Insospettabile peccatore, rating molto rosso u.u

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Mirai
view post Posted on 16/9/2011, 10:10




Nick autore:Mirai
Titolo storia: Insospettabile peccatore
Titolo capitolo: Prigione invisibile
Genere: Yaoi, fantasy
Avvertimenti: contenuti violenti
Breve introduzione: Quando Midgar, uno dei demoni più potenti, trova il modo di fuggire dalla sua prigionia non può nemmeno immaginare a cosa sta andando incontro. Soifhe, il regnante degli angeli, si rivelerà tutto, meno che angelico...
Eventuali note: piccola introduzione per delineare la situazione.


Anni…
Decine e decine di anni.
Poco più che un soffio di vento nella sua vita eterna, bisognava ammetterlo.
In confronto ai secoli che aveva alle spalle, quel tempo, era paragonabile al battito d’ali di una farfalla per un umano. Ma anche il più rapido batter d’ali può sembrare infinito se si era prigionieri come lui…
Midgar si riscosse da quello stato di autocommiserazione in cui si crogiolava da tempo; troppo per i suoi gusti.
Scosse la testa, alzandosi in piedi ed allontanandosi dalla barriera che separava lui e la sua gente dai dominatori di quella dimensione. Una barriera percettibile anche a grande distanza per l’energia che emanava, ma invisibile. Un’ultima beffa di quei dannati esseri piumati. Oltre a relegarli in quell’angusto spazio avevano fatto sì che avessero sotto gli occhi, per ogni giorno della loro eternità, la libertà che tanto agognavano.
Un’alternativa soft all’ucciderli probabilmente. Non a caso erano angeli…
La mente di Midgar corse a all’ultima sanguinosa battaglia a cui aveva partecipato; battaglia di cui portava ancora il segno, sottoforma di una cicatrice scura che deturpava la sua pelle diafana, tracciando una linea segmentata dallo sterno destro fino al fianco sinistro. Un miracolo che fosse ancora vivo; anche se in quel momento agognava la morte più di ogni altra cosa.
I demoni non erano fatti per stare prigionieri.
Ancora si chiedeva come avevano fatto ad essere schiacciati in modo così netto. Anche se gli angeli erano in numero decisamente superiore a loro. Probabilmente grazie al loro amore smisurato per gli esseri umani. Un amore che portava loro a mischiare il loro sangue con quegli esseri inferiori. Che eresia! Loro, come i demoni, erano creature superiori. Non avrebbero dovuto permettere una cosa del genere.
Anche se, doveva ammetterlo, quello aveva reso le loro file più forti e il loro numero più elevato.
Midgar fece una smorfia, incamminandosi ed oltrepassando un gruppo di demoni che giocavano a dadi, sulla riva di una pozza d’acqua.
C’era chi si adattava meglio di altri a quella situazione. E, a ben vedere, prigionia a parte, non mancava loro né cibo né acqua. Ma al demone quello non bastava.
“Ehi, Midgar!” Uno dei demoni, basso e tozzo, gli fece segno di avvicinarsi. “Vuoi unirti a noi?”
Midgar assottigliò lo sguardo, gli occhi color miele divennero due fessure. “Anche se siamo relegati nella stessa prigione non vuol dire che tu possa rivolgerti a me con tanta familiarità”, sibilò, zittendolo. Lo guardò ancora per un momento, fino a che il demone non tornò ad abbassare lo sguardo, poi scosse la testa, inginocchiandosi sul bordo della pozza ed allungando le mani per dissetarsi. Un pensiero rapidissimo gli balenò per la mente. E se avesse usato le proprie unghie, lunghe e affilate, per uccidersi? Avrebbe potuto ficcarsele in gola a quel punto…
Sbatté più volte le palpebre, ritrovandosi a fissare il suo riflesso, nell’acqua. Quei pensieri si facevano sempre più frequenti ed invitanti.
Si concentrò sulla propria immagine, sui propri lineamenti affilati e risoluti, sulle labbra sottili che lasciavano intravedere i denti aguzzi, sul fisico forte ed atletico. Era l’immagine stessa della perfezione della sua razza. Togliersi la vita sarebbe stato un atto di codardia imperdonabile.
Si abbassò per bagnarsi il volto ed i lunghi capelli corvini con l’acqua gelida, poi si rialzò, riprendendo a camminare; non sembrava curasi dei rivoletti che gli scivolavano dal viso fino al petto nudo. Il freddo, sebbene spiacevole, era una sensazione che lo faceva sentire ancora vivo. Infilò le mani nelle tasche degli stretti pantaloni di pelle chiara che portava, a cosa si era ridotto per sentirsi ancora vivo…
Ad un tratto, in quel suo camminare senza meta, si fermò. Aveva avvertito qualcosa di diverso; una sorta di nota stonata nella vibrazione emanata dalla barriera. Una nota più debole delle altre.
Si avvicinò, cercando di non farsi notare troppo dagli angeli che brulicavano tranquillamente al di fuori di quella prigione.
Se davvero si era imbattuto per pura fortuna in una debolezza strutturale doveva fare in modo che i piumati non se ne accorgessero.
Si sedette su una roccia, con aria annoiata; in realtà stava esaminando attentamente la vibrazione. Si, effettivamente c’era una debolezza.
Midgar socchiuse gli occhi, pensieroso.
Era impossibile far crollare la barriera con i suoi poteri, solo un angelo avrebbe potuto farlo, Ma se si fosse impegnato avrebbe potuto dilatare quella minuscola crepa e riuscire ad evadere.
Non avrebbe avuto futuro in quel mondo angelico, lo sapeva bene; ma se fosse riuscito a raggiungere la dimensione in cui vivevano gli umani se la sarebbe cavata.
Nel peggiore dei casi lo avrebbero ammazzato, ma ehi, dal suo punto di vista era molto meglio che vivere prigionieri.
Sospirò, alzandosi e stiracchiandosi con fare noncurante. Avrebbe agito quella notte…

