander. Il ragazzo era ancora steso dove l'avevano lasciato gli stregoni. Era attorniato da calcinacci e travi spezzate ed era anche ferito alla testa ma, controllando, Cesar si accorse che non era un taglio grave. Si accorse anche che aveva ripreso un po' di colore e stava di nuovo respirando, anche se non aveva ripreso conoscenza. Lo prese in braccio e lo portò più lontano possibile dalla battaglia.


Intanto Massimo e Regina avevano quasi completato il loro rituale ed erano pronti a scagliarlo contro la loro madre


-Attenti!- urlò Regina per poi lanciare l'anatema. Come un fulmine l'incantesimo scese dal cielo colpendo in pieno la strega, una colonna di fuoco potentissima che scagliò tutti lontano. I due stregoni continuarono a far piovere fuoco dal cielo finché i loro stessi corpi non riuscirono più a rigenerarsi e la magia oscura che stavano usando iniziò a mangiare la loro vita, rendendoli sempre più vecchi e stanchi. Smisero solo quando stavano per svenire, entrambi ridotti a due vecchi rugosi e senza più magia. Tutti gli adepti della gilda erano stati sbalzati via e alcuni non si erano riusciti a proteggere adeguatamente oppure si erano trovati troppo vicini quando l'incantesimo era stato lanciato, così ora le loro urla di dolore si spandevano tutt'attorno. Cesar fece per lasciare Alexander e andare a controllare che la strega fosse morta ma il ragazzo lo trattenne, svegliandosi di colpo dal suo sonno, gli occhi bianchi. Evocò una spada e sibilò strane parole incomprensibili prima di ricadere di nuovo in coma. Cesar prese la spada con un terribile presentimento e corse al bordo del cratere che l'anatema aveva creato. Non fosse stato per i suoi riflessi sarebbe morto.


Un fulmine nero si innalzò verso il cielo, scoppiando in aria e facendo cadere il mondo nell'oscurità mentre un urlo di dolore più forte di qualsiasi altro si alzava dal cratere. Il ladro si rimise in piedi e corse di nuovo sul bordo per cercare di capire cosa stava succedendo. Anche con il suo dono di vedere nel buio fu difficile capire cosa fosse quella cosa che si contorceva nel centro del cratere. Quella cosa, perché era difficile pensare fosse una persona, assomigliava più ad un macinato di carne, un verme sanguinolento, e si muoveva in preda a spasmi e schiocchi per nulla rassicuranti


-Merda! Non è ancora morta!- ringhiò Cesar per poi frugare nella sacca che portava a tracolla, benedicendo quel giorno che aveva speso 18.000 pezzi d'oro per renderla incantata e infinitamente capiente. Piantò la spada per terra e si verso un testa il contenuto di un grosso otre di pozione anti-fuoco, sperando che fosse abbastanza potente da permettergli di non morire bruciato prima di essersi avvicinato alla strega. Riprese la spada che gli aveva dato Alex e fece un paio di scongiuri perché aveva fatto economia sulla pozione ignifuga, e poi si lanciò nel cratere, mettendo subito un piede in fallo e rotolando verso il basso per tutto il resto del percorso. Arrivato in fondo era ancora vivo e la pozione ignifuga lo stava proteggendo senza problemi ma si era scorticato ogni centimetro di pelle libera. Raccattò la spada e si avvicinò a quel coso sanguinolento e urlante


-Non osare!- ringhiò la strega fissandolo con l'unico occhio rimasto -io non verrò mai uccisa da un verme come te!- Cesar le si avvicinò e le puntò la spada alla gola, o a quella che pensava fosse la gola


-Scommettiamo?- le chiese per poi tagliarle la testa in un solo colpo. Le urla si interruppero di colpo e anche gli spasmi, quello che rimaneva della strega iniziò a dissolversi nell'aria e dopo pochi istanti non rimase nulla di quell'incubo, tranne un cratere in fiamme e le urla dei caduti. Anche il sole aveva ripreso a splendere.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 16/11/2013, 19:02




Dopo la battaglia


Regina si sedette affianco a Cesar con un sorriso stampato sulle labbra. Il ladro la guadò perplesso per un attimo ma poi sbuffò e riprese a fasciarsi le ferite che si era fatto cadendo nel cratere, lei non aveva ancora ripreso il suo solito aspetto, sembrava ancora più vecchia del solito ma almeno non era più un'ultra novantenne, dimostrava al massimo una quarantina d’anni


-Ci stai mettendo parecchio a tornare normale- fece il ladro, tanto per fare conversazione


-Parte della nostra maledizione è scomparsa con nostra madre- fece Regina, continuando a sorridere –e per questo ti debbo ringraziare-


-Ringraziare? Me?- fece sorpreso Cesar


-Sei stato coraggioso in questi giorni, un vero cavaliere… -


-Non esagerare adesso- sbuffò l’altro


-Non fosse stato per te probabilmente adesso io non sarei qui a parlarti… molti di noi non sarebbero qui… -


-Ho fatto ben poco… - sbuffò il ladro appoggiando la schiena al muro crollato dietro di lui e stupendosi che non fosse crollato nulla. Mossa un po’ azzardata, pensò distrattamente per poi guardare Regina che continuava a sorridere


-Non sminuirti, ci hai salvato nel castello contro i ghoul, hai deciso di metterti quell’anello che ti avrebbe potuto uccidere o rendere pazzo, hai fatto quello che nessuno di noi riusciva a fare e poi hai ucciso nostra madre… se questo ti pare poco… - Cesar sbuffò e si passò una mano fra i capelli che erano ormai un ammasso di nodi, impiastricciati di pozione ignifuga e che puzzavano di fuliggine. Aveva bisogno di un bagno, decisamente


-Io non ho fatto un bel niente, è stato Alexander a fare tutto: mi ha dato l’anello per salvarvi dai ghoul e per mostrarmi cosa vi serviva e anche per vostra madre è stato Alex a darmi la spada con cui l’ho uccisa… io ero solo una pedina, lui si è salvato da solo… - Regina gli prese una mano fra le sue e lo costrinse a guardarla


