Submission

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Lady Aika
view post Posted on 26/5/2011, 20:31




Nick autore: Lady Aika
Titolo storia: Submission
Genere: Erotico
Avvertimenti: BSDM (non so in che quantità, io pensavo fosse tanto, invece dalla regia mi dissero che c'è di molto più pesante), Lemon, ambientazione fintomedievale *rolls*
Breve introduzione: George è il signore del castello.
Robin uno dei suoi servi.
Ma, in qualche modo, il loro rapporto è speciale. Sono servo e padrone, legati da catene indissolubili.
Fiducia e devozione.
Eventuali note: No, beh, questa cosa è la follia. Non chiedetemi COME sono arrivata a scrivere una robaccia del genere, la mia dignità è definitivamente morta u.ù Niente, la storia è ambientata in un medioevo senza data *rolls* perché per documentarmi ci sarebbero voluti secoli e avrei perso il coraggio di scrivere. E comunque non è nemmeno rilevante, come cosa (certo, non ci sono tutti i giochetti erotici di adesso >.< ma chi si accontenta...). C'è sesso in questo coso. Tanto sesso. Importante: non si risarciscono danni in caso di malore dopo la lettura

SUBMISSION



Le catene pendenti dal soffitto della stanza gli stringono i polsi e costringono le braccia ad una posizione innaturale, tese sopra il capo.
Buio.
È bendato non appena ha fatto ingresso negli appartamenti del suo padrone, nella torre più alta del castello.
Robin è immobile e quasi non respira.
Su di lui, attorno al collo, sul petto, sulle labbra, il respiro di Sir George è caldo e sa di vino speziato. La sua voce – roca e bassa, ripete solo una frase.
- Sei il mio servo.
Lo dice senza nessuna particolare intonazione, ma a Robin sembra che quelle parole siano volutamente intrise di cattiveria, come se volesse umiliarlo più di quanto possano fare le catene alle quali lo ha legato.
Si lascia sfuggire un gemito, quando George gli lambisce il collo con la lingua e subito un colpo di staffile lo colpisce sulle natiche nude.
- Sai che non voglio sentirti fiatare.
- Sì, padrone.
La lingua di George continua a leccargli il petto e i capezzoli, scendendo fino a poco sopra il sesso. Quel tocco lo eccita, lo fa fremere dalla voglia di essere preso lì e subito. Ma non può esprimere questo desiderio, perché non ne ha diritto. Si trova nella stanza di Sir George solo perché il suo padrone possa usarlo a suo piacimento.
Proprio come un oggetto.
- Dimmi, Robin, non vorresti fare lo stesso a me? - chiede George, dopo avergli premuto la mano sul sesso.
Robin geme un po' più forte: qualsiasi risposta sarebbe quella sbagliata. Se rispondesse di sì, sarebbe punito perché i servi non hanno alcun diritto di desiderare il corpo del padrone, mentre un no equivarrebbe ad un rifiuto.
- Rispondimi.
- Voglio ciò che volete voi, mio signore.
Quella è la risposta più azzeccata, di certo il padrone apprezzerà. I polsi iniziano a fargli male ed è certo per qualche giorno avrà dei segni rossastri sul polso.
- Bene, Robin.
Le labbra di George si poggiano sulle sue e i denti le mordono, prima di concedergli un bacio, unico atto di dolcezza di quella notte.
