A Natale siamo tutti più buoni...

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bloodingeyes
view post Posted on 11/5/2011, 18:56




Nick autore: Bloodingeyes
Titolo storia: A Natale siamo tutti più buoni…
Titolo capitolo: //
Genere: Erotico, Romantico
Avvertimenti: Lemon/Lime, Slash
Breve introduzione: In teoria si dice che a Natale diventiamo tutti più buoni, i bambini perchè stà per arrivare Babbo Natale e i gradi perchè sono in ferie. Ma certe persone l'acido ce l'hanno dentro e ad altre semplicemente il Natale non piace.
Eventuali note: La storia partecipa alla Challenge “Dal nome alla storia” di NonnaPapera!


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28 Novembre 2010


            Medardo continuava a trascinarmi ormai da cinque ore in giro per le vie della città e ormai ne avevo le balle oltremodo piene


            -Ci decidiamo ad andarcene a casa?- gli chiedo irritato


            -Ma non abbiamo ancora comprato i regali per Jessica e Mirko!-


            -Un'altra volta!- gli rispondo anche se l’idea di passare un’altra intera giornata per le vie del centro affollatissime alla ricerca del regalo di Natale perfetto mi faceva venire il vomito


            -Ma… !- tenta di ribattere lui ma già me ne sto andando e si deve affrettare a raggiungermi. Si aggrappa al mio braccio e mi costringe a rallentare, non è una sensazione spiacevole ma se stesse un po’ zitto sarebbe anche meglio soprattutto visto che continua a tartassarmi di domande per quello che faremo a Natale


            -Pizza, poltrona e film?- gli propongo ma mi becco un pugno


            -Pantofolaio!- brontola lui


            -Se potessi ti porterei a sciare ma quest’anno mi sono rimasti pochi soldi, lo sai!- Medardo non smette di tenermi il broncio finché non arriviamo alla macchina


            -Zia Marina ci ha invitato per le feste sullo suo chalet a Cortina- mi dice mentre accendo la macchina e per la sorpresa sbaglio a mollare la frizione, facendola spegnere


            -Cosa?- chiedo stupito –Sei sicuro di aver capito bene?-


            -Si, ha insistito tanto e anche mia madre sembrava contenta-


            -Accidenti!- borbotto io mentre riaccendo la macchina e mi immetto nel traffico –è per caso un miracolo di Natale di anticipo?-


            -Non lo so, comunque ci andiamo?- mi chiede Medardo con il suo sorriso più dolce e aperto che me lo fa assomigliare tanto ad un cucciolo


            -Perché no?- gli rispondo e in quel momento ho firmato la mia condanna a morte.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 11/5/2011, 19:30




23 Dicembre 2010


            Lo chalet della zia di Medardo è impressionante, per me che è la prima volta che lo vedo poi non posso fare a meno di rimanere per un attimo a bocca aperta. Lo sapevo che il mio fidanzato era pieno di soldi e che la sua famiglia ne aveva anche molti di più ma non pensavo fino a questo punto! Lo chalet si rivela una specie di villa a tre piani con giardino, piscina e vasca idromassaggio. Con stucchi dorati e altre robe da ricconi che mettono me leggermente in soggezione e fanno sentire il mio fidanzato a casa. All’entrata ci vengono a salutare i suoi genitori con degli insoliti sorrisi, di solito quando ci sono io nei paraggi la madre sembra la sorella brutta di Medusa e il padre un satanasso. Oggi sembrano quasi delle persone normali, ci salutiamo cordialmente, le solite frasi di rito e poi ci consigliano di andarci a cambiare che è quasi pronta la cena. Non posso fare a meno di notare però lo strano sguardo che ha la madre di Medardo, più perfido del solito e con una strana luce che non so interpretare. La mia camera è all’ultimo piano mentre quella di Medardo al secondo, il fatto che ci vogliano separare non mi stupisce affatto, sono abituato al fatto che loro mi odino, in fondo sono il ragazzo che ha fatto diventare gay il loro bambino! Prima di conoscere me Medardo era un aspirante avvocato di talento, uno splendido ragazzo biondo, magro e di carattere dolce ma fermo e con una fidanzata altrettanto bella al suo fianco. Tutto una favola agli occhi dei suoi genitori. In realtà era già da un pezzo che lui aveva capito di non provare nulla per le ragazze ma non aveva mai trovato il coraggio di dirlo ai suoi genitori. Non credo che sia stata esattamente colpa mia il fatto che abbia deciso di mettere al corrente i suoi genitori che era gay, in quel periodo non eravamo esattamente una coppia affiatata, quasi non ci conoscevamo, eppure i suoi genitori hanno dato tutta la colpa a me, mi hanno proibito di vedere Medardo e hanno mandato lui dallo psicologo nella speranza di fargli il lavaggio del cervello. Ci è voluto circa un anno perché si rassegnassero e lo lasciassero in pace. Io comunque rimanevo e rimango ai loro occhi il fratello sadico e perverso di Hannibal Lecter. Una volta che riesco a sistemare un po’ la camera e mi sono cambiato scendo e vado da Medardo che come al solito è ancora lì che cerca cosa mettersi


            -Vinaccia o rosso?- mi chiede non appena metto piede nella stanza


            -Vinaccia, magari così ti sbronzi!- gli rispondo buttandomi sull’unico divanetto non ingombro di maglie, camice e pantaloni


            -Non ci sperare!- mi risponde lui mentre si toglie la maglia per sostituirla con una camicia bianca con decori rossi, non vinaccia come gli avevo suggerito, a quanto pare non sono bravo a dare consigli di moda –è la prima volta dopo 3 anni che i miei genitori ci invitano per Natale- continua lui imperterrito -e non ho la minima intenzione di fare brutte figure!- mi trapassa con lo sguardo come se volesse incenerirmi e poi controlla come sono vestito, non trovando però nulla da ridire. Dopo l’ennesimo cambio d’abito scendiamo al piano di sotto dove è riunita praticamente tutta la famiglia di Medardo compresi prozii che non vedeva dal suo battesimo. Tutti lo salutano contenti, baciandosi a vicenda, con tanti abbracci e risate mentre io vengo snobbato completamente, andando a fare da tappezzeria. Accettai tutto solo perché almeno Medardo era contento, era da tanto tempo che non lo vedevo più sorridere in quella maniera con i suoi parenti nei paraggi. Tanto valeva fare buon viso a cattivo gioco.


