Occhi
Lo svegliarono con una secchiata d’acqua buttata direttamente in faccia e non ci mise molto a capire cosa era successo
-Luridi figli di puttana!- urlò diretto al suo equipaggio, a quella manica di doppiogiochisti bastardi –ve la farò pagare molto cara per questo!- gli urlò ancora mentre tentava di spezzare le catene bloccate sopra la sua testa all’albero maestro del veliero che poco prima stavano per assalire. Era stato fregato, lo avevano preso, quelli della marina gli avevano appena messo le manette ai polsi, tutto perché il suo equipaggio l’aveva tradito, lo aveva consegnato a quei cani della regina! Ma gliel’avrebbe fatta pagare, e molto cara, avrebbero presto rimpianto il giorno in cui avevano messo piede sulla sua nave
-Silenzio pirata!- gli urlò un ufficiale delle marina con uno strano sguardo divertito, poi si voltò verso quei traditori che erano stati la sua ciurma –avete fatto un ottimo lavoro, questa è la vostra ricompensa- gli disse mettendo in mano a quello che era stato il timoniere una grossa sacca tintinnante, tutti gli si strinsero attorno attirati da quel rumore
-Bastardi!- ringhiò a denti stretti Mistral incenerendoli con lo sguardo, immaginandosi spaccare a suon di pugni e calci quello loro facce merdose, avidi stronzi! E mentre pensava a come sarebbe stato un piacere strappare dai loro petti i loro cuori ancora caldi e pulsanti, l’intera nave si azzittì. Mistral si guardò attorno, non capendo che diavolo fosse successo, gli occhi di tutti erano puntati a poppa. Mistral guardò nella stessa direzione e vide per la prima volta il Capitano. Se ne stava davanti alla scala che scendeva dal castello di poppa al ponte della nave, guardava tutti dall’alto come se nulla lo toccasse né lo interessasse. Portava la divisa della marina ma la lunga giacca da capitano era soltanto appoggiata sulle sue spalle e anche il resto della divisa era differente: la camicia e le braghe non erano nere come da regolamento ma bianche e i capelli erano lunghi e tenuti in una coda scompigliata che ricadeva sulla sua spalla e scendeva sul suo petto. La pelle del viso era abbronzata ma non era stata ancora deturpata dal sole, era liscia e luminosa, e anche i capelli, per quanto scompigliati, sembravano ancora morbidi e puliti, come era quasi impossibile durante una traversata in mare. Era alto e con spalle ampie, un fisico scultoreo, come quello delle statue greche. Ma i suoi occhi, quelli si che erano straordinari, per un paio di occhi del genere c’erano persone disposte a pagare con interi forzieri pieni d’oro, erano occhi duri e penetranti, non c’era traccia di dolcezza, ed erano incredibilmente cattivi e severi, eppure erano anche magnetici e il loro blu era così intenso da farli sembrare gocce di quegli stessi oceani che Mistral aveva solcato per così tanti anni. Il viso di quell’uomo non era così bello da mozzare il fiato, anzi era quasi anonimo, ma quegli occhi, quelli si che ti inchiodavano sul posto, tremante ed eccitato. Mistral non riuscì a fare a meno di agitarsi leggermente. Quella era un’altra delle sue idee folli, ne era cosciente, ma in quel momento il suo obbiettivo cambiò dalla vendetta contro il suo vecchio equipaggio di disertori a quegli occhi color dell’oceano. Li avrebbe avuti, li avrebbe rubati e conservati dove nessun’altro li avrebbe mai potuti trovare. Sarebbero stati il suo tesoro più prezioso e se un giorno ci fosse stato modo di scambiare i suoi anonimi occhi grigi con quelli blu oceano che avrebbe sicuramente rubato al Capitano, allora se li sarebbe fatti scambiare e un altro pezzo di mare sarebbe per sempre entrato a fare parte di lui. E mentre il capitano scendeva lentamente dal castello di poppa, Mistral sogghignò e come un pazzo si imbarcò in un'altra impresa impossibile
-Che ci fanno ancora sulla mia nave questi idioti?- chiese glaciale il capitano al suo secondo fissando con quei suoi occhi inquietanti i disertori
-Ce ne stavamo andando- balbettò il timoniere, tremando di paura davanti a quell’uomo. Lui lo fissò, li fissò tutti per un lungo istante, poi lentamente, scandendo bene ogni parola, come se si trovasse davanti a dei bambini o a degli idioti, disse due sole parole