Il rumore delle catene che si aprono non lo illude di poter essere liberato.
George, dopo avergli tolto la benda, gli impone di sdraiarsi prono sul letto. Gli lega nuovamente i polsi alla testiera del letto, stringendo le corde più di quanto lo fossero le catene. Chiude poi le tende del letto baldacchino, come a voler separare loro due dal resto del mondo.
Robin, ginocchioni sul letto, la faccia contro il cuscino e il respiro mozzato, attende. Le mani di George gli percorrono la schiena nuda con fare famelico, quasi a volergli strappare la pelle con quelle carezze violente. Una mano si ferma sulla nuca, stretta fra i capelli, l'altra va a stringergli il sesso eccitato e a toccarlo lentamente. Robin vorrebbe muoversi, ma la sua posizione glielo impedisce, esattamente come voleva lui.
- Sei solo il mio servo.
Quelle parole lo umiliano ancora una volta, entrandogli nel corpo come veleno, ma del resto è la verità: il suo ruolo nella tenuta di Sir George è quello di uno servo come tutti gli altri, e il fatto che divida il letto con il padrone non deve illuderlo di poter aspirare a qualcosa di più.
La prima spinta fra le natiche lo fa contorcere per il dolore. Apre la bocca per urlare, ma George gliela tappa.
- Non urlare, dimostrami di essere un uomo degno delle mie attenzioni.
La seconda spinta gli dà la sensazione che il suo corpo si stia squarciando in due parti.
George non userà mai alcuna delicatezza nel penetrarlo, questo è stato chiaro sin dalla prima volta che Robin è entrato nel suo letto.
Le viscere continuano a bruciargli mentre George spinge sempre più forte, ansimando e mormorando parole incomprensibili. Continua a masturbarlo, imponendogli di trattenersi dal venire, a meno di non voler essere punito.
Robin annuisce, sforzandosi di soffocare il piacere nascente. Sentire le dita di George sul suo sesso è una condanna e allo stesso tempo un'estasi indescrivibile.
- Ti stai eccitando, Robin.
Non è una domanda, quanto una constatazione, fatta con la solita voce atona che non esprime alcuna emozione.
Robin sente le mani di George premere sui suoi fianchi, forse per muoversi meglio all'interno del suo corpo. Capisce che l'altro ha raggiunto l'orgasmo quando sente un liquido caldo colargli fra le natiche e un sospiro soddisfatto arriva al suo orecchio.
Quanto a lui, non proverà più nulla. L'eccitazione giunta quasi al culmine scemerà senza fargli raggiungere il massimo del piacere, così come George ha stabilito.
È il padrone, dentro e fuori dal letto.
Dà le regole e lui deve solo rispettarle, senza mai provare a metterle in discussione.
George gli toglie le corde dai polsi e rimane a guardarlo mentre Robin li massaggia per far passare la sensazione di intorpidimento. Quando lo guarda in quel modo, Robin si sente a disagio. Nonostante sia abituato a lasciarsi usare, spogliare e toccare senza opporre alcuna resistenza, quello sguardo lo fa sentire ancora più nudo e vulnerabile.
Si rialza dal letto, muovendo qualche passo per recuperare l'uso delle gambe e attende che George gli ordini di andarsene.
- Resta qui, stanotte. Potrei avere ancora bisogno di te.