Prologo 1Link
Capitolo 2 Link
Capitolo 3 Link
Capirolo 4 link
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7 Link

Edited by Mirai - 29/3/2012, 23:42
 
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NonnaPapera!
view post Posted on 17/10/2011, 08:16




Il rpologo è molto invitante, sarei curiosa di leggere il resto XD
 
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Mirai
view post Posted on 6/12/2011, 22:33




In teoria Nonna questa è quella che avresti dovuto*coug* recensir*coug* X°D


Capitolo uno. Imprevisto


Un piccolo errore di calcolo.
Era quello che continuava a ripetersi Midgar. Nel suo glorioso piano di fuga non aveva considerato il fatto che dilatare quella crepa nella barriera il tempo necessario per oltrepassarla gli avrebbe assorbito così tanta energia. Né tantomeno poteva prevedere che quella variazione dell’energia avrebbe attirato quello stormo di angeli che lo aveva accerchiato.
Debole com’era in quel momento era riuscito solo a ferirne un paio, e nemmeno troppo gravemente, prima di essere catturato.
Due di quei maledetti piumati lo stava scortando, o meglio, trascinando visto che le gambe avevano smesso di reggerlo da un pezzo, al palazzo di ghiaccio. La dimora del regnante, l’ultimo angelo di sangue puro a cui spettava di diritto governare quella dimensione.
Non era del tutto tranquillo, le voci che giravano tra demoni e angeli su quell’inflessibile pennuto coronato erano tutt’altro che rassicuranti. E, contando che con la sua abile strategia militare li aveva confinati in quella prigione invisibile, aveva buoni motivi per ritenere che le chiacchiere non fossero poi così infondate…
Ma magari sarebbe finita in fretta, chi poteva saperlo?
Si accorse che erano arrivati a destinazione solo quando i due angeli lo fecero inginocchiare sul pavimento, tenendogli bloccate le braccia per impedirgli di fare scherzi.
Midgar sollevò lo sguardo; un sibilo sorpreso gli sfuggì dalle labbra quando si rese conto che la figura seduta sul trono era tutto meno che imponente o minacciosa.
Un ragazzino…
No, ovviamente non era un ragazzino; solo l’aspetto era quello. Probabilmente aveva molti più anni di quelli che dimostrava.
Ma gli pareva comunque impossibile che fosse lui il sovrano che aveva guidato la battaglia che era costata loro la sconfitta e la successiva prigionia. Si era aspettato un guerriero possente, capace di incutere timore con un solo sguardo; di certo non quel ragazzino!
Non quel piumato dall’aspetto di un adolescente che sedeva sul trono e che sembrava non avere nemmeno il coraggio di guardare verso di lui; teneva infatti la testa china, respirando appena.
“Vostra altezza Soifhe, abbiamo catturato questo demone appena fuori dalla barriera”, cominciò una delle guardie che lo teneva; ma non fece tempo a finirla perché venne interrotto dal sovrano.
“Come è riuscito a fuggire?” La sua voce dolce, ma il tono secco e sferzante, come un colpo di frusta.
Midgar non si sorprese del fatto che la guardia avesse sussultato e si fosse messa a balbettare, in evidente stato di agitazione. Quel tono aveva fatto scivolare un brivido freddo lungo la spina dorsale persino a lui. Era come se il suo potere serpeggiasse attraverso la stanza seguendo l’eco della sua voce.
La guardia intanto stava cercando di spiegare la sovrano che non avevano idea di come avesse fatto.
Midgar sogghignò; non si erano accorti della crepa…
Tornò a guardare il ragazzo sul trono, aveva sollevato la testa e non sembrava per niente soddisfatto.
Soifhe guardò intensamente il demone. Era la prima volta che aveva l’occasione di vederne uno da vicino…
Le sue labbra si incresparono per una frazione di secondo in un sorriso inquietante che non sfuggì a Midgar.
Il demone si era reso conto di non riuscire a staccare gli occhi dalla figura aggraziata dell’angelo, che si era alzato e si stava avvicinando. Ogni cosa nel suo aspetto sembrava perfetta, aggraziata ed armoniosa. Il modo in cui si muoveva, facendo ondeggiare morbidamente i lunghi boccoli biondi che gli arrivavano alla vita sottile; le grandi ali che sembravano splendere di luce propria, ripiegate elegantemente dietro la schiena. Portava una leggera veste bianca, chiusa in vita da una catenella di anellini dorati.
Midgar pensò che morire per mano di quell’angelo sarebbe stato un onore. Per un attimo, per un solo istante pensò che sarebbe finita proprio così, quando la mano affusolata del sovrano si strinse attorno alla sua gola; chiuse gli occhi, attendendo il momento in cui quella presa si sarebbe stretta, ponendo fine alla sua lunga esistenza.
“Guardami in faccia!” A quella di stanza la voce di Soifhe gli fece un effetto ancora più devastante. Quasi una doccia gelata che lo fece sussultare ed aprire gli occhi di scatto; una volta fatto non riuscì più a staccarli da quelli color acquamarina dell’angelo.
“Te lo chiederò una volta sola, demone. Come sei scappato?”
Midgar fece un sorriso strafottente. “Non ricordo”, disse. Aveva previsto una domanda del genere; quello che non aveva previsto fu il violento schiaffo che gli arrivò una frazione di secondo dopo sul lato sinistro del viso. Tanto forte da fargli voltare la testa.
Tornò a guardare Soifhe, sorpreso, ma senza perdere quell’aria strafottente. “Mh, non ti è piaciuta la mia risposta, ragazzino?”
Soifhe non fece una piega, limitandosi a dargli un altro schiaffo. “Limitati a rispondere”, disse gelido.
Il silenzio più totale era calato nella sala. Persino le guardie stavano trattenendo il respiro.
Midgar sospirò, annoiato. “Vai a farti fottere tesoro, puoi schiaffeggiarmi quanto vuoi ma non ti dirò un accidente”, iniziava ad averne abbastanza di quella storia. Stava andando un po’ troppo per le lunghe; volevano decidersi ad ucciderlo si o no?
“Vostra altezza, cosa dobbiamo farne di lui, lo riportiamo alla prigione?”
Soifhe si voltò verso la guardia che aveva parlato. “Non possiamo; almeno fino a che non scopriamo come è fuggito. Nulla gli vieterebbe di farlo di nuovo, magari con una legione di demoni questa volta.”
La guardia impallidì lievemente. “Volete ucciderlo?”
Si, dai… Fallo, maledizione…
Il demone puntò il suo sguardo, fiero ed orgoglioso, negli occhi gelidi dell’angelo.
Soifhe fece uno sbuffo divertito. “Certo che no, sarebbe una crudeltà inutile… Non ci abbasseremo al loro livello.” Strinse le dita attorno al collo di Midgar che sentì la pelle diventare bollente, là dove le dita dell’angelo premevano. Per un attimo non riuscì più a respirare; poi sentì la presa che veniva lasciata lentamente.
Soifhe tornò elegantemente a sedersi. “Potete andare”, disse, congedando gli angeli. “D’ora in poi il demone è sotto la mia sorveglianza.”
Midgar non aveva la minima idea di cosa fosse successo, sapeva solo che le guardie lo avevano lasciato ed erano scomparse. Prima che potesse rendersene conto era crollato sul pavimento. Quasi le ultime energie lo avessero abbandonato di colpo.
La risata cristallina di Soifhe riecheggiò nella sala. “Stanco, demone?” La sua voce beffarda e tagliente era più vicina, segno che si era alzato e lo aveva raggiunto.
Midgar fece uno sforzo di volontà per sollevare la testa e guardarlo in faccia; l’angelo era accucciato di fronte a lui. C’era qualcosa nel suo sguardo che non gli piaceva. Non c’era da stupirsi che persino gli altri angeli lo temessero. “Non più di tanto”, rispose strafottente.
Un lieve gemito di dolore gli sfuggì dalle labbra quando Soifhe gli afferrò i capelli, facendogli tirare indietro la testa con violenza.
“Non hai a che fare con un cherubino, animale”, soffiò irritato. La sua voce era divenuta affilata come frammenti di vetro. “Forse mi hai sottovalutato, ma non sono un angelo comune, né tantomeno un ragazzino.”
Le sue dita affusolate andarono a sfiorare il collo del demone, seguendo con il dito un invisibile marchio. “I tuoi poteri hanno fatto puff”, lo prese beffardamente in giro. “Sono stati assorbiti dal sigillo che ti ho imposto poco fa. Non sei né più né meno di un umano in questo momento.”
Midgar spalancò gli occhi. Quella era una possibilità che non aveva previsto. E ancor meno aveva previsto che quel ragazzino li inquietasse in quel modo.
Soifhe gli fece un sorriso dolcissimo. “Sogni d’oro, demone”, mormorò innocentemente, prima di fargli sbattere con violenza la faccia sul pavimento.
Midgar per un attimo ebbe l’impressione di vedere tutte le stelle del firmamento, poi il buio lo avvolse con il suo pietoso velo….
 
