A long night

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Only_
view post Posted on 30/4/2011, 13:45




Nick autore: Only_
Titolo storia: A long night
Titolo capitolo: //
Genere: commedia, romantico, erotico
Avvertimenti: Slash, Lemon, One-shot (3294 parole! La storia più lunga che abbia mai scritto! *O*)
Breve introduzione: “«Non era questa la tua domanda, honey» ribatté, baciandomi la fronte «A questa lascia che ti risponda domani. Sai, mi hai sfinito» potrei giurare che stesse sogghignando mentre lo diceva «Adesso dormiamo, su. Domani mi sottoporrò volontariamente al tuo terzo grado, d'accordo?».
Eventuali note: eccomi tornata con i miei due attoruncoli da strapazzo (qui il primo capitolo, Morning)! Ho scoperto che mi piacciono molto e di avere tante altre idee per tante altre storie; sono al settimo cielo, davvero. Poche volte – anzi, a dirla tutta, mai –, dei miei personaggi mi avevano dato questa ispirazione. Sono contenta che Fra e Andy ci siano riusciti; sono innamorata, ormai, di uno di loro due ♥ provate ad indovinare chi, su! ;)
Tra l'altro, questi due giovincelli mi ispirano sesso; tanto sesso. Non è la prima volta che scrivo di scene del genere, ma è la prima volta che ne scrivo seriamente di due personaggi solamente miei e sono abbastanza terrorizzata all'idea di averli resi... insignificanti ._.
Ora basta autocommiserazioni! Buona lettura a chi è sopravvissuto al mio soliloquio! ;)

A long night


«Mi chiedo ancora come sia possibile che tu abbia deciso di restare qui in Italia, per me, nonostante a Los Angeles avessi molte più possibilità di fare carriera».
«Me too, Francesco; sei completamente inutile. Non sei nemmeno in grado di abbinare un paio di pantaloni and a t-shirt» commentò Andrew con un sorrisino sulle labbra pallide, avvolgendomi le spalle con un braccio e premendomi contro il suo fianco destro; mi baciò la fronte con leggerezza, e io mi sentii morire d'imbarazzo davanti agli occhi di tutta quella gente puntati su di noi.
Fa' che si girino, fa' che si girino, fa' che si girino...
«Smettila con queste paranoie, Fra; lo sai perché sono rimasto qui con te» continuò, lasciando scivolare il braccio che mi cingeva le spalle intorno alla vita e guardandomi con un'espressione dolce, ma che non ammetteva repliche.
Era sempre così, con Andrew, non gli è mai piaciuto che mi mettessi allo stesso livello della sua carriera come attore; non so se perché mi considerasse tanto superiore o il contrario. Non ho mai avuto il coraggio di chiederlo.
Restai in silenzio, occhieggiando la sua maglietta nera stampata con il logo di un qualche gruppo statunitense che non conoscevo ed i suoi bermuda in jeans; in effetti i miei pantaloni verde scuro non c'entravano nulla con la polo azzurrina che avevo indossato. Forse.
«Would you like an ice-cream?» chiese dopo alcuni minuti di tranquilla passeggiata notturna per le vie della città, con il suo braccio che ancora mi stringeva i fianchi, indicando con un cenno del capo un chiosco aperto.
Ne rimasi sorpreso, prima di ricordarmi che mi trovavo in una grande e famosa città turistica, in piena estate, circondato da decine di persone che avevano avuto la stessa nostra idea di trascorrere la serata all'aperto, cercando di ignorare il caldo afoso di quel giorno.
Annuii, sciogliendomi senza accorgermene dalla sua presa per accelerare il passo ed avvicinarmi alla vetrina in cui erano esposti i vari gusti.
Sono davvero tanti... quale scelgo? Mi tengo sul classico, fragola e nocciola, o mi butto su qualcosa di più particolare come... uhm...
«Hai deciso, kid? Non pensavo che potessi fare questi scatti per un semplice gelato» ridacchiò Andrew raggiungendomi e mordendomi giocosamente il collo, sotto gli occhi sbigottiti del cliente che il gelataio stava servendo in quel momento.
