Devil's sun, rating rosso, long fic

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Esse_phantomhive
view post Posted on 4/12/2011, 14:56




Nick autore: Esse_phantomhive
Titolo storia: Devil's sun
Titolo capitolo: una giornata quasi normale
Genere: slash, romantico, sentimentale
Avvertimenti: yaoi
Breve introduzione: Akira e Yuki, entrambi 21 anni, migliori amici anche se si conoscono solo da un anno e mezzo. Sanno veramente tutto l'uno dell'altro? Ma soprattutto, sanno tutto su se stessi?
Eventuali note: è una long fic senza particolari pretese, è la prima original che scrivo, e forse potrà sembrare un pò banale come storia. Spero almeno non sia malissimo da leggere <3 il rating è rosso, ma cambia di capitolo in capitolo credo.

CAP. 1-Una giornata quasi normale

Mi svegliai di colpo. Vidi il bianco del soffitto. Il cuore a tremila, il corpo sudato ed il respiro affannato. Feci un respiro profondo e lentamente mi misi a sedere al lato del letto. Ormai facevo quel sogno troppo spesso per non preoccuparmene, ed ogni volta mi svegliavo in quelle condizioni. Mi passai una mano sul viso ancora sconvolto, quando sentì il cellulare vibrare sul comodino. Lo presi senza neanche guardarlo e risposi.

“Pronto…”

“Vorrei ricordarti che abbiamo un esame stamattina, e dato il tono della tua voce mi verrebbe da pensare che ti sei appena svegliato…quindi calcolando che l’esame è alle 9, che ci vuole mezz’ora per arrivare in facoltà se tutto va bene, e che dobbiamo presentarci un quarto d’ora prima, mi verrebbe anche da pensare che sei in netto ritardo…”

Ero riuscito solo a capire che quello che mi stava parlando dall’altro capo del telefono era Yuki, il mio migliore amico. Mi domandavo come potesse avere un tono tanto squillante ed ironico di prima mattina. Ci misi un po’ per assimilare quel discorso che da appena sveglio risultava un po’ troppo complicato. Quando poi il significato di quelle parole arrivò al cervello sgranai gli occhi

“Oddio Yu ma che ore sono?”

“Le otto…quindi sbrigati Akira, che sono qui sotto ad aspettarti…”

Agganciai senza rispondere ed iniziai a prepararmi velocemente. In teoria non mi sarebbe dovuto venire a prendere, ma quei giorni ero spesso in ritardo, strano per uno come me che spaccava sempre il minuto. Quindi sicuramente alla luce dei fatti, Yuki sapendo che quella mattina c’era l’esame, aveva ben deciso di farmi questa “sorpresa”.
Ci siamo conosciuti esattamente nel secondo semestre universitario del primo anno. Infatti appena iniziata l’università non sapevo neanche chi fosse. Sapete, in una classe di cento persone, non è che uno può conoscersi tutti. Cosa che avviene invece quando le persone iniziano a rinunciare durante l’anno, ed il corso si dimezza. Alla fine vuoi o non vuoi inizi a fare amicizia con gli altri, da cento a quaranta persone c’è una bella differenza. E’ stata anche colpa mia in effetti. Iniziato il primo anno, mi ero fatto una cerchia di amici stretti, e sinceramente gli altri del corso non mi interessavano, eravamo dieci persone, e io stavo bene così. Poi queste persone abbandonarono gli studi, e del vecchio gruppo rimanemmo in tre. Tra una lezione e l’altra o nella pausa sigaretta, inizi a parlare con molta gente, ed ecco fatto che ho conosciuto Yuki. Certo, non spiccava tra le altre persone, ma è forse proprio per questo che mi colpì. Sempre silenzioso, un po’ in disparte, con gli occhi persi nel vuoto. Più che timidezza sembrava proprio vivesse in un altro mondo. Poi capì che in effetti decideva lui con chi lasciarsi andare e con chi no. Io sono sempre stato un tipo abbastanza esuberante, per mia sfortuna faccio sempre una parola di troppo e mai una in meno. Quindi malgrado la sua riservatezza, fu diciamo costretto ad iniziare a parlare. E da quando ha iniziato, non si è più fermato. Certe volte infatti mi trovavo a pensare che era meglio prima, quando la sua voce te la dovevi ricordare da quelle poche cose che diceva. Ora invece sembra sempre un fiume in piena, parla, parla, parla…e a me a volte questa cosa fa sorridere. Se c’è qualcuno con cui non ha confidenza si limita ad ascoltare, appena poi giriamo l’angolo, esplode come una bomba ad orologeria ed inizia a raccontare cose che la maggior parte delle volte non centrano nulla l’una con l’altra. Fatto sta comunque che da quando iniziammo a parlare, e lui quindi a sciogliersi nei miei confronti, non ci separammo più. Per questo, sebbene ci conosciamo a conti fatti solo da un anno e mezzo, la gente ci considera come fratelli. Io a Yuki voglio bene veramente come un fratello, e poi come potrei fare senza di lui? Perché lui è la mia agenda personale. Io per il mio carattere così esuberante, spesso mi perdo in un bicchier d’acqua, dimentico le cose e non do molta importanza ai miei impegni. Lui invece con il suo fare da “mamma” tiene a mente tutto, si preoccupa di tutto. Sarà che sicuramente la sua maturità supera la mia nettamente, o sarà forse che a volte si prende solamente troppo sul serio. La cosa più strana, è che a vederlo sembra ancora un ragazzo delle superiori. E’ leggermente più basso di me, sul metro e ottanta io, sul metro e settantacinque lui, però il suo viso ha lineamenti talmente delicati da sembrare un ragazzino. Quindi non si direbbe mai che uno scricciolo del genere possa amministrare gli impegni di due persone. Comunque a me va bene così, è bello sapere che in qualunque caso hai qualcuno che ti sorregge. Intendiamoci, non che io sia da meno, mi farei in quattro per gli amici, però lui diciamo che ci tiene a stabilire le regole. Proprio come quella mattina. Una volta preparato in fretta scesi con ancora una brioche in bocca ed il giubbotto da infilare. Uscito dal portone corsi verso la mini nera ed entrai. Appena chiusi la portiera sospirai e mi girai verso Yuki alla guida che stava già mettendo in moto. Iniziai a parlare che sembravo già stanco e con il fiatone