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NonnaPapera!
view post Posted on 9/12/2011, 08:57




?-? per cosa? partecipa alla challenge dal nome alla storia?
Scusa non è stata una mancanza voluta.
Alcuni mesi fa ho passato un periodaccio e ho mandato bellamente a cagare tutti gli impegni web che avevo preso -.-'
... emmm ho altre storie indietro da recensire? Spero di no ma se così fosse dammi i link così rimedio anche se in terribile ritardo, mi dispiace ç.ç sul serio

Parlando di questo capitolo... *-*
Mi piace come hai contrapposto i due generi di personaggi e in qualche modo hai ribaltato la solita rutine dei raconti yaoi (ragazzino uke e sottomesso, adulto forte seme e al comando)


Edited by NonnaPapera! - 9/12/2011, 09:16
 
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Mirai
view post Posted on 9/12/2011, 22:12




ma tranquilla cara, era l'ultima delle recensioni che ho "vinto" al contest "half Dragon Yaoi". Comunque tranquilla, ho appena fatto la stessa cosa mandando a quel paese contest e challenge per un bel pezzo, quindi ti capisco u.u
 
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Esse_phantomhive
view post Posted on 10/12/2011, 11:01




UUuuhhh mi piace tanto questa storiaaaa ti prego continuaaa ç_ç mi piace la situazione ed i personaggi, sono veramente curiosa di leggere il continuo <3
 
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NonnaPapera!
view post Posted on 10/12/2011, 11:31




vorrà dire che recupererò recensendola qui sul forum^^
 
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Mirai
view post Posted on 10/12/2011, 22:20