-Se anche è vero che Alex si è salvato da solo non si può ignorare il fatto che fossi tu quello che rischiava la vita in tutte quelle situazioni, avresti potuto morire ogni volta oppure ti saresti potuto tirare indietro: quella dei veggenti non è mai una scienza esatta, se una persona decide di agire contro la propria natura tutte le visioni saranno sbagliate… ecco perché mi sono sempre fidata così poco degli indovini: non possono prevedere cosa le persone faranno veramente-


-E quindi abbiamo avuto solo fortuna?-


-No, non penso- fece Regina –penso invece che tu non sia poi il mascalzone che vuoi far credere di essere e che invece sei di animo nobile… -


-Io? Nobile?- fece Cesar, un po’ indeciso se ridere o meno a quell’affermazione


-Si tu, idiota, e penso che Alex lo abbia scoperto prima di chiunque altro… -


-Cioè pensi che lui abbia solo supposto, un po’ previsto, che io avrei sempre fatto la cosa giusta, immolandomi per lui?-


-Penso di si-


-Allora siete entrambi fuori di testa!- Regina sbuffò e gli diede un pugno sul braccio


-Sei un idiota- gli disse mentre si alzava in piedi –mi hai fatto passare la voglia-


-Voglia?- ripeté sorpreso Cesar, alzandosi di scatto per rincorrerla


-Si, idiota! Stavo flirtando ma tu sei così ottuso che non te ne sei neanche accorto! Che diavolo mi è passato per la testa?-


-Ci stavi provando con me?- fece sempre più sorpreso l’altro


-Si, ma tu continui a fare lo stupido e ci ho ripensato-


-No! Hey… aspetta! Scusa, ritiro tutto… qualsiasi cosa io abbia detto per farti irritare la ritiro!- Regina si voltò di botto, incrociando le braccia al petto


-Stupido, non è così semplice-


-Si, invece, fai finta che io non abbia detto nulla e… -


-Non funziona così- fece Regina


-Allora dimmi cosa potrebbe farti tornare di buon umore, farò qualsiasi cosa!-


-Sei così disperato?- gli chiese Regina, sorpresa e anche un po’ lusingata


-Ho mandato all’aria l’unica possibilità che tu mi abbia mai dato, certo che sono disperato!- fece Cesar –avanti, dimmi cosa potrebbe farti dimenticare che sono un idiota e io lo farò!- Regina tentennò per un attimo ma poi si decise


-Tagliati i capelli- gli ordinò –non mi metterò mai con qualcuno con i capelli più lunghi dei miei… - sapeva quanto ci tenesse alla sua chioma fluente, l’aveva sempre preso in giro per come ci perdesse ore dietro e sapeva che non li avrebbe mai tagliati. Invece il ladro estrasse un pugnale e si tagliò via tutti i capelli, senza neppure un attimo di esitazione


-Meglio adesso?- chiese ma lei non riuscì a rispondergli, scappando via. Cesar rimase impalato, in piedi, sconvolto per aver fatto piangere Regina.


 


Massimo venne svegliato da uno dei ragazzi della gilda e il suo primo pensiero fu che Alex si fosse risvegliato


-No, maestro, mi spiace ma non ha ancora ripreso conoscenza-


-Allora perché mi hai svegliato?- borbottò assonnato


-C’è una persona che vi cerca… una donna con una ragazzina… chiede di Alexander- Massimo ci mise un po’ a capire chi potesse essere e scattò quando una terribile idea gli sfiorò la mente


-È una donna mora, sulla quarantina, con gli occhi verdi?-


-Si, maestro-


-Merda, chiama Regina, subito!- ordinò mentre si rivestiva e cercava di sembrare una persona normale


-Siamo in pericolo?- chiese il ragazzo un po’ perplesso


-No, voi no… io però potrei essere fatto a fette, chiama Regina e anche Cisto… ho bisogno di molto aiuto!- detto questo si fiondò fuori dalla capanna e cercò la donna lì attorno. Non fu troppo difficile vederla, era l’unica a portare un abito color pesca in mezzo a tutti i ragazzi della gilda che portavano la divisa nera. Non sembrava arrabbiata, piuttosto molto preoccupata, che forse era pure peggio. Massimo cercò di avvicinarsi senza essere visto, per prendere tempo e per cercare la cosa giusta da dire ma Elaina si accorse subito di lui


-Grazie al cielo ti ho trovato… -esordì quasi correndogli incontro –che cos’è successo? Il sole si è oscurato e c’è stato un frastuono tremendo… Alex sta bene? È ferito?- Massimo si passò una mano fra i capelli, tremendamente impacciato


-Non è ferito... - riuscì a dire, un po' balbettando


-Allora dov'è? Sta bene?-


-Si, cioè... è un po' complicato... - sospirò vinto, decisamente non ci sapeva fare con le madri. Per sua fortuna Cisto arrivò ad aiutarlo e spiegò a grandi linee cos'era successo


-Voglio vederlo- disse allora la donna con un tono che non ammetteva repliche. Cisto fece strada seguito da Elaina e la ragazzina che si era portata dietro mentre Massimo se ne stette ad alcuni passi di distanza così non capì subito perché la ragazzina si era lanciata dentro la capanna dove era stato lasciato Alex ed ebbe un colpo al cuore quando raggiunse anche lui l’entrata.


Alex stava abbracciando la ragazzina, rideva e sembrava in splendida forma per essere uno che si era appena risvegliato dalla morte. Elaina lo raggiunse subito dopo e l’abbracciò mentre Cisto gli sorrise soltanto, rimanendo ai piedi del letto. Massimo non riuscì neppure ad avvicinarsi, si sentiva strano, guardandolo non sentiva più il bisogno impellente di abbracciarlo, baciarlo e più in generale di tenerlo vicino. Era contento che fosse sveglio e stesse bene ma non era come prima


-Sembra che non mi vediate da una vita- rise Alexander mentre baciava sua sorella sulla fronte


-Oh, tesoro… non sai quanto sono stata in pena- fece sua madre accarezzandogli la guancia


-Perché? Cos’è successo?- chiese il ragazzo continuando a tenere sua sorella fra le braccia


-Non ricordi niente?- gli chiese Cisto –Nulla degli ultimi giorni?-


-Certo che mi ricordo!- fece Alex –ma non vedo perché dovreste essere tutti così preoccupati… -