Arrossii di colpo e distolsi lo sguardo da quello dell'uomo, concentrandomi di nuovo sulla vasta gamma di sapori che avevo davanti; ma diamine, com'è possibile che non sia in grado di decidere quale gelato scegliere?
«No» borbottai «Non sono davvero in grado di decidere. Mi ispirano tutti» conclusi, ed ero sicuro di avere dipinta sul volto una delle espressioni affrante migliori che potessi sfoggiare. Mica sono un attore per nulla, eh.
«Ne ero certo» rise Andrew scompigliandomi i capelli con una mano e sciogliendo il nostro abbraccio; prese ad osservare anche lui con interesse i vari gusti esposti e la sua espressione pensierosa mi fece seccare la bocca. Era davvero troppo per me.
«Buonasera ragazzi, avete deciso?».
La voce amichevole del gelataio mi distrasse dai miei pensieri pieni di autocommiserazione; alzai gli occhi verso il suo volto e ridacchiai nervosamente, grattandomi la nuca.
«Non so proprio cosa scegliere» ammisi, sentendo le mie guance imporporarsi, imbarazzato come un bambino appena sorpreso dalla mamma mentre ruba le caramelle da un vaso «Avrei voglia di assaggiarli tutti, ma non penso sia una cosa fattibile, per le mie tasche».
Sentii uno sbuffo divertito provenire da dove si trovava Andrew e il gelataio rise. Dovevo essere davvero comico, “dall'alto” dei miei venticinque anni, indeciso come un bambinetto.
«Non prendetemi in giro, dai» borbottai, mettendo su un broncio che mi fece sentire ancora più infantile; mi voltai verso Andrew sollevando un sopracciglio «Tu invece hai già deciso, signor sbuffo divertito?».
Lui sorrise in modo apertamente sarcastico alla mia ironia ed annuì.
«Una coppetta media, limone e cioccolato fondente, please».
Storsi il naso all'istante, scioccato dall'accostamento; limone e fondente? Come poteva mangiare una cosa del genere? Mi venivano i brividi solo al pensiero!
Non appena il gelataio l'ebbe servito, Andrew si voltò verso di me.
«Hai deciso, sweetheart?» mi chiese, frantumando la mia indignazione per l'accostamento terribile di sapori e mandandomi di nuovo a fuoco le guance «Credo che le ragazze dietro di noi ti stiano odiando profondamente» continuò con un sogghigno.
«Oh, non c'è problema; ci mettiamo sempre molto a scegliere anche noi due» ridacchiò una, imbarazzandomi a morte: dalla voce non poteva avere più di sedici anni.
Sono come una sedicenne. Io, come una ragazzina.
Non sentii cosa le rispose Andrew.
«Un cono fragola e nocciola, per favore» chiesi infatti.
Il gelataio sorrise, annuendo come soddisfatto della mia scelta, e dopo qualche attimo Andrew ed io stavamo mangiando i nostri gelati avvolti dal silenzio, mentre ci dirigevamo a passo lento verso la piazza dove tempo prima avevamo girato una scena insieme. Era un luogo abbastanza frequentato di giorno, ma la notte si svuotava drasticamente.
Guardai l'ora: era passata da poco la mezzanotte, decisamente non ci sarebbe stato nessuno.
Quando arrivammo alla piazza, ci sedemmo sulla prima panchina che incontrammo. Appoggiando la schiena ed incrociando le gambe sul sedile di marmo, mi voltai ad osservarlo.
Era una cosa molto masochistica, farlo, persino per uno come me; ogni volta che lo facevo le mie viscere si contorcevano e il mio cuore accelerava e la mia bocca si seccava.
Sono davvero senza speranze; è da anni che me lo ripeto, ma questa volta ne sono assolutamente certo. Dai su! Ancora un po' e mi viene un infarto solo per averlo guardato in faccia. Su, riprenditi Francesco!
