Shark

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bloodingeyes
view post Posted on 9/5/2011, 10:35




Nick autore: Bloodingeyes
Titolo storia: Shark
Titolo capitolo: Pirata
Genere: Avventura, Erotico, Fantasy
Avvertimenti: Lemon/Lime, Yaoi
Breve introduzione: Mistral non riuscì a fare a meno di agitarsi leggermente. Quella era un’altra delle sue idee folli, ne era cosciente, ma in quel momento il suo obbiettivo cambiò dalla vendetta contro il suo vecchio equipaggio di disertori a quegli occhi color dell’oceano. Li avrebbe avuti, li avrebbe rubati e conservati dove nessun’altro li avrebbe mai potuti trovare. Sarebbero stati il suo tesoro più prezioso e se un giorno ci fosse stato modo di scambiare i suoi anonimi occhi grigi con quelli blu oceano che avrebbe sicuramente rubato al Capitano, allora se li sarebbe fatti scambiare e un altro pezzo di mare sarebbe per sempre entrato a fare parte di lui. E mentre il capitano scendeva lentamente dal castello di poppa, Mistral sogghignò e come un pazzo si imbarcò in un'altra impresa impossibile
Eventuali note: La storia partecipa alla Challenge “Dal nome alla storia” di NonnaPapera!



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Il mare era la sua vita, viveva per solcalo, navigare fra le sue acque alle volte calde e  tranquille, ma anche fra quelle fredde ghiacciate, burrascose e mortali. Andare per mare era sempre un azzardo ma lui viveva per questo. Era un pirata e la sua vita era il mare, l’oceano. Ma anche la battaglia, i colpi di cannone e l’intrecciarsi di due lame affilate. Vivere alla giornata, sbronzarsi in locali malfamati, avere una famiglia che lo odiava e risvegliarsi tutte le mattine bevendo un goccio di pessimo rum annacquato per scacciare la sbronza della sera prima. Adorava quella vita. E non desiderava nulla di più della sua nave e dell’eccitazione che provava a governarla.


Quelli erano tempi bui per i pirati: la marina dava loro la caccia, molti erano quelli che ogni giorno venivano impiccati e i loro cadaveri venivano appesi alle guglie delle città di mare per essere da monito a tutti i cittadini. La marina poi si prendeva tutti i loro soldi, rubati con tanta fatica, e li spendeva per idiozie come rifare le strade o ingrassare ulteriormente qualche politico. I manifesti con le brutte facce dei pirati erano attaccati su ogni spazio di muro libero. Ed era un piacere leggere la scritta “vivo o morto” sotto quella “ricercato”. Anche quella era una delle cose belle dell’essere pirati. Avere il fiato della marina sul collo e sfuggirgli sempre, era orgoglioso del fatto che non l’avessero arrestato neppure una volta durante la sua carriera da pirata. E per quanto ci potessero provare non sarebbero mai riusciti a mettergli il cappio al collo, perché lui era Mistral, lo spirito stesso del mare e dei venti erano dentro di lui. Era uno dei pirati più temuti di tutti i sette mari, il più scaltro, il più furbo e anche il più bello. Nessuno poteva prenderlo, l’unica cosa a cui era legato era la sua nave, ed era l’unica cosa che gli sarebbe rimasta cara per sempre, l’unico suo legame. Non aveva patria, non aveva famiglia, non aveva affetti, anche la sua ciurma cambiava spesso, nessuno lo sopportava per più di un paio di viaggi. Tutti temevano sempre di morire perché la sua filosofia di vita era quella di attaccare e depredare sempre, tutto quello che era possibile e anche quello che non lo era. Ogni volta cercare qualcosa di difficoltoso da prendere e poi gettare via tutto per un altro obbiettivo, sempre più irraggiungibile. Fino ad arrivare alla grandezza più assoluta, diventare il primo ricercato di tutti i mari, diventare una leggenda, diventare immortale! Per questo si lanciava in situazioni pericolose e alle volte assurde. Così perdeva spesso il suo equipaggio, nessuno era pazzo quanto lui, nessuno aveva il coraggio di andare addirittura contro una flotta di navi della marina, come era successo una volta o due. E ad ogni porto perdeva un equipaggio ma ne guadagnava sempre un altro, il suo volto e la sua fama attraevano molti pazzi e giovani avventurieri che ancora non avevano capito di tenere alle loro pellacce. E con questi nuovi compagni si imbarcava di nuovo per una nuova avventura.


Quel giorno erano sulla scia di una nave della marina che trasportava una famosa lancia, molto costosa. Mistral era al fianco del timone e fremeva d’impazienza, la nave nemica era in vista e presto sarebbero stati a portata di cannone. Urlava i suoi ordini all’equipaggio e vedeva già negli occhi di molti quell’incertezza che li avrebbe fatti scendere dalla sua nave al porto successivo. La nave di Mistral era un brigantino goletta: con l'albero di trinchetto completamente armato con vele quadre e l'albero maestro con vela aurica, un veliero snello e veloce, maneggevole e di dimensione contenuta. Non era bello, non aveva particolari fronzoli o altre decorazioni che potessero rendere la sua linea accattivante, ma era perfetta durante uno scontro, veloce e implacabile, se manovrata nel modo giusto poteva essere micidiale. Ma era minuscola in confronto al gigantesco veliero contro cui stavano per andarsi a scontrare ed era proprio questa la cosa migliore dell’essere un pirata! L’incertezza e la paura che ti spronavano ad andare oltre i tuoi limiti, ad attaccare quel terribile vascello e le sue infinite bocche da fuoco, andare contro quell’equipaggio addestrato al combattimento con un manipolo di stolti e poco preparati compagni, impugnare la propria pistola e la spada e ammazzare quanti più soldati possibili. Era quella la vita che desiderava, era quella la vita che aveva scelto e mentre si avvicinavano alla nave nemica e i suoi uomini correvano sul ponte come pazzi per seguire i suoi ordini urlati a squarcia gola, lui aveva in viso un sorriso aperto, fiducioso ed intrepido, i suoi occhi erano pieni di un’eccitazione che lo facevano sembrare quasi un pazzo suicida. Dopo un arrembaggio come questo nessuno dei marinai che ora si affollavano sulla sua nave sarebbe rimasto. In lui si agitava qualcosa, ed era tale da spaventare chi gli stava attorno, non tanto per la cattiveria intrinseca di ogni suo gesto quanto per la spensieratezza con cui attaccava un avversario quasi impossibile da battere, lo sguardo quasi da pazzo che aveva nel vedere la sua fine che si avvicinava e il modo in cui riusciva comunque a cavarsela. Nessuno di quella ciurma sarebbe rimasto ma al prossimo porto avrebbe trovato qualche altra anima pazza da assoldare per qualche mese. Fece spostare il timoniere con un gesto brusco e si mise lui a manovrare la barca, nessuno la conosceva come lui, nessuno sapeva sfruttare tutti i suoi pregi e i suoi difetti come lui. E mentre affiancavano il goffo veliero Mistral notò per la prima volta qualcosa di strano. Sulla nave nemica c’era fermento, come era normale durante un attacco pirata, però non era esattamente quel tipo di agitazione che si aspettava. Non era la solita cosa affollata e confusa. C’era un agitazione controllata su quel veliero che mancava completamente sul suo brigantino. E prima che potesse capire che diavolo stava succedendo, prima che potesse capire perché ancora il veliero non avesse iniziato a sparargli addosso, prima che l’arrembaggio potesse cominciare lui si ritrovò privo di sensi.



Edited by bloodingeyes - 9/5/2011, 21:31
 
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NonnaPapera!
view post Posted on 9/5/2011, 11:02




Whaaa siiii^^
Sono stra felcie che tu abbia deciso di postare questa fic anche qui^^
La amo lo sai? Mi pare di avertelo già detto, però lo ripeto questa storia è spettacolare e a aprer mio originalissima. Vorrà dire che mano a mano che la posterai io la rileggerò *-*
Grazie ancora :D
 
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bloodingeyes
view post Posted on 9/5/2011, 11:21




Occhi


Lo svegliarono con una secchiata d’acqua buttata direttamente in faccia e non ci mise molto a capire cosa era successo


-Luridi figli di puttana!- urlò diretto al suo equipaggio, a quella manica di doppiogiochisti bastardi –ve la farò pagare molto cara per questo!- gli urlò ancora mentre tentava di spezzare le catene bloccate sopra la sua testa all’albero maestro del veliero che poco prima stavano per assalire. Era stato fregato, lo avevano preso, quelli della marina gli avevano appena messo le manette ai polsi, tutto perché il suo equipaggio l’aveva tradito, lo aveva consegnato a quei cani della regina! Ma gliel’avrebbe fatta pagare, e molto cara, avrebbero presto rimpianto il giorno in cui avevano messo piede sulla sua nave


-Silenzio pirata!- gli urlò un ufficiale delle marina con uno strano sguardo divertito, poi si voltò verso quei traditori che erano stati la sua ciurma –avete fatto un ottimo lavoro, questa è la vostra ricompensa- gli disse mettendo in mano a quello che era stato il timoniere una grossa sacca tintinnante, tutti gli si strinsero attorno attirati da quel rumore


