Primeval, rossa ma neppure tanto

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bloodingeyes
view post Posted on 28/3/2012, 18:37




Nick autore: Sempre io, Bloodingeyes (non vi libererete mai di me)


Titolo storia: Primeval


Genere: Generale, Fantasy, Triste


Avvertimenti: Lime, Slash


Breve introduzione: Due scheletri antichi di milioni di anni vengono ritrovati in una grotta in Europa, e questa è la storia delle persone a cui appartenevano quei miseri resti


Eventuali note: Per prima cosa la storia partecipa alla challenge "dal nome alla storia" di NonnaPapera! (si, alla fine sono riuscita a scriverne un altra per questa challenge! Siiiiii) In secundis (si scriverà così?) è un esperimento un po' strano: ho scritto le 3 parti della storia separatamente e poi ho combinato i vari pezzi fra loro per cercare di fare sembrare la storia una sola... non so come sia uscita alla fine, se non ci capite niente della trama ditemelo così non riproverò mai più a fare stè robe strane


            Giorni nostri, America


            Studiare archeologia era sempre stato il mio più grande sogno, fin da quando, da bambino, avevo visto lo scheletro di un tirannosauro al museo ed ero restato affascinato dalle dimensioni di quell’animale che non esisteva più. Da allora avevo iniziato a sotterrare i miei modellini di animali preistorici nella sabbia per poi, con cura meticolosa, spazzolare via la terra e riportarli alla luce. Crescendo avevo continuato a coltivare il mio sogno e dai modellini nella sabbia ero passato ai fossili veri. Il mio nome è Marcolfo è sono il nuovo aiutante del professor Austin, un esperto di storia americana e curatore del museo di storia naturale del Kentucky.


            Per molto tempo il mio unico incarico fu quello di compilare e schedare documenti ma poi il professor Austin fu invitato a partecipare a uno scavo in Europa e mi chiese di accompagnarlo.


            Era il mio primo incarico al di fuori del paese ed ero oltremodo eccitato.


 


 


            Seconda Era glaciale, Europa


            C’era un tempo in cui il clan del lupo e quello del cavallo selvatico si combattevano per la conquista dei terreni a nord del grande lago rosso, chiamato così per il colore dei sassi che facevano sembrare le acque di quel colore sanguigno. Quella, infatti era una terra ricca di selvaggina, cacciata soprattutto dal clan del lupo, ma era anche adatta ad essere coltivata, come erano soliti fare quelli del clan del cavallo. Per intere generazioni le due tribù si combatterono aspramente per il predominio e avrebbero continuato in eterno se il clima non si fosse irrigidito e molte famiglie, di entrambi gli schieramenti, non avessero abbandonato quelle terre per scendere più a sud. Altri clan che anticamente abitavano a nord o sulle montagne si allontanarono dai loro territori abituali e tentarono di invadere quella terra. Furono anni difficili sia per il clan dei lupi che per quello del cavallo selvatico.


            Ma quest’ultimo dovette sopportare una perdita ulteriore quando l’unico figlio maschio del capoclan sparì improvvisamente, senza lasciare traccia. Il capo della tribù aveva avuto 16 figlie femmine, tutte da madri differenti, prima di riuscire a concepire un maschio in età ormai molto avanzata. Lo avevano chiamato Foras, come la più splendente delle stelle, data la sua importanza nella discendenza del clan. Era nato nella notte più fredda che si fosse mai vista, così gelida che persino i fuochi del campo non sembravano essere in grado di riscaldare e tutti temevano sarebbe morto prima dell’alba. Invece era sopravvissuto. Un bambino dagli occhi azzurri come il ghiaccio, la pelle bianca come la neve e i capelli biondi come il pallido sole del mattino seguente la sua nascita. All’interno del suo clan erano in molti a pensare che quel bambino, così testardo da sopravvivere a una notte che aveva stroncato anche uomini adulti, avrebbe portato il clan del cavallo selvatico a una vittoria definitiva su quello del lupo ma la sua scomparsa aveva lasciato un grande dispiacere e sconforto.


            Il clan dei lupi fu accusato del rapimento del giovane ma non ne fu mai trovata prova. Negli anni che seguirono la scomparsa del giovane la tribù del lupo riuscì ad impadronirsi di quasi tutti i territori attorno al lago, così che la tribù del cavallo si dovette spostare più a est, lontano dal lago, rischiando di scomparire per la carestia che ne conseguì.


            Il capo della tribù del lupo era un guerriero ma, come il suo avversario della tribù del cavallo, aveva anche lui avuto molti problemi a mettere al mondo un erede maschio. Aveva avuto circa 25 figlie, molte delle quali illegittime o nate da delle schiave, ma tutti i suoi figli maschi morivano in tenera età, per colpa soprattutto del freddo e delle malattie che esso portava. Samar nacque da una schiava del capotribù durante un inverno abbastanza rigido. Non venne riconosciuto come suo figlio del capo se non quando, compiuti gli 11 anni, il bambino non abbatté da solo una tigre dai denti a sciabola che lo aveva attaccato. Divenne il legittimo erede e, con il passare degli anni, anche uno dei migliori cacciatori che il clan avesse mai avuto, un ragazzo alto e prestante, con occhi scuri e lunghi capelli neri, gioviale ma infallibile nella caccia.


            Eppure, quando Foras sparì, in Samar cambiò qualcosa. Nessuno seppe esattamente capire cosa fosse successo ma il giovane erede dei lupi divenne cupo e silenzioso, sempre più bravo a cacciare ma sempre meno propenso a farsi avvicinare da chiunque. Molti dissero che a causa della sparizione dell’unico avversario nel clan del cavallo che potesse contrastarlo, dandogli gloria e onore, gli aveva fatto perdere interesse al resto della vita. Samar non ammise mai nulla.


 


            Foras stava giocando insieme ad alcuni amici in riva al lago quando alcuni ragazzi del clan del lupo spuntarono alle loro spalle dal folto della foresta, spaventandoli e prendendoli in giro


            -I mocciosi come voi non dovrebbero andarsene così tanto lontano dalle gonne delle loro mamme!- li schernirono


            -Altrimenti i lupi potrebbero far un sol boccone di voi-


            -Andatevene maledetti!- si intromise Foras, brandendo un ramo come se fosse una spada


            -Altrimenti?- si intromise Samar, mettendosi davanti al ragazzo, spavaldo e sicuro –cosa hai intenzione di fare con quel rametto? Eh, moccioso?-


            -Te lo sbatterò in testa finché non correrai a casa guaendo come un cane- l’altro ragazzo gli rise in faccia e Foras picchiò con tutte le sue forze il bastone in faccia all’altro ragazzo che cadde a terra con un labbro rotto


            -Questa me la paghi- urlò il ragazzo dei lupi cercando di tamponare la ferita. Si gettò sull’altro ragazzo e ne nacque una rissa che fu bloccata da alcuni adulti della tribù del cavallo e da un cacciatore di quella del lupo. I ragazzi vennero riportati alle rispettive case ma per colpa di quella bravata che aveva coinvolto gli unici due figli maschi dei rispettivi clan quasi non scoppiò una guerra che fu sedata per miracolo.



 


 


            Seconda Era glaciale, Europa


            Sulle sponde del lago rosso, steso sull’erba, stava un lupo a sonnecchiare tranquillo, uno splendido esemplare dalla pelliccia bruna, snello e agile. Si era fermato a riposare dopo una battuta di caccia molto proficua e l’ultima cosa che si aspettava era di essere disturbato dagli esseri umani.


