Freddo, Drammatico, sentimentale

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Only_
view post Posted on 5/11/2011, 00:02




Nick autore: Only_
Titolo storia: Freddo
Titolo capitolo: //
Genere: drammatico, sentimentale
Avvertimenti: volutamente esagerata, prostituzione obbligata
Breve introduzione: Qualche settimana dopo ha cominciato a stare male, sempre peggio; una mattina l'ho accompagnato all'ospedale per farlo visitare. Era positivo al test dell'HIV. Pochi mesi dopo si è spento, sdraiato accanto a me; il giorno dopo, quando mi sono svegliato, il suo corpo, stretto in un abbraccio al mio, era freddo.
Eventuali note: partecipa alla TOHPC col prompt freddo.

Freddo


Freddo.
La mia vita ormai è freddo.
Nel freddo ho vissuto gli ultimi anni, nel freddo sono rimasto qui, in attesa di qualcuno che mi caricasse in macchina, si divertisse un po' con il mio corpo, mi desse qualche banconota e mi abbandonasse di nuovo al mio destino.
Non volevo questa vita; chi la vorrebbe, dopotutto?
Essere il giocattolo sessuale di vecchi, viscidi e repressi, di zitelle che si credono padrone della tua vita per qualche decina di euro, di ragazzi e ragazze tuoi coetanei che non si fermano nemmeno un attimo a pensare come ci si sentirebbe a stare nei tuoi panni, sicuramente non è la massima aspirazione di un diciassettenne.
Avrei voluto finire gli studi, diplomarmi con un punteggio decoroso, magari trovarmi un posticino per conto mio in città e un lavoro per potermi pagare la retta dell'università.
Invece è andato tutto a rotoli; la malattia di mio padre si è aggravata in modo critico, e i medici ci hanno convinti con tante belle parole a cominciare una nuova cura, in via sperimentale, garantendo che c'erano ottime possibilità che papà si riprendesse e tornasse stabile.
Dopo tre costosissimi cicli di terapia, durati poco meno di sei mesi, mamma ed io eravamo al verde; papà morì pochi giorni dopo l'interruzione delle cure, lasciandoci con un pugno di sabbia in mano e mille schegge di vetro conficcate nel cuore. Non abbiamo nemmeno potuto dargli un funerale degno di questo nome, i costi delle pompe funebri erano troppo alti per le nostre tasche.
Ho dovuto lasciare la scuola; ormai non rientravo più nella fascia per l'istruzione obbligatoria, non avevamo più diritto di ricevere aiuti perché continuassi a studiare.
Abbiamo anche perso la casa; ci hanno sfrattati, poche settimane dopo la morte di papà, perché non potevamo più pagare l'affitto. Adesso dormiamo nelle case popolari, assieme ad altre decine di persone nella nostra stessa condizione.
È qui che, mentre una sera aspettavo che mia mamma tornasse con qualcosa da mangiare, ho incontrato Denis per la prima volta. Aveva un sorriso simpatico e leggero sul volto scavato, due occhi grandi e verdi che mi hanno stregato subito; si era seduto accanto a me e si era presentato, stringendomi la mano con un calore che non sentivo da tempo.
Mi era piaciuto subito, Denis.
I capelli castani, lunghi e ribelli, gli davano quell'aria da ragazzo un po' trascurato che mi faceva ribollire il sangue nelle vene, il suo sorriso da bambino mi riscaldava il cuore come da tempo non succedeva; aveva gli incisivi grandi e un po' separati, ma quell'imperfezione lo faceva sembrare semplicemente più infantile.
I suoi clienti abituali erano i più perversi e disgustosi; si lasciava fare qualsiasi cosa, non aveva alcun motivo per risparmiarsi qualche dolore, non aveva nessuno che si prendesse cura di lui.
Io ho mia mamma, dopotutto; lei non sa da dove provengono i soldi che uso per comprare da mangiare, non gliel'ho mai detto e lei non me l'ha mai chiesto. Credo che abbia paura di conoscere la risposta; non accetterebbe mai di sapere che mi vendo per poter dare cibo ad entrambi. Si lascerebbe morire di fame, piuttosto.
È Denis che mi ha spiegato come funziona questo mondo; lui è nel giro da quasi un anno.
La sua storia è molto diversa dalla mia; ha poco più di diciannove anni, è orfano. Appena diventato maggiorenne è stato cacciato dalla struttura che l'aveva ospitato; aveva dovuto arrangiarsi, in un modo o nell'altro. Una notte era stato affiancato da un uomo in automobile, che l'aveva scambiato per un “ragazzo a pagamento”; da quel momento aveva cominciato a prostituirsi.
