Nick autore: Sango (che sono sempre io
)
Titolo storia: La scommessa - Version 1
Genere: Erotico
Avvertimenti: Oneshot - PWP
Breve introduzione: Ecco cosa succede ad accettare una scommessa. Sesso, dominazione e tacchi a spillo. E poco altro.
Eventuali note: Crossdressing
La storia è nata per un concorso della Delos, ma la versione sforbiciata che avrebbe dovuto partecipare non mi convinceva per niente, quindi è rimasta chiusa nel mio cassettino fino a quando non sono riuscita a sistemarla.
Il risultato è questo. Spero sia di vostro gradimento.
E per chi se lo stesse chiedendo: sì, c'è anche una Version 2, giusto perché l'argomento mi ispirava non poco
La scommessa
Version 1
Entri nella stanza a passi incerti: hai fatto delle prove, nei giorni scorsi, ma quei tacchi sono davvero troppo alti per te, e ti costringono a camminare lentamente, se vuoi evitare di barcollare come un ubriaco.
Alex è seduto sulla sua poltrona e ti guarda con un ghigno soddisfatto, e tu pensi che morirai per l’imbarazzo. Le cose che indossi le ha scelte lui, tutte: è una delle regole della vostra piccola scommessa, e poco importa che il baby doll sia praticamente trasparente, o che gli slip di pizzo siano una vera tortura. Un paio di autoreggenti nere e i sandali col tacco a spillo completano il tuo abbigliamento.
“La mia donna”, lo senti sussurrare mentre ti porge la mano, e tu ti avvicini obbediente.
Non lo tocchi, perché sono queste le regole. Ti limiti a stare lì, immobile, di fianco alla sua scrivania e a un passo dalle sue gambe, in attesa dei suoi ordini. È imbarazzante rimanere fermo mentre lui ti guarda, come se fossi un oggetto che deve decidere se comprare o no.
“Girati”, dice dopo quelle che ti sembrano ore, ma che sai sono solo pochi minuti.
Gli dai le spalle, sempre in silenzio, le mani lungo i fianchi e il cuore che batte sempre più forte. Puoi sentire il suo respiro calmo alle tue spalle, e chiudi gli occhi, in attesa che la tortura finisca. O inizi.
La mano che ti accarezza una coscia, fino all’elastico della calza, non te l’aspettavi, e
sussulti per la sorpresa. Dietro di te Alex ridacchia, e ti dà una sculacciata, per punirti. Devi morderti forte il labbro per non emettere il gemito che preme contro i tuoi denti. La sua mano ti tocca ancora: a volte sono leggeri sfioramenti, altre volte sono carezze decise, addirittura rudi, che probabilmente lasceranno il segno sulla tua pelle sensibile.
Alex passa il dito lungo il solco tra le tue natiche un paio di volte, sopra gli slip, prima di premere con forza e spingerci dentro la stoffa nera. Ti mordi le labbra, deglutendo a fatica, e aspetti il prossimo ordine, i glutei che si contraggono in riflesso al fastidio che ti provoca il pizzo lì in mezzo.
“Girati”, di nuovo, e obbedisci.
Ti sfiora il fianco, arriva fino al tuo inguine e poi sale su, accarezzando la pelle del tuo addome sotto lo strato di seta, e tu chiudi gli occhi, sentendo inumidirsi il pizzo che dovrebbe coprirti l’inguine.
“Liberatene”, ti dice, tirando per un momento la stoffa nera e poi dandoti una leggera spinta per farti allontanare di qualche passo.
Porti le mani al petto e sciogli i nastri che tengono su il baby doll, poi abbassi le spalline e lo fai scivolare lungo la tua pelle, fino a lasciarlo cadere ai tuoi piedi. Solo quando ti fa di nuovo un cenno con la mano ti riavvicini a lui, scavalcando il mucchietto nero sul pavimento.
Ti esponi ancora una volta al suo sguardo, il cuore che sembra volerti schizzare in gola.
“Togliti gli slip”, ti ordina ancora. E tu li fai scivolare lungo le tue gambe, lentamente, perché sai che è così che vuole, prima di gettarli lontano.
