Nick autore: Only_
Titolo storia: Mitch & Jack
Titolo capitolo: Spiel mit mir
Genere: introspettivo
Avvertimenti: Slash, One-shot
Breve introduzione: “Jack tacque, irrigidendosi involontariamente e stringendo un poco i pugni: aveva capito dove George voleva arrivare. Ma non aveva alcuna intenzione di farsi rovinare la vita.”
Eventuali note: ok, ammetto di averci preso gusto. Mitch e Jack mi ispirano tante cose, tante coccole, tanto sesso, tanti bambini (!) e tanti problemi. Ecco, questo capitolo parla di uno dei problemi; il rating è quello che è perché viene trattato (non in modo approfondito, ma spero nemmeno troppo superficiale) il tema della dipendenza da droga.
Il titolo è come sempre il titolo random di una canzone, dei Rammstein questa volta, e significa “gioca con me”. Lo trovo incredibilmente azzeccato per questa breve shot, credo che comincerò seriamente a venerare la riproduzione casuale di iTunes.
Spiel mit mir
– Quando vedrai quello che farò, striscerai ai miei piedi per cercare di riprendermi. –
Jack lo guardò storcendo il naso e maledicendo la sua sfortuna: sapeva che quando andava tutto bene, una terribile sorpresa spuntava per lui dietro un angolo, sempre.
– Non credo di essere così masochista da poter anche solo pensare di fare una cosa simile, – ribatté Jack, cercando di trovare una traccia di sentimento nelle iridi castane di George. Erano stati insieme, si erano voluti un gran bene, ma tutto era finito tanti anni prima: Jack non poteva sopportare l'idea di vivere insieme ad uno che lo tradiva ripetutamente solo per avere il denaro sufficiente per comprare qualche dose di cocaina. Aveva tentato di aiutarlo, l'aveva portato da medici e psicologi per cercare di capire perché aveva iniziato a drogarsi, aveva cercato di stargli accanto nonostante il dolore e la rabbia per non essersi accorto prima che qualcosa non andava. Soffriva quando lo vedeva contorcersi e piangere in preda ai dolori e alle crisi d'astinenza.
Ma poi George era diventato violento.
Così, da un giorno all'altro. I suoi occhi si erano incupiti, i suoi movimenti erano a scatti, rabbiosi, la furia che albergava in lui era più che palese davanti a Jack. Non sapeva cosa fare, perciò aveva tentato di tranquillizzarlo con le parole e con quei piccoli gesti intimi che contraddistinguevano la loro storia prima dell'arrivo della droga; non avevano sortito l'effetto sperato, purtroppo, avevano anzi peggiorato la situazione.
Solo la sera in cui George aveva tentato di prenderlo con la forza, Jack aveva finalmente capito che dell'uomo di cui si era innamorato non c'era più nulla, se non un involucro vuoto, nervoso e scattante che voleva solo fargli del male.
– Già, adesso c'è quell'altro, come si chiama? Ah, sì, Mitchell, – sogghignò George, tirando le labbra sottili e screpolate; nei suoi occhi brillò una scintilla di sadico divertimento. – Allena una squadra di calcio, non è vero? Di ragazzini se non mi confondo. –
Sapeva di non confondersi, glielo leggeva in faccia: era lucido, si stava gustando una vendetta che non aveva senso d'esistere ma che per lui pareva estremamente importante.
Jack tacque, irrigidendosi involontariamente e stringendo un poco i pugni: aveva capito dove George voleva arrivare. Ma non aveva alcuna intenzione di farsi rovinare la vita.
– Ho ragione, – commentò George osservando la sua postura. – Be', sarebbe una grande sfortuna se succedesse qualcosa a qualcuno di loro; non credi? –
Stavolta Jack non si trattenne, afferrandolo e spingendolo violentemente contro il muro alle sue spalle; non doveva pensare di poter minacciare Mitch e i ragazzi, non doveva nemmeno pensare di poter fare loro qualcosa. Non gliel'avrebbe permesso, mai.
– Azzardati a toccare Mitch o uno dei ragazzi, anche solo uno di loro, e giuro che ti ammazzo, George, – soffiò con rabbia contro il suo volto, fissandolo negli occhi con la stessa minaccia dipinta nelle iridi, prima di lasciarlo andare e allontanarsi da quel vicolo.
Aveva bisogno di parlare con Mitch, di avvertirlo del pericolo, di sentirsi dire quanto era stato coglione a reagire in quel modo: perché ormai Jack conosceva George, sapeva che sbattendolo contro il muro e parlandogli in quel modo lo aveva sfidato.
E George non rifiutava mai una sfida.