Turn Me On, rossarancio (probabilmente...)

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view post Posted on 25/4/2012, 19:26
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Nick autore: kymyit
Titolo storia: Turn me on
Titolo capitolo: 1
Genere: romantico, fantascienza, un po' angst
Avvertimenti: ehm... quasi incest e qualche tentacolo...
Breve introduzione: Il principe Valaista si reca sul pianeta M048 per raggiungere un accordo commerciale col sovrano locale, V00r-vader. Questi si mostra fin troppo affabile in sua presenza e le ombre di un misterioso e dimenticato passato si riaffacciano sulla vita del principe. Perché poi il re si mostra a lui col viso di Kuu?
No, meglio, chi era Kuu?
E quando Valaista tarda a far ritorno, Arija, il suo compagno di squadra, decide di raggiungere M048, ma cosa troverà al suo arrivo?
Eventuali note: Questa l'avevo iniziata a scrivere per il contest "La fantasia delle coppie". La coppia scelta era alieno/robot-cyborg-quello che è-non ve lo dico. Purtroppo l'ispirazione mi ha mollata. Ora avevo voglia di pubblicare qualcosa di nuovo e ho deciso di farlo. Non ho finito la storia, ma mi mancano due capitoli circa. Quelli successivi a questo sono più lunghi, in realtà doveva essere una one shot, ma poi la cosa era troppo affrettata e l'ho divisa in capitoletti. Per ora pronti ne ho tre, quindi ho tempo per il finale che è più o meno chiaro nella mia mente.
Per quanto riguarda i nomi, mi sono aiutata con google traduttore. Volevo dare dei nomi alieni, ma siccome non sono particolarmente brava ad inventarli ho scelto di metterli in lingua straniera. Voi fate solo finta che siano alieni. I nomi delle cose sono storpiature di altre parole o le prime cose che mi sono venute in mente, insomma, mi sono sbizzarrita XD




.1.