All'inizio era stata dura: non era facile lasciarsi toccare o trattare in un certo modo da degli sconosciuti, non era facile fare loro certe cose. I primi tempi dormiva dietro a dei cassonetti, tra delle scatole di cartone che lo riparavano almeno un po' dal freddo; aveva cominciato d'inverno. C'erano giorni in cui non riusciva nemmeno ad alzarsi dal dolore; i suoi clienti non ci andavano leggeri con lui. Perché avrebbero dovuto farlo? Denis non poneva regole, si considerava alla stregua di una bambola di carne e sangue e sudore e saliva; se lo faceva lui, perché altri avrebbero dovuto prendersi la briga di trattarlo in modo umano?
La mia prima volta è stata con lui; non volevo che qualcuno di sconosciuto prendesse una cosa così intima di me. Sembra una cosa stupida, lo so, ma... be', Denis era l'unica persona di cui mi fidassi.
Ringrazio ancora il cielo per avermi fatto prendere quella decisione; se non l'avessi fatto, sarei morto di dolore con il mio primo cliente.
Denis era stato gentile.
Aveva comprato un pacchetto di preservativi per l'occasione, perché non voleva rischiare di attaccarmi qualche malattia venerea che poteva aver contratto durante i suoi incontri lavorativi, visto che l'uso del profilattico non era un obbligo, per i suoi clienti; mi aveva preparato con delicatezza, lubrificandosi le dita con dell'olio d'oliva che aveva rubato in un negozio ed infilandole in me piano, attento ad ogni mio gemito di dolore. Mi aveva fatto male, certo, ma era stato così dolce da farmelo dimenticare quasi subito; la sua bocca mi baciava la nuca, le sue mani sfioravano il mio ventre, i miei fianchi, accarezzavano con decisione il mio membro.
Era stata un'esperienza bellissima, Denis era stato fantastico.
Mi manca davvero tanto.
Qualche settimana dopo ha cominciato a stare male, sempre peggio; una mattina l'ho accompagnato all'ospedale per farlo visitare. Era positivo al test dell'HIV. Pochi mesi dopo si è spento, sdraiato accanto a me; il giorno dopo, quando mi sono svegliato, il suo corpo, stretto in un abbraccio al mio, era freddo.
Ho fatto anche io il test, ma sono risultato negativo; non so se sia un bene o un male.
Non so quanto riuscirò a sopravvivere ancora, in questo modo. L'unica cosa per cui sono ancora attaccato alla vita è mia madre: non posso abbandonarla anche io, non posso permettere che un giorno venga a svegliarmi e trovi il mio cadavere, il corpo freddo di suo figlio. E allora continuo, perché non ho scelta.
Ogni volta che arriva un cliente, inseguo quel calore che Denis era riuscito a darmi con una carezza; per sopportare il dolore e l'umiliazione, immagino il suo sorriso imperfetto ed i suoi occhi verdi.
Ogni volta che sono con un cliente, mi costringo a ripensare alle ragioni per cui mi lascio usare in questo modo. Né mia madre né mio padre vorrebbero una cosa del genere, per me, ma io non posso sottrarmi a questo; è un mio dovere aiutare mamma con i soldi, non voglio essere un peso per lei.
È quasi un anno che Denis se n'è andato.
La mia vita è freddo, ormai.
 
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NonnaPapera!
view post Posted on 5/11/2011, 08:26




O.O cavoli è decisamente dura e desolatamente triste, non si intravede neppure uno spiraglio di un futuro migliore. comunque è scritta molto bene complimenti!
Senti domandina che cos'è la TOHPC non l'ho mai sentita O.O
 
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view post Posted on 5/11/2011, 12:12
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:cry: E' davvero tristissima, concordo con tutto quello che dice Nonna, perché ti lascia il freddo nel cuore e tanta tristezza, am è scritta davvero bene.
 
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Only_
view post Posted on 6/11/2011, 11:03




Sono contenta che vi sia piaciuta ^^ il futuro era Denis, ma poi il "fato" se l'è portato via.. chissà, magari riusciranno a tirarsi su, lui e la madre u.u

Nonna, TOHPC sta per "The One Hundred Prompt Challenge" ^^ c'è sul forum di Efp: in pratica hai a disposizione 100 prompt e per ogni prompt devi scrivere una storia ^^
 
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3 replies since 5/11/2011, 00:02   27 views
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