The mage

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bloodingeyes
view post Posted on 11/8/2011, 10:11




Nick autore: Bloodingeyes


Titolo storia: The mage


Titolo capitolo: Invasore


Genere: Erotico, Fantasy, Generale


Avvertimenti: Lemon/lime, yaoi


Breve introduzione: C’era un regno grande e potente. Un regno in cui la magia si respirava ad ogni angolo e nessuno temeva troppo il domani. Ma un giorno un re avido decise di attaccare queste terre e di farle sue. Per quanto si tentasse di fermarlo, continuava ad avanzare inesorabilmente lasciandosi dietro solo morte e distruzione, giungendo presto in vista della capitale. Per vincere questa guerra il re decise quindi di risvegliare la bestia, sopita da ormai 500 anni.


Eventuali note: Storia partecipa alla challenge “Dal Nome alla Storia (Only slsh)” di NonnaPapera! Andate alla fine del capitolo per il resto delle note…


 


Invasore


            C’era un regno grande e potente i cui confini si stendevano dalle alte montagne fino al mare. Era un regno prospero e la gente era felice del proprio re. Era un regno in cui la magia si respirava ad ogni angolo e nessuno temeva troppo il domani. Ma un giorno un re avido decise di attaccare queste terre e di farle sue. Per quanto si tentasse di fermarlo, continuava ad avanzare inesorabilmente lasciandosi dietro solo morte e distruzione, giungendo presto in vista della capitale, dove il re, la regina e i loro figli dimoravano


            -Arrenditi a me!- urlò l’invasore sotto le mura della città –arrenditi e  la tua famiglia avrà salva la vita!- ma il re rifiutò


            -Finchè avrò vita non mi arrenderò mai!- e così iniziò l’assedio alla roccaforte. I giorni passavano e il cibo iniziava a scarseggiare, e dovette essere presto razionata anche l’acqua del pozzo. Sembrava non ci fosse scampo per quel grande regno e allora il re convocò i generali, i saggi e i maghi del suo regno per cercare una soluzione. Cercarono di cambiare strategia d’attacco, cercarono di migliorare con la magia le condizioni dell’esercito, fecero di tutto ma nulla funzionava. Così uno dei maghi di corte si fece avanti ed espose la sua folle idea


            -Mio re- iniziò –questi sono tempi duri per noi e per tutta la nostra gente, se questa guerra non porterà alla nostra disfatta comunque non ne usciremo illesi, siamo in una condizione critica e sembra che nulla ci possa aiutare ma io avrei una proposta da farvi… ormai non abbiamo più nulla da perdere e quindi cosa ci costerebbe provare a giocarci il tutto per tutto?-


            -Cosa intendi dire, mio stregone?- gli chiese il re perplesso


            -La mia famiglia da molto tempo custodisce nel proprio sangue una magia antica e potente, e visto come stanno mettendosi le cose penso che dovremmo sfruttarla-


            -Pazzia!- urlò il re capendo finalmente cosa volesse fare il suo mago –noi non spezzeremo quell’incantesimo! Non risveglieremo quella belva! Siamo in una brutta situazione, lo ammetto, ma non sono ancora così disperato da dover fare quello che mi suggerisci, c’è voluto il sacrificio della Grande Maga per imprigionare quell’essere e non c’è tutt’oggi un mago o una strega abbastanza potente da fare la stessa cosa, quindi no! Non romperemo il sigillo di sangue e quel demone continuerà a dormire per l’eternità!- detto questo il re se ne andò infuriato. Il mago si chiamava Gaio, la sua famiglia discendeva direttamente della Grande Maga, e nel loro sangue c’era un incantesimo che avrebbe potuto spezzare un sigillo antichissimo che la loro antenata aveva fatto cinquecento anni prima ad un essere mostruoso e crudele che aveva terrorizzato per moltissimo tempo quelle lande, distruggendo e uccidendo ogni cosa che gli si parasse di fronte. Quella sera tornando a casa trovò la propria moglie Elaina a preparare la cena insieme alla loro figlia, Desdemona


            -Come mai quell’aria abbattuta?- gli chiese la donna lasciando i fornelli per qualche istante


            -Ho parlato con il re oggi- gli rispose lui –ma non mi ha ascoltato-


            -A quale proposito?- chiese Elaina e Gaio guardò la loro giovane figlia, con i suoi lunghi capelli neri, la pelle chiara e gli occhi verdi, diventava ogni giorno più bella


            -Il sigillo- le rispose Gaio e la donna per poco non scoppiò in lacrime –se questa guerra non si risolverà sai che sarà nostro dovere rompere quel sigillo e tentare di addomesticare quell’animale- la donna singhiozzò pietosamente e Desdemona le chiese cosa stava succedendo ma lei l’abbracciò semplicemente continuando a piangere.


 


            Altri giorni passarono e ancora il conflitto non si risolveva, gli invasori erano forti e ogni loro attacco mirava alla distruzione delle mura ma quelle ancora non cedevano, costruite in tempi antichi dai migliori carpentieri e cementate con la magia dei più grandi incantatori, alcuni dicevano persino della Grande Maga in persona. Ma ormai il popolo era al limite, molti erano quelli che morivano ogni giorno e i crampi della fame e della sete iniziavano ad attanagliare anche le famiglie più benestanti. Ormai il re vide il proprio regno prossimo a cadere e decise di chiamare Gaio


            -Mio fedele servitore, sei sicuro che questa sia la scelta giusta?- gli chiese


            -Tutta la mia famiglia ha nel sangue quel sigillo, faremo tutto il possibile per risvegliare e soggiogare quella belva, tutti insieme-


            -E se non dovesse funzionare?-


            -Mio re, che abbiamo da perdere?- a questo il signore non seppe rispondere e così accettò la proposta del suo mago che tornò a casa per raccontare le ultime novità. Elaina e Desdemona inorridirono e presero a piangere per la disperazione. Gaio non voleva fare questo alla propria figlia, ma era inevitabile, se non avessero per lo meno tentato sarebbero tutti morti e alla giovane Desdemona sarebbe potuto capitare un destino anche peggiore: stuprata e venduta come schiava a qualche orribile padrone straniero


            -Padre- si intromise Alexander, l’unico altro figlio di Gaio –potrei aiutarti in qualche modo?- gli chiese trattenendo orgogliosamente le lacrime. Anche lui era un bel ragazzo, anche se basso per la sua età e magrissimo, aveva la pelle chiara e i capelli corti e neri, con una sola lunga treccina dietro l’orecchio sinistro, tenuta da due piccole perline rosse che lo definiva come ancora un ragazzo e non un adulto. Ma la cosa più eclatante nel suo viso erano quei due anomali occhi violetto, il cui colore arrivava a schiarire anche le ciglia del ragazzo. E quegli occhi alle volte potevano vedere oltre alla realtà delle cose, erano un grande dono e Alexander aveva sin da piccolissimo imparato a sfruttarlo. Era un bravo mago, nulla di eccezionale, ma si impegnava molto in tutto quello che faceva, nello studio come nella magia. Era un ragazzo sveglio e intelligente


            -Si, il tuo aiuto mi sarà fondamentale per preparare il rito e per aiutare tua sorella- gli disse Gaio –sei un bravo mago-


            -Grazie padre, farò del mio meglio-


            -È tutto ciò che ti chiedo-


 


*°*°*°**°*°*


 


Eventuali note: Su questo capitolo non ho molto da dire, piuttosto vorrei sottolineare che questa storia doveva essere la mia 2° pubblicata per la challenge e poi è diventata la 6°… questo per darvi un idea approssimativa di quanto ci sto lavorando e quanto mi piaccia questa storia… Il titolo fa schifo ma io faccio sempre schifo con i titoli… per ora abbiamo conosciuto un po’ di gente poi ne conosceremo altra… continuate a seguirmi XD


 

 
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bloodingeyes
view post Posted on 11/8/2011, 10:37




Il risveglio


Quella sera stessa la famiglia di maghi, il re e pochi altri, aprirono molti passaggi segreti e scesero fino ad una cripta di pietra, al di sotto delle segrete e delle fondamenta stesse del castello, nelle profondità più oscure della terra. Era un luogo disadorno, freddo e buio, pieno di ragnatele e tanto puzzolente. Al centro della sala c’era una statua di un uomo, in piedi, con la testa china e gli occhi chiusi, teneva le braccia leggermente aperte. Aveva un bel viso e un’espressione serena, non dimostrava molto più di 20 anni ma il suo corpo possente e la sua statura mettevano in soggezione. Ed era quello il mostro tremendo che dovevano risvegliare. In vita era stato un assassino, un ladro e un furfante della peggior risma. Aveva portato la carestia con la sua sola nascita e dovunque andasse portava morte e sofferenza insieme alla sua gilda di maghi oscuri. Era stato un uomo orribile ma finalmente, un giorno di 500 anni prima, la Grande Maga l’aveva imprigionato, facendolo diventare di pietra e poi l’aveva nascosto nelle profondità del castello dove era rimasto fino a quel momento. Ma ora avevano bisogno del suo aiuto, perché per quanto fosse un assassino e un bastardo era anche il più grande stregone e il più grande guerriero di tutti i tempi. Nessuno era mai riuscito a batterlo in un incontro leale e la Grande Maga aveva dovuto sedurlo per fargli abbassare la guardia e imprigionarlo. La famiglia iniziò a preparare il rito, tracciando a terra i segni di potere e bruciando le erbe per purificare il luogo. Dopodiché venne il momento di Desdemona, la ragazza tremava per la paura e si tratteneva a stento dal piangere


            -Alex ho paura- disse al fratello e quello l’abbracciò con foga per infonderle coraggio


            -Ti proteggeremo noi- le assicurò e le tenne la mano fin davanti a quella statua –sono con te Desy- le disse baciandola fra i capelli prima di andarsene fuori dal cerchio come richiedeva il rito. La ragazza si fece coraggio e iniziò a cantilenare la sua magia per risvegliare quello spirito. Da prima non successe nulla ma quando la ragazza iniziò a bagnare con sangue di capretto la roccia quella iniziò a prendere vita. Iniziò a respirare e a poco a poco a sgretolarsi. Due occhi rossi come il fuoco si aprirono e fissarono Desdemona mentre questa continuava la sua magia piangendo. La statua allora si mosse, le braccia andarono a circondare i fianchi della ragazza e le accarezzarono la schiena in un gesto rassicurante. Ma ad un tratto la statua si ritirò e guardò indignata la ragazzina prima di richiudere di nuovo gli occhi e tornare alla posizione iniziale, senza muoversi più


            -Che è successo?- chiese il re


            -Non lo so- ammise Gaio avvicinandosi alla statua per controllare e chiese alla figlia spiegazioni


            -Ho detto la formula nella maniera giusta, non capisco neppure io- ammise la ragazza guardando la statua di quell’uomo terribile


            -Forse era sbagliata la formula- azzardò Alex avvicinandosi e appena dentro al cerchio la statua si mosse di nuovo aprendo i suoi occhi di brace e fissandoli sul ragazzo che sobbalzò sorpreso e spaventato


            -Oppure era sbagliato il mago- sussurrò Gaio –figlio prendi il posto di tua sorella-


            -Come? Ma… - il ragazzo non capiva ma fece quanto ordinato e riprese da dove Desdemona aveva interrotto. La statua ora abbracciò lui e questa volta non sembrò volersene staccare, l’accarezzò per tutta la lunghezza della schiena e dei fianchi per poi andarlo a palpeggiare anche sul sedere –Ma che diavolo… ?- urlò indignato il ragazzo ma suo padre gli ordinò di continuare e Alex ubbidì mentre l’altro iniziava a baciargli il collo e intrufolava le sue mani sotto i vestiti –Padre, non posso! È un uomo!-


            -Mi dispiace Alex, ma se questi sono i suoi gusti non possiamo farci nulla- gli rispose Gaio decisamente sollevato. Preferiva di gran lunga che fosse Alexander a dover far rinascere quel demone, perché la piccola Desdemona non era ancora pronta per affrontare qualcosa di così crudele e tremendo. Alex sarebbe sopravvissuto, era un bravo ragazzo e un bravo mago e poi aveva già 16 anni mentre Desdemona ne aveva soltanto 4, almeno lui sapeva cos’era il sesso! Il ragazzo continuò a recitare la sua magia, mentre il tremendo stregone si approfittava di lui e esplorava con le mani ogni lembo di pelle e lo baciava su tutto il collo. Quando però lo penetrò con le dita il ragazzo si ribellò e gli sbattè in testa la ciotola rituale


            -Adesso basta!- gli urlò infuriato e lo stregone si massaggiò dove il ragazzo l’aveva colpito come se potesse sentire dolore, da prima si dimostrò sorpreso ma poi sorrise maligno e Alex tremò completamente di paura. Gaio lo incitò ancora a completare il rito, in fondo non era mica lui quello che stava venendo molestato! Il ragazzo concluse tagliandosi il palmo della mano ed offrendo il proprio sangue allo stregone che lo leccò fissando il ragazzo negli occhi e muovendo la lingua sulla ferita come se stesse leccando ben altra parte del corpo. Alex tremò ancora ma questa volta non di paura. E finalmente lo stregone fu libero. La sua pelle da grigio pietra ritornò ad essere come la descrivevano i menestrelli: di quell’insolito colore scuro, simile a caramello bruciato, con tanti sottili tatuaggi bianchi a solcarla persino sul viso e i corti capelli ritornarono del loro colore originale, un bianco argentato e luminoso che non dava però l’idea di vecchio. Era bello e tremendo allo stesso tempo, come l’avevano descritto tutte le storie di terrore, e forse anche di più. Alex poteva vedere la magia uscire dal suo corpo attraverso la pelle, così tanta e così forte da essere quasi solida. Non aveva mai visto niente del genere su nessun’altro mago, quello a cui si trovava davanti era davvero uno stregone eccezionale. Ma tutto passò in secondo piano quando l’uomo lo baciò sulle labbra, portando una mano fra i suoi capelli per impedirgli di scappare e allo stesso tempo trascinarlo a terra con lui. Era forte molto più di quello che sembrava e svestì Alex in un istante


            -Fermati!- gli urlò il ragazzo terrorizzato ma lo stregone non lo ascoltò. Nella sala erano rimasti solo il re e il padre del ragazzo, tutti gli altri per pudore se ne erano andati, lasciando il povero giovane al suo destino, che non fu poi così tremendo come si era immaginato. Lo stregone era rude ma allo stesso tempo cercò di non fargli troppo male, accarezzandolo e baciandolo in zone decisamente sensibili, iniziando piano per lasciargli il tempo di abituarsi. Quando finalmente venne Alex sperò che fosse tutto finito ma lo stregone gli fece solo cambiare posizione per poi ricominciare tutto da capo. E poi ancora un’altra volta e finalmente alla quarta Gaio e il re si decisero ad intervenire


            -Stregone, adesso basta!- gli ordinò il re e Alexander lo ringraziò mentalmente, quasi non riusciva più a respirare –Abbiamo cose importanti di cui discutere- lo stregone lo guardò perplesso e finalmente aprì la bocca per parlare ma non ne uscì niente di comprendibile


            -Ehiea fatawet ghgi ohjafi?- dal tono che usò sembrava aver fatto una domanda e che fosse anche incredibilmente irritato ma nessuno capì quello che aveva detto


            -Cosa?- chiese il re perplesso e stupito


            -Gei ohg tikawik genwri eowuri?- chiese ancora lo stregone sempre più perplesso e incazzato


            -Possibile che non parli la nostra lingua?- chiese il re a Gaio


            -Bhè è stato imprigionato molto tempo fa e al tempo la lingua parlata era probabilmente un'altra… - si ricordò il padre del ragazzo


            -E adesso che facciamo?- chiese allora il re


            -Bisogna andare a chiamare tutti i sapienti che conoscono le lingue antiche e farli scendere qui, sperando che almeno uno di loro sappia parlare con lo stregone-


            -Fieb gfo abfi obawg hwohywi- sbuffò lo stregone nella loro direzione, sempre irritato, ma quando si voltò verso Alexander sorrise radioso –ghe igtawib gtfuo aegfaihaetg, gervar?- gli chiese e naturalmente il ragazzo non capì una parola ma il senso della frase gli fu presto chiaro: lo stregone non era ancora soddisfatto e voleva ancora scopare. E mentre il re mandava a chiamare i suoi eruditi e quelle vecchie cariatidi scendevano alla velocità di lumache, lo stregone fece in tempo a venire altre due volte e Alexander svenne per la troppa fatica


            -Stregone!- lo chiamò ancora il re e quello si voltò fulminandolo con lo sguardo


            -Faji gfaub gfua bfua?- il re si voltò verso i suoi sapienti e uno subito si fece avanti


            -So che lingua parla- disse e poi si rivolse allo stregone –fih aieog haih ga fiaw hgtoia- gli disse che il re gli voleva parlare


            -Fiha egiha fagtawsgta gsegtgfswat igt nhaow! Uftinas igharjwi oatuiwa kfh asg!- gli ringhiò mettendosi a sedere, appoggiando Alexander al suo petto e tenendolo come se fosse un tesoro prezioso


            -Dice che non vi vuole ascoltare e che ha di meglio da fare- tradusse il vecchio, tralasciando che aveva mandato il re a fare qualcos’altro con il suo regale sedere


            -Digli che il regno è in pericolo e che l’abbiamo risvegliato solo perché ci aiuti- il vecchio tradusse


            -Hfiae efio aiofjawo ifhai-


            -Dice che non gli interessa- tradusse in maniera meno rude il vecchio


            -Digli che se non ci aiuta lo rinchiudiamo di nuovo- e il vecchio tradusse di nuovo


            -Kehaha!- disse lo stregone ridendo e l’aria attorno a lui crepitò e divenne nera per colpa del suo stesso potere malvagio di cui tutti si spaventarono


            -Ha detto “provateci”- balbettò il vecchio e adesso il re non sapeva più che dire, accorgendosi di aver risvegliato qualcosa di davvero incontrollabile. Gaio allora decise di intervenire e si tagliò anche lui il palmo della mano per poi poggiarlo a terra e attivare uno dei cerchi rituali


            -Vecchio digli che se non farà quello che vogliamo lo faccio tornare di nuovo pietra!- lo stregone rimase perplesso


            -Vi chiede se siete disposto a sacrificare vostro figlio- tradusse l’erudito


            -Si- rispose fermamente Gaio e allora lo stregone svegliò il ragazzo


            -Che succede?- chiese Alexander cercando di divincolarsi dalle braccia dello stregone ma poi si accorse che uno dei cerchi era attivo e riconobbe di quale si trattava –Non potete farlo, padre! Vi prego!- gli occhi del giovane erano fissi sul genitore e non vide l’espressione soddisfatta e maligna che apparve sul volto dello stregone


            -Mi dispiace ma non vuole aiutarci e non posso fare altrimenti- disse Gaio e prese ad attivare il sigillo


            -No! Ti prego!- gli chiese pietosamente il ragazzo ma non ricevette risposta allora si volò verso lo stregone con le lacrime agli occhi –Perché non ci vuoi aiutare? Preferisci tornare di pietra? Io non voglio!- gli urlò e lo stregone sembrò davvero sorpreso e impacciato


            -Ihf aer ioahira?- chiese al vecchio traduttore che gli spiegò quello che il ragazzo stava singhiozzando, rendendo più crudo e struggente il senso della frase. Lo stregone si fece perplesso e la sua espressione divenne combattuta, lui era abbastanza forte da contrastare l’incantesimo ma il ragazzino sarebbe sicuramente diventato di pietra. E mentre rispondeva nella sua antica lingua, accarezzava teneramente Alexander per cercare di calmarlo


            -Ha accettato di aiutarci!- disse il vecchio erudito sorprendendo un po’ tutti –ma vuole delle cose… - aggiunse mentre lo stregone continuava a parlare –vuole una casa tutta per sé costruita dove vuole lui e nel modo che preferisce… vuole molto oro e gioielli e… e vuole il ragazzo come suo compagno-


            -No!- si affrettò a dire Alexander


            -Digli che gli darò tutto quello che vuole se si dimostrerà fedele e mi servirà- accettò il re e lo stregone sorrise vittorioso alzandosi e tenendo in braccio Alexander che ancora piangeva. Non voleva essere una proprietà di quell’uomo orribile che l’aveva stuprato senza tanti riguardi e che nella sua vita passata era stato un assassino. Cercò conforto nello sguardo del padre ma non ne trovò. Nessuno lo guardò più negli occhi.