Ma si, tranquilla X°D
Grazie esse +_+
ho ripreso questa storia da poco e le sto dando una sistemata, ma i primi capitoli li poterò velocemente perhè sono già scritti ;)


Capitolo 3 Terribilmente gelido

Freddo…
Tutto così freddo…
Midgar aprì lentamente gli occhi. Era sdraiato su un pavimento di marmo bianco. Era gelido…
Non aveva mai avuto così tanto freddo in tutta la sua vita.
Si mise lentamente a sedere, provocando un tintinnio di catene. Gli avevano incatenato i polsi tra di loro. Con catene pesanti.
Si sentiva maledettamente debole…
Diede una rapida occhiata alla stanza; era arredata molto elegantemente, i toni predominanti erano il bianco e l’oro. Non gli ci volle molto per capire a chi appartenesse quell’elegante letto a baldacchino, schermato da pesanti drappi candidi, né il divano di velluto nel medesimo colore.
Comoda, elegante, regale.
La risata cristallina e sprezzante che lo raggiunse confermò i suoi sospetti.
Voltò la testa; seduto sul davanzale della finestra Soifhe lo guardava divertito. La lieve brezza della mattina faceva ondeggiare mollemente i capelli che, al sole, parevano una matassa di finissimi fili dorati.
“Freddo, demone?” Scivolò elegantemente dentro la stanza, avvicinandosi a lui. Midgar serrò le labbra, guardandolo dritto negli occhi, senza distogliere lo sguardo.
Sohife si fermò davanti a lui, poi si stiracchiò pigramente, ali comprese.
Midgar pensò che probabilmente lo aveva fatto per impressionarlo e… Be, c’era riuscito. Una volta dispiegate le ali erano tre volte tanto quello che apparivano, di un maestosità abbagliante.
Non era però tipo da darlo a vedere. “Sonno, angelo?” Il suo tono lasciava trasparire tutta la sua sicurezza.
Quel piumato non gli faceva paura.
Soifhe sentì un brivido leggero scorrergli lungo la schiena nel notare quello sguardo. Piegare quel demone sarebbe stato ancora più divertente…
“Mai stato meglio”, rispose, avvicinandosi e appoggiandogli la punta del piede nudo contro al petto. I braccialetti dorati che gli ornavano la caviglia sottile tintinnarono lievemente mentre lo spingeva di nuovo terra.
Midgar si morse lievemente il labbro inferiore quando si rese conto che non aveva la forza materiale per opporsi. Di nuovo, quella risata sprezzante e dolcissima si insinuò nelle sue ossa, facendolo infuriare; d’istinto afferrò la caviglia dell’angelo, cercando di scagliarlo via da sé.
Sohife socchiuse gli occhi e con un battito d’ali si sollevò da terra, sovrastando il demone e appoggiandogli entrambi i piedi sul petto; il movimento successivo fu impercettibile. Midgar si rese conto che gli aveva appena dato un calcio in piena faccia solo dal dolore che gli esplose nella testa.
Lo lasciò andare di colpo, portandosi al mani al viso. Si raggomitolò su sé stesso quando Soifhe scese dolcemente da lui. “Non osare più toccarmi, demone”, sibilò, sprezzante, incrociando le braccia.
Midgar allontanò le mani dal viso, guardandolo furibondo. “Tu non sai con chi hai a che fare, razza di moccioso piumato.”
“Si che lo so”, rispose delicatamente Soifhe. “Ho a che fare con un demone privo di poteri.” Allungò la mano per sfiorare lievemente la cicatrice che deturpava il petto di Midgar. “Anche se non mi dispiacerebbe sapere il nome di un demone tanto forte da sopravvivere ad una ferita del genere”, aggiunse, improvvisamente interessato.
Midgar fece forza sulle braccia, per mettersi a sedere. Poi, per tutta risposta, gli sputò in faccia.
La reazione dell’angelo fu immediata. Un’aura furibonda si sprigionò da quel aggraziato corpicino e, una frazione di secondo dopo, il demone venne scagliato contro al muro, con una violenza impressionante.
Il suo corpo vi rimase contro, come trattenuto da catene invisibili. Ogni suo muscolo era paralizzato.
“Tu, razza di insetto che strisci nelle tenebre”, ringhiò Soifhe allungando il braccio davanti a sé. “Non hai idea di quello che hai appena fatto…”
Tese il braccio davanti a sé, poi chiuse la mano a pugno, con un gesto secco.
Midgar inarcò la schiena per il dolore improvviso e violento; il dolore che avrebbe potuto provocare una secchiata di olio bollente, ma continuo e bruciante. Si morse il labbro inferiore fino a farlo sanguinare pur di non emettere alcun suono.
Era spaventoso ciò che quell’angelo era riuscito a fare semplicemente stringendo una mano…
Soifhe non si mosse per circa un minuto, continuando a torturarlo a quel modo; poi, finalmente, abbassò il braccio. “Un altro affronto del genere e ti farò patire lo stesso tormento per un giorno intero, ricordalo”, sibilò.
Midgard , che ansimava vistosamente per il dolore, rispose con un verso sprezzante. “Affronto? Non è nulla in confronto a quello che tu stai facendo a me, angelico bamboccio”, sibilò. Non riusciva ancora a muoversi, immobilizzato com’era contro al muro. Si leccò le labbra, sentendo il sapore ferroso del sangue invadergli la bocca. “Il sangue di Midgar grida vendetta”, ringhiò, stringendo i pugni.
I grandi occhi azzurri di Soifhe per un attimo si spalancarono sorpresi. “Midgar? Midgar, signore della carestia? Un demone del tuo rango si è fatto catturare così facilmente?” Verso la fine il suo tono era diventato beffardo e canzonatorio. Schioccò le dita e le catene invisibili che trattenevano il demone dissolsero, lasciandolo cadere a terra.
Midgar diede un’assai poco regale facciata contro al pavimento di marmo, anche se ormai non faceva una gran differenza del dolore in più o in meno. Era stremato, dolorante ed era stato umiliato da un angelo, più in basso di così non poteva cadere.
Si girò su un fianco per guardare Soifhe, che non sembrava avere l’intenzione di lasciarlo in pace. Infatti l’angelo si accucciò di fianco a lui, appoggiandogli una mano sul petto e spingendolo con la schiena contro al pavimento.
“Fammi un sorriso, Midgar”, disse beffardo. “In questi giorni scoprirai quanto può essere forte un angelo di sangue puro”, mormorò dolcemente.
Dal punto in cui aveva appoggiato la mano partì una stilettata di dolore che si diramò lungo il corpo del demone.
Midgar strinse i pugni mentre le ondate di dolore gli annebbiavano i pensieri, impedendogli d formulare una risposta a quell’ennesima presa in giro. Sentì Soifhe passargli una mano tra i capelli, mentre la vista gli si annebbiava.
“Che colpo di fortuna”, mormorò l’angelo. “Quando ho creato quella crepa mi aspettavo che fuggisse un demone qualsiasi… E invece mi ritrovo tra le mani niente di meno che uno dei quattro principi demoniaci…”
Midgar ebbe un lieve sussulto. “Tu”, articolò a fatica. “Sei stato…”
“Non sforzarti troppo”, mormorò beffardamente Soifhe, aumentando le pressione della mano e strappandogli un grido di dolore. “Mi serviva un demone per alcuni… Esperimenti, diciamo. Tutto qui. Sei stato sfortunato, Midgar. Ed egoista, come tutti gli altri demoni… Sapevo che chiunque si fosse accorto della debolezza non avrebbe coinvolto altri demoni ma sarebbe scappato da solo.” Allungò la mano libera per sfiorare i rivoletti di sangue che colavano dalla ferita che Midgard si era inferto con i denti; osservò per un attimo il liquido scarlatto che gli macchiava le dita, poi se le portò alle labbra, succhiandole languidamente. “E ora sei mio”, disse, incatenando il suo sguardo con il proprio.
Gli occhi dorati di Midgar si spalancarono lievemente dalla sorpresa; quel gesto… Il gesto di assaporare il sangue dell’avversario, un gesto tipicamente demoniaco. Un gesto che gli angeli disprezzavano profondamente.
Ma chi era quel ragazzino?
Purtroppo quell’interrogativo si perse nel buio che, dopo un’ultima stilettata di intenso dolore, lo inghiottì pietosamente…
 