Quell'ordine lo sorprende. Succede raramente che George gli permetta di rimanere con lui. Di solito lo fa quando non ha soddisfatto a pieno le sue voglie e vuole averlo per usarlo ancora. Tuttavia l'idea di tornare al freddo nelle stanze della servitù non lo alletta per nulla, dunque accetta l'ordine senza fare una piega.
La stanza è appena rischiarata dalla luce del fuoco che scoppietta nel camino, ma Robin riusciva a scorgere lo stesso il profilo altero del suo padrone mentre indossa gli abiti da notte e si infila sotto le coperte.
Dopo qualche attimo di esitazione, anche lui si rannicchia sul letto in posizione fetale, dando le spalle a George almeno fino a quando non si rende conto che si è addormentato. Si volta lentamente e cercando di non fare rumore si poggia sul gomito per osservare George che dorme.
È bello.
Sono belli i suoi capelli castani, lunghi fino alle spalle e adesso scompigliati sul cuscino.
È bello il suo corpo, temprato da lunghi allenamenti che hanno reso i suoi muscoli forti, come quelli che un vero cavaliere deve avere.
E Robin è lì, accanto a lui.
Non saprebbe dire fino a che punto sia un privilegio essere il suo amante. Perché in fondo non è un amante. È più un sollazzo, un servo trasformato in un gioco per il padrone. Eppure, nel corso degli anni, Robin ha imparato ad accettare quella condizione, prestandosi a quelli che chiunque definirebbe giochi perversi, riuscendo persino a provare piacere alla sola idea di essere chiamato negli appartamenti del padrone.
Gli è devoto come nessuno può esserlo, al castello. E non solo perché Sir George è un cavaliere che non usa il suo potere per vessare la gente del villaggio e la sua servitù, ma per quel segreto che li lega.
Ha fiducia in lui ed è questo il motivo per il quale ha permesso che George si impossessasse a quel modo del suo corpo. Del resto è cominciato tutto in maniera graduale, un rapporto nato dieci anni prima, quando entrambi erano solamente ragazzi, e cresciuto col passare del tempo, fino a diventare indissolubile.
Robin ha imparato a sopportare ogni tipo di dolore, in qualche modo lo ricercava, fa di tutto perché George possa essere soddisfatto.
A volte gli sembra che i loro incontri siano più simili al fare l'amore. George lo tratta con gentilezza, pur continuando a mantenere ben distinti e separati i ruoli nel loro rapporto. Non gli impone alcuna umiliazione fisica e lascia che anche lui goda durante l'amplesso.
È strano quando succede, e ogni volta Robin è sorpreso dal ricevere attenzioni dal padrone.
Improvvisamente però, George cambia, e torna ad essere freddo e ad esigere da lui che si comporti come un servo e che accetti di essere trattato come niente più che un oggetto.
Tutti questi pensieri impediscono a Robin di prendere sonno. Si distende di nuovo, stavolta con gli occhi verso l'alto e mille pensieri che vorticano per la sua testa.
Sotto le coperte, tocca il proprio corpo nudo, abbracciandosi come a volersi proteggere. Ha dolore all'apertura delle natiche, e gli fanno male i polsi.
Prima di addormentarsi – un sonno leggero e disturbato – ripensa ancora una volta a come tutto è cominciato, dieci anni prima.