Il fischio acuto del computer di bordo lo ridestò bruscamente dal sonno, annunciando il raggiungimento della destinazione prestabilita. Fasci di luce artificiale creavano curiosi giochi luminosi sulla calotta di vetro e nell’interno imbottito della navicella. Come pianeta era relativamente interessante con tutta quella tecnologia, perciò era solo una questione di tempo che R’al ci mettesse gli occhi sopra. Infilò la tuta pressurizzata e il casco, poiché i dati in suo possesso parlavano di un pianeta inabitabile a causa della totale assenza di atmosfera, e pigiò il tasto per l’apertura del portello. Questo si aprì silenziosamente su un pianeta fatto di ronzii e stridori metallici ovattati dal casco isolante, non comparve nessuno ad accoglierlo, nessuno di vivo almeno. Rimase in attesa per minuti che potevano sembrare ore in un mondo inospitale come quello, prima di scorgere, finalmente, qualcuno – o forse sarebbe meglio dire “qualcosa” – avvicinarsi.
Quando l’oggetto non ben identificato fu a pochi passi da lui, l’ospite riconobbe uno di quei volgarmente detti “bidoni spaziali”. Utili, industriosi ma obsoleti e più consoni a svolgere mansioni di pulizia che operazioni tecniche minuziose.
Il piccolo droide, che gli arrivava appena a metà coscia, agitò le braccia metalliche verso di lui e roteò la calotta mobile brulicante di tante piccole luci colorate.
<< Sua Eccellenza V00r-vader m’invia a porgerle il benvenuto su M048, principe Valaista. >>
Senza controbattere, seguì il bidone spaziale lungo la via principale che dall’astroporto attraversava un cantiere pullulante di tanti, tantissimi, operai robotici e conduceva a una torre centrale il cui apice possedeva le bizzarre fattezze di un volto.
Rimase molto colpito, quasi intimorito, dall’imponente struttura ma, d’altro canto, era affascinato da tutta quella tecnologia, benché non avesse ancora visto nulla di effettivamente strabiliante. Un pianeta così piaceva sicuramente non solo a R’al, ma anche ad Arija. Si appuntò mentalmente di portargli un souvenir, poi fece un doppio appunto, ricordando quanto infantile poteva essere Feyaj quando ci si metteva, e decise di prendere un pensierino anche per lui.
Una volta all’interno della torre, la pressione fu regolata e poté liberarsi del casco, ma non sfilò la tuta violacea che era sottile e non intralciava i movimenti. Man mano che si addentrava fra le mura metalliche del complesso regale, studiò con estrema attenzione ogni droide nei paraggi, giusto per farsi un’idea di cosa portar via. Sperava in un dono per suggellare l’accordo, perché nel peggiore dei casi, doveva mettere mano al portafoglio e non era conosciuto per essere uno scialacquatore generoso, lui. A un certo punto, fu invitato a sostare per un body scannering e la cosa gli fece storcere il naso, ma non protestò. Rimase immobile mentre due sottili antenne gli roteavano intorno irradiandolo di una fastidiosa luce rossastra. Il droide di poc’anzi gli si avvicinò nuovamente, reggendo fra gli arti meccanici una cassetta metallica.
<< La prego di riporre qui le armi, altezza. >>
-Mi dispiace.- protestò Valaista, incrociando le braccia al petto -Ma restare disarmato su un pianeta straniero, non rientra nelle mie priorità.-
<< Mi rincresce signore, ma è una questione sicurezza. >>
Era senz’altro una pessima idea cedere le armi, però un ulteriore rifiuto avrebbe potuto causare un incidente diplomatico, per cui mise la pistola e due pugnali che portava legati ai fianchi nella cassetta che fu accuratamente sigillata e portata via dal piccolo bidone spaziale. Non si sentiva tranquillo ma, dopotutto, le armi non erano la sua unica difesa, altrimenti non sarebbe stato vivo da molto tempo. A malincuore seguì quello che ormai aveva etichettato come bidone cosmico. Quando, finalmente, fu fatto accomodare in una sala da pranzo, rimase piacevolmente stupito da come questa rispecchiasse i suoi bizzarri gusti estetici. Fece per domandare al droide quando avrebbe potuto incontrare questo V00r-vader, ma quello si era dileguato nel nulla. Valaista si appoggiò allo schienale in nabeo, il legno scuro del pianeta Valturne, e rimase ad osservare accuratamente la stanza che poteva definirsi la sala da pranzo dei suoi sogni, se solo avesse avuto delle ampie vetrate o, perlomeno, delle finestre. Elegante ma eccentrica per gli stravaganti accostamenti di colori e materiali, sulla tavola spiccava una fruttiera carica di dolciumi, proprio quelli che amava alla follia, e a stento si trattenne dal gustarne anche solo uno. Distolse lo sguardo per non cadere in tentazione, ma tutto quello zucchero incartato, tutti quei colori sprizzanti dolcezza e quell’odore seducente lo fecero ben presto capitolare. Tese la mano per afferrare un invitante lecca lecca di Gourmland – un nome, una garanzia! – quando la porta della sala si aprì con un lieve ronzio meccanico.
Il bidone maggiordomo spaziale si fece avanti e annunciò << Sua Eccellenza V00r-vader! >>
Valaista lasciò a malincuore il dolce e si alzò in piedi per ricevere rispettosamente quello che poteva considerarsi il sovrano del pianeta.
-Mi scuso per la lunga attesa.- disse questo, mostrandosi finalmente ai suoi occhi. Valaista trattenne il respiro, molto colpito dal suo aspetto, non perché questo fosse prestante, quanto perché si sarebbe aspettato di vedere arrivare un cyborg, un droide, un robot o, nel peggiore dei casi, anche un automa, ma non un suo simile, o un qualunque cosa che sembrava appartenesse alla sua razza. Vader gli sfilò accanto in un fruscio leggero di vesti nere e sottili capelli opalini e si accomodò nella sedia alla sua destra.
-Spero di non averla infastidita con la mia immensa scortesia.- disse con voce calma, socchiudendo gli occhi violacei, così simili ai suoi.
-Non c’è problema.- disse, obbligandosi a mantenere un certo contegno e reprimendo la curiosità che insorgeva spontanea. -Suppongo abbia ricevuto il messaggio di Sua Eccellenza R’al.-
Vader annuì, silenziosamente.
-Dunque?-
-Credo che intrattenere un rapporto commerciale con R’al sia un ottimo sistema di promuovere l’economia di M048 anche nel quadrante occidentale di Andromeda, ma ci sarebbero alcuni punti che mi premerebbe approfondire. Voleva il lecca lecca?-
Il tono era lo stesso con cui avrebbe potuto domandargli se conosceva l’ultima legge della costituzione intergalattica.
-Ehm…- titubante e imbarazzato allungò la mano verso il dolce che quello gli porgeva.
Che ci poteva fare se era dannatamente goloso?
-Poiché di un’alleanza si tratta…- iniziò -Suppongo che dividere guadagni e spese del 50% su ogni merce sia la cosa migliore da fare.-
-Concordo con lei.- mentì, imponendosi di mangiare il dolciume solo al termine della riunione. Se fosse riuscito a strappargli qualche percentuale di vantaggio, sarebbe stato molto meglio, ma poiché non l’aveva inquadrato come “persona”, non poteva permettersi di tirare troppo la corda. La discussione proseguì per diverse ore, i punti di riflessione divennero più di “alcuni” e Valaista iniziava a perdere la concentrazione.
-Si sente bene?- gli domandò premurosamente l’altro posandogli la mano sulla spalla quando lo vide stringersi il setto nasale fra pollice e indice.
-Io… credo di essere esausto per il viaggio.- rispose imbarazzato.
-Perché non riposa? Potremmo rifinire il contratto domani e ripartirà con tutta calma.- propose quello.
In principio Valaista non voleva accettare, ma alla fine, esausto per il lungo viaggio, cedette a quell’offerta invitante.