-Qual è l’ultima cosa che ricordi?- gli chiese allora suo zio. Alex ci pensò un attimo e poi arrossì, controllando subito dopo di essere vestito


-Non credo sia il caso di parlarne- fece il ragazzo sempre più rosso in viso


-Ok, prima di quello? Cos’è successo negli ultimi giorni?- il ragazzo non ebbe neppure bisogno di pensarci


-Ho compiuto gli anni ieri e la guerra è finita- rispose con un sorriso ma a tutti si gelò il sangue


-E non ricordi nient’altro tesoro? Qualcosa di più recente?- gli chiese apprensiva sua madre


-Più recente? Cosa potrebbe esserci di più recente? È accaduto ieri e adesso mi sono appena svegliato, cosa dovrei ricordare?- nessuno riuscì a rispondere così fu sua sorella a dirglielo, con il massimo tatto che una bambina di 10 anni poteva avere


-Ale guarda che è da un sacco di tempo che la guerra è finita!- suo fratello la guardò perplesso –è stato tipo un anno fa, vero mamma?- Elaina annuì


-Mi state prendendo in giro, vero?- chiese il ragazzo, cercando di ridere ma le espressioni tremendamente serie di chi gli stava intorno gli fecero capire che non era uno scherzo. Massimo allora si decise ad avvicinarsi e Alexander gli rivolse uno sguardo spaurito e sorpreso –che ti è successo? Sei vecchio!-


-Te lo spiego dopo, ok?- fece lo stregone accarezzandogli la guancia e cercando di sembrare calmo –adesso voglio assicurarmi che tu stia bene… - Alex fece scendere sua sorella dal letto, lasciando un po’ di spazio perché Massimo si potesse sedere. Lo stregone ricacciò indietro tutta la confusione che l’aveva assalito e si concentrò per capire cosa non andava nel ragazzo, perché gli mancassero più di un anno di ricordi. Non gli ci volle molto per capire a cos’era dovuta quell’amnesia: la sua anima e la sua mente erano state così prese d’assalto dalla madre di Massimo che parte della memoria del ragazzo era danneggiata oppure distrutta, avrebbe potuto recuperare alcuni ricordi più recenti con il tempo ma una parte della vita del ragazzo era irrimediabilmente perduta. La cosa peggiore non era però questa. Massimo smise di sondare l’animo e il corpo del ragazzo e lo abbracciò


-Massimo? Che c’è?- gli chiese Alex, perplesso


-Gervar mi dispiace- gli disse debolmente -ma non sento più la magia dentro di te- il ragazzo aveva già perso tutti i suoi poteri quando aveva ceduto il cuore allo stregone ma poi era riuscito a fare altre magie, come quella che aveva distrutto la gilda, e aveva pensato, sperato, che si fosse tutto risolto ma era ormai chiaro che la madre dello stregone aveva iniziato ad operare molto prima di quello che pensava, forse da subito dopo che il ragazzo si era privato del cuore


-Che significa?- chiese Alex ma lo stregone non riuscì a rispondergli così lui cercò di usare i suoi poteri, di accendere una piccola fiammella nel suo palmo ma non ci riuscì. Ci riprovò una seconda volta, una terza, sempre più disperato ma non c’era più magia dentro di lui, neppure il più piccolo barlume. Il mondo sembrò cadergli addosso come un macigno e si ritrovò a piangere fra le braccia dello stregone.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 27/11/2013, 21:10




 

Alex e Cesar


Cesar andò a trovare Alex quella sera e si stupì di trovarlo solo


-Mamma doveva tornare a casa e lo zio si è offerto di accompagnarla, Regina e Massimo credo abbiano da fare... - gli spiegò il ragazzo con aria tremendamente triste. Cesar non si capacitava che lo stregone l'avesse lasciato da solo in un momento così difficile ma cercò di non darlo a vedere al ragazzo -Che hai fatto ai capelli?- gli chiese il Alex, un po’ stupito


-Mmm… storia un po’ strana… me l’ha chiesto Regina, più o meno per scommessa, ma appena l’ho fatto lei è scappata via… donne!- sbuffò per poi cambiare argomento -Recuperato un po' la memoria?- gli chiese il ladro, sedendosi sul bordo del letto


-No, continuo a non ricordare nulla dopo la fine della guerra... mi sembra così strano che sia passato più di un anno! Mi sento come se avessi perso un pezzo di me e nessuno vuole parlarmi di quello che è successo dopo, come se temessero di ferirmi o farmi impazzire! Lo odio!- borbottò più con sé stesso che con il ladro


-Cosa vuoi sapere?- gli chiese Cesar


-Mi racconteresti davvero qualcosa?- gli chiese un po' sulla difensiva il ragazzo


-Per quello che mi riesco a ricordare... - e così passarono le ore seguenti a parlare di quello che il ragazzo non ricordava: delle prove che lo stregone aveva indetto per cercare nuovi adepti, delle visioni di Alex, delle sua visite alla famiglia reale per fare degli oroscopi, della guerra che era quasi cominciata contro i regno dell’ovest, del suo rapimento e del suo ritorno e di tutti gli ultimi avvenimenti, soprattutto per questi il ragazzo era più preoccupato


-Mi sono tolto il cuore? Sul serio?- chiese stupito e pure un po' spaventato


-A quanto pare... - fece il ladro. Il ragazzo si prese la testa fra le mani e poi si coprì il volto


-Sono un idiota... perché l'ho fatto?- gemette


-Forse avevi previsto cosa sarebbe successo dopo e hai preso la decisione che pensavi più giusta... e io penso che lo sia stata, la decisione giusta, intendo! Se la strega avesse avuto anche il tuo dono di predire il futuro... bhè, non penso che ora io sarei qui, in molti non sarebbero qui a dire il vero... -


-Lo so, lo so... - sospirò il ragazzo -ma il fatto è che togliendomi il cuore e il mio dono di vedere nel futuro ho perso anche tutti i miei poteri! Non si può semplicemente strapparsi il cuore dal petto e continuare come se niente fosse accaduto! Per far funzionare questa magia bisogna perdere ogni tipo di potere magico e non c'è più possibilità di riacquistarlo! Forse era l'unica soluzione possibile ma è stata troppo drastica... forse avrei dovuto cercare un altra soluzione... -