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NonnaPapera!
view post Posted on 11/12/2011, 16:42




Ma allora Soifhe non è veramente un angelo puro? Sarebbe anche plausibile visto quanto è bastardo O.O
Ok ora sono ufficilmente coinvolta nella trama.
 
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Mirai
view post Posted on 13/12/2011, 13:51




Mh, se c'è una cosa di cui possiamo essere certi è che Soifhe è un angelo al 100% u.u per il resto... mistero Muahaha +_+

4-Puramente demoniaco

Si era abituato ormai al freddo del pavimento di marmo.
Midgar ci passava praticamente tutto il tempo.
Riprese fiato mentre Soifhe parlava con qualcuno; non poteva sapere chi fosse, dato che l’angelo non lo aveva lasciato entrare ma lo teneva sulla porta.
Mosse appena la testa, per guardarlo, trattenendo un debole sorriso.
Teneva nascosta dietro la schiena, come un bambino che nasconde una caramella rubata, una frusta lunga, sottile e - Midgar lo sapeva per esperienza personale – estremamente dolorosa.
Doveva tenere nascosto agli altri angeli che cosa faceva al prigioniero che era sotto la sua sorveglianza…
Sospirò appena, dolorante. Erano passate tre settimane e non era cambiato nulla; le sue giornate erano ancora piene di dolore e umiliazioni.
O meglio, c’era qualcosa che era cambiato. Era cambiata la considerazione che aveva di Soifhe. Ogni giorno che passava, ogni nuova, dolorosa tortura che gli infliggeva non faceva che rafforzare ciò che ora pensava di lui…
Soifhe sospirò sollevato, quando finalmente il capitano della legione degli arcangeli levò le tende. Aveva interrotto il suo divertimento, iniziava ad innervosirsi. “Sai, voleva sapere se ho capito come hai fatto a fuggire”, disse divertito. Si accucciò di fronte a Midgar, steso bocconi sul pavimento, e gli prese il viso con una mano, facendoglielo alzare. “Ho perso il conto, mi ricordi dove siamo arrivati?”
Midgar incrociò il suo sguardo, dolce e crudele al tempo stesso. “Quattrocentoventiquattro”, mormorò sofferente.
Soifhe fece un sorriso soddisfatto. “Mi piace il fatto che non tenti di fregarmi, Midgar”, disse, usando l’impugnatura della frusta per scostargli una ciocca di capelli dal viso sudato fino a portargliela dietro l’orecchio, a punta ed adorno di anellini dorati.. “Magari per premiarti te ne sconterò qualcuna…”
Il demone socchiuse gli occhi, tornando ad appoggiare la guancia al pavimento quando Soifhe lo lasciò andare, rialzandosi. Un mugolio soffocato gli sfuggì dalle labbra quando l’ennesima frustata si abbatté sulla sua già martoriata schiena.
“Sai”, disse Soifhe, senza dare segno di volersi fermare. “Trovo che nelle nostre conversazioni manchi qualcosa… Probabilmente non mi mostri abbastanza rispetto. D’ora in poi dovresti chiamarmi con un nome più appropriato che non quell’insulso angelo. Dovresti chiamarmi… Tuo principe, o qualcosa del genere.”
In realtà non gli importava nulla di essere chiamato a quel modo. Quello che voleva era qualche nuova scusa per infliggere sofferenza a quello splendido esemplare di demone che si trovava tra le mani.
Midgar sospirò sofferente, serrando i pugni ad ogni nuovo colpo di frusta. “Come vuoi… Mio principe”, mormorò rassegnato.
Soifhe assottigliò lo sguardo, fermando il braccio a mezz’aria. “Spiegami una cosa”, disse. “Spiegami come mai Midgar, il demone più temuto dalle legioni degli arcangeli, si è ridotto a strisciare ai miei piedi come un cagnolino in poche settimane… Credevo che saresti morto pur di non sottostare ad un angelo.” Sollevò un piede, appoggiandolo sulla testa del demone che aveva fatto per alzarsi, spingendolo di nuovo con la faccia contro al pavimento. “Non mi sembra di averti dato il permesso di alzarti.”
Midgar mugolò debolmente. “Come mai?” Il tono era quasi beffardo, ma sempre sottomesso. “Perché tu, la più alta carica del mondo angelico, sei più sadico e spietato di qualsiasi demone abbia mai conosciuto. Sei più demoniaco dei demoni stessi…”
Soifhe si accucciò di fronte a lui, afferrandogli i capelli e strattonandoglieli per fargli sollevare il viso e guardarlo negli occhi. “Non so di cosa tu stia parlando”, sibilò.
Le labbra di Midgar si incurvarono in un ghigno divertito. “Tu godi nel fare del male. Ad infierire su di me godi più di quanto abbia mai fatto io in tutta la mia lunga e demoniaca vita.” La prima stilettata di dolore arrivò un frazione di secondo dopo.