***

Era cominciato tutto in un giorno d'estate, quando il sole rendeva l'aria afosa e irrespirabile.
Robin aveva quindici anni ed era stato preso come sguattero nel castello di Sir Arthur da poco più di due mesi. Il suo compito era quello di strigliare i cavalli e di tenere in ordine le stalle. I suoi genitori lo avevano mandato lì non tanto per la misera paga che avrebbe ricevuto, quanto per quel pasto caldo al quale avrebbe avuto diritto ogni giorno.
Non aveva mai visto i padroni, che raramente si recavano nelle stalle, dato che non era suo compito sellare i loro cavalli, doveva solo prendersene cura, ma il resto sarebbe toccato ad altri servitori. Quel giorno però, mentre stava dando da mangiare ad una cavalla che da poco aveva partorito, una voce imponente alle sue spalle gli disse:
- Ragazzo, sella immediatamente il mio cavallo.
Robin si voltò e scorse il viso di un uomo alto e imponente, che di certo non faceva parte della servitù. Gli tremarono le gambe all'idea che fosse il padrone del castello e che gli stesse dando un ordine.
Cercò di eseguire quanto detto nel minor tempo possibile ma una delle cinghie della sella non era stata assicurata bene addosso all'animale, tanto che Sir Arthur venne disarcionato dopo aver fatto pochi passi.
- Stupido ragazzino, non ti hanno insegnato proprio nulla? - Sir Arthur si avventò contro Robin, che lo guardava impaurito, certo che sarebbe stato punito per quanto accaduto.
Uno schiocco di frusta sibilò nell'aria, facendolo indietreggiare e perdere l'equilibrio. L'avrebbe colpito se qualcuno non si fosse messo in mezzo e non avesse afferrato l'oggetto dalle mani dell'uomo.
- Non vi sembra di esagerare, padre?
Era un ragazzo poco più grande di lui ad aver parlato. Robin, caduto a terra, poteva vederne le spalle larghe ma non scorgerne il viso.
- È così che vanno trattati i servi nullafacenti, George. Dovresti imparare anche tu. Presto sarai il padrone, qui.
Del resto della discussione svoltasi fra padre e figlio, Robin non ricordava nulla. Solo le labbra di George che si muovevano mentre parlava, il suo gesticolare e poi i suoi occhi che lo guardavano mentre si rialzava da terra.
Sir Arthur si allontanò stizzito, e loro due rimasero soli.
- Grazie, signore. - mormorò timidamente Robin, gli occhi rivolti verso il basso.
George non gli rispose, si voltò e fece per andare via, ammonendolo di stare più attento in futuro.
- Sì, signore.
Robin era certo che non si sarebbero più parlati e che George non sarebbe più intervenuto in sua difesa, così dimenticò ben presto l'accaduto.
Una mattina si stava lavando gettandosi secchi di acqua addosso, quando dietro di lui avvertì un rumore di passi. Si voltò e vide George che lo fissava. Per pudore si era coprì alla meno peggio con le mani, ma l'altro si avvicinò e le scostò, continuano ad osservarlo con attenzione.
- Sei un bel ragazzo. - constatò dopo qualche attimo.
Robin avvampò, senza comprendere l'esatto motivo per il quale quelle parole contribuivano a fargli affluire il sangue al basso ventre e a provocargli una sensazione di estremo piacere. Sentire improvvisamente le mani di George fra le gambe, lo fece gemere inavvertitamente.
Avrebbe voluto trovare il coraggio di chiedergli cosa stesse facendo, ma sapeva che non avrebbe avuto risposta.
- Prometti bene, ragazzo. Sono soddisfatto di averti fra i miei servi.