            Un giovane dai capelli biondi, affannato da una lunga corsa, sbucò dalla foresta e si bloccò di colpo quando vide l’animale che aveva alzato il muso a guardarlo, attento ma non ancora aggressivo. E poi una freccia lo colpì ad una gamba e il giovane cadde rovinosamente a terra, molto vicino al lupo che scattò in piedi. Pochi istanti dopo apparvero dal folto anche tre cacciatori che si bloccarono a loro volta nel vedere il lupo che si era avvicinato al ragazzo ferito, annusandolo curioso e soffermandosi soprattutto sulla striscia di pelle e crine di cavallo che il giovane aveva cucita sulla casacca, all’altezza del cuore. Era il simbolo della sua appartenenza al clan del cavallo e anche un modo per tenere lo spirito e le qualità del proprio animale totem più vicine a sé. I tre cacciatori avevano, invece, cucite al petto delle strisce di pelliccia di lupo.


            -Spirito- sussurrarono con rispetto i cacciatori quando di trovarono di fronte all’animale protettore della loro tribù. Il lupo era l’unico animale della foresta che non cacciavano e a cui portavano rispetto al punto da definirlo uno spirito della foresta, un emanazione della madre terra stessa e i lupi proteggevano sempre la tribù, eliminando gli eventuali nemici. Ma quel lupo non attaccò il ragazzo del cavallo, anzi, gli leccò la guancia scodinzolando contento e lasciando senza parole i tre cacciatori


            -Lupo, che succede?- chi chiese uno dei cacciatori più giovani confuso dal comportamento dell’animale. Il lupo si allontanò dal ragazzo ferito e andò dai cacciatori strusciando il muso contro quello che gli aveva parlato –dicci quello che vuoi da noi, spirito- l’animale latrò contento e rubò al cacciatore il suo arco, buttandolo a terra. Andò poi dal ragazzo ferito, passando il viso fra i crini di cavallo sulla sua camicia, e infine fissando lo sguardo verso est. E lo rifece finché i cacciatori non capirono quello che voleva da loro


            -Vuoi che riportiamo a casa il ragazzo? Che non lo uccidiamo?- gli chiese uno dei cacciatori e l’animale latrò contento. I tre ubbidirono allo spirito lupo ma non ne furono entusiasti, quel ragazzo era stato trovato nei territori del clan a rubare le loro prede e ci avevano messo mezza giornata a trovarlo per fargliela pagare. Ma se un lupo, la loro guida spirituale e loro protettore, gli diceva così espressamente di dimenticare un torto allora non potevano che ubbidire. In fondo i lupi sentivano le parole che la terra sussurrava e sapevano cos’era meglio fare in qualsiasi situazione.


 


            Giorni nostri, Europa


            Appena arrivati allo scavo il professor Austin andò a parlare con gli altri esperti e studiosi sul campo mentre io mi facevo un giro lì attorno. Non c’erano molte persone, colpa del mal tempo. Per lo più la gente se ne stava al riparo sotto i tendoni bianchi, piantati per proteggere l’attrezzatura. Io ero l’unico pazzo che se ne andava in giro sotto quella pioggia leggera ma fastidiosa. Il professor Austin mi richiamò quando finalmente ebbe finito di parlare con i suoi colleghi


            -Bene ragazzo!- mi disse sorridendo –adesso dobbiamo scendere nello scavo, così da farci un’idea precisa sulle condizioni in cui versano i reperti-


            -Fantastico!- esultai incamminandomi insieme al professore


            -Prima però dobbiamo prepararci: i nostro colleghi mi hanno detto che i reperti si trovano in fondo ad una grotta e che dovremo calarci con le funi-


            -Io non ho mai fatto parapendio professore- ammisi arrossendo


            -Neanch’io ragazzo- rise il prof. Austin –sarà il nostro battesimo della parete! Battesimo della parete… esiste come termine?-


            -Non ne ho idea- risi io –ma esprime bene il concetto-


            -Oh! Ecco il nostro insegnante di discesa!- indicò il professore per poi scattare in avanti –suvvia ragazzo, siamo già in ritardo di 10.000 anni!- c’erano alcuni uomini davanti ad una tenda un po’ più piccola delle altre, già tutti pronti per la scalata -Buon giorno sono il professor Arthur Frederic Austin e dovrei scendere nella grotta-


            -L’americano?- chiese uno degli uomini con un sorriso e il professore annuì –La aspettavamo tutti con grande impazienza, professore! E il ragazzo accanto a lei chi è?-


            -Il mio assistente-


            -Piacere, Marcolfo- mi presentai allungando una mano che l’uomo mi strinse


            -Io sono Sergio- si presentò per poi indicare ad uno ad uno gli uomini alle sue spalle –questo è Giovanni, lui è Massimo e quest’ultimo è mio figlio Cristiano… ok, ora le cose importanti: avete mai fatto una scalata?-


            -No, mai- rispose il professore


            -Allora iniziamo dalle basi: Massimo, Giovanni andate a preparare le corde, Cristiano aiuta l’assistente del professore e lei venga con me, l’aiuterò con l’imbracatura- tutti eseguirono e in meno di mezz’ora erano già pronti alla discesa. Mi preoccupai però quando vidi il baratro che si apriva sotto i miei piedi: era davvero molto profondo


            -Non ti preoccupare- mi sorrise Cristiano, capendo che non ero tranquillo –sarò affianco a te tutto il tempo, non ti sfracellerai nel vuoto-


            -Molto rassicurante-



            Seconda Era glaciale, Europa


            Samar si spostò silenziosamente di qualche passo per essere più vicino possibile alla sua preda, una giovane cerva, e avere maggiori possibilità di colpirla. Si acquattò fra l’erba e i cespugli mentre incoccava la freccia. Aspettò il momento propizio con pazienza e quando si sentì pronto e sicuro tese l’arco per colpire ma fu preceduto. Un lupo balzò sulla cerva e la buttò a terra, affondando le zanne nel collo, uccidendo l’animale in pochi istanti. Samar rimase immobile, stupito dalla silenziosità e dalla bravura di quel bellissimo lupo bruno.


            L’animale iniziò a mangiare il fegato, il cuore e gli altri organi interni della cerva, quando di colpo drizzò le orecchie, si guardò intorno e individuò Samar, ancora incantato. Il cacciatore e il lupo si fissarono per alcuni istanti finché l’animale non si voltò di scatto e sparì nella foresta. Samar, scosso, corse a casa per chiedere allo sciamano del suo clan spiegazioni sullo strano comportamento del lupo: un cacciatore non abbandonava mai la preda. Non ebbe però risposte, anzi, lo stesso sciamano rimase colpito e confuso


            -È davvero strano il comportamento degli spiriti lupo negli ultimi tempi- disse lo sciamano in un sussurro, come se non volesse essere sentito


            -Negli ultimi tempi?- ripeté Samar confuso –è già successo ancora? Mio padre lo sa?-


            -Tranquillo ragazzo, tuo padre sa già tutto quello che deve sapere… e si, è già successo che i lupi si siano comportati in maniera strana-


            -Parlamene- ordinò il ragazzo con un tono sicuro che non ammetteva repliche


            -Ebbene- gli confessò lo sciamano –è cominciato tutto un mase fa con la morte della mia apprendista, la ricordate Shanna?-


            -Si me la ricordo, aveva una cotta per me… -


            -Come tutte le ragazze del nostro clan-


            -Si ma lei era… ossessiva… - lo sciamano lo guardò male e Samar cambiò velocemente discorso –è stata uccisa da un orso, se non sbaglio-


