Hassan stava ancora dormendo. Era davvero esausto, il giorno prima avevano camminato tanto e la notte non lo ero riuscito a lasciare stare. Era da così poco che aveva iniziato ad accettare quello che provavo e che lui stesso provava, e ogni volta era sempre diverso e incredibilmente piacevole. Però io avevo bisogno di meno sonno e alla mattina avevo sempre la tentazione di svegliarlo e rotolarmi fra le pelli con lui ma poi mi imponevo di lasciarlo riposare e lo guardavo mentre dormiva. Hassan era sempre bello, ma quando dormiva era più rilassato e indifeso, e diventava davvero magnifico. Quando poi con i primi raggi di sole la sua pelle e i suoi capelli lunghi scintillavano sembrava davvero un dio. Se gli dei esistevano probabilmente sarebbero stati invidiosi della sua bellezza.
A me lui ricordava la mia terra d’origine, Valhalla, forse era per questo che me ne ero innamorato. Aveva la pelle bianca e delicata come i fiocchi di neve, i capelli bianchi e leggermente mossi che gli arrivavano alle spalle mi ricordavano invece le distese di ghiaccio, e i suoi occhi erano dell’esatto azzurro delle acque e del cielo della mia terra natale. Lui odiava essere così bianco, si definiva albino, diceva che erano stati gli spiriti del mondo a togliergli ogni colore dal corpo per fargli un dispetto. Ma io pensavo che gli spiriti l’avessero solo reso incredibilmente bello e unico. E poi non era vero che gli avevano tolto ogni colore: le sue labbra erano di un color rosa che sfumava in rosso quando pensava a cose sconce o lo baciavo, e le sue guance diventavano infuocate quando era imbarazzato. Anche lui aveva dei colori. Spesso, però, Hassan si copriva il viso e soprattutto i capelli quando entravamo in un nuovo villaggio. Diceva che non tutti erano abituati a vedere capelli come i suoi e sapeva che alcuni popoli a nord avevano strane e sanguinose usanze contro quelli come lui.
Quando si travestiva così mi chiedevo se la persona che gli aveva scagliato contro quella tremenda maledizione avesse avuto le strane usanze di quei popoli nordici che in realtà io non avevo mai incontrato e una volta Hassan mi aveva risposto che non voleva saperlo perché anche se in passato per lui era stata difficile adesso era contento e io ero quasi più contento di lui. Visto quanto mi aveva respinto all’inizio e quanto aveva avuto paura di me avevo davvero temuto di perderlo una volta che fosse guarito. Io non avevo mai avuto un compagno, nessun drago aveva mai volato al mio fianco, né aveva diviso la preda, né avevo mai ricevuto un bacio sentito. Hassan invece mi aveva dato tutto questo: aveva volato con me, anche se sulle mie spalle, aveva diviso il suo cibo e adesso i baci erano l’inizio e la fine di ogni nostra giornata. Ero il drago più felice del mondo e neppure il dover diventare completamente umano quando ci fermavamo in un villaggio a fare provviste mi rattristava più di tanto perché Hassan appena eravamo di nuovo soli mi supplicava di tornare dragone, diceva che era troppo strano vedermi con le gambe umane e senza coda. Mi accettava per quello che ero, squame e alito di zolfo compresi. Non sarei mai più potuto tornare a Valhalla perché agli umani non era concesso entrarci da vivi ma non mi pesava. Adesso avevo un compagno, qualcuno con cui dividere la mia vita, e qualsiasi posto sarebbe potuto diventare per me casa
-Wadi- sbadigliò Hassan mentre si stiracchiava sotto la coperta di pelliccia di cervo
-Buon Giorno- lo salutai mettendomi in ginocchio di fianco a lui abbassandomi a baciarlo
-‘Giorno- sbadigliò lui, ancora per metà addormentato –Che si mangia stamattina?-
-Devo ancora andare a caccia-
-Pigro- borbottò lui stringendosi al cuscino e dandomi le spalle