«Qualcosa non va, darling?» mi chiese, intercettando il mio sguardo annebbiato e piegando un poco il capo; prese un po' di gelato al limone con il cucchiaino e se lo mise lentamente in bocca, continuando a fissarmi con intensità. Avvampai all'istante.
Non ci posso credere... questa è istigazione ad atti osceni in luogo pubblico!
Mi allungai verso di lui per baciarlo, senza rendermi pienamente conto del mio gesto. Lo sentii sorridere sulle mie labbra, schiudendo la bocca e permettendo alle nostre lingue di incontrarsi; arricciai il naso non appena avvertii il sapore aspro del gelato al limone, ma non mi ritrassi come probabilmente avrei fatto se a baciarmi fosse stato qualcun altro.
«Si stanno baciando! Come sono carini!» sussurrò qualcuno a pochi metri da noi, nascosto nell'ombra. Mi staccai subito dalle sue labbra, voltandomi, assottigliando gli occhi e puntandoli nella direzione da cui era arrivata la voce. Sentii una mano di Andrew accarezzarmi dolcemente un fianco, come per tranquillizzarmi, e quando tornai a guardare il suo volto mi baciò di nuovo, con una decisione che mi tramortì.
«Ignorale, credo che siano le due ragazzine di prima; they probably are yaoi fan» mormorò con tono divertito sulle mie labbra umide «Finché non si mettono a scattare foto lasciale fare. Non hai mai avuto spettatori mentre eri con qualcuno?».
Negai, affondando il naso nella pelle del suo collo, imbarazzato da morire e... geloso. Sì, perché una domanda del genere presupponeva che lui avesse già avuto un'esperienza di quel tipo, magari anche in una situazione più... intima. Mi andò il sangue al cervello, quando me ne resi conto.
Mi allontanai di scatto dal suo corpo, senza dargli spiegazioni, e puntai gli occhi sul mio cono; avevo già finito il gelato alla nocciola, ma quello alla fragola era ancora tanto e si stava sciogliendo rapidamente, colando in rivoli rosa sul biscotto del cono.
Imprecai tra i denti, cominciando a leccarli per non sporcarmi né mani né vestiti; avvertii distintamente lo sguardo affilato ed intenso di Andrew sul viso, ma lo ignorai. Mi stavo comportando come un idiota, ma quello che mi aveva chiesto e, soprattutto, quello che mi aveva fatto capire mi aveva fatto davvero innervosire. Non sapevo nemmeno io di essere così geloso.
Continuai imperterrito il mio lavoro finché non rimasero tracce di gelato sciolto.
Solo in quel momento azzardai un'occhiata verso Andrew; scoprii che non mi stava più guardando, ma fissava a terra con un sorriso compiaciuto e allo stesso tempo divertito sul volto.
«Perché sorridi?» chiesi, senza riuscire ad impedirmelo.
«'cause you're jealous, honey» mi rispose con sicurezza, riprendendo a sua volta a mangiare il suo gelato «Ti sei rabbuiato quando ti ho fatto quella domanda; so a cosa hai pensato e so che sei geloso all'idea che io abbia fatto questo e altro con qualcuno che non sei tu».
Raggelai; sono così prevedibile?
Prima che potessi rispondergli alcunché, mi ritrovai la bocca premuta contro la sua. Non lo respinsi solo perché... perché...
Sentii un mezzo urletto eccitato provenire dallo stesso luogo del sussurro di poco prima, ma in quel frangente me ne fregai; mancò poco che lasciassi cadere quel che rimaneva del mio cono a terra, mentre mi voltavo completamente vero di Andrew per approfondire il nostro bacio e premermi di più contro il suo corpo caldo. In quello stesso istante desiderai ardentemente di tornare a casa.
Ci baciammo per diversi minuti, con dolcezza ed eccitazione crescente, finché non avvertii la mano libera di Andrew che si muoveva velocemente e con leggerezza verso il cavallo dei miei pantaloni. Non riuscii a trattenere un gemito sorpreso, quando quella si posò sul mio membro quasi sveglio in una carezza. Mi stava davvero istigando a violare la legge, ne ero più che certo. A malincuore mi allontanai dalla sua mano.