Lo prese per la prima volta in una notte di agosto, una di quelle in cui le stelle sembravano staccarsi dal cielo.
Era sceso nelle scuderie, dove Robin era stato messo a dormire, con la scusa di non riuscire a prendere sonno e lo aveva sorpreso a guardare il cielo stellato.
- Sono belle, vero? - gli chiese con fare disinteressato.
- Sì, mio signore.
La mano di George si poggiò sulla sua coscia, vicino all'inguine. A quel contatto Robin si irrigidì.
- Ho pensato a lungo a cosa fare con te.
- Che... che vuol dire?
- Ti voglio. Voglio il tuo corpo. Ne ho cercati a lungo così.
Robin rimase di sasso: per quello che ne poteva sapere, i nobili come George passavano il loro tempo con le donne delle taverne, non cercavano di certo compagnia maschile. E aveva sentito parlare di queste cose come di reati infernali, da punire in vita e dopo la morte.
Eppure la voce di George lo eccitava, sentiva il sesso diventargli duro sotto il suo tocco.
- Signore, non potete dire una cosa simile. Non posso farlo.
- Vuoi dirmi che a te non piacerebbe? - soffiò George sulla sua bocca, prima di baciarlo mordendogli le labbra. Rise lievemente, dandogli i brividi.
Lo voleva? Desiderava il corpo del padrone allo stesso modo in cui lo desiderava lui?
Avrebbe detto di no, ma la sua eccitazione lo smentiva. George ridacchiò beffardo e lui si sentì arrossire.
- Ma... Voi siete il padrone, non dovreste... - balbettò.
- Non sai che i padroni fanno quello che vogliono con i loro servi?
Gli sorrise con fare rassicurante, lo prese per mano e lo condusse nelle scuderie e, spintolo contro una trave gli tolse le braghe di tela che indossava, poi si tolse le sue, spingendo il corpo contro quello di Robin.
Gli entrò dentro con irruenza, tappandogli la bocca per non farlo urlare e mormorandogli che il dolore sarebbe presto finito per lasciare spazio ad altre più piacevoli sensazioni. Si muoveva con foga, quasi avesse da soddisfare un capriccio che non poteva aspettare. Gli ansimava nell'orecchio e Robin poteva sentire chiaramente il suo respiro mozzato.
Quando sentì qualcosa di liquido scorrergli fra le gambe e George uscire dal suo corpo, Robin si rese conto che di quelle sensazioni piacevoli che lui gli aveva promesso, non ne aveva provata nemmeno una. Si sentiva svuotato, le natiche che gli bruciavano per il dolore e la sensazione che qualcosa dentro di lui fosse definitivamente cambiato.
George invece aveva i lineamenti del volto rilassati, quasi inebetiti. Ci mise qualche minuto a trovare l'equilibrio necessario per riallacciarsi le braghe. Lo aveva guardato a lungo, senza dire una parola.
- Avrai capito da solo che quello che abbiamo fatto è stata una dimostrazione di fiducia nei tuoi confronti, giusto?
Robin annuì, senza cogliere il vero significato delle sue parole. Il suo cuore era ancora troppo bambino per capire cosa esattamente fosse la fiducia.
- E immagino che capirai anche che è meglio non fare parola con nessuno di quel che è successo d'accordo?
Robin annuì ancora una volta.
- E... Robin, ti chiami così, giusto? Voglio che tu sia mio da questo momento in poi.
Mio.
Gli poggiò una mano sulle spalla e aggiunse:
- Voglio vederti e possederti di nuovo. Magari nelle mie stanze, dove nessuno potrà sorprenderci.
Se ne andò senza rivolgergli nessun cenno di saluto, lasciandolo a chiedersi cosa esattamente significasse tutto quel che era successo. Era ancora troppo inesperto per capire, sapeva solo che l'idea di lasciarsi prendere di nuovo dal padrone in qualche modo lo eccitava, come se la cosa lo facesse sentire un po' più importante.
E si erano visti ancora, notte dopo notte, nelle stanze di George.
Dopo il sesso a volte George cercava di fare conversazione, chiedendogli della sua famiglia e delle sue abitudini oppure raccontandogli quel che aveva fatto durante il giorno.
Le parole lo ubriacavano, lo facevano sentire al sicuro.
E aveva iniziato a fidarsi anche lui, ad attendere che lo mandasse a chiamare con una scusa qualsiasi, iniziando a provare quella sorta di devozione che tanto piaceva al suo signore. Lasciava che le sue mani lo modellassero come cera, a dargli la forma che più desiderava.
