Al lato oscuro sappiamo anche cucinare, comica, romantica, erotica.

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view post Posted on 9/6/2013, 20:46
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Autore: kymyit
Titolo: Al lato oscuro sappiamo anche cucinare
Rating: Rosso
Genere: romantico, erotico, comico
Avvertimenti: slash, one shot
Note: Allora, questa storiella scema è il seguito di "Compleanno con la Forza" Credo che tornerò su questi due XD
Verrà introdotto un terzo giovine, tanto tanto sexy u.u Credo che scriverò altre cose su di loro, siete condannati!!


Al lato oscuro sappiamo anche cucinare






Il giorno dopo il suo compleanno, Alan si svegliò piuttosto tardi e non perfettamente ristorato. Il poco sonno non lo aveva certo aiutato a rimettersi in sesto dopo tutto quello che lui e Mark, il suo fidanzato, avevano combinato.
Era praticamente l’ora di pranzo e dalla cucina proveniva un certo profumo di zenzero ed erba cipollina. Aveva l’acquolina in bocca e si lasciò metaforicamente guidare dalla scia di profumo.
Mark non cucinava spesso, ma quando lo faceva, gli preparava spesso i suoi piatti preferiti e in quell’occasione aveva sicuramente pensato di prenderlo alla gola con del riso alla thailandese, Alan era su di giri. Si affacciò alla porta della cucina per gustarsi la beata visione del suo fidanzato ai fornelli ma ebbe una seconda, immancabile, sorpresa.
Mark era in piedi davanti alla cucina, stava preparando il lime da aggiungere al condimento per il riso. Alan non sapeva se ridere o piangere, batté piano la testa allo stipite della porta non riuscendo a trattenersi dall’accesso di risate.
-Ma sei scemo?- gli domandò con le lacrime agli occhi.
Mark voltò la testa verso di lui e, con voce asmatica, come da copione, gli rispose -Dormito bene… giovane Jedi?-
-Fate anche questo al lato oscuro?- gli domandò Alan divertito, attorcigliandosi una ciocca bionda dietro l’orecchio e poi abbracciandolo alle spalle.
-Certo, anche al lato oscuro sappiamo cucinare… non ci sono martiri… disposti a farlo, bisogna… sapersi arrangiare.-
Alan lo strinse a sé, premendo il bacino contro le sue natiche.
-Ammetterai che è piuttosto provocante farlo in mutande e grembiulino. Io non sono un martire, ma neppure un santo.- ribatté intrecciando le mani sul suo ventre.
-Allora che aspetti… giovane Jedi… bacia papino.-
-Quando ti leverai quella maschera, forse.- gli concesse Alan, senza mollarlo un secondo.
-Alaaaan, puoi smetterla di stuzzicarmi i capezzoli?- si lamentò con una vocina isterica il novello Darth Vader, agitando il mestolo -Vuoi che si bruci il riso?-
-Non avresti dovuto provocarmi, sono ancora dolorante… -
Mark, allora, con un profondo e teatrale sospiro si levò la maschera.
-Tu? Che deve dire questo giovanotto? Ti sei preso la mia verginità… - finse di piangere. Era davvero un bravo attore, schifosamente bravo, un po’ troppo melodrammatico ed espansivo, ma le sue scenette erano davvero divertenti. Alan lo strinse a sé ancora di più.
-Sei tu che me l’hai regalata - protestò. Non era molto intenzionato a lasciarlo andare, il contatto fisico lo stava eccitando e quello che voleva era giocare con lui un po’. Per una frazione di secondo maledisse il riso, poi decise che a stomaco pieno avrebbero reso molto meglio e lo lasciò andare.
-Apparecchio la tavola.- annunciò.
-Aspetta, aspetta!- esclamò Mark trotterellandogli dietro e cingendogli i fianchi con un braccio. -Qui al lato oscuro indossiamo tutti una nuova uniforme.- annunciò mostrandogli un grembiulino celeste tutto arricciato di volants.
-Ehm… ma sai, preferisco passare.- rise nervosamente Alan alzando le mani a mo’ di scudo.