«Andiamo a casa» mormorai, prima di scostarmi completamente da lui ed alzarmi dalla panchina tendendogli la mano libera. Gettammo quel poco che rimaneva dei nostri gelati nel primo cestino che trovammo, ripercorrendo velocemente la strada che avevamo fatto per arrivare alla piazza.
Quelle ragazzine sarebbero rimaste a secco, per quella sera.

Il viaggio in macchina verso casa fu denso d'elettricità.
Il mio corpo ormai si era svegliato, non potevo ignorarlo, e anche la proverbiale compostezza di Andrew sembrava ormai un ricordo lontano.
Bofonchiai qualche parolaccia, mentre mi fermavo all'ennesimo semaforo rosso. Che diavolo, sempre tutti io li devo beccare. Perché diamine sono ancora tutti accesi? È l'una passata, dannazione!
Andrew ridacchiò della mia più che evidente impazienza ed io non riuscii a trattenermi dal lanciargli un'occhiataccia.
Quando, finalmente, giungemmo all'appartamento che avevamo affittato per la nostra vacanza, non gli lasciai il tempo di parlare.
Spingendolo contro una parete dell'ingresso, cominciai a baciarlo, insinuando senza pietà la lingua tra le sue labbra ed attendendo una risposta che arrivò in meno di qualche secondo.
E mi prendeva in giro, in macchina. Oh, ma adesso vedrà... oh, vedrà...
Infilai senza pietà le mani sotto la maglietta che indossava, cominciando ad accarezzare con insistenza la sua schiena, per poi portarne una sul suo ventre, solleticando il suo ombelico e tirando leggermente la sottile striscia di peli scuri che scompariva oltre la sua cintura.
All'improvviso, prima che se ne rendesse conto, affondai le unghie corte nella pelle della sua schiena, appena sotto le scapole; espirò pesantemente, lasciando la mia bocca, e gemette sorpreso quando le lasciai scivolare più in basso, graffiandolo.
Hai svegliato il bastardo che c'è in me, tesoro.
Ridacchiai, prima di liberarmi delle sue braccia che mi cingevano le spalle. Ignorando le sue occhiate interrogative, mi lasciai cadere in ginocchio davanti a lui. Slacciai senza troppi preamboli la sua cintura, sfilandola dagli occhielli e tenendola a portata di mano. Oh, vedrai che ti combino questa volta.
Sbottonai ed abbassai la zip dei suoi bermuda, abbassandoglieli con la stessa velocità di pochi attimi prima, e quando giunsero ai piedi li scalciò via assieme alle scarpe che indossava. Ridacchiai tra me, puntando gli occhi alla sua più che evidente erezione.
Tornai nuovamente di fonte a lui; bofonchiò qualcosa in inglese, non capii le parole ma dal tono che aveva usato dedussi che non si aspettava che mi alzassi e che non ne era particolarmente contento. Sogghignai, non visto, mentre gli toglievo anche la maglietta; quando anche quella fu da qualche parte a terra, lo baciai nuovamente e gli ordinai di andare in camera ed aspettarmi.
«Non toglierti i boxer» gli ordinai ammiccando.
Quando lo vidi entrare nella stanza da letto, afferrai la cintura abbandonata sul pavimento e mi diressi nel salotto. Non avevamo ancora disfatto le valigie, essendo arrivati solo quel pomeriggio; afferrai il mio zainetto verde marcio, dove avevamo riposto tutte le cose del bagno, e sorridendo come un deficiente presi il tubetto del lubrificante e i preservativi, pensando a ciò che sarebbe successo di lì a poco.
Entrando in camera, non riuscii a trattenere un miagolio d'approvazione; Andrew è sempre una visione, ma mezzo nudo, eccitato e coricato su un letto impaziente è... assolutamente divino.
Sembrava che volesse spogliarmi con gli occhi; gli sorrisi, avvicinandomi al letto.
«Girati e metti le braccia in alto» gli ordinai; aveva perfettamente capito che quella sera ero io a tenere le redini del gioco, ed obbedì senza ribattere. Probabilmente aveva anche capito che...