Erano passati due anni prima che una sera George, ebbro di vino e di piacere, gli dicesse che avrebbe voluto vederlo sottomesso ai suoi occhi come un prigioniero di guerra, per poterlo prendere come se si trattasse di avere a che fare una preda di caccia mansueta.
Gli mostrò delle corde e gli chiese se poteva legarlo.
A quella richiesta Robin sgranò gli occhi: era così naturale l'idea che George si prendesse ciò che voleva che il fatto che gli stesse chiedendo il permesso appariva strano, come se le parole non fossero uscite dalla bocca del suo signore.
Si era lasciato docilmente legare i polsi dietro la schiena e non si era ribellato quando George gli aveva tirato i capelli per ordinargli di mettersi sul letto a pancia in giù.
Non poter usare in alcun modo le mani era stata una tortura, lenita dal fatto che fossero quelle di George a regalargli un po' di piacere, certamente minore di quanto però avrebbe potuto provarne se avesse avuto l'opportunità di toccare il corpo del suo signore.
- Ricordati una cosa. Tu sei solo uno dei miei servi. E il padrone, dentro e fuori questa stanza, sarò sempre io.
Quelle parole avevano il sapore di un patto di sangue, suggellato senza che Robin se ne rendesse conto. E in breve si era ritrovato risucchiato da una spirale di piacere perverso, nella quale George faceva davvero quello che voleva del suo corpo.
Lo legava e gli sussurrava parole sprezzanti mentre lo possedeva, a volte gli graffiava la pelle o usava un frustino per arrossargliela leggermente, come se si fosse trattato di una punizione.
Robin non si lamentava mai. Continuava a fidarsi ciecamente di George e a provare quella devozione che lo portava ad inventare sempre nuove bugie quando qualcuno gli chiedeva perché non avesse trascorso la notte negli alloggi della servitù o cosa fossero i segni rossastri che aveva sulle braccia e sul collo.
Una volta – una delle più dolorose che Robin ricordasse – George lo condusse in uno dei saloni del castello, uno di quelli che nessuno utilizzava mai, lo fece sdraiare su una tavola di legno e incatenato ad essa. Poi accese una candela.
Robin pensò che volesse rischiarare l'ambiente nonostante fosse più agevole usare una torcia, con quello che costava la cera.
Quando la prima goccia di cera fusa gli era caduta sul petto, non aveva potuto trattenere un urlo di dolore.
- Rilassati, adesso.
Il volto di Robin si contrasse in una smorfia di dolore mentre la cera continuava a cadere sulla sua pelle, goccia dopo goccia.
- Basta, signore, vi prego.
George si fermò un attimo e lo guardò negli occhi, come indeciso sul da farsi. Si allontanò in direzione di un tavolo sul quale aveva poggiato altre candele e oggetti che Robin non riusciva a distinguere. Quando tornò, aveva in mano un bavaglio. Gli ordinò di aprire la bocca e di alzare la testa, poi lo imbavagliò mettendoli il pezzo di stoffa fra le mascelle.
- Così ti passerà la voglia di urlare. Devo forse ricordarti che hai deciso di affidarti a me?
Gli aveva nuovamente ordinato di rilassarsi, così Robin aveva chiuso gli occhi e cercato di ignorare il dolore causato dalla cera fusa che gli scivolava sulle cosce e poi sulle gambe.
Quando era totalmente inerte per il dolore e stordito per quello che era successo, aveva percepito il sesso di George entrare nel suo corpo. Lentamente, come se ci fosse tutto il tempo del mondo. Anche le spinte non erano state vigorose e brusche come al solito. Solo quando sentì le dita di George giocare col suo membro, stringerlo piano e poi accarezzarlo, Robin capì che voleva che anche lui provasse piacere.
- Sei un bravo servo, Robin. - gli sussurrò quando raggiunse l'orgasmo. Le membra gli tremavano ancora e non era nemmeno certo di averle sentite veramente quelle parole, ma, vere o inventate che fossero, gli trasmisero un senso di appagamento.
Devozione.
Fiducia.
Erano i princìpi cardine sui quali era fondato il loro rapporto, princìpi che li avevano legati come catene invisbili. E il dolore era svanito, pian piano, era diventato parte del gioco, prezzo da pagare per poter essere il favorito del signore del castello, quello che avrebbe cercato per ogni cosa, certo che la fiducia che aveva risposto in lui sarebbe stata ricambiata con devozione assoluta.