            -Si, questa è la versione ufficiale- gli disse il vecchio abbassando poi la voce ad un sussurro –in realtà ad ucciderla non è stato un orso, sono stati i lupi-


            -Impossibile!- ribatté il ragazzo. Non era mai successo in tutta la storia del clan che qualcuno venisse ucciso dai lupi


            -Dico il vero, non potrei mai mentire su una cosa del genere, ma c’è dell’altro: da quando Shanna è morta i lupi della zona sono molto cambiati: sono più socievoli e benevoli verso il clan, aiutano i cacciatori a cacciare le prede e soprattutto c’è un lupo con la pelliccia bruna, lui è il più strano di tutti! Solo pochi giorni fa ha impedito a tre nostri cacciatori di uccidere un ragazzo della tribù del cavallo selvatico che era nei nostri territori e solo ieri ha impedito uno scontro fra i nostri uomini e alcuni della tribù della lontra… -


            -Un comportamento davvero singolare- constatò Samar


            -Non ci pensare nemmeno!- lo ammonì lo sciamano che aveva intravisto uno strano scintillio negli occhi del giovane –giurami che non farai nulla di stupido o sconsiderato! Quei lupi saranno anche i nostri spiriti guida e saranno anche più amichevoli del normale ma sono pur sempre animali ed è pericoloso avvicinarsi a loro! Giurami che non li andrai a cercare e non ti metterai nei guai!-


-Non ti preoccupare vecchio, sarò cauto-


-Giuramelo! Il nostro clan non può perdere l’unico erede in questo periodo così incerto! Fa più freddo ogni giorno che passa e la selvaggina scappa a sud per trovare salvezza, inoltre il clan della volpe e quello dell’orso si sono spostati dai loro territori abituali e si vorrebbero impadronire del nostro lago, della nostra casa! Non possiamo perderti Samar-


-E non mi perderete- gli assicurò il ragazzo con un sorriso –voglio solo vedere questi lupi un’altra volta e capire, magari, il perché del loro comportamento, ma vi giuro che starò attento e mi terrò alla larga-


-Va bene, lupetto- sorrise lo sciamano usando quel nomignolo infantile con cui nessuno lo chiamava più –però fai attenzione-


-Che gli spiriti vi proteggano, sciamano- lo salutò il ragazzo


-Che gli spiriti ti guidino- replicò il vecchio. Mentre tornava a casa Samar non poté fare a meno di pensare che il lupo che aveva incontrato quel giorno nella foresta aveva la pelliccia bruna e non si era comportato per niente come un normale lupo dei boschi.


 


            Seconda Era glaciale, Europa


Samar rincontrò il lupo bruno solo alcuni giorni dopo. Era nella foresta, poco lontano dal lago, insieme a tutto il resto del branco che da generazioni stanziava in quella zona. Erano tutti tranquillamente appisolati all’ombra di un grosso masso che fungeva probabilmente anche come tana. C’erano sei adulti e tre cuccioli che saltellavano lì attorno, giocando e mordendosi a vicenda. Samar si mise al sicuro su un albero a guardarli per un po’. Il lupo bruno rimase per quasi tutto il tempo a dormire, alzando il muso e aprendo gli occhi solo quando i cuccioli gli finivano addosso o facevano più casino con i loro versetti. Samar non trovò nulla di differente dal solito nel loro comportamento e decise di tornare a casa. La notte si avvicinava e se fosse stato ancora nel bosco al calare del sole sarebbe stato pericoloso. Scese dall’albero dopo aver controllato che i lupi fossero ancora tranquilli.


Non fece però in tempo ad allontanarsi neppure di qualche passo che si ritrovò il lupo bruno accanto. Per la sorpresa e lo spavento il giovane si bloccò e il lupo fece altrettanto, guardandolo


-Spirito- lo chiamò Samar teso. L’animale scodinzolò contento e gli leccò una mano in segno di affetto –devo tornare a casa, spirito- gli disse il ragazzo e il lupo, come se l’avesse capito, lo precedette saltellando per la strada del ritorno –mi accompagni?- gli chiese ancor più sorpreso, il lupo latrò contento mentre gli correva intorno per poi precederlo sul sentiero. Samar sorrise e lo seguì.


Per alcuni giorni Samar non ebbe più occasione di incontrare il lupo che in molto nel clan avevano iniziato a chiamare Zafel, come il compagno di caccia del primo arciere. Poi una mattina, mentre Samar stava scuoiando un cinghiale che aveva abbattuto rischiando quasi di morire, il lupo bruno comparve come dal nulla e avvicinò tranquillamente al ragazzo


-Ben ritrovato spirito - lo salutò Samar. Il lupo era tranquillo ma il ragazzo no, temeva che il sangue avrebbe potuto risvegliare gli istinti dell’animale ma quello strusciò il muso contro la sua spalla, scodinzolando come un cagnolino al suo padrone. Poi il suo sguardo fu attirato dal cinghiale e lo annusò incuriosito. Molto lentamente Samar si avvicinò di nuovo alla carcassa per continuare a scuoiarla ma stando molto attento al lupo e a un suo improvviso cambiamento. L’animale però si fece da parte e lo lasciò lavorare tranquillamente


-Vuoi da mangiare?- chiese Samare all’animale mentre estraeva il fegato dal cinghiale e lo allungava al lupo che lo mangiò felicemente –sai che quelli del villaggio ti hanno dato un nome?- gli chiese Samar sulla strada del ritorno –ti chiamano tutti Zafer come il compagno del primo arciere, ti piace?- il lupo latrò contento e gli si strusciò contro con così tanto slancio che lo fece quasi cadere –lupo pazzoide- lo apostrofò ridendo Samar accarezzandogli la pelliccia.



            Giorni nostri, Europa


Sul fondo della caverna c’erano molte ossa, probabilmente quella nell’antichità era stata una specie di fossa comune o più probabilmente un cimitero nella roccia. Gli scheletri erano per lo più completi e contemporanei, probabilmente c’era stata una guerra o una carestia che aveva decimato un clan e i sopravvissuti avevano seppellito i loro cari in quel posto. Sergio però ci portò a vedere una coppia di scheletri, sepolti in disparte e incredibilmente ben conservati.


Erano stesi uno affianco all’altro, supini, le mani strette l’uno in quelle dell’altro. Il professor Austin disse che erano due maschi e che erano molto vecchi quando morirono. Io iniziai a fotografare gli scheletri da varie angolazioni, poi passai a quello che si trovava attorno a loro e a quello che indossavano. Piccoli gioielli, una lancia e un arco, delle ciotole che probabilmente avevano contenuto del cibo e poi tornai alle ossa. Per una qualche strana ragione quei miseri resti attiravano il mio sguardo e la mia attenzione come nient’altro aveva mai fatto prima. Era già buio pesto quando risalimmo in superficie, e per fortuna che la nostra sarebbe dovuta essere una visita veloce al sito! Il professor Austin andò a parlare con i suoi colleghi appena fu libero dall’imbracatura mentre io rimasi indietro: la mia si era inceppata e Cristiano stava diventando matto per sfilarmela


-Scusa, ti ho fatto perdere tutte le loro discussioni- mi disse Cristiano quando finalmente riuscì a liberarmi


-Non fa nulla, il professore mi farà un resoconto appena torniamo in albergo-


-Senti... non è che ti andrebbe di fare un giro in città con me?- mi chiese sorprendendomi


