The mage

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bloodingeyes
view post Posted on 5/10/2011, 13:49 by: bloodingeyes




Fa piacere quando almeno una persona al mondo legge la tua storia XD


La gilda del mago


-Dopo ti va se andiamo a vedere la mia nuova casa?- gli chiese lo stregone quello stesso giorno, a fine pranzo. Alex annuì mentre mangiava in fretta un ultimo pezzo di torta –Sai che dovremo andarci in volo, vero?- gli chiese lo stregone


-Io prendo in prestito un cavallo- gli rispose il ragazzo lapidario


-Ci metteresti una vita ad arrivare, l’ho costruita in modo che nessuno potesse raggiungerla facilmente via terra-


-Non è impossibile comunque arrivarci a cavallo-


-Bhè, no… - dovette ammettere lo stregone -però è complicato!-


-Allora io vengo a cavallo- decise il ragazzo alzandosi


-Gervar… - lo chiamò Massimo Magno –Ranmara non ti farà del male… lei non fa del male alle persone a cui io tengo, sa che non devo farlo-


-Io non ci monto lo stesso sopra- lo stregone sospirò esasperato


-Sai che se volessi potrei semplicemente prenderti di peso e costringerti?-


-Sai che se lo fai io non ti parlo più?-


-Non sarebbe male- scherzò lo stregone e Alex mise il brocio, arrabbiato. Massimo baciò e coccolò il ragazzo per farsi perdonare –non lascerei mai che qualcuno ti facesse del male, gervar, Ranmara non ti farà nulla, te lo prometto- Alexander sbuffò esasperato e accettò di montare sulla viverna. Massimo Magno indossò la sua divisa nera e rossa sorridendo tutto il tempo e insieme uscirono dalla città e, per caso, lo stregone si dimenticò di avvertire il re che se ne stava andando. Una volta fuori trovarono Ranmara accucciata poco lontano dalla strada maestra e ad Alex si gelò il sangue al pensiero di dover salire davvero su quella dannata bestiaccia. Un conto era dirlo in una lussuosa camera del castello un altro era farlo per davvero. La viverna alzò la testa e leccò il padrone per salutarlo ma quando tentò di fare la stessa cosa con il ragazzo lui si nascose alle spalle dello stregone, schivandola


-Non ti fa niente- gli ripetè Massimo ma Alex non si lasciò convincere. Esasperato l’uomo lasciò perdere e montò sulla schiena dell’animale. Si aggrappò ad un ala con la mano destra e da lì si issò sulla schiena della viverna. Usava come appoggio per cavalcare, al posto delle staffe, l’attaccatura delle ali, nella parte dell’osso. Non aveva mai usato finimenti e per sella di solito si accontentava di uno straccio spesso, aveva sempre cavalcato a pelle e aveva imparato con il tempo a montare senza aiuti ma per Alex era un impresa raggiungere la schiena della viverna. Non aveva mai montato nulla di più grande di un pony senza appoggi e per salire su un cavallo gli erano indispensabili le staffe o un qualche altro supporto perché era troppo basso per montare senza. Massimo Magno era alto e sapeva come salire sulla schiena della viverna Alexander gli arrivava a mala pena al petto e non aveva neppure idea che si potesse salire su una viverna senza una scala. Tentò di imitare lo stregone e non riuscì neppure ad afferrare l’ala dell’animale. Massimo Magno rise e fece uno strano verso al quale Ranmara ubbidì abbassando l’ala perché il ragazzo ci si potesse aggrappare. Irritato, Alex fece forza per salire ma scivolò e si ritrovò a sedere per terra


-Tutto apposto?- chiese Massimo ridendo


-Fottiti- gli rispose irritato il ragazzo rimettendosi in piedi –io ti raggiungo a cavallo- ma prima che se ne potesse andare Ranmara gli prese la maglia fra i denti e lo alzò da terra, appoggiandolo sulla sua schiena. Lo stregone lo prese fra le braccia per non farlo cadere e gli sorrise


-Visto che non ti fa niente?-


-Taci- gli rispose il ragazzino ancora scosso, non era stata una bella sensazione quella di trovarsi i denti di quella bestiaccia sulla schiena


-Devi tenere le gambe più strette- gli disse lo stregone aggiustando la sua postura –e cerca di assecondare i movimenti di Ranmara soprattutto quando ci alziamo in volo e quando atterriamo, tieniti come puoi al suo collo, così… e stai rilassato-