-Bastardi!- ringhiò a denti stretti Mistral incenerendoli con lo sguardo, immaginandosi spaccare a suon di pugni e calci quello loro facce merdose, avidi stronzi! E mentre pensava a come sarebbe stato un piacere strappare dai loro petti i loro cuori ancora caldi e pulsanti, l’intera nave si azzittì. Mistral si guardò attorno, non capendo che diavolo fosse successo, gli occhi di tutti erano puntati a poppa. Mistral guardò nella stessa direzione e vide per la prima volta il Capitano. Se ne stava davanti alla scala che scendeva dal castello di poppa al ponte della nave, guardava tutti dall’alto come se nulla lo toccasse né lo interessasse. Portava la divisa della marina ma la lunga giacca da capitano era soltanto appoggiata sulle sue spalle e anche il resto della divisa era differente: la camicia e le braghe non erano nere come da regolamento ma bianche e i capelli erano lunghi e tenuti in una coda scompigliata che ricadeva sulla sua spalla e scendeva sul suo petto. La pelle del viso era abbronzata ma non era stata ancora deturpata dal sole, era liscia e luminosa, e anche i capelli, per quanto scompigliati, sembravano ancora morbidi e puliti, come era quasi impossibile durante una traversata in mare. Era alto e con spalle ampie, un fisico scultoreo, come quello delle statue greche. Ma i suoi occhi, quelli si che erano straordinari, per un paio di occhi del genere c’erano persone disposte a pagare con interi forzieri pieni d’oro, erano occhi duri e penetranti, non c’era traccia di dolcezza, ed erano incredibilmente cattivi e severi, eppure erano anche magnetici e il loro blu era così intenso da farli sembrare gocce di quegli stessi oceani che Mistral aveva solcato per così tanti anni. Il viso di quell’uomo non era così bello da mozzare il fiato, anzi era quasi anonimo, ma quegli occhi, quelli si che ti inchiodavano sul posto, tremante ed eccitato. Mistral non riuscì a fare a meno di agitarsi leggermente. Quella era un’altra delle sue idee folli, ne era cosciente, ma in quel momento il suo obbiettivo cambiò dalla vendetta contro il suo vecchio equipaggio di disertori a quegli occhi color dell’oceano. Li avrebbe avuti, li avrebbe rubati e conservati dove nessun’altro li avrebbe mai potuti trovare. Sarebbero stati il suo tesoro più prezioso e se un giorno ci fosse stato modo di scambiare i suoi anonimi occhi grigi con quelli blu oceano che avrebbe sicuramente rubato al Capitano, allora se li sarebbe fatti scambiare e un altro pezzo di mare sarebbe per sempre entrato a fare parte di lui. E mentre il capitano scendeva lentamente dal castello di poppa, Mistral sogghignò e come un pazzo si imbarcò in un'altra impresa impossibile


-Che ci fanno ancora sulla mia nave questi idioti?- chiese glaciale il capitano al suo secondo fissando con quei suoi occhi inquietanti i disertori


-Ce ne stavamo andando- balbettò il timoniere, tremando di paura davanti a quell’uomo. Lui lo fissò, li fissò tutti per un lungo istante, poi lentamente, scandendo bene ogni parola, come se si trovasse davanti a dei bambini o a degli idioti, disse due sole parole


-Troppo tardi- senza bisogno di altro tutti i suoi sottoposti estrassero i fucili e spararono ai pirati. Un istante dopo erano tutti a terra, sanguinanti e trivellati di colpi. Sul viso di Mistral si aprì sempre di più quel ghigno pazzo, Dio! Quell’uomo gli piaceva sempre di più! Con quanta freddezza aveva fatto ammazzare quegli uomini che l’avevano aiutato a catturare un pirata così famoso, con quale calma camminava sopra i corpi dei morti e con quale distacco si riprendeva i soldi della ricompensa, ordinando di saccheggiare anche la nave di Mistral. Quegli occhi! Li desiderava così ardentemente, erano il tesoro più incredibile che avesse mai visto! Il capitano si accertò che non ci fossero superstiti fra i pirati e poi fece per tornarsene nella sua cabina quando finalmente si accorse di Mistral


-E questo?- chiese perplesso al suo secondo, avvicinandosi a Mistral per osservarlo meglio. Quegli occhi erano davvero stupendi, anche da vicino


-È Mistral, è un famoso ricercato, ha una taglia considerevole sulla testa- gli spiegò il secondino


-Allora tagliategliela e gettate via il corpo, non ce li voglio sulla mia nave dei pirati- lo disse con una scioltezza tale da far correre giù per la schiena del pirata un vero brivido di terrore, come non ne provava da tempo. Parlava di ucciderlo come avrebbe potuto parlare del tempo o di una battuta di pesca, era davvero inquietante. Ma il pirata non aveva la minima intenzione di morire prima di essere riuscito a venire i possesso degli occhi di quell’uomo


-Se posso parlare… - disse sorridendo gentilmente al capitano, mentre trafficava con le manette per aprirle


-Non sapevo che i pirati sapessero parlare- ribatté il capitano sempre impassibile e feroce allo stesso tempo –ma se riesci a mettere insieme una frase puoi farlo-


-Che simpatico!- gli rispose Mistral sorridendo –comunque volevo chiedere, non mi spetterebbe un ultimo desiderio?-


-No- disse lapidario il capitano


-Come no? È tradizione!-


-Non sono quel tipo di persona che tiene alle tradizioni-


-Noto- sbuffò Mistral guardando con quanta poca cura teneva la sua divisa da capitano –comunque io voglio solo una cosa prima di morire, non è difficile da prendere, né da trovare, serviranno solo pochi minuti e poi se vorrete potrete anche confiscarmela alla mia morte, ma prima di andare nello scrigno di Davy Jones voglio quella cosa!-


-Parli della lancia che ci volevi rubare?- chiese il capitano


-No, no! Quella era solo un trucco vero? Era solo un esca per potermi catturare-


-Esatto- gli rispose monosillabico il capitano


-Comunque non è quella la cosa che voglio-


-Falla corta, pirata!- si spazientì il secondino -Cosa vuoi?-


-Gli occhi del capitano- rispose e l’altro alzò appena un sopraciglio, perplesso –voglio solo i vostri occhi e poi mi potrete anche decapitare, ma prima di morire li voglio-


-Perché?- gli chiese il capitano avvicinandosi


-Perché sono oceani e io li voglio, voglio che i mari siano miei e nei vostri occhi c’è il mare, una volta che sarò morto non avranno più importanza ma finchè il mio cuore batte ne hanno, e anche molta-


-Sei pazzo?- glielo chiese tranquillamente come se fosse normale chiederlo


-Forse- ammise Mistral –allora, me li darete?-


-No- gli rispose lapidario l’altro e si voltò –tieni la testa e getta via il resto- ordinò di nuovo al suo secondo che subito sfoderò la spada. Mistral aspettò che facesse un paio di passi verso di lui e quando fu abbastanza vicino fece forza sulle catene che gli tenevano imprigionate le braccia sopra la testa e gli diede un calcio diritto in bocca, facendolo stramazzare a testa privo di sensi. In un attimo si tolse le manette e raccolse la spada del secondino ma appena rialzò gli occhi si trovò la spada del capitano puntata al petto


-Veloce- si congratulò il pirata prima di saltare indietro per schivarlo e ingaggiare con lui un combattimento. Mistral era veloce, forte e abile ma il capitano lo era di più, molto di più. Lo buttò a terra dopo una ventina di stoccate nemmeno e veloce come un serpente tentò all’istante di decapitarlo ma fortunatamente Mistral riuscì a schivarlo e riprese la spada. Il capitano ruotò gli occhi al cielo ed estrasse la pistola, puntandogliela contro


-Eh ma questo è sleale!- si lamentò il pirata


-Getta la spada- gli ordinò il capitano, gelido quanto i mari del nord. Mistral ubbidì e appena l’uomo si concentrò per prendere la mira e colpirlo diritto al cuore, lo scartò di lato e gli si lanciò addosso colpendolo con un pugno. Per un attimo il capitano ne sembrò sorpreso e quando il pugno di Mistral andò a cozzare contro la sua mascella rimase spiazzato ma dopo era già tornato padrone di sé stesso. Schivò il pugno successivo di Mistral e gli diede una ginocchiata in pieno stomaco, tanto forte da fargli sputare qualche goccia di sangue. Con un secondo calcio lo stese definitivamente. Rinfoderò la spada e la pistola mentre il suo secondo gli andava incontro per assicurarsi che stesse bene. Lo rassicurò e poi si inginocchiò al fianco del pirata privo di sensi. L’aveva colpito, quello stronzo, quella piccola pulce, quell’inutile essere era riuscito a colpirlo. Si era lanciato contro di lui che gli stava per sparare e l’aveva picchiato, nulla che un po’ d’acqua fresca non potesse guarire ma il problema era che quell’insulso pirata era riuscito dove ormai da anni nessuno riusciva più ad arrivare


-Legatelo di nuovo- ordinò ai suoi uomini mentre si rimetteva in piedi -rasatelo e toglietegli questo fetore di dosso se ci riuscite, poi portatelo da me, gli altri pirati buttateli sulla nave di questo qui, razziatela e poi bruciatela- il suo secondo assentì e si fece aiutare ad eseguire gli ordini del capitano. Svegliarono di nuovo Mistral con una secchiata d’acqua in faccia


-Che palle!- sbottò lui esasperato, era già la seconda volta che l’acqua gelida lo svegliava e non era piacevole


-Stà fermo, ti dobbiamo rendere presentabile- gli disse uno dei marinai mentre affilava il rasoio


