| Nick autore:NonnaPapera!
Titolo storia:Destino
Titolo capitolo: Il pasato tiranno
Genere: Generale
Avvertimenti:Long fic
Breve introduzione: Alarico è un tiranno sanguinario, Learco è il ribelle che lo combatte... ma se nel loro passato ad unirli ci fosse l'amore?
Eventuali note: BETATA da Aborted_666 che ringrazio con tutto il cuore.
Cap1
“Popolo di ingrati”
Il ringhio di dolore e di umiliazione risuonò rimbombando per la grande sala del trono, ormai privata del suo antico fascino per via della battaglia da poco conclusa.
Gli occhi di Alarico si levarono a fissare i presenti.
Maestosi e indomiti, lucenti e dorati, ricolmi di odio e disprezzo per tutta quella plebaglia puzzolente e rozza che lo circondava.
Tenere sollevato il capo, in quella posizione così scomoda nella quale lo avevano costretto ad inginocchiarsi, non era per nulla semplice… Ma lui non avrebbe chinato la testa di fronte a loro.
Sapeva perfettamente che avrebbe dovuto essere più umile.
Aveva perso, era stato sconfitto, e l’unico modo per conservare la propria vita sarebbe stato quello di tacere e chinare il capo.
Ma lui non era un miserabile, non uno straccione, non un fallito.
Lui era il sovrano supremo di Gabhal, mai si sarebbe piegato: piuttosto la morte.
Era nel giusto, lo sapeva e quei miserabili, per quanto fossero in tanti e armati, non lo avrebbero mai fatto dubitare del contrario.
Dei passi lenti, cadenzati e decisi risuonarono nella stanza.
Il volto giovane del sovrano si tese curioso, perchè, dal mormorio dei presenti che lo accerchiavano, aveva intuito che ben presto si sarebbe trovato davanti il capo della guerriglia in persona.
Una smorfia di disprezzo si dipinse sul suo bel volto delicato –tanto da apparire fatto di ceramica-
I suoi occhi dalle increspature dorate si incatenarono a quelli scuri come la notte del suo avversario.
A quella vista una strana sensazione gli attanagliò lo stomaco.
Non paura, non rabbia, non disperazione –come sarebbe stato logico e giusto sentire-, bensì uno strano senso di calore. Come se, lui e il suo sconosciuto interlocutore si conoscessero da tempo immemore.
Gli occhi neri di Learco si fissarono nei suoi e senza proferire parola gli si parò davanti.
Per lunghi istanti non si udì null’altro se non il rumore dei respiri dei presenti.
Poi, come se fosse mosso da una forza alla quale non poteva resistere, Learco si piegò fino a d arrivare alla stessa altezza del sovrano.
Il loro due volti erano quasi a contatto, separati solo da un alito di vento.
Alarico non poté impedirsi di sobbalzare per quella vicinanza, per poi trattenere il fiato.
Ancora quella strana sensazione a riempirgli il cuore.
Inaspettatamente le braccia di Learco, forti e possenti, si strinsero attorno alle sue spalle.
Senza rendersene neppure conto, Alarico chiuse i begli occhi dal taglio asiatico ed inspirò a fondo l’odore dell’uomo.
Avrebbe dovuto sentirsi oltraggiato, offeso e fors’anche stupito per il contegno che quel sovversivo traditore stava tenendo.
Ma tutto quello che provava era solamente calore.
Inspirò nuovamente, quasi con frenesia, fino a riempirsi completamente i polmoni del suo odore.
Inizialmente sentì solo tanfo di guerra: di battaglie, di notti passate all’aperto, di sangue, di dolore e di sacrificio.
Ma nel mentre rilasciava il respiro la mente – offuscata - riconobbe il profumo che il cuore già sentiva da tempo… l‘odore dell’amore.
Con il volto stralunato e stupito, Alarico tentò di far luce nei suoi ricordi.
Una fitta lancinante gli trapassò il capo.
Un senso di vuoto, di caduta attraversarono in un secondo la sua anima.
Certamente avrebbe rigettato se il nulla non lo avesse prontamente avvolto nelle sue caritatevoli spire.
E mentre la coscienza lo abbandonava sentì una voce in lontananza pronunciare il suo nome angosciata:
“Alarico, Alarico… Amore mio, resisti; vedrai che andrà tutto bene… Ci sono io con te ora”
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tanto le storie non scappano