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La stanza che gli fu offerta, rientrava anch’essa nel suo standard di camera ideale: era piccola, accogliente e, soprattutto, colorata. Cuscini di ogni tinta e forma erano accuratamente disposti sulle lenzuola morbide e vi era anche una credenza stracolma di dolciumi, che sembrava messa lì solo per tentarlo. Si buttò a sedere sul letto con le mani fra i capelli viola a riflettere sul perché e sul per come quel luogo freddo e inospitale per qualsiasi creatura di sangue caldo potesse essere, invece, così accogliente per lui. Non erano solo manie di protagonismo, purtroppo. La sala da pranzo e quella da letto erano chiaramente di suo gusto, ma il resto dei locali visitati no, come se avessero in qualche modo estrapolato informazioni dal suo cervello per compiacerlo e arredato il tutto all’ultimo momento.
Ma era solo quello lo scopo?
Non si fidava molto delle moine, specie se c’era di mezzo denaro e potere. Non per questo aveva giurato, collassasse il cosmo, di non mettere più piede sul pianeta Lea’tha, dov’era quasi stato venduto come schiavo grazie ad uno stupido errore diplomatico di quella testa quadra di Feyaj. Sospirò pesantemente, iniziava a vedere doppio per la stanchezza, ma non voleva addormentarsi, non lo faceva mai in situazioni simili. Di solito risaliva sulla navicella a costo di ritrovarsi tutti i nervi accavallati al mattino seguente, ma quel giorno era talmente esausto da non poter ricordare quanto distante avesse lasciato il suo fidato mezzo.
“Non devo dormire. Non devo dormire. Non devo dormire.”
Le parole riecheggiavano nella sua mentre come un mantra soffuso e sortirono l’effetto contrario. In breve tempo precipitò in una spirale discendente di torpore e oblio, fino a perdere percezione del tempo e dello spazio intorno a se. Quando aprì piano le palpebre oppresse dal sonno, si scoprì immerso nella penombra. Non avrebbe saputo dire quanto aveva dormito. Potevano essere pochi secondi, come potevano essere trascorse diverse ore. Confuso ruotò lo sguardo, ponendosi infinite domande, ma, in particolare, si chiedeva com’era potuto succedere di addormentarsi così in territorio “nemico”. Fu un leggero strusciare contro la pelle del polpaccio a metterlo in allarme. Si rizzò a sedere sollevando il lenzuolo con uno scatto aggressivo, ma non trovò nulla di sospetto. La sua mente allarmata però si soffermò su due particolari.
“Un momento!” pensò, infatti “Come ci sono finito dentro il letto?!” e, non meno importante “Perché sono nudo?!”
La tuta protettiva era abbandonata su una sedia, accanto al casco. L’esterno era animato dalle luci e dai rumori di una città che non dormiva mai e che, paradossalmente, era più viva di tante altre. Si alzò lentamente dal letto, guardingo, ma non vide null’altro se non la propria ombra stagliarsi sul muro metallico, semplicemente inquietante nella sua innocuità.
Se la notte trascorsa a rigirarsi invano fra le coperte in cerca di conforto all’inquietudine che lo attanagliava fu sfiancante e insonne, il giorno seguente fu un totale disastro ancor più logorante per i suoi nervi. E dire che veniva da tutti considerato un bonaccione con la soglia dell’incazzatura molto alta.
-Come sarebbe a dire che dovete fare dei lavori?!- sbottò rivolto alla pattumiera spaziale, che aveva appena scoperto si chiamasse Hug00.
<< Mi dispiace signore. >> si giustificò il droide << Purtroppo si tratta di una commissione urgente, se dovesse partire adesso, gli impulsi elettromagnetici del cantiere danneggerebbero la sua navicella. >>
-E non potevate aspettare che partissi?!- esclamò indispettito.