-Insisto!- esclamò il rosso calandogli i pantaloni. E, a quanto pare doveva essere una sorta di superpotere il suo, in pochi secondi Alan si ritrovò svestito con indosso solo la “nuova uniforme del lato oscuro”.
-Adorabile!!- squittì Mark, tutt’altro che virilmente.
-Un amore… fai il riso, fai, che poi facciamo i conti.- balbettò col volto rosso come un peperone. Era sempre imbarazzante, però doveva ammetterlo, l’idea di poter toccare il corpo del suo amato attraverso il grembiule lo intrigava non poco.
Gli servì tutto il suo autocontrollo per non saltargli addosso fino al dopo pranzo. Ma quando anche quando l’ultimo chicco di riso scomparve oltre le loro labbra, il rosso afferrò una vaschetta di fragole e panna, sollevo Alan di peso e corse in camera da letto.
-Ora la frutta!- urlò pimpante.
-Ribadisco, non vi fate davvero mancare niente al lato oscuro… avete anche gli unicorni rosa?!-
-Non ci siamo ancora attrezzati per quelli, ma ci stiamo lavorando!- ribatté. Aveva sempre la risposta pronta.
Lo depose sul letto e agitò le dita delle mani come tanti serpenti pervertiti. Non che suoi occhi smaniosi e brillanti non dessero quell’impressione.
I suoi bellissimi, brillanti, occhi verdi.
Mark affondò le dita nella vaschetta e pescò una fragola dalla panna. Ne assaggiò un pezzo e si leccò le labbra, lascivamente, poi baciò le labbra del fidanzato, mordicchiandole appena. Alan gli carezzò il petto da sopra la stoffa del grembiule rosa e si soffermò a stuzzicargli i capezzoli, facendolo gemere un poco.
-Al, leva le mutandine… - lo istigò il rosso facendo scorrere l’indice lungo la sua schiena, fino alle fossette di venere.
-Levale tu... - ribatté lui, scostandogli i lembi del grembiule per prendergli uno dei capezzoli fra le labbra e stuzzicarlo con la lingua. La mano destra gli afferrò saldamente le natiche, l’altra s’insinuò sotto le balze del grembiule e si strinse sui suoi testicoli.
-Uhn… - Mark emise un gemito di piacere e si morse le labbra. -Sei un ragazzino cattivo, Al… vuoi proprio farmi perdere la testa… - balbettò. La bocca di Alan gli succhiava il capezzolo, la sua lingua compiva stuzzicanti, umidicci, cerchi intorno ad esso, inturgidendo e torturandolo. La mano destra s’insinuava nei suoi slip, due dita esploravano il solco fra le sue natiche, senza però inoltrarsi nella sua intimità, e la mano destra gli massaggiava i testicoli causandogli frustranti sospiri.
Alan sapeva quanto gli piacesse, sapeva anche quanto fosse frustrante solo quello.
Sapeva quanto essere carogna a volte!
-Al… - sussurrò baciandogli la guancia. Prese dalla vaschetta una delle fragole, e gliela portò alle labbra. Il viso di Alan era arrossato per l’eccitazione e per il leggero imbarazzo.
Era così carino quando succedeva!
Alano odiava quando il rossore lo tradiva. Persino in situazioni non troppo imbarazzanti arrossiva fin sulla punta delle orecchie e si sentiva schifosamente fragile e debole. Dava un’impressione sbagliata e gli rodeva. Quando lui e Mark si erano conosciuti, erano a una convention fantasy. Stavano entrambi chiedendo l’autografo a un fumettista che idolatravano e lui era arrossito come un povero pivellino, nonostante non si sentisse imbarazzato da morire. Era eccitato però, cavolo, non capitava mica tutti i giorni di incontrare Hank Laurenceson, autore di “Memorie di una Lamia”, “Fantasy steampunk” e “Storia di un nano che si credeva un elfo”!!
Mark era rimasto deliziato da quel rossore e glielo aveva detto immediatamente, all’orecchio. Spudorata creatura.
Erano andati a prendere un caffè, poi una cena in ristorante per discutere degli interessi comuni, bla bla bla… si erano trovati a discutere di quanto fosse canon la storia fra Gimli e Legolas in una stanza d’albergo. Nudi come mamma li aveva fatti.
Anche quel giorno, ubriaco, Alan diventava davvero procace. Ma quando mangiava i suoi piatti preferiti era davvero molto più su di giri.