            Quando i servitori, si perché c’era anche la servitù, ci comunicarono che il pranzo era pronto Medardo tornò da me sorridendo contento. Avevo tanta, ma davvero tanta voglia di baciarlo ma visti i precedenti, tipo una mezza rivoluzione nel salottino della madre l’anno prima, mi trattenni e gli accarezzai soltanto la guancia mentre ci andavamo a sedere. Una delle zie chiese a Medardo di sedersi di fianco a lui mentre io fui costretto con una serie di “vorrei sedermi di fianco a mio marito”, “ti potresti spostare, per favore” e “mi ero già messo io qui” a sedermi dalla parte opposta della tavolata, di fianco al nonno paterno mezzo rincoglionito. Sospirando accettai anche questa. Il pranzo si svolse più o meno tranquillamente, io venivo ignorato da tutti tranne che dal nonno che si era lanciato nella descrizione delle sue gesta sul campo di battaglia nella Grande Guerra e che comunque era simpatico, anche se un po’ sciroccato. Ma dovevo aspettarmi un qualche colpo basso, l’avevo immaginato che sarebbe successo qualcosa di irrimediabilmente stressante, e infatti… come si dice? Il lupo perde il pelo ma non il vizio! Quindi ecco arrivare l’ultimo ospite all’ora del dolce: l’ultima fidanzata di Medardo, Charlotte, una francesina minuta, bionda e bella. Tutti l’accolgono con baci e abbracci, contenti di rivederla, bla, bla, bla. Medardo mi guarda stupito e sembra volermi dire che lui non ne sapeva nulla, scrollo le spalle e gli sorrido, so benissimo che non è colpa sua se i sui parenti sono delle serpi. Mi riprometto di stare calmo ma quando la ragazza, incitata da praticamente tutti i presenti, bacia sulle labbra il mio ragazzo sto quasi per perdere la calma. Non so bene come mi alzo e la saluto, una volta eravamo amici ma lei non mi ha mai perdonato di avergli rubato il fidanzato, o meglio, i suoi soldi. Mi esibisco in una delle mie migliori interpretazioni da bravo ragazzo mentre pianifico la morte di quella dannata ragazzina. Meriterei davvero un oscar per la mia recitazione!


            Il pranzo si conclude e io vengo invitato dal nonno matto ad andare a caccia con lui il giorno successivo, con poca possibilità di scampo. Alcuni rimangono a chiacchierare in salotto mentre Medardo mi propone di andare a sciare, come era naturale aspettarsi si aggregarono subito la madre e il fratello minore di Medardo, Carlo, Charlotte e ad un paio di zii. Quasi vengo lasciato a casa perché nella macchina non c’è più posto, una balla clamorosa! In un qualche modo arriviamo alla stazione sciistica e mentre io prendo al noleggio un paio di scii tutti prendono la sciovia, visto che hanno già tutti comprato da tempo un loro personalissimo paio scii all’ultima moda, quasi mi aspettavo che avessero noleggiato la discesa solo per loro. Comunque è solo il primo giorno e già ho le palle completamente girate con l’intero mondo. Possibile che questi dannati stronzi debbano comportarsi come serpi ogni attimo della loro esistenza? Ho già voglia di prendere la macchina e tornarmene diritto a casa ma sopporto, sono molto bravo a sopportare, soprattutto se è per la felicità di Medardo. Salgo con la sciovia e trovo Carlo che ancora sta litigando con la chiusura degli scii. Lui non è male se non c’è la madre in giro, è un ragazzo solare e divertente, assomiglia molto al fratello e non mi tratta come se fossi un maniaco omicida. Dopo poco che Medardo ha detto a tutti di essere gay Carlo ci ha chiesto di parlarci ad entrambi e, dopo una breve e tranquilla discussione, ha iniziato a bersagliarci di domande oltremodo imbarazzanti, ad un certo punto avrei voluto seppellirmi dalla vergogna pure io, però alla fine mi ha guardato e con l’espressione più seria che può apparire sul volto di un diciassettenne mi ha detto che se avessi provato a ferire suo fratello me l’avrebbe fatta pagare cara. È l’unico della famiglia che mi stia simpatico ed è l’unico con cui si possa parlare civilmente


            -Mi dispiace per oggi- mi disse mentre l’aiutavo con la chiusura degli scii –mia madre l’ha fatta davvero grossa stavolta! Chiamare addirittura Charlotte!-


            -Non ti preoccupare, ci sono abituato a questi colpi bassi- gli rispondo mentre mi rialzo in piedi –Fatto! Ora puoi andare!-


            -Ti aspetto, scendiamo insieme!- annuisco mentre mi allaccio gli scii. Per un ora buona non riesco neppure a scorgere il resto della famiglia, quasi penso che mi abbiano smollato sulla pista da sci, ma scarto l’idea visto che se hanno abbandonato me hanno abbandonato anche il loro adorato secondogenito, e questo non potrebbe mai accadere! Finalmente ci ricongiungiamo al gruppo e sinceramente forse avrei fatto bene a continuare a sciare da solo con Carlo. Charlotte se ne stava spesso abbarbicata al braccio del mio fidanzato mentre chiamava “mamma” e “papà” i genitori di Medardo. Gli zii intanto continuavano a ripetere che erano proprio una bella coppia loro due insieme e altre stronzate del genere. Medardo mi guardava mestamente e sillabò un paio di volte un “scusa” ma non fece nulla per cambiare quell’odiosa situazione


            -Credo che andrò a noleggiare uno snowboard- dissi ad un certo punto a Carlo che era l’unico che mi ascoltava –torno dopo- e prima che qualcuno mi potesse fermare ero già partito in discesa. Dio, quanto odio questa situazione! Davvero in quel momento avevo così tanta voglia di mandare tutti al diavolo e tornarmene a casa, mandare al diavolo anche Medardo che non stava facendo altro che stare al gioco della sua famiglia! Però alla fine mi rassegnai e noleggiai una bella tavola da snowboard e risalì con la sciovia. Lo sci è bello, soprattutto se è d’altura ma lo snowboard mi faceva sentire libero. Proprio affianco alla pista dove c’era l’allegra famigliola c’era una bella pista da snowboard con una pendenza di circa 80°, fantastica! Se dovevo passare una settimana in casa di quegli stronzi almeno mi sarei divertito e se Medardo mi avesse voluto seguire sarei solo stato più contento. Già il periodo natalizio a me fa un po’ schifo in generale se poi devo stare sempre a contatto con delle dannate serpi avrei dato di matto molto presto.