 


*°*°*°**°*°*


 


Eventuali note: Ok, abbiamo conosciuto la bestia e adesso non scassatemi le balle perché Alexander è giovane perché altrimenti io inizio una campagna per chiedere la cancellazione di tutte storie erotiche con Ciel e Sebastian protagonisti (Kuroshitsuji) perché Ciel ha 12 anni e non gliene frega niente a nessuno! Gaio mi è venuto particolarmente stronzo in questo capitolo. Prima o poi metterò anche in rete i disegni per mostrarvi i tatuaggi del mago (si perché ho fatto un mucchio di disegni). La lingua parlata dal mago è la Famosissima, Rinomatissima, Difficilissima lingua del Saggio Criceto sulla Tastiera, per un po’ non capirete un accidenti di quello che dice, mettetevi l’anima in pace. Alexander è sfigato… sfortunatamente mi è nato così.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 11/8/2011, 11:30




Massimo Magno


            Risalirono dalle segrete e andarono nella camera del tesoro, perché la prima cosa che il re voleva fare era ingraziarsi il terribile mago. Gli disse che tutto quello che trovava in quella sala era suo e che avrebbe fatto costruire dove preferiva la più bella casa di tutto il regno. Lo stregone annuì appena e chiese dei vestiti più appropriati all’epoca e fu accontentato, il re fece portare le più belle stoffe e modelli ma lo stregone guardò tutto disgustato, voleva qualcosa di più semplice e leggero. Provarono con altre vesti ma alla fine, spazientito, quello prese una stoffa nera e con la magia se la cucì addosso in un abito quasi da popolano. Quando fu vestito chiese di sapere in che condizioni versava il regno e il re lo portò nella sua sala del consiglio per mostrargli la situazione, come procedeva l’assedio e tutto quello che avevano tentato fino a quel momento. Lo stregone non disse mai una parola, rimanendo seduto sul suo scrano con le braccia incrociate e solo quando i generali ebbero finito il loro rapporto si alzò fissando la mappa di guerra


            -Quale magia pensate di usare?- gli chiese il re, facendo tradurre dal suo vecchio erudito


            -Nessuna magia, per un esercito così grande sarebbe troppo stancante-


            -Capisco- disse il re, leggermente deluso. Avrebbe proprio voluto vedere gli strabilianti poteri di quell’uomo all’opera. Alexander se ne stava da una parte silenzioso, senza capire del tutto cosa stavano dicendo tutti quegli uomini e guerrieri ma una cosa la capì meglio lui di chiunque altro in quella sala: quando lo stregone fece diventare le mappe dei modelli tridimensionali senza dire neppure una parola, capì di avere davanti l’uomo più potente che avesse mai camminato sulla terra. Per fare qualsiasi magia servivano delle parole, dei cerchi, dei riti ma lui aveva fatto una magia solo con l’imposizione della volontà e Alexander non conosceva nessuno in grado di fare una cosa del genere. Quello che riusciva a fare era allo stesso tempo tremendo e affascinante


            -Faihrij tologja dsio gtjgksdj- disse lo stregone e il vecchio si affrettò a tradurre


            -Vuole rompere gli argini del fiume- e continuò a tradurre tutto il piano che il tremendo mago stava proponendo di mettere in atto –Dovrete mandare dei vostri uomini fuori dalle mura della città e quelli dovranno sotterrare delle mie magie in questo punto- indicò un argine del fiume più a monte –io farò in modo che gli argini si rompano - pressò il modello sull’argine del fiume e l’acqua scese nella valle dove era radunato l’esercito nemico spazzandolo via, il castello era stato costruito più in alto proprio per evitare di essere sommerso in caso che gli argini si fossero rotti e quindi non venne neppure toccato dalle acque –E quando saranno tutti morti risanerò l’argine- continuò a spiegare lo stregone –e asciugherò l’acqua- passò la mano sul lago che si era creato nella valle e quello si asciugò –così avrete la vittoria- concluse ritornando ritto e fissando il re che gli sorrise e accettò senza fare domande quel piano


            -Avete bisogno di qualcosa per preparare le vostre magie?- gli chiese uno dei vecchi maghi del re ma lo stregone gli fece dire di avere solo bisogno di silenzio e calma


            -Lasciamogli questa sala allora!- intervenne il re euforico –usciamo e lasciamo lo stregone al suo lavoro- tutti ubbidirono e rimase solo Alexander


            -Gervar- disse lo stregone al ragazzo, sorridendogli e allungando la mano verso di lui. Alex gli si avvicinò tentennante e appena gli fu abbastanza vicino lo stregone lo trascinò a sedersi sulle sue gambe abbracciandolo –Gervar, niha gervar- gli disse ma naturalmente il ragazzo non capì una parola e tentò di dirglielo ma era come se un muto cercasse di parlare ad un sordo. Non si capirono e alla fine il ragazzino lasciò perdere e si lasciò abbracciare e baciare, in fondo non era poi così tremendo come fare sesso in una cripta oscura e puzzolente. Dopo poco tornò il re con sette guardie a scortarlo e il vecchio erudito per tradurre


            -Questi sono i miei soldati migliori, porteranno a termine il compito a costo della vita- disse il re per poi guardarsi in torno –dove sono le vostre magie?- chiese perplesso e il mago allungò la mano davanti al volto facendo apparire senza una parola sette piccoli sassi neri e lisci, consegnandone uno ad ogni guardia –Tutto qui?- chiese il re perplesso e stupito, non capendo quanto in realtà quelle piccole pietre fossero tremende, erano pezzi dello spirito del mago, parti integranti della sua magia e della sua anima, solidificate. Per fare una cosa del genere ci sarebbero volute intere settimane ad un altro mago


            -Kan- rispose lo stregone annuendo e aggiunse qualcos’altro che il vecchio dovette tradurre       -Dice che le vostre guardie devono muoversi subito, saltando dal lato a est delle mura, non devono temere la morte perché quelle pietre li proteggeranno dalla caduta, li nasconderanno dagli occhi dei nemici e finché le terranno in mano la loro unica preoccupazione deve essere quella di correre fino al fiume, una volta che le avranno seppellite devono rimanere sull’argine ma spostarsi di 50 passi e una volta che l’argine si sarà riformato gliele dovranno riconsegnare, se penseranno anche solo un attimo di tenerle verranno uccisi nella più brutale delle maniere- disse tutto questo fissando negli occhi le guardie con la stessa tranquillità di cui si può parlare di una bella giornata, era sicuro che quelle pietre sarebbero tornate a lui e che il suo piano avrebbe funzionato senza nessun intoppo. Quando le guardie furono finalmente partite lo stregone si rivolse di nuovo al re –Dice di voler parlare con l’invasore prima di ucciderne l’esercito-


            -E perché?- chiese il sovrano


            -Questioni personali- tradusse il vecchio erudito –se non accettate questa condizione dice che non farà la sua magia- e il re fu costretto ad accettare. Alex andò affianco al vecchio erudito e gli parlò a bassa voce


            -Potreste tradurmi una cosa?- gli chiese porgendogli il braccio per aiutarlo a camminare


            -Se posso lo farò- gli rispose il vecchio e il ragazzo guardò il re e lo stregone che camminavano davanti a loro nel più completo silenzio


            -Lo stregone continua a ripetermi una cosa, ma non capisco cosa significhi-


            -Cosa ti dice?-


            -Gervar- a quella parola lo stregone si voltò verso di lui sorridendo e il ragazzo arrossì –che diavolo ho detto?- chiese esasperato


            -Gervar significa “Tesoro” o “Amore”, è un modo carino per chiamare il proprio compagno- gli spiegò il vecchio e Alexander arrossì fino alla punta delle orecchie


            -Ma perché proprio a me?- si lamentò


            -Era destino- gli rispose il vecchio –era nel tuo stesso sangue-


            -Nel mio sangue c’era un incantesimo per risvegliare un antico e tremendo stregone ma non c’era scritto da nessuna parte che sarei dovuto diventare il suo fidanzato!- ringhiò il ragazzo


            -Pensa al lato positivo: per lo meno non è la persona orribile che tutte le storie dipingono… o non così tanto… -


            -Su questo non ci giurerei- si lasciò sfuggire il ragazzo


            -Perché dici così? So che quello che ti ha fatto è stato traumatizzante ma ti assicuro che poteva essere peggio, molto peggio… -


            -Non è per quello!- si affrettò a spiegare il ragazzo, alzando la voce e ancora lo stregone si voltò a controllare ma non disse nulla, non capendo quello che stava succedendo –è per il suo potere, mi spaventa! Attorno a lui c’è un aura magica che sembra quasi solida ed è così nera! Fa paura!-


            -Mi dispiace- disse ancora il vecchio ma non aggiunse altro. Il ragazzo doveva imparare a convivere con questa sua nuova condizione, lui era solo un vecchio topo di biblioteca e non intendeva andare contro al più temibile mago di tutti i tempi. Una volta sulle mura l’uomo si sporse per vedere le file nemiche che si stavano riposando e il suo viso divenne una maschera dura e vuota


            -Chiedetegli se va tutto bene- ordinò il re al suo traduttore e lo stregone annuì prendendo da parte l’erudito per parlargli da solo. Intanto uno squadrone di cavalieri si avvicinò alla città: era il re invasore che veniva per parlare. Le porte della città si aprirono e uscì solo il mago


            -Che scherzi sono questi?- chiese l’invasore –chi sei tu? Io devo parlare con il re!-


            -Io sono Massimo Magno- disse lo stregone con un accento assurdo, ripetendo le parole che il vecchio erudito gli aveva insegnato in pochi minuti –arrendetevi o morirete!- il re gli rise in faccia e firmò così la sua condanna. Un rumore come di un tuono o di una frana riempì la valle mentre gli argini del fiume cedevano e l’acqua scendeva a valle uccidendo e distruggendo tutto l’esercito nemico. Il re guardò la disfatta del suo esercito, sopraggiunta in meno di un attimo


            -Io sono Massimo Magno- ripeté –Sono lo stregone immortale, l’uccisore del Drago, deponete le armi e inginocchiatevi a me- il re urlò ai suoi uomini di attaccare ma appena lo fece la sua pelle iniziò ad essere dilaniata da mille lame e gli occhi gli si sciolsero nelle orbite mentre la sua armatura prendeva fuoco. A vedere la fine del loro re gli altri soldati smontarono da cavallo e gettarono le loro armi ai piedi di quel mago –Vi concederò la grazia- disse allora l’uomo –ma prima di poter tornare alla vostra casa dovrete andare in ogni regno e dire che lo stregone immortale Massimo Magno è tornato a camminare sulla terra, giurate di farlo e avrete salva la vita- i cavalieri giurarono e furono liberi di andarsene.


 


*°*°*°**°*°*


 


Eventuali note: E abbiamo iniziato a vedere gli strabilianti poteri dello stregone all’opera e finalmente abbiano anche scoperto come si chiama. Massimo era uno dei nomi che mi erano stati dati per la challenge e significa “il più grande, il maggiore”. Magno è il secondo nome, non il cognome, e significa sempre grande. Alla fin fine il suo nome per intero dovrebbe significare il più grande fra i più grandi (un po’ megalomane da parte mia battezzarlo così ma mi piaceva come suonava). Alexander, mi ero dimenticata di scriverlo, significa protettore degli uomini… e non ci azzecca niente con lui. Per la storia del “Io sono Massimo Magno, sono lo stregone immortale, l’uccisore del Drago” non vi posso spiegare ancora ma è la parte forse più interessante della sua storia personale.


 

 
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bloodingeyes
view post Posted on 11/8/2011, 13:02




Sveglia, doccia e colazione


            Alex aprì gli occhi sbadigliando e cercando di rigirarsi nelle coperte per trovare un po’ più di calore ma non ci riuscì. Ancora per metà nel mondo dei sogni non capì subito dove si trovava o a chi fosse abbracciato ma quando la sua mente fu abbastanza lucida saltò via come una molla. Lo stregone borbottò qualcosa di incomprensibile nel sonno e si voltò su un fianco, tornando a dormire tranquillo. Alex lo fissò e per un attimo non riuscì a ricordare come ci fosse finito nella stesso letto con quel tipo e soprattutto come mai fossero entrambi completamente nudi. Poi la realtà dei fatti lo colpì come una cannonata: avevano fatto sesso, di nuovo. Gli girò all’improvviso la testa al ricordare tutto quello che gli era successo in una sola notte: aveva risvegliato un potentissimo mago maniaco e aveva fatto sesso con lui, poi quello stesso stregone aveva praticamente da solo sterminato un esercito e ucciso un re in una maniera orribile, senza invocare nemmeno un incantesimo. E alla fine avevano fatto ancora sesso. Gli faceva un male tremendo tutto il corpo, soprattutto il sedere ed era tutto sporco di… meglio non pensare troppo a cosa fosse quella roba bianca e appiccicaticcia. Visto che lo stregone stava dormendo, Alex pensò di andarsi a lavare e, più silenziosamente possibile, andò in bagno e si chiuse la porta alle spalle. Per un attimo pensò di scappare ma poi gli ritornò alla mente la morte del re e decise di rinunciare, non intendeva fare quella fine, quindi si preparò un bagno caldo grazie alla magia e si immerse nell’acqua cercando di rilassarsi. Non gli fu esattamente così facile, ogni volta che cercava di svuotare la mente il viso dello stregone gli invadeva la testa. I suoi occhi, soprattutto, lo facevano agitare, erano così strani, un momento erano freddi e spietati e quello dopo erano lipidi e dolci, e anche il loro colore era inquietante perché erano della stessa tonalità di rosso del sangue. Quell’uomo gli faceva paura ma allo stesso tempo era in un qualche modo affascinante, con quell’aura di potere puro e palpabile attorno, era davvero stupefacente quanta forza ci fosse in lui. Alexander sobbalzò di paura quando la porta del bagno si aprì e entrò lo stregone ancora completamente nudo


            -Nihen taf- gli disse l’uomo sorridendo e il ragazzo lo guardò perplesso, non aveva ancora capito che lui non parlava la sua lingua e che non capiva una sola parola di quello che diceva? Lo stregone sorrise e scosse la testa, mentre si avvicinava alla vasca –haran- gli disse spingendolo gentilmente verso l’altro lato della vasca e quando ci fu abbastanza posto si sedette anche lui dentro alla tinozza abbracciando e baciando Alex da dietro


            -Ti prego dimmi che non hai ancora voglia! Non ce la faccio più!- disse il ragazzo esasperato ma lo stregone naturalmente non capì una parola


            -Kararet?- gli chiese perplesso e Alex sospirò esausto appoggiandosi al petto dell’uomo senza dire più una parola, che facesse quello che gli pareva, tanto a dirgli di no o a parlargli non si risolveva niente. Lo stregone lo guardò per un attimo perplesso poi chiuse gli occhi e appoggiò la testa fra i suoi capelli, tenendolo stretto fra le sue braccia –Gervar- gli sussurrò baciandolo dolcemente sulla testa –Ihahm hafih igtaw iehgua ieabgtioa?- gli chiese ma Alex non gli rispose non capendo neppure mezza parola. Ad un certo punto lo stregone sospirò, sciolse la treccina del ragazzo e prese uno dei flaconi riposti sul bordo della vasca, insaponando i capelli di Alex che lo lasciò fare senza dire una parola, passò poi alla sua schiena pulendola e massaggiandola, gli pulì anche il petto e le spalle ma non andò più in basso dell’ombelico e il ragazzo gliene fu infinitamente grato. Lo sciacquò e poi iniziò a pulirsi i capelli lui stesso, senza dire nulla. Alex restò nell’acqua calda per un altro po’ prima di uscire e lo stregone non lo fermò, si asciugò velocemente e tornò in camera per trovare qualcosa con cui vestirsi prima che il mago finisse di lavarsi. Ma prima di riuscire a trovare qualcosa bussarono alla porta e andò ad aprire avvolto nell’asciugamano. Era il re con il vecchio traduttore al seguito


            -Dov’è Massimo Magno?- gli chiese il sovrano, per un attimo il ragazzo non capì di chi stesse parlando poi si ricordò che lo stregone aveva anche un nome che era appunto Massimo Magno


            -Si sta facendo un bagno- gli rispose il ragazzo mentre il re entrava senza tante cerimonie nella stanza


            -Vallo a chiamare- gli ordinò il sovrano e il ragazzo dovette ubbidire, anche se non aveva idea di come avrebbe spiegato a Massimo che il re voleva di nuovo parlargli. Entrò nel bagno e lo stregone si stava sciacquando i capelli, lo guardò perplesso e gli chiese qualcosa che suonò tanto come un “Cos’è successo?”


            -Il re ti cerca- gli risse il ragazzo ma l’altro si dimostrò solo più perplesso. Allora cercò di farsi capire a gesti e gli indicò la camera da letto, l’uomo annuì e uscì dall’acqua avvolgendosi un asciugamano ai fianchi e, ancora grondante d’acqua, entrò nella camera attigua


            -Buon giorno- lo salutò il re sorridendo, sembrava sorpreso e imbarazzato di vedere lo stregone mezzo nudo e completamente bagnato ma non fece particolari commenti. Il vecchio tradusse il saluto e Massimo ricambiò chinando appena il capo, non molto, ma leggermente. Alexander si aggirò per la stanza il più silenziosamente possibile per non disturbarli e intanto trovare qualcosa da mettersi addosso, dentro la cassapanca ai piedi del letto trovò degli abiti, erano molto più grandi della sua taglia ma erano sempre meglio di niente e mentre lui si vestiva gli uomini parlavano fra loro


            -Avete riposato bene?- chiese il re, subito il vecchio tradusse


            -Il letto era comodo… -


            -Ne sono felice- gli rispose il re sorridendo –ma ora avrei delle questioni da sottoporvi… -


            -Chiede che genere di questioni-


            -Intanto perché avete mandato quei soldati a di dire a mezzo mondo che siete ritornato?-


            -Dice che ci sono delle persone che devono sapere al più presto che si è svegliato dal suo sonno e che devono raggiungerlo il prima possibile-


            -I vostri maghi?- chiese trattenendo a stento un brivido di terrore il re. Circolavano davvero storie orribili sui maghi istruiti da Massimo Magno, di quello che avevano fatto insieme al loro capo e come avevano tentato di vendicarsi della Grande Maga dopo che lui era stato imprigionato. Si raccontavano storie atroci su di loro e tutti temevano di incontrare i maghi assassini che negli ultimi decenni però si erano come volatilizzati, spariti nel nulla. Ogni tanto si sentiva ancora di qualche loro avvistamento ma prima che le guardie del re o di qualche altro signore potessero arrivare erano già spariti


            -Si, dice, anche loro- tradusse il vecchio con voce tremante, Massimo lo guardò perplesso ma non fece domande –aggiunge che se dovessero arrivare degli uomini ammantati di nero con delle maschere d’osso a coprire il loro volto devono essere mandati da lui, immediatamente-


            -Sarà fatto-


            -Dice anche che presto arriverà un… - il vecchio corrugò la fronte perplesso –non so cosa sia un Ranmara-


            -Non è il nome del suo drago?- si intromise Alexander e tutti si voltarono verso di lui


            -Come fai a saperlo?- chiese il re sospettoso


            -La mia famiglia conosce meglio di qualunque cantastorie tutte le… gesta dello stregone, dobbiamo sempre ricordarci con chi abbiamo a che fare… -


            -Ihf aer ioahira?- chiese Massimo, il vecchio gli chiese se Ranmara fosse il nome del suo drago e quello annuì. Alexander andò dallo stregone e gli porse il suo asciugamano, visto che il mago aveva ormai fatto ai suoi piedi una specie di lago. Quello sorrise e lo baciò sulla fronte prima di tornare a parlare col vecchio


            -Massimo Magno chiede se c’è qualcos’altro di cui dovremmo discutere-


            -Si, ho intenzione di iniziare al più presto una campagna militare per riconquistare i miei poderi e desidero che voi comandiate le mie legioni- lo stregone si esibì in un espressione disgustata