Intensa, violenta, da togliergli il respiro e costringerlo a raggomitolarsi su se stesso, inutilmente. Un dolore sordo che dalla sua testa si diramava lungo la spina dorsale, propagandosi in tutto il corpo. Il tempo divenne una concezione relativa. Non esisteva più niente se non quell’abisso di dolore.
Non aveva idea di quanto tempo fosse passato quando finalmente, improvviso com’era venuto, il dolore svanì.
Midgar si ritrovò a benedire il pavimento gelido per una volta; così piacevole dopo un esperienza del genere…
Faticò rintracciare Soifhe. L’angelo aveva abbandonato la sua posizione per andare a sedersi su una delle morbide poltrone che abbellivano la stanza; probabilmente per godersi lo spettacolo di lui che si contorceva per il dolore. Sorrise lievemente; come immaginava…
Soifhe si alzò dalla poltrona e, in tutta la sua eterea bellezza, si avvicinò al demone, chinandosi ed afferrandolo per i capelli. “La prossima volta pensaci due volte prima di dare fiato alla bocca”, sibilò.
Nonostante gli spasmi di dolore Midgar si mise a ridere; una risata sofferente e a singhiozzi, ma indubbiamente una risata. “Mio principe, cosa credi di avere dimostrato in questo modo?” Il suo tono era di aperto scherno.
L’aura rabbiosa dell’angelo riempì la stanza. “Ho dimostrato che tu sei inferiore a me”, ringhiò, facendogli sbattere con violenza la faccia per terra.
Aveva un debole per il dolore fisico, nonostante potesse provocarne semplicemente con uno sguardo. Continuò a stringergli i capelli, ritirando l’altra mano che si era macchiata del sangue del demone, portandosela alle labbra.
Gesto che non sfuggì a Midgard, stordito ma non ancora svenuto. “Ma ti accorgi del tuo comportamento o lo fai inconsciamente?” Domandò con un filo di voce. “Ti accorgi di trovare piacevole il nutrirti del sangue del tuo avversario?”
Soifhe parve turbato; sbattè le palpebre, allontanando la mano dalle labbra. Lo lasciò andare di colpo, voltandogli le spalle e tornando a sedersi sulla poltrona, stringendo le dita sui braccioli. I suoi occhi bruciavano di collera, un fuoco gelido dietro quelle iridi oltremare. “Stai girando intorno alla mia domanda!” Il tono di voce era quello di chi stava per perdere definitivamente la pazienza.
Midgar sospirò, facendo forza sulle braccia e strisciando pietosamente fino a lui. “La domanda era: perché mi sono ridotto a piegarmi ad ogni tuo ordine, vero?” chiese, terribilmente serio. “La risposta è semplice; perché sei una creatura semplicemente perfetta. Così pura e allo stesso tempo così crudele… Per me è un onore anche solo poter strisciare ove tu cammini.”
Soifhe dischiuse appena le labbra, rilassando la presa delle dita; forse preso alla sprovvista da quella confessione.
Il demone ne approfittò per allungare la mano e prendere quella dell’angelo, portandosela alle labbra in un gesto di sottomissione.
L’angelo però non gradì; sfilò la mano da quella di Midgar, usandola per dargli un violento schiaffo. “Non osare più toccarmi”, sibilò. “se vuoi venerarmi striscia ai miei piedi.” Si massaggiò il dorso della mano, il punto dove Midgar aveva appoggiato le labbra formicolava fastidiosamente.
Il demone nel frattempo era tornato a fissarlo; poi si era inchinato, fino a prostrarsi davanti a lui. “Sono al tuo servizio, mio principe”, mormorò.
Soifhe lo guardò, terribilmente pensieroso. Nessuno degli angeli, nemmeno il più infimo, si era mai prostrato a quel modo, al suo cospetto. L’idea di avere un demone che lo venerava non era poi così malvagia…
Si alzò, accucciandosi accanto a Midgar e poggiandogli una mano sulla schiena martoriata. “Se fai il bravo, Midgar, allora potrei anche decidere di non torturarti a morte, come avevo programmato…”
Fece scorrere le dita sulle ferite che lui stesso aveva infero, premendo leggermente. Ma contrariamente a ciò che si aspettava Midgar, il dolore invece che aumentare diminuiva, fino a scomparire. Quando Soifhe si alzò per tornare sedersi lo guardò, stupito.
L’angelo sorrise, con quel suo modo di fare angelico ma terribilmente inquietante. “Se mi compiaci, come hai fatto ora, potrei anche decidere di premiarti… Sempre che mi vada, ovviamente.”
Midgar increspò lievemente le labbra. “Lo terrò a mente, mio principe”, mormorò, tornando a prostrarsi.
Gli angeli non avevano la minima idea di quanto il loro regnante potesse apparire meraviglioso agli occhi di un demone…
 