            Io sono ateo quindi per me il Natale è più o meno una festa come le altre. Non l’ho mai festeggiato davvero perché mia madre era persino più atea di me e mio padre non esisteva. I parenti di mia madre non mi volevano vedere perché erano nato al di fuori del matrimonio e da bambino spesso non ricevevo regali perché non c’erano soldi. Non ho avuto una bella infanzia e non ricordo un solo Natale felice. Da grande è sempre più o meno rimasto tutto invariato, tranne che mi ubriacavo sempre la vigilia e dormivo per tutto il giorno successivo. Da quando mi ero fidanzato con Medardo ho iniziato a fare regali agli amici e a mia madre, ho smesso di sbronzarmi e Natale è diventato quasi una festa divertente ma penso che quest’anno ritornerò ai miei minimi storici: incazzato nero, stressato e dannatamente sobrio per non far fare brutte figure alla famigliola perbenista! Alla fine della quinta o sesta discesa trovai Medardo ad aspettarmi ad un lato della pista


            -Ti stai divertendo?- mi chiese


            -È una bella discesa questa- gli risposi con un sorriso, ero più tranquillo adesso, meno incazzato


            -Si, ho notato- rispose rabbrividendo, guardando la pendenza esagerata della pista, lui era più un tipo da scii di fondo –comunque siamo tutti dentro al bar a… - prima che potesse finire la vocina squillante di Charlotte lo richiamò. Medardo guardò prima la ragazza sulla porta del bar e poi me


            -Dai andiamo- sopirai incamminandomi. Il bar era piccolo ma accogliente e caldo, dall’aria un po’ vissuta, un bel posto in cui avrei tanto voluto restare un po’ solo con Medardo ma naturalmente io mi ritrovai a fare da tappezzeria mentre Charlotte rimaneva abbarbicata al braccio del mio ragazzo strusciandosi e facendo la gatta morta


            -Kevin!- mi chiamò un ragazzo dall’altra parte del piccolo bar, mi alzai e l’andai a salutare. Era un mio vecchio compagno di corso all’università, un vero pazzo! Stetti un po’ con lui a chiacchierare del più e del meno e quando tornai dall’allegra famigliola nessuno mi chiese nulla, si e no che si fossero accorti che mi ero allontanato, l’unico che se ne interessò fu Medardo


            -Chi era?- mi chiese cercando di non far trasparire l’irritazione e la gelosia


            -Warren, un mio vecchio compagno di corso all’università - Medardo guardò ancora l’altro ragazzo e lo riconobbe, tranquillizzandosi. Era adorabile quando faceva il geloso! Tornammo allo chalet e ci fu lasciato un po’ di tempo per cambiarci e fare una doccia prima di cena. Charlotte se ne tornò al suo albergo, con mia immensa felicità, e io riuscì ad infilarmi in camera di Medardo e a fare la doccia con lui. Fu una specie di missione alla 007 perché ad ogni mezzo passo mi toccava di nascondermi per non essere beccato dai parenti che altrimenti avrebbero fatto una tragedia, ma ne valse largamente la pena. Ancora una volta a cena mi toccò il posto di fianco al nonno matto che però stavolta mi bersagliò di domande a cui la famiglia iniziò ad interessarsi parecchio, troppo


            -Quindi non sei mai andato a Parigi?- mi chiese uno degli zii


            -No, mai- gli risposi


            -Praga? New York? Londra?-


            -No- ammisi


            -E che paesi hai visitato?-


            -Andalusia, il sud della Francia e poi buona parte dell’Italia del nord- risposi ingigantendo un po’ le mie reali conoscenze del mondo


            -Quindi non sei più andato in Germania?- si intromise la madre di Medardo parlando al figlio


            -No, non ne avevo più voglia- gli rispose lui fulminandola con lo sguardo ma la donna continuò imperterrita


            -Ma era una grande occasione! Un gran bel viaggio! Avresti proprio dovuto partire!-


            -Sarei stato lontano 6 mesi, non me la sentivo- gli rispose guardandomi di sottecchi, quel viaggio lo aveva abbandonato un po’ anche a causa mia, lo sapevo benissimo, non c’era bisogno di rigirare il dito nella piaga dannazione!


            -Che lavoro fai? Di che ti occupi?- mi chiese lo zio più stronzo della famiglia, come se non sapesse che lavoro facevo!


            -Meccanico- gli risposi lapidario


            -Adesso capisco perché puoi viaggiare così poco… - sogghignò lo stronzo


            -Almeno io mi guadagno da vivere onestamente- gli risposi


            -Che intendi dire?- mi chiese un altro parente


            -Che ci sono tanti mestieri molto meno nobili del meccanico, tipo ladri, truffatori, politici… - il nonno matto al mio fianco si mise a ridere mentre un po’ tutti gli altri presenti si irritavano e mi fulminavano con lo sguardo. Medardo sbiancò di colpo e subito quella troia di Charlotte gli si strinse contro tutta gentile e carina


            -Hai davvero ragione- mi sorprese la nonna materna di Medardo, non mi aveva mai parlato prima di quel momento –però mio nipote mi ha detto che non sei un semplice meccanico ma hai una catena di officine, devi essere davvero bravo se dal niente sei riuscito alla tua età ad arrivare a questi livelli!-


            -Ho solo tre officine, non si può definire una catena la mia- gli dissi arrossendo, era la prima volta che qualcuno della famiglia di Medardo mi facevano un complimento ed era la nonna materna che lui mi aveva sempre descritto inflessibile e arcigna