            -Dice che non gli interessa-


            -Questo è un mio ordine!- tuonò allora il re eppure si fece infinitamente piccolo quando lo stregone lo guardò come se volesse ucciderlo ma chinò la testa leggermente


            -Dice che riconquisterà ogni terreno che l’usurpatore vi ha tolto ma non prima di aver ricomposto la sua gilda, di riaver avuto il suo drago e tutti i suoi attrezzi magici, aggiunge che non vuole che gli parliate più in quel modo, lui vi è fedele ma non è una delle vostre pecorelle indifese e che di re come voi ce ne sono molti altri- il sovrano deglutì rumorosamente e annuì. Solo allora lo sguardo del mago ritornò sereno e aggiunse qualcos’altro, che il vecchio si affrettò a tradurre –Lo stregone chiese se è possibile avere da mangiare-


            -Si, certo- gli rispose il re ancora tremante, per un lungo attimo aveva davvero temuto di morire, poi si ricompose e ordinò all’erudito –parla con i servi e fagli portare tutto quello che ordina, io devo andare- salutò con un inchino profondo lo stregone e se ne andò quasi di corsa. Il vecchio chiese cosa desiderasse lo stregone per pranzo ma quello lasciò la scelta ad Alexander mentre lui si andava a finire di lavare


            -Stai bene ragazzo?- gli chiese il vecchio appena Massimo Magno se ne fu andato


            -Mi fa ancora un male dappertutto ma per il resto sto bene-


            -Ti ha picchiato?- gli chiese apprensivo l’uomo


            -No, però ieri notte non mi ha lasciato dormire quasi per niente-


            -Mi dispiace, vorrei poterti aiutare- gli arruffò i capelli e gli sorrise –comunque c’è qualcosa che vorresti mangiare in particolare?-


            -Gaverna- rispose subito il ragazzo –e frittelle di mele- il vecchio annuì e sorrise


            -Per lo stregone va bene se ci penso io vero?- Alex annuì, non aveva la minima idea di cosa potesse piacere a quell’uomo, meglio lasciare fare a qualcuno più vecchio e saggio. L’erudito andò a tirare la cordicella a lato della porta e subito cinque camerieri gli si presentarono tremanti, ordinò loro di preparare il pranzo e quelli ubbidirono, andando in cucina quasi di corsa. Quando Massimo Magno uscì dal bagno, tutto sorridente e rilassato, la tavola era già quasi completamente imbandita con ogni genere di cibo e con molto alcool ma lo stregone guardò tutto un po’ perplesso e chiese all’erudito che cosa fossero quelle cose, il vecchio gli spiegò sommariamente cosa consisteva ogni piatto ma il mago ancora non aveva neppure allungato la mano verso la forchetta. Alexander si sedette e senza troppi indugi prese una scodella colma di Gaverna, una specie di zuppa fatta con carne di pollo e manzo a pezzi, alcune verdure e con gli spaghetti grossi che lui adorava. Lo stregone guardò prima il ragazzo e poi quello che stava mangiando con così tanto gusto ma ancora non voleva mangiare nulla. Chiese all’erudito se non si potessero cambiare i piatti e allora venne lo chef in persona a chiedergli cosa voleva per pranzo, ma il cuoco non conosceva nessuno dei piatti che lo stregone gli nominava e di cui non era possibile fare una traduzione. Alexander finì la sua zuppa e iniziò a spiluccare nei vari altri piatti, visto che erano tutti cibi che la sua famiglia si poteva permettere solo una volta l’anno e lo stregone non li voleva almeno non sarebbero stati del tutto sprecati. Alla fine il mago disse a tutti di lasciare la stanza e solo allora prese in mano la forchetta e raccolse dal piatto che aveva di fronte un po’ di carne stufata con il suo sugo che sembrò disgustarlo profondamente, portò il boccone alla bocca ma non riuscì neppure ad appoggiarlo alle labbra e il suo stomaco si ribellò così forte che persino il ragazzo poté sentirlo


            -Sei strano- gli disse Alex anche se lo stregone non lo capì –il più grande stregone di tutti i tempi, temuto da ogni re, principe e barone, che perde una guerra contro uno stufato- rise e Massimo lo guardò perplesso mentre il suo stomaco faceva rumori a dir poco bestiali –mi sa che se continui così morirai di fame- gli disse il ragazzo, agguantò un pezzo di bistecca di tacchino alla brace mangiandone un pezzetto e passando il resto al mago –è buono, idiota, mangialo!- gli sorrise angelico e lo stregone, anche se titubante, addentò un pezzotto di carne –allora?- gli chiese il ragazzo e l’altro gli rispose con un sorriso stiracchiato, il ragazzo prese allora un pezzo di sgombro marinato e lo stregone quasi non vomitò. Massimo accettò di mangiare quello che il ragazzo gli offriva ma nulla sembrava piacergli, spesso aveva i conati di vomito, finché il ragazzo non gli fece assaggiare una crema di verdure, quella prese a mangiarla con gusto –Sei strano- gli ripetè il ragazzo, non gli piaceva il pesce, lo stufato, la carne e tutto il resto di quel ben di Dio ma una semplice zuppa di verdure lo stava facendo sorridere e non sembrava averne mai abbastanza. Il ragazzo si alzò da tavola e andò a chiamare l’erudito


            -Che succede?- gli chiese il vecchio


            -Ho trovato qualcosa che al mago piace ma è quasi finito e il suo stomaco ancora ruggisce, è fastidioso!-


            -Cosa vuole allora da mangiare?- gli chiese apprensivo il cuoco. Anche lui era rimasto ad aspettare dietro alla porta


            -La zuppa di verdure-


-Zuppa di verdure?- ripeterono in coro il cuoco e l’erudito


            -È strano vero?- rise il ragazzo –però quella è l’unica cosa che non ha quasi vomitato- Massimo si alzò e andò alla porta anche lui, facendo fare un infarto al povero cuoco, ma era sorridente e chiese di avere dell’altra zuppa di verdure


            -Chiedetegli se gli piacciono le verdure lesse o alla griglia- aggiunse il cuoco e il mago annuì, quelle gli piacevano molto, anche fresche, speziate con alcune erbe innominabili ma che il cuoco sembrava conoscere, e aggiunse che anche la frutta gli piaceva


            -Gli puoi chiedere se è vegetariano?- chiese Alexander al vecchio e alla risposta affermativa del mago aggiunse –Sei strano, sei proprio strano!- il vecchio non tradusse questo suo commento e lo stregone rise e baciò il ragazzino sulla fronte, pensando che avesse detto qualcosa di carino.


 


*°*°*°**°*°*


 


Eventuali note: Alexander è in assoluto il personaggio più stronzo e adorabile che io abbia mai inventato, lo adoro! =)

 
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bloodingeyes
view post Posted on 11/8/2011, 14:15




La famiglia e altre persone stressanti


            Ad Alexander fu concesso di andare in giro per il castello quando lo desiderava e poteva tornare a casa in qualsiasi momento. Quando lo stregone glielo aveva detto era rimasto a bocca aperta, e il mago ne aveva approfittato per baciarlo con tanto di lingua! Era davvero sorpreso di tutta quella libertà che Massimo Magno gli lasciava, all’inizio aveva temuto che l’avrebbe legato al letto e non l’avrebbe più lasciato alzare e invece ora gli diceva che poteva continuare a vivere la sua vita come prima, con l’unica condizione di andarlo a trovare almeno una volta al giorno, per il resto era libero di fare quello che voleva. Quello stesso pomeriggio lo stregone prese un cavallo e se ne andò a fare un giro per la foresta che circondava il castello dicendo che sarebbe tornato a notte inoltrata. Il re venne informato che ormai l’uomo se ne era andato da mezz’ora e si infuriò con i suoi servitori mandandoli a cercare lo stregone ma era inutile, nessuno sapeva per certo dove si fosse diretto o cosa fosse andato a fare. Alexander ne approfittò quindi per tornare dalla sua famiglia, sua madre appena lo vide lo abbracciò piangendo a dirotto e quasi soffocandolo fra le sue braccia


            -Mi dispiace tanto, non avrei dovuto lasciati a quell’uomo terribile! Sono una madre orribile! Mi dispiace, mi dispiace!- singhiozzava e solo dopo tantissimo tempo finalmente lo lasciò per guardarlo e assicurasi che stesse bene


            -Non fa nulla mamma- gli disse Alex potendo finalmente respirare –non è stata colpa tua, è nel nostro sangue, non ci si può face nulla… - la donna riprese a singhiozzare, stritolandolo nel suo abbraccio –Mamma però così mi soffochi!- le disse e riuscì finalmente a staccarsela di dosso ma subito dopo fu Desdemona a saltargli al collo piangendo a dirotto


            -Alex ho avuto tanta paura! Temevo che quell’uomo orribile ti avrebbe mangiato vivo!- singhiozzò la ragazza e il fratello iniziava quasi a trovare irritante quel pianto. Va bene essere preoccupati ma se lo stritolavano a quel modo lo avrebbero ucciso loro due! Quando Elaina si fu finalmente calmata iniziò anche a ragionare più lucidamente


            -Ma come mai sei qui? Non sarai mica scappato?- chiese al figlio


            -No, lo stregone mi ha detto che potevo tornare a casa e poi se ne è andato via a cavallo dicendo che sarebbe tornato stasera-


            -Dici sul serio?- chiese la donna stupita


            -Si, mi ha detto che posso fare quello che voglio, basta che una volta al giorno lo vada a trovare… ma per il resto sono libero!-


            -È assurdo!- disse la donna sempre più confusa –da quello che mi hanno sempre raccontato mia nonna e mia madre quell’uomo dovrebbe essere una specie di Satana incarnato-


            -Non è così tremendo- dovette ammettere Alex –è uno schifoso depravato che vuole in continuazione fare se… - si bloccò ricordandosi che Desdemona li stava ascoltando –si, insomma, hai capito… però per il resto non assomiglia per niente a come me lo immaginavo, è piuttosto gentile e pensa che cosa assurda: è vegetariano!-


            -Vegetariano!- ripeterono stupite sia Elaina che la figlia


            -Si, quasi vomitava quando mangiava la carne e il pesce però ha mangiato un mucchio di frutta e verdura, era stranissimo!-


            -Ma siamo sicuri che non ci sia stato uno scambio di persona?- chiese Elaina perplessa –sei sicuro che quello sia lo stesso stregone che abbiamo risvegliato nella cripta sotterranea? Quello che doveva vivere mangiando la carne di neonato e bevendo sangue di fanciulla?-


            -Attorno a lui c’è sempre un’aura magica nera e solida, quindi direi che non c’è stato nessuno scambio… magari le storie della nonna sono esagerate… molto esagerate-


            -Mi sembra assurdo- ammise la donna


            -Anche a me- annuì Alex. Come aveva promesso, alla sera Massimo Magno tornò al castello e chiese subito di conferire con il re


            -Dove siete stato tutto il pomeriggio?- gli chiese il monarca incollerito –perché ve ne siete andato senza neppure avvisare?-


            -Dice che vi ha avvisato e se la notizia vi è arrivata in ritardo non è colpa sua- lo stregone sorrise tutto pimpante e continuò –dice di aver trovato il posto perfetto dove far costruire la sua casa-


            -Come? Quale casa?- chiese il re, si era già dimenticato di avergli promesso che avrebbe fatto costruire una casa dove lo stregone l’avesse richiesta e come l’avesse voluta ma lo stregone glielo ricordò immediatamente


            -Dice anche che glielo dovete per aver ucciso il vostro rivale- il re sbuffò esasperato


            -Che sia! Domani chiamerò gli architetti per farvi fare i progetti-


            -Dice che ce li ha già e che si potrebbe cominciare già a costruire da domani-


            -E dove li ha presi i progetti?- chiese allora il re, perplesso e curioso


            -Glieli teneva un amico- tradusse il solito vecchio –dice che la sua casa deve rispecchiare questi progetti alla perfezione-


            -E sia- rispose esasperato il re –adesso però avrei altre questioni inerenti alla campagna di guerra… - ma lo stregone già non l’ascoltava più e aveva preso a parlare con l’ erudito chiedendogli dove fosse Alexander e come stesse. Quello gli rispose che il ragazzo era andato a casa e che non era ancora tornato. Massimo Magno restò indeciso per un attimo sul da farsi poi chiese che gli venisse portato da mangiare e disse al re che avrebbero parlato a cena della campagna militare, anche se alla fine fu solo il re a parlare e il mago annuiva solo di tanto in tanto, senza ascoltare veramente la traduzione. Alla fine della cena decise che era ora di andare a letto e di riposare le orecchie da tutte quelle chiacchiere inutili, così salutò tutti e si defilò nella sua stanza.


 


*°*°*°**°*°*


 


Eventuali note: Capitolo molto corto, avevo solo bisogno che Alexander se ne andasse dal castello e che Massimo recuperasse i progetti. Per oggi metto solo 5 capitoli, domani ne metterò degli altri, forse…

 
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bloodingeyes
view post Posted on 12/8/2011, 10:47




Ranmara


Quella che iniziava non era una bella giornata, anzi, era davvero pessima. Per prima cosa era iniziata con un urlo agghiacciante che aveva terrorizzato mezza città e tutto il castello. L’unico che fu felice di sentire quel verso orribile fu Massimo Magno che riconobbe immediatamente la voce di Ranmara e si precipitò fuori per andarla a chiamare. Alexander invece dovette solo uscire di casa per ritrovarsi la gigantesca bestia di fronte e la riconobbe immediatamente per il colore nero delle scaglie che diventava rosso sul lato sinistro del collo e ritornava nero sul petto. Ma non era un drago, come gli aveva sempre raccontato sua nonna, bensì una viverna, una strana specie di drago che non aveva le zampe anteriori ma solo quello posteriori e somigliava tanto a un grosso serpente alato e cornuto. Era una bestia piuttosto brutta e inquietante ma soprattutto sembrava molto incazzata dagli strilli che faceva. Era atterrata ad appena una via di distanza dalla casa del ragazzo e strillava guardandosi intorno e distruggendo con la sua lunga coda le case. Gaio uscì poco dopo suo figlio e rimase pietrificato per un attimo nel riconoscere quell’orrenda bestia a chi apparteneva e imprecò sommessamente. Non poteva attaccarla e non poteva neppure imprigionarla perché l’ultima persona che aveva osato toccare quella viverna era stato fatto a pezzi da Massimo Magno in persona. Ma non poteva neppure lasciarla andare in giro libera: stava distruggendo mezza città e se continuava così l’avrebbe rasa al suolo completamente


-Vado a chiamare lo stregone- disse Gaio alla famiglia –voi chiudetevi in casa!- e detto questo iniziò a correre, attirando immediatamente lo sguardo dell’animale che smise di ringhiare e urlare per un attimo e lo fissò con i suoi occhi che sembravano fatti di oro liquido ma non lo trovò abbastanza interessante e allora spostò ancora lo sguardo e vide Alexander. Gli urlò contro e il ragazzo rimase pietrificato dalla paura mentre l’animale si avvicinava, era grande immenso e i suoi occhi sembravano starlo già sbranando, mentre i lunghi denti bianchi scintillavano a contrasto con la pelle nera


-Alex!- gridò terrorizzata Elaina ma il ragazzo non riuscì a muoversi tanta era la paura per quella bestia che ora lo fissava sbavando. Stava per morire, lo sapeva, adesso quell’orribile bestia l’avrebbe mangiato, non doveva neppure fare la fatica di masticarlo tanto era piccolo al suo confronto ma l’animale non lo divorò, rimase lì davanti a lui ad osservarlo con quei suoi inquietanti occhi dorati, come se fosse in attesa di qualcosa. Alexander aveva la mente vuota e incasinata allo stesso tempo, non aveva il coraggio di muoversi e allo stesso tempo voleva fuggire mille miglia


-Hey!!!- urlò Elaina cercando di attirare lo sguardo della belva lontano dal figlio ma non le riuscì così gli lanciò addosso un sasso, che dopo lo stregone facesse di lei quello che voleva per aver osato toccare il suo animale, ma in quel momento doveva salvare Alex, nient’altro era importante. La viverna spostò a mala pena lo sguardo e poi tornò a fissare il ragazzo –No, dannazione! Stupida bestia, guarda me!- gli urlò tirandogli altri sassi e scagliandogli magie addosso ma tutto rimbalzava contro quella sua pelle coriacea, infastidendolo appena. L’animale abbassò la testa fino al ragazzo e gli stette ad appena un palmo dal naso, aprendo lentamente le fauci


-Ranmara!- l’animale rizzò immediatamente la testa e cercò il suo padrone con lo sguardo, trovandolo all’imbocco della via, gli si precipitò incontro e lo salutò leccandolo e facendo degli strani versi come avrebbe fatto un cagnolino. Un cagnolino alto cinque metri, con denti giganteschi e occhi da incubo. Massimo rideva contento di aver ritrovato il suo cucciolo, la sua adorata viverna. Alexander invece si lasciò cadere a terra terrorizzato e sua madre lo andò immediatamente ad abbracciare, tremava come un pulcino e le si aggrappò contro con tutte le sue forze


-È tutto finito, tutto finito- gli ripeteva la donna come una cantilena e quando arrivò la guardia cittadina pochi minuti dopo erano ancora nelle stesse posizioni: Massimo Magno che vezzeggiava il suo orribile mostro e Alexander che tremava e piangeva di paura fra le braccia della madre


-Cos’è successo qui?- chiese il capitano alla donna, non osando avvicinarsi alla viverna –chi sono quelli? Che diavolo ci fa dentro la città quell’orrido animale?-


-Quello è lo stregone Massimo Magno e quella bestiaccia che si è quasi divorata mio figlio è il suo cucciolo!- gli rispose con odio puro la donna. Il soldato guardò prima lei poi lo stregone, non sapendo cosa fare. In suo aiuto arrivò il re in persona che ordinò ai suoi uomini di scortare il mago e la sua viverna nelle stalle e di trattare l’animale nella migliore delle maniere. Quando si accorse della presenza di Alexander e di sua madre il re gli si avvicinò preoccupato, il ragazzino era importante per lo stregone e lui doveva averne cura


-Che succede?- chiese altezzoso alla donna e quella gli rispose la stessa cosa che aveva detto al capitano ma con ancora più odio e astio –mi dispiace, per l’incidente… - le disse il re accondiscendente ma la donna gli urlò contro furiosa


-Incidente? Quella bestia stava per mangiarsi mio figlio!- le sue urla furiose fecero voltare anche lo stregone


-Si, capisco il vostro stato d’animo… - cercò di dire il re


-No, voi non capite! Non era uno dei vostri figli quello che stava per essere sbranato!-


-Non urlate- cercò di calmarla il re ma lo stregone era già ritornato sui suoi passi e si inginocchiò davanti alla donna, fissando Alexander


-È tutta colpa tua! Mostro! Quella tua bestiaccia stava per sbranare mio figlio! Avremmo dovuto lasciarti a marcire in quella cripta per tutta l’eternità!- il mago non capiva cosa stesse succedendo, perché quella donna fosse così arrabbiata e perché il ragazzo stesse piangendo e tremando così violentemente. Cercò di toccarlo ma la donna non glielo permise, guardandolo con odio puro –Lascia stare mio figlio, mostro!- gli urlò ancora e lo stregone non seppe più cosa fare. Voleva sapere cos’era successo, voleva che Alex la smettesse di tremare e piangere, e avrebbe tanto voluto che quella donna la smettesse di urlargli contro in una lingua incomprensibile e di guardarlo con tutto quell’odio. Ma non sapeva che fare così quando il re lo prese per un braccio accompagnandolo via si lasciò trasportare silenzioso e confuso.


 


*°*°*°**°*°*


 


Eventuali note: Si, Ranmara è brutta. Non ci posso fare niente, è brutta e basta. Però per lo stregone rimane il suo cuccioletto adorato… Elaina è una madre straordinaria. Non ho avuto modo di mostrarlo nei capitoli precedenti ma lo è.