«Stasera stai tu, sotto, ti va?» sussurrai suadente al suo orecchio, mentre con la cintura assicuravo i suoi polsi alla testiera del letto. Mugolò di nuovo qualcosa in inglese, annuendo energicamente e socchiudendo gli occhi quando gli posai le labbra sulla nuca, suggendo leggermente la sua pelle accaldata e un poco sudata.
I preliminari si protrassero per i minuti successivi.
Da vero bastardo, ignorai completamente la sua erezione costretta nei boxer e mi dedicai piuttosto alla sua schiena solida e muscolosa. Mordicchiai leggermente dove prima avevo affondato le unghie, scivolando con labbra e lingua fino alla base della sua schiena; gemette forte, quando gli morsi un gluteo.
Lasciai vagare le mani tra i suoi capelli corvini appena tagliati, che adesso gli arrivavano appena sotto le spalle, sulle sue braccia tese verso il muro, sulle gambe spalancate che erano un'incitazione alla violenza. Posai i palmi sulle sue caviglie, stringendo appena, e mi mossi verso l'alto massaggiandolo con i pollici la sua pelle, soffermandomi un poco sul retro delle sue ginocchia – sapevo che a lui piaceva quando lo facevo – e poi ricominciando la salita.
Mi limitai ad accarezzarlo con le mani e baciarlo e mordicchiarlo ogni tanto, finché non mi chiamò con una nota di palese disperazione nella voce.
«F-Fra... ti prego, fai q-qualcosa» balbettò.
«Cosa vuoi che faccia?» soffiai sulla sua schiena, appena sopra all'elastico dei suoi boxer, prima di passarci delicatamente la lingua.
«Q-qualsiasi cosa, ma falla ora!».
Sorrisi soddisfatto; gli sfilai anche i boxer, rimanendo in contemplazione del suo sedere per alcuni secondi. Assolutamente divino. Avvertii il mio membro tendersi fino allo spasmo, quasi dolorosamente, e finalmente mi decisi a fare qualcosa anche per me.
Sbottonai i pantaloni ed abbassai la zip, prima di affondare la mano nei miei slip ed afferrare il mio pene; inspirai rumorosamente, massaggiandomi per darmi un po' di soddisfazione. Mi morsi un labbro per non gemere troppo forte e farmi sentire, ma Andrew captò comunque il cambio di ritmo del mio respiro e voltò il capo, quanto riuscì, per guardarmi. Gli piaceva vedermi mentre mi masturbavo; lo sapevo da un po', ma continuava a lasciarmi sempre un po' in imbarazzo sentire i suoi occhi puntati... ecco, , in certi momenti.
Senza smettere di muovere piano il polso, con la mano libera mi abbassai ancora sia pantaloni che slip, per migliorare la visuale a lui e i movimenti a me.
«F-Fra... ti prego... put it in» mi supplicò pochi minuti dopo, dondolando i fianchi in un chiaro invito. Sorrisi, soddisfatto di averlo spinto al limite anche senza toccarlo.
Trattenendo appena un poco dignitoso grugnito, smisi di masturbarmi ed allungai una mano verso l'angolo del letto su cui avevo lasciato lubrificante e preservativi.
Lo preparai con attenzione, un dito alla volta, muovendoli piano dentro e fuori dalla sua apertura, attento ad ogni suo gemito. Non volevo fargli male, dopotutto. Bastardo sì, ma sadico no.
Quando si mosse per cercare di spingere le dita più in profondità, capii che il momento era finalmente arrivato. Mi infilai il preservativo e mi massaggiai ancora per qualche attimo con la mano lucida di lubrificante e, solo quando fui sicuro che era abbastanza scivoloso, mi posizionai tra le sue gambe e stuzzicai piano la sua apertura con la punta del mio pene. In risposta, si spinse all'indietro, invitandomi ad andare a fondo; letteralmente.
Feci scivolare dentro di lui i primi centimetri, poi mi ritirai ed affondai di nuovo; mi dondolai in questo modo per un po', finché il mio membro non fu completamente nel suo corpo.