“buongiorno…”

“Da un bel po’ si è fatto giorno…comunque, hai battuto il record, dieci minuti esatti per prepararti, non è male…”

“E certo, se facevo fare tardi pure a te chi ti sentiva poi…”

“Guarda che l’esame lo devi fare pure tu, quindi l’hai fatto per te stesso. A proposito, parliamo di cose serie, sei pronto? Hai finito ieri sera di studiarti il capitolo? A me in teoria mancavano due dimostrazioni, ma tanto da quello che ho capito ne chiede solo una su dieci, ti pare che mi va a chiedere proprio quella che non so? Oddio, con la sfiga che mi ritrovo potrebbe pure essere, ma a quel punto nemmeno un cero acceso in chiesa mi salverebbe…e poi oh, non è che uno per una cosa che non sa ti boccia, o no?”

Eccolo che aveva ricominciato con il monologo

“Yu…per quella cosa che non sapevamo ci ha bocciato due volte…tu che dici? Comunque si, alla fine sono rimasto fino a l’una a farmi l’ultimo capitolo, anche se non c’ho capito tanto. Mah, come va va…”

“Per caso hai dormito male?”

Aveva un intuito incredibile Yuki, penso che ormai avevamo anche imparato a conoscere i vari toni delle nostre voci per capire se c’era qualcosa che non andava, visto che sia io che lui eravamo un po’ restii a parlare dei nostri problemi.

“Incubi…”

Mi limitai a rispondere

“Mmm…si ma non è la prima volta. Sempre gli stessi?”

“Si…”

Non sapeva cosa sognavo, ma sapeva che non volevo dirglielo, quindi si limitava a fare domande di circostanza

“Vabbè, però dovresti riuscire a capire da che derivano, se è un sogno ricorrente si vede che ha un certo significato no?”

Il problema era che io quel significato non lo volevo trovare, avevo paura anche di quello

“E no eh! Non iniziare con ‘ste cazzate dei significati dei sogni che ti diseredo come amico!”

“Guarda che non sono cazzate. E’ semplicemente l’inconscio che cerca di dirti qualcosa, lo diceva pure Freud…”

“senti un po’ ma perché non hai fatto psicologia?”

Era decisamente ironico il mio tono di voce

“Bho…come non so perché sto facendo architettura…”

Dopo un breve silenzio scoppiammo a ridere entrambi. Facoltà di architettura, secondo anno e non avevamo la più pallida idea di che cosa ci stavamo a fare. Bhè, in teoria la spiegazione era facilissima. Suo padre era architetto con uno studio avviato, ed io…io ero semplicemente andato ad esclusione tenendo in considerazione la difficoltà, le opportunità di lavoro e infine i miei gusti. Alla fine come facoltà non era tanto male. Arrivammo all’università perfettamente in orario, il tempo di parcheggiare ed eravamo davanti l’aula dell’esame alle 8.45, come doveva essere. Incontrammo gli altri tre del “nostro gruppo” e ci avvicinammo.

“Ooohhh, e ce la fanno ad arrivare in tempo! Che è successo, avete preso un Jet privato?”

Era Key a parlare, un ragazzo che di carattere mi somigliava molto, faceva parte del vecchio gruppo di Yuki. L’unica differenza era che i suoi toni erano spesso arroganti e fuori luogo. Il classico bamboccio insomma. Ma alla fine bastava ridere alle sue battute e non ti creava nessun tipo di problema. Tutto fumo e niente arrosto. Risposi io ridendo

“Ovvio, guarda ci hanno lasciato proprio davanti all’entrata, non l’hai sentito il rumore? Buongiorno a tutti comunque”

