Be my escape, Giallo

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Macy McLaughlin
view post Posted on 6/12/2011, 21:18




Nick autore: Macy McLaughlin, ovvero moi.
Titolo storia: Be my escape
Titolo capitolo: Rainy Afternnon
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale
Breve introduzione: Christian ha diciassette anni, una personalità da inguaribile sognatore e una vita che gli sta stretta. Abita in una cittadina che sotto l’apparenza di normalità cela gravi lotte fra classi sociali e discriminazioni reciproche. L’ipocrisia e l’indifferenza dei suoi compaesani lo irritano, poiché desidera la libertà più di ogni altra cosa al mondo ed è disposto a conquistarla anche a costo di mettersi nei guai.
Christian, però, ha un anche segreto. Un segreto che risponde al nome di Alex, che ha grandi occhi verdi e che prende il suo stesso pullman ogni giorno. Christian lo ammira da lontano da settembre, ma non ha mai avuto il coraggio di avvicinarsi a lui. Un giorno, però, le cose cambiano. E Christian potrebbe rendersi conto che talvolta, quando i sogni diventano realtà, ci si accorge che sarebbe stato meglio che fossero rimasti sogni.
Eventuali note:
Questo racconto non ha tanto senso, ma mi sto divertendo a scriverlo. Non so ancora quanti capitoli avrà, ma non dovrebbero essere tantissimi. Non sono un asso nella scrittura, ma mi sto innamorando dei personaggi di questa mia storia: spero che piaceranno anche a voi.



Quel pomeriggio di fine ottobre pareva essere uno dei più uggiosi delle ultime settimane. Mentre correva, tentando vanamente di ripararsi la testa con le mani, Christian trovava difficile immaginare qualcosa di più esasperante delle apparentemente infinite gocce di pioggia che il cielo gli stava rovesciando addosso. Evidentemente, le nuvole avevano deciso che il giovane non meritava di tornare a casa asciutto o con un’acconciatura decente, perciò stavano facendo del loro meglio per inzupparlo da capo a piedi. E stavano riuscendo davvero bene nel loro intento, pensò Christian con una punta di amarezza mentre scostava per l’ennesima volta dagli occhi una ciocca fradicia che insisteva nell’incollarsi al suo viso. Non che il suo aspetto gli stesse particolarmente a cuore, ma gli sarebbe piaciuto poter salire sul pullman e sedersi al suo consueto posto senza lasciare una pozzanghera dietro di sé.
Scivolando un poco a causa della pioggia che aveva reso l’asfalto una trappola mortale, Christian riuscì in qualche modo a raggiungere la pensilina, mordendosi la lingua per trattenere le imprecazioni. Odiava la pioggia, e la odiò ancora di più un istante dopo, non appena si rese conto che il suo ipotetico riparo si era trasformata in una scatola di sardine: i quattro metri quadrati scarsi erano stati riempiti fino all’ultimo centimetro da persone che come lui avevano cercando un riparo dalla pioggia ma che, al contrario del ragazzo, l’avevano trovato. Con un sospiro rassegnato, Christian si appoggiò alla parete esterna della pensilina, pensando che tanto non si sarebbe potuto bagnare più di così.
Nonostante le bretelle dello zaino che portava sulla schiena gli stessero segando le spalle e le gocce d’acqua avessero ormai raggiunto i calzini e la biancheria intima, il suo volto pallido era impassibile. Si poteva scorgere soltanto una leggerissima traccia di eccitazione nei suoi occhi di ghiaccio, ma chiunque fosse stato un osservatore tanto abile da notare quel minuscolo riflesso l’avrebbe attribuito alla stanchezza. In realtà, Christian stava facendo un tale sforzo per contenere l’impazienza da sentirsi sul punto di implodere. Ma trattenersi andava bene, finché gli permetteva di non destare sospetti: se qualcuno l’avesse visto particolarmente emozionato, si sarebbe chiesto il perché. Christian non voleva che ciò accadesse.
Quando pochi minuti dopo il pullman finalmente arrivò, il ragazzo fece uno scatto degno di un centometrista per riuscire ad essere fra i primi a salire. Estrasse il biglietto dalla tasca del giubbotto, constatando con sollievo che era abbastanza asciutto da essere ancora utilizzabile, e lo inserì nell’obliteratrice con le mani che tremavano per il freddo e per la stanchezza. Con un’andatura a metà fra la camminata veloce e la corsa, si precipitò verso la parte posteriore dell’autobus, mirando al sedile singolo sul quale soleva sedersi. Fece per togliersi lo zaino dalle spalle per posarselo in grembo una volta seduto, ma trovò improvvisamente un ombrello che gli impediva di accomodarsi. Alzò lo sguardo, sorpreso, e vide un’anziana rugosa che lo guardava trucemente. I suoi gelidi occhi grigi promettevano guai per chiunque avesse osato mettersi sulla sua strada, perciò, con l’ennesimo sospiro di rassegnazione della giornata, Christian ruotò su se stesso e cercò un ulteriore sedile libero: non aveva la forza fisica e mentale per mettersi a discutere con la vecchia, la quale sicuramente avrebbe giocato la carta della precedenza agli anziani.
Tenendo la testa bassa, perlustrò rapidamente con gli occhi i posti rimasti liberi, rendendosi velocemente conto che tutti i sedili singoli erano stati occupati. Rimanevano diverse file da due vuote, così Christian si diresse verso quella più lontana dalle porte, sperando di passare inosservato come al solito: durante quella giornata in particolare mantenere un basso profilo non era semplicemente comodo, ma essenziale. Posò lo zaino accanto a sé, sperando così di dissuadere chiunque dall’installarsi lì, e si mise finalmente comodo. Poter rilassare i muscoli fu una vera e propria gioia per il suo corpo, dopo l’estenuante allenamento di basket a cui era stato sottoposto. Anche la mente, esausta dopo otto ore di scuola, non desiderava altro che cancellare ogni pensiero e riposarsi. Il cuore però non era d’accordo: continuava a battere ad una velocità quasi impossibile, rimbalzando nel suo petto in maniera quasi dolorosa. Il suo cervello non riusciva a placare l’agitazione che si rifiutava di lasciarlo in pace.
Mentre il ragazzo cercava di respirare regolarmente e di rilassarsi, le porte dell’autobus si chiusero con uno sbuffo e il motore si accese rombando, mentre le ruote cercavano di fare presa sull’asfalto bagnato. La pioggia continuava a cadere a cascate, formando un muro oltre il finestrino che impediva a Christian di vedere all’esterno.
Una.
Contò Christian quando il pullman si fermò per la prima volta, slittando appena sul fondo stradale.
Due.
Tre. Ancora una. Forza, ancora una.