-E perché dovreste?- chiese Mistral guardando di sbieco la lama affilata


-Lo ha ordinato il capitano- gli spiegarono


-Ma non aveva detto di decapitarmi?-


-Ha cambiato idea-


-E perché?-


-Ma quante domande fai! Ha deciso così e basta!- gli urlò il marinaio e Mistral, ancora perplesso si lasciò tosate e pulire con strani impacchi di erbe puzzolenti. Se doveva andare all’altro mondo per lo meno ci sarebbe andato in ordine. Lo fecero spogliare e gli rimisero addosso degli orridi e anonimi vestiti che persino il mozzo si sarebbe vergognato ad indossare


-Ma state scherzando?- chiese esasperato guardando i vestiti troppo grandi per lui


-Muoviti- gli ordinò il marinaio spingendolo verso la cabina del capitano –Signore vi abbiamo portato il prigioniero- annunciò il marinaio mentre Mistral si guardava intorno e intanto, con fare noncurante, scassinava le manette che gli bloccavano i polsi. La stanza del capitano era un ampio spazio ricolmo di strani oggetti, aveva quasi un gusto piratesco nell’arredo, c’erano ossa di strani animali, grossi forzieri addossati alla pareti sopra i quali erano posati attrezzi per la navigazione, armi e altri affari strani di cui non capiva l’origine né l’utilizzo, c’erano carte nautiche appese ai muri e sulle poche superfici libere e dal soffitto pendevano un infinità di grossi fazzoletti neri. Mistral si soffermò soprattutto si quelli, chissà a cosa servivano? Era strano che attaccato al soffitto ci fosse appeso qualcosa oltre un candeliere per rischiarare la stanza, anzi, a dire il vero quei cosi rendevano l’ambiente molto più buio. Magari al capitano dava fastidio la luce! E parlando proprio del capitano lui era stravaccato sul suo bel letto, uno dei più grandi che Mistral avesse mai visto su una nave e stava dormendo serenamente. Figlio di puttana! L’aveva fatto vestire come il peggiore dei mozzi e intanto lui dormiva tranquillo e sereno! Il soldato della marina strattonò il pirata fino ad un angolo della stanza in cui c’era un grosso gancio attaccato alla parete e ci fece passare la catena delle sue manette, assicurandosi poi che fossero chiuse bene prima di andarsene senza dire una parola. Perplesso, Mistral si diede da fare per togliersi le manette ma un pugnale si conficcò di fianco alla sua testa


-Rimani lì- gli ordinò il capitano con la voce impastata dal sonno e subito dopo riprese a russare ma appena il pirata tentò di liberarsi di nuovo un altro coltello si piantò nella parete di fianco a lui. Con un sospiro Mistral si fece spazio tra le carte e gli strani oggetti del capitano e si sedette su uno dei suoi bauli. Fissò quegli strani lembi di stoffa attaccati al soffitto e finalmente capì cos’erano: bandiere pirata. Un’infinità di bandire con la Jolly Roger sopra, erano appese al soffitto come macabri trofei e in un angolo Mistral riuscì a scorgere anche la sua bandiera con il teschio rosso e le ossa incrociate disegnate sopra. Quasi gli venne da piangere, una cosa che non aveva mai fatto. La sua bandiera, la sua nave e la sua libertà. Le uniche cose a cui avesse mai tenuto veramente in tutta la sua vita gli erano state tolte e ora si apriva sotto di lui un tremendo gorgo oscuro, pronto ad inghiottirlo e a portarlo nelle profondità fredde e oscure del mare. Ma non avrebbe accettato di finire così, si sarebbe ripreso la sua liberta, almeno quella.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 9/5/2011, 11:42




Idra


Il capitano si svegliò qualche ora dopo e rotolò giù dal letto sbattendo persino la testa contro il pavimento. Mistral lo guardò perplesso per un istante ma subito dopo si mise a trafficare con le catene che lo imprigionavano, quello era il momento buono per attaccare. Ma proprio mentre stava per aprire il primo lucchetto il capitano lo afferrò per i capelli e gli fece sbattere la testa contro la parete


-Ti ho già detto di startene buono- gli disse con voce carica d’odio, eppure il suo viso era impassibile quanto quello di una statua di marmo


-Ma non stavo facendo niente- mentì spudoratamente il pirata con un mezzo sorriso. Il capitano gli fece sbattere di nuovo la testa


-Ti consiglio di non farmi arrabbiare- gli sussurrò ad appena un centimetro dall’orecchio –la mia ira è paragonabile solo a quella del dio dei mari- Mistral non riuscì a trattenersi dal ridere


-Penso che presto metteremo alla prova le tue parole- gli rispose guardandolo negli occhi, anche se aveva la vista sfocata


-Che intendi dire?- gli chiese il capitano perplesso ma in quel preciso instante il veliero rollò così forte che caddero entrambi per terra, insieme a praticamente tutti gli oggetti in quella camera. Istantaneamente il capitano però si rimise in piedi e uscì a controllare la situazione, era straordinario come si riprendesse bene nelle situazioni di pericolo. Mistral invece ci impiegò un mucchio di tempo per riuscire finalmente a vedere di nuovo lucidamente e a togliersi le manette. Quando fu di nuovo libero la barca rollò e beccheggiò facendolo finire di nuovo a terra


-Merda!- imprecò mentre prendeva una spada e una pistola e usciva finalmente dalla cabina del capitano. Nessuno si accorse di lui, erano tutti troppo impegnati. Pioveva, una vera tempesta si era scatenata su di loro e, come se non bastasse, anche dei mostri marini li stavano attaccando. Erano almeno dieci, erano teste come di serpente, squamose e brutte, con occhi gialli e lunghe zanne. Mangiavano i marinai e si attorcigliavano al veliero e agli alberi. Si sentivano, tra le urla di dolore dei marinai feriti o sbranati, anche tremendi schiocchi: le serpi stavano facendo a pezzi la nave –Doppia merda!- imprecò ancora Mistral. Li aveva chiamati lui quei mostri e quella tempesta, era il suo dono, ma non si era aspettato una cosa del genere, non pensava che sarebbero arrivate così tante bestie e così grosse! Non era mai riuscito a controllare bestiacce così! Fin ora si era limitato a richiamare qualche sirena e qualche arpia ma quei serpenti marini erano tutt’altra cosa. Chiuse gli occhi e si concentrò per arrivare alle loro menti, per calmarli e soggiogarli ma non riuscì neppure a sfiorarli con la coscienza. Erano troppi e troppo potenti per lui. L’unica soluzione ora era la fuga. Corse schivando gli attacchi dei serpenti fino alla più vicina scialuppa di salvataggio. Si, perché fra l’altro quei dannati sembravano avercela anche con lui, oltre che con tutti il resto della nave


-Dove pensi di andare?- Mistral si voltò e proprio davanti a lui c’era il capitano –hai combinato un gran casino-


-Io?- chiese il pirata fingendosi sorpreso –Cos’ho fatto?-


-Come se non lo sapessi- ribatté il capitano avvicinandosi –mi era sembrato di sentirsi agitare in te qualcosa di strano, ma avevo pensato fosse semplicemente pazzia- gli si avvicinò e lo spinse a terra mente infilzava uno di quei serpenti che li stava per attaccare. La bestia lanciò un terribile urlo e si ritirò nel mare. Il capitano tornò dal pirata e lo aiutò a rimettersi in piedi –non sei in grado di soggiogarla vero?- gli chiese


-Chi?- chiese Mistral sempre più perplesso


-L’idra, chi altri?- il pirata guardò allora quelle teste di serpente che stavano distruggendo la nave e capì perché non era neppure riuscito ad entrare in contatto con loro. Quelle erano solo delle propaggini di un corpo ben più grande e spaventoso, erano come orride braccia di una bestia affamata e pericolosa: l’Idra. Non avrebbe neppure mai immaginato che un giorno si sarebbe trovato davanti a una bestia del genere, figurarti invocarla! E invece il suo desiderio di libertà doveva essere stato così forte da richiamare un mostro del genere. Persino il pirata se ne stupì, non pensava di essere così potente, ma in quel momento era solo una questione secondaria, quella bestia stava distruggendo il veliero e se non si spicciava a soggiogarla non sarebbe sopravvissuto. Tentò ancora una volta di entrare in contato con le teste e di trovare tramite quelle la principale ma non ci riuscì


-Tieni questa- gli ordinò il capitano lasciandogli la sua giacca da ufficiale e poi si voltò verso il timone –Prendete il comando!- gli urlò e un attimo dopo si era già gettato in mare


