| Titolo : Ti fidi di me? Autore: NonnaPapera! Avvertimenti: parolacce qua e là Genere: generale, guerra ( ma nanche no), romantico Rating Rosso Trama: Mike Sheppard è un tenete dei marines, Jonas Klan è un cecchino dei marines. Sono insieme in missione ma Mike non sopporta Jonas e pare che anche Jonas non tolleri per niente la presenza di Mike... a forse prima o poi riusciranno a trovare un punto d'incontro.
CAP 1: IN MISSIONE
“Ti fidi di me?” Jonas sollevò lo sguardo e fissò infuriato l’uomo sopra di lui. “Mi prendi per il culo o cosa?” ansò con il fiato corto. Mike per tutta risposta accennò ad un sorriso tirato, per via dello sforzo che stava facendo. “Se non ti fidi di me rischiamo di farci male in due” tentò di replicare. Jonas aggrottò le sopracciglia esasperato e infuriato, probabilmente una persona normale al suo posto avrebbe provato una gelante paura, lui era semplicemente incazzato a morte. Non poteva credere che la sua vita fosse totalmente nelle mani di Mike. “Allora” tentò nuovamente il tenete cercando di regolarizzare il respiro, “Ti fidi di me?” “Noooo”, sbottò esasperato Jonas ma poi continuò: “Comunque non ho molte alternative” mormorò fissandosi la punta degli scarponi militari e di conseguenza lo strapiombo sul quale era sospeso. “Ok, allora adesso ti dirò cosa faremo” disse Mike stringendo i denti e cercando di mantenere salda la presa nella mano di Jonas; se gli fosse scivolato, il cecchino sarebbe precipitato in un volo di duecento metri tra delle rocce appuntite. “Parla ma sbrigati, non so se te ne sei accorto ma siamo nella merda fino al collo” Ecco era tipico di Jonas, sempre irritante e per nulla attento agli ordini che gli venivano dati. Certo, quella situazione incresciosa non era colpa del cecchino, a dirla tutta non era colpa di nessuno dei due, però questo non dava il diritto a Jonas di mancargli di rispetto, in fondo era lui a capo di quella missione idiota e per giunta suicida. “Piantala di lamentarti! Ora io inizierò a dondolare facendo presa sulla corda, non appena riuscirai ad agganciarti al bordo dello strapiombo afferralo e poi tirati su” sbuffò Mike ormai a corto di fiato e al limite delle forze. “Si ok, spicciati” rimbrottò il cecchino esasperato iniziando a muoversi avanti e indietro per acquistare velocità. Fortunatamente i due uomini erano entrambi addestrati e prestanti altrimenti difficilmente sarebbero riusciti a cavarsi d’impaccio in una situazione simile. Tentarono per bene quattro volte prima che Jonas finalmente afferrasse uno spuntone di roccia e riuscisse ad arrampicarsi in salvo. “Fiuuu, che faticaccia” borbottò il cecchino buttando l’occhio oltre il dirupo e contemplando quella che, per alcuni istanti, aveva pensato sarebbe stata la sua ultima dimora. “Ehi tirami su demente” Il ringhio esasperato del tenete Mike Sheppard che era ancora penzoloni nel vuoto, attaccato precariamente ad una corda, lo riscosse dalle sue considerazioni. “Arrivo, un momento di pazienza, pari una donna mestruata!” sbottò con sarcasmo Jonas mentre stendendosi di pancia sul terreno sporgeva le braccia nel vuoto per riacchiappare il collega. “Ma figurati è stato un piacere… La prossima volta non rischio la pelle per salvarti, sappilo!” sbottò infuriato Mike una volta che fu in salvo su un terreno stabile. Di certo tra i due non correva buon sangue, Mike era sempre stato convinto che essere un marines fosse come una vocazione divina. Fin da piccolo era cresciuto nelle rigide regole militari poi, una volta cresciuto, aveva seguito senza remore la strada paterna e si era arruolato con grande orgoglio di tutta la famiglia. Il tenente Mike Sheppard aveva sempre avuto ben chiaro in testa quali