-Troppo tardi- senza bisogno di altro tutti i suoi sottoposti estrassero i fucili e spararono ai pirati. Un istante dopo erano tutti a terra, sanguinanti e trivellati di colpi. Sul viso di Mistral si aprì sempre di più quel ghigno pazzo, Dio! Quell’uomo gli piaceva sempre di più! Con quanta freddezza aveva fatto ammazzare quegli uomini che l’avevano aiutato a catturare un pirata così famoso, con quale calma camminava sopra i corpi dei morti e con quale distacco si riprendeva i soldi della ricompensa, ordinando di saccheggiare anche la nave di Mistral. Quegli occhi! Li desiderava così ardentemente, erano il tesoro più incredibile che avesse mai visto! Il capitano si accertò che non ci fossero superstiti fra i pirati e poi fece per tornarsene nella sua cabina quando finalmente si accorse di Mistral
-E questo?- chiese perplesso al suo secondo, avvicinandosi a Mistral per osservarlo meglio. Quegli occhi erano davvero stupendi, anche da vicino
-È Mistral, è un famoso ricercato, ha una taglia considerevole sulla testa- gli spiegò il secondino
-Allora tagliategliela e gettate via il corpo, non ce li voglio sulla mia nave dei pirati- lo disse con una scioltezza tale da far correre giù per la schiena del pirata un vero brivido di terrore, come non ne provava da tempo. Parlava di ucciderlo come avrebbe potuto parlare del tempo o di una battuta di pesca, era davvero inquietante. Ma il pirata non aveva la minima intenzione di morire prima di essere riuscito a venire i possesso degli occhi di quell’uomo
-Se posso parlare… - disse sorridendo gentilmente al capitano, mentre trafficava con le manette per aprirle
-Non sapevo che i pirati sapessero parlare- ribatté il capitano sempre impassibile e feroce allo stesso tempo –ma se riesci a mettere insieme una frase puoi farlo-
-Che simpatico!- gli rispose Mistral sorridendo –comunque volevo chiedere, non mi spetterebbe un ultimo desiderio?-
-No- disse lapidario il capitano
-Come no? È tradizione!-
-Non sono quel tipo di persona che tiene alle tradizioni-
-Noto- sbuffò Mistral guardando con quanta poca cura teneva la sua divisa da capitano –comunque io voglio solo una cosa prima di morire, non è difficile da prendere, né da trovare, serviranno solo pochi minuti e poi se vorrete potrete anche confiscarmela alla mia morte, ma prima di andare nello scrigno di Davy Jones voglio quella cosa!-
-Parli della lancia che ci volevi rubare?- chiese il capitano
-No, no! Quella era solo un trucco vero? Era solo un esca per potermi catturare-
-Esatto- gli rispose monosillabico il capitano
-Comunque non è quella la cosa che voglio-
-Falla corta, pirata!- si spazientì il secondino -Cosa vuoi?-
-Gli occhi del capitano- rispose e l’altro alzò appena un sopraciglio, perplesso –voglio solo i vostri occhi e poi mi potrete anche decapitare, ma prima di morire li voglio-
-Perché?- gli chiese il capitano avvicinandosi
-Perché sono oceani e io li voglio, voglio che i mari siano miei e nei vostri occhi c’è il mare, una volta che sarò morto non avranno più importanza ma finchè il mio cuore batte ne hanno, e anche molta-
-Sei pazzo?- glielo chiese tranquillamente come se fosse normale chiederlo
-Forse- ammise Mistral –allora, me li darete?-
-No- gli rispose lapidario l’altro e si voltò –tieni la testa e getta via il resto- ordinò di nuovo al suo secondo che subito sfoderò la spada. Mistral aspettò che facesse un paio di passi verso di lui e quando fu abbastanza vicino fece forza sulle catene che gli tenevano imprigionate le braccia sopra la testa e gli diede un calcio diritto in bocca, facendolo stramazzare a testa privo di sensi. In un attimo si tolse le manette e raccolse la spada del secondino ma appena rialzò gli occhi si trovò la spada del capitano puntata al petto
-Veloce- si congratulò il pirata prima di saltare indietro per schivarlo e ingaggiare con lui un combattimento. Mistral era veloce, forte e abile ma il capitano lo era di più, molto di più. Lo buttò a terra dopo una ventina di stoccate nemmeno e veloce come un serpente tentò all’istante di decapitarlo ma fortunatamente Mistral riuscì a schivarlo e riprese la spada. Il capitano ruotò gli occhi al cielo ed estrasse la pistola, puntandogliela contro
-Eh ma questo è sleale!- si lamentò il pirata