-Un giro in città?- ripetei perplesso


-Non voglio essere invadente e neppure che tu ti faccia un idea sbagliata è solo che io e te siamo gli unici che hanno meno di 50 anni nel raggio di mille miglia, dovremo lavorare insieme per molti mesi e mi piacerebbe fare amicizia-


-E se scoprissi che sono una persona insopportabile?- gli chiesi ridendo


-In quel caso ti eviterei come la peste ma non mi sembri un tipo così insopportabile-


-Sicuro?-


-No, ed è per questo che ti ho invitato a cena: per conoscerti-


-A cena? Non dovevamo solo fare un giro?-


-A me è venuta fame a furia di arrampicarmi su e giù per una grotta umida, buia e piena di scheletri millenari-


-Anche a me- dovetti ammettere –ma potrebbe sembrare un appuntamento così-


-Se ognuno paga per sé non è da considerarsi un appuntamento- mi rispose –oppure per voi americani è diverso?-


-Posso farti una domanda?- cambiai discorso –tu sei gay?-


-No!- mi rispose subito Cristiano, per poi correggersi –Cioè, si, lo sono… ma non ci sto provando con te!-


-Oh!- feci io –che peccato- Cristiano rimase confuso per un attimo ma poi capì e sorrise.


 


            Seconda Era glaciale, Europa


Il clan del lupo aveva subito spesso attacchi da parte della tribù della volpe e di quella dell’orso ma negli ultimi anni questi attacchi si erano intensificati e il clan del lupo era riuscito a sopravvivere non senza un certo sforzo. Molti morirono e i guerrieri divennero sempre meno.


La tribù del cavallo selvatico, che era sempre stata meno numerosa, fu quasi decimata in quei tempi ma rimase comunque ricca, grazie ai suoi intensi commerci con le tribù girovaghe. Il clan del lupo guardava con avidità quelle ricchezze, soprattutto il cibo che i cavalli coltivavano e che avrebbe potuto sfamare anche loro. La caccia infatti era diventata più difficile, gli animali si erano spostati tutti a sud e i cacciatori degli altri clan riducevano inesorabilmente il numero delle prede. La tribù del lupo iniziò quindi a prepararsi a razziare il villaggio di quella dei cavalli. Avrebbero preso loro tutto il cibo, i metalli, le armi e sarebbero così riusciti a sopravvivere a quei tempi bui.


Ma gli spiriti lo impedirono: il branco dei lupi della foresta si frappose fra il villaggio dei cavalli selvatici e i guerrieri. Zafel, il lupo bruno, si staccò dal branco e andò da Samar che lo accarezzò sul collo


-Lupo ti prego, lasciaci passare- lo implorò Samar –la nostra tribù non può sopravvivere senza risorse e non riusciamo più a cacciare da quando sono arrivati gli altri clan… se continua così moriremo… - il lupo però non si spostò prese anzi fra i denti l’ascia da guerra del ragazzo strappandogliela dalle mani. Samar gli si inginocchiò di fronte sfinito –lupo ti prego, se non lo facciamo moriremo- l’animale però leccò via dal suo viso le lacrime e i segni di guerra. I guerrieri furono costretti a tornare al loro villaggio senza aver neppure attaccato. Spiegarono al capoclan e allo sciamano tutto quello che era successo, come i lupi li avessero costretti a ritirarsi. Zafel rimase ai limiti del villaggio mentre il resto del suo branco ritornava nella foresta, voleva controllare che i guerrieri non volessero riprovarci. Samar lo vide e gli andò incontro con un pezzo di carne secca da offrirgli


-Nessuno è contento nel villaggio- gli disse mentre l’animale mangiava la carne scodinzolando –dicono che gli spiriti ci hanno abbandonato e che ora proteggano i nostri nemici… non riusciamo a capire perché ci abbiate impedito di salvarci… - il lupo guaì e gli leccò una guancia –vorrei che tu potessi parlare, mi spiegheresti cosa devo fare ora perché io sono confuso e non vedo nulla di buono per me e la mia gente all’orizzonte- Samar si alzò con un sospiro e salutò lo spirito lupo prima di tornare nel suo villaggio. Si ripulì il corpo dalle pitture di guerra che si erano seccate sulla pelle e si buttò a letto sfinito mentalmente più che fisicamente. Si prospettavano tempi duri per la sua gente e temeva che la primavera successiva il clan del lupo non sarebbe più esistito. Si stava per addormentare con il cuore appesantito da queste tetre visioni quando nella sua tenda entrò il lupo bruno


-Che fai tu qui?- gli chiese il ragazzo sorpreso, i lupi non erano mai entrati nell’accampamento e se un qualunque estraneo si avvicinava al villaggio i cani iniziavano a fare un gran fracasso ma l’animale era arrivato silenzioso come un ombra e con molta tranquillità si andò a distendere sul giaciglio affianco a Samar –Spirito, perché sei qui?- gli chiese il ragazzo e l’animale gli leccò il viso, scodinzolando appena –vuoi rimanere con me?- gli chiese perplesso e l’animale abbaiò contento –sei strano- gli disse Samar per poi accarezzargli la pelliccia e coccolarlo come se fosse il suo cucciolo -comunque ti debbo ringraziare- gli disse il ragazzo ad un certo punto, il lupo alzò entrambe le orecchie all’erta –sai… era da molto tempo che non riuscivo più ad essere me stesso… Foras… la sua scomparsa… mi ha lasciato uno strano vuoto dentro, pensavo che non sarei più riuscito a sorridere ora che lui non c’è più… eppure adesso mi sento un po’ più leggero: il mio clan è in pericolo, la mia gente presto si accorgerà quanto davvero la caccia negli ultimi tempi sia diventata impossibile e forse saremo costretti ad abbandonare questa terra che abbiamo conquistato con tanta fatica, però sono più felice adesso… - il lupo guaì e gli leccò il viso per consolarlo e Samar gli sorrise mentre gli accarezzava le testa –sai che fra la mia gente si racconta una storia? Si dice che gli spiriti della foresta siano anche gli spiriti delle persone morte che non riescono ad andarsene dalla terra perché sentono di non aver ancora fatto qualcosa prima di morire, così si reincarnano negli animali, spesso nei protettori della loro tribù, e cercano di finire quello che hanno iniziato in vita… sai, lupo, io penso che tu sia uno di questi spiriti… - l’animale lo guardò attentamente negli occhi, aspettando che continuasse a parlare –io temo e forse anche un po’ spero che tu sia uno di questi spiriti… - gli disse con la voce rotta –Foras è sparito da così tanto tempo, l’ho tanto cercato e aspettato e non ho mai voluto ammetterlo ma so che lui è ormai morto… tu ne sei la prova, sento di non essermi sbagliato, so che è assurdo ma so anche che è la realtà: sei lo spirito dell’unica persona che io abbia mai amato vero?- il lupo abbassò le orecchi e gli occhi, timoroso e triste -Foras- lo richiamò il ragazzo e l’animale alzò di nuovo lo sguardo su di lui –mi manchi- gli disse abbracciandolo senza riuscire a trattenere le lacrime.