Accanto a Key, seduti a terra, c’erano Shyla e Kris, con il libro in mano per ripassare disperatamente le ultime cose. Erano entrambi i superstiti del mio vecchio gruppo, ed erano persone alquanto particolari. Lei, Shyla, spesso mi dimenticavo che fosse una ragazza. Non perché non fosse femminile, anzi, anche molto carina. Solo che aveva un modo di rapportarsi con noi ragazzi totalmente spontaneo, non l’avevo mai vista flirtare o comportarsi come qualunque altra ragazza di solito fa. Ma ogni spiegazione è inutile, basta dire che non aveva stretto amicizia con nessun altro se non con noi. Lui invece, Kris, credo fosse il ragazzo più normale di questo mondo.
E’ un controsenso, ma è proprio questo che lo rendeva particolare. Non l’ho mai visto alzare la voce, arrabbiarsi, o guardare male qualcuno. Era sempre disponibile, sempre tranquillo e con un sorriso sul viso che ti metteva tranquillità. Io quindi passavo le miei giornate universitarie con loro: Yuki, Key, Shyla e Kris. Davanti l’aula, ad un tratto il brusio della gente cessò. Arrivò un professore per fare una comunicazione

“Ragazzi, mi spiace molto, ma l’esame non è oggi, il professore ha sbagliato a mettere l’appello, ora non si sa a quando verrà rimandato, voi per favore tenete sempre sotto controllo i prossimi appelli…”

Si alzarono vocii generali, ringraziamenti a varie divinità e sospiri liberatori. Noi ci guardammo ridendo e Shyla iniziò a parlare

“Ooooddio, avrò perso minimo dieci chili per tutta quest’ansia! E quindi adesso? Che si fa?”

Ci guardammo tutti ed in coro quasi urlammo

“Caffè!”

Poi Kris continuò mentre ci avviammo all’uscita

“Si, però offre Yuki!”

“E perché scusa dovrei offrire io?”

“Perché sei riuscito a non far fare tardi ad Akira pure questa mattina”

Intervenne anche Key

“Sì è vero, perché non mi dire che è stato lui a non far fare tardi a te, non ci credo nemmeno se lo vedo!”

Mi sentivo abbastanza preso in causa, così decisi di rispondere ironico

“Ma avete così poca fiducia in me? Che c’è, siete invidiosi che ho la sveglia personale?”

“Si, adesso si chiama così, sveglia personale…”

L’ultima frase arrivò lontana, era la voce di Shyla, ma l’aveva quasi sussurrata, tanto che gli altri neanche sembravano essersene accorti mentre ridevano. Guardai un secondo Yuki, si, lui l’aveva sentita. Alzammo le spalle non capendo cosa volesse dire ed arrivammo al bar, non so perché però, mi prese un senso d’ansia.
Dopo aver preso il famoso caffè che Yuki alla fine fu costretto a pagare, salutammo tutti e ci avviammo alla sua macchina. Una volta partiti fui io a prendere il discorso

“Senti un po’, ma Shyla?”

“Alla frase ti riferisci?”

“Si…”

“Non lo so…a come l’ha detta lei…sembra come se…”

Io sgranai gli occhi e lo guardai un attimo. Poi scoppiammo a ridere, io tra le risate cercavo di parlare

“M-ma dai, ti pare che diamo quell’impressione?”

“Ma infatti, quella ragazza sotto sotto mi sa che è parecchio maliziosa, e poi sinceramente è la prima volta che sento una cosa del genere, se così fosse credo che prima di lei sicuramente Key avrebbe fatto dell’ironia non ti pare?”

“Capirai, ignorante com’è!”

Ricominciammo a ridere, anche se a me qualcosa non quadrava. Tra il sogno e la frase di Shyla mi sentivo un po’ frastornato, così decisi di cambiare discorso

“Vabbè, casa tua?”

“Emmm guarda scusa ti lascio a casa che devo incontrare una persona…”

Io rimasi un attimo perplesso, poi mi ripresi parlando ironicamente

“Ah si? Hai capito…c’hai anche gli appuntamenti di nascosto…”

“No…cioè si…vabbè niente di quello che credi”

“Si si, dai su spara, chi è questa?”

“Te l’ho detto, niente del genere”

“mmm…vabbè, sono affari tuoi, comunque lo sai che non ti credo per niente no?”

“SI lo so…ma fai male a non crederci. Tu piuttosto, che fine ha fatto Kim?”

Già, Kim. Era una ragazza che seguiva un altro corso, a quanto pareva era follemente innamorata di me, così una volta che si dichiarò iniziai ad uscire con lei. Roba di
poco, massimo due settimane. Poi non so, non l’ho voluta più sentire ne’ vedere. Nella mia vita, quindi in 21 anni, non ho mai avuto una storia seria. Tutte avventure se così le si può chiamare, e neanche poche. Solo che non riuscivo a legarmi a nessuna, anzi spesso era un vero e proprio sacrificio starci insieme. La colpa ovviamente la davo all’età e quindi al fatto che uno si deve divertire. Chissà perché però alla fine nemmeno mi divertivo. Yuki invece da quanto sapevo aveva avuto una storia seria durata 3 anni, ma pare sia finita in malo modo, e sinceramente non mi ha mai detto nient’altro neanche come si chiamasse lei. Comunque prima di rispondere ci pensai su

“Kim…bho, non la sento più…”

“Ma dai era carina! E poi era persa di te! Quand’è che sta testaccia la metti apposto?”

“Che centra scusa…non è che devo stare con chi non voglio stare per mettere la testa apposto!”

“Si ma a te non va neanche mai bene niente! Che poi alla fine possibile che non ne hai trovata una che sia stato in grado di superare le tre settimane?