-Forse non ce n'erano... - fece Cesar e l'altro sospirò avvilito


-Sai quando Massimo mi ridarà il mio cuore?- gli chiese


-No, non ne so nulla... ma sei vuoi posso chiederglielo... -


-Grazie- fece il ragazzo per poi sbadigliare


-Meglio se ti stendi un po'... non mi sembri molto in forma... -


-Pensa per te!- fece acido il ragazzo ma obbedì e si raggomitolò nelle coperte, addormentandosi poco dopo. Non sapeva quanto fosse rimasto addormentato, forse ore oppure solo qualche minuto, ma quando si svegliò Alex si ritrovò solo, in un posto che non conosceva, nel bel mezzo della notte e si sentì inquieto, ebbe paura. Sapeva che era stupido, che era al sicuro e che nulla gli avrebbe potuto nuocere quando lì attorno c'erano i migliori maghi di tutto il mondo. Ma si sentì lo stesso inquieto e quindi si alzò per cercare compagnia e calmarsi. Era notte fonda e non c'era quasi nessuno ancora sveglio, solo un paio di tende erano ancora rischiarate dalla luce dei lumi e, in quella più vicina, il ragazzo sentì la voce di Massimo. Quasi corse per raggiungerlo, sempre più terrorizzato da quell'oscurità che sembrava starlo soffocando ma non riuscì ad entrare nella sua tenda, bloccato dal discorso che lo stregone stava facendo


-Non posso farlo! Voi non capite, non posso fingere una cosa del genere!- gli sentì dire


-Io capisco- ribatté Regina -so come ti senti ora, l'ho provato anch'io mille volte e ora invece... - la sentì sospirare. Il ragazzo si avvicinò in silenzio all'entrata e rimase ad origliare, era sbagliato ma non aveva mai sentito lo stregone e sua sorella con quel tono di voce, così triste e furioso allo stesso tempo


-E quindi?- chiese Cesar, sbuffando seccato -intendete lasciarlo lì, solo e confuso, senza spiegargli nulla?-


-Finché la situazione non sarà chiarita... - gli rispose lo stregone


-Ma è da pazzi! Alex adesso ha bisogno di voi, di te! Si appena svegliato e gli hanno detto che ha perso i ricordi di un anno di vita, tutti i suoi poteri e il suo dono! Io non posso consolarlo, non sono la persona adatta! Non capisco un accidente di magia e faccio schifo a consolare le persone, e poi che gli dico quando mi chiederà di voi? Ah, scusa Alex, ma allo stregone e a sua sorella non interessa più nulla di te e pensano che tutto quello che provavano nei tuoi confronti fosse dovuto unicamente alla loro maledizione e ora non riescono neppure a starti vicino, devo dirgli questo?- Alex, nascosto nell'ombra, si sentì morire e cercò di ricacciare indietro le lacrime


-Certo che no!- gli rispose Regina, irritata


-Prendi semplicemente tempo- aggiunse lo stregone


-E a che scopo? Sta male ed è confuso ma non è scemo, capirà che c'è qualcosa che non va e si insospettirà!-


-Dacci tempo, ok?- gli disse Massimo per concludere la discussione -troveremo una soluzione- Cesar uscì infuriato dalla tenda e, borbottando e imprecando, si allontanò. Massimo e Regina presero a parlare più piano, nella loro lingua antica e Alexander sentì l'improvviso bisogno di allontanarsi da tutto e da tutti. Tornò della sua casetta e si sedette sul bordo del letto, tremendamente triste ma neppure un po' stanco, si sentiva perso e solo, e voleva qualcuno arrivasse a consolarlo ma nessuno in quel momento ci sarebbe riuscito e nessuno sarebbe arrivato spontaneamente. Quindi il ragazzo iniziò a cercare fra le sue cose e, dopo un po' di tempo, riuscì a trovare quello che cercava, il suo richiamo. Si allontanò ancora una volta dal suo letto, sempre più lontano da qualsiasi forma di vita, finché non si ritrovò nel bel mezzo del bosco. Allora prese il richiamo che aveva fatto per Sila e suonò forte per farlo arrivare. Prima ancora di vederlo lo sentì, era diventato gigantesco, ancora più grande di quello che il ragazzo riusciva a ricordare, ed aveva cambiato il colore delle squame, diventando dorato con solo una larga striscia di scaglie nere nella parte superiore del corpo, dalla testa fino alla coda. Il drago si posò regale a pochi passi da lui e il ragazzo sorrise allungando una mano per accarezzarlo. Sila l'annusò, un po' diffidente, ma poi si strusciò felice contro la mano del suo padrone che lo ricoprì di baci e coccole


-Almeno tu mi vuoi ancora- sospirò il ragazzo e, fra le fusa e il calore del suo drago, non riuscì più a smettere di piangere.




La mattina seguente Cesar andò a svegliare Alex con un paio di dolcetti al lampone e more che sapeva gli sarebbero piaciuti. Era ancora incazzato come una iena con Massimo e Regina per come si stavano comportando e per come avevano addossato a lui tutto il peso di quella situazione ma cercò di essere tranquillo e allegro per Alexander. Sila era attorcigliato attorno alla capanna, con il muso per metà dentro. Il ladro lo costrinse a spostarsi ed entrò trovando l'altro ragazzo già sveglio, vestito e pronto a partire


-Dove pensi di andare?- gli chiese Cesar duramente


-Da mia madre- gli rispose lui con un sorriso, mentre addentava una delle paste -mi ha mandato un messaggio dicendo che non poteva venire così vado io da lei-


-Oh, ok... vuoi che ti accompagni?-


-Cesar non ho bisogno della balia... - fece il ragazzo mangiandosi anche la seconda pasta e allungando la mano per prendere la terza e ultima


-Si, ma ti sei appena ripreso... -


-Hai chiesto a Massimo del mio cuore?- cambiò discorso il ragazzo


-Ha detto che ti farà un ultima visita di controllo fra un paio di giorni e se sarai apposto te lo ridarà, anche se non sa esattamente come fare... -


-Oh, per quello non c'è problema, lo zio Cisto gli darà sicuramente una mano... - fece il ragazzo per poi avvolgersi un mantello sulle spalle -grazie per i dolci, ci vediamo stasera?-