            -Hai comunque conseguito un buon risultato- aggiunse la donna, sempre serissima –con solo il duro lavoro e il tuo talento, penso che questo sia davvero lodevole-


            -La ringrazio-


            -Ti prego non darmi del lei- rispose la donna sorridendo per la prima volta –chiamami Valantine e dammi pure del tu, altrimenti mi fai sentire vecchia-


            -Si certo- le risposi sorridendo e per qualche minuto calò sulla sala un silenzio fitto, sorpreso e molto imbarazzato. Gli unici che sorridevano eravamo io, Medardo e sua nonna che iniziammo a parlare tranquillamente senza i commenti degli altri parenti stronzi.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 11/5/2011, 19:51




24 Dicembre 2010


            Ancora regali, ancora souvenir. Basta! Se c’è una cosa che odio è lo shopping natalizio. Avrei tanto voluto rimanermene a letto questa mattina a dormire un po’ di più, oppure sgattaiolare nella camera del mio fidanzato a fare l’amore e starmene al caldo sotto le coperte con lui. Nel pomeriggio magari andare a sciare, a farci un giro o quello che voleva lui, ma naturalmente non è successo proprio nulla di questo. In primis mi hanno svegliato prestissimo due figli di una delle tante zie di Medardo, poi a colazione per poco non mi soffoco con un cornetto quando Carlo mi chiede, a voce davvero troppo alta, se io e suo fratello abbiamo fatto sesso la sera prima, dopodiché il nonno paterno, quello matto, mi comunica che la battuta di caccia è rimandata a dopo Natale perché non c’è neppure un guardiacaccia disposto ad accompagnarci, questa è la prima notizia bella di tutta la giornata. Poi però arrivano le rotture di scatole: la madre di Medardo ci invita ad accompagnarla a fare shopping, il che non sarebbe poi così tragico se non fosse che ci accompagna anche Charlotte che si mette ad abbracciare e baciare Medardo con troppo slancio e troppa frequenza, lanciandomi di tanto in tanto qualche sguardo divertito.


            Ed ecco un altro bel supplizio: un negozio abiti, tutti femminili. Io e Medardo veniamo relegati su un divanetto scomodo ad aspettare che le due donne facciano le loro compere. L’unica cosa che ci è concessa è parlare


            -Mi dispiace per tutta questa situazione- mi dice Medardo –i miei parenti si stanno dimostrando davvero perfidi… se vuoi possiamo tornare a casa oggi stesso-


            -Non ti preoccupare- gli rispondo –godiamoci la vacanza! Siamo a Cortina con tante belle piste da sci, dovremmo solo pensare a divertirci!-


            -Hai ragione… ma mi dispiace che ti mettano sempre da parte, sei davvero una persona gentile per non averli ancora mandati al diavolo tutti-


            -Sono solo molto paziente- gli rispondo sorridendo –e sappi che quando torniamo a casa non ti lascerò alzare dal letto per una settimana- Medardo rise e si allungò a cercare le mie labbra ma appena le trovò il verso schifato e sorpreso di Charlotte lo fece allontanare. Iniziavo sinceramente a pianificare la morte di quella ragazza, una morte molto lenta e dolorosa. Dopo il negozio d’abiti venne quello di scarpe e poi quello di souvenir e di nuovo uno d’abiti, e poi un altro ancora e così fino all’ora di cena. Medardo tentò di salire in camera mia ma suo padre lo bloccò a metà della scala, ordinandogli di raggiungerlo in salotto, io non venni invitato e quando scesi trovai il mio fidanzato con quella stronza di Charlotte appiccicata addosso che conversavano amabilmente con i genitori di lui e quelli di lei. Davvero un bel quadretto, davvero! Peccato che io avevo solo voglio di ammazzarli tutti quanti e ci andai davvero vicino quando Charlotte baciò Medardo sulle labbra e i loro genitori risero tutti contenti commentando con “ma che bella coppietta!” e “sono così belli insieme”. Tirai un pugno al muro e li feci girare tutti quanti, da prima sorpresi e irritati, ma la mia espressione furiosa li spaventò tutti quanti, soprattutto Medardo che mi guardò rossissimo in viso ma non si alzò, non mi venne incontro per cercare di calmarmi, scusarsi, spiegarmi che cazzo stava succedendo o quello che la situazione prevedeva. Rimase seduto su quel dannato divano con Charlotte stretta contro a fissarmi con quella faccia da pesce lesso. Presi un lungo respiro, staccai il pugno dalla parete, dove era rimasta persino l’impronta, e uscì in tutta velocità da quella dannata casa. Ero incazzato, incazzato nero. Perché diavolo Medardo continuava a fare tutto quello che i suoi genitori volevano? Perché accettava che quella piccola troia lo baciasse gli si strusciasse addosso mentre io gli stavo di fianco? Se non mi voleva più, se aveva avuto un ripensamento gli avevo sempre detto che bastava me lo dicesse, non ero uno di quei fidanzati gelosi e che non si rassegnavano alla fine di una storia. Dalla prima volta che ci eravamo messi insieme gli avevo sempre ricordato che io volevo solo una cosa da lui: che avesse lo stesso rispetto per me che io avevo per lui. Ma lasciare che quella gatta morta lo baciasse era troppo! Se si era riscoperto etero oppure non aveva più il coraggio di andare contro i suoi genitori doveva solo dirmelo, lo sapeva benissimo! Mi lasciai cadere su una panchina nel bel mezzo di un grosso sentiero di montagna, stancato dalla corsa e da quella orribile situazione. Perché diavolo tutti quelli con cui dovevo avere a che fare erano così stronzi, così idioti? Avevo sempre detto a tutti che se mi volevano mollare, se non provavano più nulla per me, dovevano solo dirmelo. Ci sarei stato male, avrei sofferto, mi sarei rintanato in casa per un po’ di tempo ma avrei saputo che era finita e mi sarei rassegnato. Invece tutti continuavano a venire a letto con me e intanto si facevano un altro oppure non avevano il coraggio di dirmelo e semplicemente mi evitavano per mesi. Solo il mio primo ragazzo era stato sincero e mi aveva fatto soffrire poco, quando si era accorto che non provava più nulla me lo aveva detto ed eravamo rimasti amici, tutti gli altri avevano fatto gli stronzi. Speravo davvero che Medardo fosse diverso che non mi avrebbe fatto soffrire ma come al solito mi sono sbagliato.