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NonnaPapera!
view post Posted on 13/12/2011, 17:58




Ma Midgar lo sta facendo apposta? Insomma ha cambiato strategiaper riuscire a fregare quelsadico di un angelo? Io lo avrei fatto O.O
 
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Mirai
view post Posted on 20/12/2011, 20:46




Può sembrare, in realtà Midgar... be, stranamete non mente quasi mai e non è tipo da piani subdoli X°D è un demone, ma ha una sua condotta morale... per quanto alla sua maniera XD

Capitolo 5 -Gelido odio, bruciante amore.

“Che cos’è questa novità?”
Il ringhio di Midgar era basso e minaccioso. Se fosse stato un gatto probabilmente avrebbe rizzato i peli e si sarebbe messo a soffiare, offeso.
Un collare; un collare di cuoio e una catena.
Dal pavimento su cui era seduto Midgar lanciò a Soifhe un’occhiataccia offesa. “Scordatelo.”
L’angelo se ne stava elegantemente sdraiato sul letto, girato su un fianco per guardarlo.
Una mano sosteneva la testa, l’altra giocava distrattamente con una ciocca di capelli biondi. “Non mi sembra che quello che ho detto fosse articolato come una domanda”, sibilò. “Devo recarmi ad un’assemblea con i capi delle legioni angeliche. E tu sei sotto la mia sorveglianza. Quindi devo portarti con me, adeguatamente sottomesso, ovviamente.”
Midgar lanciò l’oggetto sul pavimento, in un gesto di stizza. “Hai già sigillato i miei poteri, a che scopo quest’altra umiliazione?”.
L’espressione contrariata dell’angelo gli fece capire di aver osato troppo. Serrò i pugni, osservandolo in silenzio mentre si alzava e raccoglieva quello che lui aveva gettato sul pavimento.
Soifhe si avvicinò, rigirandosi il collare tra le mani e piegandosi leggermente per poter avere il viso all’altezza di quello del demone.
“Sai perfettamente che questo gesto ti costerà caro”, sibilò. “Penso che tu sia abbastanza intelligente ora da fartelo mettere senza fare altre storie.”
Midgar strinse i pugni fino a conficcarsi le unghie nei palmi delle mani. Fece un verso sprezzante, voltando la testa di lato mentre l’angelo gli scostava i capelli per mettergli quel maledetto collare.
Soifhe, con una lentezza esasperante, glielo fece passare attorno al collo, infilando la fibbia; invece di chiuderlo però tirò il capo con forza, stringendo il più possibile il collare.
Midgar sgranò gli occhi, facendo un verso soffocato e portandosi le mani al collo, per cercare convulsamente di allentare la pressione del cuoio sulla sua trachea. Non riusciva più a respirare.
Soifhe lo osservò dibattersi, impassibile. Fece un sorriso crudele quando il demone sollevò una mano verso di lui, aggrappandosi alla sua veste e guardandolo. Quella muta supplica era patetica.
“Ora farai il bravo, vero?” Lo guardò annuire, poi prese delicatamente la mano di Midgar che stringeva la stoffa della sua veste e ne torse con violenza le dita.
Il rumore sordo delle ossa che si spezzavano e il rantolo di dolore del demone parvero soddisfarlo; allentò di colpo la pressione del collare.
Midgar si accasciò sul pavimento, tossendo ed ansimando, tenendosi la mano stretta contro al petto. Il suo respiro era irregolare, quasi singhiozzante. Il suo corpo reclamava più ossigeno di quanto riuscisse ad immagazzinarne; gli ci vollero parecchi minuti prima di riuscire di nuovo a ventilare normalmente.
Soifhe nel frattempo era rimasto a guardare. Quando il demone sollevò di nuovo lo sguardo verso di lui, cercando di rialzarsi, sollevò il piede, calandolo con forza sulla mano già martoriata.
Midgar si morse il labbro inferiore a sangue per trattenere un guaito di dolore.
L’angelo non pareva voler sollevare il piede, anzi, ci caricò sopra tutto il suo peso. “Vado a fare un bagno, Midgar”, disse, scendendo finalmente dalla mano del demone ed incamminandosi, mentre la leggera veste di seta scivolava a terra, dando modo al demone di notare quanto il suo aspetto perfetto non si fermasse solo a ciò che si vedeva abitualmente. “Ti conviene metterti quel collare, se quando esco non l’hai ancora addosso allora rimpiangerai quello che ti ho fatto poco fa”, disse, chiudendosi la porta del bagno alle spalle.
Midgar si lasciò andare ad una sequela di insulti tra i denti, tenendosi la mano martoriata. Quel moccioso alato aveva decisamente esagerato. Aldilà della venerazione che provava per lui c’era l’umiliazione. Bruciante e violenta.
L’umiliazione di uno dei quattro principi demoniaci messo alla catena come un cane di fronte a chissà quanti altri angeli. Non poteva sopportarlo senza meditare vendetta.
Sospirò, ingegnandosi per riuscire a chiudere il collare con una mano sola, il suo sguardo puntato sulla porta del bagno reale. Soifhe era così piccolo e, all’apparenza, delicato.
Se fossero state due persone normali lo avrebbe sopraffatto senza problemi. E invece no, non poteva. Un solo accenno di violenza e probabilmente l’angelo gli avrebbe frantumato tutte le ossa con un solo sguardo…