fossero le doti che un buon soldato doveva possedere. Ordine, disciplina, spirito di sacrificio, rispetto verso i superiori e sopra ogni cosa dirittura morale. Ecco perché da quando, nove mesi addietro, aveva conosciuto il soldato scelto Jonas Klan l’avversione nei suoi confronti era stata del tutto naturale. Jonas era l’incarnazione dell’anti-militare in persona. Disordinato, disubbidiente, indolente, irrispettoso e questi purtroppo erano solo alcuni di una lunga lista di difetti di cui il cecchino era provvisto. A completare il quadro, come se tutto il resto non bastasse, Jonas Klan era il primo soldato gay dichiarato dell’esercito. Per lo meno a lui non erano mai giunte notizie simili alle orecchie. Mike sbuffò, ogni volta che guardava il suo collega gli montava un fastidio addosso difficilmente ignorabile. Non era il fatto che fosse gay, a Mike di tutti quei discorsi sull’omosessualità e l’esercito non era mai importato niente. No, era il quadro completo che proprio non riusciva a digerire. In più Jonas non faceva altro che provocarlo, ogni scusa era buona per disubbidire ad un suo ordine, per contestarlo, per fare di testa sua o addirittura per prenderlo in giro. La cosa più triste e snervante di tutta quella situazione assurda era che lui, pur essendo maggiore di grado, non aveva possibilità di imporsi sul cecchino, principalmente perché i suoi superiori glielo avevano vietato. Jonas era un tiratore troppo esperto perché si potesse decidere di punirlo per insubordinazione verso un superiore. Quello era favoritismo, assurdo! Certamente assurdo, ma quando Mike aveva fatto notare questo particolare al suo generale quello gli aveva risposto che Jonas aveva un carattere molto fragile e che usare il pugno di ferro con lui avrebbe potuto provocargli degli scompensi emotivi e di conseguenza riflettersi pesantemente sulla sua mira infallibile. Mike scosse il capo e fissò il soldato che gli stava di fianco con la coda dell’occhio. Jonas si era acceso un sigaro e se lo stava fumando placidamente come se nulla fosse. Scompensi emotivi… che cazzate assurde! Se c’era una cosa che aveva capito in quei nove mesi di addestramento era che Jonas Klan non era un tipo emotivo, anzi dubitava sinceramente che provasse sentimenti di alcun genere. Purtroppo gli ordini erano ordini! Si passò stancamente una mano sulla faccia, sbavando ulteriormente la pittura mimetica che aveva sul volto. “Allora adesso che si fa tenente?” chiese Jonas con noncuranza, come se quella non fosse una missione segreta ma una semplice passeggiata in mezzo hai boschi. Mike digrignò i denti infastidito, la sola voce dell’uomo lo irritava oltre ogni dire. “Adesso” iniziò cercando di calmarsi “ Si riprende la marcia. Entro due giorni dobbiamo essere dall’altro lato esatto della montagna. Non possiamo più permetterci di perdere tempo prezioso” “Ok… e io che pensavo di ringraziarla per avermi salvato dandole un bacio appassionato… ma poi se lo faccio rischiamo di non staccarci più e di finire per rotolarci per ore tutti nudi…” Mike sputò a terra e poi senza neppure rispondere si rimise lo zaino sulle spalle ricominciando a camminare di buona lena. “Ehi…” esclamò Jonas, ma visto che l’altro non accennava a fermarsi, si affrettò a raccogliere il fucile di precisione e lo zaino e lo seguì a ruota. ……………………………………… Erano ormai sette ore che marciavano senza sosta nel fitto della vegetazione. Per la maggior parte del tempo erano stati in silenzio, salvo qualche battutina idiota di Jonas, che però aveva ottenuto come risposta massimo un ringhio da parte del tenente. “Ci fermiamo qui” disse ad un tratto Mike iniziando a togliersi lo zaino. “Stanco?” domandò il cecchino prendendo