-È pazzo- non riuscì a fare a meno di dire Mistral fissando l’acqua schiumosa, fredda e mortale dove quell’uomo si era buttato –un pazzo suicida!- lasciò cadere la sua giacca e prese a far scendere la scialuppa ma ancora a metà dell’opera il corpo di una quelle serpi ci andò a sbattere contro e la frantumò in mille pezzi –Merda!- urlò frustrato ma fu la cosa peggiore da fare. La testa dell’idra si voltò verso di lui e Mistral fece appena in tempo ad afferrare la spada prima che lo inghiottisse. Con tutta la forza di cui era capace il pirata però gli ficcò l’arma nella gola. La bestia si dibatté aprendo ancora di più la ferita e lo sputò fuori, di nuovo sul ponte della nave. Mistral guardò la bestia soffiargli ancora una volta contro e poi sparire oltre il parapetto. I colpi di cannone attirarono la sua attenzione e vide altre due teste finire in mille pezzi e sparire in mare. Peccato che i marinai ai cannoni non fecero una bella fine, vennero divorati vivi e alcune parti dei loro corpi rimasero sul ponte. Mistral andò al timone dove alcuni marinai se la stavano vedendo dura con le teste dell’Idra. Andò ad aiutarli ma non per gentilezza d’animo, semplicemente non aveva la minima intenzione di morire così, e se voleva sopravvivere il timone doveva rimanere integro. Mentre una delle teste si abbassava a sbranare un marinaio lui gli saltò sopra e gli ficcò la spada diritto nel cervello. Il mostro si dibatté e urlò di dolore prima di tirare finalmente le cuoia! Senza più la spada Mistral corse a prendere quella di un cadavere ma proprio mentre riusciva a riarmarsi un urlo terribile fece tremare persino l’aria attorno a loro. Una testa gigantesca emerse dal mare, grande quanto una montagna, brutta come nient’altro al mondo: la testa principale dell’Idra. Urlò furiosa mentre emergeva dalle acque. A Mistral si ghiacciò il sangue, non aveva mai visto niente del genere, non aveva mai affrontato niente di così spaventoso, ma almeno non era l’unico: tutta la ciurma di quel veliero era terrorizzata nel vedere quella bestia, nessuno si muoveva e divennero facili prede per le teste più piccole. Mistral stava di nuovo per essere mangiato ma si spostò appena in tempo. Sfortunatamente però la testa andò a schiantarsi contro il timone e lo distrusse in tante piccole schegge di legno. Furioso il pirata la infilzò ma ce n’era sempre un'altra da abbattere e poi un’altra e un'altra ancora. Così all’infinito. L’unica soluzione era fare fuori la testa principale, ma come? Mistral la guardò ancora, cercando di capire come affrontarla e la vide tuffare il muso orribile nelle acque e riemergere. Solo allora si accorse che anche quella testa stava combattendo, anche se il nemico non era visibile, e non stava facendo minimamente caso alla nave. Quella testa era impegnata e indifesa. Se avessero trovato un arma abbastanza potente l’avrebbero potuta abbattere e sarebbero stati liberi anche dalle altre teste! In un attimo Mistral aveva già escogitato un piano, si rialzò in piedi e urlò gli ordini ma nessuno lo ascoltò


-Dannazione!- urlò esasperato e scese ai cannoni lui stesso, c’erano un paio di giovani marinai che ne stavano ricaricando alcuni per colpire le teste piccole ma li bloccò –Sparate a quella grande!- gli ordinò


-Ma sei pazzo? Se lo facciamo poi quella ci verrà contro!-


-Idioti! Volete morire? Ammazzare le teste piccole non serve a niente dovete fare fuori quella grande!- i marinai si guardarono fra di loro perplessi –Muovetevi branco di smidollati, questo è un ordine!- la parola ”ordine” li smosse e i cannoni spararono finalmente contro la testa principale. Schizzi di sangue a fiumi macchiarono il mare e le urla tremende di quel mostro fecero tremare tutto quanto –Ricaricate e fate fuoco!- ordinò Mistral gli uomini gli ubbidirono e il mostro venne più volte colpito. Ma si voltò anche verso la nave: era sanguinante, ferito e soprattutto incazzato nero  –Continuate a sparare!- ordinò Mistral mentre si arrampicava sull’albero maestro. Arrivato alla coffa il mostro lanciò un altro dei suoi urli e si lanciò sulla nave mordendone un fianco e Mistral si lasciò cadere su quella mostruosa testa, si aggrappò come meglio poteva alla sua pelle squamosa e iniziò ad infilzarlo ripetutamente dove le palle di cannone avevano aperto grossi squarci. La bestia si dibatté violentemente, quasi lo fece cadere ma il pirata resistette e finalmente riuscì ad intravedere il bianco delle sue ossa, con la spada iniziò a cercare di penetrare quella corazza e con un ultimo colpo, che mandò in frantumi la sua lama, riuscì finalmente ad arrivare a vedere il cervello della bestia, grigio e insanguinato. Ci ficcò una mano dentro e tentò di connettersi così alla bestia ma non ci riuscì, quel mostro era forte e lo cacciò fuori dalla propria coscienza. Non restava altro da fare che ucciderlo ma il pirata non aveva più armi, stava scivolando ed era stanco. Non avrebbe potuto continuare ancora per molto a rimanere lì attaccato. Stava quasi per gettare la spugna quando si ricordò della pistola che aveva rubato nella cabina del capitano. La estrasse e sparò gli unici due colpi che gli erano concessi proprio nel cervello di quella bestia. L’idra urlò di nuovo, un’ultima volta, poi iniziò ad inabissarsi. Mistral si alzò e le corse sulla testa per ritornare alla nave ma solo in quel momento si accorse che si erano allontanati molto dal veliero e che gli sarebbe stato quasi impossibile raggiungerlo. Il gorgo che l’idra avrebbe creato una volta che si fosse inabissata non gli avrebbe dato scampo ma comunque il pirata si gettò in acqua e iniziò ad annaspare verso la nave. Peccato che non avesse mai imparato a nuotare decentemente! In poco il freddo e la stanchezza ebbero la meglio sulle sue membra, le bracciate già insicure divennero deboli e iniziò a mancargli sempre più spesso il fiato. Le onde erano alte per via della tempesta che ancora infuriava, anche se meno duramente. E Mistral si ritrovò presto sott’acqua, era orribile, non riusciva a respirare e allo stesso tempo non riusciva a tornare in superficie. Capì di stare morendo e con un ultimo sforzo risalì in superficie per respirare ma la nave era ancora così lontana e lui così stanco! Quando andò sotto quella volta era sicuro che si sarebbe risvegliato all’inferno.

 
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NonnaPapera!
view post Posted on 9/5/2011, 11:47




e intanto, con fare noncurante, scassinava le manette che gli bloccavano i polsi ---> questa frase mi fa sempre ridere. Non so perchè ma me lo immagino lì che fischietta quardandosi intorno e che nel frattempo si sfila le manette come se fosse Udinì^^
 
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bloodingeyes
view post Posted on 9/5/2011, 11:54




Isola


Quando si risvegliò capì subito di non essere morto, ma in un certo senso l’avrebbe preferito. Era legato, di nuovo, e attorno a lui si affollavano i cani della regina. Stavano preparando un accampamento poco lontano dalla spiaggia, c’erano molti feriti e nessuno badava a lui quindi per prima cosa si slegò i polsi da quelle noiose corde e si alzò per dare un’occhiata in giro. Si trovavano in una baia naturale, e arenato nell’acqua c’era il veliero. Era davvero mal ridotto, pieno di falle, con uno degli alberi maestri abbattuto e le vele completamente lacere. Di sicuro ci sarebbe voluta una vita per rimetterlo apposto, ma fortunatamente erano approvati in un’isola rigogliosa, aveva già visto un mucchio di palme da dattero e noci di cocco. C’erano tante piante, anche molto alte e grosse con cui avrebbero potuto sostituire l’albero maestro e richiudere le falle. Si, se la sarebbero cavata, Mistral si era già trovato in situazioni ben peggiori


-Ti sei svegliato, era ora!- il pirata non poté impedirsi di sussultare al sentire la voce del capitano


-Tu… vivo?- gli chiese sconcertato


-Si, per tua sfortuna- gli rispose l’altro impassibile come al solito –più tardi dovremmo proprio parlare io e te- gli disse mentre si guardava intorno –adesso ho da fare, rimani nei paraggi- lo trapassò con lo sguardo e aggiunse –non scappare- Mistral non aveva neppure pensato alla possibilità di andarsene, e poi dove? Non aveva provviste e l’unica nave disponibile non era in grado di navigare. Di andarsene a piedi, poi, non c’era possibilità visto che soffriva il mal di terra ed era già un miracolo che non si era svegliato vomitando. Quindi l’unica soluzione ragionevole era rimanere e aspettare il momento giusto per fregare quegli idioti. Fra l’altro non era ancora riuscito ad impossessarsi degli occhi del capitano. Su quelli non aveva cambiato minimamente idea, ancora li desiderava, quelle gocce d’oceano e lui non era tipo da rinunciare così facilmente ad un tesoro. Passò il resto della giornata a guardare gli altri lavorare, nessuno ormai gli prestava attenzione, quando vennero serviti i pasti gli fu dato da mangiare ma a lui niente rum, cosa che lo fece irritare non poco ma aveva già programmato di andarne a rubare un po’ quella notte stessa. Poi, mentre il sole iniziava a tramontare, il capitano lo venne a chiamare. Era strano come quell’uomo fosse l’unico ancora perfettamente vestito e come i suoi capelli stessero così ordinati in quella coda. Era come un oasi pacifica in mezzo al caos e alla tempesta. Lo portò lontano dall’accampamento, lasciando il comando al suo secondo, che si era salvato dalle Idre. Si diressero nella foresta, su per la montagna alle spalle della baia e per tutto il tragitto l’uomo non disse neppure una parola. Si fermarono sulle sponde di un fiume e lì il capitano iniziò a spogliarsi


-Vuoi farti un bagno?- gli chiese mentre si immergeva in acqua con i pantaloni ancora addosso


-Sei così pudico da aver paura di me?- gli chiese Mistral mentre si svestiva completamente –oppure hai solo paura della differenza?- il capitano rimase impassibile


-No, nulla di questo- gli rispose nuotando a pancia in su con una grazia che Mistral gli invidiò fortemente, lui rimase in piedi dove l’acqua non gli arrivava neppure al petto, più in là il rischio di affogare se la corrente fosse stata troppo forte era troppo alto per lui –mi ripeti il tuo nome?- gli chiese il capitano