 
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NonnaPapera!
view post Posted on 12/8/2011, 11:35




Blooding *-* ti adoro appena riesco leggo e recensisco XD
 
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bloodingeyes
view post Posted on 17/8/2011, 13:43




Ritorno al castello


-Gaio è una follia!- tuonò Elaina svegliando di colpo Alexander –Nostro figlio stava quasi per essere sbranato da quella bestia e tu voi mandarlo di nuovo da quel suo orribile padrone?-


-Abbassa la voce- le disse Gaio –lo so che è difficile da accettare ma sai di cosa è capace quell’uomo, Alex è diventato il suo pupillo ma è pur sempre lo stregone che ha ucciso un intero esercito da solo! Non possiamo non fare quello che ci ordina, non finché non troveremo un modo per imprigionarlo di nuovo!-


-Ma è mio figlio! Non posso sopportare che quella bestia gli faccia del male! Hai visto come tremava? Non posso vedere mio figlio in quelle condizioni, non lascerò che quell’uomo lo tocchi di nuovo!-


-Elaina, ascoltami!- tuonò allora Gaio –Alexander adesso tornerà dallo stregone e starà con lui, è il suo destino, non può opporsi, deve fare il bene del regno e non comportarsi come un moccioso piagnucolone-


-Come ti permetti!- gli urlò contro la donna –Alex è solo un bambino, non puoi mettergli questo peso sulle spalle, non te lo permetto!-


-Non è questione che tu lo permetta o meno, è qualcosa che va oltre noi, quel mago è troppo potente, non lo possiamo affrontare! Tutto quello che possiamo fare per ora è accontentarlo!-


-Ma Alex… - tentò di dire la donna


-Mamma- la chiamò il ragazzo uscendo dalla sua stanza, dove aveva ascoltato tutta la conversazione


-Tesoro ti sei svegliato- gli andò incontro e l’abbracciò teneramente


-Sto bene mamma- le disse –posso tornare dallo stregone anche adesso-


-Bravo ragazzo!- si complimentò Gaio ma la madre si oppose con forza


-Non sei costretto a tornare da quell’uomo, puoi rimanere qui- Alexander le si strinse al petto e trattenne a stento le lacrime, voleva restare per sempre nell’abbraccio rassicurante di sua madre e non dover più rivedere gli spaventosi occhi dorati della viverna né quelli del suo padrone ma sentiva di non poterlo fare


-No- le disse con un filo di voce –devo tornare dallo stregone- Massimo Magno però se ne era andato a controllare i lavori della sua nuova casa e aveva detto che non sarebbe tornato prima di cena. Doveva intessere strani incantesimi nelle travi, nelle fondamenta e nelle pietre della casa e gli sarebbe occorsa tutta la giornata. Il re era furibondo per il comportamento sfrontato dell’uomo e vagava borbottando fra le varie sale del palazzo e quando i suoi generali gli chiedevano quanti uomini servissero per la compagna militare, di quali macchie d’assedio ci fosse bisogno o altre cose inerenti lui si metteva ad urlare infuriato e inveiva coloritamente contro lo stregone. Alex si era portato dietro i suoi libri di magia e andò in biblioteca a studiare, erano ormai tre giorni che non andava più a scuola ma era sicuro che il maestro non l’avrebbe sgridato per le sue assenze, ormai tutto il mondo doveva sapere che era diventato il pupillo del mago, come aveva detto Gaio. Mentre leggeva le formule antiche e cercava di fare un esercizio particolarmente difficile gli venne naturale chiedersi se lo stregone l’avrebbe potuto aiutare, di sicuro per lui che piegava con la sola volontà ogni elemento quel cerchio rituale sarebbe stato una bazzecola da completare. Si chiese come sarebbe potuto essere imparare da lui la magia, cosa si provasse al sentire il potere di quell’uomo insieme al proprio, se facesse male oppure fosse piacevole, e per una qualche strana ragione gli venne in mente quando avevano fatto sesso, l’espressione del mago che aveva mentre si muoveva dentro di lui e come si era sentito caldo e tremante ad ogni movimento. Scacciò furiosamente quei pensieri fuori dalla sua mente e si concentrò su quel dannato cerchio rituale ma in continuazione si distraeva pensando allo stregone e a quello che avevano fatto insieme. Per quanto tentasse di concentrarsi sullo studio alla fine non ci riusciva e così decise di uscire dalla biblioteca e andare a fare un giro per il palazzo, sperando che cambiando aria sarebbero cambiati anche i suoi pensieri. Non era neppure ora di pranzo e la giornata si prospettava decisamente lunga e noiosa. Sarebbe voluto tornare a casa ma era convinto che suo padre l’avrebbe subito rispedito al castello e non avendo nulla di meglio da fare si mise a girovagare fra le varie stanze della reggia, il re in persona gli aveva detto che era libero di farlo, quindi tanto valeva approfittarne ma dopo dieci minuti si era già perso, si ritrovò a girare in tondo sempre nello stesso piano e continuò così per qualche ora finché non lo trovarono le guardie che lo riportarono nella stanza che il re aveva concesso allo stregone e gli fecero portare anche il pranzo. Mangiare in silenzio e da solo non gli piacque per niente, era sempre stato abituato a stare a pranzo e a cena con la sua famiglia, parlando del più e del meno. Non gli era mai capitato di pranzare in così religioso silenzio, poteva persino sentire le serve che chiacchieravano nella stanza accanto, era davvero brutto e quando si alzò da tavola si buttò sul letto sempre più depresso. Non gli piaceva stare da solo, lesse un libro e scarabocchiò i quaderni, ma alla fine la combinazione di silenzio, pancia piena e letto comodo lo fecero addormentare.


Massimo Magno tornò come aveva promesso per cena e mentre era a tavola il re lo tormentò con  le sue domande e le sue idee per la compagna militare, alle quali il mago non era minimamente interessato. Era ormai notte inoltrata quando finalmente lo stregone si riuscì ad alzare da tavola e andare a letto, era stata una giornate pesante, aveva dovuto fare un mucchio di incantesimi e più di una volta gli era venuta voglia di erigere da solo la sua casa ma sapeva benissimo che si sarebbe sfinito e c’era rischio che cascasse tutto alla prima tempesta. Le cose migliori sono sempre quelle più difficili da raggiungere, ci voleva tempo e passione per fare bene una cosa, anni di tecnica e studio. Ma se i progetti fossero stati seguiti alla lettera sapeva che ne sarebbe largamente valsa la pena, la casa sarebbe stata perfetta e da lì avrebbe potuto riprendere ad addestrare i suoi adepti, a migliorare la magia e ad ingrandire la sua gilda. Quando era diventato di pietra aveva perso tutto: la sua confraternita si era sfasciata, la sua casa era stata distrutta e tutto quello che gli era appartenuto era andato perso e sparso ai quattro angoli del mondo. Ma ora poteva riconquistare tutti i suoi poteri e tornare ad essere il più grande mago di tutti i tempi. Si accorse di Alexander non appena mise piede in camera, era tutto arrotolato sotto le coperte a dormire tranquillo ma allo stregone prese un colpo: non si aspettava di rivederlo così presto dopo lo spavento che Ranmara gli aveva fatto passare. Il vecchio traduttore gli aveva spiegato cosa era successo e Massimo se ne era tanto dispiaciuto, per la prima volta dopo tantissimo tempo si era incazzato con Ranmara, e avrebbe tanto voluto andare da Alexander per chiedergli scusa di come si era comportata la viverna ma il vecchio gli aveva consigliato di lasciarlo in pace per un po’, dandogli il tempo dei riprendersi dallo spavento. Quando lo vide dormire nella sua stanza ebbe un impulso fortissimo di abbracciarlo e non lasciarlo mai più ma si trattenne, non voleva assolutamente spaventarlo più di quanto Ranmara non avesse già fatto. Quindi si svestì e si infilò a letto pure lui, cercando di non svegliare il ragazzo. Lo baciò sulla fronte e si addormentò guardando il suo viso disteso e tranquillo nel sonno.


 


*°*°*°**°*°*


 


Eventuali note: Alexander ha un senso dell’orientamento davvero schifoso se non si fosse capito e Gaio è uno stronzo (la cosa brutta è che peggiora anche)

 
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bloodingeyes
view post Posted on 24/8/2011, 00:16




Il primo di una serie


I giorni passavano lenti, Massimo Magno stava via dalla mattina alla sera per controllare la sua nuova casa e intessere su di essa i giusti incantesimi. Alexander riprese ad andare a scuola ma il maestro e i suoi compagni ora lo guardavano in maniera differente, come se si aspettassero di vedergli spuntare due corna di cervo in testa da un momento all’altro. Il re invece era sempre più incazzato dall’insubordinazione del mago, dal fatto che non ascoltasse con interesse i suoi discorsi e che si interessasse più alla costruzione di una casa che alla campagna militare. Quando non era a controllare la costruzione della sua dimora, lo stregone andava da Ranmara per assicurarsi che l’animale, che si era costruito un nido nel folto della foresta, si fosse ambientato bene e che trovasse da mangiare. Alle volte, alla sera, invece di tornare al castello saltava sulla sua schiena e andavano a volare insieme, sparendo all’orizzonte fino al mattino presto. Ma quando poteva lo stregone stava il più possibile con Alexander. Ancora non si capivano per niente, lo stregone aveva imparato il significato di qualche parola e Alex riusciva a capirne qualche dell’antica lingua del mago, ma non parlavano mai molto e l’unica cosa che facevano era il sesso. E alla fine il ragazzo se ne era quasi abituato. Se ci pensava lo schifava quello che faceva con il mago ma quando se lo trovava davanti, nudo e fisicamente perfetto, che lo fissava con quei due occhi sanguigni e lo baciava come se la sua vita dipendesse da quello, allora non provava il minimo ribrezzo. Al contrario spesso si ritrovava a sorridere come un demente o ad urlare come una ragazzina mentre lo stregone lo faceva suo. Quando andavano a letto insieme tutto il mondo perdeva consistenza, non c’erano moralismi o alte cretinate, l’unica cosa importante erano i loro corpi che si muovevano e si strusciavano l’uno contro l’altro. Alle volte allo stregone prendevano dei momenti di pura dolcezza però per lo più era sesso. Alexander una sera ne parlò con sua madre, Desdemona era già a letto e Gaio era andato a bere alla taverna quindi c’erano solo loro due e la donna gli chiese se stava bene, se lo stregone gli avesse fatto del male. E allora il ragazzo gli raccontò di come solo il giorno prima il mago era stato un ora a coccolarlo senza chiedere nulla di più


-Inizio a pensare che la nonna avesse un po’ esagerato con le sue storie- disse il ragazzo –non mi sembra proprio la persona tremenda che dipingeva lei-


-Forse lo è stato e la prigionia l’ha cambiato- suppose Elaina mentre riordinava la cucina –oppure potrebbe benissimo essere una maschera-


-E perché dovrebbe mentire? Con tutto quel potere niente gli è impossibile e poi perché dovrebbe essere gentile proprio con me? Io non gli posso dare niente. Se volesse qualcosa dovrebbe andare dal re!-


-Ho sentito che il sovrano è arrabbiato con il mago-


-Arrabbiato?- ripeté il ragazzo sarcastico –è furioso! Massimo non vuole parlare della campagna militare e passa tutto il suo tempo o quasi a intessere incantesimi nelle mura della sua nuova casa, il re non ne può davvero più!-


-Ti ha portato a vedere la casa?- gli chiese sua madre mentre gli dava un biscotto che aveva fatto quel pomeriggio e una tazza di latte tiepido, era un rito quello, prima di andare a letto mangiavano un biscotto e una tazza di latte, aromatizzandolo d’estate con il miele e d’inverno con il liquore. Avevano cominciato quando il padre di Alex era morto, e avevano continuato anche quando Elaina aveva sposato Gaio e anche quando era nata Desdemona. Solo loro due però, era una cosa fra madre e figlio che avevano imparato a condividere e dalla quale non volevano separarsi


-No, non ci sono ancora stato- gli disse lui azzannando il biscotto al cioccolato e mandorle


-Non sei curioso?- gli chiese la donna con un mezzo sorriso –ti ricordi la storia che la nonna raccontava sulla sua dimora?-


-Che era costruita su un centro di potere e che sembrava essere stata fatta volontariamente dagli alberi? Si, me ne ricordo ma non credo che questa assomiglierà a quella vecchia visto che la stanno costruendo i carpentieri del re!-


-Però è un peccato, la casa dello stregone era l’unica cosa bella di cui parlava la nonna, tutto il resto era solo sangue e morte-


-Già- assentì il ragazzo pucciando il biscotto nel latte e mangiandolo


-Mi stavo quasi dimenticando- disse Elaina alzandosi in piedi e andando a prendere qualcosa dalla credenza –ieri sono andata in soffitta per cercare una cosa e ho trovato fra le cianfrusaglie della nonna questo libro- il ragazzo prese il grosso tomo che sua madre gli porgeva e lo iniziò a sfogliare. Era un libro di magia molto antico, uno di quelli che era difficile trovare anche nelle biblioteche, ma non solo. Era anche pieno di appunti scritti a mano sui lati delle pagine e ogni tanto saltavano fuori pagine staccate dal tomo e fittamente scritte, altri incantesimi che Alex faticava persino a comprendere


-È davvero molto prezioso- ammise il ragazzo


-Si, lo so- gli rispose Elaina con un sorriso –ma molto più di quello che pensi tu, sono quasi convinta che quello sia il libro di sortilegi dello stregone o della nostra antenata-


-Non è possibile!- sbottò il ragazzo –e cosa te lo fa pensare?- sua madre gli sedette affianco e sfogliò alcune pagine per poi fermarsi su quella di un cerchio rituale particolarmente complesso


-Questo- gli rispose la donna indicandolo –non ho mai visto nulla di così complicato in vita mia e non riesco a comprendere neppure del tutto a cosa serva ma sono convinta che siano esistite solo due persone nella storia in grado di creare una cosa del genere: la Grande Maga e Massimo Magno- Alex sfiorò i contorni del cerchio e cercò di decifrate quella strana scrittura –Tienilo- gli disse sua madre distogliendolo dai suoi pensieri


-Come? Perché?- le chiese il ragazzo perplesso


-Perché io non me ne farei nulla ma a te potrebbe tornare utile uno di questi giorni- Alexander chiuse il tomo e ne sfiorò la copertina con le dita


-Grazie- disse sincero alla donna che l’abbracciò –ora però devo tornare al castello- Elaina annuì e l’accompagnò fuori, ormai era da tempo che non dormiva più a casa ma era quasi sempre tornato a dare la buona notte a sua madre. Montò a cavallo e salutò la donna prima di partire al trotto per tornare al castello dove Massimo lo aspettava, disteso a letto ma ancora sveglio


-Shane, gervar- lo salutò lo stregone


-Shane- gli rispose Alexander mentre si toglieva la giacca e lo stregone gli sorrise, sembrava piacergli particolarmente quando parlava la sua lingua e riusciva a comprenderlo. Stava per distendersi a letto quando un servo impacciato e tremante venne a chiedere dello stregone


-C’è uno dei suoi adepti, quelli con le vesti nere e le maschere d’osso- spiegò il servo tremante e Alexander cercò di farsi capire a gesti dallo stregone, lo fece rivestire e lo costrinse a seguire il servo. Il ragazzo avrebbe tanto voluto starsene in camera ma Massimo Magno volava che lo seguisse, almeno è quello che capì il ragazzo dai gesti che gli faceva. Il servo li portò nella sala del trono dove ad attenderli c’era il re con alcuni suoi confidenti, compreso il vecchio erudito che traduceva quello che diceva lo stregone. Ma soprattutto c’era una figura completamente coperta da un lungo mantello nero come la notte che indossava il teschio di un coccodrillo a coprirgli il volto. Quando Massimo Magno entrò nella stanza il suo adepto venne scosso da un tremito e si inginocchiò al cospetto del suo maestro che gli andò incontro senza dire una parola, con un espressione rilassata e allo stesso tempo compiaciuta sul viso. Parlò al suo seguace e quello gli rispose senza la minima esitazione, con voce tremante e mostrando per lo stregone quella che poteva essere la ceca reverenza che si aveva in un Dio. Il vecchio erudito tradusse a bassa voce al re quello che i due si dicevano e Alexander origliò la traduzione


-Lo stregone gli chiede come si chiama e da quale famiglia proviene “Sono Siso di Maracar il mio antenato vi ha servito con il nome di Tardero di Maracar” Mi ricordo di lui, era un bravo stregone “Mai quanto voi” Non mi lodare- lo stregone rise compiaciuto e aggiunse –mi vuoi seguire oppure sei venuto a dirmi che vuoi proseguire per la tua strada? “Io desidero imparare da voi, essere un vostro servo e fare per voi quanto il mio potere mi permetterà” E allora ti do il benvenuto Siso di Maracar nella mia gilda- l’uomo incappucciato alzò il volto verso il maestro e si tolse la maschera. Era un uomo giovane, poco più che ventenne, con lunghi capelli biondi e occhi neri come la pece, un viso allungato e piuttosto aggraziato, aveva le lacrime agli occhi tanta era la felicità di trovarsi di fronte allo stregone che gli mise una mano sulla spalla aggiungendo qualcos’altro nella sua antica lingua che il vecchio tradusse come –sono contento di averti trovato- e l’altro rispose –sono contento di avervi trovato- poi si rimise in piedi e dal mantello estrasse un fagotto lungo e sottile, dandolo al mago dicendo –in segno della mia lealtà- lo stregone lo aprì e ne estrasse un lungo bastone di legno chiaro con al culmine una pietra blu rilucente e una catenella dorata a cui erano attaccate altre pietre a goccia dello stesso colore di quella grande. Massimo strinse fra le mani il bastone e la gemma si illuminò nel riconoscere l’energia del suo solo e unico padrone –ti ringrazio di avermela riportata- tradusse il vecchio quello che il mago aveva detto all’adepto. Poi Massimo Magno afferrò la catenella attaccata al bastone e se la mise al polso facendole fare diversi giri e, per magia, il suo bastone scomparve, proprio come raccontavano le antiche storie. Lo stregone guardò sorridente il bracciale e ringraziò il suo seguace per avergli riportato quell’oggetto così prezioso, chiese quindi al re di dare alloggio al suo adepto finché la sua casa non fosse stata completata e il sovrano non poté fare a meno di accettare.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 29/8/2011, 15:05




Quello che manca


Nei giorni successivi non fecero che arrivare uomini neri con maschere d’osso che si prostravano ai piedi del mago, con gli occhi pieni di lacrime di felicità e che finirono per alloggiare tutti al castello. Erano persone molto differenti fra loro, alcuni erano uomini vecchi, altri non avevano che qualche anno in più di Alexander, e c’erano anche alcune ragazze, alcuni avevano la pelle molto scura e altri sembravano caduti in un sacco di farina, il colore dei capelli e il taglio cambiavano da persona a persona come cambiava il colore degli occhi, alcuni erano alti e prestanti, altri bassi e tozzi. C’era un nano e due elfi, una delle ragazze era una ninfa degli alberi mentre gli altri erano per lo più umani. Parlavano lingue molto differenti fra di loro, arrivando dagli angoli più lontani del mondo, ma li accomunava il fatto che tutti sapessero parlare la lingua di Massimo Magno con scioltezza e che si vestissero tutti uguali: una maglia nera smanicata con il collo alto a V e con gli orli rossi, brache nere lunghe e scarpe di pelle nera e lucida, il tutto solitamente coperto da un corto mantello che potavano sempre sulla spalla destra e che, quando indossavano il cappuccio, li ricopriva completamente allungandosi fino a terra. Avevano poi tutti una maschera ricavata dal teschio di diversi animali. Per alcuni era il lupo, per altri il leone, c’era anche un uomo che aveva una maschera ricavata dal teschio di un giovane drago. Ogni volta che si presentava un nuovo adepto portava con sé anche un oggetto che in passato era appartenuto al mago: una armatura nera e leggera che il mago aveva indossato durante la sua prima battaglia e che non aveva mai abbandonato, la sua spada sottile e semplice, eppure letale e infrangibile, vari pugnali rituali e uno da guerra pieno di cicatrici, un arco gigantesco con cui il mago aveva ucciso una cerbiatto a tre miglia di distanza, filtri particolari e rarissimi, la scatola dei suoi medicamenti e degli ingredienti, e anche un infinità di libri e tomi di magia, alcuni dei quali erano così vecchi che tentavano di sgretolarsi quando si voltavano le pagine. Massimo Magno in quel periodo non era felice, era entusiasta! Vedeva la sua casa venire costruita pietra dopo pietra e la sua gilda ricomporsi a poco a poco. Passava intere giornate ad insegnare ai suoi nuovi adepti, a testare la loro magia ed aiutarli a migliorarsi. Tutti erano maghi dotati e potenti, anche se alcuni giovani erano ancora decisamente troppo irrequieti per imparare alcune magie e ancora troppo rozzi per eseguirne altre. Era un lavoro stancante e spesso appena si coricava a letto si addormentava di botto ma era felice e ci mancava ancora pochissimo perché tutto tornasse come un tempo. Mancava ancora un’ultima persona.