§



Edited by kymyit - 25/4/2012, 23:45
 
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Aborted_666
view post Posted on 29/4/2012, 15:21




Yay, un po' in ritardo, ma l'ho letta (mi incuriosiva già da un po', ma non ho avuto molto tempo per leggere).
Mi piace, mi piace un sacco. Lo stile è davvero bello: scorre bene, senza rinunciare a qualche decorazione linguistica qua e là. E' lineare, ma non essenziale, il che mi garba assai. I personaggi sono ancora acerbi, non posso dare un giudizio oggettivo; posso solo dire che la parte del lecca-lecca mi ha fatta sorridere di gusto! x°D
Fra l'altro la scena in cui descrivi la sala da pranzo mi ha ricordato un po' il conte di Montecristo (quando Franz viene invitato nella grotta sull'isola di Montecristo ed incontra il conte), non chiedermi perché. In ogni caso è un enorme punto di vantaggio, dannazione! xD
Amo questo tipo di racconti, un misto tra fantascienza, slash, cyber e boh. Mi fanno un sacco gola, devo dire. E' un modo per cambiare un po', invece che trovarsi a leggere sempre le solite storie piatte e stereotipate.
Sono curiosissima di leggere il seguito, dear. u.u
 
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view post Posted on 29/4/2012, 17:05
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Sono contenta ti sia piaciuto come primo capitolo, ora cerco di continuare prima di postare il secondo, perciò pardon se alla fine qui non c'è poi così tanto... il lecca-lecca rende Valaista così poco serio, però lui è così, era doveroso che glielo offrisse, sono felice che non hai schifato quel pezzo, mi sembrava troppo scemo XD
E riguardo alla scena del caro signor Montecristo, beh, in effetti... mi pare avevo già letto quella parte prima di scriverlo, quindi in qualche modo mi ha influenzato XD
Spero ti piaciano anche i prossimi capitoli, visto che è la prima esperienza e potrei scrivere boiate a vagoni XD
 
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Aborted_666
view post Posted on 29/4/2012, 18:28




Ma sì, non importa se scrivi boiate, dai! Almeno sperimenti un genere nuovo, è una cosa divertente e utile. U.U
 
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view post Posted on 12/5/2012, 23:59
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.2.