Samar aveva appena computo 12 anni ed era ad una delle sue prime battute di caccia da solo. Fu per lui una giornata proficua: tre lepri e un paio di pernici, davvero un bel risultato per un ragazzino. Per tornare a casa aveva deciso di stare il più vicino possibile alla riva del lago per risparmiare tempo e sul territorio del suo clan si imbatté in un pescatore di un'altra tribù ma che stava pescando nel lago. Avvicinandosi di soppiatto riuscì a scorgere i tatuaggi sulla pelle del pescatore: una serie di punti e linee di colore blu e nero, disegnate a motivi geometrici. Era uno della tribù del cavallo selvatico, un nemico. Era però anche solo un ragazzo, della stessa età di Samar, con i capelli biondi molto chiari, la pelle bianca e un bel sedere che invitava ad essere palpeggiato. Samar mise al sicuro le sue prede e si avvicinò di soppiatto al ragazzo dei cavalli, tenendo una freccia incoccata in caso di pericolo


-Hey, tu!- urlò il ragazzo dei lupi all’altro che si voltò stupito e spaventato al riconoscere i tatuaggi del clan del lupo –che cosa ci fai nel lago del mio clan?-


-Il lago non è dei lupi, appartiene a tutti!- ribatté l’altro, estraendo un pugnale. Samar rimase incantato per qualche secondo a fissare la striscia di cuoio del fodero che stringeva la coscia destra dell’altro ragazzo, molto vicino all’inguine. Era incredibilmente sensuale quella striscia di cuoio in quel punto, in aggiunta l’altro ragazzo portava solo uno striminzito perizoma, era davvero molto erotico –Hey! Hai perso la lingua per caso?- gli urlò il ragazzo dei cavalli mentre usciva dall’acqua per potersi muovere meglio. Samar si riscosse, allora, dalle sue fantasie erotiche e tese nuovamente l’arco mentre un’altra parte di lui, dentro ai pantaloni, si tendeva a sua volta


-Butta via il pugnale- gli intimò


-Scordatelo-


-Se non obbedisci giuro che questa freccia farà un bel buco nel tuo corpo- Samar non aveva troppa voglia di mettere in atto la sua minaccia, gli sarebbe dispiaciuto dover ferire un corpo così bello. L’altro ragazzo però rise della sua minaccia


-I cacciatori del clan del lupo sono degli arcieri schifosi, non mi fai paura!- Samar, irritato, tese l’arco e scoccò la freccia che colpì la stoffa del perizoma, facendolo cadere a terra


-Di sicuro siamo arcieri migliori dei cavalli- rise il ragazzo mentre incoccava un’altra freccia. L’altro si abbassò per riprendere il suo vestito ma Samar conficcò un’altra freccia in quello che ne rimaneva –No, no! Quello non te lo rimetti!- gli disse sorridendo


-Si può sapere che diavolo vuoi da me?- urlò esasperato


-Intanto butta via quel pugnale-


-No-


-Suvvia non voglio ucciderti! L’avrei già fatto da un pezzo se fosse stata quella la mia intenzione-


-Allora cosa vuoi da me?- si spazientì il ragazzo dei cavalli


-Approfondire un po’ la nostra conoscenza- gli rispose Samar sorridendo e abbassando l’arco –Come ti chiami?-


-Hemm… sono Foras- rispose perplesso il ragazzo, confuso dal cambio di atteggiamento dell’altro


-Il figlio del capo dei cavalli selvatici? Che coincidenza! Io sono Samar, ti ricordi di me?- gli disse mentre si avvicinava, toccandosi la piccola cicatrice sul labbro –Sono davvero contento di rincontrarti!- Foras lo guardò perplesso, abbassando il pugnale


-Sei felice?- ripeté mentre l’altro ragazzo gli era ormai di fronte, sempre sorridente e tranquillo –Tu devi essere matto-


-Solo un poco- rise –ma sono contento di averti rincontrato e vorrei davvero conoscerti più a fondo- gli disse mentre gli sfiorava il polso con la mano che non teneva l’arco


-E perché?- gli chiese a sua volta Foras, scostandosi imbarazzato


-Perché sei carino- gli rispose l’altro –e perché mi ecciti-


-Ti eccito?- ripeté stupito Foras


-Si e voglio fare sesso con te-


-Tu sei matto- ribatté Foras. Samar scosse la testa ridendo e scattò di colpo a bloccare i polsi dell’altro ragazzo che scivolò arretrando, trascinando con sé anche Samar, così che finirono entrambi in acqua


-Stai bene?- gli chiese Samar senza riuscire a smettere di ridere


-No, mi sono tagliato- gli rispose irritato mentre si stringeva la mano sanguinante


-Fa vedere- Samar prese la mano dell’altro ragazzo fra le sue e controllò il taglio –è profondo, riesci a muovere le dita?- Foras chiuse la mano e la riaprì gemendo –lavala nel fiume, poi te la curo- gli ordinò il ragazzo dei lupi mentre andava a recuperare dalla sua bisaccia delle bende e dell’unguento curativo. Spalmò la crema all’aloe sui bordi della ferita dopo aver tamponato il sangue e infine la fasciò con una benda


-Grazie- gli disse imbarazzato Foras quando l’altro ebbe finito


-Ai ringraziamenti preferisco qualcosa di più concreto- gli rispose Samar, ritornando a sorridere –tipo un bacio-


-Scordatelo! Se non fosse stato per te non mi sarei neppure tagliato!-


-Allora ringrazia la Dea che ci ha fatti incontrare: se non ti fossi ferito non avresti neppure ricevuto il bacio migliore della tua vita!-


-Pazzo esaltato- sbuffò Foras


-Scommettiamo che il mio sarà il miglior bacio che tu abbia mai ricevuto?- gli chiese sorridendo sicuro di sé


-Io non… - cercò di dire Foras ma l’altro lo baciò a tradimento, prendendogli il viso con una mano e stringendolo ai fianchi per non farlo allontanare. Lo baciò con poca gentilezza, cercando di insinuare a forza la lingua fra le sue labbra ma Foras non cedette e cercò di allontanarlo finché l’altro non gli accarezzò un punto fra la schiena e il collo, facendogli perdere per un attimo il controllo. Samar ne approfittò per insinuare, finalmente, la lingua fra le sue labbra che si erano leggermente dischiuse e lo spinse a terra, continuando a baciarlo e ad accarezzarlo sul collo, sui fianchi e sulle braccia. Foras tentò ancora di scostarsi quando l’altro ragazzo iniziò a masturbarlo ma Samar non si lasciò allontanare e scese a leccarlo sul petto. Ma prima di riuscire ad arrivare alla sua erezione Foras si contorse ed ebbe un orgasmo


-Sei veloce- lo prese in giro Samar mentre tornava a baciarlo sulle labbra. Foras lo assecondò incerto per un po’ prima di scostarsi e andare a ripulirsi nel fiume –Allora? È o non è stato il migliore bacio della tua vita?- gli chiese Samar sorridendo


-Fottiti- gli rispose irritato Foras mentre si rimetteva addosso quello che rimaneva del suo perizoma


-Ti va se ci rivediamo?- gli chiese Samar, come se l’altro non avesse parlato


-No, non mi va-


-Allora farò in modo di rincontrarti per caso fra qualche giorno, magari-


-Stammi alla larga-


-Foras- lo richiamò il ragazzo, prendendolo per mano –ti prego, rincontriamoci- lo supplicò per la prima volta serio e aggiunse –mi piaci davvero tanto- il ragazzo dei cavalli guardò le loro mani intrecciate e poi l’espressione mesta dell’altro


-Se proprio vuoi rivedermi vado a cercare speciali funghi per lo stregone del nostro clan domani, si trovano solo sul lato destro della montagna, vicino al fiume-


-Ci sarò- gli promise Samar, baciandogli la mano –ti giuro che ci sarò-


-Stupido- lo insultò di nuovo Foras, sorridendo appena.