Rilasciai di colpo il fiato che non mi ero accorto di trattenere, fermandomi per dargli il tempo di abituarsi all'intrusione; essere dentro di lui era meraviglioso. Il calore e la sensazione di strettezza della sua carne serrata intorno al mio pene erano soffocanti, assolutamente fantastici.
Prima di iniziare a muovermi, mi sfilai la polo e la gettai da qualche parte; volevo sentire la sua pelle contro la mia. Appoggiai il petto contro la sua schiena, cominciando a muovermi, ed allungai una mano verso il suo membro cominciando a masturbalo alla stessa velocità con cui affondavo in lui.
«Aah! P-please! Please, faster!» esclamò, ed io fui lieto di accontentarlo.
Presto nella camera risuonarono solamente i nostri gemiti e il rumore secco del mio bacino che si scontrava con la sua pelle ad ogni affondo.

Mi sfilai il preservativo con un sibilo soddisfatto, gettandolo nella spazzatura che avevamo posizionato in un angolo della stanza; non abbiamo vuotato le valigie ma ci siamo assicurati di avere un posto dove buttare i preservativi usati. Siamo davvero assurdi.
Andrew era sdraiato sulla schiena e mi guardava con un sorrisetto appagato, massaggiandosi i polsi; storsi il naso, accorgendomi di quanto fossero rossi e irritati.
«Fanno male?» gli chiesi sfilandomi i vestiti che avevo ancora addosso ed infilandomi al suo fianco sotto il leggero lenzuolo di lino bianco, prima di allungare un dito e sfiorare piano quello sinistro.
«Nulla di insopportabile, sweetheart» ribatté lui avvicinandosi e baciandomi dolcemente le labbra, che si piegarono in un sorriso.
Mi accoccolai meglio contro di lui, ignorando il caldo soffocante di quella notte, ed appoggiai il capo contro la sua spalla.
«Andy» lo chiamai qualche secondo dopo che avevamo spento le abat-jour.
«Dimmi, sweetheart».
«Tu... ecco... hai mai fatto queste cose mentre qualcuno ti guardava?» chiesi, avvampando; mi resi conto che la mia domanda poteva parere incomprensibile, ed ero sul punto di riformularla, ma la sua risata divertita mi interruppe.
«Un paio di volte, quando vivevo a New York» mi rispose, prima di mettersi un po' più comodo ed intrecciare le dita di una mano con le mie, pronto a raccontarmi qualcosa di nuovo sulla sua vita «Ti sembrerà strano, ma in quel periodo ero un assiduo frequentatore di discoteche. Discoteche gay, nella fattispecie. Quella in cui andavo più spesso era... fornita di dark room; sai cosa si fa nelle dark room, no?» aspettò che annuissi, poi continuò «Be', uno dei ballerini era piuttosto interessato a me; spesso quando entravo in dark room con un compagno lui ci seguiva e ci guardava mentre... consumavamo. Niente di più, davvero».
«Quindi non hai mai... fatto cose a tre?» chiesi, infierendo in modo masochistico sul mio povero cuoricino straziato. Era davvero stupido essere così geloso, sapevo che prima di me Andrew aveva avuto qualcun altro, però... faceva male lo stesso.
«Non era questa la tua domanda, honey» ribatté, baciandomi la fronte «A questa lascia che ti risponda domani. Sai, mi hai sfinito» potrei giurare che stesse sogghignando mentre lo diceva «Adesso dormiamo, su. Domani mi sottoporrò volontariamente al tuo terzo grado, d'accordo?».
Annuii, pur non essendo sicuro di poter sopportare altre rivelazioni shock come quella di poco prima, e lasciai scivolare una gamba tra le sue. Anche io ero sfinito; tra il viaggio, la passeggiata e l'assolutamente fantastica sessione di sesso di poco prima, il mio corpo aveva consumato davvero tutte le energie.
Chiusi gli occhi e, con uno sbadiglio, ero già addormentato.

Edited by Only_ - 25/5/2011, 19:25
 
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