-Si certo- annuì il ladro mentre il ragazzo saltava in groppa al drago e si allontanavano. Forse era solo una sua impressione ma il ragazzo non sembrava stare per nulla bene.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 28/1/2014, 23:07




 

[FONT=Times New Roman, serif]Cuore[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]Massimo fece passare una settimana prima di andare a trovare Alexander. Lo trovò in piena forma, impegnato a scribacchiare e disegnare su un libretto sottile mentre chiacchierava con Cesar, che se ne stava steso sul letto, sbadigliando di tanto in tanto. Affianco allo stregone c'erano Regina e Cisto. Fu quest'ultimo ad annunciarli, salutando suo nipote e andando ad abbracciarlo[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Come ti senti oggi?- gli chiese[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Piuttosto bene- rispose il ragazzo mentre chiudeva tutto e metteva da parte libri e matite. Guardò Massimo e Regina e sorrise allo stregone ma non si avvicinò -come mai tutti qui oggi?- chiese[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Facciamo un ultimo controllo e poi ti restituiamo il tuo cuore- lo informò suo zio. Lo fecero sedere e i due stregoni si misero all'opera, scansionando il suo spirito e tutto il suo essere con la magia[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Ancora non ricordi nulla?- gli chiese Regina, accarezzandogli la guancia. Il ragazzo negò con un cenno della testa e poi tornò a chiudere gli occhi aspettando che fosse tutto finito. Non trovarono nulla di anomalo, nessuna strana influenza nella sua anima e neppure una sola goccia del sangue degli stregoni. Per quanto era possibile fecero ogni controllo per assicurarsi che andasse tutto bene e quando furono persuasi che non esistevano altri test decisero che era ora di ridare al ragazzo ciò che era suo. Massimo estrasse il cuore del ragazzo dal nascondiglio in cui l'aveva messo: una dimensione da lui stesso creata apposta per nasconderlo e rimase senza parole quando rivide il contenitore[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Oh, mio dio! Che diavolo è successo?- sbottò Cisto, sorpreso, arrabbiato e anche un po' spaventato[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Non lo so... - dovette ammettere Massimo -quando l'ho nascosto era apposto... - il contenitore era rotto: nel vetro si era formato un grosso squarcio, lungo e sottile, da cui fuoriusciva una leggera nebbiolina viola, che spariva una volta che si propagava nell'aria. Il cuore all'interno del barattolo non più del tutto cristallizzato ma per metà aveva ripreso l'aspetto di un normale cuore e pulsava debolmente. Il liquido viola all'interno era fuoriuscito per metà. Tutti si preoccuparono a quella vista[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Non so come sia potuto succedere... - sussurrò Massimo al ragazzo che però gli sorrise e allungò una mano verso il barattolo. Il liquido all'interno si volatilizzò e si fermò attorno al ragazzo che sorrise[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-E' tutto apposto- sussurrò mentre il potere tornava in lui e il barattolo fra le mani di Massimo si dissolveva. La nebbia viola entrò nel corpo del ragazzo e, quando scomparve, i suoi occhi erano nuovamente viola come prima che tutto quell'incubo iniziasse. Alexander tentò di fare una magia semplice ma non ci riuscì e sospirò vinto. Se l'era aspettato, strapparsi il cuore dal petto aveva un costo altissimo e se si aggiungeva anche il rendere solido il suo potere di preveggenza era quasi una fortuna che il ragazzo non avesse perso molto altro oltre alla sua magia e i suoi ricordi. Era stato un gesto azzardato ma probabilmente l'avrebbe rifatto: in quei giorni aveva pensato a tutte le soluzioni alternative a quel problema ma effettivamente quella era l'unica possibile. Massimo si ritrovò fra le mani il cuore del ragazzo, ormai completamente de-cristallizzato, ed ebbe un moto di disgusto nel sentirlo pulsare nel suo palmo ma si trattenne dal lasciarlo cadere per terra. Cisto si fece consegnare il cuore e si inginocchiò di fronte a suo nipote, sorridendogli dolcemente[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-L'ho fatto solo una volta... su un cincillà... - gli disse suo zio, a cui tremavano le mani e la voce. Alex gli sorrise e l'abbracciò[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Andrà tutto bene, mi fido di te... - Cisto sorrise e gli diede un bacio sulla guancia prima di iniziare il rito con il quale rimise al suo posto il cuore pulsante del ragazzo, spingendolo sul petto di Alex finché il suo corpo non lo ebbe inglobato. Andò tutto bene ma il ragazzo si sentì scombussolato e, dopo i controlli finali, chiese di rimanere solo per riposare. Cesar si affiancò ai due stregoni non appena li trovò soli[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-C'è qualcosa che non va... - disse con aria cospiratoria[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Cosa c'è?- gli chiese Massimo[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Penso che Alex non stia così bene come voglia farci pensare... ultimamente sembra un po'... assente-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Non pensi che ce ne avresti dovuto parlare prima?- gli chiese un po' seccata Regina. Era solo la terza volta che gli rivolgeva la parola da quando si era tagliato i capelli[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Non penso che sia qualcosa collegato alla maledizione o a qualcos'altro di soprannaturale... non penso neppure sia malato ma... - disse Cesar per poi dare una fugace occhiata alla tenda -mi sembra piuttosto che sia depresso o triste, non so... c'è qualcosa nella sua espressione, nel suo sorriso che non mi convince... - i due stregoni si guardarono e Massimo sospirò pesantemente[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Più tardi vado a trovarlo, vedrò se posso fare qualcosa... - ma il ragazzo non sarebbe stato lì al ritorno dello stregone. Quando tutti se ne furono andati Alexander si alzò in piedi e si andò a guardare nello specchio per controllare che i suoi occhi fossero tornati del loro solito colore. Si ritrovò più vecchio, più stanco ma di nuovo sé stesso. Si mise i suoi abiti migliori e poi corse da Sila, che lo stava aspettando nel bosco[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Scusa, bello, ma ci hanno messo più tempo del previsto- gli disse il ragazzo allungandogli una bistecca per farsi perdonare il ritardo. Gli montò in groppa e lo spronò per prendere il volo, si rammaricò di non essersi messo il mantello quando fu in quota ma fortunatamente il viaggio fu breve. Il principe Roman lo stava aspettando poco fuori le mura della città, con due cavalli e una scorta armata -Avevi detto che saresti arrivato da solo- lo rimproverò Alex[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Non posso muovermi fuori dal palazzo senza la mia scorta- gli rispose il principe -vedo che i tuoi occhi sono di nuovo quelli di un tempo-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Si- gli rispose secco Alex mentre salutava il suo drago e montava a cavallo[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Teso?