            Seconda Era glaciale, Europa


Per giorni il clan del lupo non vide neppure uno dei loro animali protettori, né ne sentì gli ululati nella notte. Samar guardava la foresta ogni notte, nella speranza che il lupo bruno tornasse, che Foras tornasse. Intanto, però, i giorni divennero settimane. Il padre di Samar morì di vecchiaia in quei giorni e il ragazzo divenne il nuovo capoclan. Si dovette quindi battere con la tribù dell’orso e della volpe, riuscendo a vincere soltanto per fortuna e per la benevolenza della Dea. Samar sapeva che non poteva continuare così e decise, dopo varie discussioni e litigi con gli altri membri del suo clan, di stipulare un alleanza con il clan del cavallo selvatico, appianando ogni vecchia disputa e rancore con dei matrimoni fra le sue sorelle e i migliori cacciatori dei cavalli.


Il clan del lupo e quello del cavallo selvatico divennero presto un tutt’uno e fu più facile respingere gli attacchi dei nemici. Samar prese a comandare il nuovo clan con l’aiuto del capo dei cavalli, che si era dimostrato entusiasta e disponibile fin dal primo momento. Una sera però il vecchio volle parlare in privato con Samar. La cosa non era sembrata strana al giovane, spesso i sue si incontravano per parlare delle sorti del della tribù, ma quella volta fu differente


-Vorrei farti alcune domande- esordì il vecchio mentre offriva da bere al suo ospite


-Se posso rispondere, lo farò volentieri-


-Vorrei sapere di più sulla relazione che c’era fra te e mio figlio- gli disse l’uomo molto direttamente, Samar quasi non si strozzò per la sorpresa


-Io non… -


-Non mi mentire- gli intimò –mio figlio è disperso ormai da anni, temo che non lo rivedrò mai più, anzi, ne sono ormai certo! Quindi non temere di parlare, sapevo che andavate a caccia insieme e so che non vi legava solo amicizia… io voglio sapere solo la verità… -


-La verità?- ripeté Samar con un sospiro stanco –siete sicuro di volerla sapere?-


-Si- gli rispose il vecchio con determinazione


-La verità è che amavo Foras più di qualsiasi altra persona al mondo e mi manca terribilmente-


-Quand’è stata l’ultima volta che l’hai visto?-


-Dopo la nostra ultima battuta di caccia insieme- ammise Samar ormai deciso a non mentire a quel povero vecchio che cercava solo di sapere cosa fosse successo al suo unico figlio –la tempesta ci colse il terzo giorno nel bosco e così ci andammo a riparare in una caverna. La pioggia ha continuato a scendere per alcuni giorni e poi, quando finalmente si è placata, ci siamo dovuti separare. Avevamo cacciato solo un piccolo stambecco e ne avevamo dovuto mangiare una parte in quei giorni, così gli lasciai quello che ne restava. Il mio clan si aspettava che tornassi indietro con una grossa preda quindi andai a cacciare di nuovo, sarei potuto stare via anche per tutto il giorno e Foras doveva tornare a casa prima che la carne dello stambecco marcisse. Quindi ci siamo separati e abbiamo deciso di rincontrarci due giorni dopo. Quando ritornai al mio clan mi dissero che Foras non era rientrato e che lo stavano cercando dappertutto così sono tornato alla caverna dove ci eravamo rifugiati e ho seguito le sue impronte finché ho potuto ma non l’ho ritrovato: le impronte finivano in uno spiazzo di roccia e non sono più riuscito a ritrovare la pista… ho cercato per giorni e giorni nella speranza di trovare qualcosa, qualsiasi cosa… ma niente-


-C’era… hai trovato… sangue?- balbettò il vecchio


-No, né sangue né nient’altro- gli rispose Samar schivando il suo sguardo –L’ho cercato, lo giuro, ma non ho mai trovato sue tracce né nient’altro che gli appartenesse- sospirò e si passò una mano fra i capelli indeciso se dire quello che gli premeva far sapere all’altro. Alla fine decise di parlare –io e Foras ogni tanto pensavamo di fuggire insieme, di andarcene dai nostri clan e dai nostri obblighi per vivere insieme da qualche altra parte ma nessuno dei due voleva davvero andarsene dalla propria famiglia così abbiamo iniziato a sognare un unione fra i nostri clan e questo nostro sogno con il passare del tempo speravamo sempre di più che si avverasse… vorrei tanto che fosse qui per vedere come si è realizzato bene il nostro desiderio… - il vecchio capo dei cavalli annuì e se ne andò in silenzio per non mostrare le lacrime che avevano iniziato a scendere sulle sue guance.


 


La tormenta li aveva sorpresi nel bel mezzo della caccia. Samar e Foras erano stati fortunati a trovare quella piccola caverna dove ripararsi dalle intemperie ed erano entrambi contenti di non dover essere più costretti a separarsi. Finché quel diluvio fosse continuato non sarebbero dovuti ritornare a casa, dalle loro famiglie e ai loro obblighi. Potevano semplicemente stare insieme, baciarsi, fare l’amore e parlare, senza timore di essere scoperti o che qualcuno si insospettisse per la loro scomparsa. Quella pioggia era per loro una benedizione e mentre i lampi squarciavano il cielo i loro gemiti e le loro urla di piacere non potevano essere udite da nessuno.


Ma non poteva continuare a piovere per sempre e con il nuovo giorno arrivò anche la fine del loro sogno. Dovevano separarsi ancora


-Perché sei triste, amor mio?- gli chiese Samar stringendolo fra le sue braccia. Foras si lasciò andare contro il suo petto, sospirando triste


-Dobbiamo tornare ai nostri clan-


-Lo so- gli rispose dolcemente. Foras si morse le labbra, tormentato dal pensiero che quella mattina l’aveva assalito quando aveva visto che la tempesta era passata. Samar gli prese il viso e glielo alzò per poterlo baciare -Non tormentarti e dimmi cosa ti passa per la testa- lo esortò


-Mio padre sta progettando un matrimonio per me e una ragazza del mio clan- gli disse -mi volevano far sposare prima di partire per la caccia ma sono riuscito ad andarmene… però quando tornerò alla mia tribù dovrò sposarmi, anche se non voglio-


-Lo sapevamo entrambi che prima o poi sarebbe successo- gli disse tranquillamente Samar mentre lo baciava sul collo –abbiamo ormai compiuto 20 anni, se continuiamo a non avere moglie rischiamo di non riuscire a dare al clan degli eredi-


-Ma a me non interessa!- urlò Foras –io voglio stare solo con te!-


-Lo vorrei tanto anch’io ma pensa alle nostre famiglie, alla nostra gente, a tutte le persone a cui vogliamo bene: non possiamo permetterci che loro soffrano. Dobbiamo fare ciò che è giusto per loro- gli disse Samar seriamente per poi aggiungere –e poi non sperare che solo per il fatto che ti sposi ti lascerò in pace!- rise e lo attirò per un altro bacio –non ti lascerò per nessuna ragione al mondo: sarai per sempre mio-


-Non potrei desiderare niente di più romantico da parte tua- rise Foras. Samar si fece incredibilmente serio per un attimo –che c’è?- gli chiese l’altro ragazzo che non aveva capito a cosa fosse dovuto quel cambiamento. Poi Samar gli fece un giuramento di amore eterno che lo sorprese e lo fece piangere dalla felicità.