“Perché mi dovrei accontentare? E comunque si, una c’è stata, è durata un mese…”

“Ah si? E come si chiama?”

“…”

“No cioè, non dirmi che nemmeno te lo ricordi…!”

“Oh Yu, stai in vena di prediche oggi? Già ci pensa mia madre con il suo "quando ce la porti a casa una bella ragazza?" Mo ci manchi pure tu! E meno male che adesso vivo da solo e la devo sentire giusto qualche volta, ma tanto ci pensi lo stesso tu a fare le sue veci!”

Scoppiò a ridere e per poco non facevamo un incidente

“Oddio mio me la immagino, santa donna tua madre! Dai ho capito, lascio perdere che tanto sei un caso perso, e più che altro perché siamo arrivati”

“Ecco, e meno male, sennò continuavi all’infinito! Vabbè, io vado, grazie per stamattina, a domani”

“Di niente caso perso”

Gli lancia un’ultima occhiata e scesi dalla macchina.


Ok...la mia autostima non è il massimo, quindi non credo sia una storia così particolare. Per me se siete arrivati fino alla fine è tantissimo e già ringrazio ** spero di essere riuscita a compilare nel modo corretto la tabella, sono una frana in queste cose :facepalm:

Edited by Esse_phantomhive - 5/12/2011, 18:12
 
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NonnaPapera!
view post Posted on 4/12/2011, 22:03




Tabella perfetta e storia moooolto carina.
Mi piace molto il ritmo che hai dato a tutta la vicenda grazie agli scambi di battute e al modo colloquiale di parlare.
Ora sono curiosa secondo me Yu è innamorato perso di Akira ( e tra l'altro ha già preso coscienza dei suoi gusti sessuali da un bel pezzo) ... perciò ora non resta che da svegliare Akira e poi sarà Ammmmmore *.*
Bella mi piace assai continua continua
 
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Esse_phantomhive
view post Posted on 4/12/2011, 22:06




Uhhh ma grazie ** sono veramente commossa, sono contenta ti piaccia, veramente <3
 
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Esse_phantomhive
view post Posted on 8/12/2011, 09:06




CAP.2 SEGRETI


Quella notte fortunatamente non feci incubi, non che riuscì a dormire bene comunque. Le parole di Shyla e l’appuntamento segreto di Yuki, non so per quale motivo continuavano a martellarmi la testa. Mi svegliai prima che la sveglia suonasse, quindi mi alzai e mi preparai lentamente. Mi feci un caffè bello forte, dato che avevo lezione tutto il giorno. Presi infine il casco ed uscì da casa, avviandomi verso lo scooter. Ormai facevo quei movimenti meccanicamente, guidando quindi non mi accorsi nemmeno di essere arrivato all’università. Parcheggiai tra i duemila scooter che sembravano accatastati tra loro trovando un posto per miracolo, ma già sapevo mi sarebbe aspettata una bella multa. La maggior parte delle volte era così, i posti non c’erano e quindi si parcheggiava dove si poteva, ignorando beatamente i vigili. Alla fine ero in perfetto orario, né in anticipo, ne in ritardo. Andai verso l’aula e trovai quasi tutti li, Yuki non c’era. Strano.

“’Giorno a tutti”

“buongiorno…”

Mi risposero in coro non molto convinti, con gli occhi mezzi addormentati, ma in fondo era mattina presto anche per loro. Mi guardai intorno e chiesi distrattamente

“Ma Yuki non c’è ancora?”

“Se non lo sai tu, ti pare lo sappiamo noi?”

Era di nuovo Shyla, come il giorno precedente. E di nuovo quella strana sensazione mi invase leggermente lo stomaco. Che poi alla fine, il suo tono non era per niente accusatorio, era come dicesse una qualunque frase, solo che lo recepivo in modo diverso, e ciò mi infastidiva parecchio, così non mi accorsi nemmeno che inizia a parlare con un tono stranamente irritato

“Oh Shy, ma per caso hai qualche problema?”

“Scusa?!? A me veramente pare che questi giorni quello strano sei tu..!”

Lei mi guardò un po’ allibita, non capiva assolutamente a cosa mi riferissi. Ci fu un attimo di silenzio, poi il caro vecchio Kris cercò come suo solito con un sorriso sulla bocca di calmare le acque rivolgendosi a me

“Dai Aki, vi sentite sempre voi due, è normale che uno pensa che l’unico che può sapere le cose di Yuki sei tu, come il contrario tra l’altro”

Io continuavo a provare un senso di fastidio, e non abbassai la guardia, che poi nemmeno si sa per quale motivo ce l’avessi

“E mica è una legge scritta che devo sapere sempre dove sta, che fa e con chi sta…”

Shyla si avvicinò e mi mise una mano sulla spalla

“ma infatti non è stato detto questo…stai facendo tutto da solo…”

Io li guardai in faccia uno per uno. Kris sorrideva, Shyla davanti a me sembrava quasi preoccupata, Key che come suo solito non stava ben capendo il discorso. Che cosa stavo facendo? Si, avevo decisamente dormito poco quei giorni. Scrollai la testa e accennai ad un sorriso

“Scusate regà, è che non dormo bene ‘sti giorni, sono un po’ nervoso…”