- gli chiese il principe[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Affatto, so di cosa sono capace e non ho nulla da temere-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Niente da temere? Stai solo per sfidare gli uomini più influenti del regno... cosa mai dovrebbe esserci da temere?-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Nulla- gli rispose con un sorriso Alex. Il principe sbuffò esasperato e spronò il cavallo per ritornare al castello. Erano alcune settimane che nel regno si aggiravano certi loschi figuri: ambasciatori di terre lontane che stavano cercando di capire cosa stesse succedendo in quel regno e, soprattutto, se fosse arrivato il momento di attaccare la monarchia. Il re e i suoi più fidati vassalli erano quindi completamente assorti nel cercare di non far trapelare nulla di tutti i problemi che Massimo e la sua gilda stavano avendo in quel periodo. Quella mattina il re aveva convocato i suoi vassalli per decidere delle mosse successive da adottare e Alex sapeva che quella sarebbe stata l'unica occasione buona per mettere in atto il suo piano. Il principe Roman l'accompagnò, così, nelle varie ali del castello fino alla sala dove si stava tenendo quella discussione segreta ma all'ultimo si fermò, indeciso[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Sei sicuro di volerlo fare?- gli chiese il principe -sai che ti potrebbero tagliare la testa solo per essere entrato senza permesso durante un meeting come questo?-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Conto sul fatto che abbiano troppa paura di Massimo per fare una cosa del genere-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-E se non avessero così tanta paura di lui?- volle sapere il principe. Alex gli sorrise e i suoi occhi cambiarono colore diventando bianchi, per un istante l'aria intorno a lui sfrigolò e per il principe fu impossibile continuare a guardarlo perché gli sembrò di essere al cospetto di qualcosa di troppo potente[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Allora dovranno aver paura di me- sibilò Alex per poi entrare nella sala. Nessuno dei presenti di quel giorno riuscì mai a riferire cosa fosse successo e cosa il ragazzo avesse fatto o detto ma la sera, quando la riunione si concluse, Alexander se ne andò dalla città, lasciando il re e i suoi vassalli bianchi in volto e molto silenziosi. Neppure il principe Roman riuscì mai a scoprire cos'era successo. Alex, prima di andare a dormire, andò a vedere quello che era rimasto della gilda, e rimase a contemplare quella desolazione per almeno mezz'ora, in completo silenzio, mentre la sua mente continuava a formulare mille pensieri che non sapeva con chi condividere. Si sentiva solo e confuso. Sila gli si strusciò contro, probabilmente intuendo la sua tristezza[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Non voglio tornare da Massimo... - sussurrò ai ragazzo al suo drago -non ce la faccio ad affrontarlo adesso- il suo drago fece le fusa e si abbassò per farlo salire sulla sua groppa -non posso scappare, Sila- rise il ragazzo, accarezzandolo sul muso, il drago però lo spinse verso la sua schiena, cercando di convincerlo a volare via. Alex lo accarezzò sul muso un'ultima volta -andrà tutto bene- gli assicurò per poi allontanarsi -ci vediamo domani, ok?- Sila gli leccò la mano e si alzò in volo. Massimo lo stava aspettando seduto nella capanna del ragazzo[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Dove sei stato?- gli chiese lo stregone cercando di non suonare troppo duro[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Ha davvero importanza?- gli chiese invece Alexander, sedendosi sul letto accanto a lui -mi pareva che dovessimo parlare di altro... - gli occhi diventarono per un attimo bianchi, così velocemente che fu quasi impossibile per lo stregone notarlo[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Hai recuperato il tuo dono... - constatò Massimo[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Si, più forte di prima... ma riesco a controllarlo meglio-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Sono felice per te- lo stregone gli sorrise per un attimo e subito ritornò serio -sai già di cosa parleremo, vero?-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Vagamente- gli rispose Alex, facendo uno sforzo per sorridere -ma preferisco sentirtelo dire- Massimo sospirò e si fece forza per riuscire a parlare[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Cesar mi ha detto che ti trova un po' depresso negli ultimi tempi... -[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Cesar ogni tanto dovrebbe pensare ai fattacci suoi- borbottò Alex per poi aggiungere più sereno -comunque ho parecchi pensieri per la testa: ho perso i miei poteri, la mia memoria... pensavo di avere diritto ad essere un po' triste o abbattuto... - Massimo annuì sorridendo e, sovrappensiero, gli accarezzò la guancia ma Alexander, a quel gesto, si ritirò di scatto. Guardò lo stregone per un istante con un misto di paura e tristezza negli occhi che però soppresse in fretta, costringendosi a ritornare impassibile -non mi toccare- sibilò il ragazzo, lasciando Massimo interdetto[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Che ti è preso?- gli chiese lo stregone[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Nulla- mentì l'altro mentre si alzava a iniziava a percorrere la stanza a lunghi passi -dimmi solo quello che devi dirmi e chiudiamola qui, ok?-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Che cosa hai visto che ti ha sconvolto a questo modo?- gli chiese lo stregone raggiungendolo e cercando di fermare quel suo marciare per la stanza[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Non sono sconvolto!- ringhiò il ragazzo -sono arrabbiato!-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Perché? Cos'è successo?- Alex sbuffò sonoramente e gli si parò di fronte per affrontarlo[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Magari sono incazzato perché non ti sei ancora deciso a parlarmi e non hai il coraggio di dirmi che ormai non senti più nulla per me e che, anche prima, non era altro che un incantesimo quello che guidava le tue azioni... che non ti è mai interessato niente di me e che di sicuro non ti interesserà più d'ora in poi! Ecco perché sono incazzato!- Massimo rimase ammutolito per alcuni istanti[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Non volevo essere brutale... - mormorò lo stregone[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Bhè... troppo tardi- ringhiò Alexander -ora te ne puoi andare? Non avevo voglia prima di vederti e adesso ancor meno-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Gervar... - cercò di dire lo stregone ma l'altro scosse la testa, furioso[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Lasciami in pace- ringhiò, allontanandolo -se non c'è più niente, se non c'è mai stato niente, non voglio fingere e non voglio starti vicino solo per farti sentire meno in colpa... e adesso vattene, non voglio avere a che fare con te finché non mi sarò calmato... - Massimo annuì e fece per andarsene ma, all'ultimo, allungò una mano e afferrò quella del ragazzo, cercando in lui segni di oscurità. Non trovò nulla di sovrannaturale e, solo allora, si decise ad andarsene. Alexander iniziò a raccogliere le sue cose e, nel giro di un ora, era già tornato nella casa di sua madre, le aveva spiegato tutto quello che era successo e le aveva chiesto di rimanere per qualche tempo.[/FONT]