-Non te lo ricordi?- gli chiese il pirata offeso


-No- disse semplicemente l’uomo


-Mistral, mi chiamo Mistral-


-Come il vento? Come il Maestrale?- gli chiese l’altro nuotandogli incontro


-Si, sono nato in una notte in cui quel vento soffiava forte quindi i miei genitori mi hanno chiamato così- gli disse mentre si lavava il viso con l’acqua fredda e dolce. Il capitano si mise in piedi davanti a lui e lo guardò con quei suoi due tesori del mare che Mistral desiderava così ardentemente


-Sai cosa sei?- il pirata rimase perplesso


-Un pirata- gli rispose ma non sembrò soddisfare il capitano


-No, idiota! Intendevo dire sai da dove ti vengono i tuoi poteri?- Mistral si agitò e si allontanò di un passo. Non gli piaceva parlare dei suoi poteri, erano qualcosa di troppo anomalo e strano. Quando da piccolo aveva mostrato ai suoi genitori la sua strana dote quelli l’avevano picchiato a sangue e gli avevano ordinato di non parlarne con nessuno, di non rifarlo mai più. E da ragazzo aveva capito il perché di quel divieto, tutti quelli che ne venivano a conoscenza iniziavano a trattarlo come un fenomeno da baraccone e non era piacevole. Quando era diventato un pirata aveva deciso di non parlarne più con nessuno, non voleva tornare in quel posto, mai più. Voleva per sempre essere libero. Così l’unica cosa da fare in quel momento era mentire spudoratamente


-Non so di cosa stai parlando- gli rispose –io non ho nessun potere-


-E allora come hai chiamato quell’Idra?-


-Perché mai avrei dovuto chiamare un mostro del genere?-


-Perché volevi scappare-


-Si, peccato che stavo quasi per morire! Piuttosto, come mi sono salvato?- cambiò frettolosamente argomento il pirata -Ricordo che stavo affogando e poi più niente… -


-Ti ho salvato io- gli rispose il capitano e per la prima volta Mistral vide sul suo volto quello che poteva sembrare un sorriso, alzò appena un lato del labbro, nulla di più, ma comunque quello aveva tutta l’aria di essere un sorriso


-E come hai fatto? Cioè, piuttosto, come mai tu sei vivo? Ti sei gettato in mare, cos’è sei un mancato suicida forse?-


-Non ho mai avuto intenzione di suicidarmi- gli rispose il capitano con ancora quel mezzo sorriso sul volto –sono solo andato a chiedere aiuto a degli amici per sconfiggere l’Idra, anche se poi mi hanno detto che il grosso del lavoro l’hai fatto tu… saltare sulla testa del mostro! Certo che sei proprio un pazzo!-


-Faccio quello che posso- gli sorrise Mistral –comunque non mi hai ancora risposto, come hai fatto a salvarmi?-


-Ho seguito l’odore del tuo sangue-


-In acqua?- gli chiese perplesso il pirata


-È stato facile! La tua era l’unica scia buona in mezzo a tutto quel sangue di Idra-


-No, aspetta, non capisco!- cercò di dire Mistral ma in un attimo il capitano lo abbracciò, lasciandolo completamente confuso


-Reggimi- gli ordinò l’uomo chiudendo gli occhi


-Ma che diavolo fai?- gli chiese Mistral sempre più confuso ma dopo fu ancora peggio. Quando il capitano riaprì gli occhi e lo guardò il pirata capì che qualcosa era molto cambiato in lui, e quando capì che quel qualcosa era che il capitano si era trasformato in una specie di sirenetto si lasciò andare ad un urlo di sorpresa mentre arretrava e, con grande fortuna, cadeva in acqua


-Ti avevo detto di reggermi- brontolò il capitano mentre si appoggiava con il busto ad una roccia vicino alla riva


-Ma come… cosa?- cercò di dire Mistral completamente confuso. Cioè un capitano della marina non poteva essere allo stesso tempo una sirena-uomo e poi da quando le sirene potevano avere le gambe? Quelle che aveva incontrato lui non potevano trasformarsi!


-Sei sorpreso?- gli chiese il capitano sorridendo ancora solo a metà. Mistral tornò a riva e si sedette pesantemente a terra. Dire che era sorpreso era a dir poco riduttivo, era shoccato, senza parole e confuso


-Chi sei?- gli chiese il pirata e l’altro si sistemò meglio sulla sua roccia


-Mi chiamo Marino, sono uno spirito dei mari, come te-


-No, aspetta! Che diavolo è uno spirito dei mari? Io e te non ci assomigliamo per niente! Come diavolo è possibile… ?- Mistral si prese la testa fra le mani, gli stava scoppiando una gran brutta emicrania. Il capitano, Marino, lo raggiunse a nuoto e si appoggiò alle sue gambe per guardarlo in volto


-È la prima volta che incontri un altro della nostra specie vero?- gli chiese con una specie di tenerezza nel tono della voce, anche se il suo viso e i suoi occhi erano ancora del tutto impassibili


-Ho invocato delle sirene un paio di volte e anche un paio di arpie- gli confessò, lui era abbastanza strambo, non l’avrebbe di sicuro giudicato, non l’avrebbe guardato come un mostro o un fenomeno da baraccone!


-È già una buona cosa- gli disse l’altro –però loro non te l’hanno spiegato perché hai queste capacità vero?-


-No, loro… - non riuscì a dirgli cos’era successo con loro. Adesso aveva paura, era la prima volta che qualcuno non rimaneva stupito o impaurito dal suo potere, non voleva che lo disprezzasse ancora di più


-Non ti preoccupare- gli disse Marino appoggiando la fronte contro la sua –è strano la prima volta ma poi passa- si lasciò scivolare di nuovo in acqua e lo trascinò con sé. Ancora intontito dalle troppe cose strane che gli erano successe quel giorno Mistral lo seguì docilmente e quando l’acqua gli arrivò alla gola si riscosse ma ormai era troppo tardi. Annaspò in cerca d’aria ma si ritrovò presto sott’acqua, senza riuscire a riemergere. Fortunatamente Marino capì che stava affogando e lo tirò fuori –ma non sai nuotare?- gli chiese tranquillo mentre lo riportava a riva


-No, dannazione! Non ho mai imparato!- gli urlò infuriato quando finalmente fu a riva


-Sei uno spirito del mare un po’ di infimo livello se non ti viene naturale nuotare- gli disse l’altro impassibile come suo solito facendolo irritare ancora di più –comunque porta le mie cose all’accampamento, io scendo il fiume e torno a nuoto- gli ordinò


-Hey! Aspetta!- ma Marino non lo ascoltò e si immerse di nuovo in acqua. La sua coda grigia fu l’ultima cosa che Mistral riuscì a vedere e si ricordò di aver già visto quella coda. Quando, dopo aver sconfitto l’Idra, era stato sul punto di perdere i senti e annegare aveva visto una sagoma inconfondibile: la coda di uno squalo ma quando la bestia si era avvicinata non l’aveva fatto per sbranarlo ma l’aveva preso fra le sue braccia e l’aveva ricondotto in superficie. Dato che gli squali non hanno braccia gli sembrava normale pensare che in realtà, come gli aveva detto lui stesso, fosse stato Marino a salvarlo. Ma questo sollevava un’altra questione molto delicata: se Mistral aveva scambiato la sua sagoma, o almeno parte di essa, per quella di uno squalo era plausibile che Marino fosse un mezzo squalo e quindi oltre alla coda aveva anche qualcos’altro in comune con la feroce bestia? Tipo la fame per la carne umana?


Quando tornò all’accampamento il capitano fu la prima persona che incontrò, era già tornato del tutto umano e della coda non c’era più traccia. Si riprese i suoi vestiti e se li rimise nel più completo silenzio mentre Mistral lo squadrava da capo a piedi


-C’è qualcosa che non va?- gli chiese il capitano alla fine, mentre si legava i capelli


-Sei uno squalo?-


-Per metà è il mio animale-


-E fin dove sei squalo?- a quella domanda il capitano reagì in una maniera assurda: arrossì violentemente e scappò via lasciando Mistral completamente allibito e confuso.