Alexander dal canto suo continuava a vivere come aveva sempre fatto, sveglia, colazione, lezione, pranzo con la famiglia, compiti e poi qualche ora di puro far niente prima di cena. L’unica cosa che era davvero cambiata era che ogni notte dormiva con il mago. Per il resto poteva dire che la sua vita fosse rimasta quella di sempre, se ne sarebbe dovuto rallegrare ma spesso, soprattutto quando ascoltava il maestro e le sue lezioni, sentiva come un dolore malinconico che gli faceva completamente perdere la concentrazione su quello che stava facendo. Sentiva che non era quello ciò che voleva dalla vita, che non era in quel modo che sarebbe arrivato a realizzare il suo sogno. Ma non aveva il coraggio, la forza o anche solo la minima idea di come potesse cambiare quella situazione. Sapeva cosa voleva diventare abbastanza chiaramente e fino a quel momento si era impegnato per arrivarci con tutte le sue forze ma per una qualche ragione adesso non era più così. Da prima non riusciva a capire cosa fosse cambiato, il suo sogno era sempre lo stesso, eppure in lui c’era sempre questa infinita malinconia e un giorno capì il perché del suo malessere. Stava facendo un semplice esercizio e aveva sbagliato un passaggio, quindi tutto il cerchio era venuto fuori sbagliato ma prima di rifare tutto da capo si dovette fermare per andare in bagno. Lo stregone aveva preso una giornata libera e se la stava passando a poltrire a letto, allungandosi appena qualche volta per rompere le scatole al ragazzo con qualche bacio o carezza lasciva. Quando tornò però Alex trovò il mago che stava guardando i suoi fogli con gli occhi pesanti per il sonno e in un certo modo sembrava molto annoiato


-Kararet?- il ragazzo gli chiese che cosa c’era nella lingua dello stregone mentre tornava a sedersi sul letto


-Frake- sbagliato, gli rispose lo stregone indicandogli uno dei cerchi che il ragazzo aveva fatto ma non era quello che aveva disegnato male prima di andare in bagno, era un cerchio che aveva fatto prima e che pensava di essere riuscito a completare nella maniera giusta. Lo stregone gli rubò la matita che si era messo dietro l’orecchio e indicando ad uno ad uno i simboli sbagliati finì per cambiarne ben nove. Alex capì appena li indicava perché li aveva sbagliati ma lo stesso si sentì mortificato, gli aveva corretto degli errori grossolani dovuti al fatto che fosse stato poco attento e in quel momento si sentì imbarazzo come mai in vita sua. Era normale sbagliare ma che lo stregone avesse visto i suoi errori, per giunta così stupidi, lo fece arrossire fino alla punta delle orecchie


-Kararet, gervar?- gli chiese lo stregone apprensivo, vedendolo sempre più rosso e tormentato ma Alex scosse la testa e riprese i suoi esercizi dando le spalle al mago. Dopo qualche ora uno degli apprendisti venne a cercare Massimo Magno, era uno dei più giovani e chiese allo stregone di aiutarlo in una traduzione. Alex stava rimettendo i suoi libri nello zaino quando si accorse che era caduto un foglio all’apprendista e lo raccolse meravigliandosi di quello che c’era sopra, una delle formule più lunghe e complicate che avesse mai letto. Lo ridiede all’apprendista che lo ringraziò e infilò il foglio nel suo libro di traduzione, spiegazzandolo anche leggermente, come se non avesse molta importanza per lui. Alex si sentì sempre più mortificato, aveva appena qualche anno in meno di quel ragazzo eppure gli era infinitamente inferiore. Si sentì da schifo, lui era sempre stato un mago più che discreto, niente di eclatante ma se l’era sempre cavata bene, si era sempre impegnato tanto. E adesso si ritrovava davanti a persone incredibilmente dotate, con poteri straordinari ai quali lui non avrebbe mai potuto accedere neppure in un milione d’anni. E più stava loro vicino più gli sembravano irraggiungibili, si sentiva come una pulce al cospetto di Dio, e non solo di uno ma di tanti Dei potenti e perfetti. Quando l’apprendista se ne fu andato Massimo tornò a letto e strinse il ragazzo a sé chiedendogli se stava bene, Alex mentì e annuì perché in realtà aveva appena compreso il motivo per cui da un po’ di tempo stava così male: perché in cuor suo aveva già capito che il suo desiderio di diventare un grande mago come il suo vero padre non si sarebbe mai avverato, perché non poteva diventare davvero grande se non riusciva neppure ad arrivare a sfiorare il livello di Massimo Magno e dei suoi adepti. E il suo sogno era andato in pezzi. Per quanto si fosse potuto impegnare cosa poteva fare per raggiungere persone del genere, che sembravano state benedette e a cui era stato donato un potere così grande? Lui era solo un ragazzino e il suo unico sogno ora era andato in pezzi. Silenziosamente accettò questa nuova consapevolezza, senza piangere e senza disperarsi. E sentì come se ci fosse un vuoto dentro di lui che non sarebbe mai più potuto essere colmato da nulla.


 


*°*°*°**°*°*


 


Eventuali note: Si, lo so. Voi direte che è da stupidi demoralizzarsi come ha fatto Alexander, ma poi capirete…. La divisa della gilda mi piace da matti ma quando si mettono il mantello e il teschio sulla faccia sono tutti molto sinistri…

 
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bloodingeyes
view post Posted on 9/9/2011, 17:52




Ranmara e Regina


Massimo Magno stava pulendo Ranmara fuori dalle scuderie del castello. Le viverne avevano la necessità di essere pulite almeno una volta al mese, allo stato selvatico infatti ne morivano molte per le malattie che la sporcizia portava. Era uno dei loro peggiori difetti, le squame erano leggermente rialzate su tutto il corpo per consentire alla bestia di regolare meglio la temperatura del corpo, così che non era un problema per loro vivere nei luoghi più caldi né fra i ghiacci, ma questo faceva si che la pelle sottostante le squame, che era più tenera e delicata, venisse a diretto contatto con lo sporco e se la viverna si tagliava o si faceva male era quasi sicuro che le ferite si sarebbero infettate. Per quanto Ranmara fosse una animale forte e gli fosse capitato solo una volta di dover combattere il male di una ferita infetta Massimo Magno non voleva rischiare. Lavò meticolosamente la pelle dell’animale con l’acqua in cui erano state disciolte erbe medicinali. Ranmara se ne stava accucciata ad occhi chiusi, tranquilla, lasciandosi fare quel bagno e godendosi le coccole del padrone, ma alzò la testa di scatto quando si accorse che qualcuno stava venendo verso di loro. Alex chiamò da lontano lo stregone, avendo ancora parecchia paura della viverna ma il suo padrone gli fece segno di avvicinarsi ma visto che non lo faceva ordinò a Ranmara di tornare ad accucciarsi e andò a prendere Alex in braccio, costringendolo a seguirlo dalla viverna


-Mettimi giù!- gli urlava terrorizzato il ragazzo e più si avvicinava alla viverna più tentava di liberarsi e fuggire via


-Gervar, keteta- gli disse lo stregone tranquillo


-Gervar un corno! Lasciami andare!- gli urlò il ragazzo ma si bloccò di colpo quando si trovò proprio di fronte alla viverna che lo guardò curiosa


-Keteta- gli disse di nuovo lo stregone e il ragazzo immaginò che cercasse di dirgli di calmarsi ma lui non poteva capire cosa stesse provando a trovarsi davanti a quel bestione. In fondo non era lui quello che per poco non veniva sbranato! Ranmara avvicinò il muso al ragazzo e l’annusò curiosa, aveva sulla pelle l’odore del suo padrone ma il suo odore originale era tipico dell’età di transizione degli umani. Aveva l’odore dolce dei piccoli ma con qualche sfumatura decisa, tipica degli adulti. E aveva addosso anche un odore un po’ particolare che gli ricordava tanto i fiori d’arancio. In generale gli piaceva l’odore di quel ragazzo e il padrone sembrava volergli bene, quindi anche Ranmara decise che l’avrebbe accettato ma quando lo leccò per fargli capire che non doveva temere nulla, quello si spaventò ancora di più e per poco non iniziò a guaire in quel modo strano che hanno i cuccioli umani. Massimo ordinò alla viverna di distendersi di nuovo e subito quella eseguì ubbidiente, anche se continuava a fissare Alex, gli dispiaceva che stesse guaendo in quel modo e da viverna femmina quale era avrebbe tanto voluto farlo smettere. Massimo Magno si inginocchiò al fianco della viverna e prese una delle mani di Alex fra le sue facendogliela appoggiare sulla pelle squamosa di Ranmara –Izke? Namaret ish tadar- gli disse lo stregone sorridendo


-Demente, non capisco una parola!- gli ringhiò il ragazzo e l’altro lo guardò perplesso, esasperato Alex cercò di convincerlo a tornare ai suoi doveri  –Il re ti cerca- gli disse scandendo bene ogni parola e il mago sbuffò esasperato, aveva imparato bene cosa significava quella frase e non gli piaceva


-Shaka- gli rispose lasciando andare il ragazzo per finire di lavare il suo animale. Alex da prima non seppe cosa fare, se ne voleva andare ma Ranmara continuava a fissarlo intensamente e non si fidava ad allontanarsi troppo dal mago. Quando ebbe finito, lo stregone fece uno strano fischio e la viverna si rimise diritta aprendo le ali. Massimo Magno l’accarezzò un ultima volta e Ranmara leccò il viso di Alex prima di spiccare il volo e ritornare della foresta


-Igjiaeht giisdhjq- gli disse il mago sorridendo


-Ti ripeto per l’ennesima volta che non ti capisco- gli disse il ragazzo pulendosi la faccia e i capelli dalla bava, lo stregone inclinò la testa perplesso ricordando al ragazzo uno strano gufo –Dai seguimi!- gli ordinò lui mostrandogli la via, il mago lo tirò indietro e gli scompigliò i capelli sorridendo e tenne la mano sulla sua spalla per tutto il tragitto facendo arrossire di vergogna Alexander ogni volta che incontravano qualcuno, che fosse un servo, un popolano o un cavaliere, ma lo stregone sorrideva tranquillo e non lo lasciava allontanare da sé. Una volta che arrivarono al cospetto del re lo fece sedere sulla poltroncina al suo fianco e, anche se i generali e il re erano contrari al fatto che un ragazzino assistesse ad una riunione di guerra dovettero accettare la sua presenza, altrimenti Massimo Magno se ne sarebbe andato e non li avrebbe aiutati. Durante quel colloquio fu molto più concentrato del solito, ribatté alle idee dei generali che non gli piacevano, chiese dettagli sulla conformazione di alcuni territori e sull’entità delle truppe nemiche che avrebbero potuto incontrare. Al re venne quasi da piangere quando lo trovò così partecipe e non sciolse l’assemblea neppure a pranzo, facendo portare vino e cibo dai servi mentre la riunione proseguiva. Lo stregone spiluccò qualcosa qua e là e bevve qualche calice di idromele mentre i generali e il re mangiarono più sostanziosamente. Alex all’inizio era troppo impegnato a leggere il suo libro di cavalieri e si accorse che avevano portato da mangiare solo quando gli passarono davanti con un piatto pieno di mele rosse e gialle, a lui quelle due varietà non piacevano per nulla, l’una troppo farinosa l’altra poco dolce, ma al centro del piatto c’era una mela verde chiaro che attirò la sua attenzione. Le mele verdi lui le adorava. La prese e la mangiò sorridendo, di solito non le poteva mai avere perché a tutto il resto della sua famiglia piacevano quelle gialle e sua madre non le comprava. Nessuno se ne accorse tranne lo stregone che sogghignò appena. Se gli piacevano così tanto le mele verdi gliene avrebbe fatto trovare una cassetta piena ma non gratis. Un morso per un bacio sarebbe stato decisamente un buon prezzo. La riunione finalmente si concluse e Massimo Magno chiese al vecchio traduttore se gli avesse potuto portare per cena anche qualche mela verde, quello assentì e andò a dirlo al cuoco, intanto lo stregone sospinse Alex fuori dalla sala fino al giardino del palazzo dove faceva lezione ai suoi adepti tutti i giorni. Li trovò già tutti in riga e pronti e per un attimo il ragazzo sperò che il mago avrebbe voluto insegnare anche a lui la magia ma lo relegò soltanto da una parte andando ad insegnare agli altri. Alexander sbuffò irritato e non degnò più nessuno di uno sguardo


-Gervar!- lo chiamò ad un certo punto il mago ma per ripicca il ragazzo non alzò lo sguardo dai suoi schizzi, ogni tanto se era molto arrabbiato si metteva a disegnare la prima cosa che gli passava per la testa, solitamente draghi o paesaggi, e riusciva a calmarsi un po’, ma quel giorno era infuriato. Perché quel bastardo non gli voleva insegnare la magia, si doveva essere pure accorto di quando Alex ci tenesse eppure non voleva aiutarlo e passava tutto il tempo a insegnare ai suoi adepti. Cos’era lui? Solo perché non aveva fenomenali poteri non poteva aspirare a diventare un mago? –Gervar- gli ripeté il mago inginocchiandosi davanti a lui –Kararet?- gli chiese cosa avesse


-Bran- niente, gli rispose il ragazzo irritato


-Eih tiafg igjaeienh gtiaji- gli disse l’altro ma la frase adesso era troppo complicata per il ragazzo che non gli rispose –gervar- gli disse allora dolcemente lo stregone e il ragazzo si convinse ad alzare lo sguardo. Massimo gli sorrise e lo baciò sulla fronte –Ishe lierbert diesche nach- gli disse lo stregone scandendo ogni parola


-Non ti capisco idiota- gli rispose Alex e lo stregone sospirò esasperato, abbracciandolo e tornando poi ai suoi adepti. Alexander riprese i suoi fogli e, appena più calmo, riprese a scarabocchiare quando tutto d’un tratto l’urlo di Ranmara fece tremare la terra annunciando il suo arrivo –stupida bestiaccia- ringhiò il ragazzino a cui era preso un colpo. Buttò i fogli dentro lo zaino e cercò un posto più riparato dove nascondersi alla viverna che intanto stava scendendo nel giardino. Il ragazzo la guardò atterrare e la fissò perplesso, non era Ramara. Per quanto fosse una viverna nera e grande uguale non aveva le squame rosse sul lato sinistro del collo ma su quello destro. Per giunta sulla sua schiena stava un tizio tutto vestito di nero e con la maschera d’osso a coprirgli il viso. Massimo Magno guardò il nuovo arrivato sorridendo


-Regina!- gli urlò mentre il cavaliere smontava e gli correva incontro


-Massimo!- gli rispose saltandogli al collo e ridendo, si tolse in un solo colpo maschera e mantello e la persona che apparve face prendere un colpo ad Alexander. Era una donna giovane e splendida, vestita degli stessi abiti che portavano tutti gli adepti dello stregone ma che allo stesso tempo su di lei sembravano infinitamente più provocanti. Aveva la pelle color caramello bruciato con tanti tatuaggi bianchi, i capelli che le scendevano in onde sinuose fino alle reni erano color bianco argenteo e gli occhi erano rosso sangue come le sue labbra piene. Era strabiliante quale fosse la somiglianza con Massimo Magno, ne sembrava quasi la versione femminile e per un bel pezzo il ragazzino se ne stette a fissarla completamente incantato ma si riscosse quando uno dei seguaci dello stregone si fece avanti per salutare la donna. La nonna di Alexander non gli aveva mai raccontato che il mago avesse una sorella, più di una volta gli aveva detto che lo stregone aveva ucciso i genitori e i nonni ma di fratelli o sorelle non aveva mai fatto parola. Era davvero assurdo quante cose la nonna gli avesse raccontato e si fossero dimostrate false. Massimo Magno si ricordò di lui e lo presentò alla donna che lo guardò completamente stupita prendendo a parlare con lo stregone velocissima, tanto che anche gli apprendisti non la capirono, l’altro invece le rispose nella stessa maniera e la donna guardò di nuovo Alexander


-Regina Magna- gli si presentò con un sorriso abbagliante


-Alexander- gli rispose arrossendo


-Gervar- lo corresse lo stregone abbracciandolo e prendendolo in spalla come se non pesasse più di una piuma


-Cretino- gli ringhiò Alex e la donna rise


-Sei simpatico ragazzino, adesso capisco perché piaci tanto a mio fratello!- per un attimo lui la guardò completamente allibito


-Parli la mia lingua?- le chiese


-Me la cavo- gli rispose la donna sempre sorridente, lo stregone gli chiese qualcosa ma la donna lo azzittì e continuò a parlare con Alex –Quindi tu sei uno della mia famiglia?-


-Non me lo sono ancora sposato questo qui!- gli rispose sbuffando il ragazzo e facendola ridere


-Non intendevo dire questo, volevo sapere se sei un mio discendente- la donna sorrise ancora –i dipinti di me non mi rendono abbastanza grazia, ma io sono la Grande Maga, la tua antenata, non mi riconosci?- gli chiese la donna spostando i capelli in un gesto calcolato e seducente, mentre Alexander rimaneva completamente a bocca aperta. Con i capelli più corti e vestita di bianco quella donna era identica ai dipinti della Grande Maga ma era assurdo! Perché la Grande Maga si sarebbe dovuta gettare fra le braccia dello stregone, tutta contenta, quando 500 anni prima l’aveva imprigionato? E poi come faceva ad essere ancora così giovane dopo 500 anni? E da quando i due in realtà erano fratello e sorella? –Ti ho davvero sconvolto- rise la donna e si rivolse al fratello parlandogli velocissima in quella lingua antica che il ragazzo non capiva. Massimo congedò i suoi adepti e Regina tolse i finimenti alla sua viverna insieme ad una grossa sacca e entrarono nel castello trascinando Alexander con loro ma prima di presentarsi al re fecero tornare Alex a casa


-Sarà una cosa lunga e noiosa- sbuffò la donna e aggiunse –ci vediamo domani, sono proprio curiosa di conoscerti meglio- detto questo e dopo un altro si quegli imbarazzanti baci dello stregone il ragazzo fu libero. Alexander tornò a casa di corsa e, senza salutare nessuno, andò in soffitta a rovistare fra le cose della nonna


-È successo qualcosa, Alex?- gli chiese sua madre raggiungendolo preoccupata


-Dov’è finito il libro delle storie della nonna?- gli chiese il ragazzo mentre metteva a soqquadro l’intera stanza


-Credo sia dentro quello scatolone- gli rispose Elaina e lui iniziò a frugare dentro a quello, quando finalmente trovò quello che aveva tanto cercato. Scese e si mise davanti alla finestra a leggere –Alex, ma che succede?- gli chiese sempre più preoccupata la donna


-Ho conosciuto mezz’ora fa la sorella dello stregone- gli rispose il ragazzo sfogliando il libro in maniera quasi isterica


-Ha una sorella?- chiese stupita la donna


-A quanto pare si-


-Mia madre non me l’aveva mai detto-


-E per giunta la Grande Maga, la nostra antenata, e la sorella di Massimo Magno sono la stessa persona!-


-Impossibile- rispose la donna completamente allibita


-Ecco perché voglio rileggere tutte le sue storie, mi sembra così assurdo che non ce ne fosse neppure un accenno da nessuna parte!- Elaina lo lasciò alla sua lettura mentre preparava la cena e cercava di ricordare ogni parola che sua madre gli aveva detto sullo stregone, ma non riuscì a ricordare che le avesse mai detto che la loro antenata era imparentata con quel demonio neppure una volta. Gaio tornò per cena raccontando che era arrivata a palazzo la Grande Maga e che lo stregone la chiamava sorella


-Lo so già, me l’ha detto Alexander- gli rispose Elaina indicando il figlio che ora leggeva al lume di candela


-E tu che ci fai qui?- gli chiese stizzito Gaio –Non dovresti essere a fare compagnia allo stregone?-