 

[FONT=Times New Roman, serif]Alleanza[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]Alex era impegnato a disporre sul tavolo del mercato le sue pozioni e, nel silenzio assoluto di quell'ora, si sarebbe dovuto stupire dell'arrivo di Cesar ma non sussultò quando lo trovò affianco, che l'aiutava ad allestire il tutto. Il ragazzo accettò l'aiuto in silenzio ma, quando fu tutto pronto, non riuscì a trattenersi[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Ti ha mandato Massimo? Che vuole?- Cesar sbuffò e si sedette dietro il tavolino[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Per essere un veggente fai delle domande davvero stupide... - gli sorrise -Non vedo lo stregone da quando te ne sei andato, due settimane fa, e anche Regina ho fatto fatica ad incontrarla... sono qui perché so quanto poco ti piaccia avere a che fare con i clienti a quest'ora e volevo assicurarmi che stessi bene... -[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Eri preoccupato per me?- gli chiese sorridendo Alex, sedendosi sul bordo del tavolo[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-So che sei diventato un frequentatore assiduo della corte reale... - cambiò completamente discorso Cesar[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Avevo degli affari da sbrigare- rispose elusivo il ragazzo[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Che comprendono il castello infestato di famiglia?-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Chi te ne ha parlato? Nessuno dovrebbe saperne nulla... -[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Tuo zio si è lasciato sfuggire qualcosa a proposito di Al'parel e non mi ci è voluto molto per scoprire che eri riuscito a farti ridare il tuo titolo nobiliare, che eri tutti i giorni al mercato e che stavi mettendo da parte ingenti somme di denaro... -[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-E quindi stamattina sei qui per assicurarti che le voci fossero vere?-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-No, sono venuto per darti una mano-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Solo per questo?-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Magari anche per scroccare la colazione- ammise il ladro, facendo sorridere Alex[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Davvero non sei venuto per parlarmi dello stregone o di quello che sto facendo?- chiese un po' sorpreso il ragazzo. Cesar scrollò le spalle[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Quello che sta succedendo fra te e lo stregone non mi riguarda, anche perché non posso farci nulla... e per quello che stai tentando di fare, inimicandoti gli uomini più potenti del regno e mettendo da parte una fortuna che farebbe invidia a tutti i re della terra, non ho l'ardire di chiedere nulla... -[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Non sto facendo niente di male- cercò di difendersi il ragazzo[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Ma stai facendo qualcosa di pericoloso... -[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Mi sto solo riprendendo la terra che sarebbe stata mia di diritto-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Ma non è per la terra o per un vecchio castello in rovina che stai facendo questo- ribatté Cesar, lasciando interdetto e sorpreso il ragazzo -tu non lo sai ma io sono nato ad Al'parel e per salvarti ho visto cosa si nasconde nelle fondamenta di quel rudere: so che là sotto ci sono conoscenze oscure di cui nessuno dovrebbe mai venire a conoscenza... -[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-E lo zio avrebbe dovuto spiegarti che tali conoscenze non possono semplicemente essere lasciate a marcire né che sono realmente al sicuro nel loro nascondiglio: è un miracolo che quei demoni che infestavano il castello non siano riusciti a penetrare nella biblioteca, ma pensa a cosa sarebbe potuto succedere se ci fossero riusciti! Ora che li avete sterminati non posso lasciare che qualche altro nobile si avvicini al castello e scopra cosa nasconde nelle sue fondamenta-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-E quindi li hai spaventati tutti a morte, ti sei fatto ridare il tuo titolo e stai risparmiando per rimettere apposto il castello di famiglia- concluse Cesar[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-L'idea è quella- fece Alex per poi sospirare stancamente -ma con quello che ho guadagnato fino ad adesso non riesco a rifare neppure un ala del castello... -[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Tieni conto che lo dovrai epurare dalle presenze maligne, demoni e ghoul che ci avevano preso residenza... -[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-E non ho più i poteri per farlo di persona... -[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Conta anche che adesso sei nobile e che dovrai andare a molti ricevimenti e il tuo abbigliamento non è di certo adatto... -[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Dici che dovrei comprarmi degli abiti nuovi?-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Decisamente- Alex sospirò esasperato[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Non avrò mai abbastanza soldi e tempo per fare tutto!-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Ecco perché hai bisogno di me- fece Cesar con un sorriso astuto[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Stai cercando di ricattarmi?- sibilò il ragazzo[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-No, non voglio ricattarti... voglio entrare in società con te-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-In società?- fece sorpreso Alex[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Si, non hai idea di quanto la mia vita sia diventata noiosa da quando sono stato tagliato fuori da tutti gli intrighi della gilda di Massimo e da quando persino tu mi hai allontanato... assassini e furti mi sembrano cose così... monotone! Ho bisogno di qualcosa di più stimolante!-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Ed esattamente a cosa stavi pensando?-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Io sarò la tua guardia del corpo a tempo indeterminato e ti aiuterò con il mercato e in tutto quello che mi chiederai di fare-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-E cosa vorresti in cambio?-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Nulla- gli rispose Cesar, sorprendendolo -Al'parel è casa mia, c'è la mia famiglia e voglio che quel posto venga epurato... e poi non ho molto di meglio da fare ultimamente- Alex rimase immobile a fissarlo, completamente stupito e anche un po' confuso[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Davvero faresti questo?- gli chiese il ragazzo e, al cenno affermativo del ladro, gli si lanciò addosso e l'abbracciò felice. Sorpreso da quel gesto, Cesar rimase rigido per tutta la durata di quel contatto. Alex gli sorrise e sembrò più tranquillo e sereno di come lo fosse mai stato da quando si era risvegliato. Riprese, però, il suo solito contegno appena gli si fu allontanato e si preparò a ricevere i clienti, lasciando un po' perplesso Cesar.