***

L'alba spezza ogni sogno.
Le labbra voraci di George gli sfiorano il petto, la gola e poi si poggiano sulla sua bocca. Ad occhi chiusi Robin gli mette una mano fra i capelli, godendosi la sensazione di quel bacio inaspettato.
George gli sfiora l'inguine e gli chiude il sesso fra le dita. Sussurra qualcosa al suo orecchio, ma tutto ciò che Robin percepisce è il calore del suo fiato. Che lo riempie, per quanto sappia che quel calore non sia suo, perché lui non ne ha diritto, annullato nel corpo e nell'anima per essere il gioco di George.
Poi arrivano. E sono come un secchio di acqua gelido sul corpo nudo.
Spezzano le ossa, avvelenano il sangue. E sono l'unica cosa che gli spetta, dopo l'ultima di tante notti trascorse nel letto del padrone.
Solo quelle parole.
Niente di più.
- Sei un bravo servo, Robin.

Fine



Forse, prima o poi, scriverò qualcosa di più lungo su questi due ^^
Fatemi sapere se almeno siete arrivati vivi alla fine :)
 
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SignorinaEffe87
view post Posted on 26/5/2011, 21:06




CITAZIONE
Lo prese per la prima volta in una notte di agosto, una di quelle in cui le stelle sembravano staccarsi dal cielo.

Basterebbe questo, per riconoscere il tuo marchio ovunque. :sisi:

Io sono arrivata viva alla fine: ho vinto qualcosa? XD

Punto numero uno: non è una robaccia, e lo dice una che odia il bsdm e ne ha letto di ben peggio (sia come scrittura, sia come crudezza). La cera della candela mi ha uccisa, sappilo, ma non è questo il luogo migliore per scoperchiare il vaso di Pandora delle mie parafilie. :look:

Punto numero due: io invidio il tuo stile, come riesci a rendere significativa ogni parola, a renderla vivida, senza usare ottanta aggettivi e cinquanta subordinate. :sisi:

Punto numero tre: questo non è pessimo slash. :now:

E questa non è una recensione sensata, ma apprezza lo sforzo! *0*
 
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Lady Aika
view post Posted on 26/5/2011, 21:17




Ma ma ma >/////<
TU sei troppo buona!
Cioè beh, mi aspettavo un papello di critiche da parte tua ^^

CITAZIONE
La cera della candela mi ha uccisa, sappilo, ma non è questo il luogo migliore per scoperchiare il vaso di Pandora delle mie parafilie.

Tipo quasi al momento di scriverla, ho scoperto che in realtà all'epoca lo spreco della cera non era contemplato. Ma u.ù ho messo che George è ricco, quindi lui può :D

CITAZIONE
Lo prese per la prima volta in una notte di agosto, una di quelle in cui le stelle sembravano staccarsi dal cielo.

Basterebbe questo, per riconoscere il tuo marchio ovunque.

Quando l'ho scritto è stata la prima cosa a cui ho pensato ^__^

CITAZIONE
Punto numero due: io invidio il tuo stile, come riesci a rendere significativa ogni parola, a renderla vivida, senza usare ottanta aggettivi e cinquanta subordinate.

*piange*
Grazie <3 <3 <3
 
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view post Posted on 26/5/2011, 21:33
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QUOTE (SignorinaEffe87 @ 26/5/2011, 22:06) 
Punto numero due: io invidio il tuo stile, come riesci a rendere significativa ogni parola, a renderla vivida, senza usare ottanta aggettivi e cinquanta subordinate. :sisi:

*si sente in colpa perché me usa 50 aggettivi e 80 subordinate* Xd

Bellissima storia, ma diciamo che non è Vero BdSm xD quello vero è mooooolto peggio di questo
Ma rimane comunque bellissima.
 
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Lady Aika
view post Posted on 26/5/2011, 21:41




CITAZIONE
ma diciamo che non è Vero BdSm xD quello vero è mooooolto peggio di questo

Ya, mi hanno già detto.
Purtroppo credo che però sia il massimo che riesco a fare.
Già nemmeno questo tipo di pratiche sadiche (perché sì, la cera è SADICA) mi viene difficile concepirle, quindi scrivere su cose ancora più forti credo che non faccia molto per me *rolls*
Mi rassegnerò a tornare alle mie lemon classiche *rolls*

Qualche altro appunto da fare? \o/ accetto consigli, bacchettamenti (???) e quant'altro ^^
 
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view post Posted on 26/5/2011, 22:00
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QUOTE
perché sì, la cera è SADICA

dipende da che cera si usa... quelle delle candele casalinghe(quelle dei black out per intenderci haha xd) fondono a alta temperatura, mentre le candele nere bdsm(mai visti i video? :look: ) fondono a una temperatura minore, rendendo "l'agonia" molto meno forte(ma ovvio, se ti intozzi nella cera nera da capo a piedi, certamente ti ustioni.)
SPOILER (click to view)
come sa queste cose? ndvoi
segreto :omg:

 
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Lady Aika
view post Posted on 26/5/2011, 22:10




Sì ma nel contesto della mia storia non c'erano le candele *apposite* per il bsdm *rolls*
Quindi sì, fa male u.ù
(poi beh, il fatto che io abbia tipo paura di tutto e che mi brucerei anche con le candele che dici tu è una questione secondaria credo).