 
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NonnaPapera!
view post Posted on 9/5/2011, 11:55




La scena dell'Idra è la più epica che ci sia in questa long^^ secondo me l'hai descritta bene io mi ci sono immedesiamta

Poi l'idea del mal di terra è troppo LoL
 
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bloodingeyes
view post Posted on 9/5/2011, 12:08




Nuotare


Mentre i lavori di riparazione della nave procedevano Mistral ebbe tutto il tempo di abituarsi all’idea che il capitano fosse un sirenetto. Era strano pensarlo come a una specie di pesce-umano anche perché quando era umano non c’era niente in lui che avrebbe potuto far intuire la sua vera natura. No, forse qualcosa c’era, gli occhi erano sicuramente assurdi su un essere umano ma su uno squalo? C’era tanto gelo e freddezza dentro di essi che magari in un vero squalo sarebbero sembrati normali. Occhi di squalo del colore dell’oceano. Un tesoro più grande non poteva esistere. A Mistral si illuminava tutto il volto quando ci pensava, quel tesoro valeva tutto il tempo che stava passando con le catene ai polsi, una volta che l’avesse avuto sarebbe stato il re dei mari. Marino probabilmente non se ne ricordava più, quando gli si avvicinava per Mistral era sempre un po’ uno shock. Ogni volta gli parlava del mare come il pirata non l’aveva mai visto, spesso lo portava al fiume alla sera e faceva il bagno con lui, cercando di convincerlo a seguirlo nell’acqua più alta ma Mistral ogni volta gli ripeteva che non era mai riuscito a nuotare fino a quel momento


-E non credi sarebbe ora di imparare?- gli chiese allora una volta il capitano –Avanti vieni!- si allungò verso di lui e lo portò nell’acqua alta, naturalmente Mistral finì subito sott’acqua e l’altro lo dovette tirare fuori –Stai calmo- gli ordinò mentre lo aiutava a rimanere a galla ma il pirata aveva solo una gran voglia di tornare a riva –vuoi stare rilassato? Se continui ad essere così teso è normale che poi affondi!- lo sgridò Marino ma il pirata continuava a non sentirsi esattamente tranquillo e non riuscì a rimanere a galla da solo neppure per un minuto. Alla fine anche il capitano perse un po’ la speranza e lo riportò a riva –Se continui ad avere così paura dell’acqua non riuscirai mai ad usare i tuoi poteri al massimo- gli disse mentre strisciava a riva e si distendeva per asciugarsi


-Non mi interessa usare i miei poteri- gli rispose Mistral riprendendo fiato –non voglio farlo, tutte le volte che li uso capita qualcosa di brutto-


-Perché li usi male-


-No, non è solo quello… - Mistral si guardò le mani imbarazzato e ferito, non gli voleva parlare di quello che aveva fatto in quel posto, sapeva che se Marino l’avesse scoperto come minimo non gli avrebbe più parlato, se fosse andata male invece se lo sarebbe mangiato. Perché quello che Mistral aveva fatto in quel posto era qualcosa di orribile, ben oltre l’essere un pirata, e non voleva che nessuno lo scoprisse, soprattutto Marino che fin ora si era dimostrato la persona più sincera e gentile che avesse scoperto il suo segreto, per quanto fosse sempre freddo come un iceberg!


-Sarà… - sbuffò Marino rigirandosi i capelli fra le dita, annoiato –comunque adesso dobbiamo tornare- tornò umano e, ancora in acqua, si rimise i pantaloni


-Si può sapere perché ti rimetti sempre i pantaloni in acqua?- gli chiese Mistral, anche se erano stati in acqua spesso insieme non aveva mai visto la parte bassa del suo corpo completamente nuda


-Perché so come mi guarderesti se fossi del tutto nudo- gli rispose Marino con quella sua espressione da gelare il sangue


-Cioè?- gli chiese il pirata perplesso e l’altro si voltò


-Come un mostro- e prima che Mistral potesse ribattere corse via.



*°*°*°*°*°*°*°*
Per nonna papera (che cavolo ce lo scrivo che tanto hai commentato solo tu?)
1. Mi fa stà piacere che ti piaccia questa storia. Ma perchè mi ringrazi??? 0.0
2. No... assomiglia più a lupin perchè intanto che apre le manette sorride pensando che nessuno lo guardi XD
3. Le idra sono ispirate a god of war il videogioco che più amo al mondo... forse è per questo che la scena è venuta così sanguinolenta =)
 
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NonnaPapera!
view post Posted on 9/5/2011, 12:15




Ahahaha io sono l'unica che ha recensito per ora perchè sono l'unica che al momento è collegatqa al forum^^
E ti ringrazio perchè alla fine hai deciso di ripostare tutte le tue storie anche qui *-* e anche perchè così ho una valida scusa per rileggermela... continua a postare che voglio arivare alla lemon *-*
 
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bloodingeyes
view post Posted on 9/5/2011, 12:30




Respirare


Nei sogni Mistral si vedeva in continuazione morire affogato e nella realtà ci andava spesso molto vicino. Marino da qualche giorno si era intestardito e l’aveva cominciato a portare in mare aperto per cercare di insegnargli a nuotare e Mistral non aveva molta scelta: il capitano di solito lo prendeva alle spalle e lo trascinava in acqua. A quel punto il pirata che a terra poteva opporre una qualche resistenza, si ritrovava in balia del capitano che in acqua si muoveva senza problemi, ritrovandosi finalmente nel suo ambiente naturale. Mistral invece finiva sempre per bere un mucchio d’acqua, annaspando inutilmente in cerca d’aria. Marino cercava di insegnargli con calma come muoversi in acqua ma inutilmente. Così un giorno decise di cambiare completamente strategia


-Oggi ci sarà qualcuno a farci compagnia- gli disse mente nuotava verso il largo


-Chi?- gli chiese il pirata guardandosi attorno perplesso


-Altri squali-


-Cosa?- urlò preoccupato Mistral


-Tranquillo, non ti faranno niente- lo rassicurò il capitano


-Si, a parte sbranarmi-


-Io non l’ho ancora fatto- gli fece notare Marino e Mistral lo guardò perplesso –Trattieni il fiato- gli ordinò e si immerse. Il pirata si guardò attorno nella ricerca di qualche squalo ma Marino gli si mise davanti e gli prese il viso fra le mani, avvicinandosi come per baciarlo. Confuso il pirata cercò di spingerlo via ma era come spostare una montagna e in un attimo le loro labbra entrarono in contatto mandando a farsi friggere ogni ragionamento logico. Solo quando Marino soffiò fra le sue labbra l’aria capì che lo stava solo aiutando a respirare sott’acqua e che quello non era un bacio, o per lo meno non ne aveva lo scopo. Marino si staccò da lui e lo prese per un braccio, trascinandolo ancora più a largo e ad intervalli regolari rifornendo i suoi polmoni d’aria. Il primo squalo che incontrarono si avvicinò a Marino e si lasciò accarezzare il muso da lui, il pirata cercò di rimanere il più lontano possibile da quella bestia grigia ma il capitano lo costrinse ad avvicinarsi e gli fece passare le mani sul fianco grigio e squamoso dello squalo, che rimase fermo e placido. Era una strana sensazione passare le mani sul dorso di quella belva famelica e rimanere illesi, era una pazzia e a Mistral iniziò piacere quasi subito. Sentiva il cuore pompare a mille e l’adrenalina al massimo. Mentre l’acqua si riempiva di squali bianchi iniziò a sentirsi tranquillo e leggero, era una bella sensazione essere in mezzo a quei bestioni e non avere troppo da temere. Marino gli nuotava accanto fissandolo e ad un certo punto Mistral si accorse non solo di stare nuotando anche abbastanza decentemente ma soprattutto di non avere più bisogno che Marino gli soffiasse in bocca l’aria, riusciva a respirare da solo sott’acqua. Marino gli prese le mani fra le sue e lo ricondusse a terra


-Come… ?- cercò di dire il pirata, ancora perplesso e sconvolto, aveva nuotato e respirato sott’acqua! Non aveva mai neppure immaginato di poter fare una cosa del genere!


-Te l’ho detto- gli disse il capitano stendendosi al suo fianco –sei uno spirito del mare, questa è solo una delle cose che riusciresti a fare se imparassi ad usare a pieno i tuoi poteri- Mistral si passò una mano fra i capelli e chiuse gli occhi, cercando di pensare lucidamente


-A quando la prossima lezione?- gli chiese ritrovando il suo solito sorriso spavaldo


-Domani- gli rispose Marino serio, poi però si abbassò su di lui e lo baciò sulle labbra


-E questo? Cos’era?- gli chiese il pirata perplesso


-Quello che vuoi- gli rispose il capitano prima di andarsene.



*°*°*°*°*°*°*°*°*°
XDXD va bene... se non ci fosse la cosa che se non aspetto un tot di minuti per rispondere i miei post si attacano tutti la storia l'avrei già mandata tutta
 
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NonnaPapera!
view post Posted on 9/5/2011, 12:50




Si lo so questa cosa dle tempo è una fregatura assurda è.é
 
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bloodingeyes
view post Posted on 9/5/2011, 15:14




Passato


L’albero caduto della nave era stato sostituito e molte delle falle erano state chiuse, ancora qualche settimana e sarebbero potuti ripartire. Marino faceva il bravo capitano e aiutava i suoi uomini nelle riparazioni ma appena aveva un po’ di tempo libero insegnava a Mistral come controllare i suoi poteri e presto il pirata iniziò a fare cose che non si era neppure mai immaginato: muoveva le acque e le modellava a suo piacimento, riusciva a far soffiare i venti come desiderava, riusciva a parlare con i pesci e soprattutto ora sapeva nuotare e respirare sott’acqua. Scoprì che essere uno spirito del mare non era una brutta cosa, anzi, alle volte era persino divertente. E anche Marino non era poi così male, ancora il pirata non riusciva a capire molti dei suoi comportamenti, tipo quando lo baciava senza preavviso e senza motivo, ma iniziava a piacergli averlo attorno e nuotare con lui, aveva qualcosa di rassicurante. Nessuno era mai stato così vicino a lui per così tanto tempo, era una cosa nuova. E poi tutte le volte che lo guardava negli occhi sentiva crescere quella smania che conosceva bene, quell’avidità per il tesoro, ancora non riusciva a togliersi dalla testa il suo piano di rubare gli occhi al capitano ma non aveva ancora fatto nulla di concreto per mettere in atto i suoi progetti, per ora gli bastava averlo affianco


-Mistral me la dici una cosa?- gli chiese un giorno Marino mentre nuotavano nel solito fiume lontano dal campo