[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]Il sole si alzò lentamente all'orizzonte e gli strani clienti della notte lasciarono il posto alle donne e alle famiglie. Durante la mattina Alex si prese il tempo per creare ed imbottigliare nuove dosi di quasi tutte le sue ricette e i bambini gli si sedettero intorno a guardarlo mentre lavorava, con gli occhi pieni di meraviglia. Elaina era passata la mattina presto, per assicurarsi che il figlio non avesse bisogno d'aiuto. Non disse neppure una parola a Cesar, né fece commenti sul fatto che lo stesse aiutando, ma il suo sguardo fu abbastanza esaustivo: non le piaceva quel ladro tagliagole ma, se Alex si fidava, lei non intendeva intromettersi. Andò a fare la spesa, lasciando Desdemona al fratello per qualche ora, e fu proprio da un'idea della ragazzina che Alex trovò la soluzione al problema di Al'parel.[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]Durate un attimo di calma, in cui non c'erano clienti interessati a comprare e Alexander non era impegnato a produrre altri filtri, il ladro si era messo a contare l'incasso della giornata e aveva scarabocchiato un paio di conti su un foglio[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Quindi- fece il ladro, ricapitolando -contando l'incasso di stamattina, togliendo le spese che devi fare per la prossima mattina di mercato, aggiungendo i tuoi risparmi dei giorni scorsi e quelli che hai fatto lavorando per la gilda, in totale dovrebbe avere, circa, un milione... Quanto ti hanno chiesto i carpentieri per ristrutturare il castello?- Alex sospirò stancamente[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Circa dodici milioni per rifare il castello, ma il prezzo non comprende la sua epurazione dalle presenze maligne... per quello ho chiesto ad uno dei ragazzi della gilda: ogni giorno, anche facendomi un prezzo di favore, sono 100 pezzi d'oro e difficilmente prima di un mese si riuscirebbe a purificare un posto così intriso di malvagità-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-E poi c'è la terra lì attorno... - aggiunse Cesar -a sud è sterile e piena di rocce mentre nelle altre direzioni c'è solo palude... se vogliamo sperare di dare un futuro al regno e alla sua gente dobbiamo dare loro della terra da coltivare altrimenti saremo senza soldi e senza cibo-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Non oso immaginare quanto possa costare dragare una palude così estesa-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Io temo che sarà da epurare anche quella... in quelle terre non mi sono mai avventurato troppo profondamente ma non c'è selvaggina là in mezzo: solo fuochi fatui, sabbie mobili, insetti e cose oscure che strisciano-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Ho lasciato per troppo tempo la mia terra al controllo degli spiriti maligni e questa è la mia punizione- sospirò Alexander, abbattuto[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Non potresti creare delle pozioni che asciughino gli acquitrini?- chiese speranzoso Cesar[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Potrei anche riuscire ad asciugarla in parte ma non so da dove venga l'acqua e, se non so dove e come fermarla, la terra si riempirà di nuovo appena l'effetto sarà finito... -[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Dovremmo trovare un modo per succhiarla via permanentemente- Cesar si passò una mano fra i capelli, facendo una smorfia: odiava averli corti. Desdemona, che fino a quel momento se ne era stata tranquilla a giocare vicino a loro, disse[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Potresti piantare tanti alberi-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Alberi?- chiese Alex, più per cortesia e affetto che per vero interesse[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Si, alberi! A scuola ci hanno insegnato che loro prendono nutrimento dall'acqua e dalla terra... se ne pianti tanti loro assorbiranno tutta l'acqua e non la faranno più tornare!-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Ma gli alberi non possono sopravvivere dove c'è così tanta acqua come in una palude: marcirebbero- le spiegò Cesar, cercando di non sembrare troppo seccato[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Ma Alex può fare delle pozioni che asciughino un po' l'acqua così loro non marciranno!- ribatté convinta la bambina[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-L'idea potrebbe anche andare- dovette ammettere Alex -ma non posso attorniare il mio castello da una foresta: non potrei difendermi dai nemici, non li vedrei arrivare e li perderei facilmente nel folto del bosco... senza contare che quando nascono le foreste molti spiriti, non sempre benigni, vogliono prenderci residenza... -[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Allora mettine pochi ma grandi immensi- gli disse la sorella -più grande è l'albero più sete avrà! Così avrei la terra asciutta e potrai vedere i nemici!- a questa affermazione Cesar non poté impedirsi di rispondere acidamente[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Ma è assurdo, anche se fossero alberi immensi ne servirebbero comunque tantissimi per asciugare tutte le terre del regno: le paludi si estendono per centinaia di miglia in tutte le direzioni, non è concepibile che degli alberi possano asciugare così tanta acqua! Stai lavorando troppo di fantasia ragazzina- Desdemona se la prese molto a quel commento e mise il broncio. Suo fratello rimase per lunghi istanti pensieroso ma tutt a un tratto scattò in piedi, l'abbracciò e la prese in braccio, ridendo[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Sei un genio- le disse mentre la rimetteva a terra dopo un paio di piroette. Strappò a Cesar carta e matita e buttò giù alcune file di scarabocchi illeggibili, ricontrollò e cambiò le scritte un paio di volte poi prese quasi tutto l'incasso della mattina e si mise il mantello addosso -devo fare compere- annunciò pieno di fermento -bada a Desdemona finché non torno io o mia madre, occupati dei clienti e aspettami... se non torno entro stasera ci vediamo a casa mia-[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Come sarebbe a dire? Te ne vai e mi lasci qui a badare alla ragazzina e al banco?- chiese Cesar, stupito e anche un po' offeso[/FONT]


[FONT=Times New Roman, serif]-Non avevi detto che volevi essere mio socio e occuparti del mercato? Bene! Adesso prenditi le tue responsabilità! Tornerò appena possibile- Alex sparì in mezzo alla folla e Cesar, scocciato, si sedette dietro al tavolo con un espressione torva sul viso che allontanò molti clienti.[/FONT]

 
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46 replies since 11/8/2011, 10:11   342 views
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