-Getta la spada- gli ordinò il capitano, gelido quanto i mari del nord. Mistral ubbidì e appena l’uomo si concentrò per prendere la mira e colpirlo diritto al cuore, lo scartò di lato e gli si lanciò addosso colpendolo con un pugno. Per un attimo il capitano ne sembrò sorpreso e quando il pugno di Mistral andò a cozzare contro la sua mascella rimase spiazzato ma dopo era già tornato padrone di sé stesso. Schivò il pugno successivo di Mistral e gli diede una ginocchiata in pieno stomaco, tanto forte da fargli sputare qualche goccia di sangue. Con un secondo calcio lo stese definitivamente. Rinfoderò la spada e la pistola mentre il suo secondo gli andava incontro per assicurarsi che stesse bene. Lo rassicurò e poi si inginocchiò al fianco del pirata privo di sensi. L’aveva colpito, quello stronzo, quella piccola pulce, quell’inutile essere era riuscito a colpirlo. Si era lanciato contro di lui che gli stava per sparare e l’aveva picchiato, nulla che un po’ d’acqua fresca non potesse guarire ma il problema era che quell’insulso pirata era riuscito dove ormai da anni nessuno riusciva più ad arrivare
-Legatelo di nuovo- ordinò ai suoi uomini mentre si rimetteva in piedi -rasatelo e toglietegli questo fetore di dosso se ci riuscite, poi portatelo da me, gli altri pirati buttateli sulla nave di questo qui, razziatela e poi bruciatela- il suo secondo assentì e si fece aiutare ad eseguire gli ordini del capitano. Svegliarono di nuovo Mistral con una secchiata d’acqua in faccia
-Che palle!- sbottò lui esasperato, era già la seconda volta che l’acqua gelida lo svegliava e non era piacevole
-Stà fermo, ti dobbiamo rendere presentabile- gli disse uno dei marinai mentre affilava il rasoio
-E perché dovreste?- chiese Mistral guardando di sbieco la lama affilata
-Lo ha ordinato il capitano- gli spiegarono
-Ma non aveva detto di decapitarmi?-
-Ha cambiato idea-
-E perché?-
-Ma quante domande fai! Ha deciso così e basta!- gli urlò il marinaio e Mistral, ancora perplesso si lasciò tosate e pulire con strani impacchi di erbe puzzolenti. Se doveva andare all’altro mondo per lo meno ci sarebbe andato in ordine. Lo fecero spogliare e gli rimisero addosso degli orridi e anonimi vestiti che persino il mozzo si sarebbe vergognato ad indossare
-Ma state scherzando?- chiese esasperato guardando i vestiti troppo grandi per lui
-Muoviti- gli ordinò il marinaio spingendolo verso la cabina del capitano –Signore vi abbiamo portato il prigioniero- annunciò il marinaio mentre Mistral si guardava intorno e intanto, con fare noncurante, scassinava le manette che gli bloccavano i polsi. La stanza del capitano era un ampio spazio ricolmo di strani oggetti, aveva quasi un gusto piratesco nell’arredo, c’erano ossa di strani animali, grossi forzieri addossati alla pareti sopra i quali erano posati attrezzi per la navigazione, armi e altri affari strani di cui non capiva l’origine né l’utilizzo, c’erano carte nautiche appese ai muri e sulle poche superfici libere e dal soffitto pendevano un infinità di grossi fazzoletti neri. Mistral si soffermò soprattutto si quelli, chissà a cosa servivano? Era strano che attaccato al soffitto ci fosse appeso qualcosa oltre un candeliere per rischiarare la stanza, anzi, a dire il vero quei cosi rendevano l’ambiente molto più buio. Magari al capitano dava fastidio la luce! E parlando proprio del capitano lui era stravaccato sul suo bel letto, uno dei più grandi che Mistral avesse mai visto su una nave e stava dormendo serenamente. Figlio di puttana! L’aveva fatto vestire come il peggiore dei mozzi e intanto lui dormiva tranquillo e sereno! Il soldato della marina strattonò il pirata fino ad un angolo della stanza in cui c’era un grosso gancio attaccato alla parete e ci fece passare la catena delle sue manette, assicurandosi poi che fossero chiuse bene prima di andarsene senza dire una parola. Perplesso, Mistral si diede da fare per togliersi le manette ma un pugnale si conficcò di fianco alla sua testa
-Rimani lì- gli ordinò il capitano con la voce impastata dal sonno e subito dopo riprese a russare ma appena il pirata tentò di liberarsi di nuovo un altro coltello si piantò nella parete di fianco a lui. Con un sospiro Mistral si fece spazio tra le carte e gli strani oggetti del capitano e si sedette su uno dei suoi bauli. Fissò quegli strani lembi di stoffa attaccati al soffitto e finalmente capì cos’erano: bandiere pirata. Un’infinità di bandire con la Jolly Roger sopra, erano appese al soffitto come macabri trofei e in un angolo Mistral riuscì a scorgere anche la sua bandiera con il teschio rosso e le ossa incrociate disegnate sopra. Quasi gli venne da piangere, una cosa che non aveva mai fatto. La sua bandiera, la sua nave e la sua libertà. Le uniche cose a cui avesse mai tenuto veramente in tutta la sua vita gli erano state tolte e ora si apriva sotto di lui un tremendo gorgo oscuro, pronto ad inghiottirlo e a portarlo nelle profondità fredde e oscure del mare. Ma non avrebbe accettato di finire così, si sarebbe ripreso la sua liberta, almeno quella.