Soifhe scivolò delicatamente nella vasca.
Uno dei vantaggi di essere un regnante era l’avere sempre a disposizione tutte le comodità del caso; un bagno caldo sempre pronto, ad esempio.
Ripiegò le ali dietro la schiena, portando le ginocchia al petto e cingendole con le braccia, posandovi poi sopra il mento. Chiuse gli occhi, ripensando alla sensazione che gli aveva dato sentire le ossa di Midgar frantumarsi nella propria mano.
Fece un verso infastidito. Non riusciva a catalogarle…
Il demone gli aveva detto che lui godeva nel fare del male. Era quello che provava? Godere di qualcosa avrebbe dovuto essere piacevole. Il dolore invece, a giudicare dalle reazioni di Midgar, no.
Piacevole e spiacevole erano opposti. Ma cosa significavano? Non riusciva ad identificarli.
Per lui, cresciuto sotto una campana di vetro, sempre isolato dagli altri, le emozioni, le sensazioni, erano qualcosa di sconosciuto. E Midgar non si stava rivelando per niente utile.
Dopo la riunione avrebbe provato ad essere più diretto. Se proprio anche quel tentativo fosse andato a vuoto, lo avrebbe ucciso.
Sbatté le palpebre sorpreso quando per un attimo, al pensiero di uccidere il demone, qualcosa dentro di lui protestò lievemente. Come se davvero non fosse del tutto convinto di quello che voleva fare.
Fece un verso infastidito, lasciando perdere ed uscendo dalla vasca dopo essersi crogiolato ancora per qualche momento nell’acqua calda. Scrollò le ali, avvolgendosi in un grande telo candido per asciugarsi.
Tornò in camera da letto, dirigendosi all’armadio per vestirsi, degnando a malapena di un’occhiata il demone seduto sul pavimento.
Midgar dal canto suo teneva la testa bassa, fissando il pavimento. Troppo rabbioso era in quel momento per guardare l’angelo. Era conscio di quanto un’occhiata piena di rabbia, rivolta al suo principe, potesse farlo infuriare.
Si alzò in piedi quando Soifhe prese il capo della catena, incamminandosi. Per lo meno non sembrava volerlo fare camminare a quattro zampe come un animale.
Soifhe lo precedeva di due passi, camminando risoluto. Era pensieroso, ma non per l’assemblea. Quella era la solita vecchia esibizione degli arcangeli che lo aggiornavano sulle loro importanti gesta e via dicendo. Solo sporadicamente appariva qualche problema rilevante.
Difatti la tediosità di quei discorsi lo raggiunse non appena messo piede nella sala delle assemblee.
Un bisbiglio stupito e sconcertato accolse il suo ingresso. Bisbiglio che Midgar non poté non cogliere.
Sentiva su di sé gli sguardi pesanti di ogni singolo angelo, anche il più infimo, presente nella sala.
Soifhe tirò il Demone fino al trono sul quale di solito sedeva, prendendolo per il collare e tirandolo verso il baso, fino a farlo sedere al suo fianco, facendo poi segno al capitano della legione degli arcangeli di procedere con il discorso.
Midgard lasciò che i lunghi capelli scivolassero a coprirgli il viso. La mano gli doleva, ma la cosa che gli bruciava di più erano i mormorii, i commenti, addirittura le risatine di scherno degli angeli più giovani. Quello gli bruciava tremendamente.
Odiava Soifhe per quello.
Lo odiava e lo amava; amava quella sua regale arroganza, quel suo modo di fare così dolcemente crudele. Avrebbe sopportato ogni dolore per lui. E si, anche ogni umiliazione, ma da lui solo inferta. Così, di fronte a quei piumati che non valevano nemmeno una briciola di quello che valeva lui, era troppo.
Una gelida e lacerante spirale di amore e odio lo dilaniava. Ma Midgar conosceva bene il proprio carattere e sapeva che l’odio, prima o poi, sarebbe divampato…
 
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NonnaPapera!
view post Posted on 21/12/2011, 08:14




Ohhh ecco che incomincia a comportarsi come un vero demone... era ora che iniziasse a meditare vendetta *-*
 
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adamantina
view post Posted on 9/1/2012, 20:22




Ho letto d'un fiato i primi capitoli di questa storia e mi ha affascinata.
Continua così, bravissima :)
 
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Only_
view post Posted on 10/1/2012, 20:05




Dei, questa storia è magnifica *^*
Non vedo l'ora di leggere i prossimi capitoli! <3
 
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18 replies since 16/9/2011, 10:10   252 views
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