            La notte è fredda e io ho dimenticato il giaccone, me ne accorgo quando la mia mente si calma un po’ e mi accorgo anche che ho una brutta ferita sulla mano, dovuta al pugno che ho dato al muro. Ci metto sopra un po’ di neve per sgonfiarla e far andare via il dolore, intanto ritorno sui miei passi. Lo chalet è tutto illuminato e sento le voci di tutti mentre sono a tavola che mangiano felici, senza di me. Mi siedo sotto al porticato, al riparo dal vento leggero ma incredibilmente freddo che ha iniziato a soffiare tutt’ad un tratto, la mano mi fa male ma so che non è rotta. Non è la prima volta che tiro un pugno al muro, so riconoscere ormai bene quando mi spezzo le ossa. L’idea è quella di rimanere a sbollire da solo ancora per un po’ la rabbia, poi tornarmene in camera mia, fare la valigia e tornarmene a casa mia a bere Vodka, ma non ho il tempo per farlo.


            -Non hai freddo?- mi chiede la nonna materna di Medardo, Valantine, sedendosi di fianco a me, sotto al porticato


            -Sopravvivrò- le rispondo


            -Mi dispiace davvero tanto per come ti stanno trattando-


            -Ci ho fatto l’abitudine ad essere odiato dalle famiglie dei miei fidanzati- le rispondo sbuffando, ed è vero. Non c’è stata una sola famiglia a cui io sia stato almeno un po’ simpatico –Comunque pensavo che anche voi mi odiaste- le dissi


            -Ti prego dammi del tu, mi fai sentire vecchia-


            -Scusa-


            -Comunque io non ti odio, all’inizio ero solo un po’ sorpresa che Monaldo si fosse fidanzato con te- mi confessò la donna –immaginavo che avrebbe scelto un ragazzo un po’ diverso, non so perché ma ero convinta che sarebbe arrivato a casa con un ragazzo dall’aspetto un po’ più nordico e invece… - non disse che io del ragazzo nordico non avevo assolutamente niente


            -Come? Tu sapevi?-


            -Si- annuì la donna con un sorriso appena accennato –ho un certo occhio per queste cose-


            -Quando te ne sei accorta?-


            -Un paio di settimane prima che se ne accorgesse lui- mi rispose la donna sorridendomi –quando parlava di te aveva uno sguardo che ho imparato a riconoscere facilmente, era contento come non l’avevo mi visto con Charlotte né con nessun’altra delle sue ex fidanzate e il fatto che tu fossi un ragazzo mi ha solo un po’ stupito all’inizio, poi mi ci sono abituata-


            -Pensavo che saresti stata la persona più contraria al nostro fidanzamento- le confessai


            -Perché sono vecchia?- mi chiese irritata


            -Matura… - cercai di mitigare e la feci ridere


            -In realtà io sono la persona di cui ti dovresti preoccupare di meno in tutta la famiglia- mi disse –sai mantenere un segreto?- mi chiese ritornando improvvisamente seria


            -Si- le risposi anche se titubante


            -Allora ti rivelerò una cosa che ho rivelato ad una sola altra persona in tutta la mia vita- prese un profondo respiro e continuò a parlare –io da giovane ero molto innamorata, ero davvero follemente innamorata ma non di un uomo… - mi trapassò con il suo sguardo e io rimasi a bocca aperta mentre continuava a parlare –erano altri tempi, quelli in cui vivevo io, se avessi tentato di dire ai miei genitori che ero innamorata, ma non del mio fidanzato, loro sicuramente mi avrebbero uccisa. Ho passato la mia giovinezza felice ma quando mi sono sposata è tutto così cambiato e sono diventata molto triste… quella che oltre ad essere il mio unico amore era anche la mia migliore amica si sposò a sua volta e il destino ci separò inevitabilmente. Sai, avrei davvero voluto nascere ai giorni d’oggi, il mio amore oggi sarebbe parso strano ma non sarebbe stato impossibile- sospirò stancamente e gli occhi le si fecero umidi –il mio stupido nipote non riesce a staccarsi dalla sua famiglia, non riesce a pensare al suo stesso bene… speravo davvero che tu l’avresti un po’ aiutato che voi sareste potuti essere felici… -


            -Io amo davvero tanto Medardo- ammisi –ma non riesco a sopportare il suo comportamento, di come si lasci baciare da quella stron… cioè… -


            -Lo puoi dire, Charlotte è una stronza, una troia dal bel visino, interessata solo ai soldi della mia famiglia, non ti preoccupare che non mi scandalizzo!- risi e un po’ della rabbia che mi aveva attanagliato il cuore fino a quel momento scomparve –Devi solo avere un po’ di pazienza con il mio stupido nipote, vedrai che capirà, aspetta solo un po’ e vedrai che manderà lui stesso al diavolo i suoi genitori-


            -Lo spero- le risposi, la donna mi diede una pacca affettuosa sulla gamba e mi fece rientrare. Medardo non era a tavola con il resto della famiglia quindi tutti si dimostrarono con me ancora più sgradevoli del solito mandandomi al diavolo non appena rimisi piede nello chalet. Valantine però prese le mie difese, stupendo e zittendo tutti. Iniziavo ad adorare quella nonnina! Lasciai le serpi a finire di mangiare e andai a bussare alla porta della camera di Medardo che mi urlò di lasciarlo stare, scorbutico


            -Allora passo dopo- gli disse ma non mi mossi da lì davanti, al sentire la mia voce infatti Medardo si precipitò ad aprirmi saltandomi in braccio, facendomi quasi cascare per terra


            -Mi dispiace tanto- mi disse stringendosi fra le mie braccia


            -Va bene così, non è colpa tua- gli riposi sospirando stancamente


            -Sei freddo- mi disse dopo un po’ che ce ne stavamo semplicemente abbracciati, mi trascinò nella sua stanza dove mi svestì e si svestì lentamente e poi, senza fare troppa fatica, mi trascinò a letto –hai le mani fredde- mi disse sussultando ad ogni mio tocco