La stanza che gli fu offerta, rientrava anch’essa nel suo standard di camera ideale: era piccola, accogliente e, soprattutto, colorata. Cuscini di ogni tinta e forma erano accuratamente disposti sulle lenzuola morbide e vi era anche una credenza stracolma di dolciumi, che sembrava messa lì solo per tentarlo. Si buttò a sedere sul letto con le mani fra i capelli viola a riflettere sul perché e sul per come quel luogo freddo e inospitale per qualsiasi creatura di sangue caldo potesse essere, invece, così accogliente per lui. Non erano solo manie di protagonismo, purtroppo. La sala da pranzo e quella da letto erano chiaramente di suo gusto, ma il resto dei locali visitati no, come se avessero in qualche modo estrapolato informazioni dal suo cervello per compiacerlo e arredato il tutto all’ultimo momento.
Ma era solo quello lo scopo?
Non si fidava molto delle moine, specie se c’era di mezzo denaro e potere. Non per questo aveva giurato, collassasse il cosmo, di non mettere più piede sul pianeta Lea’tha, dov’era quasi stato venduto come schiavo grazie ad uno stupido errore diplomatico di quella testa quadra di Feyaj. Sospirò pesantemente, iniziava a vedere doppio per la stanchezza, ma non voleva addormentarsi, non lo faceva mai in situazioni simili. Di solito risaliva sulla navicella a costo di ritrovarsi tutti i nervi accavallati al mattino seguente, ma quel giorno era talmente esausto da non poter ricordare quanto distante avesse lasciato il suo fidato mezzo.
“Non devo dormire. Non devo dormire. Non devo dormire.”
Le parole riecheggiavano nella sua mentre come un mantra soffuso e sortirono l’effetto contrario. In breve tempo precipitò in una spirale discendente di torpore e oblio, fino a perdere percezione del tempo e dello spazio intorno a se. Quando aprì piano le palpebre oppresse dal sonno, si scoprì immerso nella penombra. Non avrebbe saputo dire quanto aveva dormito. Potevano essere pochi secondi, come potevano essere trascorse diverse ore. Confuso ruotò lo sguardo, ponendosi infinite domande, ma, in particolare, si chiedeva com’era potuto succedere di addormentarsi così in territorio “nemico”. Fu un leggero strusciare contro la pelle del polpaccio a metterlo in allarme. Si rizzò a sedere sollevando il lenzuolo con uno scatto aggressivo, ma non trovò nulla di sospetto. La sua mente allarmata però si soffermò su due particolari.
“Un momento!” pensò, infatti “Come ci sono finito dentro il letto?!” e, non meno importante “Perché sono nudo?!”
La tuta protettiva era abbandonata su una sedia, accanto al casco. L’esterno era animato dalle luci e dai rumori di una città che non dormiva mai e che, paradossalmente, era più viva di tante altre. Si alzò lentamente dal letto, guardingo, ma non vide null’altro se non la propria ombra stagliarsi sul muro metallico, semplicemente inquietante nella sua innocuità.

