Nick autore: Only_
Titolo storia: Wrong
Titolo capitolo: //
Genere: introspettivo, erotico
Avvertimenti: relazione adulto/minore, differenza d'età, POV alterni, One-shot, Slash
Breve introduzione: Gabriele ha diciassette anni, Pietro trentanove. La loro relazione è sbagliata.
Eventuali note: pensata per un contest sul forum di EFP a cui alla fine non ha partecipato per la violazione del regolamento del sito (non si possono pubblicare storie adulto/minore). Non credo che violi il regolamento di questo forum, nel caso mi scuso ._.
Wrong
Gabriele era troppo giovane. Non era normale che provasse qualcosa per lui; era malato,
doveva esserlo, per aver pensato quelle cose
oscene su di lui, per le cose oscene che aveva fatto
con lui.
Gabriele era troppo giovane per un uomo della sua età. Si sentiva un mostro, conoscendo il proprio peccato e non provando in nessun modo a farne a meno. Si sentiva un mostro, quando andava a prenderlo in macchina davanti al liceo dove Gabriele studiava -
andava ancora al liceo, per Dio -, quando ascoltava sorridendo le tante cose che voleva sempre raccontargli, quando lo portava a casa propria per pranzare insieme ed invece la dolce irruenza -
troppo acerbo, era troppo giovane - di Gabriele lo costringeva spalle al muro, le sue labbra sulle proprie e le dita che si insinuavano senza pudore sotto gli abiti.
Quando Pietro lo veniva a prendere a scuola in macchina, con quell'espressione pensierosa e le sottili rughe quando tirava le labbra in un sorriso che non facevano altro che renderlo ancora più attraente ai suoi occhi, si sentiva il cuore in gola e le gambe molli e tremanti. Non c'era nulla di sbagliato o bestiale, secondo lui, quando arrivati al lussuoso appartamento dell'uomo si lasciava cadere docilmente sulle ginocchia, ai suoi piedi, e gli apriva i pantaloni e scostava l'intimo per poterlo accogliere tra le labbra e dargli quanto più piacere poteva con la bocca.
Era una cosa bella, naturale,
giusta; avrebbe voluto portarlo all'apice in quel modo, accarezzandolo con la lingua e le labbra e i denti, sentire davvero il suo sapore, farlo gemere di piacere mentre il suo seme lo invadeva, dolce come solo il frutto dell'amore poteva essere.
Ma Pietro non glielo permetteva mai, per un motivo che non riusciva a capire: si irrigidiva e si scostava sempre troppo presto, ansimante e con lo sguardo colpevole, e gli accarezzava i capelli e il viso con quella dolcezza che l'aveva fatto innamorare di lui dal primo istante.
Ogni volta che facevano l'amore in quel letto troppo grande per una persona sola, quando si spingeva in lui delicatamente, per non fargli male, gli chiedeva scusa mormorando contro la pelle della sua nuca; e lui lo perdonava, sempre, pur non sapendo di cosa, e gemeva forte quando la mano ruvida e grande di Pietro scivolava su di lui, amorevole e giusta, avvolgendolo e donandogli quelle sensazioni che sapeva di non poter provare con nessun altro.
Gli chiedeva il perdono, sempre, ogni volta che non riusciva a privarsi del piacere che provava vedendolo sospirare e gemere sotto di lui, ogni volta che non riusciva a frenarsi nemmeno con la consapevolezza di quanto tutto quello che gli stesse facendo fosse sbagliato. Lui, Gabriele, così bello, così dolce, così puro, così
giovane - troppo giovane -, così innaturalmente
suo.
Sapeva di fargli del male ogni volta che si arrendeva al proprio cuore, sapeva che quando si spingeva nel suo corpo attento ad ogni suo più flebile sospiro lo stava ferendo: stava sporcando la sua bellezza, la sua dolcezza, la sua purezza, la sua gioventù, lo stava incatenando a sé senza alcun rimedio. Qualche lacrima sfuggiva sempre al suo controllo, quando si diceva che sarebbe stato meglio uccidere quella relazione non appena aveva dato un timido cenno di fioritura.
Sapeva che Gabriele lo perdonava perché era consapevole del motivo delle sue richieste, non gli era mai passato per la mente che quel ragazzo avrebbe potuto fare qualsiasi cosa per lui, se solo gliel'avesse chiesto.
– Dimmi solo una cosa, – sussurrò Gabriele guardandolo seriamente con i suoi grandi e begl'occhi castani, mentre l'uomo gli accarezzava un fianco; erano sdraiati, aggrovigliati in quelle lenzuola candide che avevano assistito ancora una volta alla loro passione. – Perché non me lo lasci mai fare? –
Pietro non rispose se non con un sospiro, accostandosi al suo viso e baciandolo teneramente sulla fronte, in un atteggiamento che pareva quello di un genitore nei confronti del figlio; ancora una volta le sue certezze furono smentite dall'ingenua domanda del ragazzo di neppure diciott'anni che avrebbe potuto
davvero essere suo figlio. Eluse la questione, come sempre, alzandosi dal letto sfatto e dirigendosi senza una parola in cucina.
Come poteva, Gabriele, non capire che quell'amore era sbagliato? Era troppo vecchio per lui, sarebbe stato sicuramente meglio che condividesse quel sentimento con un coetaneo, senza problemi dovuti all'età o il rimorso che il suo compagno provava per aver di nuovo violato la sua purezza, per non averlo respinto, per non essere riuscito a resistere come invece avrebbe dovuto fare.
Gabriele non lo seguì, non lo faceva mai. Si raggomitolò tra le lenzuola che profumavano d'amore, affondando il volto nel cuscino per camuffare il suono dei suoi singhiozzi, come sempre; Pietro non sapeva come si sentiva, non doveva sapere quanto gli facesse male essere trattato in quel modo, non voleva farlo sentire in colpa per nessun motivo al mondo.
Si alzò dal letto solo quando il momento del pianto fu sfumato; respirando profondamente, per cercare di calmare il battito furioso del suo cuore, raccattò i propri vestiti sparsi sul pavimento e si diresse in bagno per farsi una doccia.
Pietro sorseggiava il suo caffè, seduto compostamente su una delle sedie della cucina, il corpo ancora nudo coperto solamente da una vestaglia di cotone sgualcito che aveva trovato nell'armadio; era entrato in camera da letto solo quando lo scroscio dell'acqua gli era arrivato alle orecchie. Avevano entrambi bisogno dei propri spazi, in momenti come quello, e non aveva nessuna intenzione di invadere quelli di Gabriele: nonostante le proprie azioni dicessero il contrario, Pietro nutriva un profondo rispetto verso quella creatura che per qualche sconosciuto -
sbagliato - motivo aveva deciso di condividere con lui le sue giornate.
Edited by Only_ - 28/11/2011, 14:32