The mage

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bloodingeyes
view post Posted on 29/8/2011, 15:05 by: bloodingeyes




Quello che manca


Nei giorni successivi non fecero che arrivare uomini neri con maschere d’osso che si prostravano ai piedi del mago, con gli occhi pieni di lacrime di felicità e che finirono per alloggiare tutti al castello. Erano persone molto differenti fra loro, alcuni erano uomini vecchi, altri non avevano che qualche anno in più di Alexander, e c’erano anche alcune ragazze, alcuni avevano la pelle molto scura e altri sembravano caduti in un sacco di farina, il colore dei capelli e il taglio cambiavano da persona a persona come cambiava il colore degli occhi, alcuni erano alti e prestanti, altri bassi e tozzi. C’era un nano e due elfi, una delle ragazze era una ninfa degli alberi mentre gli altri erano per lo più umani. Parlavano lingue molto differenti fra di loro, arrivando dagli angoli più lontani del mondo, ma li accomunava il fatto che tutti sapessero parlare la lingua di Massimo Magno con scioltezza e che si vestissero tutti uguali: una maglia nera smanicata con il collo alto a V e con gli orli rossi, brache nere lunghe e scarpe di pelle nera e lucida, il tutto solitamente coperto da un corto mantello che potavano sempre sulla spalla destra e che, quando indossavano il cappuccio, li ricopriva completamente allungandosi fino a terra. Avevano poi tutti una maschera ricavata dal teschio di diversi animali. Per alcuni era il lupo, per altri il leone, c’era anche un uomo che aveva una maschera ricavata dal teschio di un giovane drago. Ogni volta che si presentava un nuovo adepto portava con sé anche un oggetto che in passato era appartenuto al mago: una armatura nera e leggera che il mago aveva indossato durante la sua prima battaglia e che non aveva mai abbandonato, la sua spada sottile e semplice, eppure letale e infrangibile, vari pugnali rituali e uno da guerra pieno di cicatrici, un arco gigantesco con cui il mago aveva ucciso una cerbiatto a tre miglia di distanza, filtri particolari e rarissimi, la scatola dei suoi medicamenti e degli ingredienti, e anche un infinità di libri e tomi di magia, alcuni dei quali erano così vecchi che tentavano di sgretolarsi quando si voltavano le pagine. Massimo Magno in quel periodo non era felice, era entusiasta! Vedeva la sua casa venire costruita pietra dopo pietra e la sua gilda ricomporsi a poco a poco. Passava intere giornate ad insegnare ai suoi nuovi adepti, a testare la loro magia ed aiutarli a migliorarsi. Tutti erano maghi dotati e potenti, anche se alcuni giovani erano ancora decisamente troppo irrequieti per imparare alcune magie e ancora troppo rozzi per eseguirne altre. Era un lavoro stancante e spesso appena si coricava a letto si addormentava di botto ma era felice e ci mancava ancora pochissimo perché tutto tornasse come un tempo. Mancava ancora un’ultima persona.


Alexander dal canto suo continuava a vivere come aveva sempre fatto, sveglia, colazione, lezione, pranzo con la famiglia, compiti e poi qualche ora di puro far niente prima di cena. L’unica cosa che era davvero cambiata era che ogni notte dormiva con il mago. Per il resto poteva dire che la sua vita fosse rimasta quella di sempre, se ne sarebbe dovuto rallegrare ma spesso, soprattutto quando ascoltava il maestro e le sue lezioni, sentiva come un dolore malinconico che gli faceva completamente perdere la concentrazione su quello che stava facendo. Sentiva che non era quello ciò che voleva dalla vita, che non era in quel modo che sarebbe arrivato a realizzare il suo sogno. Ma non aveva il coraggio, la forza o anche solo la minima idea di come potesse cambiare quella situazione. Sapeva cosa voleva diventare abbastanza chiaramente e fino a quel momento si era impegnato per arrivarci con tutte le sue forze ma per una qualche ragione adesso non era più così. Da prima non riusciva a capire cosa fosse cambiato, il suo sogno era sempre lo stesso, eppure in lui c’era sempre questa infinita malinconia e un giorno capì il perché del suo malessere. Stava facendo un semplice esercizio e aveva sbagliato un passaggio, quindi tutto il cerchio era venuto fuori sbagliato ma prima di rifare tutto da capo si dovette fermare per andare in bagno. Lo stregone aveva preso una giornata libera e se la stava passando a poltrire a letto, allungandosi appena qualche volta per rompere le scatole al ragazzo con qualche bacio o carezza lasciva. Quando tornò però Alex trovò il mago che stava guardando i suoi fogli con gli occhi pesanti per il sonno e in un certo modo sembrava molto annoiato