Se la notte trascorsa a rigirarsi invano fra le coperte in cerca di conforto all’inquietudine che lo attanagliava fu sfiancante e insonne, il giorno seguente fu un totale disastro ancor più logorante per i suoi nervi. E dire che veniva da tutti considerato un bonaccione con la soglia dell’incazzatura molto alta.
-Come sarebbe a dire che dovete fare dei lavori?!- sbottò rivolto alla pattumiera spaziale, che aveva appena scoperto si chiamasse Hug00.
<< Mi dispiace signore. >> si giustificò il droide << Purtroppo si tratta di una commissione urgente, se dovesse partire adesso, gli impulsi elettromagnetici del cantiere danneggerebbero la sua navicella. >>
-E non potevate aspettare che partissi?!- esclamò indispettito.
-Che succede?-
Vader si fece avanti per accertarsi che non vi fossero problemi e quando Hug00 gli spiegò la situazione, annuì semplicemente e si rivolse a Valaista.
-Voglia perdonarmi per lo spiacevole l’inconveniente, ma purtroppo si tratta di un affare della massima urgenza. Dato che però il nostro è già concluso, perché non si gode un po’ di meritato riposo prima della partenza?-
Non era una cattiva idea, di per sé.
Era pessima!
-Avrei delle faccende da sbrigare, non posso trattenermi a lungo.- protestò.
-Domani interromperò il corso dei lavori per una revisione, perché non si gode il soggiorno, principe?- il tono fermo non ammetteva repliche e, per la terza volta, Valaista fu costretto a capitolare. Si sforzò di vedere la situazione da un punto di vista positivo. Era libero dal lavoro e in un pianeta straniero, poteva definirsi in vacanza? Rassegnato, decise innanzitutto di contattare R’al per comunicargli le ragioni del ritardo e riferire che l’accordo era stato comunque siglato. Compose il numero sul suo video trasmettitore costatando con gran sollievo che nonostante le interferenze metalliche funzionava ancora.
-Arija?- domandò quando nello schermo dello strumento tascabile comparve l’immagine di Mr. Bacon. -Arija?- chiamò ancora con insistenza finché non udì, finalmente, il frastuono metallico di qualcosa che crollava. Pochi secondi dopo, la zazzera cobalto di Arija riemerse da dietro il tavolo di lavoro.
-Mr. Bacon, sei una pessima segretaria…- affermò grattandosi la testa con la pistola laser.
-E tu un pessimo ingegnere, se ti parte quell’affare ti ritrovi il cervello arrosto.-
-Ehm…- l’altro fissò truce l’arma –No… questa è a bassa portanza, mi serve per saldare… ma tu, piuttosto.- Arija si buttò a sedere sulla sedia girevole e maneggiò con le chele meccaniche di Mr. Bacon.
-Alloooora…- disse -Tutto bene?-
-Aha.- rispose -Potresti dire tu a R’al che è tutto sistemato?-
-Sì, nessun problema. Sei già partito? Aspettavamo la tua chiamata ieri notte.-
Avrebbe potuto mentirgli, dirgli che si era trovato coinvolto in una tempesta magnetica che aveva sabotato le comunicazioni, ma non vi era una ragione valida oltre la vergogna di essere crollato come un sacco di patate fra le braccia del padrone di casa. Poi c’era il fatto di essersi svegliato nudo che l’aveva lasciato molto turbato, per non parlare di quanto aveva sognato quella notte. Gli era tornato in mente solo in quel momento e non era neppure un sogno definito. Rammentava solo una sensazione lontana d’angoscia e malinconia. Al solo pensiero gli si strinse lo stomaco. Decise di vuotare il sacco subito. Come previsto, Arija sgranò gli occhi e si concesse una risatina maliziosa.
-Smettila!- sbottò Valaista -O quando torno Mr. Bacon fa la fine di Mrs. Egg!-
Arija smise immediatamente di ridere e abbracciò il suo dinosauro meccanico. O meglio, la caricatura di un dinosauro meccanico con le chele che per qualche oscuro motivo si chiamava Mr. Bacon.
-Non oserai!-
-Oh, sì che lo farò se non la pianti!- era in imbarazzo, però faceva sempre piacere parlare con Arija, andavano molto d’accordo fin da quando si erano incontrati. Era come se si conoscessero da sempre, a dire il vero, riprova di quanto solida fosse la loro unione.
-Quando ripartirai, friggitore di ovetti innocenti?-
-Credo che ripartirò domani se tutto va bene.-
-Ricordati di portarmi un regalino!- esclamò quello -E uno anche a Mr.Bacon!-
-Ehe…- fu il commento di Valaista, unito a una risatina isterica -Ok, se riesco, vi porto qualcosa, ma tu ricordati di fare rapporto. Oh, evita di dire dei dolci e che sono crollato dal sonno, grazie.-
-Come sei malfidente…- fu il commento di Arija prima dei convenevoli finali. Quando chiuse la chiamata, Valaista si sentì più sollevato e si rassegnò serenamente all’idea di restare inchiodato su quel pianeta. Quella mattina si dedicò alla ricerca dei souvenir per Arija e Feyaj e Hug00 gli mostrò il magazzino con le merci non ancora ordinate, invitandolo a scegliere ciò che più l’aggradava. Scorse il listino prezzi, trovandoli per certi versi convenienti.
-Chissà che Feyaj non impari qualcosa con questo…- ghignò divertito nello studiare le varie funzioni ludiche e didattiche di un bio-pallone interattivo. Per Arija trovò una serie di strumenti miniaturizzati per il suo laboratorio in grado di facilitare le operazioni minuziose sui nano circuiti. C’era davvero da perderci la testa. Dato che era lì, infine, pensò di prendere un pensierino anche a Freyja e Ijs e così, fortunatamente, riuscì a trascorrere la mattinata senza grosse preoccupazioni.