-Senti chi parla- risi io mordicchiandogli la spalla –dormi, io torno fra un po’- Hassan si rimise a dormire e quando tornai era ancora nella stessa posizione. Scostai la pelle che lo copriva e la feci scendere fino ai fianchi e prima che potesse cominciare a lamentarsi per il freddo gli leccai tutta la schiena, sulla colonna vertebrale, dandogli infine un morsetto sul fianco. Hassan si svegliò di colpo, voltandosi verso di me
-Stupido!- mi urlò irritato e ritirandosi le coperte addosso
-Hai dormito un sacco, dovremmo pure iniziare a camminare oggi!- risi io ma Hassan continuò a tenermi il broncio, non era il massimo dell’allegria appena sveglio, soprattutto se lo svegliavo così, lui preferiva essere svegliato in una altra maniera e se non volevo che mi tenesse il broncio per il resto della giornata dovevo essere un po’ più gentile
-Ho sonno- sbuffò ma prima che si potesse rannicchiare di nuovo sotto le coperte gliele rubai. Mi guardò ancora arrabbiato e cercò di riprendersele, visto che era completamente nudo immaginavo avesse anche parecchio freddo ma non gliele lasciai –Che vuoi?- sbuffò esasperato
-Indovina- mi avvicinai per baciarlo ma lui si ritrasse
-Ancora? Ma che sei in calore?- brontolò
-All’incirca- risi io e visto che non voleva lasciarsi baciare sulle labbra mi presi il suo collo. Hassan borbottò qualcosa che non capì ma non mi spinse via. Accarezzai la sua pelle per tenerla calda e perché era bello sentirla sotto le dita. Hassan portò una mano fra i miei capelli e li strinse facendomi alzare lo sguardo. I suoi occhi azzurri erano un mare in cui ero felice di annegare ogni volta
-Wadi- sentire il mio nome pronunciato da lui mi diede una fitta nel basso ventre e sentì distintamente le scaglie fra le mie gambe lasciare il posto al mio sesso. Lo baciai di nuovo e mi ritrovai la sua lingua in bocca mentre le sue mani andavano ad accarezzare i punti in cui le scaglie lasciavano il posto alla pelle: punti particolarmente sensibili per me. Mi lasciò entrare senza neppure staccarsi dalle mie labbra. Di solito ne faceva sempre una tragedia e invece quella volta doveva essere in calore pure lui perché si inarcò per aiutarmi ad entrate più facilmente e iniziò a muoversi subito, assecondando ogni mia spinta. Lasciai le sue labbra e mi godetti per un attimo i suoi gemiti di piacere, poi scesi a baciargli il petto mentre continuavo a muovermi dentro di lui. E continuai a muovermi finché non riuscì quasi più a respirare e il cuore sembrava starmi per uscire dal petto. Hassan mi si strinse contro ancora di più mentre veniva e io dopo di lui
-Idiota- sbuffò Hassan e io risi, strusciando il volto contro il suo petto
-Mi continuerai a dare dell’idiota dopo ogni volta che lo facciamo per tutta la vita?- gli chiesi
-Se preferisci ti posso chiamare scemo, cretino… -
-Amore no?- lo interruppi
-Non ci contare- risi e mi allungai per baciarlo
-Tesoro!- Hassan si sciolse dal mio abbraccio e si mise in piedi, cercando i vestiti. Io rimasi per un attimo a guardarlo: non era più arrabbiato, o per lo meno non tanto. Mi distesi a guardarlo e l’unica cosa a cui riuscivo a pensare era che lui era mio e desideravo che rimanesse così per sempre
-Hai intenzione di rimanere lì ancora per molto?- mi chiese Hassan mentre abbrustoliva i resti del cervo che gli avevo cacciato per colazione e lo addentava famelico
-Stavo pensando- gli dissi
-A cosa?-
-A dove andare ora-
-Non avevi detto che dovevi andare a casa?- mi chiese fra un boccone e l’altro
-Si, ma prima che tu diventassi il mio fidanzato- quasi si strozzò al sentirsi chiamare così
-Non lo ripetere!- mi rimproverò
-Ma è così!- cercai di difendermi
-Si, ma non ripeterlo… - sbuffò Hassan, rosso di vergogna
-Va bene, come vuoi… - dissi io accondiscendente, non volevo farlo arrabbiare di nuovo
-Comunque perché non dovremmo andare a casa tua?-