-Kararet?- il ragazzo gli chiese che cosa c’era nella lingua dello stregone mentre tornava a sedersi sul letto


-Frake- sbagliato, gli rispose lo stregone indicandogli uno dei cerchi che il ragazzo aveva fatto ma non era quello che aveva disegnato male prima di andare in bagno, era un cerchio che aveva fatto prima e che pensava di essere riuscito a completare nella maniera giusta. Lo stregone gli rubò la matita che si era messo dietro l’orecchio e indicando ad uno ad uno i simboli sbagliati finì per cambiarne ben nove. Alex capì appena li indicava perché li aveva sbagliati ma lo stesso si sentì mortificato, gli aveva corretto degli errori grossolani dovuti al fatto che fosse stato poco attento e in quel momento si sentì imbarazzo come mai in vita sua. Era normale sbagliare ma che lo stregone avesse visto i suoi errori, per giunta così stupidi, lo fece arrossire fino alla punta delle orecchie


-Kararet, gervar?- gli chiese lo stregone apprensivo, vedendolo sempre più rosso e tormentato ma Alex scosse la testa e riprese i suoi esercizi dando le spalle al mago. Dopo qualche ora uno degli apprendisti venne a cercare Massimo Magno, era uno dei più giovani e chiese allo stregone di aiutarlo in una traduzione. Alex stava rimettendo i suoi libri nello zaino quando si accorse che era caduto un foglio all’apprendista e lo raccolse meravigliandosi di quello che c’era sopra, una delle formule più lunghe e complicate che avesse mai letto. Lo ridiede all’apprendista che lo ringraziò e infilò il foglio nel suo libro di traduzione, spiegazzandolo anche leggermente, come se non avesse molta importanza per lui. Alex si sentì sempre più mortificato, aveva appena qualche anno in meno di quel ragazzo eppure gli era infinitamente inferiore. Si sentì da schifo, lui era sempre stato un mago più che discreto, niente di eclatante ma se l’era sempre cavata bene, si era sempre impegnato tanto. E adesso si ritrovava davanti a persone incredibilmente dotate, con poteri straordinari ai quali lui non avrebbe mai potuto accedere neppure in un milione d’anni. E più stava loro vicino più gli sembravano irraggiungibili, si sentiva come una pulce al cospetto di Dio, e non solo di uno ma di tanti Dei potenti e perfetti. Quando l’apprendista se ne fu andato Massimo tornò a letto e strinse il ragazzo a sé chiedendogli se stava bene, Alex mentì e annuì perché in realtà aveva appena compreso il motivo per cui da un po’ di tempo stava così male: perché in cuor suo aveva già capito che il suo desiderio di diventare un grande mago come il suo vero padre non si sarebbe mai avverato, perché non poteva diventare davvero grande se non riusciva neppure ad arrivare a sfiorare il livello di Massimo Magno e dei suoi adepti. E il suo sogno era andato in pezzi. Per quanto si fosse potuto impegnare cosa poteva fare per raggiungere persone del genere, che sembravano state benedette e a cui era stato donato un potere così grande? Lui era solo un ragazzino e il suo unico sogno ora era andato in pezzi. Silenziosamente accettò questa nuova consapevolezza, senza piangere e senza disperarsi. E sentì come se ci fosse un vuoto dentro di lui che non sarebbe mai più potuto essere colmato da nulla.


 


*°*°*°**°*°*


 


Eventuali note: Si, lo so. Voi direte che è da stupidi demoralizzarsi come ha fatto Alexander, ma poi capirete…. La divisa della gilda mi piace da matti ma quando si mettono il mantello e il teschio sulla faccia sono tutti molto sinistri…

 
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46 replies since 11/8/2011, 10:11   342 views
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