A dispetto della relativa tranquillità del pomeriggio, La cena, sotto certi aspetti, fu un disastro. Vader si era accomodato con grazia al suo fianco e l’aveva fissato per tutto il tempo del desinare. Si trattenne bene dal ridire qualcosa al riguardo, perché era pur sempre un ospite, ma c’era qualcosa in quello sguardo, che gli impediva di distogliere gli occhi dai suoi. Vader lo scrutava tracimante di curiosità genuina e non poteva volergliene di questo. Anche lui si era soffermato sulle sue forme artificiali, con molta circospezione ovviamente, per indagare sui suoi tratti somatici che, a ogni occhiata, si rivelavano sempre più familiari, quasi nostalgici. I suoi capelli erano argento pallido, in fibra sintetica, molto sottili, così sottili da apparire quasi reali. Non avvertiva cigolii meccanici a ogni suo movimento, ma anche la sua pelle, non era organica, anche se a occhi inesperti poteva sembrare tale. Quando poi fece servire il dessert e gli mise sotto il naso della gelatina gialla al Limango, Valaista rovesciò per l’emozione improvvisa (dolci maledetti!) un bicchiere che si frantumò a terra in tanti piccoli pezzi.
-Oh, mi dispiace!- esclamò e si mise a raccattare le schegge, imbarazzato per la misera figura appena fatta.
-Non si preoccupi.- lo rassicurò quello inchinandosi davanti e dandogli una leggera pacca sulla spalla. -Può capitare. Hug00!- chiamò, battendo le mani e fu in quel momento che Valaista si accorse di un frammento di vetro conficcato nella pelle. Niente sangue, eppure era risaputo che gli ultimi modelli di cyborg e androidi erano dotati di un moderno sistema cardiocircolatorio. Il suo sguardo era troppo vivo per essere quello di un robot o comunque di un organismo artificiale di basso livello.
Il dubbio lo tormentò anche quella notte, quando, riaccompagnato nella stanza da letto, si soffermò a scrutare dall’alto della finestra circolare il paesaggio freddo e sterile della capitale. Si trovava esattamente in uno degli occhi della torre col volto che aveva visto quand’era arrivato. Molto in alto. Sospirò esausto e si lasciò cadere sul letto, deciso, però, a non dormire. Rimase seduto a leggere per ore e ore, finché la testa non ciondolò ripetutamente sul petto e la coscienza scemò.

§













Note:
seriamente, non riuscivo a lasciarvi solo con quel capitoletto. Arija è... Arija u.u indefinibile buontempone. La cosa comica è che sia lui che Valaista a loro tempo sono nati come personaggi "per far numero" nella mia squadriglia di giovincelli alieni-lontani parenti dei sayan u.u come sono cresciuti i miei bambini!!!
 
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view post Posted on 18/6/2012, 17:22
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.3.