L’espressione di tutti si rilassò e Key quasi urlò

“Non ho ben capito che è successo. Però mi sembra che qualcuno deve bere meno caffè, vabbè, sembra tutto risolto no? In teoria ora dovremmo entrare…”

Spensi la sigaretta e mi avviai con gli altri. Poco prima di entrare in aula mi scusai, dicendo che dovevo andare in bagno. Presi quindi il cellulare e mi allontanai un po’. Chiamai Yuki. Uno squillo…due squilli…tre squilli…Non rispose. Infondo gli altri avevano ragione, Yuki ogni volta che non poteva venire, il che succedeva veramente di rado, mi avvertiva sempre, o la sera prima o la mattina stessa. Non so perché ma iniziai quasi a preoccuparmi. E’ vero che ero molto sbadato e distratto, ma di certo non ero un totale sprovveduto, e per quanto potessi risultare superficiale, mi preoccupavo e mi agitavo spesso. Yuki era l’unico ad averlo capito, ed era per questo che mi informava sempre per ogni cambiamento di programma. Tuttavia iniziai a pensare che le cause potevano essere semplicemente altre, poteva aver avuto un semplice contrattempo, e io mi stavo agitando per nulla. Mi passai una mano tra i capelli e svogliatamente entrai in aula.

Passarono le due ore di lezione, due ore nelle quali non ero stato effettivamente molto attento alla spiegazione. Uscimmo dall’aula quasi sconvolti, e ci apprestammo velocemente ad uscire per prendere una boccata d’aria. Una volta fuori Key iniziò con le sue imprecazioni contro i professori

“Maaaamma mia questo lo odio! Ma io dico no, se non sei in grado di spiegare, che cosa cazzo lo fai a fare il professore universitario? Per farci uscire scemi a noi?”

Io scoppiai a ridere, erano le sue classiche frasi poco delicate. Come mio solito risposi ironicamente

“E c’hai ragione, quello che mi chiedo è perché allora non lo fai tu il professore!”

“Ma chi key? Con quella faccia?”

Era intervenuta anche Shyla che mi teneva il gioco magnificamente

“Oh, ma che vi siete messi d’accordo?”

Scoppiammo di nuovo tutti a ridere. Nel frattempo però, arrivò alle mie orecchie un discorso che facevano dei ragazzi poco lontani da noi

“…ma hai sentito dell’incidente stamattina? Dicono che quello della mini nera stia grave, l’hanno trasportato d’urgenza in ospedale…”

“Ma non si sa questo chi è?”

“Bho, sembra uno di questa facoltà…”

Mi si gelò letteralmente il sangue. Una scossa mi attraversò tutto il corpo. Gli altri sembrava non avessero sentito, quindi cercai di non dare loro preoccupazione, solo che io li non riuscivo più a rimanerci.

“Ah emmm ragazzi scusate ma io non posso restare per le altre lezioni oggi, ho dei giri da fare…ci vediamo domani ok?”

Stavo per andarmene velocemente e alle mie spalle Key mi urlò

“Oh ricordati che stasera ci aspetta il pub, non ci dare buca”

Io feci un cenno con la mano senza girarmi e continuai a camminare velocemente verso lo scooter. Nel frattempo riprovai a chiamare Yuki, nessuna risposta. Stavo per mettere il casco quando sentì una voce alle mie spalle

“Dammi le chiavi, non sei in condizioni di guidare”

Mi girai di scatto ed era Kris. Evidentemente aveva sentito anche lui il discorso di quei ragazzi ed aveva capito le mie preoccupazioni. Lo dicevo che quel ragazzo era esemplare. Sul suo viso comunque non c’era un minimo segno di preoccupazione, anzi continuava a sorridere dolcemente. Lo guardai un attimo e gli lanciai le chiavi. Prese il mio scooter e io salì dietro di lui. Sembrava che a casa di Yuki non arrivassimo mai, anche se devo dire che Kris ci stava dando sotto con l’acceleratore. Quando arrivammo scesi al volo per citofonare al grosso cancello esterno alla villa. Nessuna risposta. Cercai di vedere tra le sbarre ma la mini non c’era. Mi girai verso Kris che stava mettendo lo Scooter sul cavalletto e mi squillò il telefono. Vidi quindi il suo sguardo fissarsi su di me. Risposi al volo, era Yuki

“Yu, dove sei?”

“all’ospedale…”

Ecco, i miei dubbi erano più che fondati. Solo che già sentire la sua voce voleva dire che non era poi così grave. Anche perché aveva un tono quasi normale, solo forse
un pò meno squillante del solito. Prima che riuscissi a dire qualcosa continuò lui a parlare

“Ho fatto un incidente…però tranquillo, nulla di grave, sta messa peggio la macchina. Infatti ti ho chiamato per questo, non è che potresti venire a prendermi? I miei sono a lavoro e tra due orette dovrebbero farmi uscire. Solo che non posso salire sullo scooter. Quindi è un po’ un casino. Tu le chiavi del cancello di casa mia ce l’hai no? Nel box c’è la smart, le chiavi le trovi o direttamente attaccate al quadrante o nella mensola in alto…”

Io cercavo di assimilare il discorso. In effetti il suo tono era a dir poco tranquillo. E qui si vede di nuovo la mia mancanza di organizzazione. Nella preoccupazione avevo totalmente dimenticato di avere le chiavi del cancello di casa di Yuki. Risposi quasi telegrammatico

“Ok, ho capito, tranquillo ci penso io, tra poco sto li…”

Agganciai e feci velocemente a mente il punto della situazione e di quello che dovevo fare. Kris ancora mi guardava interrogativo, mi ero anche dimenticato fosse li. Gli spiegai la situazione e cercai di organizzarmi al meglio. Lo scooter potevo tranquillamente lasciarlo li da Yuki, ma la smart aveva due posti, quindi questo comportava dover riaccompagnare Kris all’uni prima di andare all’ospedale, e io non ce la facevo ad aspettare di più.