-La fai facile!- gli rispose teso Alex


-È il tuo primo volo?-


-Non si era capito?- gli rispose acido il ragazzo facendolo sorridere


-Tranquillo ti tengo io- gli disse lo stregone e fece un altro dei suoi strani versi al quale Ranmara si alzò sulle zampe posteriori, aprendo le ali –tranquillo- gli ripetè lo stregone per poi fare un suono che sembrava il canto di un gallo con il singhiozzo. La viverna prese spinta e si alzò in volo con un solo balzo, batté forte le ali per prendere quota e ogni volta lo stomaco di Alexander gli arrivava in gola per poi ridiscendere fino ai piedi, la peggiore sensazione che avesse mai provato in vita sua. Ad ogni cambio di direzione poi rischiava di venire spinto via e rimaneva in sella solo perché lo stregone lo teneva. Volare faceva schifo ma in compenso la vista che si godeva era fantastica, vedere le cime degli alberi dall’alto, le montagne e le persone grandi come formiche fu l’unico aspetto positivo del suo primo volo, del suo battesimo dell’aria. Quando finalmente atterrarono il ragazzo aveva tanta ma tanta voglia di baciare la terra ma si trattenne, guardandosi attorno. Erano scesi in una radura piuttosto ampia e, ai limiti con il bosco, era accucciata anche la viverna di Regina, con la padrona al fianco


-Sei in ritardo- fu la prima cosa che la donna disse al fratello


-Shane- gli rispose lo stregone sbuffando


-Shane Alexander- lo salutò la donna pronunciando il suo nome in maniera strana e il ragazzo si affrettò a ricambiare il saluto. Regina gli sorrise e parlò con il fratello nella loro lingua incomprensibile e alla fine montò sulla sua viverna e se ne andò salutando Alex con un bacio sulla fronte


-Come si chiama la viverna di tua sorella?- chiese il ragazzo quando la donna se ne fu andata


-Ternat- gli rispose lo stregone –Perché me lo chiedi?-


-Curiosità- gli rispose sinceramente il ragazzo


-La gilda è di là- gli indicò lo stregone incamminandosi


-Ma non avevi detto che andavamo a vedere casa tua?- gli chiese perplesso


-Casa mia e la mia gilda sono la stessa cosa- gli spiegò lo stregone conducendolo in uno stretto sentiero, battuto solo dagli animali del bosco, stretto e poco visibile. La foresta in quel punto era fitta e scura, tanto che il sole faceva fatica a penetrare fra le fronde, il sottobosco era rigoglioso e c’era un buon profumo ma il ragazzo affrettò il passo per tenere dietro allo stregone, non aveva la minima intenzione di perdersi in quel posto. Ad un certo punto, nel bel mezzo della foresta lo stregone si fermò e si fece da parte lasciando Alexander libero di vedere cosa c’era più avanti. E quello che vide gli rimase impresso nella mente e nel cuore per il resto della vita. C’era un piccolo spiazzo pochi metri più avanti e questo spazio ospitava due dei più grandi e begli alberi che il ragazzo avesse mai visto. Si intrecciavano fra di loro e i loro tronchi facevano uno strano contrasto, uno chiaro e l’altro molto scuro, le radici uscivano dal terreno diradandosi nella piccola radura come vene e le fronde poi erano una rosso accesso mentre l’altra era giallo dorato e si intrecciavano anche loro formando una specie di luminoso sole vegetale. Era in assoluto la cosa più bella che Alex avesse mai viso in vita sua e gli ci volle un po’ per accorgersi della porta che si trovava fra i due tronchi. Era una porta grande di legno scuro con intarsi chiari a forma di fiori e foglie, con maniglie grosse d’ottone lucente come le fronde degli alberi. Una volta che riuscì a vedere la porta il ragazzo riuscì ad accorgersi anche dell’edificio addossato a quei due magnifici alberi. Era un edificio grande, a due piani con una cupola nella parte a ovest. Le pareti esterne erano di legno ma ricoperte da grossi pietroni grigi e nascoste dall’edera rigogliosa, con due grosse finestre al pian terreno, tutte incise con disegni di piante. E poi gli alberi a ridosso delle pareti esterne si fondevano in certi punti con esse. Sembrava che quella casa facesse parte della foresta, senza essere soffocata dagli alberi ma andandosi a fondere con essi


-Ti piace?- gli chiese lo stregone


-È la cosa più bella che abbia mai viso!- gli rispose Alexander sorridendo e correndo a vederla meglio, era tutta attorniata da erba alta e solo davanti all’ingresso c’era un po’ di ghiaia. Alexander accarezzò i tronchi dei due alberi davanti al portone e guardò come straordinariamente si fondevano con le mura di legno della casa. Era incredibile e se quello era l’esterno non osava immaginare come fosse bello l’interno! Lo stregone però  non lo fece entrare dalla porta principale, lo scortò al lato est della casa e si fermò davanti ad una piccola porta chiara tutta decorata con fiori e animali