-Tu sei umano, Hassan, e non sei un guerriero! I draghi non accetterebbero neppure di farti avvicinare a Valhalla-
-Non sono un buon partito?- chiese lasciandosi sfuggire un espressione fra il ferito e lo stizzito
-Non proprio- avrei voluto spiegargli tutta la storia, del fatto che io ero stato prescelto per diventare uno dei guerrieri che avrebbero portato la fine del mondo quando il nostro Generale ce lo avesse ordinato, e che per entrare a Valhalla bisognava essere draghi oppure spettri di grandi soldati morti, e che avevo rinunciato alla mia carica nell’esercito in cambio di una lunga vita per noi due insieme… prima o poi avrei dovuto affrontare soprattutto quest’ultimo argomento, nel momento in cui Hassan si fosse accorto di non stare più invecchiando. Però quella mattina non avevo la minima voglia di fare discorsi seri
-Che ne dici se ce ne andiamo su un isola?- cambiai discorso
-E come? A nuoto?- sbuffò Hassan facendo finta di non notare il repentino cambiamento di discorso
-No, volando!-
-No- rispose lapidario –piuttosto me la faccio a nuoto con i pescecane che mi sguazzano attorno!-
-Allora che ne dici di un posto caldo?-
-Vuoi tornare nel deserto?-
-Non così caldo!- sbuffai io
-Va bene, ma che non ci si debba arrivare in volo!- acconsentì Hassan mentre si rimetteva in piedi e si puliva le mani –vado a sellare il cavallo, tu intanto vestiti che mi devi fare da guida- mi sorrise e si inginocchiò perché lo baciassi. Tentai di trascinarlo di nuovo sulle pelli con me, ma con un movimento che mi lasciò leggermente stupito e confuso si liberò e ridendo uscì per andarsi a prendere cura del suo cavallo. Lo avevamo “preso in prestito” poco dopo essercene andati da Arta, Hassan si sentiva bene ma io ero comunque preoccupato che la cura dello stregone non avesse funzionato così avevo “preso in prestito” un cavallo. Mi vestì e raccolsi tutte le varie cianfrusaglie che Hassan aveva la brutta abitudine di lasciare in giro, legai le pelli strette perché prendessero meno spazio possibile nella valigia e poi uscì per legarle alla sella del cavallo. Quando fu tutto pronto Hassan montò in sella e ci avviammo.
Fu proprio quella sera che accadde una cosa che avevo tanto sperato non succedesse mai. Hassan stava accendendo il fuoco e preparando ad abbrustolire la carne, lui proprio non riusciva a mangiarla cruda come per me era normale fare. Io me ne stavo a digerire lì quando sentì un odore famigliare nell’aria, l’odore della neve. Non avrei dato peso alla cosa se non ci fossimo trovati in una zona in cui la neve non scendeva mai. Mi alzai in piedi per controllare
-Che succede?- mi chiese Hassan
-Devo solo controllare una cosa- gli dissi per non farlo preoccupare, se nelle vicinanze c’era chi pensavo io era meglio che lui non mi seguisse. Mi alzai in volo e mi allontanai da dove ci eravamo accampati. La notte era tranquilla e c’era solo un leggero venticello. Annusai l’aria nella speranza di sentire ancora quell’odore ma non fu così. Feci un altro ampio giro attorno alla zona in cui eravamo accampati ma non percepì nulla. Pensai di essermelo sognato l’odore di neve ma mentre stavo atterrando lo sentì di nuovo e ne riuscì a seguire anche la scia, raso terra. Poco dopo riuscì anche a scorgere la proprietaria, una mia amica fortunatamente
-Maisa- la salutai, lei di sicuro si era già accorta di me da tempo, i miei sensi rispetto a quelli di un vero drago facevano davvero schifo
-Wadi- mi salutò lei, era una dragonessa dalle scaglie ambrate e con gli occhi rossi. Era magra ma con muscoli potenti ed era agile, il suo nome significava aggraziata perché sapeva muoversi con una leggerezza invidiabile e persino il suo corpo affusolato faceva impazzire di gelosia molte altre dragonesse e anche i maschi la guardavano spesso con la bava alla bocca. Era anche ben voluta dal nostro generale ed era una brava cacciatrice