“Kri, senti una cosa, ti dispiace tenerti lo scooter?”

Lui sorrise, si vedeva che voleva spezzare la tensione il più possibile, in fondo era preoccupato anche lui, Yuki era anche suo amico

“Se va bene a te! In fondo lo scooter è il tuo!”

“E certo che non c’è problema…allora dai, facciamo così. Grazie”

“E di che, però mi raccomando fammi sapere poi appena sai qualcosa”

Io annuì, lui salì sullo scooter e si allontanò. Io presi il mazzo di chiavi ed iniziai a cercare quella del cancello di Yuki. Non fu difficile capire qual’era anche se la utilizzai poche volte. Era una chiave decisamente particolare, più grande delle altre e ricamata sull’impugnatura. Appena inserita il grande cancello si aprì da solo, consentendomi di entrare. Yuki era decisamente messo bene economicamente. Ma di certo non potevi dirlo dal suo comportamento, piuttosto vedendo quella casa. Aveva un enorme giardino curato nei minimi particolari, una piscina sul lato sinistro e il box auto sul destro. Al centro si alzava maestosa la villa. Era di un giallino pallido, su due piani. Il piano terra sembrava non avesse mura. Erano tutte finestre scorrevoli, così se ne poteva intravedere anche l’interno. Dal cancello all’entrata della villa c’era un largo viale dove di solito parcheggiavano la mini. Mi allontanai da questo dirigendomi verso il box. Lo aprì e la smart rossa era li. Guardai dentro, ed effettivamente le chiavi erano ancora attaccate al quadro. Salì in macchina, accesi ed uscì aspettando che il cancello automatico si chiudesse alle mie spalle.
Arrivai poco dopo all’ospedale, chiesi di Yuki e lo trovai seduto in sala d’attesa. Mi accolse con un sorriso, a me invece a vederlo si strinse lo stomaco. Portava il collarino al collo, aveva una caviglia fasciata e qualche graffio sul viso.

“Già stai qui? Ti avevo detto di non preoccuparti, c’è tempo, devo aspettare i risultati delle lastre e altri esami. Sai quanto ho dovuto aspettare già? Penso che se
veramente uno sta per morire cortesemente gli dicono "no guardi, deve prendere il numeretto". Però madonna che faccia che c’hai, sembra che hai visto un fantasma!”

Io era come se non lo sentissi. Lui riusciva ad essere ironico e a parlare anche in una situazione del genere, e io ero ancora preso dal panico. Avevo ancora di più la conferma: tra due amici c’è sempre uno più forte dell’altro, e quello non ero io, anche se all’apparenza era il contrario. Cercai comunque di rimanere calmo, in fondo
stava “bene”.

“Certo che quella bocca non la chiudi mai è?!? Ma mi spieghi che è successo?”

“Ho fatto un incidente”

“Yu…”

Lui sospirò

“Ho fatto un incidente perché ero al telefono, non mi ero accorto che era rosso e giustamente uno mi ha preso in pieno”

“Ah bene…quindi hai anche torto…”

“dettagli…”

“Ma chi sei tu?!? Esci da questo corpo! Ma almeno si può sapere con chi parlavi visto che il meticoloso Yuki è riuscito a non vedere un semaforo rosso?”

“ancora dettagli…”

Sorrise, e cambiò discorso

“Ma come hai fatto ad arrivare così presto?”

“perché ero già a casa tua…all’università avevo sentito che uno con la mini nera della facoltà aveva fatto un incidente ed era grave, e dato che tu eri sparito ho fatto due più due e mi sono preoccupato, tutto qua…”

“Madonna come corrono le voci…addirittura grave???”

“Bene non stai…”

“Ho capito, ma da qui ad essere grave ce ne passa!”

Il nostro discorso fu interrotto da un medico che portò i risultati prima del tempo. Gli disse che la caviglia era slogata, che il collo aveva riportato una distorsione cervicale e che non c’erano per fortuna danni permanenti. Doveva solo giustamente rimanere a riposo. Presi io la cartellina delle analisi ed uscimmo dall’ospedale.
Arrivammo a casa sua, parcheggiai più vicino possibile all’entrata, lo aiutai a scendere dalla macchina ed ad entrare in casa. Disse di volersi sdraiare un pò, così lo portai in camera sua, al secondo piano.

“Come fai a sdraiarti con questo coso al collo?”

“Infatti adesso lo levo. Come mi levo ‘sti vestiti e mi metto in tuta. Anzi per favore me la prendi un attimo nell’armadio? E’ quella verde, i pantaloni e la felpa.”