Le labbra lucide e umide di saliva gli lasciarono il capezzolo per stringersi intorno alla fragola, senza morderla. Alan cercò le labbra di Mark, per poi premervi contro il frutto, in un tacito invito. Le loro lingue scorsero lungo la fragola, cercandosi, mentre le mani giocavano sui loro corpi, imbrattandoli di panna a dispetto dei grembiuli. Mark afferrò l’erezione di Alan e la massaggiò, mentre le dita affusolate del ragazzo s’insinuavano più a fondo fra le sue natiche. L’eccitazione diventava insostenibile. Il biondo si staccò dalle sue labbra, e, furbetto, spinse la fragola più a fondo nella sua bocca, con sua grande sorpresa. Facendo peso col corpo, lo stese prono sulle lenzuola.
Mark si sentì nuovamente, fregato, ma non meno eccitato, e alzò il bacino, in un chiaro invito a procedere. Alan gli slacciò il grembiule all’altezza del collo e gli scoprì il petto, poi gli tolse gli slip, gettandoli dall’altra parte della stanza. Immerse le dita nel vasetto di lubrificante e premette con la punta del medio sull’anello muscolare dell’intimità dell’altro. Mark emise un gemito soffocato dalla fragola. Il primo di una lunga serie di ansiti accompagnati da scariche di piacere che gli mandarono in fiamme il basso ventre e che gli annebbiarono il cervello. Socchiuse gli occhi, i riccioli rossi gli ricadevano ogni tanto sugli occhi lucidi di piacere, le lentiggini scomparivano dietro il rossore prepotente sulle guance. Il sesso strusciava, turgido e dolorante contro la stoffa del grembiule e delle lenzuola e Alan continuava a d affondare in lui. Al primo dito se ne aggiunse un altro e dopo poche spinte, il rosso mugugnò qualcosa.
Non c’era abituato, sentiva di star per venire, non avrebbe retto oltre. Sporse il bacino, perché l’altro capisse meglio, ma Alan, drogato da quella visione, rallentò il ritmo delle dita dentro di lui e con la mano libera gli afferrò il sesso, premendo la cappella umida di liquido preseminale con il pollice. Mark s’irrigidì, gemendo con più forza e protestando un poco.
Il biondo sorrise, divertito, poi decise di accontentarlo e fece uscire le falangi da lui.
Gli prese le natiche premette la punta del sesso contro la sua intimità e lo penetrò piano.
-Rilassati, Mark.- gli disse -Respira piano e rilassati, apri le gambe, respira… - gli sussurrò all’orecchio -Segui la mia voce, respira… - sospirò -Respira… - gli dettò il ritmo e affondò in lui facendo il più piano possibile per non fargli male.
Mark era vergine solo la notte prima, era ancora molto stretto e Alan dovette spingere in lui con molta calma. Il corpo del rosso sussultava ad ogni affondo. Spaventato da tutta quell’eccitazione, preferì lasciare la sua voce intrappolata dalla fragola, ancora dentro la sua bocca. Si coprì gli occhi con le mani, mentre Alan spingeva in lui, mentre le loro pelli sudate cozzavano, mentre l’acre odore del sesso si mischiava quello dolciastro della panna e delle fragole. Le mani di Alan gli torturavano i capezzoli, era proprio fissato con quelli!
-Mark… - gemeva il biondo ad ogni affondo -Mark… Mark!- esclamò inarcando la schiena e spinse più a fondo, premendo contro la sua prostata. Mark spalancò gli occhi, mentre il piacere lo percosse, feroce come una frustata. Strinse le dita intorno alle lenzuola e spinse con forza le natiche contro il bacino stretto di Alan. Con la lingua spinse la fragola fuori dalla bocca e gemette con più forza ad ogni affondo, ad ogni spinta. Il compagno si beava della sua voce squillante e aumentava il ritmo, finché, all’apice del piacere Mark non venne. L’orgasmo gli annebbiò del tutto la mente per alcuni, stupendi secondi, poi ricadde col capo sul cuscino, mentre anche Alan veniva.