-Stai volando per il tuo primo viaggio?- le chiesi sorridendo. Io ero più vecchio di lei di qualche decina d’anni e avevo fatto molti più viaggi
-Si- mi rispose lei con un sospiro stanco –i miei compagni di viaggio sono però già tornati tutti indietro!- si lamentò –Anche i più vecchi si sono trovati già un compagno!-
-E tu sei rimasta sola?- chiesi sinceramente stupito, era forse la più bella femmina che io avessi mai visto e mi sembrava assurdo che lei dovesse finire il viaggio da sola invece di trovare il compagno perfetto dopo cinque battiti di ali
-Si, tutti quelli che erano con me erano degli idioti e non ho accettato nessuna delle loro proposte… così loro si sono consolati con qualcun altro… - le sorrisi e strofinai il viso sul suo muso per consolarla
-Vedrai che alla fine troverai il tuo dragone- le dissi
-E tu, Wadi? L’hai trovato qualcuno che ti sopporti?- rise lei
-Si- le risposi e lei si bloccò di colpo
-È fantastico!- rise Maisa lecandomi per la felicità tutta la faccia
-È umano- specificai e lei mi fissò imbarazzata
-È un po’ meno fantastico… - borbottò –ed è… ?-
-Un normalissimo, debole, essere umano- specificai –e non sono mai stato tanto contento in vita mia-
-Ma… questo significa… -
-Che non posso più tornare a Valhalla, lo so- appoggiai la fronte al suo muso e chiesi gli occhi per un istante –ma io non posso più separarmi da lui- Maisa mi guardò negli occhi per un attimo e poi mi lavò ancora la faccia leccandomi
-Vorrei tanto trovare un dragone che avesse il tuo stesso sguardo innamorato, e che lo rivolgesse solo a me come tu lo rivolgi sono al tuo compagno… approposito, come si chiama?-
-Hassan-
-Hassan… sembra uno dei nostri nomi… -
-Si lo so- sorrisi io
-Allora questa potrebbe essere l’ultima volta che ci vediamo- borbottò guaendo triste
-Immagino di si-
-Mancherai a molti-
-A te no?- le sorrisi
-Un po’ ma a Akram, Kamil e Rabi mancherai molto di più- mi si strinse il cuore a sentire i nomi dei miei migliori amici
-Mancheranno anche a me, ma forse ci vedremo in giro… - sorrisi anche se sapevo che difficilmente li avrei rivisti
-Si certo- annuì Maisa meno convinta di me –adesso e meglio se ritorni da tuo compagno… - ci salutammo e tornai da Hassan che se ne stava rannicchiato vicino al fuoco
-Stai bene? Cos’è successo?- mi chiese. Mi sedetti di fianco a lui e appoggiai la testa contro la sua spalla
-Hassan, tu mi ami?- gli chiesi fissandolo diritto negli occhi
-Si- rispose dopo appena un attimo di incertezza, arrossendo fino alle orecchie
-Allora ho fatto la scelta giusta- Hassan appoggiò la testa alla mia e sospirò
-Sei strano- sorrise e si stese per dormire lasciandomi il posto per stendermi di fianco a lui
-Hassan- lo chiamai e lui aprì gli occhi assonnato –Io voglio rimanere con te per sempre-
-Anch’io Wadi- mi sorrise e mi accarezzò le scaglie dietro all’orecchio facendomi fare le fusa, adoravo le carezze lì come in pochi altri punti nel corpo, però mi costrinsi a non lasciarmi andare e gli scostai la mano
-Non cambierai idea vero?- gli chiesi e Hassan mi guardò perplesso
-Non posso sapere cosa succederà nel futuro… - mi disse però poi si allungò a baciarmi sulle labbra –però io voglio stare con te, non ti basta?-
-Sei l’unica cosa che avrò da ora in avanti- gli confessai, anche se lui non poteva capire fino a che punto erano vere le mie parole –non voglio che tu mi lasci, non potrei sopportarlo… -
-Non lo farò- mi assicurò Hassan serissimo –Non ti lascerò, dove pensi che me ne potrei andare anche se volessi, e non lo voglio- aggiunse in fretta, probabilmente vedendo al delusione nei miei occhi
-Allora è una promessa? Non mi lascerai, mai?- gli chiesi
-Mai, finchè avrò vita- lo baciai felice e sapevo che la nostra sarebbe stata una felice e lunga vita insieme.
FINE.