Comunque sia *rolls* questa è stata anche la mia prima bsdm, non è detto che non ne scriva altre e magari il grado di bsdm riesca ad alzarlo *rolls*
 
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view post Posted on 26/5/2011, 22:17
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°ç°
me aspetta con ansia *A*
 
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Lady Aika
view post Posted on 26/5/2011, 22:24




CITAZIONE
me aspetta con ansia *A*

Questo è masochismo *annuisce*
*rolls*

(Grazie della fiducia, comunque ^^)
 
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view post Posted on 26/5/2011, 23:11
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scrivi di sicuro meglio di me, dunque me si inchina *inchino*

 
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NonnaPapera!
view post Posted on 27/5/2011, 13:01




Woooow. *.* sei un genio :rosa:

Grazie per aver postato questa perla!!! Il rapporto descritto tra i due è molto ma molto contorto, ma al contempo appare quasi naturale.
Hai un modo di descrivere is entimenti e le scene che trovo veramente splendido
Come ti hanno già detto le altre questa storia è un bdsm leggero leggero^^ però è veramente splendida.
Attendo il seguito ( s emai ti saltasse in mente di scriverlo :D )

p.s. se vuoi informazioni sul bdsm basta che fai un fischio e ti do alcuni link interessanti ^.-

p.p.s. posso farti un appuntino microscopico?? si scrive BDSM non BSDM :D
 
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view post Posted on 27/5/2011, 13:39
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se vuoi, io ho una serie di manga stupenda °ç°
si chiama Hoshi no Yakata(ehm... titolo struppio, non mi ricordo esattamente com'è...)
è tutto BDSM °ç° fantastico °w°
 
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NonnaPapera!
view post Posted on 27/5/2011, 13:51




Hoshi no Yakata

E' quello diviso in due parti? una con il tipo prigioniero e l'altra con il tipo vecchio con l'amante giovane??
 
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Lady Aika
view post Posted on 27/5/2011, 13:52




CITAZIONE
p.p.s. posso farti un appuntino microscopico?? si scrive BDSM non BSDM

Gnaaaa x3 è vero u.ù
E soprattutti sono secoli che lo scrivo sbagliato e NESSUNO mi corregge *piange*

Comunque, grazie per le offerte di aiuto *rolls*
Solo che penso di aver raggiunto il massimo del concepibile per la mia mente. Forse è un po' "chiusura mentale", forse devo sciogliermi un po' di più (perché del resto anche quando ho scritto la prima lemon slash mica avrei mai pensato di scriverne una prima :D) però per adesso questo è il mio limite.
Poi non ho mai letto dei racconti con questa tematica (mi sono capitati dei porno orripilanti *rolls*) quindi ho dovuto andarci ancora più di immaginazione del solito. In realtà, anche se non è BDSM forte, sono abbastanza soddisfatta del risultato. Basterebbe solo togliere questa etichetta, no? [ora arriverà qualcuno a dire che tutto il racconto fa pena :D]
Tornerò alle lemon standard \o/ (se volete ne pubblico un'altra u.ù).

E semmai dovessi riprendere in mano i due personaggi credo che approfondirò l'aspetto psicologico del loro rapporto padrone/servo. Tipo una specie di sindrome di Stoccolma ^^
 
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view post Posted on 27/5/2011, 14:17
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E' quello diviso in due parti? una con il tipo prigioniero e l'altra con il tipo vecchio con l'amante giovane??

Veramente... non lo so. Soo ben 4 volumi da 5 capitoli ognuno XD

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mi sono capitati dei porno orripilanti *rolls*

°ç° Quale Quale Quale °ç°
 
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31 replies since 26/5/2011, 20:31   199 views
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