-Da qui si entra in casa- gli disse lo stregone –la porta grande è per gli allievi e per gli altri della gilda, questa la possiamo aprire solo io, te e Regina- il ragazzo sorrise ed entrò. L’interno non deluse per niente le sue aspettative, sembrava di stare ancora nella foresta. Davanti a lui si aprì un grande salotto tutto di color verde e marrone chiaro. C’erano due divani intagliati da dei tronchi d’albero e riempiti di cuscini verdi che guardavano l’unica grande e luminosa finestra della stanza. Da un lato c’era una libreria color legno chiaro e con tante foglie verdi, intagliate e colorate così bene da sembrare vere, era colma di libri dalle copertine verdi, candele e altri oggetti tutti verdi. Dal soffitto pendevano delle strane ampolle di vetro che lasciavano un debole chiarore nella stanza. Il soffitto poi era intarsiato in modo da sembrare la volta verde degli alberi. Ma la cosa più straordinaria era che al posto del pavimento c’era un tappeto di vera erba che si fondeva con il parquet di legno chiaro dell’entrata come le radici di un albero con il terreno. A destra dell’entrata c’era la cucina di legno chiaro, semplice e pratica, con un piccolo tavolo al centro della camera, apparecchiato con un vaso verde e fiori di svariati colori. E poi il camino era stato intagliato nel tronco di un albero e le sue radici si fondevano perfettamente con il parquet come se fossero in realtà la stessa cosa. Alexander saltellò in giro eccitato, non poteva credere che quella casa fosse stata costruita dai carpentieri del re, era troppo unica, speciale, magnifica per essere opera di semplici esseri umani. Lo stregone doveva aver fatto un mucchio di magie


-A dire il vero io non ho fatto poi molto- ammise Massimo Magno sorridendo –di mio in questa stanza c’è solo un incantesimo per fare di un tappeto un campo vero, l’incantesimo in quelle boccette luminose sul soffitto e un altro incantesimo nella lacca che è stata data all’interno del camino in cucina perché non bruciasse mai il legno. Tutto il resto è opera di fabbri, falegnami e altri artigiani-


-È straordinario- ripetè per l’ennesima volta il ragazzo


-Vuoi vedere camera tua?- gli chiese lo stregone


-Camera mia?- ripetè Alexander sorpreso


-Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere avere una camera tutta tua, invece di continuare a dormire nel mio letto anche qui- gli spiegò lo stregone mentre lo scortava nella sua stanza e gliela mostrava. Era tutta fatta di un legno chiarissimo, dalle pareti al pavimento, fino al soffitto, non aveva finestre ma era rischiarata da quelle strane ampolle lucenti che sembravano essere dappertutto. C’era una scrivania con una sedia, un armadio e un letto grande scavato in una base d’albero, le cui radici uscivano dal parquet e ne tornavano a fare parte armoniosamente. Il materasso era comodo, come il cuscino e le coperte di colore chiaro


-Ti piace?- gli chiese lo stregone e il ragazzo lo abbracciò contento –lo prendo per un si- rise l’uomo scompigliandogli i capelli –Ti voglio mostrare ancora una cosa- gli disse staccandolo da sé e guidandolo di nuovo in salotto dove gli disse, davanti all’unica altra porta della stanza –da qui si va nel salone principale della gilda- il salone principale era bello ma non era nulla di particolare rispetto alla casa del mago. Era uno spazio ampio e luminoso. Le pareti erano decorate come se fossero tronchi di alberi e il soffitto erano le fronde, anche qui scendevano le ampolle luminose a rischiarare l’ambiente. C’erano tre divani davanti alla finestra, alla sinistra del portone d’entrata, mentre a destra c’era un bancone, simile a quelli dell’osteria con un ragazzo seduto dietro che saluto cordialmente lo stregone e Alex. Nella sala c’erano anche quattro lunghe tavolate dove stavano mangiando, parlando e studiando una decina di persone, tutti allievi di Massimo Magno. Lo stregone li salutò tutti velocemente prima di salire al piano superiore