            -Allora scaldamele- gli risposi sorridendo e baciandolo sul collo e dietro all’orecchio mentre Medardo si strusciava languidamente contro il mio corpo. In pochi minuti passai dal tremare di freddo al sudare, ed era davvero splendido


            -Ti amo- mi sussurrò Medardo accoccolandosi fra le mie braccia


            -Anch’io- gli risposi accarezzandolo per tutta la lunghezza della schiena e più in giù. Alzai lo sguardo e notai che la sveglia segnava le 00.16 lo baciai e gli augurai Buon Natale. I primi 16 minuti del giorno di Natale erano stati davvero fantastici.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 11/5/2011, 20:12




            25 Dicembre 2010


            Appena svegli ci dedicammo all’apertura e allo scambio dei regali, una palla mortale! Io non ricevetti altro che sciarpe e calzini e poi venni messo da parte. Il pranzo di Natale fu uno di quei mega pranzi con mille portate e vino a non finire. Una volta finite le feste avrei dovuto ritornare anche in palestra, che palle! Ebbi la soddisfazione però di riuscire finalmente a sedermi di fianco al mio fidanzato, mentre Charlotte se ne andò dalla parte opposta del tavolo, tutto grazie all’intervento di Valantine. Davvero iniziavo ad adorare quella donna! Quando non ero impegnato a mangiare, e visto il ben di Dio che c’era su quella tavola mangiai tanto e con gusto, mi divertivo a mettere un po’ in imbarazzo Medardo, una piccola ripicca per non aver tentato di stare vicino a me i giorni precedenti. Facevo scivolare la mano sotto al tavolo senza darlo troppo a vedere e lo toccavo in posti che erano di mio esclusivo accesso. La prima volta quasi non urlò e non so bene come riuscì a trovare su due piedi una balla convincente. Le volte successive trovavo la sua mano che mi indicava il tragitto o si intrecciava con la mia, anche se ogni volta diventava più rosso di un peperone, dando la colpa al vino. E parlando di vino, non potei fare a meno di notare quanto sua madre bevve a pranzo: tre bottiglie sono sicuro che se le sia scolate lei da sola, senza contare i martini prima di pranzo! Mi stupì che non fosse già caduta in coma etilico! All’arrivo del dolce, alle 4 e mezza del pomeriggio, uno dei camerieri mi rovesciò addosso un piatto sporcandomi completamente i vestiti. Solitamente mi sarei incazzato come una iena ma mi trattenni e tranquillizzai il povero servitore che continuava a scusarsi a raffica


            -Vado a cambiarmi e torno- dissi a Medardo che annuì e mi lasciò andare. Tornai in camera mia e mi tolsi i vestiti sporchi borbottando irritato, fortuna che avevo messo in conto un imprevisto del genere e mi ero portato dietro un altro cambio di vestiti molto bello. Mi svestì e buttai la roba sporca per terra, alla rinfusa. Mentre mi infilavo la camicia pulita la porta della stanza si aprì e la madre di Medardo mi fissò dalla testa ai piedi con sguardo duro –è successo qualcosa?- le chiesi imbarazzato, chiudendo la camicia per coprirmi, la donna si chiuse la porta alle spalle e mi sorrise in una maniera che non le avevo mai visto


            -Proprio non lo vuoi mollare quello stupido di mio figlio?- mi chiese con voce roca e impastata dall’alcool


            -No- le risposi duramente e la donna fece uno strano verso sconsolato


            -Davvero mi chiedo perché proprio un gran bel ragazzo come te si sia innamorato così di mio figlio-


            -Eh?- dissi perplesso, aveva per caso appena detto che ero un bel ragazzo? Era assolutamente vero ma non mi aspettavo che lei lo dicesse, in fondo mi odiava!


            -Allora quanto vuoi per mollarlo e diventare il mio amante?- mi chiese bevendo un lungo sorso dalla bottiglia che si era portata dietro


            -Cosa?- chiesi ancora perplesso e stupito


            -Dimmi una cifra e ogni volta io ti darò quello che vuoi, ti riempirò di regali e tu in cambio mi farai felice- mi disse avvicinandosi e allungando una mano per toccarmi, mi ritrassi ma trovai il letto, quel traditore. Quando mi sfiorò il petto le bloccai la mano


            -Siete ubriaca, tornate di sotto- le dissi accondiscendente ma la donna non accettò


            -Dimmi un prezzo! Per un gran bel pezzo di manzo come te sono disposta a pagare profumatamente-


            -Non mi interessa- ribadì


            -Sciocchezze! A tutti interessano i soldi, anche un santo con un prezzo giusto può diventare un assassino, devo solo trovare il tuo prezzo, tre milioni? Quattro? Solo per il tuo corpo posso arrivare a cinque milioni… se poi sei bravo anche di più!-


            -Non mi interessa- ribadì per l’ennesima volta e mi infilai i pantaloni chiudendo alla meno peggio la camicia –adesso per favore andatevene- le dissi spingendola fuori dalla mia stanza un po’ sgarbatamente


            -Non puoi rifiutarmi!- mi urlò mentre le sbattevo la porta in faccia –devi essere il mio amante! Ti voglio! Venti milioni ogni volta! Trenta! Tutto quello che vuoi! Scopami! Scopami!- le urla fecero accorrere buona parte della famiglia che costrinsero la donna ad allontanarsi finalmente da camera mia e a lasciarmi in pace. Che bella situazione di merda!


