Nick autore: Aborted_666
Titolo storia: Pezzo Per Pezzo
Titolo capitolo: /
Genere: Angst, death, drammatico
Avvertimenti: one-shot, flashfic
Breve introduzione: Nel silenzio della notte si dannava. Aveva ingoiato un cuore ancora vivo e pulsante. L'aveva ingoiato senza pensarci due volte, conficcando le unghie nel muscolo fino a sentir male.Eventuali note: questo racconto contiene scene piuttosto macabre; pur non essendo molto dettagliata, potrebbe risultare forte per qualcuno. Sconsiglio la lettura alle persone facilmente impressionabili.
PS: questa storia l'ho pubblicata su efp sotto il fandom di Naruto, ma nasce come originale. Ivi posterò la vera versione.
PEZZO PER PEZZO
Nel silenzio della notte si dannava. Aveva ingoiato un
cuore ancora vivo e pulsante. L'aveva ingoiato senza pensarci due volte, conficcando le unghie nel muscolo fino a sentir male. Poteva avvertire dentro al suo stomaco il riflusso di un sangue estraneo, come una creatura che danzava nel suo corpo; come un orrendo concepimento che gli provocava il rigetto; come un'affilata lama che lo martoriava dall'interno.
Nel silenzio della notte si dannava. Aveva ingoiato un
polmone, tagliato, ridotto a brandelli. Pezzo per pezzo l'aveva ingurgitato, come si confà alla più crudele bestia; come si confà alla più disperata anima. E nel farlo sentiva l'aria venirgli meno, come se la sua cassa toracica si stesse stringendo intorno ai suoi organi vulnerabili: che fosse ormai vuoto quel polmone? Non avrebbe dovuto squartarlo, forse, per mantenerne integra l'essenza; per non permettere all'ossigeno già masticato di disperdersi nell'atmosfera: non un atomo doveva andare perso. Ma se l'avesse mangiato intero si sarebbe soffocato.
Nel silenzio della notte si dannava. Aveva ingoiato un
occhio. Vitreo e vacuo, sì, ma allora perchè si sentiva costantemente osservato? Lo sguardo del demone della coscienza lo stava dilaniando, mentre masticava, deteriorava coi denti quei pezzi di carne umana cruda che sapevano fin troppo di morte, solo quello. Non vedeva nulla intorno a sè, se non un buio tanto fitto da sembrare finto, un carcere di cartapesta intriso di china. Non vedeva altro che sangue, vene ed arterie che rigettavano il loro scuro contenuto fra le sue mani.
Nel silenzio della notte si dannava. Aveva ingoiato
mani e piedi ed entrambe le orecchie. Aveva ingurgitato organi su organi ed ancora strati di epidermide che si incollavano penosamente a lui, fuori e dentro. Aveva divorato tutte le ghiandole, i capillari, i vasi sanguigni e sentiva ancora una fame insaziabile di quel corpo ormai distrutto. Un orrenda brama che sembrava non estinguersi nemmeno con il vomito che esondava dalla sua bocca.
Ma non si dannava perchè stava divorando carne umana. No. Si dannava perchè del sangue andava perso, inghiottito dalla terra e dai suoi pori: dopo avrebbe mangiato anche se stesso? E piangeva, perchè sventrare il corpo del suo amato era più doloroso di quanto si aspettasse. Perchè, per quanto spingesse in gola i brandelli di carne, sapeva che il suo stomaco non li avrebbe contenuti tutti. Perchè le ossa non poteva mangiarle -
dove le avrebbe messe? -. Perchè stava uccidendo se stesso così crudamente da non poter desiderare di scorgere ancora una volta la luce della pietà e non una promessa avrebbe arrestato il suo precipitare verso un mare nero di china. Crocifisso da chiodi d'argento del pentimento e dell'amore, che altro gli restava? Ossa, ed un sentimento che,
a differenza di loro due, non sarebbe mai morto.
Edited by Aborted_666 - 27/4/2011, 20:51