Diversi minuti dopo erano ancora stesi l’uno di fianco all’altro, godendosi il tempore dei corpi accaldati, i grembiuli, più o meno, ancora allacciati intorno ai loro fianchi e la vaschetta di panna e fragole abbandonata a se stessa. Si crogiolavano beatamente l’uno della presenza dell’altro concedendosi battutine e carezze, quando suonarono alla porta.
-Louis!- saltò su Alan, ricordandosi improvvisamente di quell’attesa visita di cui non ricordava un fico secco fino a pochi secondi prima.
-Noooo… - borbottò Mark rotolandosi sulle lenzuola.
-Forza, mettiti addosso qualcosa e muoviti!-
Louis continuava a suonare, insistentemente.
-Un attimo!- gridò il biondo.
I due si rivestirono in fretta e in furia, e si diedero una veloce ripulita, poi chiusero la porta della stanza da letto e ficcarono le fragole con la panna in frigo, per gustarsele con calma quella sera stessa.
Alan aprì la porta e trovò sul pianerottolo un Louis piuttosto irritato.
Fra l’altro già era inquietante trovarselo davanti, alto com’era e con quell’aria minacciosa. Poi nella sua “tenuta da avvocato psicotico” non aiutava per nulla a dare un’impressione più amichevole di sé.
-Ciao… - sorrise, imbarazzato il padrone di casa. -Non avevamo sentito il campanello.- mentì.
-Certo, certo.- rispose quello, inarcando un sopraciglio ed entrando in casa.
Alan lo fece accomodare in cucina e si adoperò per preparargli un caffè, mentre Mark si era raggomitolato su una sedia all’altro capo del tavolo, a distanza di sicurezza.
-Ciao, briciola.- lo salutò quello, calcando su quel nomignolo con un tono “solo un filino derisorio”.
-Ciao, mostro.- sputò quello, sulla difensiva.
Louis bevette il caffè, riservando tutte le sue gentilezze e i convenevoli educati ad Alan. Ma era ovvio, Alan non era Mark. Alan non era quella “stigmate di fratello minore che si era ritrovato” bla bla bla…
Alan si sentiva sempre nervoso quando c’era Louis nella stanza con Mark, perché avevano un modo molto strano di mostrarsi il loro amore fraterno. E sì che non erano per nulla fratelli, non avrebbe osato immaginare come sarebbero stati se lo fossero.
Vederli andare d’amore d’accordo era sempre indice di casini immani.
Louis era il figlio della seconda moglie del padre di Mark. Quando si erano conosciuti, lui aveva undici anni e Mark otto. Già il fatto di perdere, apparentemente, la primogenitura l’aveva infastidito, poi quella montagna in giacca e cravatta faceva tanto l’uomo vissuto.
E per di più aveva un sacco di donne appresso, tutte lì a sbavare per i suoi “bellissimi occhi azzurri e i lucenti capelli neri”, mentre per Mark cosa c’erano? I teppistelli della scuola che tentavano di lavargli la testa nella tazza del water.
Beh, c’è da dire che nonostante tutto Louis non era poi così da buttare via, aveva sempre il vizio di non farsi i cazzi suoi e, così, giusto per impicciarsi, aveva preso i tre piccoli manigoldi e gli aveva reso il favore. Mark da allora provava una sorta di stima segreta per lui, ma di dimostrargliela non se ne parlava proprio.
-Sono venuto a portarti il regalo per il compleanno.- annunciò il moro, infilando la mano nel taschino della giacca ed estraendone tre biglietti. I due innamorati quasi svennero per iperventilazione.
-La… la… cavolo… prima… prima fila per… -
-Il concerto… il concerto… -Mark non sapeva se svenire per lo shock o per la gioia -I... i… -
-Sì, gli Skillet.- rispose Louis esplorando il frigo mentre i due balbettavano sgranando gli occhi sui biglietti -Cazzo, ma le avete stuprate queste fragole?!- esclamò tirando fuori la vaschetta devastata e pescando un frutto.
-No!- esclamarono i due mentre se lo portava alla bocca e arricciava le sopracciglia.
-Ma che ci avete fatto?! Avete montato la panna con il lubrificante?!-
-No, ce l’ho messo dopo, ma grazie per il suggerimento, Golia!- asserì Mark, senza celare un sorriso soddisfatto mentre il fratello incassava, disgustato. -Aspetta… perché ci sono tre biglietti?-
Louis rise malignamente.
-Secondo te? Ho voglia di passare un po’ di tempo col mio “adorato” fratellino.-
A “secondo te?”, Mark si era già accasciato a terra, svuotato di tutta la sua forza combattiva.




Note: Doveva essere una cosa davvero breve, ma a "unicorno rosa" ho deciso di andare oltre. Mark uke è adorabile, ma non sarà sempre così... beh, ora che è entrato in scena Louis la sua vita sarà molto difficile XD
Adoro gli Skillet *ç*
Ah, il fumettista me lo sono inventato di sana pianta e le sue opere idem. Certo che la Gimli x Legolas dev'essere un argomento davvero stuzzicante X°D

Allora: questi sono i nostri baldi giovani:

Mark: https://i239.photobucket.com/albums/ff173/k...zpsb4d4caed.jpg
Alan: https://i239.photobucket.com/albums/ff173/k...zpsc09677fd.png
Louis: https://i239.photobucket.com/albums/ff173/k...zps483ca39d.jpg

Edited by kymyit - 10/6/2013, 00:21
 
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