Non sarebbero mai potuti stare insieme alla luce del sole ma anche lontani sapevano entrambi che sarebbero stati uniti dal loro amore.



            Seconda Era glaciale, Europa


Samar si svegliò di soprassalto. I lupi ululavano nella foresta per la prima volta dopo mesi e il giovane, come tutto il resto del clan, uscì dalla tenda per cercare di vederli e sentirli meglio. Ululavano contenti, non erano minacciosi né in allarme, probabilmente avevano appena ucciso una preda e il clan del lupo esultò nel sentirli di nuovo dopo così tanto tempo.


Samar aspettò impaziente che arrivasse il mattino e si inoltrò nella foresta alla ricerca del branco. Lo ritrovò nella stessa zona di sempre, impegnati a spartirsi quello che rimaneva della preda della notte precedente e ad accudire dei nuovi cuccioli. Non c’era però nessuna traccia del lupo bruno. Samar rimase tutto il giorno ad osservare il branco da sopra un albero e tornò il giorno successivo, quello dopo e quello dopo ancora con una speranza nel cuore che andava via via sparendo.


Alla fine, quando il suo clan iniziò a lamentarsi delle sue continue sparizioni, decise di smettere di andare nel bosco. Foras non sarebbe tornato. L’aveva perso per la seconda e ultima volta.


 


Ogni volta che dovevano separarsi era difficile perché nessuno dei due era sicuro di quando si sarebbero potuti rincontrare e se magari quella sarebbe stata l’ultima volta. Ma Samar gli aveva giurato amore eterno e Foras, anche se a malincuore, sapeva che era giusto pensare prima alla tribù. Così, con il cuore gonfio di amore ma lo spirito appesantito dalla consapevolezza che nulla sarebbe più stato uguale dopo il suo matrimonio, si rimise sulla strada di casa. Ma il destino gli giocò uno strano e brutto scherzo facendogli incontrare una persona: una ragazza dai capelli ricci e scuri, minuta e vestita in maniera alquanto bizzarra. Se ne stava in piedi con le mani intrecciate all’altezza del ventre


-Sei tu Foras?- gli chiese la ragazza


-Si, sono io ma tu chi sei?-


-Non ha importanza chi sono io- gli rispose la ragazza sorridendo in una maniera un po’ strana, scoprendo troppo i denti- l’unica cosa che importa- proseguì –è che tu sappia che questo, tutto questo, è accaduto perché mi hai rubato l’amore dell’uomo che io ho sempre desiderato- Foras non capì cosa intendesse la ragazza e cercò di chiedere spiegazioni ma lei iniziò a cantilenare delle strane frasi e il ragazzo si accasciò per colpa del dolore. La pelle iniziò a prudergli al punto da far male, aveva caldo e freddo allo stesso tempo e sapeva che stava per perdere i sensi. Tutt’a un tratto però, non sentì più nulla. Il dolore, come era arrivato, scomparì. Si era accasciato a terra ed era stremato. La ragazza gli si avvicinò e gli parlò con un sorriso stampato sulle labbra


-Questa maledizione non può essere sconfitta da nulla, sai? Solo quando morirai potrai tornare alla tua forma umana ma intanto Samar si sarà dimenticato di te e sarà per sempre mio… non potrai più ostacolare il nostro amore, mai più!- qualche ora dopo Foras riuscì finalmente a rimettersi e si andò a specchiare in una pozza d’acqua. Ciò che vide non fu il suo volto ma il muso di un lupo dalla pelliccia bruna.



            Seconda Era glaciale, Europa


Samar era riuscito per lunghi anni a mantenere il suo clan al sicuro e a farlo prosperare, ma oramai era diventato vecchio e stanco senza aver messo al mondo un successore aveva però insegnato ai figli più gradi delle sue sorelle tutto ciò che conosceva e che aveva imparato nel tempo, così che alla fine decise chi di loro era più meritevole di guidare il clan dopo la sua morte. Tormen era il figlio di una delle sue tante sorelle e Samar rivedeva in lui qualcosa di sé stesso da giovane ecco perché l’aveva scelto. Nessuno nel clan si era opposto, c’erano state un paio di discussioni di poca importanza ma tutti avevano quasi subito accettato Tormen.


Samar giudò la sua tribù finché le sue gambe lo ressero ma quando queste iniziarono a cedere capì che si stava avvicinando la sua ora. Se un lupo non poteva più correre né camminare da solo allora la morte si sarebbe avventata su di lui in poco tempo. Samar lo sapeva ed era quasi sollevato che finalmente la sua ora fosse giunta. Steso sul suo letto, dal quale ormai da alcuni giorni non riusciva più ad alzarsi, pregò intensamente la Madre di tutte le cose perché gli permettesse di vedere Foras un ultima volta in quella vita e, incredibilmente, fu esaudito. Il lupo bruno entrò nella sua tenda silenzioso come un ombra e si stese al suo fianco come aveva fatto tanti anni prima. Anche l’animale era invecchiato: il suo pelo non era più bello come un tempo, il colore si era spento e screziato di grigio in più punti, non era più lo stesso animale snello e agile di un tempo ma un vecchio lupo spelacchiato e denutrito. Eppure Samar sorrise felice di rivederlo


-Sei andato via per così tanto tempo- gli disse dolcemente, accarezzandogli la collottola –mi sei mancato così tanto Foras- il lupo guaì mentre allungava il muso a leccargli via dal viso le lacrime –sei venuto a prendermi vero? È la mia ora?- il lupo guaì di nuovo –non rattristirti, amor mio, io sono contento! Finalmente staremo ancora insieme- il lupo però guaì di nuovo, per nulla convinto, e Samar gli ripetè quel giuramento che si erano scambiati l’ultima volta che erano stati insieme come due esseri umani –Io giuro sul mio onore, sul mio clan, sulla madre Terra e sul padre Cielo, sulle stelle, sulla luna e sul sole. Io giuro a te Foras che ti amerò in questo tempo e in questa vita. Giuro che continuerò ad amarti finché il respiro non abbandonerà il mio corpo. Giuro che ti amerò anche oltre, in ogni mia vita futura, fino a che le nostre anime non si consumeranno nello scorrere del tempo. Io ti appartengo e tu mi appartieni. Giuro che sarà così per sempre-


 


Foras aveva ucciso un essere umano ma non si sentiva per nulla in colpa. Quella ragazza gli aveva rovinato la vita, l’aveva trasformato in un animale, allontanato dalla sua famiglia e dai suoi cari e soprattutto lo aveva separato per sempre da Samar. Spesso si nascondeva fra i cespugli e dietro gli alberi a spiare la vita nel suo clan che scorreva anche senza di lui. Alle volte vedeva suo padre che si trascinava, triste e stanco, fra le vie del villaggio, sorridendo falsamente e guardando con infinita malinconia ogni cosa. Foras avrebbe tanto voluto andare da lui e dirgli che era ancora vivo, di non piangere, ma non aveva più una voce e l’unica cosa che poteva fare ormai era solo ululare il suo dolore.


