Ed eccoci all'ultimo capitolo ~♥
In questo capitolo (l'ultimo della serie) ci sono le storie di ambientazione fissa, alias il laboratorio, e le tre storie brevi cioè delle minific sempre raccontate attraverso le frasi.
Cantarella e Belladonna
Il luogo di un assassino
(Qualunque)
{Laboratorio. C'era un solo luogo dove Isaia poteva essere sempre se stesso ed era l'unico dove Enea non aveva mai paura di baciarlo. }
#04 - Ora:
TicTacTicTac l'orologio scandiva i secondi senza sosta, perfetto e puntuale, ma ad Isaia non interessava particolarmente: ora c'erano le labbra e le mani di Enea - finalmente - a toccare la sua pelle ed ogni angolo nel suo corpo e anche se oltre quelle mura spesse qualche prigioniero moriva - per merito o colpa sua - se voleva avere la sua attenzione avrebbe dovuto fare di meglio, tipo
, chessò, esplodere.
#05 - Ritornello: Era una routine ormai collaudata, accompagnata da una colonna sonora altrettanto familiare: si svegliava, si lavava, si vestiva, salutava sua sorella e scendeva in laboratorio dove lavorava su fitti calcoli o, se voleva svagarsi, su qualche nuova formula chimica fino a quando Enea non lo raggiungeva e allora si trattava solo di aspettare che l'ultimo dei suoi collaboratori se ne andasse appropriandosi, infine, di uno dei tavoli di metallo della morgue per coprire con le loro urla e gemiti il ripetitivo vociare e supplicare delle
cavie.
#17 - Delirio: Con l'esperienza Isaia aveva ben presto imparato a riconoscere i carnefici dei corpi che arrivavano sui tavoli dell'obitorio: c'erano quelli di Samuele con il collo segnato e il sangue che riempiva la gola, quelli rari, anzi rarissimi di Lucio - perchè lui doveva essere il più invisibile possibile e, sfortunatamente, i morti tendevano a farsi notare più dei vivi - dai visi irriconoscibili e le ossa fratturate, scomposte quasi fino a far baluginare il loro biancore sotto la pelle, oppure quelli di Alessandro bluastri e sanguinolenti, ma dai tagli netti privi di alcuna esitazione che erano così facili da aprire - la gran parte del lavoro era già fatta - e poi c'erano quelli di Enea che giungevano da lui ancora vivi, almeno fisicamente, con le orbite opache e il mento sporco della propria bava e la cui ultima frase, un attimo prima che la mente ormai spezzata dall'
Arte si spegnesse del tutto, era sempre la stessa: "Buona giornata, amore."
#22 - Ritmo: Il grammofono girava a vuoto, come sempre, e la sedia cigolava vecchia e malandata sotto il suo peso, come sempre, poi ci fu una nota dissonante e lo stridio dello sgabello contro il pavimento di cemento, Isaia si alzò, lo raggiunse e lo baciò e, come sempre, le sue labbra sapevano di sangue, mandorle e arsenico e morte.
#44 - Cristallo: Le boccette caddero a terra infrangendosi al suolo in una miriade di frammenti scintillanti, ma nessuno se ne accorse mentre la felpa di Enea veniva sfilata e i pantaloni di Isaia scendevano lungo le cosce magre.
#47 - Muro: Le pareti del laboratorio erano spesse affinchè i prigionieri - le cavie - non potessero fuggire e pure le loro urla rimanevano rinchiuse tra quelle mura, nonostante questo mentre vi si aggrappava e Enea spingeva dentro di lui artigliandogli i fianchi e mordendogli il collo fino a sentire il sangue colore lungo la clavicola, gli parvero fin troppo fragili per sostenerlo.
{Storie brevi}
Il ballo dell'ultima notte #09 - Vento: C'era una brezza gelida quella notte, ma in fondo non sarebbero rimasti all'aperto per molto: avevano una festa a cui partecipare.
#38 - Orrore: Non servì loro presentarsi, bastarono i primi due cadaveri uccisi in pochi secondi a far comprendere che non erano sulla lista VIP e ne furono sufficienti pochi di più per fermare in eterno espressioni d'orrore su i visi degli invitati.
#45 - Incubo: Quando sorse il giorno, loro erano già lontani eppure l'incubo di quella notte non avrebbe abbandonato mai quelle sale e la mente di quei pochi lasciati vivi per non far cadere nell'oblio quella notte solenne, la loro notte.