-Che succede?-
Vader si fece avanti per accertarsi che non vi fossero problemi e quando Hug00 gli spiegò la situazione, annuì semplicemente e si rivolse a Valaista.
-Voglia perdonarmi per lo spiacevole l’inconveniente, ma purtroppo si tratta di un affare della massima urgenza. Dato che però il nostro è già concluso, perché non si gode un po’ di meritato riposo prima della partenza?-
Non era una cattiva idea, di per sé.
Era pessima!
-Avrei delle faccende da sbrigare, non posso trattenermi a lungo.- protestò.
-Domani interromperò il corso dei lavori per una revisione, perché non si gode il soggiorno, principe?- il tono fermo non ammetteva repliche e, per la terza volta, Valaista fu costretto a capitolare. Si sforzò di vedere la situazione da un punto di vista positivo. Era libero dal lavoro e in un pianeta straniero, poteva definirsi in vacanza? Rassegnato, decise innanzitutto di contattare R’al per comunicargli le ragioni del ritardo e riferire che l’accordo era stato comunque siglato. Compose il numero sul suo video trasmettitore costatando con gran sollievo che nonostante le interferenze metalliche funzionava ancora.
-Arija?- domandò quando nello schermo dello strumento tascabile comparve l’immagine di Mr. Bacon. -Arija?- chiamò ancora con insistenza finché non udì, finalmente, il frastuono metallico di qualcosa che crollava. Pochi secondi dopo, la zazzera cobalto di Arija riemerse da dietro il tavolo di lavoro.
-Mr. Bacon, sei una pessima segretaria…- affermò grattandosi la testa con la pistola laser.
-E tu un pessimo ingegnere, se ti parte quell’affare ti ritrovi il cervello arrosto.-
-Ehm…- l’altro fissò truce l’arma –No… questa è a bassa portanza, mi serve per saldare… ma tu, piuttosto.- Arija si buttò a sedere sulla sedia girevole e maneggiò con le chele meccaniche di Mr. Bacon.
-Alloooora…- disse -Tutto bene?-
-Aha.- rispose -Potresti dire tu a R’al che è tutto sistemato?-
-Sì, nessun problema. Sei già partito? Aspettavamo la tua chiamata ieri notte.-
Avrebbe potuto mentirgli, dirgli che si era trovato coinvolto in una tempesta magnetica che aveva sabotato le comunicazioni, ma non vi era una ragione valida oltre la vergogna di essere crollato come un sacco di patate fra le braccia del padrone di casa. Poi c’era il fatto di essersi svegliato nudo che l’aveva lasciato molto turbato, per non parlare di quanto aveva sognato quella notte. Gli era tornato in mente solo in quel momento e non era neppure un sogno definito. Rammentava solo una sensazione lontana d’angoscia e malinconia. Al solo pensiero gli si strinse lo stomaco. Decise di vuotare il sacco subito. Come previsto, Arija sgranò gli occhi e si concesse una risatina maliziosa.
-Smettila!- sbottò Valaista -O quando torno Mr. Bacon fa la fine di Mrs. Egg!-
Arija smise immediatamente di ridere e abbracciò il suo dinosauro meccanico. O meglio, la caricatura di un dinosauro meccanico con le chele che per qualche oscuro motivo si chiamava Mr. Bacon.
-Non oserai!-
-Oh, sì che lo farò se non la pianti!- era in imbarazzo, però faceva sempre piacere parlare con Arija, andavano molto d’accordo fin da quando si erano incontrati. Era come se si conoscessero da sempre, a dire il vero, riprova di quanto solida fosse la loro unione.