-Dipende, quanto mi paghi?- Marino lo fulminò con lo sguardo e continuò


-Quando hai scoperto i tuoi poteri?-


-Non ricordo bene- ammise Mistral nuotando a dorso fino alla riva dove si sedette –credo di aver avuto sei o sette anni, ero senza esche per pescare ma comunque ci ho provato, ho sperato con tutto me stesso che un pesce abboccasse e successe, presi una grossa orata e dopo quella ne presi altre cinque, credo che quella sia stata la prima volta-


-E i tuoi genitori?- gli chiese ancora Marino mettendosi disteso affianco a lui


-Cosa?-


-Gli hai detto del tuo dono?-


-Si-


-E… ?- lo incitò a parlare


-Mi hanno spaccato una gamba e lussato una spalla, oltre a riempirmi di botte, mi hanno ordinato di non rifarlo mai più, di non parlarne con nessuno… in quel periodo sono diventati accaniti cattolici e quando mio padre beveva mi spruzzava spesso con l’acqua santa che rubava in chiesa e mi chiamava mostro o satanasso-


-Mi dispiace- gli disse Marino anche se la sua faccia rimase seria e impassibile


-È passato- gli rispose Mistral con un mezzo sorriso


-C’è qualcun altro che sa dei tuoi poteri?- gli chiese ancora il capitano


-No- mentì ma l’altro gli strinse il braccio e lo obbligò a guardarlo, era infuriato


-Non mentire, non li sopporto i bugiardi- il pirata sospirò stancamente


-Non voglio parlarne- Marino gli scostò i capelli dal viso e lo accarezzò dolcemente anche se ancora nel suo viso non c’era traccia di sentimento, forse aveva una specie di paralisi facciale che gli impediva di muovere alcuni muscoli, come gli squali che non cambiano mai d’espressione


-A me puoi dire tutto, capirò, sono come te-


-Mi odierai-


-Non più di quanto ti odi per il fatto che sei un pirata- Mistral sorrise e appoggiò la testa nell’incavo della sua spalla. La sua pelle aveva l’odore forte e intenso del mare, non spariva mai, se ne era accorto da poco e gli piaceva, lo faceva sentire tranquillo


-I miei genitori mi hanno venduto a quando avevo quindici anni… - ammise


-Questo mi fa odiare loro non te- gli disse Marino, accarezzandogli i capelli. Era dolce il modo in cui le sue dita passavano sulla sua testa ed era rilassante


-Mi hanno venduto ad un circo e il direttore di quel posto è venuto subito a sapere dei miei poteri… da prima mi voleva vestire come una sirena e mettermi in una boccia di vetro ma quando ha capito che non sapevo neppure nuotare ha cambiato idea, ha iniziato a farmi lavorare con gli animali marini e io li soggiogavo al mio volere, avevo un bel numero dove un grosso branco di pesci saltava in un cerchio e poi si muovevano in formazione attorno a me, gli applausi erano sempre tanti ma il gestore del circo era una persona avida, voleva di più… iniziò a farmi lavorare con pesci sempre più grandi e un giorno mi fece calare in una gabbia piena di squali martello, ero così spaventato che non riuscì neppure a connettermi con quegli animali e rischiai di morire-


-Dovevano essere molto affamati- disse Marino, come a cercare di scusare gli squali che quella volta quasi l’avevano divorato


-Si, lo so… erano settimane che non veniva dato loro del cibo… non me la sono presa infatti con quegli animali ma con il direttore, non volevo più lavorare per lui ma non riuscì a scappare… mi ripresero e mi punirono, ci riprovai, ancora e ancora, ma non riuscivo mai e allo stesso tempo non accettavo più di fare spettacoli neppure con i pesci piccoli, venivo picchiato tutti i giorni e alla fine il direttore venne da me e mi fece una proposta, se io gli avessi procurato cinque sirene e cinque arpie lui mi avrebbe lasciato libero… e io ho accettato- per un tempo che gli sembrò infinito Marino rimase completamente immobile, respirando lentamente e in più completo silenzio poi lo buttò a terra e si mise sopra di lui. Mistral pensò di vedere nei suoi occhi furia, sdegno e rabbia ma invece ci trovò solo la solita calma glaciale del capitano e anche mentre lo baciava, possessivo come non era mai stato, i suoi occhi non furono mai sfiorati da alcun tipo di sentimento


-Va tutto bene- gli disse sulle sue labbra, fra un bacio e un morso –eri un moccioso, non ci si poteva aspettare niente di meglio-


-Grazie- gli disse Mistral, accarezzandogli il viso, era la prima volta che faceva una cosa del genere


-Per cosa?- gli chiese l’altro sorpreso e stupito


-Per non odiarmi- Marino sorrise, anche se il suo sembrava più un ghigno malefico, e si baciarono ancora. Per Mistral non era il primo uomo con cui andava, ne aveva già avuti alcuni durante la sua vita da pirata ma era di sicuro il primo per il quale si sentiva di provare qualcosa. Non era solo il fatto che non faceva sesso da un po’ ed era arrapato, c’era anche quel senso di conforto, di sentirsi a casa, protetto. Aveva provato quella sensazione solo due volte nella vita: quando era piccolo e sua madre ancora non lo considerava un mostro e quando era salito per la prima volta sulla sua nave. Ci stava bene appiccicato al corpo di Marino, gli piaceva il fatto che lo baciava come se volesse divorarlo e gli piaceva il suo odore. E anche il capitano non sembrava dispiaciuto delle sue attenzioni, respirava affannosamente ed era rosso in viso ma ancora i suoi occhi erano oceani calmi e freddi dove era un piacere naufragare. Mistral aveva tutta l’intenzione di fare sesso, in quel preciso istante, ma quando le sue mani scesero sui fianchi del compagno dirette in un posto ben più caldo e duro, Marino lo scostò violentemente e si gettò in acqua


-Ma che diavolo ti prende?- gli urlò Mistral perplesso


-Va via!- gli urlò infuriato il capitano, sorprendendolo –voglio stare da solo, vattene!- Mistral raccolse i suoi vestiti e se ne andò infuriato. Ma che cavolo gli era preso a quel demente? Aveva cominciato lui quel gioco, con quegli stupidi baci a tradimento, e fino a poco prima si dimostrava tutto bello, disponibile e arrapato, e poi nel momento di tirare fuori gli attributi cosa faceva? Lo cacciava via! Dio che frustrazione! Ma questa gliel’avrebbe fatta pagare, e anche molto cara!



*°*°*°*°*°*°*°*°*
ma non c'è un modo per toglierlo o almeno accorciarlo? mi fa venire l'esaurimento nervoso quando faccio 2 post e mi si appiccicano per farne uno solo!
 
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bloodingeyes
view post Posted on 9/5/2011, 15:39




Rum


Dovettero aspettare l’alta marea per riprendere finalmente il largo. Ma ancora prima di partire Mistral venne accuratamente legato e rinchiuso nella cambusa, non che gli ci sia voluto molto a slegarsi ma fu comunque noioso essere di nuovo in manette. Non aveva già dato prova di poter fare il bravo bambino se si impegnava? Non era scappato e non aveva combinato guai in tutto il periodo che erano rimasti su quell’isola dimenticata da Dio e dall’uomo. Ma lui era pur sempre un pirata, la sua condizione di prigioniero non era affatto cambiata in tutto quel tempo. Una consolazione però c’era, adesso aveva a disposizione tutto il rum che voleva e che gli era stato negato in quel lungo periodo e si rifece del tempo perso. Quando dei marinai scesero a controllarlo lo trovarono allegramente brillo e disteso sul pavimento. Quando si accorsero che aveva quasi prosciugato la loro riserva di rum lo volevano tutti pestare a sangue ma fortunatamente il capitano intervenne e lo salvò, facendolo rinchiudere nella sua cabina


-Si può sapere che diavolo ti è preso?- gli urlò contro Marino non appena rimasero soli


-Erano mesi che non bevevo- rise indotto dall’alcool –adesso sto proprio bene!- rise ancora come un matto e il capitano sospirò stancamente


-Sarà meglio che ti tranquillizzi, la ciurma ti vuole fare fuori e non so se riuscirò a calmarli-


-Che facciano!- rise ancora Mistral –tanto che ho da perdere?- si buttò sul letto di Marino continuando a sghignazzare –Dimmi un po’, Capitano, quale sarà la mia condanna? Mi impiccheranno o mi spareranno?-


-Mistral… - cercò di dire l’altro ma il pirata continuò a ridere


-Sai, è strano come l’alcool abbia quest’effetto su di me, mi fa ridere, tanto, ma dentro sento sempre come un gorgo scuro e freddo dal quale non riesco a salvarmi e fa male… - immerse il viso nei cuscini e rise ancora –mi piace il rum, mi mancava- Marino gli sedette affianco e sospirò stancamente


-Mi dispiace che ci siamo dovuti conoscere così, non vorrei doverti portare alla forca, ma devi capire che ho dei doveri e io mi sono sempre ritenuto un uomo di parola, odio chi mente e odio mentire-


-Uomo- sghignazzò il pirata


-Mi dispiace- ribadì l’altro alzandosi –adesso rimani qui e smaltisci la sbornia, non uscire, per favore- e detto questo lo lasciò completamente solo