in giro il collega, ma non ottenendo risposta aggiunse: “Posso capirti, orai hai un’età riguardevole!” Mike si limitò a sollevare un sopracciglio, con il tacito ordine di piantarla di dire cazzate. Stranamente l’altro non insistette e iniziò a preparare l’accampamento per la notte. Trascorsero in silenzio ancora quindici minuti ma poi Jonas ruppe nuovamente il silenzio. “Non te la sarai presa per la storia della vecchiaia di prima! Io scherzavo, insomma non sarai mica così tanto più vecchio di me… Quanti anni hai?” chiese ad un tratto. Mike, da che erano partiti, aveva notato questa particolarità in Jonas, quell’uomo non sopportava il silenzio, sentiva sempre la necessità di riempirlo con le parole. Invece se c’era una cosa che al tenente Sheppard non dispiaceva, quella era appunto la mancanza di suoni. Adorava la quiete e forse era anche per questo che mal tollerava la presenza del cecchino. Jonas parlava sempre, e per la maggior parte del tempo diceva minchiate. Ma Mike aveva compreso anche un’altra cosa del suo compagno di viaggio, se si impuntava continuava a tartassarti finché non otteneva quello che voleva. “Allora quanti anni hai? Trentotto, quaranta?” Appunto! Mike tentò di ignorarlo ma alla quarta domanda sempre sullo stesso tema, fu costretto a cedere. “Ne ho trentaquattro! Ora piantala di rompere o giuro su Dio che ti spacco il naso” ringhiò alla fine esasperato. “Cosa? Ma dai non dire cazzate… Tu non puoi essere più piccolo di me!” sbottò il cecchino tra il meravigliato e l’allibito. Mike sollevò lo sguardo sorpreso e lo fissò con fare interrogativo. “Io ne ho trentasei” sbottò Jonas dopo alcuni secondi, come se la cosa lo offendesse a morte. Mike si limitò ad alzare le spalle pregando mentalmente che l’altro la smettesse di cianciare a vanvera. Mangiarono in una specie di strano silenzio teso ma anche pacificatore e poi ognuno si stese a terra per dormire. ……………………………………………………………………………… La missione quel giorno si sarebbe fatta più pericolosa. Arrivati dall’altro lato della montagna avrebbero dovuto stare sempre attenti. Le pattuglie dell’esercito irregolare controllavano quella parte del paese e farsi scoprire da loro non era proprio nei piani. In teoria avrebbero dovuto raggiungere un punto prestabilito e poi Jonas avrebbe dovuto uccidere uno dei generali più sanguinari della resistenza, di modo da minare le fondamenta dall’organizzazione ribelle. In teoria era una classica missione militare. Il problema era solamente uno. Non avevano neppure la minima idea se il loro obbiettivo si trovasse lì o no. Insomma erano stati mandati in una missione praticamente suicida, senza neppure la sicurezza che ciò che cercavano si trovasse effettivamente lì. Quando Mike, una settimana prima della partenza, aveva fatto notare questo piccolo dettaglio al generale, quello gli aveva risposto che il rischio, in caso di riuscita della missione, valeva la pena. A Mike non era rimasto altro da fare che fare il saluto militare e uscire dall’ufficio con le pive nel sacco. Certo, sia lui che Jonas non avevano una famiglia, nessuna moglie o prole che li aspettasse a casa. A dire la verità non aveva mai sentito il bisogno di farsi una famiglia, di certo non si era mai innamorato e, sebbene le donne non gli facessero schifo non ne aveva mai trovata una che lo coinvolgesse sia mentalmente che sessualmente abbastanza da desiderare di sposarla… Ma questo non voleva dire che la loro vita era meno importante di quella degli altri. Comunque, ovviamente queste quisquilie ai loro superiori non importavano per niente. “Ehi” bisbigliò Jonas alle sue spalle. Mike si voltò e seguì il dito del cecchino che gli indicava una direzione. Nel mezzo