Poi un giorno che non aveva nulla di speciale un vecchio amico del suo clan gli piombò addosso, inseguito dai cacciatori della tribù del lupo. Lo avrebbe tanto voluto aiutare e così costringe i cacciatori a lasciarlo libero. Per loro i lupi erano divinità e il loro volere era più forte di qualsiasi legge. Era felice di aver potuto aiutare un amico da morte certa. Non era però ancora pronto a rivedere Samar. Quando, dopo aver ucciso la preda, se lo ritrovò davanti ebbe paura, paura di perderlo ancora, di spaventarlo e di non rivederlo mai più. Sarebbero bastate poche falcate per raggiungerlo per stare di nuovo al suo fianco… invece scappò via. Samar però non era mai stato tipo da lasciare perdere e l’aveva ritrovato. Se ne era stato appollaiato per un intero giorno su un albero a fissarlo. Foras voleva fare finta di non averlo notato, fingeva che semplicemente non esistesse, ma Samar era su quell’albero, vicino a lui, e il cuore di Foras si riempiva sempre più di tristezza così che non riuscì ad impedirsi di raggiungerlo. Voleva sentire ancora una volta le sue carezze, la sua voce, il suo calore.


Cominciò a seguirlo durante le sue battute di caccia. Era così felice di potergli stare accanto ancora una volta ma non poteva durare per sempre.


Samar aveva capito. Aveva capito che Foras si era trasformato in un lupo, anche se non il perché. Gli disse che lo amava, che gli mancava e pianse. Foras si sentì un egoista: lo stava facendo soffrire continuando a rimanergli accanto in quella maniera, gli impediva di rifarsi una vita, di amare di nuovo. Lui non sarebbe mai più potuto tornare umano ma non doveva costringere Samar a vivere il suo stesso dolore quindi se ne andò quella notte. Il suo branco lo seguì per qualche tempo, preoccupato dalle sue condizioni, ma poi capirono che non sarebbe guarito dal suo dolore e lo lasciarono. Foras da allora visse in solitudine, tornando solo qualche volta per sapere come stesse il suo clan e quello del lupo, che orami erano diventati una cosa sola. Non tentò di rivedere Samar, aveva paura che solo scorgerlo da lontano, magari felice e con una famiglia attorno, l’avrebbe ucciso di dolore.


Il tempo però passava anche per il suo corpo di lupo, Foras divenne vecchio e decise che i suoi ultimi giorni li avrebbe passati insieme all’unica persona che avesse mai amato.



            Seconda Era glaciale, Europa


Samar fu trovato morto nel suo letto con affianco un lupo, anche lui morente, che guaiva come se stesse piangendo la morte del capo clan. Samar fu seppellito quella sera stessa in una grotta a poca distanza dal villaggio e il lupo, che non l’aveva mai abbandonato, rimase al suo fianco a vegliarlo. I membri del clan gli portarono cibo e acqua ma l’animale non li accettò.


Ci vollero solo pochi giorni perché anche l’animale morisse e lo sciamano suggerì di seppellirlo affianco al vecchio capo tribù e tutti nel clan furono d’accordo con lui. Lo sciamano praticò due tagli a croce fra le scapole del lupo, in modo che l’anima potesse uscire dal corpo e avesse la possibilità di reincarnarsi. Rimase però senza parole quando, dopo aver tagliato la pelle, vide che la pelliccia non era attaccata ai muscoli e alla carne dell’animale. Lo sciamano, sempre più confuso, decise quindi di continuare il taglio fino a metà della schiena per capire come fosse possibile ma rimase ancor più sorpreso quando constatò che la pelliccia non era attaccata a un corpo di lupo ma avvolgeva un corpo umano: un vecchio coi i capelli bianchi, la pelle di un bianco cadaverico e il viso rugoso. Nessuno lo riconobbe subito ma poi, studiando i tatuaggi sul suo corpo, lo identificarono come Foras.


Tormen, il nuovo capo della tribù e nipote di Samar, chiese allo sciamano come fosse possibile che da un lupo vero fosse uscito il corpo di un uomo scomparso anni prima


-Una maledizione: qualcuno doveva volere molto male a questa persona per fare una cosa del genere-


-Pensate che sia ancora una buona idea seppellirlo con lo zio?- chiese il ragazzo


-Si, ora più che mai- gli rispose lo stregone –se, anche dopo una maledizione che ne ha cambiato così profondamente la natura, quest’uomo è rimasto comunque accanto a vostro zio allora dovevano essere legati in una maniera che sfugge alla mia comprensione. Almeno nella morte penso sia bene che restino assieme-


-E così sia allora- disse Tormen mentre aiutava lo sciamano a posizionare il corpo affianco a quello di suo zio per poi coprirlo con la pelle di lupo –riposate entrambi in pace-


 


            Giorni nostri, Europa


Riesaminai per l’ultima volta i documenti che il professore mi aveva lasciato da controllare prima di riporli. Cristiano stava ancora dormendo: steso completamente nudo a pancia in giù sul materasso era una vera gioia per gli occhi. Andai accanto a lui sul letto e accarezzai quella schiena muscolosa e i suoi capelli neri e corti, senza però svegliarlo. Mi ricordai solo allora che il giorno precedente ero andato a sviluppare le foto ma che non le ero ancora riuscito a guardare perché l’eccitante ammasso di muscoli al mio fianco mi aveva trascinato a letto, senza possibilità di replica. Decisi quindi di visionarle mentre ancora stava dormendo ma la pace non durò molto


-‘Giorno, che combini?- mi chiese sbadigliando, glielo mostrai e lui sbuffò –lavoro, lavoro, lavoro!-


-Ieri sera non me le hai lasciate guardare-


-Non mi pareva ti dispiacesse così tanto- rise  baciandomi su una spalla


-No, infatti, però devo lavorare lo stesso-


-Ti capita mai di fantasticare sulla storia dei reperti che trovi?- mi chiese, deciso a non lasciarmi lavorare in pace


-Ogni tanto- ammisi –ma non dirlo al professor Austin, lui è fissato con la scienza, le prove, i fatti… -


-Che noia- borbottò facendomi ridere –e la storia di queste ossa? Qual è la storia di questi due scheletri?-


-Non saprei- ammisi


-Dai su! Raccontami la storia perduta di questi due-


-Bhè sappiamo che sono morti pressoché insieme e avevano pochi anni di differenza e sono morti di vecchia, non di morte violenta come succedeva spesso a quell’epoca-


-Si, ma perché sono stati messi insieme?-


-Uno era sicuramente una persona molto importante: porta molti gioielli addosso, mentre l’altro non sembra così importante. Però doveva essere qualcuno di molto legato al primo scheletro o che aveva su di lui una certa influenza… magari erano il capo tribù e il suo luogotenente-


-Per me non è così- ribatté Cristiano –se io mi fossi dovuto sorbire il mio capo per tutta la vita non me lo sarei di certo voluto trovare accanto anche da morto! E di sicuro non gli avrei tenuto la mano in quella maniera-


-Pensi fossero sposati, allora?-


-Perché no?- mi chiese sorridendo lui. Non volevo dirgli che l’omosessualità non è mai stata accettata facilmente nelle culture antiche e che era praticamente improbabile che quei due scheletri fossero amanti così mi limitai a prenderlo in giro


-Sei un inguaribile romantico-


-Lo ammetto: il mio segreto è stato svelato!- rise e aggiunse –però devi ammettere che la mia idea è interessante: un amore che non si è potuto realizzare nella vita ma che si compie nella morte!-


-Alla Romeo e Giulietta?-


-Alla Romeo e Romeo- mi corresse – e poi dopo la morte le loro anime si sono reincarnate e hanno dato vita alle storie d’amore più belle della storia!-


-Oppure i due scheletri si sono reincarnati in un allegra coppietta di teen ager che non hanno fatto altro che scopare-


-Una conclusione romantica per una storia triste, non è perfetto?- ribatté Cristiano cercando di restare serio


-Ma taci scemo!- risi e lo baciai.

 
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