-Merda! Merda! Merda!- urlò frustrato Mistral e iniziò a parlare da solo proprio come un matto –Stupido moccioso! Perché ti sei ubriacato? Adesso la mamma ti ha sgridato! Ma la mamma ti odia, stupido ragazzino, non l’hai ancora capito? Marino ti ucciderà come ha già tentato di fare quella troia di tua madre- iniziò a singhiozzare –quanto sei patetico, moccioso! Ancora lì che piangi e non te ne vai da quello che ti fa male… solo perché pensavi di essere diventato un po’ importante per lui lo hai seguito docilmente come un cane, quanto sei stupido! Tu non servi a nessuno, nessuno ti vuole, è un bene che tu muoia, sei solo un mostro!- le lacrime scendevano coppiose dalle sue guance mentre ripeteva all’infinito quelle orribili parole che più di una volta le persone a cui si era affezionato gli avevano rivolto –Sei un mostro, solo un orribile mostro, Mistral… fanno bene quelli a trattarti come un animale perché sei solo questo, non meriti niente, sei un verme, non meriti di vivere… è giusto che tu muoia Mistral, farai un favore a tutta la tua famiglia e anche a te stesso, non dovrebbero esistere esseri così inutili e schifosi come te sulla terra, muori Mistral, muori… - il resto della parole vennero soffocate dai singhiozzi e dalle lacrime. Quello era il modo in cui si riduceva ogni volta dopo aver alzato troppo il gomito, un bozzolo vuoto e frignante, se ne vergognava sempre ma tutte le volte ritornava in quella situazione.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 9/5/2011, 16:11




Sesso


Marino era disteso al suo fianco che dormiva tranquillo e beato mentre la testa di Mistral sembrava un nido d’api ronzanti


-Iniziavo a pensare fossi andato in letargo- gli disse Marino aprendo leggermente gli occhi e mettendosi su un fianco


-Perché è possibile?- gli chiese Mistral prendendosi la testa fra le mani e portandola in mezzo alle ginocchia divaricate per cercare di attenuare il dolore alla testa


-No, in effetti- gli rispose sedendosi e accarezzandogli i capelli teneramente –ma ero preoccupato-


-Perché lo fai?- gli chiese Mistral guardandolo ferito


-Cosa?-


-Perché fai tutto il gentile e premuroso se poi mi ucciderai?- Marino si allontanò sorpreso, non si aspettava di ricevere parole così dure


-Io… io non voglio farti del male- gli disse con la sua solita espressione indifferente –però devo consegnarti alle autorità, ho promesso, ho giurato di farlo quando sono entrato in marina!-


-Dovevo immaginarlo- sospirò stancamente Mistral, lui non valeva abbastanza per Marino, non era mai importato a nessuno di lui, tutti l’avevano solo usato e probabilmente Marino si era solo divertito in quel periodo: aveva un nuovo giocattolo con cui giocare per un po’ prima di romperlo in mille pezzi, non era importante, una volta consegnato al boia si sarebbe dimenticato di lui e avrebbe continuato a vivere. E Mistral era troppo codardo per scappare ora, si era affezionato, come un idiota aveva iniziato ad abituarsi al calore di Marino, al suo profumo di mare, ai suoi baci inaspettati e ora non riusciva più a farne a meno


-Sai cos’ho pensato da un po’ di tempo a questa parte?- gli chiese il pirata e Marino lo guardò perplesso –Ho pensato che io e te potremmo davvero solcare i mari insieme, siamo Mare e Vento, nessuno è come noi, potremmo vivere liberi, se solo tu lasciassi da parte questi tuoi scrupoli morali-


-Non posso, Mistral- gli rispose l’altro –ho dei doveri, lo capisci? In troppi mi hanno mentito, io non voglio essere come loro-


-Ma, diamine! Io e te potremmo fare qualsiasi cosa, vieni via con me, porteremo la tempesta su tutti e i sette mari!-


-Non posso- ribadì il capitano e Mistral si prese la testa fra le mani sconsolato


-Allora me la dici un’altra cosa?- gli chiese allora –perché non vuoi scopare con me?- Marino rimase confuso e imbarazzato dal cambio d’argomento


-Perché non è una buona idea- gli rispose


-Ti faccio così schifo?- gli chiese con disprezzo


-No!- si affrettò subito a dire l’altro nei suoi occhi passò quella che sembrava vergogna ma il suo viso rimase impassibile come sempre –è solo che… non ti piacerei… - Mistral alzò un sopracciglio perplesso


-Questo non pensi che spetti a me deciderlo?- gli chiese baciandolo e stringendolo a sé. Era un idiozia quella che stava facendo, lo sapeva, si stava legando ancora di più ad una persona che non l’avrebbe mai ricambiato ma non ne poteva fare a meno. Marino però non si lasciò andare e lo spinse via


-No, non possiamo-


-Io non ti capisco!- sbottò il pirata –hai iniziato tu questa cosa, perché diavolo non vuoi arrivare fino in fondo?-


-Perché tutti rimangono schifati quando mi vedono nudo, oppure si spaventano e se ne vanno- Mistral guardò perplesso il leggero rigonfiamento che c’era fra le sue gambe, almeno era sicuro di non essergli proprio del tutto indifferente


-Ho visto tante cose strane in vita mia, prova almeno a spiegarmi qual è il problema!- Marino sembrava combattuto, aveva le sopracciglia aggrottate e le labbra molto strette, quello era davvero una delle espressioni più forti che avesse mai visto sul suo viso


-Ecco, io… io sono doppiamente dotato-


-Cioè? Sei sia maschio che femmina? Sarebbe figo quello!-


-No demente!- gli rispose l’altro irritato –Sono solo maschio ma ho… una doppia dotazione… -


-Cioè?- chiese ancora Mistral


-Io… ne ho due… - ammise Marino, Mistral lo guardò quasi volesse spogliarlo con gli occhi, capendo finalmente cosa intendeva dire


-E come mai tu hai tutta questa fortuna da avere due uccelli fra le gambe?- gli chiese Mistral diretto e curioso


-Perché gli squali sono fatti così, hanno due organi riproduttivi e uno lo tengono “di scorta” nel caso che l’altro non funzionasse bene-


-Ok, dopo la lezione di ornitologia mi spieghi che problema c’è? Sarà come fare una cosa a tre e ne ho già fatte, è divertente!- gattonò fino a lui e fece per bacialo ma ancora una volta Marino lo respinse


-Ecco, non è solo questo il problema… -


-Dio! Ma quanti problemi hai tu?- sbottò Mistral esasperato –Arriva al punto in fretta!-


-Ecco vedi, è che io lì sotto sono squamato e come hai potuto notare anche tu le mie squame non sono affatto morbide, anzi, anch’io alle volte mi ritrovo con le mani tagliate perché sono troppo taglienti… capisci che se lo facessi tu ti faresti solo del male, non hai la mia stessa pelle a proteggerti e oltretutto il mio istinto mentre faccio sesso è di mordere tutto quello che mi capita a tiro e alle volte faccio del male alle persone, non l’ho mai fatto apposta ma faccio sempre sanguinare tanto le persone… non voglio farti del male, Mistral, quindi smettila, non è una buona idea fare sesso insieme- il pirata rimase in silenzio per alcuni minuti, fermo immobile a fissarlo. Ma poi cominciò a ridere così tanto che si piegò in due –Non sto scherzando, Mistral! Sono davvero fatto così, non sto mentendo!-


-Tranquillo ti credo- lo tranquillizzò continuando però a sghignazzare –ma non riesco a fare a meno di ridere-


-Cosa ci trovi di così comico?- gli chiese Marino irritato


-Dimmi hai sempre voluto stare sopra tu quando facevi sesso, vero?-


-Come lo sai?-


-Non ti ha nemmeno mai sfiorato l’idea di lasciare a qualcun altro le redini, di metterti sotto- l’espressione stupita che lesse nei suoi occhi gli fece capire che aveva fatto centro –immaginavo… sei un predatore, come ti potrebbe mai saltare in mente di fare la parte debole del rapporto? E dimmi, anche dentro di te ci sono scaglie oppure c’è carne morbida?- Marino si allontanò impercettibilmente da lui


-Non ci sono scaglie- ammise a malincuore. Mistral sorrise vittorioso e lo baciò, leccandogli e mordendogli le labbra ma poi si staccò e tornò a stendersi a letto


-Sai, volendo potremmo anche farlo… poi per le scaglie… magari con un budello di un qualche animale potremmo riuscire a fare qualcosa, magari non dovrai più sanguinare quando ti fai una sega… ma penso che sia tu a dover scegliere, io ho ancora qualche settimana di navigazione prima di andare al patibolo e non mi dispiacerebbe farmi un’ultima scopata prima di morire- gli sorrise, tranquillo e rilassato –ma il problema è: tu sei disposto a rinunciare al tuo orgoglio di predatore incontrastato dei mari per avere un po’ di piacere da me?- Marino rimase impassibile come sempre ma nel suo sguardo si agitavano tante emozioni contrastanti, voleva e non voleva. Aveva paura ed era eccitato. Gli era stata data una scelta ma non sapeva ancora se credere davvero in questa possibilità. Dal canto suo, Mistral era soddisfatto e convinto che Marino non avrebbe resistito alla sua offerta e che un’altra parte di lui gli sarebbe per sempre appartenuta, anche da morto. Non gli avrebbe mai rubato gli occhi, l’idea di fargli del male iniziava a non piacergli più, ma si sarebbe tenuto per sempre qualcos’altro.

 
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NonnaPapera!
view post Posted on 9/5/2011, 16:20




Mi spiace ma non so proprio come fare, è pre impostato per evitare flood all'interno della discussione^^ Grazie per aver resistito ed essere arrivata quasi alla fine :D

Edited by NonnaPapera! - 9/5/2011, 17:36
 
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22 replies since 9/5/2011, 10:31   89 views
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