-Mi ha mandato a casa- gli rispose Alex senza neppure alzare lo sguardo


-Che cosa hai combinato? L’hai fatto arrabbiare per caso?-


-No, mi ha solo detto che aveva da fare e che me ne potevo tornare a casa- Gaio borbottò irritato e si sedette a tavola servito subito da Elaina


-Dov’è Desdemona?- chiese l’uomo


-A dormire da delle amiche, non torna fino a domani-


-E sono delle persone affidabili i genitori delle sue amiche?-


-Si certo- gli rispose sorpresa la donna e Gaio annuì mettendosi a mangiare –Alex non mangi?- chiese Elaina


-No, ho da fare- gli rispose lui senza distogliere lo sguardo dalla pagina che stava leggendo, la donna sospirò e uscì per andare a prendere l’acqua


-A palazzo ti devono aver viziato proprio a dovere se adesso ti fa schifo persino la cucina di tua madre- gli disse Gaio appena la moglie se ne fu andata, distogliendolo dalla lettura


-Non mi fa schifo la cucina di mamma semplicemente non ho fame-


-Tutte scuse!- ribattè l’uomo –eri un viziatello già prima di diventare il pupillo dello stregone adesso che ti stanno facendo fare la bella vita sei solo peggiorato, davvero se fossi in tua madre ti avrei già abbandonato da un pezzo, in fondo c’è quello stregone che sembra adorarti! Sai però che sei proprio un egoista! Io e tua madre ci spacchiamo la schiena al lavoro e alle volte non abbiamo quasi niente da mettere in tavola, mentre tu che non fai altro che startene a letto e bighellonare tutto il giorno in giro, dormi in una reggia e mangi sempre cacciagione e altre prelibatezze, e poi quando torni dalla tua famiglia non porti mai nulla e, anzi, prima ti mangi i dolcetti che sarebbero dovuti essere di tua sorella e poi disdegni la zuppa che tua madre ha tanto faticato a fare, sei proprio un ragazzo pessimo!- Alexander strinse forte la copertina del libro e si trattenne a stento dal piangere o peggio, ribattere a quello che Gaio gli aveva detto, se l’avesse fatto si sarebbe preso solo un mucchio di botte e comunque non sarebbe valso a nulla


-Me ne vado- gli disse il ragazzo


-Torni a dormire nel tuo bel lettino di piuma?- gli chiese sarcastico l’uomo ma Alexander non gli rispose, andò in camera sua a prendere un cambio di vestiti e altre poche cose, mise tutto nello zaino e se ne tornò al castello piangendo nella stanza vuota che doveva condividere con lo stregone. Le parole del suo patrigno gli avevano fatto male. Non era vero che era viziato, aveva sempre aiutato sua madre come meglio poteva e non era colpa sua se quel dannato mago l’aveva voluto con se. E poi che diavolo pensava Gaio che farsi scopare tutte le sere da quell’uomo fosse una cosa piacevole? Era solo un ragazzino e non gli era mai passato per la mente di mettersi con un uomo, una o due volte aveva sognato di sposarsi con una bella ragazza ma era stata una cosa sporadica, alla sua età non ne voleva neppure sentire parlare di matrimonio. Massimo Magno poteva anche essere gentile ma era pur sempre un uomo ed era strano fare sesso con lui e qualche volta faceva anche male. Gaio pensava che fosse così divertente farsi montare da lui? Allora perché non aveva proposto neppure una volta di prendere il posto del suo figliastro? E cosa ci poteva fare il ragazzo se non aveva fame? La zuppa di sua madre sapeva benissimo che era la cosa più buona del mondo, niente arrivava ad eguagliarla! Ma se per una sera non ne aveva voglia che ci doveva fare? Mangiarla per forza? E poi se fino ad un minuto prima Gaio si era lamentato che mangiava tutto quello che lui e Elaina riuscivano a stento a comprare allora che cosa si lamentava che non voleva mangiare la zuppa? Così ne sarebbe rimasta di più. Gaio poi gli veniva a fare la predica che Alex perdeva giornate intere a bighellonare e non fare nulla quando lui lavorava si e no un ora e poi passava tutto il resto della giornata all’osteria, oppure tornava a casa a dormire e mangiava per 5 persone! No, Gaio non aveva assolutamente il diritto di sgridare Alex, lui era molto peggio, ma comunque lo faceva. Il ragazzo non poteva neppure ribattere perché altrimenti si sarebbe preso un mucchio di botte e così se ne stava zitto e ingoiava la rabbia. Si mise a letto e riprese a leggere  e dopo qualche ora rientrarono Massimo Magno e sua sorella


-Non ci avrai aspettato tutta la sera qui, vero?- gli chiese Regina mentre Alexander rotolava via per schivare lo stregone che gli si era praticamente lanciato addosso per prenderlo e abbracciarlo


-No, sono appena arrivato- mentì il ragazzo e l’istante dopo lo stregone l’aveva preso e se lo era stretto contro ridendo e baciandolo su tutto il viso –Mi stritoli- gli disse il ragazzo e inaspettatamente l’altro lo lasciò leggermente andare accarezzandogli i capelli dolcemente


-È bello capire finalmente quello che dici- rise lo stregone parlando nella stessa lingua di Alexander


-Da quando tu mi capisci?- gli chiese sconvolto


-Da qualche ora fa- gli rispose lo stregone sorridendo e intrecciando una mano con quella della sorella –ogni cosa che sa lei la so anch’io-


-Fantastico- disse il ragazzo sarcastico e lo stregone l’abbracciò contento


-Io credo che me ne andrò a fare una doccia- disse Regina avviandosi verso il bagno –quasi dimenticavo! Questa è per te!- lanciò una delle sue valige al fratello che la prese al volo


-Cos’è?-


-Aprila e lo scoprirai- Regina si chiuse in bagno e lo stregone inizio ad aprire la sacca guardando Alex con la coda dell’occhio


-Non c’è niente che mi vuoi dire adesso?- gli chiese Massimo Magno


-Non mi pare- gli rispose il ragazzo dopo averci pensato per un po’, lo stregone sorrise e tirò finalmente fuori dalla sacca una striscia di pelliccia nera e una divisa della sua setta


-Me lo dovevo immaginare che l’avrebbe tenuta lei- disse sovrappensiero l’uomo mentre si rigirava la stoffa fra le dita, di colpo si alzò e si tolse tutti i vestiti sostituendoli con la divisa nera, al posto del mantello mise la pelliccia nera e si ammirò allo specchio sorridendo –Come ti sembro?- chiese ad Alexander


-Ti sta bene- ammise arrossendo fino alla punta delle orecchie il ragazzo e lo stregone lo abbracciò contento


-Sei davvero adorabile- rise Massimo Magno baciandolo e mordendogli leggermente il labbro. Alex mugolò e non sapeva neppure lui se di disapprovazione o meno, l’altro lo prese come un incitamento e lo fece stendere sul letto andando ad accarezzare la pelle dei fianchi e della schiena da sotto la maglietta mentre continuava a mordicchiarlo e baciarlo


-Ma c’è tua sorella di là- cercò di dire il ragazzo quando lo stregone lo lasciò respirare


-Conosce i miei guasti, lo sa che non resisto ai bei ragazzi- Alexander arrossì violentemente e lo stregone rise. Iniziava a preferirlo quando non si capiva un cavolo di quello che diceva –Sei così carino quando arrossisci- continuò lo stregone facendolo avvampare ancora di più ma mai come quando andò a baciarlo sullo stomaco scendendo sempre più in basso. E proprio mentre stava per togliergli i pantaloni bussarono alla porta –Ma che diavolo hanno una spia in questa camera?- sbuffò lo stregone esasperato –Che c’è?- urlò a chiunque ci fosse fuori dalla porta, Alex fece per rivestirsi ma l’uomo lo bloccò carezzandolo sullo stomaco e sul petto


-Il re vi manda a chiamare, uno dei suoi figli sta male e voleva che voi e la Grande Maga lo visitaste-


-Arriviamo!- rispose lo stregone alzandosi e aiutando il ragazzo a rivestirsi, gli prese il viso fra le mani e lo baciò languidamente –Continuiamo questo discorso più tardi- gli disse prima di andare a bussare alla porta del bagno e urlare alla sorella qualcosa di incomprensibile nella sua antica lingua, quasi immediatamente la donna uscì vestita ma con i capelli tutti bagnati e raccolti in un asciugamano


-Shane, gervar- gli disse lo stregone prima di andarsene e Regina gli sorrise seguendo il fratello. Alexander sospirò stancamente e si buttò a letto, lo aspettava una di quelle notti completamente in bianco ma prima che lo stregone potesse tornare lui si era già addormentato.


 


*°*°*°**°*°*


 


Eventuali note: Sorpresi? Tanti colpi di scena in questo capitolo! Spero di avervi almeno un po’ sorpresi altrimenti mi deprimo -.-‘ Finalmente lo stregone sa parlare una lingua comprensibile e da ora in poi spiccherà molto di più il suo carattere.

 
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bloodingeyes
view post Posted on 18/9/2011, 14:02




Il passato in un libro


-Dannata luce- fu quella la prima cosa che Alexander disse quella mattina, ancora per metà nel mondo dei sogni, si rigirò fra le coperte e si andò ad accucciare meglio fra le braccia dello stregone che lo strinse leggermente e l’accarezzò, giocherellando con i suoi capelli e le due perline della treccia. Erano già un paio d’ore che Massimo Magno si era svegliato e per la maggior parte del tempo se ne era stato tranquillo a guardare il ragazzo dormire, era bello sentire quel corpo contro il suo e avere finalmente qualcuno accanto la mattina appena sveglio. Regina aveva deciso da tempo di non affezionarsi più a nessuno, aveva assistito ai funerali di troppi dei suoi figli e non aveva più il coraggio di sperare di avere accanto qualcuno per più di qualche decennio, era una donna forte e indipendente che non si lasciava quasi mai andare ad abbracci o cose del genere, quindi per lei era più facile svegliarsi ogni mattina e vivere sola. Massimo invece aveva bisogno di qualcuno a cui legarsi, di un altro calore vicino a sé anche se, in un certo senso, era masochistico legarsi alle persone come faceva lui, sapendo benissimo che prima o poi non ci sarebbe più stato quel calore umano di cui sentiva il bisogno e a cui si aggrappava con tanta forza.


Alexander prima o poi se ne sarebbe andato, lo sapeva. Che fosse per sua scelta, per una malattia, un incidente oppure solo per vecchiaia, ma prima o poi non ci sarebbe più stato, come tutti quelli che l’avevano preceduto ma lo stesso ci si stava affezionando, rendendo sempre più dolorosa l’idea di abbandonarlo, la sola idea di lasciarlo ora lo faceva stare malissimo. E poi Alexander piaceva addirittura a Regina che erano secoli che non sorrideva più a nessuno dei ragazzi che Massimo sceglieva. E mentre questi tristi pensieri lo tormentavano il ragazzo se ne stava tranquillo a dormire, accoccolato fra le sue braccia tatuate d’infamia. Quei segni bianchi e che avevano condannato sia lui che Regina ad un eternità di dolore e solitudine, sempre sul campo di battaglia e sempre soli. Alle volte si chiedeva che cosa avessero fatto di così terribile, ancor prima di nascere, per meritare una maledizione del genere ma alla fine sapeva molto bene che non c’era una vera colpa da scontare. Erano condannati per il puro egoismo di una donna, che sfortunatamente era anche la loro madre. Per colpa della sua sete di potere sia lui che Regina erano costretti a quella vita infelice, lei non aveva mai pensato al loro bene, neppure per un istante. Da quando era rimasta incinta l’unico suo scopo era fare dei suoi figli ancora non nati i migliori guerrieri e stregoni che si fossero mai visti sulla terra e così aveva impresso su di loro la peggiore magia di sempre. Li aveva costretti a dover amare loro padre, un re orribile e sanguinario che li aveva mandati sul campo di battaglia a 5 anni. Li aveva resi immortali perché potessero servire per sempre anche i discendenti del re, i loro fratellastri e le loro sorellastre. E poi li aveva resi potenti per poter assolvere ad ogni missione che gli venisse affidata.


Ma l’incantesimo non era riuscito benissimo: avevano smesso di crescere entrambi circa a vent’anni e da allora l’unica cosa che era aumentato era il loro potere ma sia Massimo che Regina venivano presi da una fortissima passione per i proprio famigliari, tanto da poter superare l’orrore dell’incesto e avere dei figli con loro. Ancora non erano riusciti a spezzare quell’orribile maleficio e forse non ci sarebbero mai riusciti. Avrebbero continuato a vivere vedendo le città cambiare, venire distrutte e ricostruite, avrebbero visto la vittoria e la disfatta degli imperi, le battaglie che sempre si assomigliano ma che non sono mai identiche, avrebbero visto le persone a cui tenevano morire e i loro figli avrebbero vissuto una vita lunga e piena oppure misera e corta ma il normale ciclo della vita si sarebbe compiuto su di tutti tranne che su di lui e Regina. Lo sapeva ma ogni volta che si ritrovava ad avere una persona importante accanto ci ripensava e pregava Dio, o chi per lui, di aiutarlo, di togliergli quella maledizione o per lo meno di smetterla di farlo soffrire. Aveva avuto dei figli da una sua cugina ma non erano sopravvissuti, tutti morti di peste giovanissimi insieme alla loro madre. Regina aveva voluto una vera famiglia e l’aveva ottenuta per qualche decennio ma poi i suoi figli erano morti e dopo di loro i suoi nipoti e lei non era riuscita a stare al fianco dei suoi pronipoti, sapendo che sarebbero morti e lei gli sarebbe sopravvissuta. L’unica consolazione era che loro due erano sempre stati insieme e se non erano impazziti era solo perché potevano contare l’uno sull’altra. Quella era l’unica cosa sicura della loro vita.


Alexander stava ancora dormendo profondamente, tranquillo fra le sue braccia, e lo stregone iniziava ad odiare quella depressione che gli scivolava addosso quando pensava alla sua vita dannata. Cercò, quindi, qualcosa da fare senza svegliare il ragazzo e senza doversi alzare dal letto, pigro com’era le prime ore del mattino. Sul comodino era appoggiato un libro vecchio e liso che non ricordava di avere, quindi era molto probabile che l’avesse portato Alex. Lo prese e iniziò a sfogliarlo, qualche ora dopo l’aveva già finito ed era completamente allucinato, ma che razza di libri di quarta categoria leggeva quel ragazzo? Era tutto uno smembramento a destra e a manca, un genocidio ogni 5 pagine, esperimenti di dubbia moralità e altre cose schifose che preferiva non ricordare, per non parlare poi dei capitoli finali pieni di scene di sesso violento!


-Gervar, svegliati- disse dolcemente al ragazzo accarezzandogli la testa che aveva appoggiato al suo stomaco, va bene che era sconvolto ma non voleva spaventarlo svegliandolo con un urlo. Alex mugolò qualcosa di incomprensibile e si strinse maggiormente allo stregone che represse a stento la fame di sesso che gli si era risvegliata tutta d’un colpo quando il ragazzo gli si era strusciato addosso –Devo chiederti solo una cosa, gervar, poi ti lascio in pace- gli disse dolcemente


-Che c’è?- borbottò il ragazzo aprendo a fatica gli occhi


-È tuo questo libro?- gli chiese con la speranza che gli rispondesse di no


-Si, è un eredità di mia nonna- gli rispose sbadigliando il ragazzo


-Tua nonna ti ha lasciato questo… questo… - non sapeva bene neppure lui come definire quel libro


-Si certo, perché alla sua morte non ci dimenticassimo le storie che ci raccontava-


-Tua nonna ti raccontava queste storie?- chiese sempre più allibito lo stregone


-Si, tutte le sere ce ne raccontava un paio prima di dormire-


-Ma che razza di nonna ti è capitata? Queste non sono storie della buona notte, sono degli incubi sotto forma di parole!- Alexander lo guardò perplesso


-È normale nella nostra famiglia-


-Ma è orribile! Che cavolo! Ci sono smembramenti, massacri, budella e altre robe schifose e tua nonna ti raccontava queste cose quando eri piccolo? Non ti sono mai venuti gli incubi per colpa di queste favole?-


-Favole?- ripetè il ragazzo perplesso, si mise a sedere e guardò lo stregone –Ma hai perso la memoria?- gli chiese e Massimo lo guardò confuso, il ragazzo indicò il libro di sua nonna e aggiunse –queste non sono favole, non sono frutto di fantasia, sono vere storie e parlano di te-


-Di me?- chiese stupito lo stregone –Stai scherzando vero? Io non ho mai fatto queste cose!-


-La nonna le aveva imparate da sua nonna e lei dalla sua nonna, ce le raccontava per ricordarci il motivo per cui non dovevamo rompere il sigillo che ti imprigionava, per farci capire a cosa andavamo incontro- Massimo Magno rimase per un attimo a bocca aperta, senza riuscire a pensare o a dire nulla


-Sono tutte cazzate!- urlò infuriato, spaventando il ragazzo –Io non ho mia fatto cose del genere! Sono stato un soldato e ho fatto tante cose deplorevoli in guerra, lo ammetto, ma non ho mai fatto cose abominevoli come squartare per gioco dei bambini o far camminare delle ragazze fino alla morte in una foresta di spini!-


-È quello che la nonna ci raccontava- gli disse il ragazzo


-Ma non è la verità!- gli urlò esasperato lo stregone. Lanciò via il libro e si lasciò cadere fra i cuscini, sospirando avvilito –Pensi che io sia un mostro?- chiese al ragazzo che gli si appoggiò al petto prima di rispondere


-Penso che la nonna avesse esagerato su molta cose, non sei una persona cattiva, sei un maniaco ma a parte questo non sei male… - lo stregone sorrise e l’abbracciò


-Lo sai che ti adoro vero?-


-Sono l’unico che ti sopporta… - sbuffò il ragazzo


-Sai essere davvero adorabile- rise ancora lo stregone


-Me la diresti però una cosa?- gli chiese Alex allontanandolo leggermente da sé


-Certo, quello che vuoi!-


-Perché sei stato imprigionato? Che cos’hai fatto?-


-Proprio non riesci a credere che tutto quello che ti ha detto tua nonna fosse una balla,vero?- gli chiese irritato lo stregone


-Non proprio… - gli rispose il ragazzo


-Non ho fatto nulla di così tremendo, tranquillo- gli disse -io e mia sorella eravamo solo molto stanchi di combattere, passavamo da un campo di battaglia all’altro e nei momenti liberi dovevamo prenderci cura dei nostri adepti, era da secoli che lo facevamo senza mai lamentarci perché ci rendeva felici vedere la nostra gilda e la magia migliorare e perché combattere per il nostro paese, per proteggere le nostre famiglie e le persone a cui volevamo bene ci sembrava giusto ma da un po’ di tempo non era più così… avevamo visto così tante cose orribili e fatto cose deplorevoli e ne siamo stati stancati fin nell’anima, così abbiamo deciso di prenderci una pausa, abbiamo sparso la voce che io ero impazzito, mi ero rivoltato al re e per fermarmi Regina mi aveva fatto diventare di pietra, in teoria dovevo tornare normale pochi anni dopo ma il re mi ha rinchiuso da qualche parte nelle segrete e Regina non è riuscita a liberarmi, tutto qui! Non è poi una storia così orribile… -


-Va bene- gli disse il ragazzo tornandosi ad accucciare fra le sue braccia


-Vuoi sapere qualcos’altro?- gli chiese lo stregone più tranquillo


-Un paio di cose- ammise il ragazzo sorridendo –Se tutto quello che mi ha detto la nonna era falso allora io non so proprio niente di te-


-Vuoi sentire l’intera storia della mia vita?- gli chiese Massimo con un sorriso


-No, quello sarebbe troppo noioso- sbuffò sorridendo –però su un paio di cose sono curioso, tipo questi tatuaggi che avete sia tu che la Grande Maga cosa sono? Servono a qualcosa o sono solo belli?- il sorriso dello stregone morì di colpo –sbagliato domanda?- chiese il ragazzo accorgendosi del cambiamento


-Non è un argomento allegro- gli rispose lo stregone –comunque sono una maledizione- e voleva chiudere lì la questione ma il ragazzo non era soddisfatto della risposta