-Qui ci sono delle camere per gli allievi- gli disse lo stregone al primo piano e salì subito a quello successivo –questa è la biblioteca, ancora parecchio sfornita- sbuffò lo stregone irritato, non gli piaceva avere una biblioteca vuota, con più spazi che libri. Alexander però rimase affascinato dalle innumerevoli file di scaffali e dalle pareti completamente fatte a mensola, pronte a riceve infiniti tomi e volumi. C’era un’altra scala, questa volta meno ripida e con scalini più larghi e lunghi, che girava tutt’intorno alla sala e si fermava in un piccolo pianerottolo rotondo proprio sopra alle loro teste. Massimo salì questa scala e Alexander lo seguì continuando a guardarsi attorno stupito. Adesso poteva finalmente vedere il soffitto a cupola e come fosse stato inciso e disegnato per ricordare ancora una volta le fronde degli alberi. In quella sala, però, c’era anche una strana luce verdognola, che non c’era da nessun’altra parte, dovuta ai vetri verde chiaro delle finestre, che erano fatte a forma di foglia. E finalmente arrivarono all’ultimo piano della casa, uno spazio piuttosto piccolo, tondo e occupato principalmente da due grossi divani. Ma la cosa davvero meravigliosa di quel pianerottolo era la finestra gigantesca che permetteva di guardare la foresta dall’alto e di vedere anche la vallata sottostante e il castello. Alexander capì perché lo stregone ci tenesse tanto a mostrargliela, quello era davvero il posto più bello di tutta la casa. Massimo sprofondò in una delle poltrone e invitò il ragazzo a distendersi sopra di lui, abbracciandolo


-È davvero una casa bellissima- gli disse Alex sorridente


-Mi fa piacere che ti piaccia- gli rispose lo stregone coccolandolo –vuoi dormire qui stasera?-


-E me lo chiedi anche?- rise il ragazzo


-Allora dobbiamo tornare un attimo indietro per prendere dei vestiti per te e per avvisare il re… già mi immagino la scenata… - sospirò stancamente


-E torniamo a piedi?- gli chiese speranzoso il ragazzo


-No, con Ranmara-


-Allora mi presti una maglia per stasera? Non voglio tornare a cavalcare una viverna già adesso, ho ancora lo stomaco che si rigira in maniere strane, la sola idea di volare di nuovo mi fa stare male-


-Va bene- acconsentì lo stregone sorridendo -per questa volta torno solo io ma devi iniziare ad abituarti, qui non si può arrivare a cavallo, l’unico modo è volare- poi venne fulminato da un pensiero –adesso che ci penso, ti dovrei proprio comprarti una viverna, altrimenti non riuscirai a venire qui quando partirò-


-Cosa? Non voglio che mi compri una viverna!- disse Alex prima di aggiungere -E poi parti? Quando? Per dove?-


-Calmati! Sembri una moglie preoccupata!- rise lo stregone


-Imbecille!- ribatté il ragazzo –Comunque quando parti e dove vai?- gli chiese più tranquillo


-La data non è ancora stata decisa, comunque a fine mese penso che i preparativi per la campagna militare dovrebbero essere ultimati, al massimo dovremmo partire all’inizio del prossimo mese… dovrei stare via qualche anno-


-Qualche anno?- ripetè il ragazzo sorpreso e anche un po’ deluso


-Tranquillo, tornerò ogni mese in licenza, ho già contrattato questo con il re- lo rassicurò lo stregone baciandolo sulla fronte


-Se però tu vai via io che motivo ho di venire qui? Non ci sarà nessuno e poi io vado ancora a scuola, è un po’ scomodo- gli disse il ragazzo


-Puoi venire ogni volta che vuoi, per qualsiasi motivo, questa è anche casa tua!- gli scompigliò i capelli e sorrise –Domani c’è mercato vero? Andremo a cercarti una viverna così potrai venire qui o andare dove vuoi con più facilità-


-Ma io non ho i soldi-


-Pago io-


-No!- gli disse deciso il ragazzo, non voleva che spendesse tutti i suo soldi per lui, lo metteva in imbarazzo e non gli sembrava giusto


-Tranquillo, ho ancora tutto l’oro che il re mi ha dato quando mi sono risvegliato e in guerra il mio salario sarà bello alto, per ora non ho problemi di soldi e voglio farti questo regalo-


-Però… - cercò di dire il ragazzo ma lo stregone fu irremovibile.


 


*°*°*°**°*°*


 


Eventuali note: Ho perso un mucchio di tempo per immaginare e descrivere la casa dello stregone perché la volevo il più straordinaria possibile, e alla fine non mi lamento di come è venuta. T^T voglio anch’io una casa così!!!


 

 
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46 replies since 11/8/2011, 10:11   342 views
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