Feci come chiesto, e glieli poggiai sul letto dove era seduto. Nel frattempo lui già aveva tolto i jeans e stava per togliersi la maglia. Ma non ci riuscì. Il collo gli faceva male, ed alzare le braccia doveva essere un sacrificio

“aspetta faccio io…”

“non ce n’è bisogno”

“ma come no dai, stai diventando matto!”

Presi i bordi della maglia e lentamente gliela sfilai. Avevo quasi paura che di fargli male, quindi appena riuscì a toglierla sospirai. Presi la felpa, ma prima di metterla mi bloccai a guardalo. Lungo le braccia, l’addome ed anche sulla schiena era pieno di lividi e piccole cicatrici.

“E…e questi?”

Lui abbassò lo sguardo e sorrise

“Ho appena fatto un incidente, cosa ti aspetti?”

“Eh no yu, non prendermi per il culo, non sono lividi da incidente! E poi ‘ste cicatrici?”

Iniziavo quasi ad alterarmi, anche se quei lividi in effetti sembravano essere fatti da poco, da molto poco.

“Te lo detto! La mini diciamo che a sicurezza non sta messa bene, poi nemmeno portavo la cintura, ho sbattuto ovunque. E le cicatrici sono di quando ero piccolo..”

Chissà perché non ci credevo nemmeno un po’. Decisi comunque di chiudere il discorso, sembrava che anche lui non volesse parlarne. Ed il nostro rapporto era così, parlare solo quando ne ritenevamo il momento. E se io avessi avuto ragione con il dire che i lividi non erano causa dell’incidente e le cicatrici di quando era piccolo, lui evidentemente non riteneva che quello fosse il momento di parlarmene. Solo che io ci stavo male. Troppo male in effetti per essere affari suoi. Avevo una brutta sensazione. Effettivamente mi capitava spesso in quei giorni, e cercavo ogni volta di apparire il più normale possibile. Solo che mi stavo rendendo conto che il mio migliore amico aveva qualche segreto di troppo nei miei confronti. Bhè, in realtà anche io ne avevo verso di lui, come per esempio il mio sogno. Ma come potevo dirglielo? E poi un sogno è un sogno, e la realtà è la realtà. Comunque, finì di aiutarlo e rimasi con lui. Io mi sedetti sulla sedia alla scrivania, e lui riuscì a sdraiarsi un po’.

“Ma li hai avvertiti i tuoi?”

“No…non risponderebbero, sono a lavoro. Sarà una tragedia dirgli della macchina…”

“E’ messa tanto male?”

“Un rottame…”

“vabbè dai…l’importante è che tu stai bene no?”

“si ma lo sai come sono fatti…”

Lo sapevo benissimo. I classici genitori superficiali. Non gli importava assolutamente nulla di quello che faceva o non faceva il figlio, l’importante era cosa la gente poteva pensare e che fine facessero i soldi. Effettivamente non so proprio Yuki come abbia fatto ad avere tanti princìpi con dei genitori del genere. Io annuì, e fu lui a riprendere a parlare

“Ma stasera dobbiamo andare al pub con gli altri vero?”

“Dovevamo”

“No, ci voglio andare lo stesso”

“In queste condizioni?”

“Ma si, non è che non posso muovermi…e poi mi farà bene. Basta che tu non bevi come al solito che stavolta mi devi riaccompagnare tu poi a casa”

In effetti si solito era così, io bevevo, lui guidava e riusciva a riportarmi sano e salvo a casa. Scoppiai a ridere e parlai ironico

“Va bene va bene, farò questo sacrificio.”

Pranzai da lui, passammo il pomeriggio a parlare del più e del meno. Lui rimaneva sdraiato, ogni tanto si metteva seduto, mentre io intanto stavo al suo pc. Verso le sette di sera rientrarono i genitori. Io in fondo avevo un buon rapporto con loro, certo per quello che li vedevo. La madre salì in stanza e trovandolo così per poco non gli venne un infarto. Poteva essere superficiale, ma dopo tutto era il figlio!

“Yuki! C-che hai fatto!?!”

“Ciao mamma…niente, un incidente, uno mi è venuto addosso”

Tralasciò il “dettaglio” come lo chiamava lui, di essere al telefono e senza cintura. Lei sembrava non riuscire a capire

“Come uno ti è venuto addosso? Come ha fatto?”

“No, è stata colpa mia, non ho visto che era diventato rosso, ho avuto un giramento di testa mentre guidavo…comunque non è niente di grave…”

Mi faceva una strana impressione vedere Yuki mentire tanto facilmente. La madre lo scrutò ancora un po’ a bocca aperta, poi cambiò espressione. Una volta appurato che il figlio infondo stava bene, assunse una postura che non prometteva nulla di buono. Le mani poggiate sui fianchi ed un espressione dura sul viso.

“Un giramento di testa??? Ci credo, se non ce l’avessi attaccata al collo anche a quella chissà che fine ci faresti fare. Chissà a cosa pensavi mentre guidavi, altro che giramento di testa, ma lo so io cos’è, la colpa è di quella gente che frequenti!”

Io rimasi un po’ perplesso. Yuki a quelle parole abbassò impercettibilmente lo sguardo e rimase zitto, lo vedevo in difficoltà. Mi accorsi che la madre neanche si accorse che ero in camera, così decisi di rompere quel silenzio tombale ironicamente

“Ma signora! Così mi offendo!”