-Ma le maledizioni non lasciano tracce-


-Questa è un po’ particolare infatti-


-E cosa fa?-


-Mi ha reso un guerriero immortale-


-E sarebbe una maledizione questa?- chiese il ragazzo perplesso


-Sei troppo giovane per capire- gli rispose lo stregone scompigliandogli i capelli


-Grazie tante- gli rispose sbuffando


-Qualcos’altro?- gli chiese Massimo Magno


-Quanti anni hai?-


-Ma che razza di domande mi fai? Non vuoi sapere delle mie fantastiche imprese passate?-


-No- gli rispose lapidario il ragazzo facendolo sorridere ed esasperare allo stesso tempo


-Ho smesso di invecchiare a 22 anni-


-E quanti anni avresti se avessi continuato a diventare vecchio?-


-Mmm… - lo stregone dovette pensarci seriamente, l’età non era mai stata un problema per lui. Sapeva che avrebbe continuato per l’eternità ad avere l’aspetto di un ventenne e non si era preoccupato di contare i suoi anni, tanto più che non aveva mai avuto motivo di festeggiare o ricordare felicemente la ricorrenza della sua nascita. Il 24 dicembre per lui era un giorno come un altro –Dovrei avere circa 2.300 anni, più o meno-


-Ma sei una mummia!-


-Che carino che sei! Inizio a preferirti quando non capivo una parola di quello che mi dicevi-


-Ti assicuro che la cosa è reciproca- gli rispose Alex e lo stregone lo buttò dall’altra parte del letto –sei anche permaloso- lo prese in giro il ragazzo


-Anche?- chiese lo stregone e il ragazzo sorrise iniziando ad elencargli tutti i suoi difetti


-Permaloso, vecchio e maniaco, poi potrei aggiungere rompiscatole, testardo e… - non riuscì a finire perché lo stregone lo baciò languidamente sulle labbra


-Mi piace quando mi insulti- gli disse sorridendo Massimo


-Scemo- rise il ragazzo e lo stregone lo fece distendere a letto e lo svestì velocemente, fermandosi solo un attimo per assicurarsi che nessuno li avrebbe interrotti e intanto togliersi anche lui i vestiti –Mi fai male- rantolò Alex e lo stregone passò una mano sulla sua schiena facendo scivolare una piccola magia nei punti che toccava. Il ragazzo tremò per colpa del piacere inaspettato che quella semplice magia gli aveva provocato e si rilassò completamente fra le braccia dello stregone che lo baciò e si mosse senza riuscire a trattenersi, trovandolo così caldo e invitante solo per lui, continuando a prenderlo finché l’altro non lo implorò di fermarsi. Alex era madido di sudore e gli faceva male da tutte le parti, come succedeva sempre dopo che aveva fatto sesso con lo stregone, si sentiva il cuore scoppiare e non riusciva quasi a respirare. Massimo Magno lo coprì e si distese accanto a lui chiudendo gli occhi soddisfatto, avrebbe potuto continuare ma Alexander non ne era in grado, era troppo giovane e non poteva chiedergli di più con il rischio di fargli seriamente male, quindi si accontentò e si riposò al suo fianco.

 
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NonnaPapera!
view post Posted on 20/9/2011, 12:21




Ahhhh Alex e Massimo *-* che belli che sono, anche se la storia di massimo è decisamente deprimente O.o
Ok sappi che io sono qui che attendo il seguito XD
 
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bloodingeyes
view post Posted on 5/10/2011, 13:49




Fa piacere quando almeno una persona al mondo legge la tua storia XD


La gilda del mago


-Dopo ti va se andiamo a vedere la mia nuova casa?- gli chiese lo stregone quello stesso giorno, a fine pranzo. Alex annuì mentre mangiava in fretta un ultimo pezzo di torta –Sai che dovremo andarci in volo, vero?- gli chiese lo stregone


-Io prendo in prestito un cavallo- gli rispose il ragazzo lapidario


-Ci metteresti una vita ad arrivare, l’ho costruita in modo che nessuno potesse raggiungerla facilmente via terra-


-Non è impossibile comunque arrivarci a cavallo-


-Bhè, no… - dovette ammettere lo stregone -però è complicato!-


-Allora io vengo a cavallo- decise il ragazzo alzandosi


-Gervar… - lo chiamò Massimo Magno –Ranmara non ti farà del male… lei non fa del male alle persone a cui io tengo, sa che non devo farlo-


-Io non ci monto lo stesso sopra- lo stregone sospirò esasperato


-Sai che se volessi potrei semplicemente prenderti di peso e costringerti?-


-Sai che se lo fai io non ti parlo più?-


-Non sarebbe male- scherzò lo stregone e Alex mise il brocio, arrabbiato. Massimo baciò e coccolò il ragazzo per farsi perdonare –non lascerei mai che qualcuno ti facesse del male, gervar, Ranmara non ti farà nulla, te lo prometto- Alexander sbuffò esasperato e accettò di montare sulla viverna. Massimo Magno indossò la sua divisa nera e rossa sorridendo tutto il tempo e insieme uscirono dalla città e, per caso, lo stregone si dimenticò di avvertire il re che se ne stava andando. Una volta fuori trovarono Ranmara accucciata poco lontano dalla strada maestra e ad Alex si gelò il sangue al pensiero di dover salire davvero su quella dannata bestiaccia. Un conto era dirlo in una lussuosa camera del castello un altro era farlo per davvero. La viverna alzò la testa e leccò il padrone per salutarlo ma quando tentò di fare la stessa cosa con il ragazzo lui si nascose alle spalle dello stregone, schivandola


-Non ti fa niente- gli ripetè Massimo ma Alex non si lasciò convincere. Esasperato l’uomo lasciò perdere e montò sulla schiena dell’animale. Si aggrappò ad un ala con la mano destra e da lì si issò sulla schiena della viverna. Usava come appoggio per cavalcare, al posto delle staffe, l’attaccatura delle ali, nella parte dell’osso. Non aveva mai usato finimenti e per sella di solito si accontentava di uno straccio spesso, aveva sempre cavalcato a pelle e aveva imparato con il tempo a montare senza aiuti ma per Alex era un impresa raggiungere la schiena della viverna. Non aveva mai montato nulla di più grande di un pony senza appoggi e per salire su un cavallo gli erano indispensabili le staffe o un qualche altro supporto perché era troppo basso per montare senza. Massimo Magno era alto e sapeva come salire sulla schiena della viverna Alexander gli arrivava a mala pena al petto e non aveva neppure idea che si potesse salire su una viverna senza una scala. Tentò di imitare lo stregone e non riuscì neppure ad afferrare l’ala dell’animale. Massimo Magno rise e fece uno strano verso al quale Ranmara ubbidì abbassando l’ala perché il ragazzo ci si potesse aggrappare. Irritato, Alex fece forza per salire ma scivolò e si ritrovò a sedere per terra


-Tutto apposto?- chiese Massimo ridendo


-Fottiti- gli rispose irritato il ragazzo rimettendosi in piedi –io ti raggiungo a cavallo- ma prima che se ne potesse andare Ranmara gli prese la maglia fra i denti e lo alzò da terra, appoggiandolo sulla sua schiena. Lo stregone lo prese fra le braccia per non farlo cadere e gli sorrise


-Visto che non ti fa niente?-


-Taci- gli rispose il ragazzino ancora scosso, non era stata una bella sensazione quella di trovarsi i denti di quella bestiaccia sulla schiena


-Devi tenere le gambe più strette- gli disse lo stregone aggiustando la sua postura –e cerca di assecondare i movimenti di Ranmara soprattutto quando ci alziamo in volo e quando atterriamo, tieniti come puoi al suo collo, così… e stai rilassato-


-La fai facile!- gli rispose teso Alex


-È il tuo primo volo?-


-Non si era capito?- gli rispose acido il ragazzo facendolo sorridere


-Tranquillo ti tengo io- gli disse lo stregone e fece un altro dei suoi strani versi al quale Ranmara si alzò sulle zampe posteriori, aprendo le ali –tranquillo- gli ripetè lo stregone per poi fare un suono che sembrava il canto di un gallo con il singhiozzo. La viverna prese spinta e si alzò in volo con un solo balzo, batté forte le ali per prendere quota e ogni volta lo stomaco di Alexander gli arrivava in gola per poi ridiscendere fino ai piedi, la peggiore sensazione che avesse mai provato in vita sua. Ad ogni cambio di direzione poi rischiava di venire spinto via e rimaneva in sella solo perché lo stregone lo teneva. Volare faceva schifo ma in compenso la vista che si godeva era fantastica, vedere le cime degli alberi dall’alto, le montagne e le persone grandi come formiche fu l’unico aspetto positivo del suo primo volo, del suo battesimo dell’aria. Quando finalmente atterrarono il ragazzo aveva tanta ma tanta voglia di baciare la terra ma si trattenne, guardandosi attorno. Erano scesi in una radura piuttosto ampia e, ai limiti con il bosco, era accucciata anche la viverna di Regina, con la padrona al fianco


-Sei in ritardo- fu la prima cosa che la donna disse al fratello


-Shane- gli rispose lo stregone sbuffando


-Shane Alexander- lo salutò la donna pronunciando il suo nome in maniera strana e il ragazzo si affrettò a ricambiare il saluto. Regina gli sorrise e parlò con il fratello nella loro lingua incomprensibile e alla fine montò sulla sua viverna e se ne andò salutando Alex con un bacio sulla fronte


-Come si chiama la viverna di tua sorella?- chiese il ragazzo quando la donna se ne fu andata


-Ternat- gli rispose lo stregone –Perché me lo chiedi?-


-Curiosità- gli rispose sinceramente il ragazzo


-La gilda è di là- gli indicò lo stregone incamminandosi


-Ma non avevi detto che andavamo a vedere casa tua?- gli chiese perplesso


-Casa mia e la mia gilda sono la stessa cosa- gli spiegò lo stregone conducendolo in uno stretto sentiero, battuto solo dagli animali del bosco, stretto e poco visibile. La foresta in quel punto era fitta e scura, tanto che il sole faceva fatica a penetrare fra le fronde, il sottobosco era rigoglioso e c’era un buon profumo ma il ragazzo affrettò il passo per tenere dietro allo stregone, non aveva la minima intenzione di perdersi in quel posto. Ad un certo punto, nel bel mezzo della foresta lo stregone si fermò e si fece da parte lasciando Alexander libero di vedere cosa c’era più avanti. E quello che vide gli rimase impresso nella mente e nel cuore per il resto della vita. C’era un piccolo spiazzo pochi metri più avanti e questo spazio ospitava due dei più grandi e begli alberi che il ragazzo avesse mai visto. Si intrecciavano fra di loro e i loro tronchi facevano uno strano contrasto, uno chiaro e l’altro molto scuro, le radici uscivano dal terreno diradandosi nella piccola radura come vene e le fronde poi erano una rosso accesso mentre l’altra era giallo dorato e si intrecciavano anche loro formando una specie di luminoso sole vegetale. Era in assoluto la cosa più bella che Alex avesse mai viso in vita sua e gli ci volle un po’ per accorgersi della porta che si trovava fra i due tronchi. Era una porta grande di legno scuro con intarsi chiari a forma di fiori e foglie, con maniglie grosse d’ottone lucente come le fronde degli alberi. Una volta che riuscì a vedere la porta il ragazzo riuscì ad accorgersi anche dell’edificio addossato a quei due magnifici alberi. Era un edificio grande, a due piani con una cupola nella parte a ovest. Le pareti esterne erano di legno ma ricoperte da grossi pietroni grigi e nascoste dall’edera rigogliosa, con due grosse finestre al pian terreno, tutte incise con disegni di piante. E poi gli alberi a ridosso delle pareti esterne si fondevano in certi punti con esse. Sembrava che quella casa facesse parte della foresta, senza essere soffocata dagli alberi ma andandosi a fondere con essi


-Ti piace?- gli chiese lo stregone


-È la cosa più bella che abbia mai viso!- gli rispose Alexander sorridendo e correndo a vederla meglio, era tutta attorniata da erba alta e solo davanti all’ingresso c’era un po’ di ghiaia. Alexander accarezzò i tronchi dei due alberi davanti al portone e guardò come straordinariamente si fondevano con le mura di legno della casa. Era incredibile e se quello era l’esterno non osava immaginare come fosse bello l’interno! Lo stregone però  non lo fece entrare dalla porta principale, lo scortò al lato est della casa e si fermò davanti ad una piccola porta chiara tutta decorata con fiori e animali


-Da qui si entra in casa- gli disse lo stregone –la porta grande è per gli allievi e per gli altri della gilda, questa la possiamo aprire solo io, te e Regina- il ragazzo sorrise ed entrò. L’interno non deluse per niente le sue aspettative, sembrava di stare ancora nella foresta. Davanti a lui si aprì un grande salotto tutto di color verde e marrone chiaro. C’erano due divani intagliati da dei tronchi d’albero e riempiti di cuscini verdi che guardavano l’unica grande e luminosa finestra della stanza. Da un lato c’era una libreria color legno chiaro e con tante foglie verdi, intagliate e colorate così bene da sembrare vere, era colma di libri dalle copertine verdi, candele e altri oggetti tutti verdi. Dal soffitto pendevano delle strane ampolle di vetro che lasciavano un debole chiarore nella stanza. Il soffitto poi era intarsiato in modo da sembrare la volta verde degli alberi. Ma la cosa più straordinaria era che al posto del pavimento c’era un tappeto di vera erba che si fondeva con il parquet di legno chiaro dell’entrata come le radici di un albero con il terreno. A destra dell’entrata c’era la cucina di legno chiaro, semplice e pratica, con un piccolo tavolo al centro della camera, apparecchiato con un vaso verde e fiori di svariati colori. E poi il camino era stato intagliato nel tronco di un albero e le sue radici si fondevano perfettamente con il parquet come se fossero in realtà la stessa cosa. Alexander saltellò in giro eccitato, non poteva credere che quella casa fosse stata costruita dai carpentieri del re, era troppo unica, speciale, magnifica per essere opera di semplici esseri umani. Lo stregone doveva aver fatto un mucchio di magie


-A dire il vero io non ho fatto poi molto- ammise Massimo Magno sorridendo –di mio in questa stanza c’è solo un incantesimo per fare di un tappeto un campo vero, l’incantesimo in quelle boccette luminose sul soffitto e un altro incantesimo nella lacca che è stata data all’interno del camino in cucina perché non bruciasse mai il legno. Tutto il resto è opera di fabbri, falegnami e altri artigiani-


-È straordinario- ripetè per l’ennesima volta il ragazzo


-Vuoi vedere camera tua?- gli chiese lo stregone


-Camera mia?- ripetè Alexander sorpreso


-Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere avere una camera tutta tua, invece di continuare a dormire nel mio letto anche qui- gli spiegò lo stregone mentre lo scortava nella sua stanza e gliela mostrava. Era tutta fatta di un legno chiarissimo, dalle pareti al pavimento, fino al soffitto, non aveva finestre ma era rischiarata da quelle strane ampolle lucenti che sembravano essere dappertutto. C’era una scrivania con una sedia, un armadio e un letto grande scavato in una base d’albero, le cui radici uscivano dal parquet e ne tornavano a fare parte armoniosamente. Il materasso era comodo, come il cuscino e le coperte di colore chiaro


-Ti piace?- gli chiese lo stregone e il ragazzo lo abbracciò contento –lo prendo per un si- rise l’uomo scompigliandogli i capelli –Ti voglio mostrare ancora una cosa- gli disse staccandolo da sé e guidandolo di nuovo in salotto dove gli disse, davanti all’unica altra porta della stanza –da qui si va nel salone principale della gilda- il salone principale era bello ma non era nulla di particolare rispetto alla casa del mago. Era uno spazio ampio e luminoso. Le pareti erano decorate come se fossero tronchi di alberi e il soffitto erano le fronde, anche qui scendevano le ampolle luminose a rischiarare l’ambiente. C’erano tre divani davanti alla finestra, alla sinistra del portone d’entrata, mentre a destra c’era un bancone, simile a quelli dell’osteria con un ragazzo seduto dietro che saluto cordialmente lo stregone e Alex. Nella sala c’erano anche quattro lunghe tavolate dove stavano mangiando, parlando e studiando una decina di persone, tutti allievi di Massimo Magno. Lo stregone li salutò tutti velocemente prima di salire al piano superiore


-Qui ci sono delle camere per gli allievi- gli disse lo stregone al primo piano e salì subito a quello successivo –questa è la biblioteca, ancora parecchio sfornita- sbuffò lo stregone irritato, non gli piaceva avere una biblioteca vuota, con più spazi che libri. Alexander però rimase affascinato dalle innumerevoli file di scaffali e dalle pareti completamente fatte a mensola, pronte a riceve infiniti tomi e volumi. C’era un’altra scala, questa volta meno ripida e con scalini più larghi e lunghi, che girava tutt’intorno alla sala e si fermava in un piccolo pianerottolo rotondo proprio sopra alle loro teste. Massimo salì questa scala e Alexander lo seguì continuando a guardarsi attorno stupito. Adesso poteva finalmente vedere il soffitto a cupola e come fosse stato inciso e disegnato per ricordare ancora una volta le fronde degli alberi. In quella sala, però, c’era anche una strana luce verdognola, che non c’era da nessun’altra parte, dovuta ai vetri verde chiaro delle finestre, che erano fatte a forma di foglia. E finalmente arrivarono all’ultimo piano della casa, uno spazio piuttosto piccolo, tondo e occupato principalmente da due grossi divani. Ma la cosa davvero meravigliosa di quel pianerottolo era la finestra gigantesca che permetteva di guardare la foresta dall’alto e di vedere anche la vallata sottostante e il castello. Alexander capì perché lo stregone ci tenesse tanto a mostrargliela, quello era davvero il posto più bello di tutta la casa. Massimo sprofondò in una delle poltrone e invitò il ragazzo a distendersi sopra di lui, abbracciandolo


-È davvero una casa bellissima- gli disse Alex sorridente


-Mi fa piacere che ti piaccia- gli rispose lo stregone coccolandolo –vuoi dormire qui stasera?-


-E me lo chiedi anche?- rise il ragazzo


-Allora dobbiamo tornare un attimo indietro per prendere dei vestiti per te e per avvisare il re… già mi immagino la scenata… - sospirò stancamente


-E torniamo a piedi?- gli chiese speranzoso il ragazzo


-No, con Ranmara-


-Allora mi presti una maglia per stasera? Non voglio tornare a cavalcare una viverna già adesso, ho ancora lo stomaco che si rigira in maniere strane, la sola idea di volare di nuovo mi fa stare male-


-Va bene- acconsentì lo stregone sorridendo -per questa volta torno solo io ma devi iniziare ad abituarti, qui non si può arrivare a cavallo, l’unico modo è volare- poi venne fulminato da un pensiero –adesso che ci penso, ti dovrei proprio comprarti una viverna, altrimenti non riuscirai a venire qui quando partirò-


-Cosa? Non voglio che mi compri una viverna!- disse Alex prima di aggiungere -E poi parti? Quando? Per dove?-


-Calmati! Sembri una moglie preoccupata!- rise lo stregone


-Imbecille!- ribatté il ragazzo –Comunque quando parti e dove vai?- gli chiese più tranquillo


-La data non è ancora stata decisa, comunque a fine mese penso che i preparativi per la campagna militare dovrebbero essere ultimati, al massimo dovremmo partire all’inizio del prossimo mese… dovrei stare via qualche anno-


-Qualche anno?- ripetè il ragazzo sorpreso e anche un po’ deluso


-Tranquillo, tornerò ogni mese in licenza, ho già contrattato questo con il re- lo rassicurò lo stregone baciandolo sulla fronte


-Se però tu vai via io che motivo ho di venire qui? Non ci sarà nessuno e poi io vado ancora a scuola, è un po’ scomodo- gli disse il ragazzo


-Puoi venire ogni volta che vuoi, per qualsiasi motivo, questa è anche casa tua!- gli scompigliò i capelli e sorrise –Domani c’è mercato vero? Andremo a cercarti una viverna così potrai venire qui o andare dove vuoi con più facilità-


-Ma io non ho i soldi-


-Pago io-


-No!- gli disse deciso il ragazzo, non voleva che spendesse tutti i suo soldi per lui, lo metteva in imbarazzo e non gli sembrava giusto


-Tranquillo, ho ancora tutto l’oro che il re mi ha dato quando mi sono risvegliato e in guerra il mio salario sarà bello alto, per ora non ho problemi di soldi e voglio farti questo regalo-


-Però… - cercò di dire il ragazzo ma lo stregone fu irremovibile.