degli alberi c’era del fumo che si alzava leggero, segno di un accampamento. Mike mosse la testa in fare affermativo ed entrambi si diressero cautamente in quella direzione. Quando finalmente furono a portata di tiro si resero però conto che si trattava di un piccolissimo villaggio, composto da poche case di paglia e fango. A parte qualche vecchio e alcune donne con dei bambini piccoli il posto era deserto. Mike stava valutando il da farsi quando vide con la coda dell’occhio Jonas che gli passava di fianco, uscendo dal fitto della vegetazione per andare a parlare con quelle persone. Il tenente imprecò tra i denti, quell’uomo era un vero pazzo scriteriato senza alcun discernimento. Anziché seguirlo in quella follia Mike rimase nascosto dietro ai cespugli, pronto ad intervenire per salvare quella testa di rapa, in caso fosse stata un’imboscata. Il cecchino parlo per alcuni minuti con una delle donne più anziane e poi soddisfatto e sorridente salutò tornando verso Mike. “Che diamine ti è saltato in mente” sbottò subito il tenente afferrandolo per il bavero della giacca e trascinandolo a terra di fianco a sé. “Ci servivano informazioni…” tentò di dire Jonas ma Mike lo zittì. “Senti brutto pezzo di merda. Non mi interessa un cazzo se tu sei un aspirante suicida o semplicemente uno di quel gay egocentrici che pretendono di sapere tutto. Se ti azzardi a fare un’altra cosa del genere senza il mio consenso giuro che ti sparo. Sì, hai capito bene ti ammazzo io prima che lo facciano gli altri, per lo meno mi tolgo la soddisfazione!” ringhiò al colmo dell’esasperazione il tenente. Il cecchino si liberò dalla stretta dell’altro con un gesto brusco e rispose con astio: “Vai a farti fottere” “Da chi? Da te magari? Immagino che ti piacerebbe ma io non sono malato come te! Che schifo” ribatté con cattiveria il tenente. Jonas sgranò leggermente gli occhi ma non rispose più nulla, limitandosi a mordere il labbro inferiore con furia malcelata. Mike si pentì subito dell’ultima frase che aveva rivolto al compagno, non pensava veramente quelle cose. Non credeva che Jonas fosse malato e neppure gli faceva schifo l’idea che fosse attratto dagli uomini. Ad essere onesti non si era mai soffermato a valutare per bene la questione ma, sebbene lui fosse sempre stato con le donne e non si fosse mai eccitato per un uomo, di una cosa era certo, alle volte capitava pure a lui di fermarsi ad ammirare un bell’uomo quando lo vedeva. Lo considerava un istinto naturale ed era certo che tutti, uomini e donne, ne fossero provvisti… Insomma tutti sono attratti da ciò che è bello! Certo, Jonas andava un po’ oltre perché gli uomini proprio li desiderava però era semplicemente una faccia della stessa medaglia, per lo meno questo era sempre stato il suo pensiero. Ecco perché il tenete Mike fu quasi sul punto di scusarsi. Era veramente dispiaciuto per aver detto certe crudeltà in preda alla rabbia, però poi decise di non farlo. Se si fosse scusato, l’invettiva che aveva fatto prima, su quanto fosse stato stupido da parte di Jonas uscire così allo scoperto, di certo sarebbe passata in secondo piano e questa era l’ultima cosa che voleva. Perciò si limitò a scuotere il capo e a sbuffare, poi disse: “Allora, cosa hai scoperto?” Jonas lo fissò per alcuni istanti, negli occhi Mike poteva leggergli tutta la furia che tratteneva, ma alla fine si decise a rispondere: “Il generale che stiamo cercando non c’è, E’ partito tre giorni fa per andare a sud su uno dei fronti di guerra più a rischio. Questa missione di merda è fallita, chi me l’ha fatto fare di venire” concluse con astio. Mike a quell’ultima affermazione si soffermò a pensare che era dannatamente strano. Ora che ci