Lei si girò quasi di soprassalto, come se qualcuno le avesse strappato tutta la rabbia che aveva fino a quel momento

“Oh cielo Akira! Scusami, non ti avevo proprio visto! Ma no comunque figurati, non mi riferivo a te…”

“Non si preoccupi. Comunque io e Yuki stasera usciamo, forse è meglio che si svaghi un po’…va bene per lei?”

Lei ci pensò un attimo, guardò di nuovo Yuki ed annuì. Fece per uscire dalla stanza e gli disse un’ultima frase

“Io e te poi ne riparliamo, chiaro?”

Sbattè la porta e probabilmente andò a riferire al marito dicendogli anche di non alzare ora un polverone perché c’ero io e “non stava bene”. Si effettivamente sapevo come erano fatti. Comunque appena uscì ripiombammo nel silenzio. Come al solito la mia ironia cercava di trovare un punto di appiglio

“E insomma chi è «quella gente che frequenti».?”

Lui non rispose, si limitò a fissarmi. La sua espressione mi diceva “non ora”. Annuì in silenzio e mi alzai dalla sedia

“Allora andiamo, dobbiamo passare da me che devo prepararmi pure io, l’appuntamento è alle 9 davanti al pub”

Lui fece lo stesso, si alzò ed inizio a frugare nel suo armadio. Come se non fosse successo nulla ricominciò con il fiume di parole

“Si ma adesso che mi metto? Fa freddo fuori? Certo che fa freddo, è inverno! Mmm…allora, jeans sicuri…camicia? No, troppo formale, tanto andiamo al solito pub no? La felpa no, già so che te la metti tu, poi andiamo a fare i gemelli…ecco, questa va bene”

Tirò fuori una maglia lunga a righe bianche e nere. Era larga alle braccia, stretta in vita e dal gomito in giù ed estremamente lunga, fino a metà coscia. Io non ne capivo molto, ma a me quella maglia sinceramente aveva sempre dato l’effetto di essere da donna. Anche perché diciamolo, non che lui avesse tutte queste “forme da uomo”. Io semplicemente mi divertivo a sfotterlo ridendo

“Oddio, ancora c’hai sta maglia da donna?”

“Ancora? N-O-N è D-A D-O-N-N-A, come te lo devo dire? Sei tu che c’hai gli standard fissi nel vestire, è solo una maglia particolare”

“Si si, ho capito, ma sbrigati però”

Lo aiutai di nuovo a vestirsi. Uscimmo da casa una mezz’ora dopo, salutammo velocemente i genitori, lui senza guardarli, e prendemmo la Smart per andare da me. A casa mi preparai velocemente, lui aspettò in macchina perché con il piede fasciato fare le scale implicava perdere il doppio del tempo. Aveva ragione comunque: felpa, jeans e cappello ed ero pronto. Ritornai in macchina e mi lanciò un occhiata come per dire “Lo sapevo!”, io scrollai la testa e partì, il pub e gli altri ci aspettavano.




Ecco il secondo capitolo <3 non sapevo se dovevo rimettere la tabella ç_ç scusate eventuali errori <3

 
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NonnaPapera!
view post Posted on 8/12/2011, 21:03




No niente tabella sennò che scatole ogni volta^^
Io direi che è bella, mi piace come si stanno evolvedole cose e poi il fatto che yuki nasconda un segreto mi intriga!
Ora aspetto il seguito XD
 
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Esse_phantomhive
view post Posted on 10/12/2011, 11:02




Grazie mille nonna <3 credo che oggi posterò il continuo :) lo so sembra che ora non succeda niente, ma ho avuto bisogno di capitoli così per portare avanti la storia per il giusto verso <3
 
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NonnaPapera!
view post Posted on 10/12/2011, 11:28




bene allora aspetto, posso chiederti chi è il tizio che hai nella firma?
 
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Esse_phantomhive
view post Posted on 10/12/2011, 20:46




Nella firma? Quale dei tanti? XD
 
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NonnaPapera!
view post Posted on 11/12/2011, 16:43




Ah perchè sono ragazzi diversi quelli che hai inserito nella prima striscia nera? Ero convinta fosse solo uno O.O
 
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Esse_phantomhive
view post Posted on 11/12/2011, 18:10




Hehe si sono cinque diversi XD è un gruppo musicale :) come mai questa domanda? ^^
 
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NonnaPapera!
view post Posted on 11/12/2011, 21:40




Sul serio? cinque persone distinte? cavoli sto perdendo colpi.
Solo perchè visto che avevi una firma così corposa quei ragazzi mi hanno incuriosito e poi anche eprchè ,credendo che fosse uno solo, mi ero sorpresa di quanto spazio gli dedicassi, per cui ero curiosa di capire cosa avesse di tanto speciale.
Invece sono cinque LoL ^^ che figura miserrima -.-'
Cantano in inglese?
 
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Esse_phantomhive
view post Posted on 11/12/2011, 22:05




Hehe non preoccuparti :) Essì, in verità nella firma ci sono esattamente 7 persone diverse in tutto XD No comunque, cantano in coreano :)
 
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11 replies since 4/12/2011, 14:56   69 views
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