-Quando ripartirai, friggitore di ovetti innocenti?-
-Credo che ripartirò domani se tutto va bene.-
-Ricordati di portarmi un regalino!- esclamò quello -E uno anche a Mr.Bacon!-
-Ehe…- fu il commento di Valaista, unito a una risatina isterica -Ok, se riesco, vi porto qualcosa, ma tu ricordati di fare rapporto. Oh, evita di dire dei dolci e che sono crollato dal sonno, grazie.-
-Come sei malfidente…- fu il commento di Arija prima dei convenevoli finali. Quando chiuse la chiamata, Valaista si sentì più sollevato e si rassegnò serenamente all’idea di restare inchiodato su quel pianeta. Quella mattina si dedicò alla ricerca dei souvenir per Arija e Feyaj e Hug00 gli mostrò il magazzino con le merci non ancora ordinate, invitandolo a scegliere ciò che più l’aggradava. Scorse il listino prezzi, trovandoli per certi versi convenienti.
-Chissà che Feyaj non impari qualcosa con questo…- ghignò divertito nello studiare le varie funzioni ludiche e didattiche di un bio-pallone interattivo. Per Arija trovò una serie di strumenti miniaturizzati per il suo laboratorio in grado di facilitare le operazioni minuziose sui nano circuiti. C’era davvero da perderci la testa. Dato che era lì, infine, pensò di prendere un pensierino anche a Freyja e Ijs e così, fortunatamente, riuscì a trascorrere la mattinata senza grosse preoccupazioni.
A dispetto della relativa tranquillità del pomeriggio, La cena, sotto certi aspetti, fu un disastro. Vader si era accomodato con grazia al suo fianco e l’aveva fissato per tutto il tempo del desinare. Si trattenne bene dal ridire qualcosa al riguardo, perché era pur sempre un ospite, ma c’era qualcosa in quello sguardo, che gli impediva di distogliere gli occhi dai suoi. Vader lo scrutava tracimante di curiosità genuina e non poteva volergliene di questo. Anche lui si era soffermato sulle sue forme artificiali, con molta circospezione ovviamente, per indagare sui suoi tratti somatici che, a ogni occhiata, si rivelavano sempre più familiari, quasi nostalgici. I suoi capelli erano argento pallido, in fibra sintetica, molto sottili, così sottili da apparire quasi reali. Non avvertiva cigolii meccanici a ogni suo movimento, ma anche la sua pelle, non era organica, anche se a occhi inesperti poteva sembrare tale. Quando poi fece servire il dessert e gli mise sotto il naso della gelatina gialla al Limango, Valaista rovesciò per l’emozione improvvisa (dolci maledetti!) un bicchiere che si frantumò a terra in tanti piccoli pezzi.
-Oh, mi dispiace!- esclamò e si mise a raccattare le schegge, imbarazzato per la misera figura appena fatta.
-Non si preoccupi.- lo rassicurò quello inchinandosi davanti e dandogli una leggera pacca sulla spalla. -Può capitare. Hug00!- chiamò, battendo le mani e fu in quel momento che Valaista si accorse di un frammento di vetro conficcato nella pelle. Niente sangue, eppure era risaputo che gli ultimi modelli di cyborg e androidi erano dotati di un moderno sistema cardiocircolatorio. Il suo sguardo era troppo vivo per essere quello di un robot o comunque di un organismo artificiale di basso livello.
Il dubbio lo tormentò anche quella notte, quando, riaccompagnato nella stanza da letto, si soffermò a scrutare dall’alto della finestra circolare il paesaggio freddo e sterile della capitale. Si trovava esattamente in uno degli occhi della torre col volto che aveva visto quand’era arrivato. Molto in alto. Sospirò esausto e si lasciò cadere sul letto, deciso, però, a non dormire. Rimase seduto a leggere per ore e ore, finché la testa non ciondolò ripetutamente sul petto e la coscienza scemò.
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Note: seriamente, non riuscivo a lasciarvi solo con quel capitoletto. Arija è... Arija u.u indefinibile buontempone. La cosa comica è che sia lui che Valaista a loro tempo sono nati come personaggi "per far numero" nella mia squadriglia di giovincelli alieni-lontani parenti dei sayan u.u come sono cresciuti i miei bambini!!!