faceva caso, Jonas quando aveva saputo di quella missione assurda non aveva fatto una piega. Non si era lamentato come suo solito; anzi, quando gli aveva dato la notizia che sarebbero dovuti partire solo loro due assieme era sembrato addirittura contento. Ma quel pensiero venne subito accantonato per lasciare spazio a cose più utili. “Sei sicuro che le informazioni siano esatte?” chiese infatti Mike. “Certo, per chi mi hai preso? Non sono un idiota capisco bene la lingua del posto. E poi quei poveracci vorrebbero vedere quel generale morto molto più di quanto lo vogliamo noi, il loro villaggio è stato saccheggiato più volte dall’esercito irregolare e i loro figli sono stati arruolati con la forza” “Capisco” sbottò pensieroso Mike. La missione era fallita, ma non era una gran sorpresa dato che era partita male fin dall’inizio. Il tenente dopo qualche attimo si risolse a chiamare il comando con il telefono satellitare che aveva in dotazione. Dopo le dovute spiegazioni il nuovo ordine fu quello di ripiegare e tornare al punto di incontro. Avevano tre giorni per ritrovare la radura in cui erano atterrati e poter così tornare a casa. “Va bene, rimettiamoci in cammino in tre giorni non dovremo avere problemi a rientrare ma è meglio non sfidare la sorte” Detto questo si alzarono entrambi e nuovamente in silenzio si rimisero in marcia per ritornare sui loro passi. …………………………………………………. Erano ormai quasi due ore che camminavano e Jonas non aveva aperto bocca neppure una volta. Mike si sorprese, rendendosi conto che la cosa gli dispiaceva, era strano ma adesso che non parlava più sentiva la mancanza della parlantina sconclusionata del cecchino. Di certo era ancora offeso per quello che gli aveva detto all’accampamento. Soppesò il da farsi, ma alla fine decise che la cosa più giusta era quella di porgere le sue scuse a Jonas, era stato crudele su di un argomento sul quale l’altro era ovviamente molto sensibile. Comunque era sorprendente come Jonas si fosse abbattuto a quel modo per una semplice frase detta da un uomo che neppure considerava come amico. Forse, quella storia sulla sua estrema sensibilità alla fine delle fiera poteva davvero essere vera. Jonas mascherava tutti i sentimenti dietro una facciata di spavalderia fracassona e maleducata, però era stato veramente facile ferirlo. “Jonas…” Mike si fermò girandosi e incrociando lo sguardo scuro e pensieroso del cecchino. “Casa vuole tenente?” domandò dandogli consciamente del lei per mettere distanza tra loro. Mike sbuffò quasi divertito da quella situazione assurda ma poi si contenne e disse semplicemente: “Volevo scusarmi, le cose che ho detto all’accampamento… Sì, insomma volevo sapessi che non sono omofobo o robe del genere, ero solo incazzato perché sei un coglione senza cervello!” Jonas lo fissò un poco allucinato ma poi scoppiò a ridere. “E’ la prima volta che mi capita di venir definito un coglione senza cervello da una persona che si sta scusando con me!” Il tenente sorrise di rimando riprendendo a camminare “Non ci posso fare niente se sono un tipo sincero… Sei veramente un coglione senza cervello” L’altro lo seguì continuando a ridere “Sì forse un po’ ha ragione” “Pace fatta?” domandò Mike lanciando uno sguardo dietro la sua spalla per scrutare il collega. “Pace fatta” concordò il cecchino. “Ah Jonas…” “Sì tenete?” “Tu continui a non piacermi affatto” concluse Mike accelerando il passo senza più voltarsi. Probabilmente se avesse lanciato nuovamente uno sguardo dietro di sé avrebbe visto lo sguardo di Jonas incupirsi leggermente a quella affermazione, ma forse anche se lo avesse fatto non si sarebbe accorto di nulla.
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