Si risvegliò poco più tardi, forse un’ora o due, chi poteva dirlo? La testa galleggiava in una bolla di torpore tale che sarebbe stato plausibile che avesse dormito per un intero anno. Ma forse esagerava, in realtà non doveva neppure essere entrato in fase REM, perché tutto ciò che lo circondava appariva estraneo. Più piccolo. Che strano, non ricordava che la camera fosse sferica. Esaminò distrattamente il soffitto liscio, come se avesse potuto rivelargli chissà quale arcano segreto, ma la sua mente era troppo distante perché quel significato astruso potesse sfiorarla. Un fruscio richiamò la sua debole attenzione su qualcosa si muoveva fra le lenzuola e lo sentì, poi, strusciarsi gelido e ardito lungo la pelle del polpaccio. Si ritrasse spaventato sollevando le coperte per rivelare cosa fosse ciò che gli risaliva lungo il ginocchio e audace gli solleticava l’interno coscia facendolo sussultare. Valaista si mise a sedere sul materasso e afferrò l’estremità della creatura, ammesso che quella cosa potesse definirsi tale, e tentò di districarsi dalle sue spire. Metallo! Era “solo” un grosso verme metallico, come un lombrico spaziale, ma molto meno viscido e molto più insistente e ardito. Riuscì a malapena a districare il braccio che il tubo si ramificò più e più volte e, come una rete, l’avvolse completamente in un gelido abbraccio. Nella penombra della stanza, scorse una figura composta per la metà inferiore del corpo da un groviglio di fili che si spargeva poi per l’intera stanza, come un’enorme ragnatela, come i vasi sanguigni che attraversano i bulbi oculari.
-Siete voi?- gli domando con un filo di voce.
La figura avanzò sollevando appena il capo, i bianchi capelli rischiarati dalla luce pallida dei neon.
-Che cosa significa questo?- insistette Valaista strattonando le spire che gli avvolgevano il braccio.
-Veli…- sussurrarono le sue labbra. Il suo sguardo appariva malinconico e quella parola… Veli… fratello… sentì come un tuffo al cuore, perché era come se un tassello di troppo tentasse d’incastonarsi nel puzzle della sua vita.
-Veli?- ripeté con la gola secca. Davanti a lui vi era Vader. L’inquietudine che aveva fatto sorgere nel suo cuore fin dal primo momento trovò finalmente giustificazione, eppure ciò non servì certo a rassicurarlo. E poi, perché si sentiva inquieto? Non era certo in una buona situazione, ma a conti fatti, era stato irrequieto fin dal primo istante, quando tutto appariva normale. E poteva passare sopra persino sui dolci, sulla sala da pranzo e la camera arredata secondo il suo personalissimo gusto, perché aveva già una spiegazione plausibile per quello (non era dovuto sottostare al body scannering all’ingresso? Forse gli avevano fatto di nascosto anche una scansione mentale) ma quell’aspetto… quell’aspetto era ciò che più di ogni altra cosa scavava nelle viscere del suo cervello puntellandolo con i chiodi del dubbio, risvegliando in lui antiche malinconie e la sensazione che nella sua vita ci fosse qualcosa di sbagliato. Qualcosa di profondamente sbagliato, che però gli sfuggiva.
-Veli…- sussurrò ancora Vader e gli era già di fronte, sul letto, su di lui coi suoi tentacoli metallici che gli spiovevano dal corpo come fronde morte e pesanti di un salice. Uno di questi scivolò lungo la linea che convergeva dal collo alle clavicole, sfiorò i pettorali, gli addominali e si fermò, tracciando cerchietti sul suo addome. Il contatto col freddo metallo lo fece irrigidire.
-Veli.- ripeté Vader. Ed era così vicino che avrebbe potuto sentire il suo fiato caldo sulle labbra, ma non percepì neppure il minimo soffio. La mano gelida, quella ferita dai frammenti di vetro, gli carezzò la guancia e scivolò fra le ciocche violacee, fino alla nuca. Valaista si sentì avvicinare a quelle labbra e per quanto tentasse di opporre resistenza, era ormai preda del groviglio di tentacoli e il volto dell’altro era così vicino al suo da poterlo sfiorare. Strinse occhi e denti per opporsi, ma rimase sorpreso quando Vader gli premette le labbra sulla guancia. Un bacio casto, contrastante con le mani che scorrevano curiose sul petto e scendevano lungo i solchi degli addominali ricamando strani ghirigori.
-La smetta!- si oppose tentando di sollevarsi, ma un violento capogiro lo costrinse nuovamente sul materasso.
Vader lo fissava con gli occhi carichi di triste stupore. -Non è mia intenzione farle del male.- sussurrò con voce dolce, sollevandosi ed arricciandogli una ciocca di capelli dietro le orecchie puntute.
-Beh, lo sta facendo!- ribatté Valaista con la voce incrinata dalla rabbia.
-Non era mia intenzione.- ripeté quello scostandosi -Voglio solo amarla.-
Se glielo avessero detto in un’altra occasione, avrebbe riso a crepapelle. Arija lo istigava sempre con le sue smancerie. Di solito gli dava corda e finivano per recitare strane promesse di matrimonio come -Io, il principe Valaista, prendo te, principe Arija, come mio legittimo sposo e prometto di amarti ed onorarti anche se spalmi la tua marmellata di scarafaggi spaziali sul mio pane bianco e non riesci a controllare le tue emissioni gassose.- e quello ribatteva a modo suo -Io, il principe Arija, prendo te, principe Valaista, come mio legittimo sposo e prometto di amarti e coccolarti anche se russi, dai calci nel sonno e probabilmente esaurirai il mio stipendio per ingozzarti di dolci. E infine, finché morte non ci separi, noi vivremo felici e contenti in una casa di budino al Limango.-
Già… davvero divertente. Se solo fosse stato Arija quello che faceva scivolare le mani lungo le sue cosce, quello che premeva con insistenza le sue labbra e che diveniva via via più procace e meno casto...
Le mani gli prudevano, l’energia affluiva, “Bene.” La pelle degli arti superiori si tinse di nero e il colore dilagò a macchia d’olio dalla punta delle dita fino all’altezza dei gomiti. Rilasciò il colpo e con boati sinistri i tubi che gli bloccavano le braccia esplosero. Vader parve stupirsi della cosa, ma non era solo stupore, Valaista glielo lesse in faccia. C’era delusione nel suo sguardo.
Lo spinse via con forza, scaraventandolo dall’altra parte della stanza, poi si alzò dal letto. Il braccio sinistro era ormai completamente nero e quella chiazza scura s’allungava sulla spalla, artigliava le clavicole. Con gli occhi ardenti d’ira, Valaista raggiunse Vader, che non si era mosso di un millimetro dal punto in cui era caduto. La luce bianca fra le sue mani crepitava impercettibilmente di mille, milioni, forse miliardi, di tante minuscole scariche elettriche. Avrebbe voluto porre fine alla vita di quell’ammasso di circuiti troppo invasivo, se soltanto a R’al non fosse servito quel contratto. Solo per questo si trattenne dall’affondargli la lama lucente nel petto e si concesse di scrutarlo più a lungo.
Il suo viso…
Non riusciva a levarsi dalla testa l’idea di conoscerlo da molto tempo.
-Chi siete voi?- si lasciò sfuggire in un sussurro.
-Kuu…- ripose Vader scrutandolo dritto negli occhi, ancora una volta.