Quando sentì che il pullman rallentava, chiuse gli occhi. Avvertì una folata di vento umido proveniente dall’esterno sul viso, ma tenne le palpebre serrate. Non voleva guardare. Non voleva aprire gli occhi e vedere che lui non c’era.
‹‹Scusami›› richiamò la sua attenzione all’improvviso una voce bassa che proveniva da qualche parte alla sua destra. Christian aprì gli occhi di scatto, sobbalzando appena.
‹‹Questo posto è libero?›› continuò la voce, mentre Christian metteva a fuoco il volto che stava a pochi centimetri dal suo. Due occhi verdi, grandi e dallo sguardo ingenuo e curioso, lo stavano osservando.
Il cuore di Christian perse un battito. Era lui. Era lui, il giovane senza nome che ogni giorno prendeva il suo stesso pullman alla quarta fermata e scendeva dopo di lui, chissà dove. Il ragazzo che di solito si calava le grandi cuffie gialle sulle orecchie e si accucciava nel sedile più lontano dall’autista, sempre solo, nonché l’unico motivo per il quale Christian contava le fermate del pullman. Tanto affascinante quanto irraggiungibile, almeno fino a quel momento.
Senza emettere un suono, Christian annuì, scivolando sul sedile verso il finestrino per fare spazio allo sconosciuto che gli si sedette accanto limitandosi a rivolgergli un cenno, senza prendersi il disturbo di ringraziare. Ma Christian non fece caso alla mancanza di educazione, perché era troppo occupato a notare che il nuovo arrivato era, se possibile, persino più bagnato di lui. Grandi gocce trasparenti scivolavano dalle lunghe ciocche castane del ragazzo, inzuppando ulteriormente la maglietta già fradicia. Dal lungo ciuffo che gli copriva la fronte scendevano goccioline più sottili che si incastravano nelle ciglia folte.

Edited by Macy McLaughlin - 6/12/2011, 21:34
 
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Aborted_666
view post Posted on 6/12/2011, 21:56




Beh, che dire... E' solo l'inizio, quindi non mi sbilancio molto nel commento. La storia è ancora acerba, mooolto acerba. Come inizio mi piace, comunque; permette di inquadrare le prime caratteristiche del 'protagonista, lasciando in ombra tutto ciò che concerne il misterioso ragazzo della quarta fermata.
Lo stile, invece, è decisamente di mio gradimento. Semplice, eppure mai privo di qualche piccolo preziosismo che gli conferisce tutto un altro tono; la narrazione è leggermente rallentala, ma non disturba: permette, anzi, al lettore di focalizzare meglio la vicenda.

Attendo il seguito, con grande piacere e curiosità!
 
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Macy McLaughlin
view post Posted on 24/12/2011, 15:10




CITAZIONE (Aborted_666 @ 6/12/2011, 21:56) 
Beh, che dire... E' solo l'inizio, quindi non mi sbilancio molto nel commento. La storia è ancora acerba, mooolto acerba. Come inizio mi piace, comunque; permette di inquadrare le prime caratteristiche del 'protagonista, lasciando in ombra tutto ciò che concerne il misterioso ragazzo della quarta fermata.
Lo stile, invece, è decisamente di mio gradimento. Semplice, eppure mai privo di qualche piccolo preziosismo che gli conferisce tutto un altro tono; la narrazione è leggermente rallentala, ma non disturba: permette, anzi, al lettore di focalizzare meglio la vicenda.

Attendo il seguito, con grande piacere e curiosità!

Grazie mille per i complimenti *-* Lo so, sulla trama non si può dire quasi niente, ma i complimenti sullo stile mi hanno fatto moltissimo piacere. Sono sempre un po' incerta su quanto sbilanciarmi nell'inserire dattagli, perciò mi fa molto piacere che tu l'abbia apprezzato :D
 
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2 replies since 6/12/2011, 21:18   55 views
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