            -Mi apri?- mi chiese Medardo dopo qualche minuto di silenzio e lo accontentai –Non me lo sarei mai aspettato da mia madre- mi disse buttandosi sul letto esausto –mi dispiace tanto-


            -Non ti fa bene dormire subito dopo mangiato- gli dissi raggiungendolo e sovrastandolo, lui sorrise


            -Ti amo, lo sai vero?-


            -Sono troppo perfetto perché tu non mi possa amare- mi tirò un debole pugno e sorrise malinconicamente


            -Questo Natale non è di sicuro uno dei migliori che abbiamo passato insieme, vero?-


            -A me basta stare con te, lo sai- gli risposi


            -Sei troppo gentile- mi disse per l’ennesima volta


            -Io sono perfetto!- gli risposi ridendo e mi beccai una cuscinata in faccia. Gli tolsi a forza il cuscino dalle mani e gliele indirizzai ad un uso più interessante e decisamente più divertente ma Medardo si ritrasse


            -La nonna ci ha invitato a prendere il the con lei- mi informò


            -Capirà se arriviamo un po’ in ritardo- gli dissi e non dovetti sforzarmi molto per convincerlo ad assecondarmi. Valantine quando ci vide arrivare tutti e due sorridenti e anche un po’ in disordine non poté fare a meno di sorridermi, come se avesse già capito tutto. Non che ci volesse un genio. Passammo il resto del pomeriggio in tranquillità a chiacchierare del più e del meno e io mi preparai psicologicamente alla cena che Valantine mi aveva preannunciato essere grossa quasi quanto il pranzo. Decisamente sarei dovuto tornare in palestra alla fine di questa vacanza. A cena Charlotte non si fece neppure vedere e neppure la madre di Medardo cenò. Molti parenti mi guardavano solo di sfuggita, mentre il marito della donna mi fulminava con lo sguardo ogni volta che ne aveva l’opportunità. Fu un sollievo alzarsi da tavola


            -Vieni a fare un giro con me?- chiesi a Medardo che annuì e andò a prendere la giacca. Avevamo entrambi bisogno di stare da soli e soprattutto di smaltire un po’ di quell’enorme quantità di cibo che avevamo ingerito


            -Allora, il signor Grintch si è divertito almeno un po’ questo Natale?- mi chiese Medardo ad un certo punto durante la conversazione


            -Quando il mio fidanzato non era fra le braccia di una troietta, quando i suoi parenti non erano nei paraggi e quando sua madre non tentava di saltarmi addosso… si, diciamo che togliendo queste cose mi sono divertito-


            -Mi dispiace-


            -Tranquillo, va bene così- gli risposi coprendogli una mano con le mie e baciandolo sulla fronte –e poi ti sei già fatto perdonare… in parte- precisai


            -Vuoi che saldi il resto del conto stasera?- mi chiese malizioso


            -Ecco perché ti amo- gli risposi ridendo e baciandolo.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 11/5/2011, 21:01




26 Dicembre 2010


            -No! La luce no!- brontolai rigirandomi fra le coperte, sprofondando con la testa nel cuscino. Mi vennero tolte le calde coperte dalla schiena fino alle reni e, nell’intorpidimento del sonno, non potei fare altro che brontolare qualche imprecazione. Smisi quando sentì delle mani calde percorrermi tutta la schiena accompagnate da un bel paio di labbra che conoscevo bene. Di colpo ero molto sveglio


            -Buon giorno- mi sorrise Medardo lasciandomi alzare a sedermi. Passai una mano fra i capelli corti che dovevano essere un mezzo disastro e poi mi allungai a baciarlo


            -Buon giorno anche a te- gli risposi sorridendo –e adesso che siamo svegli tutti e due che facciamo?- gli chiesi malizioso. Medardo si stese di nuovo a letto e ridendo lo seguì, tirando le coperte a coprirci entrambi come una soffice e calda tenda. Lo baciai su tutto il viso, scendendo lentamente sul collo, mordicchiandogli il lobo dell’orecchio, scendendo poi sul suo petto dove mi dedicai a farlo impazzire con piccoli baci e morsetti. Medardo intrecciò le dita fra i miei capelli e mi indicò la strada migliore da seguire sul suo corpo, rantolando di piacere e strusciandosi contro di me. Era adorabile quando era così rosso ed eccitato, iniziava sempre a tremare un po’ e si lasciava andare in versetti davvero arrapanti. Era ancora sporco dalla sera prima e quindi fu davvero facile entrargli dentro, anche se per un attimo si irrigidì. Aspettai solo un po’, perché si abituasse di nuovo e poi sfogai su di lui tutta la voglia che mi aveva fatto venire svegliandomi in quella maniera. Medardo di sicuro non si lamentò della mia irruenza e assecondò ogni mio movimento graffiandomi anche la schiena e le braccia, mordicchiandomi il collo e facendomi venire sempre più voglia. A una prima occhiata Medardo poteva sembrare fragile, con il suo corpicino smilzo e snello, le prime volte avevo davvero temuto di fargli male ma poi si era rivelato una specie di pantera a letto e, una sola volta, mi era capitato di non riuscire a soddisfarlo del tutto, sfinendomi io prima. Ragazzo fragile un corno, era un demone del sesso. Ed era mio. La sola idea mi faceva sempre tanto arrapare e era difficile che ci riuscissimo ad alzare dal letto prima di una mezzora. Quel giorno poi durò parecchio di più il nostro rotolarci nelle coperte, seguito da una bella e lunghissima doccia. Non era ancora ora di pranzo e quindi non so bene a quale orario indegno Medardo mi avesse svegliato, ma visto che non c’era anima in casa ne approfittammo per svignarcela e andare a sciare solo noi due da soli. Quando ci venne fame andammo a farci svuotare il portafoglio in un bel locale con vista sulle piste da sci. Tornammo di nuovo a sciare fino a pomeriggio inoltrato. Medardo riuscì a convincermi, con una lunga serie di lusinghe e promesse, ad accompagnarlo a fare un giro per la città. E io sapevo fin troppo bene che questo significava una sola cosa: un’altra infinita, interminabile sessione di shopping. E infatti quella sera tornammo allo chalet carichi di sportine, tutta roba di Medardo. Ci evitarono tutti come la peste e a cena nessuno ci parlò, né a me né a Medardo che però accettò la cosa tranquillamente.