Kuu…

Valaista vacillò, come colpito da un proiettile, un dolore sordo al cervello che lo costrinse in ginocchio. Le nocche scure divennero bianche per lo sforzo di sopprimere la sofferenza, mentre sulle spalle irrigidite scorrevano sinistre due mani gelide. Avrebbe voluto colpirlo ancora, quel maledetto ammasso di ferraglia, per tenerlo al suo posto, lontano da sé, così come aveva fatto con i bastardi che su Lea’tha volevano venderlo come schiavo per l’harem di un non precisato politico. Gli sfuggiva il nome, perché prima di scoprirlo aveva trucidato i suoi carcerieri. E quanto ne aveva goduto…
Ma non aveva più forze in corpo, la sua mente era avvolta da una nube caotica e dolorosa d’immagini, sensazioni, suoni che si ripetevano all’infinito, uguali e diversi, come un disco che salta in continuazione sul suo supporto e s’inceppa. Kuu, veli, R’al, vasca, liquido amniotico, capelli bianchi, liquido amniotico, R’al, esplosioni, Arija, Feyaj, tutti gli altri, ancora esplosioni, occhi ametista, mani bianche, mani nere, oscurità, sangue, luce, liquido amniotico… la stanza vorticava come una giostra impazzita della quale non riusciva né a seguire il ritmo folle né a scendere. Le immagini scorrevano davanti ai suoi occhi come i riflessi sugli specchi di un caleidoscopio. Ognuna era un pezzo di puzzle che scalzava le vecchie tessere per sostituirle, distruggendo quel mosaico perfetto che riteneva fosse la sua vita. In un attimo non aveva più certezze, se non quella di essere totalmente indifeso fra le braccia di V00r-vader, maggiore autorità di M048, pianeta artificiale riconosciuto dalla Confederazione Galattica. Sentiva il suo petto sintetico sollevarsi ed abbassarsi regolarmente e le sue mani carezzarlo, come si farebbe ad un bambino. Le sue dita gelide raccolsero le sue lacrime, le sue labbra sussurrarono confortanti parole nelle sue orecchie.
-Sono qui, sono qui…-
Avrebbe voluto scacciarlo, ma i suoi occhi erano come quelli di Kuu: grandi ed innocenti, gentili, ma determinati. Non aveva più pensato a lui da molto, molto tempo, come se non fosse mai esistito, e l’unico dolore che percepiva era nel ricordare di aver smarrito quella parte così importante della sua vita. L’aveva considerato un pezzo di puzzle di troppo e invece, ma mano che precipitava fra i flussi di sensazioni e ricordanze, scopriva che tutti quei tasselli erano tanti piccoli falsi incastrati a dovere. Tolto uno anche quello adiacente saltava e quello seguente anche.
Tutta la sua vita gli si sgretolò davanti agli occhi.
L’emicrania esplose, lasciandolo privo di sensi fra le braccia di Vader, il quale gli carezzava il capo con gentilezza, senza smettere di sussurrare parole di conforto.


§





Note: si, Arija è un demente, ma Valaista non è da meno, con lui perde il suo lato tranquillo e professionale... beh, non che con i dolci si sbottoni di meno XD Anche veli è una parola finlandese xp
Baci e abbracci, fatemi sapere che ne pensate ^_-
 
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5 replies since 25/4/2012, 19:26   55 views
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