Prega per noi, poveri peccatori, dall'alto dei cieli. #25 - Tentativo: Ci aveva provato all'inizio ad andarsene, ma era stato più forte di lui: voleva vedere all'opera il suo veleno, quello che aveva versato sull'ostia alcune ore prima e che presto avrebbe ucciso lo sciocco parroco che aveva osato portare avanti traffici contrari al volere della Boss, lo desiderava ardentemente e per questo motivo, contando con attenzione il tempo rimasto, si diresse verso il confessionale sperando che Enea non si arrabbiasse troppo per il suo ritardo.
#29 - Stupidità: "Perdonami Padre perchè ho peccato, perdonami Padre perchè ho ucciso, perdonami Padre perchè continuerò ad uccidere, perdonami Padre perchè amo un uomo che è un assassino e continuerò ad amarlo, perdonami Padre perchè non intendo pentirmi, perdonami Padre perchè nel tuo essere uno stupido agnello finirai sgozzato dal lupo e avvelenato dall'acconito."
#16 - Regno: "Nel sermone di oggi, Padre, avete detto:
se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli, ma credo, Padre, che nessun omicida possa puntare al paradiso, se non si pente, neppure se è un bambino come me e di certo io sono un omicida, non credo che lei che sta morendo per mano mia ne possa avere dubbi e altrettanto sicuramente non intendo pentirmi; non si preoccupi però, Padre, il mio Paradiso l'ho già guadagnato ed è stato proprio grazie ai miei peccati."
#37 - Stranezza: Se qualcuno intorno a mezzogiorno - poco dopo la fine della messa - avesse guardato verso la piccola porta della sacrestia, avrebbe potuto osservare una scena alquanto strana: un ragazzino con una stola liturgica al collo che parlava con fare serio di stupide pecore, di souvenir e di Paradisi sopravvalutati con un uomo alto con la sigaretta all'angolo della bocca e, se qualcuno avesse veramente guardato in quella direzione, ora ci sarebbe un qualcuno di meno al mondo.
#13 - Acqua: La mente altrui sotto le sue dita e tra le spire della sua Arte era liquida, priva di forma, pronta a farsi plasmare ad ogni suo gesto e allo stesso tempo era solida in modo da spezzarsi meglio ed eterea nel suo svanire così facilmente, ma, inaspettatamente, c'erano delle eccezioni e quella di Isaia era un labirinto cupo e familiare che visitava con piacere accarezzandone gli anfratti e spingendosi in profondità fino, quasi, a rivelarne i misteri.
Giochi di mente #50 - Particolare: "So che è una richiesta... strana, ma permettimelo, permettimi di entrare nella tua mente" e Isaia glielo lasciò fare.
#07 - Pietra: Percepì il freddo delle sue mani contro la nuca e poi
lui fu lì, pronto ad oltrepassare il
limite dei suoi pensieri e poi a sprofondare oltre, come una pietra che lanciata in uno stagno muove l'acqua in ampi cerchi scomparendo sotto la superficie, e si ritrovò a fare appello ad ogni grammo del suo autocontrollo per non mettersi a piangere - a urlare, scappare - nel sentire la propria ultima difesa che crollava miseramente ai suoi piedi.
#03 - Fermata: Enea lo sentì tremare sotto di sé, ma per un attimo - dimentico della realtà e ammaliato dal desiderio di conoscere,
possedere, completamente quella creatura tanto agognata - non se accorse e fu solo nel vedere le lacrime - Isaia che non aveva mai pianto neppure quando il dolore di una pallottola gli perforava le carni - che si rese conto di ciò che stava accadendo e si fermò.
#08 - Rugiada: Le lacrime di Isaia erano piccole stille salate che bagnavano in disperato silenzio le ciglia scure e lui non le aveva mai visto eppure nel suo negligente comportamento ne era stato il responsabile.
#27 - Segnale: Gli baciò la fronte, sentendola calda e umida di sudore sotto le sue labbra, asciugandogli le lacrime che traditrici scivolarono lungo le guancie e gli accarezzò i capelli sistemandone le ciocche dietro le orecchie come a ricordargli che era ancora lì, come segno della sua presenza - viva e reale.
#49 - Impressione: Un "mi dispiace" scivolò fuori dalle labbra, mentre con delicatezza tentava porre fine a quel tentativo mal riuscito, ma si bloccò, subito dopo, ad un sussulto di Isaia, preoccupato di avergli provocato ulteriore dolore eppure aveva l'impressione che la sua mente lo trattenesse.
#30 - Schiaffo: Poi, impreviste e dolorose come uno schiaffo, arrivarono le immagini -
lui sdraiato sul tavolo dell'obitorio con Isaia a cavalcioni e il petto grondante di sangue, lui che lo bacia mentre la sua bocca sa ancora di arsenico e la morte è ad un passo, lui che accetta i suoi piccoli capricci e manie - e Enea comprese: dente per dente, occhio per occhio, dolore per dolore fino alla fine.