31 Dicembre 2010


Eravamo alla fine della nostra vacanza a Cortina e, in media, non penso che non sia stata poi così tremenda. I primi giorni erano stati uno schifo, un incredibile rottura di balle, ma poi era tutto migliorato grazie all’intervento della nonna materna di Medardo, Valantine, che adesso adoravo sinceramente. E poi la pessima figura che aveva fatto al madre del mio fidanzato le aveva impedito di rompermi più di tanto le scatole i giorni seguenti. Ero andato anche a caccia con il nonno pazzo ed ero riuscito, non so bene come, ad abbattere un bel paio di anitre. Alla fine io e Medardo ci eravamo divertiti insieme, sgattaiolando fuori casa presto, dopo una bella sessione di sesso mattutino, e non rientrando fino a sera tardi. Ero contento, avevo passato un bel periodo natalizio, anche se non con la migliore compagnia del mondo e adesso che la vacanza stava volgendo al termine quasi mi dispiaceva lasciare quelle belle discese innevate. Io e Medardo aspettammo insieme la mezzanotte, tutta la sua famiglia non so bene dove fosse andata a finire ma non mi importava molto, poi, all’arrivo del nuovo anno stappammo lo spumante da soli bevendo e ridendo. Lo baciai e tentai di svestirlo ma lui mi bloccò


-Che combini?- mi chiese con il suo sorrisetto malizioso che mi faceva andare il sangue via dal cervello


-Sai com’è… chi fa sesso a capodanno poi fa sesso tutto l’anno, è tradizione… - Medardo mi abbracciò e continuando a sorridere si strusciò contro di me, trovando un bel rigonfiamento nei miei pantaloni ad attenderlo


-Se è tradizione… - mi sussurrò baciandomi e trascinandomi nella sua camera, fermandosi solo di tanto in tanto per bere e farmi bere un sorso dalla bottiglia di spumante e scambiarci qualche bacio. Senza tanti preliminari ci svestimmo e prendemmo a fare sesso mettendoci a ridere come dei matti senza motivo. Alla fine mi ero preso una bella sbronza ma era divertente ed ero in ottima compagnia.


 


7 Gennaio 2011


-Lo sai, Kevin, che sei davvero arrapante coperto di grasso in quel modo?- mi sussurrò Medardo mentre io ero parecchio impegnato a districare i cavi del motore di una Berlina


-Stai buono- gli dissi mentre cercavo di non perdermi nei vari collegamenti


-E poi anche così… praticamente a petto nudo… potrei diventare tanto geloso se uno degli altri meccanici ti guardasse- mi continuò a sussurrare ad un centimetro dall’orecchio


-Sono l’unico gay che lavora in quest’officina, puoi fare a meno di ingelosirti- gli dissi mentre stringevo una vite che mi ero accorto essere incredibilmente allentata


-Sei un antipatico e io che ero persino venuto a prenderti al lavoro!- borbottò risentito Medardo rimettendosi in piedi


-Sono impegnato, fai il bravo bambino- gli dissi continuando con il mio lavoro


-Antipatico- sospirai e mi rimisi in piedi


-Vado a farmi una doccia e poi possiamo tornare a casa- gli dissi ma lui mi bloccò dandomi un sacchetto anonimo


-Dobbiamo uscire, la nonna ci ha invitato a pranzo, ti ho portato dei vestiti belli-


-Valantine?- gli chiesi e lui annuì sorridendo, si allungò a baciarmi ma lo schivai –sono sporco di grasso per motori, stai buono, torno presto- Medardo borbottò un “va bene” lasciandomi andare. Il locale dove avevano prenotato era uno di quelli che io non potevo permettermi, soprattutto quando ancora non mi erano ancora arrivati i soldi dalle mie commesse. Medardo mi assicurò che avrebbe pagato tutto lui e mi avrebbe fatto ripagare in natura quel pranzo, ma non per questo io fui meno irritato. Valantine ci aspettava già seduta a tavola e ci salutò con calore. Mangiammo bene chiacchierando e bevendo, passando del tempo piacevole insieme. Poi quando ordinammo il dolce la donna si fece seria


-Kevin, tu ami mio nipote?- mi chiese molto seriamente, facendo arrossire Medardo fino alla punta delle orecchie


-Si, molto- le risposi


-E pensi che starete insieme per sempre?-


-Non ne ho idea- le risposi in tutta sincerità –non sono un veggente, non so se fra una settimana, un anno o settant’anni noi saremo ancora una coppia oppure ci odieremo a morte-


-Sei davvero un ragazzo interessante, lo sai?- mi chiese la donna con un sorriso –comunque non è per chiederti dei tuoi rapporti con mio nipote che sono qui, o per lo meno, non solo…  avrei anche una proposta da farti, la vuoi sentire?-


-Certo- le risposi un po’ titubante


-Mio marito, pace all’anima sua, quand’era in vita aveva una folle passione per le macchine d’epoca, le corse dei cavalli e altre cose inutili che non abbiamo mai condiviso… nella casa in Liguria, quella dove abbiamo vissuto buona parte della nostra vita, ci sono ancora tutti i suoi ricordi, le sue manie… ecco, vorrei disfarmene, ci sono certi catorci che mi mettono nostalgia e che vorrei allo stesso tempo buttare nella spazzatura, ma so che valgono molto, anche se non so quanto di preciso, quindi vorrei farti questa proposta: ti lascerò le chiavi della mia casa in Liguria così che tu possa sgombrarmela da quei ferri vecchi, ci potrai fare quello che vuoi e se riuscirai a guadagnarci qualcosa potrai tenerti il ricavato-


-Dici sul serio?- le chiesi stupito


-Certo, so che sei una persona intelligente, me lo hai dimostrato parecchie volte, e so che con un attività giovane come la tua di soldi c’è sempre bisogno… -


-Ma è troppo- cercai di dire ma Valantine mi costrinse ad accettare. Alla fine del pranzo Medardo doveva tornare all’ufficio legale dove lavorava così mi riportò a casa. Mi chiamarono dall’officina un paio di volte per dei problemi legati ad una consegna di componenti che non si decideva ad arrivare e un cliente rompiscatole. Il resto della giornata passò tranquillo, andai in palestra a fare sollevamento pesi e a tirare un paio di pugni ad un sacco, uscendo mi fermai a fare un po’ di spesa visto che Medardo aveva la pessima abitudine di lasciare il frigo perennemente vuoto e comprai anche una bella scatola di cioccolatini che io e il mio fidanzato ci divertimmo a scartare e mangiare al posto della cena. Ero contento si prospettava un bell’anno per me e Medardo. Non so per quanto sarebbe durato ma per ora andava benissimo così.

 
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