 


*°*°*°**°*°*


 


Eventuali note: Ho perso un mucchio di tempo per immaginare e descrivere la casa dello stregone perché la volevo il più straordinaria possibile, e alla fine non mi lamento di come è venuta. T^T voglio anch’io una casa così!!!


 

 
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bloodingeyes
view post Posted on 12/10/2011, 22:47




Non è il giusto drago


Il mercato del regno era uno strano caos. Era qualcosa di indescrivibile, che non aveva senso ma che allo stesso tempo ne aveva, file e file di bancarelle, venditori urlanti, odori strani e strana gente. Alexander non ci andava spesso, non era una cosa che gli piaceva. Oltre a Massimo Magno quel giorno li aveva accompagnati anche sua sorella e prima di cercare un drago per il ragazzo i due si dovevano dedicare alla ricerca di alcune cose per la gilda. Per prima cosa quindi si diressero alla zona in cui venivano venduti oggetti magici. Era una zona del mercato solitamente poco affollata ma molto fornita. C’erano erbe e radici provenienti da tutto il mondo, oggetti magici come talismani, pietre e bastoni di potere dalle forge più strane


-Io vado a salutare una persona- disse ad un certo punto Alexander mentre i due maghi discutevano sulla quantità di valeriana da comprare


-Chi?- gli chiese Massimo


-Quell’indovino là in fondo, quello vestito tutto di nero- gli indicò il ragazzo


-Lo conosci?- gli chiese Regina, guardando l’indovino perplessa


-Si, mi ha fatto da maestro un po’ di tempo fa-


-Va bene, ti raggiungiamo dopo- gli disse Massimo anche se non molto convinto


-Ok, a dopo!-


-Che pessimi maestri che si è trovato quel ragazzo- sbuffò Regina appena Alex fu abbastanza lontano


-Il fatto che faccia l’indovino non significa che sia un cattivo maestro- ribatté il fratello


-Non dire scemenze! Tutti gli indovini sono dei maghi schifosi, che diavolo potrebbe aver insegnato a quel ragazzo?-


-Matematica, filosofia, lingue… - disse Massimo mentre pagava e Regina sbuffò, per niente convinta. Alexander si avvicinò all’indovino che stava facendo le carte ad una giovane ragazza. Derry era un uomo sulla quarantina, cieco per colpa di un brutto incidente che aveva avuto da ragazzo, aveva metà del viso cosparso dalle cicatrici e i capelli lunghi e grigi che cercavano di coprire quelle deturpazioni. Vestiva di nero, con una pesante palandrana tutta rattoppata e il suo tavolo da lavoro era vecchio e mezzo scassato. Non era uno di quegli indovini vistosi che acclamavano a gran voce la loro arte, era uno di quelli che solitamente preferiresti evitare ma era anche molto, molto bravo


-Ciao Alex, aspetta un attimo che finisco con la signorina- gli disse Derry senza neppure voltarsi nella sua direzione, Alexander stette da parte finché la ragazza non se ne andò stizzita, pagando il minimo indispensabile l’indovino


-L’hai fatta arrabbiare- constatò il ragazzo andando a sedersi sul muretto di fianco all’uomo


-Mi ha chiesto se suo marito l’avrebbe mai tradita e nel suo futuro ho visto che lui la farà soffrire molto, non le è piaciuta la predizione-


-Immagino- rispose il ragazzo sorridendo


-Volevi chiedere anche tu un consulto? Oppure vuoi solo in prestito le mie carte?-


-Sai che non mi piace guardare avanti- gli rispose il ragazzo –ero solo venuto a salutarti- Darry sorrise mentre faceva comunque le carte


-Capisco- disse mentre le disponeva sul tavolo –però oggi ti accadrà una bella cosa, lo sai?- gli chiese, Alex gli si avvicinò maggiormente, guardando le carte dallo stesso lato del veggente


-Comprerò un drago- lesse il ragazzo –questo già lo sapevo, sono venuto per questo al mercato!-


-Non un semplice drago- gli disse l’indovino mettendo sul tavolo altre due carte


-Non le capisco- dovette ammettere il ragazzo


-Cosa ci leggi?- gli chiese Derry


-Che il drago diventerà una parte di me… davvero, non capisco-


-Forse è meglio che tu non capisca- disse Derry mentre toglieva le carte –arrivano persone interessanti- aggiunse mentre Massimo e sua sorella li raggiungevano


-Hai finito?- gli chiese lo stregone


-Si- rispose il ragazzo, lasciando il fianco del veggente che però lo richiamò


-Prendi questi- gli disse mentre gli porgeva una sacchetta piena di soldi –ti serviranno-


-Non c’è bisogno- si intromise Massimo Magno -Non ha problemi di soldi-


-In caso non li usasse me li restituirà- disse Derry tranquillamente


-E se li dovesse usare?- chiese Regina, irritata dalla sola presenza dell’indovino


-Li avrà spesi per una cosa giusta- rispose l’uomo dando la sacchetta al ragazzo che lo ringraziò –di nulla, meglio che però ora tu vada- gli scompigliò i capelli in un gesto affettuoso prima di lasciarli proseguire


-Persona… singolare- disse Massimo, riferendosi all’indovino –Hai detto che ti ha fatto da maestro, vero?-


-Si, mi ha aiutato quando ero piccolo a controllare il potere dei miei occhi-


-Cioè?- chiese Regina perplessa


-Vedevo le cose brutte e i dolori che sarebbero stati nel futuro delle persone, di solito in un futuro molto recente, alle volte arrivavo a vedere anche la loro morte, anche se non lo volevo mi bastava guardare qualcuno per sapere, Derry mi ha aiutato a tenere sotto controllo questo potere essendo molto simile alle sue visioni-


-Avrai visto cose orribili, mi dispiace- gli disse Massimo accarezzandolo sulla guancia


-È un dono, alle volte risulta utile- gli rispose il ragazzo sorridendo


-È per questo che i tuoi occhi hanno quel colore strano?- gli chiese Regina


-Si, ma a dire il vero prima erano anche più chiari, quando ho imparato a controllare il mio potere si sono scuriti tantissimo, soprattutto le ciglia, prima erano lilla- arrivarono in fretta alla zona del mercato dedicata agli animali e allo smercio delle loro pelli e carni. C’erano alcuni mercanti di draghi e viverne ma erano pochi perché allevare quegli animali era difficile e costoso e venderli era altrettanto complesso. Un drago e ancor più una viverna non erano semplici animali, erano bestie dotate di un intelligenza particolare, fedeli per tutta la vita al proprio padrone, ma alle volte anche schizzinose nello scegliere l’umano. I draghi potevano diventare persino vecchi prima di trovare il cavaliere adatto a loro e le viverne dopo i 5 anni di vita solitamente non accettavano più nessuno. Ecco perché erano pochi i mercanti di questi animali. Massimo Magno andò subito da un venditore di viverne che gli mostrò i suoi cuccioli e certi altri bestioni impressionanti ma Alex aveva solo tanta voglia di scappare da quel posto. I cuccioli di viverna sembravano delle strane bisce amorfe perché le zampe gli crescevano solo dopo i 20 anni di vita e le ali ci mettevano 8 anni a diventare abbastanza grandi per consentire all’animale di volare. Quindi un cucciolo di viverna sembrava più una grossa e brutta biscia cornuta. Gli adulti erano ancor più terrificanti per il ragazzo che non accettò di avvicinarsi neppure ad uno di loro. I due stregoni invece sembravano perfettamente a loro agio fra quelle bestie e cercarono di calmare il ragazzo con scarsissimi risultati, alla fine fu lo stesso mercante a consigliargli di lasciare perdere


-Penso che il ragazzo non sia fatto per una viverna, ne ha troppa paura, potreste provare con un drago! Andate da mio fratello qui di fronte, lui vende draghi magnifici!- con immenso sollievo del ragazzo lo stregone accettò il consiglio del mercante e lasciarono quel dannatissimo negozio di viverne. Alexander si trovò molto più a suo agio fra i draghi, erano bestie più tranquille e gli mettevano molta meno paura, gli esemplari adulti erano impressionanti e lo mettevano in soggezione ma i cuccioli erano carini. Ma per quanto provassero a cercare Massimo trovava sempre qualcosa di inadatto in ogni cucciolo o giovane drago e quando non era lui era Regina. Una volta era troppo piccolo, l’atra troppo grosso, quello aveva le ali fatte male, quell’altro era di una razza troppo pericolosa, quello aveva la schiena troppo stretta. Alla fine il mercante li cacciò fuori furioso


-Se non vi piacciono i miei draghi andatevene da un’altra parte, bifolchi!- gli urlò dietro l’uomo mentre li cacciava tutti e tre fuori


-Maleducato!- gli urlò Regina infuriata mettendosi a imprecare nella sua antica lingua, Massimo cercò di tranquillizzarla e solo dopo un bel pezzo ci riuscì. Andarono da un altro venditore ma con lo stesso risultato del precedente e così fino all’ultimo mercante. Questo era un brutto ceffo, basso, grasso e dalla pelle oleosa e dai modi altrettanto schifosi, mise subito una brutta sensazione addosso ad Alexander. I suoi draghi erano bestie fra le più grosse del mercato, ed erano strane, nate da incroci fra varie razze di drago. C’erano anche alcuni incroci fra draghi e viverne e i cuccioli di questo tipo avevano preso il peggio di entrambe le razze. Alex aveva voglia di uscire già dopo due minuti ma i due stregoni lo convinsero a restare e a guardare tutte le gabbie. Il mercante si fece spiegare che tipo di drago avevano in mente di comprare e per sommi capi lo stregone glielo spiegò, anche se ogni tanto si contraddiceva da solo


-Credo di avere quello che fa per voi- disse il mercante e li portò in una gabbia piena di draghetti neri –questi sono uno dei miei migliori incroci- si vantò il mercante facendoli entrare, subito i cuccioli gli andarono incontro per salutarli –sono animali socievoli come potete vedere e si affezionano molto al loro padrone ma con la maturità diventano anche gelosi e non lasciano a nessuno l’opportunità di fare del male all’umano a cui appartengono, sanno tutti sputare fuoco dalla nascita, alcuni con un po’ di pratica imparano anche a fare ghiaccio, un addestratore ha fatto imparare a muovere le acque ad alcuni giovani di questa stessa razza ma ci sono voluti parecchi anni e non credo che a voi interessi… sono draghi con grandi ali, ottimi nel volo, hanno resistenza e forza, pochi corni e scaglie molto aderenti al corpo per non fare del male al loro padrone, nessun cavaliere che me li abbia comprati si è mai lamentato-


-Sono dei begli animali- ammise un po’ riluttante Massimo, a lui piacevano molto di più le viverne ma per essere dei draghi quelli erano particolarmente belli e ben fatti


-Si, non sono male- ammise anche Regina


-Alex vanno bene questi?-  il ragazzo sobbalzò sorpreso, era la prima volta che il mago gli chiedeva qualcosa sui cuccioli che vedevano


-Hemm… si, penso vadano bene- disse incerto, lui di draghi non ne capiva niente però questi erano carini ed erano anche socievoli, a differenza di molti altri cuccioli che avevano già visto. Il mago iniziò ad ispezionare tutti i cuccioli insieme alla sorella e al mercante per trovare quello più adatto ad Alex che intanto giocava con alcuni di quei draghetti. Per lui era indifferente quale drago fosse stato alla fine scelto, gli sembravano tutti uguali, non era mai stato appassionato. Poi però si accorse di un cucciolo in un angolo della gabbia, che dormiva tutto rannicchiato su sé stesso e di tanto in tanto faceva qualche strano versetto nel sonno. Gli si avvicinò incuriosito, era il primo drago in assoluto che vedeva dormire e stava addirittura sognando, faceva tenerezza. Quando però si inginocchiò al suo fianco, la bestiolina si svegliò e lo guardò sorpresa. Aveva due occhi blu molto scuro con l’iride nera e la pupilla allungata come quella di un gatto. Le squame nere erano piccole e arrotondate con dei riflessi dorati anomali ma molto belli, sulla testa aveva due corna nere e altre due piccoli corni nella parte inferiore di ogni mascella, sopra ogni occhio aveva cinque piccoli corni, sempre neri. Le ali erano ripiegate contro il corpicino e aveva una lunghissima e sottile coda con tre anelli blu alla fine. Era un po’ diverso dagli altri draghi di quella gabbia ma si vedeva che ne era imparentato. Al sottile collo del cucciolo c’era una grossa catena che gli stingeva la gola al punto da fargliela sanguinare. Alex gli accarezzò la testa senza pensarci e il cucciolo fece le fusa contento, allungandosi verso la sua mano per farsi ancora accarezzare


-Perché questo ha la catena?- chiese il ragazzo continuando a carezzare il drago sulla testa


-Io non tengo i miei draghi in catena- gli rispose il mercante incazzato, voleva aggiungere qualcosa ma poi si accorse vicino a quale drago il ragazzo si era messo e corse ad allontanarlo –non ti avvicinare più a quello!- gli ordinò l’uomo spaventato –non è un buon drago, stagli lontano!-


-Perché?- chiese il ragazzo stupito, guardando il cucciolo che si era accucciato e che lo guardava speranzoso di ricevere altre coccole


-È un assassino, mi ha già ammazzato altri cinque cuccioli, due dei quali molto più grandi di lui, non è un buon drago!- ripetè l’uomo poi si inginocchiò e guardò preoccupato il ragazzo –ti ha morso? Ti ha fatto del male?- gli chiese preoccupato, subito Massimo accorse per assicurarsi che il ragazzo stesse bene


-Non mi ha fatto niente- li tranquillizzò entrambi il ragazzo


-Perché diavolo tenete una bestiaccia tanto pericolosa?- urlò lo stregone al mercante mentre prendeva Alex fra le sue braccia


-Sto solo aspettando che diventi abbastanza grande per ammazzarlo e rivenderne le parti utili-


-No!- urlò Alexander –Non potete ucciderlo! È un cucciolo!-


-Non ci posso fare niente, è un assassino, non c’è speranza di rivenderlo-


-Ma… - tentò di dire il ragazzo con le lacrime agli occhi


-Gervar, tranquillo, è tutto apposto- gli sussurrò lo stregone abbracciandolo


-No, non è vero… non… - si mise a piangere senza davvero capirne la ragione e il mago cercò di calmarlo come meglio poteva, ma non ci riuscì. Il cucciolo di drago rialzò la testa incuriosito e uggiolò per attirare l’attenzione


-Che vuoi mostro?- gli chiese incazzato il mercante, il cucciolo guaì spaventato, conosceva bene quel tono arrabbiato e ne aveva paura. Alex si divincolò dalle braccia dello stregone per prendere in braccio il drago che si strusciò contento contro la sua spalla


-A me non sembra un drago assassino- disse Regina avvicinandosi e guardando il cucciolo con più attenzione –però gli manca una zampa, non va bene lo stesso- Alex si accorse solo allora che al cucciolo mancava completamente la zampa anteriore sinistra


-Non mi interessa- disse di getto –voglio questo- tutti rimasero sorpresi e in silenzio per un lunghissimo istante


-Scherzi vero?- gli chiese il mercante che era di sicuro il più stupito


-No, voglio compare questo- ribadì il ragazzo


-Ma gli manca una zampa!- si intromise Massimo Magno


-E allora?- gli rispose il ragazzo –Alle viverne ne mancano addirittura due di zampe e non sanno sputare fuoco!-


-Le viverne hanno altri pregi- ribattè Regina irritata


-Non mi interessa, io voglio questo drago!-


-Vuoi?- ripetè lo stregone e il ragazzo arrossì violentemente –ti ricordo che sono io a doverlo pagare- gli disse lo stregone


-No- rispose allora il ragazzo tirando fuori le monete che Derry gli aveva dato –me lo posso pagare da solo! Questi bastano?- chiese al mercante a cui si illuminarono gli occhi di felicità


-Certo certo!- rispose quello mentre si allungava per prendere la sacca


-No!- si intromise Regina –non vorrai fare un debito con quell’indovino! Non è una persona affidabile, nessun indovino lo è!-


-Non puoi dire così! Non lo conosci neppure!- gli rispose il ragazzo sempre più arrabbiato


-Sono tutti della stessa razza- lo liquidò la donna


-E comunque non stavamo parlando di questo: quel drago non è adatto a te, non puoi comprarlo!- ribadì Massimo Magno


-Io neanche lo volevo un drago!- gli urlò il ragazzo –mi hai costretto tu a comprarlo! Mi hai trascinato per tutta la mattina in giro per il mercato e non mi hai neppure mai chiesto se ci fosse un drago che mi piaceva! Avete deciso sempre voi due da soli che gli altri draghi non andavano bene senza mai chiedermi nulla! Questo drago mi piace e se non posso prenderlo non ne accetterò nessun’altro!-


-Che ragazzino testardo!- si infuriò Massimo –Va bene, allora al diavolo! Io quel drago non lo compro! Fa come ti pare, se vuoi fare un debito con un dannato indovino per un drago zoppo e assassino fai pure, mai poi non venire a piangere!- se ne andò incazzato, seguito dalla sorella altrettanto furiosa. Il ragazzo lanciò il sacchetto di monete al mercante e gli fece slegare il cucciolo che si accoccolò contento fra le braccia di Alexander. Massimo e Regina erano all’uscita del negozio. Lo stregone guardò il cucciolo di drago con odio profondo -Sei un testardo!- urlò infuriato al ragazzo –Quello non è un buon drago, lo capisci? Rischi di farti seriamente del male!-


-Adesso vedi anche nel futuro?- gli rispose il ragazzo –Se mi farò del male saranno fatti miei!- Massimo urlò qualcosa di incomprensibile per poi aggiungere esasperato


-Allora se non vuoi seguire i miei suggerimenti fai come ti pare!- si voltò e se ne andò. Regina sospirò afflitta e si avvicinò al ragazzo parlandogli con più calma


-Alex, è per il tuo bene, riporta quel drago al suo proprietario e fatti ridare i soldi, ti compreremo un qualsiasi altro drago, ma questo… hai visto come ha reagito il mercante? Lo voleva uccidere perché era pericoloso, Massimo è solo preoccupato che tu ti possa fare del male, per favore, riportalo indietro- il ragazzo guardò il cucciolo che si strusciava contro il suo braccio alla ricerca di coccole e attenzioni. E i suoi occhi videro che non era un drago cattivo e che non gli avrebbe fatto del male


-No, mi dispiace- disse alla donna –non lo riporto indietro- Regina sospirò e se ne andò. Alexander tornò nella zona del mercato di scambi magici e andò da Derry


-Vedo che hai scelto un buon drago- gli disse l’indovino accarezzando la bestiola che fece le fusa contenta delle attenzioni che gli stavano rivolgendo così tante persone


-Massimo e sua sorella non la pensano così- sospirò il ragazzo e il cucciolo si allungò a leccargli il viso per consolarlo


-Dagli tempo, capiranno-


-È una predizione?-


-Si- l’uomo mescolò le carte e le dispose sul tavolino alla rinfusa


-Però ho usato i tuoi soldi- gli disse il ragazzo


-Non ti preoccupare, li ho spesi per una buona cosa, e poi mi sono già tornati indietro di cinque volte-


-Come?- chiese il ragazzo sorpreso


-Oggi sono passate le guardie e mi hanno controllato, quelli che ti ho dato erano tutti i miei soldi, loro non mi hanno trovato addosso nulla se non un paio di carte rotte e vecchi vestiti puzzolenti, dopo che se ne sono andati è venuta una vecchia riccona e le ho fatto un bell’oroscopo, quella mi ha riempito di soldi e così per qualche altro mese le guardie non sapranno che ho una fortuna nascosta sotto il mantello e non mi importuneranno per derubarmi-


-Sei una volpe!- rise il ragazzo


-È sempre un piacere sfuggire alla legge- rispose l’altro facendogli un piccolo inchino –comunque torna a casa che si sta facendo buio-


-Grazie ancora-


-Ciao!-

 
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