Ti guarda ancora per qualche minuto in silenzio prima di alzarsi. Solleva una mano e la avvicina al tuo viso. Ti accarezza le labbra con la punta di due dita, sfiora i tuoi denti e le spinge oltre, sulla tua lingua, dentro e fuori dalla tua bocca, ancora e ancora, poi le fa scendere verso il basso, inumidendo la tua pelle accaldata al loro passaggio, e quando arriva a un capezzolo inizia a torturarlo senza pietà. Respiri con affanno, ma non ti permetti nemmeno un mugolio.
Lui ghigna e ti spinge contro la scrivania, con forza; ti tiene le mani bloccate dietro la schiena con una delle sue e con l’altra accarezza, tocca, fruga e stringe tutta la pelle che può.
“Ti voglio”, e questa volta non riesci a controllarti e il tuo gemito rimbomba nella stanza, a sancire la sua ennesima vittoria.
Ti fa voltare senza tante cerimonie e tu sei costretto a poggiare le mani sulla scrivania, per evitare di perdere l’equilibrio a causa dei tacchi. La sua mano, però, preme sulla tua schiena e ti spinge giù, fino al freddo ripiano di vetro, e rimane lì per impedirti di muoverti.
Senti che abbassa la cerniera dei jeans con la mano libera e trattieni il fiato: tu sei lì in autoreggenti e tacchi a spillo, esposto come mai ti era capitato in tutta la tua vita, e lui nemmeno si abbasserà i pantaloni. E nonostante tutto, questa consapevolezza ti eccita ancora di più.
È dentro di te prima che tu possa rendertene conto, e non ti dà nemmeno il tempo di abituarti prima di iniziare a muoversi. Forte e deciso, dentro e fuori, alla ricerca del suo piacere. Irrazionalmente, pensi che domani sarai ricoperto di lividi, visto che le sue mani premono senza cura sulla tua pelle. Una è piantata sulla tua schiena e spinge per tenerti fermo, e l’altra ha afferrato un tuo gluteo e alterna le strette possessive alle sculacciate.
E pensi anche che avrai problemi a stare seduto, e non solo domani. Lo senti, senti la sua carne muoversi dentro di te per tutta la sua lunghezza, lo senti sfregare sulle tue pareti e spingere contro la tua prostata. E ti fa male, e non puoi impedirti di provare un immenso piacere.
Poi lo senti rallentare, e per un istante ti fai sopraffare dal rimpianto e dalla paura, all’idea che voglia torturarti ancora. Ma lui si limita a spostare le mani per afferrarti con forza i fianchi, per poterti guidare con decisione incontro alle sue spinte. E tu lo senti ancora di più, ancora più a fondo dentro di te, e i tuoi gemiti coprono i suoi sospiri rochi e il suono dei vostri corpi che si scontrano. Stringi i pugni e chiudi forte gli occhi, per cercare di non soccombere alle sensazioni che ti stanno facendo impazzire.
Alex ti stringe forte, sprofondando sempre di più dentro di te, e ti dà l’ultimo ordine: “Toccati”.
E tu ti arrendi, e ti tocchi, e vieni gridando il suo nome, accogliendo le sue ultime, profonde spinte. Accogliendo il suo sperma caldo quando lui viene con un profondo lamento, i denti affondati nella tua spalla.
Quando si risolleva senti il liquido caldo scivolare fuori e colare sulle tue gambe, e il tuo corpo ha un nuovo fremito di eccitazione.
Alex afferra un fazzolettino di carta dalla scatola sopra la scrivania e si ripulisce, lasciandoti tremante e ancora esposto. Senti il rumore della zip che viene tirata su, ma tu ancora non ti muovi: sai che lui si sta godendo lo spettacolo, e senti l’ennesimo brivido di piacere.
Poi Alex ti dà un’altra sculacciata, prima di tirarti su e portarti con sé per farti sedere sulle sue gambe.
“Luca”, ti chiama, divertito. “Hai perso!”
A volte detesti il suo ghigno.
“La prossima volta giochiamo al dottore: sarai uno schianto vestito da infermiera.”
E tu sbuffi e metti il broncio, fingendo di non essere contento. O di non essere assurdamente impaziente di giocare ancora con lui.
